Settembre 29th, 2020 Riccardo Fucile
IL COMPAGNO DI MERENDE DI SALVINI E MELONI COME SEMPRE OSTACOLA L’ITALIA… RIBADIAMO: CERTI PAESI DELL’EST SENZA VALORI EUROPEI DOVEVANO RESTARE CON LE PEZZE AL CULO, ALTRO CHE SUCCHIARE SOLDI ALL’EUROPA E CON QUELLI RISANARE LA PROPRIA ECONOMIA
Persino sul recovery fund si pone il dilemma di sempre: si possono sacrificare i diritti in
nome dell’economia? Europa 2020, piegata dalla pandemia, spinta a decidere l’impossibile: un pacchetto inedito di aiuti ai paesi più in difficoltà , a partire dall’Italia. Eppure, ancora oggi, in questo bel quadretto di passi in avanti compiuti e per niente scontati, adesso si pone l’interrogativo che spesso nella storia ha accompagnato le decisioni politiche.
Nella trattativa in corso tra la presidenza tedesca, a nome degli Stati membri, e il Parlamento europeo già si intravede l’altare sul quale potrebbe essere sacrificato lo stato di diritto. Sacrificio necessario, ci dicono, per far partire i fondi del ‘Next generation Eu’.
L’incastro non è facile da spiegare. Eppure l’enigma è antico, persino banale. Qui si tratta di scegliere.
Da una parte, le intimidazioni di Viktor Orban che, pur di continuare a fare il suo comodo in Ungheria sullo stato di diritto e al tempo stesso godere dei fondi europei, minaccia di bloccare il recovery fund.
Dall’altra, il Parlamento europeo, che chiede invece condizionalità stringenti intorno alle nuove risorse europee: vanno bloccate, è la richiesta, anche solo in presenza di “condizioni generali” di violazione dello stato di diritto e non solo di violazioni “accertate”, come propone l’ultima mediazione presentata ieri dalla presidenza tedesca.
Da tempo, il Consiglio europeo ha aperto un’inchiesta sul rispetto dello stato di diritto in Ungheria e Polonia, su richiesta del Parlamento. Ma finora non ha mai aperto una procedura.
Inoltre, il Ppe – la famiglia dei Popolari, primo gruppo al Parlamento europeo di cui fa parte anche la Cdu di Merkel — ancora non riesce a risolvere il ‘problema Orban’, per ora solo sospeso dal partito su richiesta dei nordici che lo vorrebbero fuori.
In questa cornice, l’indomito ungherese continua a puntare i piedi, minacciando il recovery fund se gli toccano l’accordo raggiunto dai 27 leader Ue a luglio, accordo per il quale aveva esultato insieme al collega polacco Mateusz Morawiecki.
Non solo. Proprio mentre scriviamo, la tensione tra Bruxelles e Budapest sta salendo alle stelle.
In una lettera a Ursula von der Leyen, Orban chiede le dimissioni della vicepresidente della Commissione europea Vera Jourovà¡, responsabile della relazione sullo stato di diritto che verrà comunque presentata domani, confermano da Palazzo Berlaymont. Per il premier ungherese, Jourovà¡ ha fatto dichiarazioni “incompatibili con il suo attuale mandato”, quando ha affermato che in Ungheria si starebbe costruendo “una democrazia malata”.
Si tratta di un “attacco politico contro il governo ungherese democraticamente eletto” e “un’umiliazione all’Ungheria e al popolo ungherese”, scrive Orban, “una palese violazione del principio di leale cooperazione” tra Budapest e la Commissione che dovrebbe invece essere “neutrale”.
Per tutta risposta, Von der Leyen ha rinnovato la fiducia a Jourovà¡. Ma lo scontro non si chiude qui. Anzi aggiunge tensione alla già complicata trattativa sul recovery fund.
Pur di non vedersi bloccati i fondi per i dictat di Budapest, le cancellerie europee insieme alla guida tedesca sarebbero disposte a chiudere un occhio sullo stato di diritto in Ungheria.
Da qui la mediazione morbida proposta ieri da Merkel e respinta dal Parlamento Ue. Oggi il ministro degli Affari europei Enzo Amendola è a Berlino per cercare una mediazione. Ma il paradosso è quello di una Europa che rischia di imbrattare il suo nuovo ‘gioiello’, il recovery fund appunto, con ulteriori passi indietro o semplicemente ignavia sul tema dei diritti e la salvaguardia dei fondamenti della democrazia liberale.
