Settembre 14th, 2020 Riccardo Fucile
E’ LO STESSO CHE HA AIUTATO I TRE COMMERCIALISTI ARRESTATI NEI RAPPORTI CON LA SVIZZERA
L’inchiesta della Procura di Milano su Film Commission Lombardia che ha portato all’arresto di tre commercialisti vicini al Carroccio, è parallela a quella aperta a Genova nel 2018 per capire dove fossero finiti i 49 milioni della Lega.
In una intercettazione registrata dai pm di Reggio Calabria già nel 2013, nell’ambito dell’indagine Breakfast, emerge come i consiglieri del Carroccio stessero progettando un piano per spostare il patrimonio dal conto del partito a quello di un trust o una fondazione. In caso di azioni giudiziarie i creditori o i pm non avrebbero avuto nulla da prendere.
Il tutto viene fuori da un articolo del Fatto Quotidiano, riportato in un verbale secretato dalla Guardia di Finanza, dove viene descritta la conversazione tra l’avvocato Domenico Aiello, l’allora legale dell’ex segretario della Lega Nord, Roberto Maroni, e il notaio Angelo Busani.
In una di queste telefonate Busani chiede ad Aiello: «Tu hai paura di azioni esecutive?» e Aiello risponde: «Una l’abbiamo appena subita per circa 3 milioni. Era un ricorso per decreto ingiuntivo non opposto e poi il precetto. (…) prestazioni professionali erano. (…) Eh! Era, tra l’altro, un dirigente della Lega (Matteo Brigandì, avvocato e amico di Bossi, ndr)».
A questo punto Busani propone di contattare una persona a cui far svolgere il ruolo di gestore del trust per mettere al sicuro le finanze della Lega Nord.
E Aiello frena: «No, prima devo capire la bontà dell’ingegneria… dell’architettura della struttura che mettiamo su».
La risposta di Busani: «Domenico, la bontà è che i soldi non sono più sul conto della Lega e vaffambagno, se fanno l’esecuzione non li trovano! Però non so se sia buono per te». Insomma, Busani propone di mettere al sicuro il patrimonio del Carroccio.
I rapporti del 2018
Ed è proprio dallo studio notarile di Busani che lo studio Grandi riceve a luglio del 2018 la somma di 18.744.595. Grandi si era però occupato anche della compravendita dell’immobile di Cormano, ceduto alla Lombardia Film Commission, dalla società Andromeda, e al centro per l’appunto dell’ultima inchiesta della Procura di Milano.
Di quella cifra, 17.802.439 vengono poi trasferita a la Bailican Ltd, società di Cipro con conto in Svizzera, e per 937.230 euro a Merchant Trust.
Da fonti aperte si viene a sapere come il socio di maggioranza della Bailican sia Serhiy Tihipko, ex primo ministro ucraino e delle finanze.
Tihipko è stato Ministro dell’Economia nel 2000 e successivamente è stato Presidente della Banca Nazionale d’Ucraina dal 2002 al 2004.
Ha corso senza successo per il Presidente dell’Ucraina alle elezioni presidenziali del 2010 e ha partecipato alle elezioni presidenziali del 2014, in cui si è classificato quinto con 5,23 percento dei voti. Tihipko è stato anche ex Vice Primo Ministro e Ministro delle politiche sociali.
(da Open)
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Settembre 14th, 2020 Riccardo Fucile
“DOVEVA METTERE A POSTO I CONTI DEL PARTITO”… SALGOMO A NOVE GLI INDAGATI PER PECULATO
“Il nome di Di Rubba circolava come quello che doveva mettere a posto i conti della Lega, e non solo di Film Commission. Se ne parlava come uomo della svolta, per competenza e serietà . Era uomo di stretta fiducia di Salvini, faceva parte del suo entourage e gli incarichi che poi ha ricevuto all’interno del partito costituivano dimostrazione di queste voci”.
Lo ha messo a verbale, davanti ai pm di Milano, l’ex assessore lombardo alla Cultura Cristina Cappellini, parlando di Alberto Di Rubba, uno dei tre commercialisti di fiducia del Carroccio arrestati giovedì scorso.
“L’indicazione della candidatura di Di Rubba – ha aggiunto – come persona giusta al posto giusto (alla presidenza di Lombardia Film Commission, ndr) è derivata da Centemero”, tesoriere e deputato della Lega.
