Destra di Popolo.net

FRENK SERPICO: “VIOLENZA DELLA POLIZIA E RAZZISMO SONO PARTE DELLO STESSO SISTEMA CORROTTO”

Luglio 10th, 2020 Riccardo Fucile

L’AGENTE CHE HA DENUNCIATO LA CORRUZIONE DELLA POLIZIA DI NEW YORK, RESO FAMOSO DAL FILM CON AL PACINO: “L’AGENTE CHE HA UCCISO FLOYD NON SAREBBE MAI DOVUTO DIVENTARE UN POLIZIOTTO”

Nel corso della sua carriera da agente Serpico, figlio di immigrati da Marigliano, nel napoletano, spiega di aver assistito a molti episodi di razzismo.
“Nei primi anni mi capitava spesso di fare arresti per stupro, le vittime erano per lo più afroamericane. Il tenente mi rimproverava: ‘Perdi tempo. Quando parliamo di nere, lo stupro non esiste'”.
Oggi l’agente diventato un simbolo della lotta contro la corruzione nella polizia sostiene moltissime iniziative con l’obiettivo di denunciare gli abusi delle forze dell’ordine
Sulla morte di Floyd ha dichiarato che “guardare un bianco che tiene il ginocchio sul collo di un afroamericano per otto minuti fino a farlo soffocare è stato troppo. Chi protesta vuole cambiare la legge che consente a un poliziotto di ammazzare senza ragione e senza essere punito. Gli basta dire: ‘Mi sono sentito minacciato’. Una regola che funzionerebbe se non ci fossero agenti disonesti e corrotti”.
La questione del razzismo è un nodo nella società  americana che ancora deve essere sciolto, ha proseguito l’ex agente. “Non ci sono molti bianchi che si svegliano la mattina e dicono a se stessi: ‘Cosa posso fare per fermare la violenza contro gli afroamericani?’. Ma tutti i neri si svegliano la mattina e si domandano: ‘Oggi verrò picchiato da un poliziotto?”, conclude Serpico, aggiungendo che “ci sono persone troppo codarde per darsi al crimine e, così, diventano agenti. Il punto è che la selezione non è adeguata. Quel tipo che ha ucciso Floyd, non mi va neppure di dire il suo nome, non sarebbe mai dovuto diventare un poliziotto. Era in servizio nonostante 17 lamentele per il suo comportamento. Tipi come lui pensano di essere giudice, giuria e esecutore. Ma la vera questione è che a non funzionare è l’intero sistema della giustizia”.

(da agenzie)

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DATI UFFICIALI PAGAMENTO INPS CASSA INTEGRAZIONE: 7.3 MILIONI DI LAVORATORI PAGATI, SOLO 89.000 IN ATTESA

Luglio 10th, 2020 Riccardo Fucile

TRA   CIG E BONUS VARI, EROGATI 16,5 MILIARDI A 12,6 MILIONI DI ITALIANI ALTRO CHE SOSTENERE CHE NON HANNO RICEVUTO NULLA