Colpisce che in questa partita i governi nazionali siano più vicini a Orban che alle richieste dell’Europarlamento, vissute quasi come un ‘fastidio’ che può far traballare l’intesa raggiunta a luglio dopo 4 giorni di consiglio europeo.
Stando a fonti parlamentari protagoniste del negoziato in corso, fonti che vogliono restare anonime, la prima carta che la presidenza tedesca ha messo sul tavolo è stata: non tirate la corda, non si può far saltare l’intesa di luglio. Non proprio una mediazione, ecco.
Ma in palio ci sono i soldi per risollevare l’economia, obiettivo giusto e legittimo. Fino al punto di indietreggiare rispetto al ‘sogno’ dei padri fondatori dell’Ue, di soprassedere sui valori cui dovrebbe ispirarsi questa comunità sbocciata nel dopoguerra?
(da “Huffingtonpost”)
argomento: denuncia | Commenta »
Settembre 29th, 2020 Riccardo Fucile
BONOMI: “SE SI FALLISCE SUL RECOVERY FUND ANDIAMO TUTTI A CASA”… AUSPICA “UNA RIFORMA PROFONDA DEGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI, SMONTANDO PARTE DEL REDDITO DI CITTADINANZA”
“Presidente, lei ha detto: ‘se sbaglio sull’utilizzo del Recovery Fund, mandatemi a casa’. No, signor presidente. Se si fallisce, nei pochi mesi che ormai che ci separano dalla definizione delle misure da presentare in Europa, non va a casa solo lei. Andiamo a casa tutti. percepisci il danno per il Paese sarebbe immenso”.
A dirlo, nel suo intervento all’Assemblea di Confindustria è il leader degli industriali, Carlo Bonomi, rivolgendosi a Giuseppe Conte. “Non ce lo possiamo permettere. E’ tempo di una azione comune, oppure non sarà un’azione efficace”.
“Servono scelte per l’Italia del futuro. Scelte anche controvento. Serve il coraggio del futuro” avverte Bonomi.
“Ripeto oggi, signor presidente del Consiglio, quanto ho detto due mesi fa agli Stati generali: il compito che vi spetta è immane, nessuno può e deve sottovalutarne le difficoltà ”, perchè il Paese è “reduce da 25 anni di bassa crescita e bassissima produttività ” e serve “un quadro netto di poche decisive priorità ”, “strumenti e fini per indirizzare la politica economica e industriale dell’Italia”. Serve, dice ancora Bonomi, “una rotta precisa per dare significato complessivo alle misure, e per tracciare la rotta serve un approdo sicuro”.
Un grande patto per l’Italia.
Confindustria chiede “un nuovo grande patto per l’Italia”, dice il leader degli industriali, un patto che richiede “una visione alta e lungimirante”. Dopo “25 anni di stasi” bisogna puntare su una “nuova produttività ”; “È su questo concetto ampio di produttività che si devono concentrare le azioni e le politiche dei prossimi anni, con l’obiettivo di massimizzare il ruolo di motore dello sviluppo del sistema delle imprese e del lavoro, e dare nuova centralità alla manifatture”.
L’Italia non diventi un Sussidistan, smontare parte del reddito di cittadinanza. “Aderire allo spirito Ue significa una visione diversa dai sussidi per sostenere i settori in difficoltà ” spiega il presidente di Confindustria nella sua relazione all’assemblea dell’associazione degli industriali.
“I sussidi non sono per sempre, nè vogliamo diventare un Sussidistan”. Serve “una profonda” riforma degli ammortizzatori sociali, tema sul quale “abbiamo inviato a metà luglio a governo e sindacati una proposta dettagliata, cui finora non abbiamo visto seguito. Essa si ispira al varo di vere politiche attive del lavoro, smontando la parte di Reddito di cittadinanza non destinata al contrasto alla povertà ma destinata in teoria alle politiche del lavoro che però, di fatto, per constatazione ormai unanime non funziona”.
Occorre, sostiene Bonomi, “aprire alle Agenzie per il lavoro che conoscono, a differenza dei Centri pubblici per l’impiego, le competenze richieste dalle imprese, e serve collegarvi nei nuovi contratti l’assegno di ricollocazione, coinvolgendo direttamente le imprese nelle procedure dell’outplacement e gli enti bilaterali di formazione imprese-sindacato nella grande opera di riaddestramento a nuove competenze, che è la vera sfida dell’industria”.
Con lo spirito di Alex Zanardi.
Per il Paese “servono scelte difficili, ma non impossibili” dice Bonomi, citando Alex Zanardi. Servono scelte, dice, “come le sfide affrontate e vinte da un grande sportivo come Alex Zanardi. E’ del suo spirito che oggi c’è bisogno”.
