Dicembre 4th, 2020 Riccardo Fucile
SEVERI GIUDIZI ANCHE PER I CONTINUI LITIGI NELLA MAGGIORANZA SUL MES… “SPRECATI 100 MILIARDI PER DARE SOLDI A TUTTI”… E RICORDA I SALVATAGGI DI ALITALIA, ILVA, CARIGE E POPOLARI DI BARI
La stampa tedesca torna ad attaccare l’Italia. E ad alimentare i severi giudizi sul nostro Paese sono, manco a dirlo, i tentennamenti del governo sul Mes (riforma sì, riforma no, Mes sanitario sì, Mes sanitario no) e le fibrillazioni della maggioranza che si avvia a un difficile passaggio parlamentare sul via libera al nuovo Meccanismo Salva Stati.
Poi ci sono in ballo le banche con la montagna dei loro Npl (Non performing loans) e il caso Unicredit, che sono ritenuti spie di una situazione del sistema creditizio assai più grave di quello che potrebbe sembrare.
Un editoriale del quotidiano economico finanziario Boersen Zeitung è arrivato addirittura a sollecitare una riflessione sull’opportunità di una permanenza dell’Italia nell’Eurozona. Nelle sue corrispondenze da Roma la Frankfurter Allgemeine Zeitung, espressione dell’establishment del Paese, riporta con crescente sarcasmo le contorsioni della politica italiana. Mentre Handelsblatt ha manifestato sorpresa per il brusco licenziamento del ceo di Unicredit, il francese Jean Pierre Mustier, giudicandola una manifestazione di nazionalismo finanziario.
In un commento recente Boersen Zeitung, giornale vicino alle opinioni della Bundesbank, parla dell’Italia come del “grande malato d’Europa”, di “una polveriera che potrebbe far esplodere l’Eurozona”. Il quotidiano punta il dito contro lo “spreco” dei cento miliardi che lo Stato ha elargito a vari settori, spesso “senza arrivare a destinazione”, e stigmatizza il salvataggio di banche come Carige e Popolare di Bari, senza contare Ilva ed Alitalia.
In questo modo l’Italia scrive il quotidiano potrebbe gettare al vento “l’opportunità unica offerta dal programma di ricostruzione europeo” trascinando nel gorgo l’intero Continente. Insofferenza viene manifestata anche per il sostegno offerto dallo Stato alle banche distorcendo la concorrenza europea, mentre il sistema bancario italiano potrebbe crollare quando le moratorie sui crediti e le possibilità di una classificazione favorevole dei prestiti scadranno portando il volume degli Npl alla cifra record di 160 miliardi.
Questi commenti dei media tedeschi sono senz’altro eccessivi nei toni, ma riflettono anche il clima di opinioni che caratterizza sotto la superficie l’establishment di Berlino.
Al di la delle dichiarazioni ufficiali infatti nella capitale tedesca, ma anche a Parigi e a Bruxelles c’è preoccupazione per ciò che sta avvenendo in Italia sia sul fronte politico che su quello economico.
Anche ieri gli esponenti del Ppe e della Commissione facevano filtrare che il dibattito sul Mes in corso a Roma è “una questione interna italiana”. Ma la stampa riporta oggi di pressioni di matrice brussellese su Roma. Il timore non riguarda solo l’esito estremo, ovvero il rifiuto di Roma a sottoscrivere la riforma del Salva Stati, ma anche che l’Italia non riesca ad utilizzare al meglio i fondi del Recovery Fund disperdendoli in mille rivoli frutto degli schemi della vecchia politica.
Del resto chi ha buona memoria ricorda la garbata sollecitazione ad assicurarsi i finanziamenti sanitari del Mes rivolta dalla Cancelliera Merkel al governo italiano lo scorso giugno e la piccata risposta del premier Giuseppe Conte. Così come non si può dimenticare qualche mese fa l’intervista fiume di Jens Weidmann alla Faz, nella quale il governatore della Bundesbank invitava i paesi ad alto debito a una “solidarietà nazionale”, concetto questo che è sembrato un invito al varo di una patrimoniale rivolto all’Italia.