A che punto è il pagamento della cassa integrazione? Eccoli gli ultimi dati elaborati dall’Inps e che Huffpost è in grado di anticipare.
Le prestazioni pagate al 7 luglio sono 7,3 milioni (oltre 4,7 milioni anticipate dalle aziende). Calati nell’ottica dei lavoratori che hanno ricevuto la cassa, questi numeri dicono che a riceverla sono stati 3,1 milioni di lavoratori.
Quelli in attesa, e che quindi non hanno ricevuto nulla, sono 89mila: la stragrande maggioranza di questi lavoratori fa riferimento a domande che la propria azienda ha presentato a giugno, mentre solo una piccola parte, pari a 9.850 persone, è legata a vecchie domande non pagate. Non pagate perchè rientrano nei cosiddetti “casi sporchi” con Iban o codici fiscali sbagliati e che sono perciò al centro di interlocuzioni tra l’Inps e l’azienda.
C’è un altro conteggio che ha fatto l’Inps. Riguarda l’esito delle domande di autorizzazione alla cassa integrazione presentate dalle aziende. L’analisi fotografa la situazione al 9 luglio.
Fino al 31 maggio, le aziende hanno presentato 1,3 milioni di domande: circa 74mila sono state respinte. Il 98,2% delle domande, definibili come le vecchie domande, sono state autorizzate: ammontano a più di 1,2 milioni. Quelle giacenti sono 22.965, pari all′1,8 per cento.
Poi ci sono le domande presentate tra il primo e il 30 giugno: 206 mila in tutto, mentre quelle respinte sono 5.228. Le domande si riferiscono ad un arco temporale recentissimo (le ultime arrivate a dieci giorni fa): 134mila domande, pari al 64,9%, sono state già  autorizzate.
E sono state già  autorizzate dall’Inps anche il 29,7% delle domande presentate a luglio. Il totale dice che il via libera è arrivato per quasi 1,4 milioni di domande, pari al 92,6% del totale, mentre il residuo è di 109.853 domande, pari al 7,4 per cento.
Le ore di cassa integrazione autorizzate sfondano quota 2 miliardi. Calo a giugno: sono 1/5 di quelle di maggio
Il ricorso alla cassa integrazione tocca un nuovo record: le ore autorizzate da febbraio a oggi sono 2 miliardi. Di queste, circa 1 miliardo riguardano la cassa ordinaria, 628 milioni sono quelle relative ai Fondi di solidarietà  e 390 milioni alla cassa integrazione in deroga. A giugno il trend si è invertito: le ore autorizzate sono state 1/5 rispetto a quelle di maggio.
Tra cassa integrazione, bonus per i lavoratori autonomi, estensione del congedo parentale, bonus baby-sitter, estensione della legge 104, reddito di cittadinanza e pensione di cittadinanza, reddito di emergenza e bonus per i collaboratori domestici, i soldi stanziati dall’Inps sono stati pari a 16,5 miliardi in favore di 12,6 milioni di italiani.
Si cambia: nel decreto di luglio il meccanismo per disincentivare il ricorso alla cassa integrazione
Il presidente dell’Inps Pasquale Tridico sta ultimando le simulazioni per presentare il piano concordato con il premier Giuseppe Conte. Sarà  contenuto nella manovrina, il decreto atteso per luglio. Il piano prevede che l’azienda, su base volontaria, sceglierà  se ricorrere ancora alla cassa integrazione oppure avere un incentivo a patto però di tenere il dipendente a lavoro. Se sceglie la seconda opzione, l’azienda abbatte il costo del lavoro, il lavoratore ha lo stipendio pieno e lo Stato spende meno soldi per gli ammortizzatori sociali. In pratica i soldi che prima finanziavano esclusivamente la cassa integrazione ora saranno destinati anche alla decontribuzione per le imprese.

(da “Huffingtonpost”)

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AL FLASH MOB DEI RIDER SPUNTA LA PROVOCATRICE SOVRANISTA: “VIVA SALVINI”, POI FA L’ATTO DI SPUTARE ADDOSSO A UN RAGAZZO DI COLORE

Luglio 10th, 2020 Riccardo Fucile

MA LE VA MALE, NESSUNO LA PRENDE A SCHIAFFI O LA INSULTA COME SUCCEDE AI COMIZI DELLA LEGA

Rider di nuovo in piazza ieri, a Milano, davanti alla sede del Comune, per chiedere di rientrare, con un contratto nazionale, nella sanatoria voluta dalla ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova che al momento interessa lavoratori agricoli e lavoratori domestici.
Nel corso del flash mob una contestatrice si è avvicinata a chi stava parlando, iniziando a gridare a ripetizione “Evviva Salvini“, disturbando gli oratori che hanno fatto finta di nulla.
Poco dopo, quando ha preso la parola un ragazzo di colore che chiedeva “sanatoria subito”, gli è passata accanto simulando uno sputo contro di lui.
Nessuna reazione dei rider e la provocatrice se ne sarà  tornata da chi l’ha mandata con le pive nel sacco

(da agenzie)

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ORSA JJ4 PER ORA E’ SALVA, GLI AMBIENTALISTI VINCONO IL RICORSO AL TAR CONTRO L’ABBATTIMENTO