Dipendenti come autonomi.
“Perchè passare alla tassazione diretta mensile solo per i 5 milioni di autonomi? Facciamo lo stesso per tutti i lavoratori dipendenti, sollevando le imprese dall’onere ingrato di continuare a svolgere la funzione di sostituti d’imposta addetti alla raccolta del gettito erariale e di essere esposti alle connesse responsabilità ” è la proposta. “Sarebbe una bella prova che lo Stato metta tutti sullo stesso piano – dice Bonomi facendo riferimento agli evasori di autonomi e dipendenti – senza più alimentare pregiudizi divisivi a seconda della diversa percenzione del reddito”.
Superamento quota 100 non pesi sui giovani.
Le nuove norme sulle pensioni, per il superamento di Quota100, non pesi sulle spalle dei più giovani. È l’indicazione, in tema previdenziale, di Carlo Bonomi. “Significa all’esaurirsi di Quota 100 tra un anno – ha detto parlando di riforme che guardino a giovani e donne – non immaginare nuovi schemi previdenziali basati su meri ritocchi, come leggiamo quando si parla di Quota 101. Cioè nuovi regimi che continuerebbero a gravare sulle spalle dei più giovani”
Mai pensato al blocco dei contratti.
Confindustria “sta subendo una serie di accuse sindacali, e non solo, sulla nostra presunta contrarietà ” al rinnovo dei contratti, ma “nessuno di noi ha mai pensato nè parlato di blocco, il problema sono le regole da rispettare” dice Bonomi, parlando all’assemblea generale dell’associazione delle imprese, augurandosi che “il fraintendimento si superi presto, con dialogo, rispetto e ragionevolezza. Confindustria vuole contratti che siano compresi nello stesso spirito della svolta che vogliamo costruire insime, nel Patto per l’Italia”.
Quelle regole, sottolinea Bonomi, “fissano principi chiari sulla rappresentanza, per combattere la diffusione dei contratti pirata. E su come si calcolano le retribuzioni”. Il trattamento economico minimo, ribadisce, “si stabilisce bilateralmente nei contratti e non imponendo un salario minimo per legge enormemente superiore alla media retributiva come vorrebbero alcuni parti politiche, violando l’autonomia delle parti sociali”. E il trattamento economico complessivo, prosegue, per “dare spazio alla retribuzione di produttività , welfare aziendale, formazione e assegno di ricollocazione”.
(da “Huffingtonpost)
argomento: Lavoro | Commenta »
Settembre 29th, 2020 Riccardo Fucile
NONOSTANTE AVESSERO PRECEDENTI PER REATI MAFIOSI LA DOMANDA ERA STATA ACCOLTA
Nonostante avessero precedenti per reati legati alla criminalità organizzata di tipo
mafioso, percepivano indebitamente il reddito di cittadinanza.
Lo ha scoperto la guardia di finanza che ad Agrigento ha sequestrato 11 social card ad altrettante persone. Secondo una prima stima, il danno accertato per le casse pubbliche sarebbe di 300mila euro. Gli indagati sono in tutto 69.
Segnalati all’Inps
Gli inquirenti hanno accertato che gli indagati avevano avanzato e ottenuto, senza averne titolo, istanza per il reddito di cittadinanza. Queste persone sono state, inoltre, segnalate all’Inps, che ha fornito una preziosa collaborazione, per la revoca dell’erogazione del contributo illecitamente riscosso.
L’indagine prosegue
Sono in corso, secondo il procuratore capo Luigi Patronaggio, ulteriori indagini per identificare altri illegittimi percettori del reddito di cittadinanza, sia per l’esistenza di condizioni soggettive ostative alla erogazione sia per l’esistenza di concomitanti rapporti di lavoro “in nero”. Al momento gli indagati sono 69 ma le ulteriori indagini, se dovessero confermare le ipotesi investigative formulate dalla procura, porterebbero a numero maggiore di indagati.
(da Globalist)
argomento: denuncia | Commenta »
Settembre 29th, 2020 Riccardo Fucile
EMERGE IL FOLLE MOVENTE DELL’OMICIDIO DI ELEONORA E DAVIDE
Ha confessato nella notte Antonio De Marco, lo studente di Scienze infermieristiche arrestato nella serata di lunedì 28 settembre con l’accusa di essere l’assassino di Daniele De Santis ed Eleonora Manta.
Voleva legarli, torturarli e poi ucciderli. Era questo, secondo la ricostruzione degli inquirenti, il piano del 21enne. Dalle indagini che hanno portato alla svolta sul duplice omicidio emergono nuovi particolari.
