Dicembre 31st, 2019 Riccardo Fucile
PER ORA APPRODERA’ AL GRUPPO MISTO
Lorenzo Fioramonti lascia il Movimento. L’ex ministro dell’Istruzione, che alla vigilia di Natale ha abbandonato il suo incarico per non aver ottenuto i 3 miliardi di investimenti richiesti su scuola e università , ha deciso di abbandonare il percorso intrapreso con i 5 stelle.
Su Facebook ha pubblicato le sue motivazioni: sopra a tutte, la delusione provata davanti al trattamento ricevuto dai suoi stessi colleghi per aver mantenuto la promesso che aveva fatto – in un’intervista a Repubblica – proprio nel suo primo giorno da ministro: investimenti sul futuro, sui giovani, sulla formazione, sulla sicurezza, o lascio.
Quei soldi in manovra non sono arrivati, Fioramonti si è dimesso, e la reazione del Movimento 5 stelle è stata una serie di accuse, a partire da quella di non aver restituito la parte dello stipendio che i parlamentari M5S si sono impegnati a versare in un fondo da indirizzare volta per volta a vari scopi.
“Il trattamento peggiore – dice il deputato – l’ho ricevuto dal Movimento 5 stelle, che non ha solo criticato le mie scelte, ha colpito la mia persona”.
Dice di aver incontrato molte persone con cui intende portare avanti battaglie cruciali, come quelle sull’ambiente, ma non conferma l’idea di un nuovo gruppo in Parlamento: “Parole al vento per riempire i giornali”. Approda al misto, “a titolo puramente individuale”.
(da agenzie)
argomento: governo | Commenta »
Dicembre 31st, 2019 Riccardo Fucile
INTANTO CHE NON E’ VERO QUELLO CHE DICE IL M5S CHE LA RIFORMA LA BLOCCHEREBBE, IN REALTA’ AVVERREBBE SOLO PER 28.000 PROCEDIMENTI MENTRE PER ALTRI 100.000 RIMARREBBE.. E SENZA REVISIONE DEL PROCESSO PENALE UN CITTADINO RISCHIA DI RESTARE SOTTO PROCESSO PER UNA VITA
Manca poco all’entrata in vigore della riforma Bonafede approvata nello Spazzacorrotti, ma non è ancora stata trovata una soluzione per la revisione del processo penale
Mancano solo due giorni prima che la riforma della prescrizione, approvata dal Conte I all’interno del pacchetto “Spazzacorrotti”, entri ufficialmente in vigore.
Quella che è stata (ed è) la punta di diamante del ministero della Giustizia guidato da Alfonso Bonafede — fedelissimo del Movimento 5 Stelle a conduzione di Luigi Di Maio — è stata al centro di polemiche fin dai primi giorni della sua formulazione.
Caduto il governo gialloverde e cambiati gli equilibri della maggioranza, la riforma Bonafede è andata incontro a giorni difficili. Anche se il Guardasigilli ha detto che «ci saranno praterie per lavorare insieme sulla giustizia», il Partito Democratico e Italia Viva continuano a non indietreggiare sulle loro posizioni in merito alla durata dei processi.
E mentre Conte, Di Maio e Bonafede sono in sintonia sulla necessità di far entrare in vigore la riforma nei tempi stabiliti, tra i dem e i renziani si evoca la possibilità che l’esecutivo possa crollare qualora Bonafede non aprisse alle revisioni
Lo scarto fra l’approvazione della norma e la sua effettiva applicazione, infatti, era stato dettato dalla necessità di trovare il tempo per approvare la riforma del processo penale nel suo complesso, punto su cui ancora oggi si discute.
«Non si può parlare solo di prescrizione tralasciando tutto il resto», ha commentato il 30 dicembre il giurista ed accademico Giovanni Maria Flick, ex ministro della Giustizia.
«E qui si tende a fare confusione tra la prescrizione — che è la cancellazione sostanziale del reato dopo un certo tempo — e la ragionevole durata del processo — che prevede un limite processuale previsto dalla Costituzione e dalla Cedu».
Pd e Iv vorrebbero a questo punto l’inserimento della riforma nel Milleproroghe, così da rimandarne ancora l’entrata in vigore e far slittare la data del primo gennaio 2020 a quando si sarà risolto il nodo dei tempi del processo.