Luglio 10th, 2020 Riccardo Fucile

IL PRESIDENTE LEGHISTA DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO NON HA ANCORA CAPITO CHE IL BOSCO E’ DEGLI ORSI E QUESTI “SONO PADRONI A CASA LORO”, I CITTADINI EVITINO DI ANDARE A ROMPERE I COGLIONI AL PROSSIMO E NESSUNO SI FARA’ MALE

Le associazioni ambientaliste l’hanno definita “una giornata storica”. Il Tar di Trento ha accolto, parzialmente, il ricorso presentato dalle realtà  animaliste contro l’ordinanza di abbattimento dell’orsa JJ4 firmata dal presidente della Provincia autonoma, Maurizio Fugatti, in seguito all’aggressione di due persone, padre e figlio, sul monte Peller, in Trentino.
Il ricorso alla giustizia amministrativa è stato presentato da Lav, Wwf, Lac, Lipu e Lndc e sancisce la sospensione dell’ordinanza richiamando il principio di proporzionalità  e la necessità  di mettere in campo altre soluzioni “energiche” prima di considerare l’opzione letale.
Proprio oggi, comunque, il ministro dell’Ambiente Sergio Costa aveva annunciato la volontà  di dare battaglia legale contro la decisione di Fugatti, e le mosse del ministero per fermare l’abbattimento e l’ordinanza definita “spropositata”.
Il Tar, nella decisione di oggi, in sostanza ritiene che prima dell’abbattimento – comunque previsto dal protocollo Pacobace (Piano d’azione Per la conservazione dell’orso sulle alpi, ndr) in caso di pericolosità  – la Provincia di Trento debba prima mettere in campo misure come la cattura e la reclusione dell’animale, oltre che procedere ad applicare all’orsa il radiocollare.
“JJ4-Gaia, almeno per ora, è salva, ma ci saranno presto altre udienze – ha fatto sapere la Lega anti vivisezione attraverso i suoi canali social – faremo tutto il possibile insieme ai nostri avvocati perchè lo possa essere per sempre”.
“Abbiamo formalizzato ieri sera la richiesta all’Avvocatura distrettuale dello Stato di proporre con urgenza ricorso dinnanzi al Tar per ottenere l’annullamento dell’ordinanza di abbattimento dell’orsa JJ4 – aveva fatto sapere in mattinata il ministro Costa – il nostro scopo è quello di garantire la migliore convivenza possibile fra uomo e natura”. L’iniziativa del ministero dell’Ambiente, già  anticipata nei giorni scorsi, è stata assunta dopo aver preso atto del rifiuto del presidente Fugatti di ritirare la parte dell’ordinanza che chiedeva l’uccisione dell’animale.
“Ammazzare un’orsa solo per aver reagito non solo non mi vede favorevole ma la reputo un’ingiustizia”, ha detto Costa. Che ha aggiunto: “Nei giorni scorsi ho scritto anche una lettera al presidente della Provincia autonoma in cui l’ho invitato a ritirare l’ordinanza, dopo la sua risposta, negativa, sono stato costretto a formalizzate il ricorso. Sono a conoscenza che anche associazioni ambientaliste hanno presentato azioni legali – il suo messaggio prima del pronunciamento del tribunale amministrativo – non posso che ringraziarli. Solo insieme possiamo vincere questa battaglia a favore della vita. Gli strumenti che ho a disposizione per salvare Gaia non sono molti purtroppo, ma vi assicuro che tutto quello che posso fare per non farla uccidere lo farò” ha concluso il ministro.