(da agenzie)
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Dicembre 4th, 2020 Riccardo Fucile
BEN SI ADDICE A UNA AMMINISTRAZIONE SOVRANISTA CHE VIVE NELLA RELIGIONE DEL DENARO
Non è stato ancora acceso e ha già scatenato polemiche, in particolare sui social dove negli ultimi
giorni i commenti si dividono tra favorevoli e contrari, ironici e sarcastici. Parliamo dell’albero di Natale dell’artista Fabrizio Plessi: 80 monitor di luce a forma di abete.
L’opera di nove tonnellate alta dieci metri verrà accesa oggi alle 17.30 davanti al Bacino di Piazza San Marco. Insomma, non il classico albero avvolto da lucine argentate, decorato con palle rosse e impreziosito da una grande cometa sulla punta.
“Ho letto su Facebook qualcuno che ha scritto: meno Plessi e più amplessi. Su questo sono d’accordo!”. L’artista Fabrizio Plessi scioglie con una battuta i commenti al vetriolo contro il suo albero che viene definito un ammasso di ferraglia che distrugge la magia della città .
“È giusto che ognuno dica la sua e non mi stupisco se ci sono persone che avrebbero voluto il tradizionale albero natalizio- racconta l’artista, 80 anni, autore dell’installazione di cascate d’oro nella facciata del Museo Correr – Credo che in questo anno buio più che di un albero tradizionale ci sia bisogno di dare una nuova luce a Venezia e un messaggio di tolleranza al mondo. Il mio albero rompe gli stereotipi sul Natale e l’ho realizzato in nome della tolleranza e della convivenza perchè sarà fatto di 80 flussi di luce che vanno in 80 direzioni diverse proprio per sottolineare l’intreccio secolare di culture che c’è sempre stato a Venezia, caratteristica della città . È d’oro, materiale incorruttibile, come questa città che attraversa il tempo”.
Per il consigliere di opposizione di Terra e Acqua, Marco Gasparinetti, tra i primi a sollevare la polemica, l’albero richiama tutto tranne lo spirito natalizio. “Come cittadino ho subito notato che sull’albero di Plessi sono tutti molto perplessi – spiega l’avvocato fondatore del Gruppo 25Aprile – Le mie osservazioni si basano sul rendering che ho visto, quindi prima di dire la mia opinione definitiva voglio vederlo oggi. Tuttavia dalle immagini in anteprima mi ricordano più una pila di lingotti d’oro che un albero e siccome questo sindaco (Luigi Brugnaro, ndr) ha fatto della sua unica religione i soldi o come li chiama lui, i schei, l’opera si sposa bene con quella filosofia”.
Nei giorni scorsi i veneziani hanno iniziato a manifestareBdubbi sulla scelta dell’amministrazione perchè hanno visto in Piazza San Marco operai che stavano montando una specie di albero con dei monitor neri.
Nel gruppo Facebook Venezia di ieri e di oggi, per esempio, un post di Cristina Pradolin ha dato vita a un dibattito di centinaia di messaggi che si dividono tra i molti che lo trovano “orrendo e da brivido” e alcuni che invece gli danno fiducia perchè “illuminato fa un altro effetto”.
Nelle ultime ore ha iniziato poi a girare sui social l’immagine ironica dell’albero posizionato sul patibolo tra le due colonne, in riferimento al luogo dove un tempo venivano giustiziati i condannati a morte.
Il dibattito è solo cominciato.
(da agenzie)
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Dicembre 4th, 2020 Riccardo Fucile
“CONTE HA CHIARITO CHE DISPONIAMO DI ALTRE RISORSE”: PECCATO CHE NON DICA CHE LE ALTRE RISORSE SONO SOLDI PRESTATI DALLA BCE A UN INTERESSE PIU ALTO E CHE A FORZA DI SPUTTANARE SOLDI PER TUTTI I QUESTUANTI SALTERA’ IL BANCO
Beppe Grillo detta la linea al Movimento sul Mes: “Strumento inadatto e inutile”. È così che lo definisce in un post pubblicato sul suo blog, dal titolo evocativo “La Mes è finita”, in cui prova a mettere la parola fine al dibattito interno sul fondo Salva-Stati, dopo la lettera ai vertici dei parlamentari 5S contrari anche alla riforma europea di questo strumento.