“Di Rubba veniva dall’entourage di Salvini”, ha aggiunto l’ex assessore che è stata sentita a fine luglio scorso dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco nell’inchiesta milanese di cui è titolare anche il pm Stefano Civardi.
Il verbale è stato depositato assieme a migliaia di atti da cui risultano, tra l’altro, una serie di movimentazioni sospette sui conti di società riconducibili a Di Rubba, direttore amministrativo della Lega al Senato, e a Andrea Manzoni, revisore contabile per il Carroccio alla Camera. I due saranno interrogati domani dal gip Giulio Fanales, così come gli altri due arrestati, il commercialista Michele Scillieri e suo cognato Fabio Barbarossa.
Intanto sono nove in totale gli indagati per peculato nell’inchiesta sul caso Lombardia Film Commission. Oltre ai cinque ai quali è stata applicata la misura cautelare, tra cui i tre commercialisti di fiducia della Lega e il prestanome Luca Sostegni, figurano anche Pierino Maffeis, Elio Foiadelli e Vanessa Servalli, amministratori di società riconducibili ai professionisti finiti ai domiciliari.
Ed è indagato, come si sapeva, anche l’imprenditore Francesco Barachetti. Emerge dalla richiesta di rogatoria in Svizzera depositata negli atti dell’indagine. Nella rogatoria del 18 agosto i pm parlano anche della “società di sede panamense che scherma un conto in Svizzera”, finita anch’essa al centro delle indagini
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 14th, 2020 Riccardo Fucile
PRESENTI ALTRI LEGHISTI DI PRIMO PIANO
Oltre a Salvini a cena con Andrea Manzoni, uno dei tre commercialisti vicini alla Lega da ieri ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sull’immobile di Cormano acquistato dalla Lombardia Film Commission ci sarebbero stati altri leghisti di primo piano, racconta Repubblica: Stefano Locatelli, coordinatore nazionale degli enti locali del partito e «Morelli e Simonetti».
Si tratta del deputato Alessandro Morelli? A quell’incontro di maggio a Roma oltre al leader della Lega e al commercialista sarebbero presenti anche Roberto Calderoli (che però nega) e il senatore bresciano Stefano Borghesi.
Di cosa si parla alla cena? Di soldi, naturalmente.
Tutto gira intorno alla filiale Ubi di Seriat. Il nome della persona di cui si discute durante la cena è quello di Marco Ghilardi, che dopo quell’incontro, verrà licenziato ma non sarà abbandonato: i commercialisti gli cercheranno un avvocato importante. Chi è Ghilardi? à‰ proprio il direttore della filiale Ubi a Seriate. Ed è amico di un altro dei commercialisti ora ai domiciliari, Di Rubba. Sta per essere licenziato. Gli è arrivata una lettera di contestazione dai vertici dell’istituto di credito per una serie di operazioni sospette eseguite dai due commercialisti che il funzionario non avrebbe segnalato a Bankitalia. Ma chi c’era di preciso alla cena? Repubblica racconta:
Di Rubba chiama al telefono Manzoni. «Ascolta.. per la cena facciamo un albergo, mi sai dire quanti siamo che così glielo dico..». Un numero preciso non c’è, nemmeno Manzoni lo sa. Dalle successive telefonate la Finanza apprende che — insieme a Di Rubba e Manzoni — alla cena partecipano Stefano Borghesi, altro commercialista socio di Manzoni e Di Rubba, e anche Stefano Locatelli, coordinatore nazionale degli enti locali del partito.
Una presenza altamente significativa se si considera che proprio attraverso la filiale Ubi di Seriate la Lega aveva architettato il progetto di conti correnti da intestare alle diverse realtà locali del partito. Una sorta di «cassa esterna» dove far affluire i fondi. Mettendoli così al riparo dai pm a caccia dei 49 milioni di rimborsi elettorali scomparsi. Manzoni cita come partecipanti alla cena anche «Morelli e Simonetti», identificabili nel deputato lombardo Alessandro Morelli e nel leghista Roberto Simonetti.
Dopo mezzanotte, i telefoni riprendono a squillare. E Manzoni riferisce al cellulare della presenza di Salvini e del parlamentare Roberto Calderoli (il quale però nega di aver partecipato).