Antonio De Marco è di Casarano, paese della provincia, ma fino allo scorso agosto “era stato un coinquilino” perchè aveva abitato in affitto in una stanza nella casa che poi Daniele De Santis aveva deciso di ristrutturare per andarci a vivere con Eleonora.
“Ho fatto una cavolata. So di aver sbagliato. Li ho uccisi perchè erano troppi felici e per questo mi è montata la rabbia”.
Sarebbero queste le parole con le quali Antonio De Marco avrebbe motivato agli investigatori il duplice omicidio. Lo si apprende da fonti investigative. Lo stesso comandante provinciale dell’arma dei carabinieri Paolo Dembech ha escluso il movente passionale “che al momento non si evidenzia” spiegando che le ragioni andavano a ricercarsi nel periodo di convivenza con la coppia la cui felicità potrebbe aver infastidito il presunto omicida, che è un ragazzo “introverso, chiuso, con poche amicizie”.
LA FESTA IL GIORNO DEI FUNERALI
Sorridente e sereno a tavola con i colleghi a poche ore di distanza dai funerali di Daniele ed Eleonora. E’ così che Antonio De Marco ha trascorso la serata di sabato26 settembre quando in un locale ha partecipato alla festa di compleanno di una sua collega tirocinante presso la scuola infermieri del Vito Fazzi di Lecce
Il giovane appare così in alcune foto scattate dagli amici colleghi di corso. Gli stessi che lunedì 28, intorno alle 22 lo hanno visto mentre veniva arrestato dai carabinieri nel nosocomio salentino. Alla vista dei militari il 21enne di Casarano si sarebbe dimostrato tranquillo e sorridento avrebbe chiesto: “Da quanto mi stavate seguendo ?”.
L’ORDINANZA DI FERMO
“L’azione è stata realizzata con spietatezza e totale assenza di ogni sentimento di pietà verso il prossimo”. E’ quanto si legge nel provvedimento di fermo nei confronti di Antonio De Marco. “Nonostante le ripetute invocazioni a fermarsi urlate dalle vittime – è scritto ancora nel provvedimento – l’indagato proseguiva nell’azione meticolosamente programmata inseguendole per casa, raggiungendole all’esterno senza mai fermarsi. La condotta criminosa, estrinsecatasi nell’inflizione di un notevole numero di colpi inferti anche in parti non vitali (il volto di De Santis) e quindi non necessari per la consumazione del reato, appare sintomatico di un’indole particolarmente violenta, insensibile ad ogni richiamo umanitario”.
Il delitto, ha spiegato il procuratore di Lecce, Leonardo Leone De Castris, sarebbe stato a lungo premeditato e definito nei minimi dettagli. In alcuni bigliettini che l’assassino ha perso nella fuga, è stata trovata non solo la mappa che indicava come evitare le telecamere di sicurezza della zona, ma anche i dettagli “delle attività prodromiche” che avrebbero dovuto procedere l’omicidio.
In altri termini il 21enne avrebbe progettato di immobilizzare i due fidanzati per seviziarli e, infine, di lasciare una scritta a suggello del suo gesto. È quanto emergerebbe dalle indagini dei carabinieri. È stato lo stesso procuratore della Repubblica di Lecce, Leonardo Leone De Castris, a fare cenno a delle fascette stringitubo ritrovate in casa, materiale che poteva probabilmente servire all’omicida per legare le due vittime e, forse, torturarle, seguendo un macabro disegno.
LE CHIAVI DI CASA
Antonio De Marco aveva fatto una copia delle chiavi di casa in quanto ex inquilino. Lo ha rivelato il comandante dei carabinieri di Lecce Paolo Dembech in una conferenza stampa in cui sono stati forniti alcuni dettagli sulle indagini che hanno portato alla svolta delle indagini.
Secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, il 21 enne è entrato in casa dove i due giovani stavano cenando e ha sferrato le prime coltellate contro Daniele in cucina. Il giovane aveva preso in fitto una stanza dell’appartamento e per brevi periodi aveva convissuto con la coppia che a volte si fermava a dormire nella casa. Su richiesta del proprietario, Daniele De Santis, il giovane aveva lasciato l’appartamento ad agosto e si era trasferito in un’altra casa sempre a Lecce. Da allora avrebbe cominciato a pianificare l’omicidio. Gli stessi carabinieri hanno escluso l’esistenza di complici.