“Non starò qui ad elencare le mille ragioni che fanno del Mes uno strumento non solo inadatto ma anche del tutto inutile – scrive il fondatode del M5S – per far fronte alle esigenze del nostro Paese in un momento così delicato. A farlo, ogni qualvolta gli viene messo un microfono sotto al naso, ci ha già pensato il nostro Presidente del Consiglio Conte dicendo più e più volte che ‘disponiamo già di tantissime risorse (fondi strutturali, scostamenti di bilancio, Recovery Fund ecc..) e dobbiamo saperle spendere’.
Dunque non è una questione di soldi, che sembrano esserci, ma come e dove usarli”.
Grillo poi lancia due proposte alternative al Mes. La prima è di imporre “una patrimoniale ai super ricchi”. La seconda è quella di far pagare “l’Imu e l’Ici non versata sui beni immobili alla Chiesa”.
Sul blog si legge: “Da giorni ormai rimbalza sui social come sui giornali l’ombra nefasta dell’avvento di una patrimoniale sui beni mobili e immobili degli italiani.E se per una volta, invece che sovraccaricare di tasse la classe media che sta lentamente scomparendo, si procedesse a tassare soltanto i patrimoni degli italiani più ricchi? Nel nostro Paese, secondo l’ultimo rapporto sulla ricchezza globale del Credit Suisse, ci sono 2.774 cittadini con un patrimonio personale superiore a 50 milioni di euro; se sommati, i loro patrimoni, ammonterebbero addirittura a circa 280 miliardi”.
Grillo poi si chiede: “Non sarebbe più equo, dunque, rivolgersi a loro piuttosto che al resto della popolazione già stremata da un anno tragico dal punto di vista finanziario, oltre che sanitario? Un contributo del 2% per i patrimoni che vanno dai 50 milioni di euro al miliardo genererebbe un’entrata per le casse dello Stato poco superiore ai 6 miliardi.
Uno del 3% dato dai multimiliardari potrebbe fruttare circa 4 miliardi ulteriori. Una patrimoniale così concepita – conclude – significherebbe per le casse dello Stato un’entrata garantita di almeno 10 miliardi di euro per il primo anno, e di ulteriori 10 se la misura venisse confermata anche per il 2022”.
Insieme alla richiesta di far pagare l’Imu e l’Ici non versata sui beni immobili alla Chiesa, si tratta per Grillo di “due proposte assolutamente praticabili, sacrosante e soprattutto non vincolanti (che non prevedono alcun tipo di indebitamento per l’Italia) che porterebbero un sacco di miliardi nelle casse dello Stato in poco tempo, semmai ce ne fosse bisogno. Se sommate, le due proposte, porterebbero nel biennio 2021/2022 all’incirca 25 miliardi di euro subito spendibili e liberi da vincoli di rientro”.
(da agenzie)
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Dicembre 4th, 2020 Riccardo Fucile
DOPO LE RIVELAZIONI DEL COMMERCIALISTA SCILLIERI SUI SOLDI GIRATI ALLA LEGA, GLI ALTRI DUE COMMERCIALISTI ARRESTATI SI AVVALGONO DELLA FACOLTA’ DI NON RISPONDERE
Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, i due principali
indagati nell’inchiesta milanese sulla Lombardia film commission.
Da quanto si è appreso, i due revisori contabili della Lega in Parlamento non hanno risposto alle domande del pm Eugenio Fusco.
I chiarimenti chiesti dal magistrato riguardano la presunta “retrocessione” di alcune fatture per far confluire il denaro nelle casse del partito, accennata dal commercialista Michele Scillieri in un interrogatorio di sabato. Tutti e tre sono ai domiciliari da settembre.
Il Tribunale del Riesame, intanto, a conclusione dell’udienza di oggi, si è riservato di decidere in merito alla richiesta di revoca dei domiciliari di Francesco Barachetti, l’imprenditore bergamasco, pure lui indagato.
I suoi legali, Matteo Montaruli e Massimo Borghi, prima dell’udienza hanno confermato l’intenzione di depositare ai giudici una memoria difensiva e faranno lo stesso ai pm in occasione del l’interrogatorio dell’imprenditore. Anche Barachetti si avvarrà della facoltà di non rispondere.