Con questo obiettivo, dal Nazzareno arriva la bozza di una nuova proposta di legge, dopo il no espresso al disegno alternativo avanzato da Forza Italia (che è pur sempre opposizione), a firma Enrico Costa.
«Il Pd si è confermato forza leale con la maggioranza — aveva detto Nicola Zingaretti a inizio mese — ma riteniamo inaccettabile l’entrata in vigore delle norme sulla prescrizione senza garanzie sulle durate dei processi. Non si può rimanere sotto processo per un tempo indefinito, per lunghissimi anni».
«Sembra di ascoltare Salvini e Berlusconi», rispondevano dai vertici del Movimento 5 stelle. Per ora, sembra che il governo sia ben lontano da avere una soluzione definitiva al problema. Ma intanto, che differenza c’è tra le diverse proposte e che impatto possono avere sui processi?
La riforma Bonafede, in breve
Contenuta nel ddl Anticorruzione, ribattezzato Spazzacorrotti dal Movimento 5 Stelle, è stata approvata definitivamente dalla Camera nel dicembre dello scorso anno, con 304 voti a favore, 106 contrari e 19 astenuti.
In sostanza, il decreto blocca la prescrizione dopo il primo grado di giudizio, sia in caso di assoluzione sia in caso di condanna: in questo modo, nessun processo finirà mai in prescrizione qualora arrivasse almeno a una sentenza di primo grado.
Secondo Bonafede e i 5stelle, questa strategia permetterebbe l’accorciamento dei processi e la riduzione del rischio di impunibilità a causa della scadenza delle tempistiche.
Secondo un’analisi realizzata da Agi sui dati del 2017, la riforma riguarderebbe 28mila prescrizioni in Corte d’Appello e 670 in Cassazione.
Non interesserebbe invece le quasi 100mila prescrizioni che avvengono prima della sentenza di primo grado, che continuerebbero a verificarsi.
Allo stato attuale delle cose, la riforma interessa il 23% delle prescrizioni attuali, che a loro volta interessano circa il 12,5% delle definizioni (1 su 8)
La proposta del Pd
Il nocciolo della proposta del Pd, un unico articolo presentato il 27 dicembre al Nazzareno, è la sospensione della prescrizione fino a due anni e sei mesi dopo la sentenza di primo grado.
Una modifica meno radicale e più morbida che, secondo i dem, riuscirebbe a mettere d’accordo i 5stelle e il resto della maggioranza.
Posizionandosi in un prospettiva inversa rispetto a quella del Movimento, secondo i dem abolire la prescrizione comporterebbe il rischio che i procedimenti si dilunghino all’infinito, non avendo i pubblici ministeri delle dead line da rispettare per arrivare alla sentenza.
La proposta, sottoscritta anche dal vicesegretario Andrea Orlando e dal capogruppo alla Camera, Graziano Delrio, è già stata depositata a Montecitorio e dovrebbe essere presentata anche al Senato alla riapertura dei lavori parlamentari.
Un primo endorsement alla proposta del Pd è arrivato dall’ex procuratore di Torino Armando Spataro. «Una soluzione che dopo la sentenza di primo grado si limiti ad allungare i tempi della prescrizione mi sembra ragionevole. La prescrizione indica un venir meno dell’interesse dello Stato alla punizione del reato a causa del decorrere di un tempo variabile a seconda della gravità del reato. Se però il pm promuove l’azione penale, o arriva una condanna, si può anche dire che quell’interesse si è manifestato».
La procedura d’urgenza fallita di Forza Italia
La proposta del Pd ha creato malumore tra i forzisti, che hanno sottolineato «la faccia tosta del Pd»: «Prima respinge più volte la nostra proposta provocando l’entrata in vigore dello stop alla prescrizione targato Bonafede», ha detto l’ex ministro del governo Gentiloni, Enrico Costa, ora Fi, firmatario di un ddl alternativo alla riforma 5stelle, «poi presenta un testo con gli stessi contenuti della proposta appena bocciata».
Il tentativo dell’opposizione di bloccare la riforma Bonafede con il ddl di Costa era stato infatti frenato dalla Camera, che il 3 dicembre scorso ha respinto con 219 voti a favore, 269 contrari e due astenuti la richiesta di procedura d’urgenza per la proposta di legge Costa, che ne annullava l’entrata in vigore prevista per il 1 gennaio.
Pd e Leu, nonostante l’opposizione alla riforma, avevano votato insieme ai 5stelle, nonostante le minacce nei giorni precedenti di sostenere il testo di Forza Italia qualora non si fosse trovato un accordo nel governo sulla riforma del processo penale.