IL PIANO DEL KILLER
“Scendo dalla fermata attraversi e ria-attraversi in diagonale poco prima del bar in via V. Veneto c’è il condominio a dx a fine strada attento di fronte passare velocemente suul muro a sx”. In questo modo Antonio De Marco, secondo i magistrati aveva pianificato il proprio disegno criminoso in quel che l’ordinanza di custodia cautelare, ha definito il “cronoprogramma” del delitto. “Il percorso ricostruito dalle immagini – afferma l’ordinanza – acquisite nel corso delle indagini… appare inequivocabilmente compatibile con il contenuto di uno dei cinque foglietti manoscritti rinvenuti nel corso dei rilievi effettati sulla scena del crimine”. In questi fogli, afferma ancora l’ordinanza, erano “descritti il percorso adducente al condominio di via Montello n.2, nonchè le modalità e l’arma con cui (De Marco, ndr) intendeva consumare l’intera azione criminosa”.
IL TESTIMONE
Tra le testimonianze ritenute fondamentali per risolvere il caso c’è quella di Andrea Laudisa, un inquilino che abita nel palazzo dove vivevano Eleonora e Daniele. “Attorno alle 20.45 – racconta – sentivo delle urla provenire dall’abitazione sopra la mia… in particolare sentivo dei forti rumori di mobili che cadevano e delle urla di una donna e di un uomo… sentivo che pronunciavano delle frasi tipo ‘aiuto, che stai facendò Ahi!’ Le urla erano tali che capivo subito che non si trattava di una semplice lite”. Laudisa sente la voce di Eleonora implorare l’assassino. “Che stai facendo? Ci stai ammazzando”.
Poco dopo l’uomo vede l’omicida inseguire per le scale l’arbitro Daniele De Santis che aveva anche cercato di chiedere aiuto col cellulare. “Notavo una persona che si trascinava per le scale” e un’altra “che si avvicinava e lo colpiva più volte e sentivo la persona per terra che implorava il soggetto che lo stava colpendo dicendogli più volte ‘basta, basta, basta’”. Subito dopo, conclude, “ho notato questa figura che, con passo normale e apparentemente tranquillo, scendeva le scale”.
Laudisa e la sua fidanzata fanno complessivamente 3 telefonate alle forze di polizia. “C’è qualcuno che sta accoltellando qualcun altro sulla scala, dovete arrivare velocemente, non si apre il portone dovete sfondarlo, perchè io non posso scendere ad aprilo, c’è un pazzo sulle scale che sta accoltellando qualcuno”.
IL PROCURATORE
“Da oggi la città di Lecce esce da un incubo – ha detto il procuratore – l’accaduto è una rarità nella criminologia penale”. L’assenza di un movente – ha spiegato ancora – ha rappresentato una grossa difficoltà iniziale nelle indagini perchè senza un movente è difficile capire qual è la pista da seguire e questo mi ha ha spinto a seguire la vicenda con quattro magistrati, oltre ad un sostituto anche i due aggiunti e il lavoro di polizia giudiziaria del carabinieri è stato eccellente”.
Alla identificazione dell’assassino si è giunti attraverso le immagini delle telecamere di videosorveglianza, intercettazioni e una perizia grafica sui bigliettini sporchi di sangue che erano stati persi dall’assassino nella fuga. Nei giorni scorsi erano stati acquisiti anche i contratti di affitto della casa del giovane arbitro, dai quali verosimilmente si è risaliti all’identità di De Marco.
(da “La Repubblica”)
argomento: criminalità | Commenta »
Settembre 29th, 2020 Riccardo Fucile
UN GRUPPO DI LEGHISTI URLAVA MINACCE E INSULTI: PERCHE’ SI E’ PERMESSO? PERCHE’ NON SONO STATI IDENTIFICATI E DENUNCIATI? CI DEVONO PENSARE GLI ITALIANI LA PROSSIMA VOLTA A FARE PULIZIA?
La storia della Alan Kurdi, sbarcata nel porto di Olbia tre giorni fa, è stata accompagnata
da una serie di immagini che hanno spiegato molto su quella circostanza e, in generale, sul vero sentiment di istituzioni e comuni cittadini nei confronti del tema dell’accoglienza.
Le 125 persone a bordo, tra cui 50 minori, sono state sottoposte ad accertamenti sanitari — nell’ambito dei controlli per l’emergenza Covid-19 — e sono successivamente sbarcati in Sardegna. Nelle ore che si sono rese necessarie per queste operazioni, un piccolo gruppo di militanti e di figure istituzionali della Lega ha voluto protestare per quanto stava accadendo nel porto di Olbia.
Sono diventate subito virali le immagini, ad esempio, del deputato Zoffili, che si è seduto sul molo per cercare di ritardare le operazioni di sbarco.