(da agenzie)
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Dicembre 4th, 2020 Riccardo Fucile
GESTICOLA PERCHE’ CONTE HA RISPOSTO A UNA DOMANDA SULLA SCORTA INTERVENUTA PER DIFENDERE LA FIDANZATA, MA SULL’USO DELL’AQUASCOOTER DA PARTE DEL FIGLIO DI SALVINI NON DISSE UNA PAROLA DI CONDANNA
Una Giorgia Meloni infuriata che gesticola e alza la voce dal suo scranno a Montecitorio. Le immagini mostrano un momento di sfogo della leader di Fratelli d’Italia.
Il tutto mentre lei — e i colleghi parlamentari — erano chiamati in Aula per discutere delle modifiche ai decreti sicurezza. Il tutto mentre Giuseppe Conte era impegnato nella conferenza stampa per parlare del DPCM Natale agli italiani (sia su Facebook che sui vari canali nazionali).
Un qualcosa che non è piaciuto a Giorgia Meloni che, nel video pubblicato da La Repubblica, si sfoga con il leghista Giancarlo Giorgetti. Toni che sono accesi, con il deputato del Carroccio che annuisce alle parole rabbiose — si vede dai gesti e dai toni, non potendo percepire il tema affrontato in quel momento per via della distanza del microfono — della leader di Fratelli d’Italia.
Il motivo dello sfogo lo troviamo in una sua diretta social, pubblicata direttamente dall’interno dell’emiciclo della Camera dei deputati.
Tra i passaggi fondamentali, che spiegano il motivo della sua rabbia, c’è questo: «Chiedo ufficialmente a Mattarella cosa pensa di questo uso delle nostre istituzioni. Conte vuole difendersi sull’uso della sua scorta? Lo deve fare nelle sedi competenti, non approfittando di milioni di italiani che aspettano di sapere se possono festeggiare il Natale. Vergogna».
Insomma, oltre alle classiche polemiche sull’immigrazione, Giorgia Meloni infuriata perchè Conte ha risposto a una domanda sulla sua scorta intervenuta in soccorso della sua compagna, Olivia Paladino.
Parla di uso improprio, ma quando toccò a Salvini un qualcosa di simile — ricordate il giro sull’acquascooter della Polizia di Stato del figlio durante l’estate del 2019 — non proferì parola.
Insomma, l’indignazione è sempre a targhe alterne.
(da agenzie)
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Dicembre 4th, 2020 Riccardo Fucile
SCILLIERI RIVELA CHE PARTE DEI SOLDI CHE INCASSAVA COME CONSULENTE DELLA LOMBARDIA FILM VENIVANO GIRATI ALLA LEGA DI SALVINI SECONDO QUANTO GLI AVEVANO CONFERMATO DI RUBBA E MANZONI
Il commercialista Michele Scillieri sapeva che parte dei soldi che ‘retrocedeva’ a Di Rubba e Manzoni
finivano alla Lega di Salvini.
La rivelazione è di quelle che potrebbero cambiare la storia dell’indagine sui fondi del Carroccio ed è emersa nel corso dell’interrogatorio del professionista, uno dei commercialisti arrestati nell’inchiesta milanese sul caso Lombardia film commission (Lfc) e che sta scavando anche su presunti fondi neri raccolti per il partito: una parte dei soldi che Scillieri incassava come consulente della Lombardia Film Commission e che poi ‘retrocedeva’ sarebbero stati girati anche alla Lega, stando a una confidenza che aveva ricevuto.
Il dettaglio, come detto, è emerso dall’interrogatorio di sabato scorso di Scillieri, nel cui studio venne registrata la ‘Lega per Salvini premier’ e finito ai domiciliari assieme, tra gli altri, ad Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, i due revisori contabili per il Carroccio in Parlamento, nell’inchiesta del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, coordinata dall’aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Stefano Civardi.
A inquirenti e investigatori, secondo le agenzie di stampa, Scillieri ha spiegato che lui girava a Di Rubba e Manzoni una parte dei soldi (a volte anche metà del compenso) che riceveva come commercialista consulente dal 2018 dalla Lfc.