«L’unica differenza tra la nostra proposta e quella presentata ora dai Dem», ha spiegato Costa, «sta in sei mesi di sospensione in più dopo il primo grado e sei mesi in meno dopo l’appello».
«Se davvero il Partito democratico e Italia Viva vogliono rimediare a questo disastro — ha detto il senatore Nazario Pagano, capogruppo di Forza Italia in Commissione Affari Costituzionali — non devono far altro che votare la proposta di Forza Italia a prima firma Costa». «In fondo — ha continuato — nel Parlamento, gli unici a volere questa riforma sono i grillini (anche la Lega si è schierata contro, ndR): i numeri ci sono, ora serve il coraggio».
(da Open)
argomento: Giustizia | Commenta »
Dicembre 31st, 2019 Riccardo Fucile
AVREBBE INCASSATO 700 EURO DA UN’IMPRENDITRICE LOCALE… DICUMENTATE LE FASI DELLA CONSEGNA DEL DENARO
Il prefetto di Cosenza, Paola Galeone, è indagata per corruzione. Nel dare la notizia la Gazzetta del Sud precisa che avrebbe intascato una mazzetta da 700 euro da un’imprenditrice che l’ha denunciata alla polizia.
Secondo la ricostruzione del quotidiano, Galeone avrebbe proposto all’imprenditrice di emettere una fattura fittizia per 1.220 euro con l’obiettivo di intascare la parte del fondo di rappresentanza accordato ai singoli prefetti che era rimasta disponibile alla fine dell’anno.
Settecento euro sarebbero andati al prefetto e 500 all’imprenditrice come regalo per la disponibilità mostrata.
Le fasi della consegna del denaro, avvenuta in un bar di Cosenza, sarebbero state documentate dalla squadra mobile a cui l’imprenditrice si era rivolta e che ha registrato la conversazione.
Galeone è prefetto della città calabrese dal 23 luglio 2018. In precedenza aveva svolto la stesa funzione a Benevento. Assunta nell’amministrazione civile del ministero dell’Interno nel dicembre del 1987, era stata assegnata come prima sede alla prefettura di Taranto, dove aveva ricoperto vari ruoli.
(da agenzie)
argomento: Giustizia | Commenta »
Dicembre 31st, 2019 Riccardo Fucile
L’IMMAGINE FU PUBBLICATA SUI MEDIA LOCALI
Saranno licenziati una trentina di aspiranti guardie carcerarie del West Virginia, negli Stati Uniti, che durante il loro apprendistato hanno fatto il saluto nazista in una foto di gruppo.
Lo ha annunciato il governatore Jim Justice in un comunicato in cui ha fatto sapere che seguirà tutte le raccomandazioni rivoltegli da un rapporto interno che aveva suggerito il licenziamento dei responsabili.
“Questo tipo di comportamento non sarà tollerato da nessuna agenzia governativa finchè ricoprirò questo incarico”, ha promesso il governatore.
La foto scattata durante un corso di formazione era stata pubblicata dai media Usa a inizio dicembre. I secondini in uniforme vi fanno il saluto nazista sotto la scritta “Hail Byrd!”, dal nome della loro istruttrice, Kassie Byrd.
Proprio l’istruttrice aveva cercato di ridurre l’episodio a “una goliardata”. Il rapporto inviato al governatore, però, censura pesantemente l’iniziativa dei secondini che definisce frutto di “ignoranza” e di “una deplorevole mancanza di giudizio”.
(da agenzie)
argomento: Giustizia | Commenta »
Dicembre 31st, 2019 Riccardo Fucile
AUMENTANO I SINGLE, UNA FAMIGLIA SU TRE E’ COMPOSTA DA UNA SOLA PERSONA… NEL 2019 NATI 439.747 BAMBINI, MAI COSI’ POCHI
Il numero delle famiglie in Italia aumenta, perchè sempre più spesso sono composte da una persona sola. Una su tre, nello specifico.
“Il numero medio di componenti è passato da 2,7 (media 1997-1998) a 2,3 (media 2017-2018), soprattutto per l’aumento delle famiglie unipersonali che in venti anni sono cresciute di oltre 10 punti: dal 21,5% nel 1997-98 al 33,0% nel 2017-2018, ovvero un terzo del totale delle famiglie”, si legge nell’Annuario Istat.