Ma le cronache hanno raccolto anche le testimonianze di chi, al di fuori del cordone di sicurezza organizzato dalla prefettura di Sassari, ha voluto esprimere una forma di dissenso, molto spesso offensivo, nei confronti dei migranti arrivati in Italia sulla nave della ong tedesca.
Ma al di là di questi episodi, se ne registrano altri di segno opposto. È diventata virale, ad esempio, l’immagine di una dottoressa — resa irriconoscibile dalle tute di contenimento e dalle mascherine di protezione — che avrebbe messo le sue mani sulle orecchie di un bambino prossimo allo sbarco. In tanti hanno interpretato questo gesto come un atto di rispetto nei confronti del piccolo: quasi a volergli tappare le orecchie per impedire di sentire gli insulti che arrivavano dal molo.
In realtà , consultando alcune fonti qualificate presenti sul posto, siamo in grado di ricostruire la storia che sta dietro a questa immagine, diffusissima sui social network con la spiegazione che abbiamo descritto prima.
Gli operatori dell’Ats Sardegna, infatti, nonostante le difficoltà oggettive come il maltempo che imperversava nell’area, hanno operato con la massima umanità , così come le forze dell’ordine coinvolte nella circostanza. In altre immagini, ad esempio, si vedono cenni d’intesa tra il personale sanitario e delle forze dell’ordine e gli stessi migranti, soprattutto con i tanti bambini presenti a bordo.
Il gesto di cui stiamo parlando, in realtà , potrebbe essere stato semplicemente un abbraccio: i pochi contestatori presenti, infatti, hanno effettivamente urlato delle frasi razziste, ma si trovavano piuttosto distanti (si veda il cordone di protezione di cui abbiamo parlato in precedenza) e non è detto che i loro slogan arrivassero sulla nave. In ogni caso, il bambino ritratto nell’immagine non avrebbe potuto comprendere la natura di quegli insulti, dal momento che non aveva alcuna conoscenza dell’italiano. Un gesto d’affetto, insomma, come ce ne sono stati tanti, probabilmente non collegato alla circostanza degli slogan e degli insulti rivolti — da molto lontano — all’indirizzo della nave. Perchè, non lo dobbiamo dimenticare, una forma di umanità è ancora possibile, nonostante tutto.
(da Giornalettismo)
argomento: criminalità | Commenta »
Settembre 29th, 2020 Riccardo Fucile
TUTTI RICORDANO LE IMMAGINI, ORA CUBA LI CANDIDA
Tutti ricordano le immagini dei medici cubani arrivati in Italia per dare una mano contro il Coronavirus. Ora Cuba li candida al Nobel per la Pace.
I medici della ‘brigata Henry Reeve’, che sono intervenuti in diversi Paesi del mondo. A dare l’annuncio su Twitter il presidente cubano, Miguel Diaz-Canel Bermudez. “Cuba per il mondo: medici e non bombe”, ha scritto, spiegando che “il Consiglio mondiale per la pace ha formalmente presentato la candidatura della brigata medica Henry Reeve di Cuba per il Nobel per la Pace”.
Diaz-Canel linka poi un articolo del quotidiano Granma, in cui si precisa che la richiesta è già stata mandata al Comitato norvegese per il Nobel. Il Contingente internazionale di medici specializzati in situazioni di disastri e gravi epidemie ‘Henry Reeve’ fu costituito il 19 settembre del 2005, voluto da Fidel Castro, e allora portò aiuto alla popolazione Usa colpita dall’uragano Katrina.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Settembre 29th, 2020 Riccardo Fucile
LA PROVA PREOCCUPA MIGLIAIA DI FAMIGLIE, LA SOLITA DEMAGOGIA GRILLINA METTE A RISCHIO LA SALUTE, ANDAVA RINVIATA
«Se ho paura? Certo. Tutti ne abbiamo». Chiara è una docente della provincia di Napoli.
Al nono anno di precariato, è pronta a fare il concorso straordinario previsto attorno al 22 ottobre. Ma è tutto fuorchè tranquilla: l’idea di essere obbligata a fare un esame in piena pandemia da Coronavirus che smuoverà grandi quantità di persone — e che non si sa bene come si svolgerà — la preoccupa particolarmente.
Chiara è un nome di fantasia. Non vuole avere problemi, spiega, perchè oltre ad essere in gara per il concorso sta aspettando di essere convocata per le supplenze.