(da agenzie)
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Settembre 14th, 2020 Riccardo Fucile
GIRI DI SOLDI TRAMITE L’ASSOCIAZIONE “PIU’ VOCI” DEL TESORIERE CENTEMERO
“Sono operazioni prive di valide ragioni economiche che, aldilà degli importi, non mi è capitato di vedere in tutta la mia carriera. E ho lavorato in banca quasi trent’anni”. Così Marco Ghilardi, ex direttore della filiale Ubi di Seriate (Bergamo) testimoniando davanti ai pm di Milano, ha descritto alcune “movimentazioni” sui conti della Taaac, una delle tante società riconducibili ad Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, due dei commercialisti vicini alla Lega arrestati per il caso Lombardia Film Commission.
Il teste nel verbale del 22 luglio ha parlato anche dei “giri di soldi tramite ‘Più voci’”, l’associazione di cui era legale rappresentante il tesoriere della Lega Giulio Centemero, e del fatto che “Di Rubba mi aveva chiesto di aprire il conto di Radio Padania e delle associazioni regionali della Lega”.
“Col senno di poi devo riconoscere — ha spiegato ai pm Ghilardi — che Di Rubba, pur di realizzare i suoi scopi, mi ha mentito. Mi ha sempre parlato di un’associazione (‘Più voci’, ndr) senza scopo di lucro, a fini culturali, del tutto scollegata dal mondo politico. In realtà , su questo conto sono transitati anche bonifici di importo significativo, per la prassi bancaria inconferenti con la natura associativa”. Di quanti soldi parliamo? Spiega Repubblica:
La Gdf ancora non riesce a raccapezzarsi tra i mille rivoli e anche l’audit dell’Ubi, che licenzia Ghilardi, sembra mischiare le cifre allo sconcerto. Ma perchè la Lega paga così tanto? E poi, sono operazioni legali?
Al solo studio Dea, dei commercialisti, arrivano dai leghisti circa 700mila euro dal primo gennaio 2015 al 21 ottobre 2018. Più precisamente, 591 mila li dà la Lega Nord, 47.200 la Lega per Salvini, oltre 57mila la Pontida fn.
Vengono definite “consulenze”. Ma altre “consulenze” cospicue approdano nelle casse del solo Andrea Manzoni: 183 mila euro dalla Lega nord, 10 mila dalla Lega per Salvini e 45 mila da editoriale Nord.
Poi c’è lo studio Cld (sempre dei commercialisti): riceve 296 mila da Lega nord, 49 mila da Radio Padania, 12.200 da Editoriale nord, 8.540 da Pontida fn, 48.800 da Francesco Baracchetti.
Solo fermandosi qui, c’è un milione e 350mila euro che passa dalla Lega a quelli che, in fondo, sono tre professionisti “interni”: e tutti questi movimenti di denaro approdano nella piccola banca grazie a Ghilardi e al suo ex amico Di Rubba.
Il teste ha anche raccontato che quando comunicò a Di Rubba “l’impossibilità a poter procedere” con l’apertura dei conti per le articolazioni territoriali della Lega, il professionista “per tutta risposta mi scrive: ‘mi avevi detto che si poteva, allora chiudo tutto, inculet’. Praticamente mi ha mandato a quel paese”.
E ancora: “Non mi hanno detto a chi si sarebbero rivolti per aprire questi conti delle nuove entità regionali del partito”. Il bancario ha parlato anche dei “movimenti registrati sui conti” di altre due società dei contabili del Carroccio, la Sdc e lo Studio Cld, e “ricordo numerosi accrediti da Lega Nord sempre con la medesima causale ‘saldo fattura’”.
Anche “il conto personale” di Manzoni “beneficiava” di questi accrediti con la stessa causale. I due gli dicevano che erano per “attività di consulenza” ma “mi sembrava strano poichè nello stesso periodo capitava che fatturassero al partito con più ragioni sociali”. Altre “rogne”, ha aggiunto il teste, “a mio avviso riguardano l’espansione finanziaria della società ‘Non solo auto’ riconducibile sempre a Di Rubba (…) negli ultimi anni il principale cliente della società è sempre il partito Lega”.