Aumentano i single, diminuiscono i bambini. Anzi, non sono mai stati così pochi i neonati: “Nel 2018 continua il calo delle nascite – spiega l’istituto di statistica – i nati vivi, che nel 2017 erano 458.151, nel 2018 passano a 439.747, nuovo minimo storico dall’Unità d’Italia”.
Sempre nel 2018, sottolinea, “il numero dei decessi diminuisce e raggiunge le 633.133 unità ”. La speranza di vita media alla nascita “riprende ad aumentare attestandosi su 80,8 anni per i maschi e 85,2 per le femmine nel 2018″. Tutto ciò rende “l’Italia uno dei Paesi più vecchi al mondo, con 173,1 persone con 65 anni e oltre ogni cento persone con meno di 15 anni al primo gennaio 2019”.
Calano i divorzi, ma anche i matrimoni: nel 2017 ci sono state 191.287 celebrazioni, quasi 12 mila in meno in un anno.
Le separazioni legali diminuiscono e passano da 99.611 del 2016 a 98.461 del 2017, mentre i divorzi, dopo il recente aumento dovuto all’entrata in vigore del cosiddetto ‘divorzio breve’, subiscono una contrazione e si attestano sui 91.629 eventi (7.442 in meno rispetto al 2016).
Quanto agli stranieri, al 1 gennaio 2019 i residenti erano 5.255.503 unità , l′8,7% del totale dei residenti, con un incremento, rispetto all’anno precedente (circa 111 mila unità ).
Il saldo migratorio con l’estero, pari a 188.330 unità nel 2017, prosegue Istat, decresce e arriva a 175.364 unità nel 2018.
La popolazione residente in Italia al 1 gennaio 2019 è pari a 60.359.546 unità , oltre 124 mila unità in meno rispetto all’inizio dell’anno.
Il saldo naturale, già negativo, continua a calare, passando da -190.910 nel 2017 a -193.386 nel 2018.
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Dicembre 31st, 2019 Riccardo Fucile
LA FOLLE CORSA A INAUGURARE IL PONTE PRIMA DELLE ELEZIONI REGIONALI… MA CONTA PIU’ LA SICUREZZA DEI LAVORATORI CHE LE AMBIZIONI POLITICHE DEI SOVRANISTI: E’ IL TERZO INCIDENTE
Le fiamme sono divampate violentissime alle 5.30 del mattino: a prendere fuoco la sommità della pila 13 del nuovo ponte in costruzione sul Polcevera, quello che dovrà sostituire il ponte Morandi, crollato ormai oltre 16 mesi fa.
Immediatamente via Fillak è stata temporaneamente chiusa, per permettere l’afflusso dei mezzi di soccorso: 5 squadre dei vigili del Fuoco si sono dirette nel cantiere e per oltre 2 ore hanno lottato per spegnere le fiamme. Sono stati momenti drammatici, con tutto il quartiere illuminato a giorno dal rogo.
La prima ricostruzione, da confermare con i successivi accertamenti, individua nella componente di polistirolo utilizzata per la costruzione della pila il materiale che si è incendiato: potrebbe essere stato un errore umano, questa sempre la prima ipotesi, nell’utilizzo di un flessibile; non risultano al momento nè feriti nè intossicati.
I cinque operai presenti in quel momento sulla pila hanno immediatamente lasciato la postazione. Il rogo, secondo quanto riportato dalla struttura commissariale, si è sprigionato nel cassero, la struttura in legno che serve per dare la forma alle pile di calcestruzzo.
La Procura della Repubblica aprirà un’inchiesta nelle prossime ore, dopo l’arrivo della relazione dei vigili del Fuoco, mentre la polizia Giudiziaria ha già interrogato i primi testimoni.
Ovviamente l’incidente causerà un ulteriore ritardo nei lavori: nelle scorse settimane, il sindaco-commissario, Marco Bucci, aveva già annunciato un ritardo nella fine delle operazioni di un mese e mezzo circa rispetto alla data iniziale del 15 aprile 2020.
La Struttura commissariale per la ricostruzione del viadotto sul Polcevera precisa percò che, al momento, non è stato disposto il sequestro dell’area e che per questo motivo i lavori potranno riprendere non appena finite le operazioni di pulizia della pila dalle parti danneggiate. Parti che saranno, se necessario, sostituite.
(da agenzie)
argomento: Genova | Commenta »