(da agenzie)

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ASILO INFANTILE SOVRANISTA: L’INCONTRO CON CONTE E’ STATO RINVIATO PERCHE’ SALVINI ERA FURIOSO CON LA MELONI

Luglio 10th, 2020 Riccardo Fucile

LA LEADER DI FDI AVEVA RICEVUTO L’INVITO DUE ORE PRIMA DI LUI E SALVINI SI E’ OFFESO COME I BAMBINI DELL’ASILO: “NON MI FACCIO DETTARE L’AGENDA DALLA MELONI”

L’incontro tra Conte e il centrodestra è diventato una telenovela. Tanto che è lo stesso premier a farci dell’ironia: “Mi ricordano un po’ Nanni Moretti in Ecce Bombo: mi si nota di più se lo facciamo a Palazzo Chigi o a Villa Pamphilj, se lo facciamo per canali istituzionali o non istituzionali, in streaming o con rappresentazione fotografica?”.
A giugno non andava bene villa Pamphilj, ora è il giorno a essere sbagliato: Salvini punta i piedi e mostra risentimento per il poco preavviso con cui è stato invitato a Palazzo Chigi per riaprire un dialogo con le opposizioni. Il balletto degli inviti ha però svelato una inaspettata fragilità  nel centrodestra, pronta a esplodere alla prima scaramuccia.
Sembrerebbe infatti, così come riportato da Il Giornale, che l’invito di Conte rivolto alle opposizioni avrebbe creato non pochi dissapori all’interno del centrodestra. Una scintilla innescata da un premier sagace, in grado di cogliere i malumori delle primedonne che attualmente si contendono like e condivisioni sui social a suon di post e video virali.
Se Forza Italia era stata avvertita in via informale nei giorni scorsi, Fratelli d’ Italia è stata contattata ieri mattina presto, mentre la Lega solo poco prima di pranzo.
Un timing che fa immediatamente esplodere le tensioni sotterranee al centrodestra, soprattutto quelle fra Salvini e Giorgia Meloni.
Secondo quanto riporta Il Giornale, quando di prima mattina su Facebook l’ ex vicepresidente della Camera fa sapere di aver ricevuto l’invito di Conte e di essere pronta ad incontrarlo oggi insieme a tutta la coalizione del centrodestra, Salvini va su tutte le furie.
È vero, l’accordo preso una decina di giorni fa anche con l azzurro Antonio Tajani era di andare insieme ad un eventuale tavolo con il presidente del Consiglio, ma Salvini non avrebbe gradito l’imposizione di Meloni e ai suoi avrebbe confidato: “io non sto qui a farmi dettare l’agenda dalla Meloni”.
Anche stavolta Salvini mette sotto il tappeto l’insofferenza per il protagonismo di Meloni e ai cronisti lancia l’affondo a Conte: fa sapere di non essere “a disposizione” del “chiacchierone” Conte. Nessun incontro oggi pomeriggio, il centrodestra — fanno sapere congiuntamente fonti dei tre partiti — è pronto a vedere Conte “la prossima settimana” perchè l’ ipotesi di organizzare il confronto già  oggi “non è percorribile per il poco preavviso” e “per la scarsa chiarezza con cui Palazzo Chigi ha deciso di informare i leader”.
E mentre i due leader si contendono palco, piazza e passaggi televisivi, Berlusconi resta a guardare, non certo ignaro del peso politico che le sue ultime esternazioni hanno nel centrodestra e fiducioso che ora — rispetto a un periodo in penombra — il suo ruolo può essere decisivo.

(da agenzie)

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IL M5S IPOCRITA ORA DICE CHE “SUI DECRETI SICUREZZA SIAMO STATI COSTRETTI DA SALVINI A VOTARLI”