(da agenzie)
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Settembre 14th, 2020 Riccardo Fucile
LA LEADER DI FDI HA UN’IDEA TUTTA SUA SUI POTERI DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
L’Italia è una Repubblica Parlamentare che ha delle regole ben definite indicate dalla Costituzione. Tra queste ci sono anche i poteri (e i limiti di questi ultimi) nelle mani del Capo dello Stato.
Una di queste regole riguarda lo scioglimento del Parlamento che può essere deciso dal Presidente della Repubblica (come indicato dall’articolo 70 della nostra Carta fondamentale), ma non i solitaria. Eppure Giorgia Meloni su scioglimento Camere sembra avere un’idea tutta sua della Costituzione.
Partiamo dalla dichiarazione della leader di Fratelli d’Italia rilasciata in un’intervista al quotidiano La Verità : «L’istituto dello scioglimento delle Camere altro non è che lo strumento di cui il presidente della Repubblica dispone, qualora ravvisi che c’è una distanza macroscopica tra ciò che vuole la gente e ciò che fa il palazzo. Il presidente della Repubblica non è un notaio delle maggioranze parlamentari. È il garante della Costituzione, dei principi che vi sono iscritti. A partire dal primo: che la sovranità appartiene al popolo».
Il pensiero di Giorgia Meloni su scioglimento Camere si conclude con un altro messaggio: «Non credo che si possa non tenere conto dell’ennesimo segnale. Non voglio dare lezioni al presidente della Repubblica».
Ma la leader di Fratelli d’Italia può dare lezioni a Mattarella sulla facoltà di un Capo di Stato di porre fine a un’esperienza di governo? La risposta è no.
La Costituzione, infatti, non prevede — come invece sostiene Meloni — la possibilità di un Presidente della Repubblica di sciogliere il parlamento anticipatamente (quindi durante i cinque anni, durata naturale di un esecutivo) per volontà popolare.
Leggiamo cosa dice la nostra Carta.
Art. 88
Il Presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse. Non può esercitare tale facoltà negli ultimi sei mesi del suo mandato, salvo che essi coincidano in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura.
L’idea di Giorgia Meloni su scioglimento Camere è corretta? No.
Non esiste alcun riverbero da parte dei ‘segnali’ di cui parla la leader di Fratelli d’Italia. Come spiega laleggepertutti.it, infatti, lo scioglimento del Parlamento può avvenire solo in questo caso:
“La prassi costituzionale si è sviluppata nel senso di limitare il potere di scioglimento delle Camere solamente all’ipotesi in cui il Parlamento, a causa di dissidi interni, non possa funzionare. In pratica, il Presidente della Repubblica, sentiti i presidente delle Camere, può procedere allo scioglimento delle stesse soltanto quando non ci sia una maggioranza politica in grado di governare.
Insomma, nessun riverbero dei voti locali sulla tenuta di un governo. Il popolo è chiamato alle urne per decidere il proprio Parlamento una volta ogni cinque anni e questo termine può essere anticipato dal Presidente della Repubblica solo in caso di crisi di governo e dopo aver parlato con i Presidenti di Camera e Senato.
Insomma, nulla a che vedere con quel che sostiene Giorgia Meloni.
(da agenzie)
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Settembre 14th, 2020 Riccardo Fucile
CON WHATSAPP L’ACCESSO AI DATI PERSONALI E’ MOLTO PIU’ IMMEDIATO CHE CON IMMUNI
Se queste cose non ci fossero realmente, bisognerebbe inventarle. Anche perchè mostrano perfettamente quanto la nostra classe dirigente sia impreparata — o faccia finta di esserlo — sulla questione della gestione dei dati personali.
Infatti, quello stesso Matteo Salvini che non scarica l’app Immuni e che invitava le altre persone — attraverso le sue uscite politiche — a non scaricarla, ora chiede ai suoi followers di mandare un messaggio WhatsApp a Salvini per segnalare eventuali problemi legati alla gestione delle scuole sul ritorno in classe.
«Abbiamo messo a disposizione un numero WhatsApp per raccogliere le segnalazioni sulla Scuola — ha scritto Matteo Salvini, pubblicando tutto sui social network -. Cosa fare? Chi aiutare? Come dare una mano alla Scuola italiana? Cosa migliorare? Vogliamo risolvere i problemi, non crearli. Buona Scuola, ragazzi!».