Tutte le volte che ha espresso un dissenso poi ne ha pagato le conseguenze. «La verità è che tutti i docenti che faranno il concorso sono in una situazione di caos e stress», dice. «Nessuno sembra considerarci come persone».
«Siamo noi che portiamo avanti la scuola, perchè senza i precari non sarebbero coperti tutti i posti necessari», sottolinea. «E invece dobbiamo andare incontro a questa umiliazione. Sono davvero provata».
Anche sui gruppi Facebook che raggruppano i docenti prossimi al concorso proliferano accuse e lamentele. «Ma cosa credono, che siamo robot?», scrive uno di loro. «Vi pare un comportamento corretto organizzare un concorso in piena pandemia? Facendo spostare e assembrare migliaia di persone nelle aule informatiche delle scuole?».
La riunione tra ministero e sindacati di ieri, 28 settembre, ha lasciato anche le rappresentanze sul piede di guerra.
I concorsi straordinari non piacciono neanche a loro. Parlano di «insensibilità », di «furore ideologico», di «mera propaganda». «Alla ministra sfugge la realtà », dice Anna Maria Santoro della Flc Cgil. «Come si può pensare di mettere le scuole a soqquadro in un momento in cui si fanno ogni giorni sforzi sovrumani per tenere fuori il virus?».
La paura del contagio e il nodo della quarantena
La rabbia degli insegnanti e dei sindacati sembra andare di pari passo. Le questioni fondamentali sono due: da una parte c’è il momento storico, un Italia con un quadro epidemico che non promette «niente di buono». Da settimane i nuovi contagi nel Paese superano quotidianamente (e abbondantemente) la soglia dei mille. Alcuni tra i docenti iniziano a dubitare anche che la prova si svolga realmente, ma dal governo per ora escludono il rinvio.
A breve — e in concomitanza con i concorsi — usciranno anche le nomine dei precari che hanno fatto richiesta per le supplenze. I docenti potranno entrare a scuola per le lezioni e lì «basta davvero poco». «Basta che un bambino sia in quarantena per essere messi in isolamento anche noi», spiega Chiara. «E a quel punto addio concorsi». E viceversa: qualora qualcuno dovesse infettarsi durante la prova, anche tutta la classe del docente dovrebbe rimanere a casa.
Come spiegano Santoro e Antonietta Toraldo di Gilda, non è ancora chiaro quale siano la disposizione per chi è in quarantena. Dal ministero confermano che la decisione non è stata ancora presa, e che nei prossimi giorni verrà approfondita. Lo stesso problema si era presentato per i test d’ingresso di medicina, e allora il ministero dell’Università e della Ricerca, guidato da Gaetano Manfredi, non aveva risolto la questione per tempo e una parte degli studenti era rimasta semplicemente esclusa.
Abolire i concorsi
E poi c’è la questione annosa dei concorsi, che quest’anno è ancora più dirimente. Secondo i sindacati e i docenti non sarebbe necessario sottoporre a concorso i docenti che hanno già sulle spalle almeno 3 anni di esperienza nelle scuole. «Noi chiediamo delle procedure più snelle», dice Toraldo. «Chi ha già un’esperienza comprovata dovrebbe entrare a settembre, fare un anno di prova e poi alla fine essere sottoposto a una valutazione ex post, magari con una prova orale».
Anche per Santoro l’ideale, sopratutto in questo momento di crisi, sarebbe immettere i precari in ruolo e dargli una prospettiva di stabilità . «Dal ministero ci dicono che la valutazione postuma sarebbe una farsa perchè mancano gli ispettori», dice. «Ma allora assumetene». Secondo Chiara e molti dei suoi colleghi, a essere una farsa è questa tipologia di concorso, chè nelle modalità è unica nel suo genere: «Non esistono simulazioni — spiega — nè precedenti a cui fare riferimento».
La sede delle prove non è ancora stata stabilita, ma essendo un esame computer based, molto probabilmente verranno organizzate nelle aule delle scuole e delle Università . Visto che il Comitato tecnico scientifico (Cts)ha ribadito più volte che nelle scuole deve entrare minor gente possibile, è molto probabile che in quei giorni le lezioni verranno sospese.
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Settembre 29th, 2020 Riccardo Fucile
I GOVERNI ITALIANI, DI QUALSIASI COLORE, SONO SOLO CAPACI DI REGALARE MILIARDI AI CRIMINALI DELLA GUARDIA COSTIERA LIBICA
Hanno trascorso la notte tra lunedì 28 e martedì 29 settembre incatenati nella piazza di Montecitorio, a Roma, i familiari dei pescatori italiani sequestrati in Libia da oltre 27 giorni.