Luglio 10th, 2020 Riccardo Fucile

MA INTANTO RINVIA L’APPROVAZIONE DELLE MODIFICHE

Mentre il Partito Democratico ha avuto il coraggio di esultare perchè la Consulta ha fatto il lavoro sui decreti sicurezza per il quale sarebbero pagati loro («La Corte costituzionale conferma l’assurdità  di alcune delle scelte propagandistiche volute dall’ex ministro Salvini i cui decreti hanno prodotto molti effetti negativi per tutti», ha detto il viceministro all’Interno Matteo Mauri) il deputato del MoVimento 5 Stelle Giuseppe Brescia in un’intervista al Corriere della Sera getta sulla Lega la responsabilità  delle norme, sperando che qualcuno ci caschi e non si ricordi che hanno cercato di intestarseli fino a quando Salvini non li ha mollati:
«Abbiamo dovuto firmarli quei decreti».
Che cosa vuole dire?
«Che tutte le nostre obiezioni che facevamo all’epoca trovavano un muro di gomma. Per la Lega quei decreti erano uno spot».
E voi però vi siete piegati a quello spot leghista sui migranti
«In quel momento successe così».
E adesso che cosa succederà ?
«Con i nuovi alleati siamo pronti a riformarli quei decreti Sicurezza».
Siete già  d’accordo?
«C’è un testo Lamorgese dove, peraltro, l’iscrizione all’anagrafe era già  prevista».
È un testo che condividete con il Pd?
«Sì, ci stiamo lavorando già  da un po’»
Ovviamente Brescia omette di segnalare che loro e il PD dicono di essere pronti a firmarli da quasi un annetto ormai. Si sarà  seccato l’inchiostro della penna?
In ogni caso, fa sapere il deputato, sono talmente pronti a firmarli che li firmeranno settembre:
Ma quando avverrà  tutto questo?
«A settembre».
Il Pd avrebbe voluto succedesse prima…
«Il Pd avrebbe voluto un’approvazione in prima lettura già  prima dell’estate».
E invece?
«Siamo riusciti a convincerli che ci sono già  troppi provvedimenti prima dell’estate, molti incardinati proprio nella prima commissione Affari costituzionali della Camera. È in questa commissione che ci sono, appunto, i decreti Sicurezza».
Non è un modo per prendere tempo?
«No, è un modo per evitare che ci sia un ingorgo istituzionale e anche per fare le cose per bene».
È appena stata rinviata una riunione con la maggioranza proprio su questi decreti, a   settembre si dice
«E si sbaglia. La riunione – che sarebbe stata già  la quinta sul tema – è stata rinviata alla prossima settimana».

(da “NextQuotidiano”)

argomento: governo | Commenta »