Veniva pagato ogni trimestre dalla Film Commission con compensi anche da 24mila euro. E poi parte di questo denaro ‘retrocesso’, stando a ciò che gli avrebbe confidato uno dei due, sarebbe andata anche al partito.
Nell’interrogatorio i pm hanno mostrato a Scillieri anche alcune fatture, quattro in totale, con le quali sono state giustificate formalmente le ‘retrocessioni’ di denaro che andava dal professionista ai revisori.
Secondo l’accusa, Di Rubba e Manzoni hanno emesso fatture su consulenze professionali affidate a Scillieri. E poi i soldi, stando a ciò che lui era venuto a sapere, sarebbero stati girati ulteriormente in parte verso il partito e sulla base di quello che gli era stato presentato come un ‘accordo’.
(da agenzie)
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Dicembre 4th, 2020 Riccardo Fucile
RESPINTO IL RICORSO DELLA SORELLA DI FALCONE CONTRO UNA PIZZERIA DI FRANCOFORTE BATTEZZATA CON IL NOME DEI DUE GIUDICI E CHE SULLE PARETI ESPONE LE FOTO DI ESPONENTI DELLA MALAVITA
Per la sua pizzeria a Francoforte sul Meno, in Germania, ha scelto il nome “Falcone e Borsellino”. Sui muri del locale ha appeso la celebre foto che ritrae insieme i giudici e accanto ha messo l’immagine di don Vito Corleone del celebre film Il Padrino.
Una violazione della memoria dei due magistrati antimafia denunciata dalla sorella del giudice Giovanni Falcone, la professoressa Maria Falcone. Ma il ricorso è stato respinto perchè “il giudice ha operato principalmente in Italia e in Germania è noto solo a una cerchia ristretta di addetti ai lavori e non alla gente comune che frequenta la pizzeria”.
Sulle pareti, oltre alle foto dei magistrati e a quelle del Padrino, una serie di buchi a simboleggiare fori di proiettile.
Bene e male insieme tra piatti di pasta, pizze e birra. Nel ricorso la professoressa Maria Falcone ha richiesto al Tribunale tedesco di inibire al proprietario del locale, Constantin Ulbrich, di utilizzare il nome Falcone nell’intestazione della pizzeria.
Ieri il deposito del verdetto: ricorso respinto perchè, scrive il tribunale, sono passati quasi 30 anni dalla morte di Falcone e il tema della lotta alla mafia non è più così sentito tra i cittadini. Inoltre – prosegue la sentenza – il giudice ha operato principalmente in Italia e in Germania è noto solo a una cerchia ristretta di addetti ai lavori e non alla gente comune che frequenta la pizzeria.
A nulla sono valsi i documenti prodotti dalla Fondazione Falcone e dalla sorella del magistrato assassinato a riprova della fama internazionale e in particolare della notorietà in Germania del magistrato palermitano. “E’ una sentenza che ci addolora molto. Proprio nel momento in cui il valore del lavoro e dell’eredità umana e professionale di Giovanni Falcone viene riconosciuto a livello mondiale, un magistrato di un paese che soffre sulla sua carne il pesante ingombro della presenza delle mafie scrive un verdetto simile” dice Maria Falcone.
“Meno di due mesi fa – spiega la professoressa – e cito solo l’ultimo di una lunga serie di episodi in tal senso, al termine della Conferenza delle Parti sulla Convenzione Onu contro la criminalità transnazionale riunita a Vienna, è stata approvata all’unanimità da 190 Paesi una risoluzione che riconosce il contributo dato da Falcone alla lotta al crimine organizzato internazionale. Numerosi, inoltre, sono stati i riconoscimenti che alla figura di mio fratello sono stati tributati da istituzioni ed enti di un Paese come la Germania che, nel tempo, ha mostrato grande sensibilità ai temi della mafia e della legalità “. “Faremo ricorso in appello- conclude Maria Falcone- contro un provvedimento che riteniamo ingiusto anche alla luce del valore che assume in una città con una fortissima presenza di italiani che ben conoscono il significato della lotta alla mafia e il sacrificio di chi per la giustizia ha perso la vita”.
(da agenzie)
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Dicembre 4th, 2020 Riccardo Fucile
CALCI E PUGNI, UN VIGILE ALL’OSPEDALE… ESSENDO PARIOLINI FIGLI DI PAPA’ NESSUN POST DI CONDANNA DEI SOVRANISTI
Riuniti a Viale Parioli per l’aperitivo una ventina di ragazzi della Roma bene sono stati segnalati da
un cittadino che ha chiamato i vigili. Quando sono arrivati gli agenti della polizia municipale del gruppo Parioli hanno iniziato a elevare multe per violazione delle disposizioni anti-covid.
Ma non fila tutto liscio. La comitiva reagisce, partono i calci e i due agenti vengono sopraffatti. Uno finisce all’ospedale mentre l’altro, arrivati i rinforzi identifica gli aggressori, racconta Repubblica Roma:
Quando gli agenti chiedono i documenti a un 20enne, con una vistosa sutura dietro l’orecchio dovuta una rissa avvenuta pochi giorni fa all’esterno di un rinomato Caffè del rione Prati, i caschi bianchi vengono accerchiati da oltre 20 persone.
Tutti ragazzi di Roma Nord. Allergici alle divise, alle imposizioni del Dpcm. Piovono insulti. Poi il 20enne strappa dalle mani dei vigili il foglio del verbale che stanno finendo di compilare i suoi documenti. La scena s’infiamma. E non appena l’agente si gira, qualcuno gli assesta dei calci sul fianco e sulla gamba.
Il poliziotto è ferito, verrà trasportato d’urgenza al pronto soccorso del Pertini. Mentre il suo collega, con i rinforzi, terminano di identificare e multare tutti i presenti. E presto scatteranno le denunce per resistenza, oltraggio e lesioni a pubblico ufficiale.
(da agenzie)
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Dicembre 4th, 2020 Riccardo Fucile
INDAGATI ALCUNI DIRIGENTI DELLA JUVE, EMESSI 4 AVVISI DI GARANZIA
“Gli accertamenti investigativi hanno consentito – sostengono i pm – di comprendere come, nei primi giorni del mese di settembre del 2020, la dirigenza del club torinese si fosse attivata, anche ai massimi livelli istituzionali, per ‘accelerarè il riconoscimento della cittadinanza italiana nei confronti di Suarez, facendo, quindi, ipotizzare nuove ipotesi di reato a carico di soggetti diversi dagli appartenenti all’università , tuttora in corso di approfondimento”.
I militari del nucleo di polizia economico – finanziaria della Guardia di Finanza di Perugia hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione della misura cautelare interdittiva della sospensione, per otto mesi, dall’esercizio del pubblico ufficio per la rettrice Giuliana Grego, il direttore generale Simone Olivieri, la professoressa Stefania Spina (che ha preparato Suarez all’esame) e il componente della commissione “Celi Immigrati” Lorenzo Rocca, per i reati di rivelazione del segreto d’ufficio finalizzata all’indebito profitto patrimoniale e plurime falsità ideologiche in atti pubblici.
Dopo le perquisizioni e sequestri del 22 settembre 2020, le indagini hanno irrobustito il quadro probatorio che già si era delineato in ordine all’organizzazione, da parte degli indagati, nel corso di una sessione istituita ad personam, di un esame “farsa”, che ha consentito il rilascio dell’attestato di conoscenza della lingua italiana del tipo “B1” all’attaccante Luis Alberto Suarez, requisito indispensabile per l’ottenimento della cittadinanza.
“In particolare, è emerso che i contenuti della prova erano stati preventivamente comunicati allo stesso calciatore, giungendo a predeterminare l’esito ed il punteggio d’esame, per corrispondere alle richieste che erano state avanzate dalla Juventus, con la finalità di conseguire un positivo ritorno di immagine, tanto personale quanto per l’Università “.
Condividendo le ipotesi accusatorie, il giudice per le indagini preliminari ha disposto le misure cautelari avendo rilevato “il concreto ed attuale rischio che gli indagati, se non sottoposti ad idonea cautela, ripropongano condotte delittuose analoghe a quelle per le quali si procede, avendo mostrato di considerare l’istituzione di cui fanno parte e che rappresentano alla stregua di una res privata gestibile a proprio piacimento”.
(da agenzie)
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