Luglio 30th, 2020 Riccardo Fucile
LO SBRUFFONE CHE NON HA IL CORAGGIO DI AFFRONTARE LA GIUSTIZIA E PRETENDE L’IMPUNITA’
“Ringrazio chi mi manda a processo, perchè mi fa un regalo: ci vado a testa alta e con la schiena dritta”: anche oggi durante il suo intervento in Senato il segretario della Lega Matteo Salvini è tornato a dire che non vede l’ora di andare a processo per Open Arms.
Lo fa abitualmente perchè a parole adora fare lo sbruffone probabilmente perchè ritiene che così la sua audience sia più felice. Il dato di fatto però è che Salvini poi alla prova dei fatti tende a fuggire dai processi.
Ad esempio ad aprile si è lamentato che il suo processo per il caso Gregoretti ricominciasse il 4 luglio, sostenendo che ci fossero ragioni politiche dietro la fissazione del calendario d’Aula.
Non esattamente la polemica di chi non vede l’ora di andare a processo. In ogni caso il processo è stato ulteriormente procrastinato a ottobre.
Così come è un dettaglio che l’emergenza Coronavirus abbia fatto slittare anche il processo per vilipendio — dapprima al 20 aprile, poi con un altro rinvio — ma nell’occasione non abbiamo notato lamentele da parte del Capitano.
Il punto vero è invece un altro. Ovvero che per tutti gli italiani invece i processi ufficialmente ricominciavano non il 4 luglio, ma l’11 maggio. Ma lui si è lamentato lo stesso.
Un altro caso curioso è quello della Gregoretti: all’epoca Salvini a parole diceva di non vedere l’ora di andare a processo.
Nei fatti scatenò tutta la Lega nella costruzione di una difesa che prevedeva il tentativo di coinvolgere l’intero governo nella questione, per sminuire così le sue eventuali responsabilità . Questo è andare a testa alta?
Infine, sempre nel dicembre 2019, Salvini ha invocato il legittimo impedimento per evitare la celebrazione di un’udienza del processo che lo vede imputato per vilipendio. Il vicepremier e ministro dell’Interno nel febbraio 2016, durante un comizio a Collegno, aveva pronunciato frasi ritenute offensive nei confronti della magistratura italiana.
Il giudice della sesta sezione penale Roberto Ruscello, dopo aver svolto accertamenti in camera di consiglio, ha respinto la richiesta del legale Claudia Eccher: «Dall’esame del resoconto stenografico dei lavori dell’aula del Senato — ha detto il giudice in aula — emerge che il calendario dei lavori del Senato per la trattazione della legge di Bilancio è stato spostato all’11 dicembre. E — ha aggiunto — come risultasse in corso una commissione permanente bilancio di cui però Salvini non fa parte». Via al processo dunque, ma solo nel pomeriggio.
(da “NextQuotidiano”)
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Luglio 30th, 2020 Riccardo Fucile
LEGA 22,7%, PD 21,9%, M5S 16,7%, FDI 14,5%, FORZA ITALIA 7,9%, SINISTRA 3,6%, + EUROPA 2.5%, AZIONE 2,2%, ITALIA VIVA 2,2%, VERDI 1,5%
Si riduce ancora, a meno di un punto percentuale, il distacco tra Lega e Pd nel sondaggio settimanale
dell’Istituto Ixè per Carta Bianca.
Il Carroccio arretra dell′1% e scende al 22,7% mentre i Dem guadagnano lo 0,1% e salgono al 21,9%. La differenza è quindi ora dello 0,8%.
La maggiore crescita della settimana è del M5s, +0,9% dal 15,8% al 16,7%.
Mentre FdI aumenta dello 0,6%, dal 13,9% al 14,5%.
Stabile Forza Italia al 7,9%.
Differenze minime per gli altri: La Sinistra 3,6% (+0,2%), +Europa 2,5% (-0,1%), Italia Viva 2,2% (-0,1%), Azione 2,2% (+0,1%), Europa Verde stabile all′1,5%.
Il dato degli altri scende al 4,3% dal 4,9%.
(da agenzie)
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Luglio 30th, 2020 Riccardo Fucile
SARANNO NECESSARI TRE GRADI DI GIUDIZIO, TRATTANDOSI DI UN PARLAMENTARE
Non ci sono solo i processi e le relative autorizzazioni del Senato – quella per il sequestro dei migranti sulla nave Gregoretti, già concessa il 12 febbraio, e quella eventuale per il caso Open Arms in discussione oggi al Senato – a turbare i sonni di Matteo Salvini.
Perchè il vero rischio, per lui, sta nella sua futura agibilità politica.
Quella di essere costretto ad affrontare la decadenza da senatore, oppure l’impossibilità di ricandidarsi, qualora incappi in una condanna che superi i due anni. Ipotesi realisticamente possibile visto che il reato di sequestro di persona, con minori coinvolti, è punito fino a 15 anni.
La legge Severino del 2012, da questo punto di vista, non è in alcun modo aggirabile. Poichè, già all’articolo 1, prevede appunto che condizione imprescindibile per correre alle elezioni di deputato, senatore o parlamentare europeo, nonchè per essere e restare membro del governo, sia quella di avere una fedina penale pulita, priva di una condanna che superi i due anni di pena.
Qualora la condanna intervenga nel pieno di una carica, essa comporta subito la decadenza dalla medesima. Proprio com’è avvenuto nel 2013 per Berlusconi condannato per frode fiscale nel caso Mediaset. Poi decaduto da senatore.
Solo per le cariche locali (Regioni e Comuni) la clausola di ineleggibilità e in questi casi di sospensione – per condanne che raggiungano i 18 mesi – scatta subito dopo la sentenza di primo grado.
Salvini quindi già rischia per il caso Gregoretti, la nave che il 26 luglio 2019 si vide negare lo sbarco degli oltre 130 migranti, tra cui dei minori. Per la quale il Senato, a differenza del caso Diciotti, ha già dato l’autorizzazione al processo. A Catania l’udienza preliminare, dopo tre rinvii dovuti al Covid, è stata fissata per il 3 ottobre. Lì si dovrà decidere se il processo va avanti.
Ovviamente è impossibile prevedere quali potranno essere i tempi del dibattimento, dal primo grado alla Cassazione, con una prescrizione lunga vista l’entità del reato.
Ma è certo che, con elezioni politiche fissate al 2023, per Salvini si verificherà un intreccio di situazioni processuali e sua agibilità politica. Che potrebbe anche mettere in discussione la sua leadership nella Lega.
(da agenzie)
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Luglio 30th, 2020 Riccardo Fucile
SENZA VERGOGNA
Errare è umano, ma per incasinare davvero tutto ci vuole un avvocato. E Giulia Bongiorno, ex finiana eletta
con la Lega, oggi rilascia un’intervista a Repubblica nella quale ci spiega qualcosa che all’apparenza sembra paradossale, ma guardando bene lo è. Bongiorno parla della richiesta di autorizzazione a procedere che oggi il Senato voterà nei confronti del leader del suo partito Matteo Salvini e ci spiega che lasciare i bambini in mare è il modo migliore per tutelarli:
Lei ha sempre difeso le donne e i deboli. Non vanno difese quelle donne e i loro figli in balia del mare? E i migranti che hanno subito violenze? Non esiste una questione umanitaria che prevale su tutto?
«Proprio per questo serve il rispetto della legge e il massimo ordine. Spalancare i porti vuol dire creare caos e mettere in pericolo proprio i soggetti più fragili».
Il tribunale dei ministri vuole processare Salvini per aver sequestrato 150 migranti per 20 giorni sulla Open Arms ad agosto di un anno fa. La Stampa racconta che nel primo salvataggio a bordo c’erano “32 donne, fra cui 2 incinte di otto mesi, e 4 bambini di cui 2 molto piccoli”.
Oggi, grazie a Giulia Bongiorno, scopriamo che se i porti fossero rimasti chiusi (e quei bambini fossero rimasti in mare) sarebbe stato meglio per tutti, mentre farli sbarcare li avrebbe messi in pericolo.
In effetti, visti certi soggetti che giravano all’epoca nei dintorni del Viminale, forse ha ragione lei.
(da agenzie)
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Luglio 30th, 2020 Riccardo Fucile
STAVOLTA E’ SALVINI CHE DEVE ARRIVARE A 160 VOTI PER SALVARSI, SULLA CARTA NE HA 142
Alle 9.30 è iniziata la discussione a Palazzo Madama per decidere sull’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini per il caso Open Arms. Il voto finale sulla risoluzione, che si basa su quanto deciso lo scorso 26 maggio dalla Giunta per le elezioni e per le immunità del Senato (presieduta da Maurizio Gasparri).
Ed è qui che, a differenza di quanto accaduto con il caso Gregoretti, arriva una netta differenza.
All’epoca, infatti, erano i parlamentari che volevano un processo nei confronti dell’allora ministro dell’Interno a dover avere la maggioranza (assoluta) a Palazzo Madama. Oggi, visto il diniego espresso e approvato in giunta, deve essere il leader della Lega a cercare di ottenere quei 160 voti a favore per evitare di finire davanti ai giudici.
La questione è molto delicata anche a causa della ricostruzione di alcuni quotidiani che hanno dato una versione errata del regolamento.
Ricostruiamo in breve la vicenda: la Giunta per le immunità ha presentato una risoluzione che parla di diniego e non di conferma della proposta base. Cosa vuol dire? In pratica, usando termini semplicistici e poco burocratici, si è deciso che oggi i senatori dovranno votare un testo che parla di ‘non’ autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini. Una differenza sostanziale rispetto al caso Gregoretti, quando la giunta approvò una risoluzione che parlava di autorizzazione a procedere.
Ed è qui che le carte si mischiano e si invertono anche i ruoli degli attori protagonisti oggi a Palazzo Madama.
Nel caso Gregoretti, infatti, serviva una maggioranza affinchè arrivasse un parere positivo nei confronti dell’autorizzazione a procedere contro Salvini.
Oggi, invece, serve una maggioranza assoluta per evitare il processo nei confronti del leader della Lega. Lo si evince dal testo del regolamento presente sul sito del Senato:
“Se la Giunta abbia proposto la concessione dell’autorizzazione e non siano state formulate proposte intese a negarla, l’Assemblea non procede a votazioni intendendosi senz’altro approvate le conclusioni della Giunta. In caso diverso sono poste in votazione le proposte di diniego dell’autorizzazione che si intendono respinte qualora non conseguano il voto favorevole dalla maggioranza assoluta dei componenti dell’Assemblea.
Ora, dopo una spiegazione teorica in base a quel che recita il regolamento, andiamo a sciorinare i numeri.
Come spiegato, infatti, Salvini avrebbe bisogno della maggioranza assoluta dei voti in Senato (quindi 160). Per il momento, mentre è in corso il dibattito, il leader della Lega ha in tasta quelli del suo partito (63), di Fratelli d’Italia (17) e e di Forza Italia (56): un totale di 136 parlamentari che voteranno a favore della risoluzione e, quindi, contro l’autorizzazione a procedere, a cui vanno aggiunti circa 6 del gruppo misto.
Dall’altra parte troviamo i 95 del Movimento 5 Stelle, i 35 del partito Democratico e i 5 di Leu: per un totale di 135 voti contrari al diniego, quindi a favore dell’autorizzazione a procedere contro Salvini.
A questi numeri si dovrebbero aggiungere i 18 di Italia Viva. Ma cambierebbe poco, perchè, in base al regolamento, la maggioranza di voti ‘sì’ la dovrà ottenere il leader della Lega.
(da agenzie)
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Luglio 30th, 2020 Riccardo Fucile
IL VOTO NEL POMERIGGIO
“Salvini non agì per interesse pubblico”. E’ la motivazione con cui il leader di Italia Viva Matteo Renzi
annuncia, nell’aula del Senato, il voto del suo partito a favore dell’autorizzazione a procedere per il processo Open Arms, la nave della Ong bloccata in mare per 19 giorni nell’agosto 2019, quando era ministro dell’Interno.
I renziani sciolgono così la riserva sulle loro intenzioni di voto e, smentendo alcune indiscrezioni che li dipingevano orientati per il no, mettono il leader leghista in serio pericolo di essere processato. “Noi dobbiamo rispondere alla domanda non se Salvini ha commesso reati o no, o se fosse accompagnato da altri membri del governo. A questo risponde la magistratura. Ma se ci fu interesse pubblico. E per me l’interesse pubblico non c’è nel tenere un barcone lontano dalle coste”, afferma Renzi.
“Il voto del Parlamento italiano è importantissimo. Mandare a processo Matteo Salvini significa ristabilire una verità storica e l’inviolabilità delle convenzioni internazionali che regolano il soccorso in mare nonchè i principi delle nostre costituzioni democratiche”.
A parlare è il fondatore di Open Arms, Oscar Camps, secondo il quale “il processo a Salvini stabilirebbe un principio che vale per tutti i governi: i diritti umani devono essere rispettati e la legge è uguale per tutti”.
Camps si dice infine “deluso” dall’operato dell’attuale Governo perchè anche senza Salvini ””è cambiato poco, si sono smorzati i toni, ma la linea politica è rimasta la stessa”.
In gioco c’è oltre al futuro giudiziario del leader leghista anche quello politico: il sì al processo da parte del Senato e un’eventuale condanna potrebbe indebolirlo ancora di più e spianare la strada per la sua successione.
Emma Bonino, senatrice di +Europa, parla a nome del gruppo Misto dichiarando il voto favorevole al processo: “Salvini potrà difendersi in tribunale”. Sulla stessa linea anche il senatore del Misto, l’ex M5s Gregorio De Falco: “Non c’è alcuna possibilità di rinvenire la corresponsabilità del presidente del consiglio, Giuseppe Conte, che operò una moral suasion nei confronti di Salvini e gli scrisse una lettera invitandolo a far venire meno il reato che si stava compiendo”
(da agenzie)
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