Piccolo problema. La gestione dei messaggi WhatsApp comporta, da parte di chi li riceve, la gestione di un gran numero di dati personali.
Visto il successo, soprattutto sui social network, da parte del leader della Lega, bisogna pensare che saranno tantissime le persone che, pensando di comunicare direttamente con lui, utilizzeranno i propri numeri di telefono (e quindi le proprie immagini del profilo WhatsApp, il proprio nome e cognome, la loro geolocalizzazione) per mandare un messaggio al leader della Lega.
Un sistema che è molto più invasivo dell’app Immuni che, invece, non basandosi sul Gps, ma soltanto su uno scambio di dati attraverso Bluetooth, non presenta — negli intenti programmatici e nella descrizione dell’applicazione — particolari invasioni della privacy, soprattutto nel suo funzionamento standard.
A essere associati, infatti, sono codici identificativi elaborati dall’algoritmo.
Matteo Salvini lo ha spesso indicato come inaccettabile violazione della libertà personale. Però, poi, chiede ai suoi followers di mandargli i messaggi su WhatsApp.
(da Giornalettismo)
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Settembre 14th, 2020 Riccardo Fucile
IL MOTIVO E’ LA MANCATA ALLEANZA IN VAL D’AOSTA
Dopo il ricovero arrivato nella notte tra giovedì 3 e venerdì 4 settembre, Silvio Berlusconi si appresta a un ritorno nella sua Villa San Martino di Arcore. Il leader di Forza Italia, infatti, lascerà nella tarda mattinata di oggi l’Ospedale San Raffaele dopo aver superato i giorni più difficili dell’infezione da Coronavirus.
E che la forma sia quella di un tempo lo si evince dalla sua intervista pubblicata questa mattina dal quotidiano valdostano Gazzetta Matin in cui ha attaccato la Lega in vista delle elezioni Regionali del 20 e 21 settembre.
Insomma, Berlusconi dimesso (resterà in isolamento in attesa del secondo tampone negativo) non è l’unica notizia della giornata.
Intorno alle 12, il presidente di Forza Italia lascerà quel posto letto occupato da dieci giorni dopo l’aggravamento delle sue condizioni di salute. Berlusconi, infatti, era risultato positivo ai test Covid dopo il rientro da Villa Certosa, in Sardegna.
Sono stati giorni complicati, come ammesso dallo stesso ex Presidente del Consiglio, con una carica virale riscontrata molto alta. Ora, dopo oltre una settimana di monitoraggio delle sue condizioni, è pronto per fare rientro ad Arcore.
La notizia di Berlusconi dimesso dal San Raffaele non è l’unica che riguarda il leader di Forza Italia nella giornata di oggi. In un’intervista rilasciata a un quotidiano della Valle d’Aosta, l’ex Cavaliere non ha utilizzato mezzi termini per definire l’atteggiamento della Lega nella Regione: il partito di Matteo Salvini, infatti, ha deciso di ‘rompere’ la coalizione di Centrodestra correndo da solo (anche contro FI e Fratelli d’Italia). E non solo alle Regionali, ma anche alle comunali del capoluogo valdostano.
«Mi dispiace che si sia persa un’occasione importante per la Valle d’Aosta. L’unità del centrodestra per noi è un valore importante sempre, a livello nazionale come nelle regioni e nei comuni — ha detto Silvio Berlusconi nella sua intervista alla Gazzetta Matin -. C’era la possibilità concreta di dare da subito alla Valle d’Aosta un governo finalmente stabile, secondo il modello di buongoverno del centro-destra che lavora bene in tante regioni italiane. Potevamo vincere al primo turno anche il comune di Aosta, realizzando così un’omogeneità politica e di programma che avrebbe consentito a Comune e Regione di lavorare bene insieme».
(da agenzie)
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Settembre 14th, 2020 Riccardo Fucile
“I PROVVEDIMENTI PRESI DALL’ESECUTIVO SONO STATI UN MODELLO PER MOLTI ALTRI PAESI”
Dal suo studio all’interno dell’Ospedale San Raffaele di Milano, Alberto Zangrillo è tornato a parlare della situazione Covid-19 in Italia.
Sottolinea come non si aspettasse questa psicosi nei confronti di una seconda ondata (con particolare riferimento alla riapertura delle scuole), ma sostiene anche che la realtà attuale stia dando ragione al governo.
Poi sottolinea come il caso Berlusconi sia la cartina di tornasole: seguendo le regole si riuscirà a sconfiggere il virus.
«Ora i fatti stanno dando ragione al governo, bisogna essere sinceri — ha detto Alberto Zangrillo in collegamento con lo speciale de L’Aria che Tira, su La7 -. Il lockdown, per come è stato concepito e attuato, è stato un modello da seguire per molti altri Paesi. La ripartenza ha comportato qualche problema in più. La scuola non deve essere un problema».
Insomma, quel che è stato deciso per tentare di fronteggiare l’aumento di contagi viene apprezzato anche dal responsabile dell’Unità operativa di Terapia intensiva generale e cardiovascolare dell’Irccs ospedale San Raffaele di Milano.
E l’attenzione si sposta, inevitabilmente, sulla scuola. La riapertura degli istituti e il ritorno tra i banchi di milioni di studenti, infatti, non può che provocare un’attenzione (e un’ansia) maggiore rispetto al recente passato. Oggi, infatti, tutti gli occhi del Paese sono concentrati sul primo giorno di lezioni in buona parte d’Italia per valutare come questa ripartenza influirà (la speranza è che non lo faccia, o lo faccia limitatamente) sulla curva epidemiologica.
«Non dobbiamo drammatizzare — ha sottolineato Zangrillo -. Lo scambio di strumenti fra ragazzi può essere regolato. E se si seguono le linee che sono state date sul distanziamento e sull’igiene personale, credo che i rischi si possano non proprio azzerare, ma dobbiamo tenerlo in un range che sia lontano dalla psicosi».
(da agenzie)
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Settembre 14th, 2020 Riccardo Fucile
E LORO SI PREOCCUPANO: “QUA DOVREMO BERE L’ACQUA DEL RUBINETTO? NON C’E’ L’ACQUA MINERALE?”
Oggi i loro legali faranno ricorso al Riesame contro l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Da uomini forti, pronti a fare a botte con chiunque, a detenuti preoccupati per la loro incolumità
La prima cosa che hanno chiesto una volta entrati in carcere è stata: «Ma adesso saremo costretti a bere l’acqua di rubinetto?». Queste le parole dei fratelli Gabriele e Marco Bianchi, accusati dell’omicidio del 21enne Willy Monteiro Duarte, picchiato a morte a Colleferro, insieme a Mario Pincarelli e Francesco Belleggia.
Una domanda che — secondo Il Messaggero — avrebbero fatto la sera del 6 settembre mentre venivano portati a Rebibbia. Ora i due si trovano in isolamento causa Covid: sperano, tra l’altro, di poterci rimanere ancora a lungo per evitare contatti con gli altri detenuti. Il rischio è che possano essere presi di ira vista l’efferatezza del delitto ai danni di un ragazzino.
«Non vi vogliamo» e sputi al loro passaggio. Così sono stati accolti, nel carcere di Rebibbia a Roma, i presunti assassini di Willy. Il rischio di ritorsioni, dunque, è concreto: da qui la richiesta dei loro legali di continuare con l’isolamento anche nelle prossime settimane.
Intanto proprio stamattina gli avvocati dei due fratelli di 26 e 24 anni faranno ricorso al Riesame contro l’ordinanza di custodia cautelare: proveranno a confutare la trasformazione del capo di imputazione da omicidio preterintenzionale (delitto la cui gravità va oltre quella che può essere stata l’intenzione di chi ha commesso il fatto, ndr) a volontario. Probabilmente faranno leva anche sul fatto che l’arresto sia avvenuto in quasi flagranza, non durante il pestaggio.
Da uomini forti e invincibili, pronti a fare botte con chiunque, a ragazzi preoccupati per le reazioni degli altri detenuti.
Al giudice e ai vertici del Dap, infatti, è stato chiesto di tutelare la loro incolumità e, dunque, di assicurare il «diritto a una giusta detenzione». Dello stesso avviso il garante dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasia secondo cui i tre (escluso, dunque, Belleggia che è l’unico a cui il giudice ha concesso i domiciliari) potrebbero essere «oggetto di attenzioni per così dire sgradite all’interno del carcere».
(da Open)
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