IL DOCUMENTO CHE INGUAIA FONTANA

Luglio 10th, 2020 Riccardo Fucile

LE MOSSE ANOMALE DEL GOVERNATORE NELLA STORIA DEI CAMICI IN LOMBARDIA

Attilio Fontana da ieri è incredibilmente silente sulla storia dei camici di Regione Lombardia e dell’azienda della moglie e del cognato Andrea Dini. In compenso il governatore in serata ha postato su Facebook delle “Stupende immagini dei versanti lombardi del Lago Ceresio” per le quali noi tutti ammiratori delle bellezze italiane non possiamo che ringraziarlo.
Poi, con calma, quando avrà  finito di giocare a fare il tour operator, magari Fontana troverà  il tempo di farci sapere come stanno andando le “strumentalizzazioni a fini politici delle donazioni agli ospedali lombardi” da parte della procura di Milano, e in quale cestino della carta straccia sono finite le querele annunciate nei confronti dei giornali e di Report che hanno parlato della vicenda.
Nel frattempo Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera ci racconta che ammesso che il presidente del Pirellone non ne avesse avuto cognizione sino al 16 aprile – cioè all’epoca in cui l’azienda «Dama spa» del proprio cognato Andrea Dini (e per il 10% della propria moglie Roberta Dini) aveva pattuito con la Regione Lombardia la fornitura a pagamento di 82.000 camici e kit sanitari per un valore (poi mai liquidato) di 513.000 euro –, “c’è però stato poi un momento nel quale   anche il presidente leghista della Regione fu messo al corrente, dalla propria cerchia familiare a cavallo dei primi interessamenti del giornalista Giorgio Mottola di Report, che la ditta del parente stava per avere un rapporto di fornitura con la propria amministrazione”
Rapporto parecchio inopportuno, persino a prescindere dalla violazione del «Patto di integrità » anti-conflitti di interesse nei contratti regionali; e persino a prescindere dalla contestazione di «turbata libertà  nel procedimento di scelta del contraente» attualmente mossa dai pm Furno-Scalas-Filippini a Dini e al direttore generale della centrale acquisti della Regione, «Aria spa», l’avvocato ed ex ufficiale della Guardia di Finanza Filippo Bongiovanni.
Così inopportuno che, secondo alcuni dei testimoni ascoltati nelle ultime 48 ore in Procura, lo stesso Fontana a quel punto si sarebbe personalmente interessato a un modo per disinnescare una situazione potenzialmente imbarazzante.
Modo che infine la «Dama spa» di suo cognato incarnò nella mail con la quale il 20 maggio comunicò alla Regione la propria intenzione di trasformare la fornitura a pagamento in donazione benefica, stornando   nel contempo note di credito per rinunciare ai futuri pagamenti previsti a 60 giorni.
L’interessamento del presidente della Regione, dopo la fase «fornitura» ma prima della fase «donazione», sembra contrastare con la posizione pubblica che Fontana ha assunto quando nelle scorse settimane è emersa la vicenda: «Non sapevo nulla della procedura e non sono mai intervenuto in alcun modo».
Il Fatto Quotidiano invece ci fa sapere che sono al vaglio del pubblico ministero le “mosse anomale del governatore nella fornitura dei dispositivi di protezione”. Davide Milosa tra l’altro scrive che la Dama spa di Andrea Dini dopo aver chiuso la donazione con 25 mila camici in meno dell’accordo iniziale (50 mila invece che 75 mila) ha tentato di rivendere il rimanente a prezzo maggiorato e da un’altra parte.
Ieri, per sette ore, è stata interrogata come persone informata sui fatti, Carmen Schweigl, il responsabile della struttura gare e numero due di Aria. In realtà  le vere novità  emergono dalle carte acquisite in Regione. La Dama spa, tra i cui soci per   il 10% c’è Roberta Dini moglie di Fontana, viene introdotta in Aria dall’assessore regionale all’Ambiente Raffaele Cattaneo. Cattaneo due giorni fa è stato interrogato dai pm e non risulta indagato.
La sua posizione, pur nel suo ruolo di capo della task force per le forniture, è ritenuta marginale e comunque il fatto di aver introdotto, come da lui ammesso ai magistrati, la società  del cognato di Fontana in Regione appare, al momento, un elemento accidentale. Ben più grave, come ricostruito dai   pm, il fatto che fin da subito e fino a ieri la presunta donazione vantata da Dini non sia mai stata accettata da Aria, il che rende ancora valido il contratto del 16 aprile per 75 mila camici pagati 513 mila euro.
Particolare reso ancora più evidente da una mail pre-pasquale, pubblicata dal Fatto, in cui Dini firma una proposta di contratto (e non di donazione) alla centrale acquisiti della Regione.
È evidente, secondo la Procura, che molti sapessero quello che si stava consumando, e cioè un enorme conflitto d’interessi mai segnalato da Dama perchè Aria ha deciso di derogare al patto di integrità  della Regione.
La Dama Spa avrebbe poi tentato di rivendere 25mila dei 75mila camici destinati alla Regione Lombardia, dopo che non era andata a buon fine la fornitura da 500mila euro, e che la vendita dei dispositivi di protezione era stata trasformata in parte in una donazione. Intravedendo il pericolo di un conflitto d’interesse, la fornitura si sarebbe trasformata in donazione: 50mila camici sarebbero stati destinati all’istituzione pubblica, mentre l’azienda avrebbe cercato di piazzare sul mercato gli altri 25mila ad un prezzo superiore.
La Stampa parla di un documento che inguaia Fontana:
Agli atti c’è, infatti, un documento che aggrava la posizione del governatore, per lo meno dopo il 15 maggio. Quel giorno Fontana è stato intervistato dalla trasmissione tv Report. Secondo la   ricostruzione dei pm coordinati dall’aggiunto Maurizio Romanelli, il governatore avrebbe capito di essere «sotto attacco». E, a differenza di quanto da lui stesso dichiarato, sarebbe in qualche modo intervenuto per trasformare l’ordine di acquisto diretto di camici per 513 mila euro dall’azienda del cognato in donazione.
In tutto ciò il governatore parla di panorami. Ma i lombardi quando si svegliano?

(da “NextQuotiodiano”)

argomento: Giustizia | Commenta »

FINANCIAL TIMES: “IL BUSINESS MILIONARIO DELLA ‘NDRANGHETA NEGLI OSPEDALI CALABRESI”

Luglio 10th, 2020 Riccardo Fucile

UN APPARATO CRIMINALE TRA I PIU’ SOFISTICATI E REDDITIZI

Secondo le indagini del quotidiano britannico, il ricavato dal controllo criminale degli ospedali calabresi viene riciclato nei più importanti centri finanziari d’Europa — da Milano a Londra — mascherato da manovre di alta finanza tipiche delle grandi banche d’investimento e dei fondi speculativi.
La sofferenza di pazienti, famiglie e comunità  locali equivale a obbligazioni del valore di centinaia di milioni di euro vendute in tutto il mondo, per esempio a banche d’investimento italiane e fondi pensionistici sudcoreani.
La mafia calabrese, continua l’articolo,   è passata dall’essere un ente locale, “deriso, e poco conosciuto in tutto il mondo” ad essere un’impresa di criminalità  organizzata tra le più influenti e diversificate al mondo.
Secondo il lungo articolo, negli ultimi due decenni, la ‘ndrangheta, il cui nome è ancora poco conosciuto fuori dall’Italia, si sia espansa ben oltre la Calabria. Ad oggi, tra le altre cose, il clan controlla gran parte dell’importazione di cocaina e il contrabbando di armi in Europa.
Secondo il Financial Times, inoltre, che cita studi internazionali, i diversi gruppi autonomi associati all ‘Ndrangheta costituiscono uno dei business più redditizi d’Italia, con un guadagno stimato di circa 44 miliardi di euro, cioè più di tutti i cartelli di droga messicani messi insieme.
L’inchiesta racconta di come la ‘ndrangheta abbia visto nella sanità  italiana un’opportunità  d’oro per controllare il territorio locale e aumentare i suoi profitti esorbitanti. Tramite la corruzione delle istituzioni locali, i criminali organizzati sono stati in grado di creare dei veri e propri monopoli in settori sanitari come il trasporto di sangue e pazienti, servizi funebri e lo smaltimento di cadaveri.
Il problema principale, continua l’articolo, è che tutti questi servizi sono pagati dalle tasse dei cittadini e versate al governo ma amministrati regionalmente.
Uno degli esempi più eclatanti citati, è la storia dell’ospedale di Lamezia Terme, dove il personale medico è addirittura obbligato ad aspettare gli uomini della ‘ndrangheta per aprire certe stanze nelle corse e dove i clan mafiosi sono in competizione per accaparrarsi i pazienti in fin di vita.
Dall’origine della mafia in Calabria alle vette del crimine organizzato, l’articolo, inoltre, passa in rassegna decenni di storia della ‘ndrangheta nella regione, elogiando le forme di resistenza locali, spesso non supportate dallo stato.

(da agenzie)

argomento: denuncia | Commenta »

ALTRO FOCOLAIO CORONAVIRUS IN UN POLO LOGISTICO DI BOLOGNA

Luglio 10th, 2020 Riccardo Fucile

DOPO BARTOLINI, DECINE DI CONTAGIATI IN TNT

Ancora Emilia Romagna, ancora Bologna. Dopo il focolaio al polo logistico della Bartolini, il settore continua a essere sorvegliato speciale: un nuovo cluster, con almeno 18 positivi, è stato scoperto alla Tnt. Ne dà  notizia l’edizione locale de la Repubblica. Il focolaio di Coronavirus è stato scoperto grazie al tracciamento dei contatti dopo che due lavoratori erano risultati positivi.
«All’esito dei tamponi effettuati dall’Asl tra alcuni dei lavoratori — ha detto l’azienda interpellata dal giornale — ci sono stati riferiti, al momento, 18 casi di positività  al contagio, tutti riguardanti soggetti asintomatici. I test sugli altri lavoratori del sito sono ancora in corso». Secondo il sindacato Si-Cobas, che chiede la chiusura del magazzino, sarebbero in realtà  di più. Dopo la scoperta di due positività , l’Asl di Bologna ha fatto una campagna di tamponi a tappeto che ha interessato 220 lavoratori».

(da agenzie)

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