I parenti dei 18 marittimi di Mazara del Vallo, tenuti in ostaggio dalle milizie del generale Kalifa Haftar, con questo gesto hanno voluto denunciare la mancanza di informazioni da parte delle autorità italiane sull’evoluzione della vicenda.
Nella giornata di lunedì 28 settembre, infatti, era circolata la notizia che i pescatori italiani sarebbero stati processati da un tribunale militare di Bengasi nel mese di ottobre.
Notizia, però, non confermata dalla Farnesina e che ha contribuito ad alimentare l’angoscia e la preoccupazione dei familiari dei marittimi, i quali hanno detto che andranno via da Roma fino a quando non verrà fatta chiarezza sulla vicenda.
(da agenzie)
argomento: criminalità | Commenta »
Settembre 29th, 2020 Riccardo Fucile
UNA PERSONA IN RIANIMAZIONE… I RADUNI UFFICIALI ERANO STATI CANCELLATI
Una persona in rianimazione e 16 contagiati fino a questo momento: è il bilancio del
focolaio di Coronavirus che ha colpito Asti. Tutto per una gita per festeggiare i 100 anni di un ex alpino. Anche se i raduni ufficiali degli alpini a causa della pandemia erano stati cancellati
Quando il contagio era ancora circoscritto a 9 positivi il sindaco Maurizio Rasero, in un video su Facebook spiegava: “Nove casi positivi in un giorno non li vedevamo da mesi il trend torna a salire, diversamente dalle scorse settimane, ma ad oggi non c’è da preoccuparsi”. Tutto è iniziato con due gite: la prima l’8 settembre a Oulx per festeggiare i 100 anni di un alpino, un’altra nel fine settimana del 19 e 20 settembre a Caorle. Spiega Repubblica Torino:
Nonostante siano stati cancellati i raduni ufficiali degli alpini a causa della pandemia, il gruppo delle “penne nere” di Asti non è stato fermo e ha organizzato un’uscita dietro l’altra nelle ultime settimane. Senza immaginare, tuttavia, che c’era una persona positiva in mezzo alla comitiva. Ha avuto origine così il nuovo focolaio che ha colpito l’Astigiano, che al momento conta 16 persone positive al Covid-19, tra cui una in rianimazione. Era già capitato qualcosa di simile a febbraio, quando un gran numero di anziani era andato in Liguria, principalmente ad Alassio, per una vacanza organizzata ed erano tornati infetti, dopo essere stati a contatto con turisti lombardi. Ora invece sono state le gite degli alpini a provocare il picco di contagi «fino a nove in un giorno – dice il sindaco di Asti, Maurizio Rasero – Non si vedeva da tempo un numero così alto».
Il focolaio degli ex alpini ormai si è esteso anche a una scuola media. Il sindaco spiegava: “Fra i contagiati c’è anche una insegnante di sostegno: sono stati contattati e analizzati i contatti avuti dalla donna con le persone dell’istituto astigiano e siamo in attesa dei referti”. Si tratta della figlia di uno degli alpini in gita. E un altro insegnante è risultato positivo.
Non è stato semplice per i medici stessi capire che erano state le due gite con gli alpini il filo che lega i soggetti del nuovo cluster dell’Astigiano. Diverse persone, infatti, si sono presentate a fare il tampone ma non hanno individuato il pullman di gitanti come possibile luogo di contagio.
Secondo quanto ricostruito dall’Asl probabilmente c’era già un asintomatico nella prima gita a Oulx, l’8 settembre, quando una trentina di “penne nere” sono andate a festeggiare un vecchio alpino, padre di un loro iscritto, che compiva 100 anni. Hanno fatto pranzo tutti assieme in un ristorante del paese valsusino e si sono sparpagliati in giro per le strade della città prima di fare ritorno. Poi, neanche due settimane dopo, più o meno le stesse persone hanno preso a noleggio un pullman per andare in Veneto, a Caorle, dove hanno trascorso l’intero fine settimana. Aumentando ancora di più le occasioni di contagio.
Ieri in Piemonte i nuovi casi di Covid-19 erano 94. Giovanni Messori Ioli, commissario dell’Asl di Asti, commenta l’imprudenza degli ex alpini con Repubblica Torino: “Le persone devono sapere che chi non rispetta queste regole viene scoperto ed evidenziato dai mass media. Spiace che ci siamo ritrovati in questa situazione proprio con una delle associazioni con cui nel periodo di picco della pandemia si è lavorato tanto per gestire l’emergenza. Mi aspetto che almeno da questi soggetti ci sia più coerenza nei comportamenti».
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »