Gennaio 10th, 2021 Riccardo Fucile
63 MILIONI DI TRANSAZIONI, HANNO SUPERATO LA SOGLIA DEL RIMBORSO 3,2 MILIONI DI ISCRITTI…RIMBORSO MEDIO DI 68.9 EURO… ORA SI PASSA AL SECONDO STEP, QUELLO ORDINARIO
Quasi 6 milioni di italiani si sono iscritti al Cashback di Natale e hanno effettuato oltre 63 milioni di transazioni con carte e bancomat, di cui la metà per acquisti di piccolo importo (sotto i 25 euro).
Sono i numeri definitivi del periodo sperimentale del programma pensato dal governo Conte per dare una spinta alla digitalizzazione dei pagamenti e allo stesso tempo combattere l’evasione fiscale. Palazzo Chigi parla di un “successo oltre le previsioni per l’incentivo alla moneta elettronica” e guarda già al 2° step, iniziato l’1 gennaio.
Durante la prima fase, si legge nel comunicato, sono stati registrati 9,8 milioni di strumenti di pagamento digitale. I cittadini che hanno raggiunto la soglia minima delle 10 transazioni per ottenere il rimborso del 10% sugli acquisti fatti nei negozi fisici sono 3,2 milioni.
Entro l’1 marzo, quindi, tutti i beneficiari riceveranno un rimborso complessivo di oltre 222 milioni di euro. Si tratta in media di 68,9 euro a testa.
“Favorire una digitalizzazione dei pagamenti senza penalizzare nessuno può portare al cambiamento delle abitudini di vita dei consumatori”, aveva dichiarato a settembre il presidente del Consiglio Conte, sin da subito tra i principali sostenitori del piano Italia cashless.
Un programma introdotto per “incentivare l’utilizzo dei pagamenti digitali, rendere il sistema più spedito, trasparente e tracciabile. In prospettiva significa porre le basi per recuperare l’economia sommersa“.
Con i numeri di oggi, Palazzo Chigi ritiene vinta la scommessa: “La partecipazione riscontrata è stata al di sopra delle aspettative dal punto di vista dei numeri e dei dati di sintesi”. Nello specifico, si sono iscritti 5.870.063 cittadini, titolari di 9.834.919 strumenti di pagamento elettronici, di cui oltre 7,6 milioni sull’app Io.
Il sistema ha elaborato 63.218.228 di transazioni complessive, per un importo medio di 46 euro. Supera i 222,6 milioni di euro (222.668.781) il valore dei rimborsi da erogare ai 3.230.906 partecipanti che, sul totale dei cittadini iscritti, hanno effettuato il numero minimo delle 10 transazioni per avere diritto all’Extra Cashback di Natale.
Il 3,1% degli aventi diritto, pari a circa 100mila italiani, ha raggiunto il rimborso massimo di 150 euro, mentre il 14,5% otterrà un bonifico tra i 100 e i 149 euro.
La maggioranza dei cittadini partecipanti al programma (49,6%) si verrà accreditare 50-99 euro e il 32,8% ha accumulato un rimborso inferiore ai 50 euro.
Uno degli aspetti più interessanti riguarda però il tipo di transazioni effettuate: nel 48,5% dei casi si è trattato di piccoli acquisti, non superiori a 25 euro.
Una fascia di importo in cui, soprattutto in Italia, il contante finora ha sempre fatto da padrone. Favorendo in tanti casi la micro-evasione fiscale.
Ora che la fase sperimentale di Natale si è conclusa, il governo guarda già al 2° step: “L’aspettativa è che la partecipazione continui a crescere in modo graduale e significativo nei prossimi mesi e che, con il tempo, l’iniziativa abbia un impatto positivo sul cambiamento delle abitudini di consumo degli italiani verso un sempre maggiore utilizzo della moneta elettronica negli acquisti di tutti i giorni“, si legge nel comunicato.
Dall’inizio dell’anno è infatti entrato a regime il Cashback “ordinario”: l’orizzonte per accumulare il rimborso viene esteso a sei mesi (1 gennaio-30 giugno) e serviranno almeno 50 transazioni per averne diritto, non più 10.
Ma c’è una novità , cioè il Super cashback di 1.500 euro da assegnare ogni sei mesi ai primi 100mila consumatori che effettueranno il maggior numero di pagamenti con strumenti elettronici. Non conta l’importo: il sistema terrà in considerazione solo il numero di transazioni, anche piccolissime.
La propria posizione in classifica potrà essere controllata in tempo reale sull’app Io. Un’ulteriore conferma della crescente adesione al progetto arriva dai dati aggiornati all’8 gennaio. Palazzo Chigi fa sapere che i cittadini iscritti hanno superato il tetto dei 6 milioni (6.244.446) e sono stati registrati 10,6 milioni di strumenti di pagamento. Circa 9 milioni le transazioni effettuate solo nei primi 8 giorni del 2021.
(da agenzie)
argomento: economia | Commenta »
Gennaio 10th, 2021 Riccardo Fucile
“VERGOGNOSA CENSURA DEI PROFILI SOCIAL DI TRUMP”? LA SUA SEDICENTE “DESTRA” ALLORA DIA VIA LIBERA SUI SOCIAL A TUTTI I CRIMINALI… SE E’ PER LA PROPRIETA’ PRIVATA, AMMETTA CHE I PROPRIETARI DEI SOCIAL POSSONO ESPELLERE IN BASE AL REGOLAMENTO CHI CAZZO GLI PARE, SOPRATTUTTO I CRIMINALI… E SE NON SEI D’ACCORDO CANCELLA IL TUO PROFILO PER PROTESTA
Seppure quanto accaduto a Capitol Hill sia un attacco aperto alla democrazia, condannato da
praticamente quasi tutte le parti a prescindere dal colore politico, Giorgia Meloni continua a raccontare la sua versione della storia.
Una versione che, in prima battuta, l’ha vista condannare in maniera paradossale quanto stava succedendo in quelle ore a Capitol Hill: «Seguo con grande attenzione e apprensione quanto sta accadendo negli Stati Uniti, mi auguro che le violenze cessino subito come chiesto dal Presidente Trump».
Poco importa, appare evidente dai toni, che quei disordini fossero frutto di mesi e mesi di palese istigazione dei suoi “fan” da parte del tycoon: la posizione di Giorgia Meloni social Trump sembra voler mettere in risalto solo ciò che conviene.
Conferma apertamente la sua posizione e la sua visione su quanto sta succedendo in America, Giorgia Meloni, bollabile in tutto e per tutto come appartenente alla narrazione sovranista.
Sull’espulsione di Donald Trump dai social — prima da Facebook e poi da Twitter — la leader di Fratelli d’Italia scrive sui suoi account social: «Sono felice che nessun politico italiano noto abbia commentato positivamente la vergognosa censura dei profili social di Trump. Adesso servirebbe un piccolo sforzo in più e condannare chi pensa che una società privata abbia il diritto di calpestare la democrazia e la libertà dei popoli. Coraggio, possiamo farcela».
Quale democrazia, considerato che la maggioranza in Usa ha votato per Biden?
Quale libertà , quella di assaltare un’istituzione e utilizzare tanta violenza fino ad arrivare alla perdita di vite umane, al ferimento di decine di persone e alla distruzione di un bene pubblico?
Giorgia Meloni parla come se si stesse rivolgendo a dei bambini a cui deve insegnare qualcosa o a persone molto sciocche che non vedono l’evidenza.
La scelta di parole e di tono esprime perfettamente la parzialità sua e del suo mondo, quello dei sovranisti, che — in questo caso — guardano al ban di Trump chiamandolo censura e fingendo che non ci sia alcun legame tra la libertà di parola di cui il tycoon ha sempre goduto, raggiungendo milioni e milioni di persone con le sue teorie complottiste, e quanto successo negli Stati Uniti mercoledì 6 gennaio.
Un atteggiamento che, come sempre, fa tanto comodo alla politica ma molto male alla civiltà in cui viviamo e ai cittadini.
(da Giornalettismo)
argomento: criminalità | Commenta »
Gennaio 10th, 2021 Riccardo Fucile
“LA STRETTA NELE ZONE ROSSE NON BASTA”
Lo dice dalla fine della primavera: «Le misure non bastano». Andrea Crisanti, virologo e ordinario di Microbiologia a Padova dopo anni all’Imperial College di Londra, lo ripete anche stavolta.
Serve un lockdown «duro e veloce», tanto più ora che c’è una campagna vaccinale in corso e la minaccia di numerosi varianti del Coronavirus in circolazione.
E non basta nemmeno la revisione dei criteri per la zona rossa, che la fanno scattare quando in una Regione ci sono 250 nuovi casi su 100 mila abitanti: «Prima era un’arlecchinata, ma abbasserei ancora la soglia a 50-80», ha detto a La Stampa.
Intanto nel nostro Paese le morti continuano a essere moltissime — una media di 500 al giorno.
Per Crisanti si tratta di «una strage inutile» che «poteva essere evitata».
«Invece di spendere in banchi a rotelle e bonus vacanze bisognava potenziare il sistema territoriale», ha sottolineato.
Cosa fare ora? In primis, dice, cercare di non far passare messaggi contraddittori: «Se si dà alle persone la possibilità di uscire con gli sconti perchè non dovrebbero farlo? Vedremo che effetto avranno gli allentamenti di Natale».
«La campagna per i vaccini è partita bene»
La necessità di contenere i contagi è legata anche al buon funzionamento della campagna di vaccini, che in Italia «è partita bene». Per ora la variante inglese non mette a rischio l’efficacia del vaccino, ma, spiega il professore, «col passare del tempo potrebbero esserci altre varianti.
Inoltre quella inglese, che si candida a diventare dominante, è difficilmente controllabile e potrebbe aumentare la soglia dell’immunità di gregge all’80% (ora è al 70%, ndr)».
“La mia strategia è sempre la stessa: farei un lockdown duro per abbassare i contagi e poi una vaccinazione di massa”.
Per cui c’è un’unica soluzione:
“Portare la pandemia ad un livello tracciabile con un lockdown vero e potenziare i test come non si è mai fatto. È anche la via più veloce per una vera ripresa economica. Altrimenti si proseguirà nella situazione attuale, in cui nessuno capisce cosa succede, in attesa della vaccinazione che se va tutto bene finirà tra un anno”
(da agenzie)
argomento: emergenza | Commenta »
Gennaio 10th, 2021 Riccardo Fucile
“IL CALO DEI CONTAGI E’ MOLTO PIU’ LENTO RISPETTO ALLA PRIMA ONDATA”
Negli ospedali italiani il Covid non ha mai allentato la presa e nelle prossime settimane la situazione
potrebbe precipitare.
E’ il timore degli operatori in trincea, dai medici d’urgenza agli infermieri, che sono convinti che l’Italia sia solo in ritardo di qualche settimana rispetto agli altri Paesi europei sull’andamento della curva epidemica.
“Se avremo una ripresa dei contagi nella prossima settimana andremo di nuovo alla saturazione del sistema ospedaliero. Il calo dei contagi è molto più lento oggi rispetto alla prima ondata e nell’ultima settimana si è notato una ripresa per quanto riguarda ordinari di malati Covid sia di quelli critici”, commenta all’AGI Carlo Palermo, segretario dell’associazione medici ospedalieri Anaao.
“Siamo ancora sulla soglia dell’occupazione critica. E il pericolo di una ripresa dei contagi oggi è ben superiore rispetto alla ripartenza di settembre perchè si parte da un’occupazione di posti letto già molto alta”, spiega Palermo.
“Grazie alle misure di distanziamento il tasso di influenza è rimasto basso. Se dovesse aumentare avremmo una tempesta perfetta”.
Stazionaria, invece, la situazione nelle terapie intensive. “Al momento osserviamo una relativa stabilità per quanto riguarda i pazienti ricoverati in terapia intensiva”, riferisce Alessandro Vergallo, presidente dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri (Aaroi)
“Le variazioni numeriche ci sono ma senza particolari cambiamento. C’è stato un aumento dei casi dovuto alle maggiori libertà e un calo dovuto alle restrizioni. Ma proprio per questo motivo non bisogna abbassare la guardia”, raccomandato, ricordando che “i numeri delle terapie intensive scontano un ritardo di diverse settimane”. Anche secondo Vergallo il vaccino rappresenta una speranza concreta di veder svuotati i reparti “anche se per osservarne gli effetti bisognerà attendere diversi mesi”.
Quanto al confronto con gli altri Paesi, il presidente degli anestesisti non ha dubbi: “Sono messi peggio di noi. Siamo molto scettici sui dati che vedono l’Italia prima nel mondo per numero di morti. Noi siamo molto rigorosi: classifichiamo come caso Covid anche quelli in cui il coronavirus è una concausa. Non penso che facciano così anche gli altri. Non c’è un modo più giusto dell’altro, sono solo numeri. Ma l’importante è saperlo”.
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Gennaio 10th, 2021 Riccardo Fucile
“PREVISIONE REALISTICA? ENTRO MARZO VACCINATO IL 5% DELLA POPOLAZIONE, ENTRO GIUGNO IL 20%, INUTILE FARSI ILLUSIONI”
Dalla prossima settimana l’Italia tornerà ad essere divisa in tre zone.
Ci saranno restrizioni e chiusure diverse sul territorio nazionale, a seconda dei differenti livelli di rischio legati all’emergenza coronavirus.
Ma questo sistema è riuscito a contenere solo in parte la curva dei contagi, a un prezzo in termini economici e sociali elevatissimo.
Per questa ragione la fondazione Gimbe ha condannato il sistema a tre aree: Fanpage.it ha fatto il punto della situazione con il presidente Nino Cartabellotta. Che, oltre a spiegarci perchè l’impatto di questo meccanismo sia stato così limitato, ha anche commentato il piano vaccini, tra dosi finora disponibili e previsioni per i prossimi mesi.
Perchè il sistema dell’Italia in tre zone non è efficace nel contenimento del virus?
Le analisi della Fondazione GIMBE hanno documentato che, a circa 5 settimane dal picco, il sistema delle Regioni “a colori” ha ridotto di circa un terzo casi attualmente positivi, ricoveri con sintomi e terapie intensive. Dati peraltro sovrastimati: gli attualmente positivi per l’imponente riduzione dei tamponi nel mese di dicembre e ricoveri e terapie intensive per gli oltre 20 mila decessi nelle 5 settimane di osservazione. In altre parole, a fronte di risultati modesti in termini di flessione delle curve i costi economici e sociali sono sproporzionati. Le motivazioni del limitato impatto sono sostanzialmente tre: innanzitutto la sua applicazione troppo tardiva rispetto all’impennata della curva; in secondo luogo, l’affidare un peso eccessivo all’indice Rt che presenta troppi limiti; infine, la mancata stabilizzazione della curva dei contagi e delle ospedalizzazioni perchè due settimane di persistenza nel colore assegnato sono insufficienti.
Che tipo di strategia andrebbe adottata, allora?
Sicuramente bisogna abbandonare la (non) strategia basata sull’affannoso inseguimento del virus con estenuante alternanza di restrizioni e allentamenti che, di fatto, mantiene i servizi sanitari in costante sovraccarico, danneggia l’economia del nostro Paese, produce danni alla salute delle persone e aumenta inesorabilmente il numero dei morti. La Fondazione GIMBE sta elaborando una proposta per la gestione a medio-lungo termine della pandemia, basata sulle migliori evidenze scientifiche e integrata con le certezze/incertezze del piano vaccinale.
Quando capiremo se ci sono stati problemi a Natale?
Tenendo conto che l’impatto delle misure si riflette sulla curva epidemiologica dopo circa 3 settimane quelle introdotte dal Decreto Natale potranno essere visibili dopo metà gennaio. Ovviamente l’entità di flessione delle curve dipenderà soprattutto dai comportamenti privati degli italiani durante le feste. Al momento tutte le curve in risalita risentono del progressivo “scolorimento” delle Regioni che hanno portato ad un Italia tutta gialla (eccetto Abruzzo e Campania) alla vigilia di Natale.
Siamo in ritardo con il piano vaccini? Le criticità riscontrate, specialmente in alcune Regioni, potevano essere evitate?
Parlare di ritardi all’avvio di una campagna vaccinale di tali proporzioni, avviata durante le feste natalizie e con un vaccino approvato 7 giorni prima, è ingeneroso. Peraltro, le vaccinazioni hanno preso un buon ritmo visto che al 9 gennaio (aggiornamento alle 00.37) procedono spedite. Sono stati somministrate quasi il 55% delle 918.450 dosi consegnate), seppur con notevoli differenze regionali che da sempre in sanità condizionano la qualità dell’assistenza: dal 75% della Campania al 30% di Lombardia e Provincia aut. di Bolzano.
A questi ritmi, quando crede che sarà possibile raggiungere l’immunità di gregge?
Il raggiungimento dell’immunità di gregge, che prevede la vaccinazione di almeno il 70% della popolazione, ovvero circa 42 milioni di persone, è condizionata da 5 variabili. Completamento degli studi clinici, approvazione condizionata delle autorità regolatorie, consegna da parte delle aziende, distribuzione e somministrazione del vaccino. Ma ciascuna di queste variabili dipende da attori diversi per cui possibili “asincronie” sono inevitabili soprattutto in nei primi mesi dell’anno. Quello che spetta a Governo e Regioni è azzerare i tempi morti nella distribuzione del vaccino ai punti di somministrazione e smaltire in tempi rapidi tutti i vaccini consegnati. L’ipotesi di vaccinare il 70% della popolazione entro settembre con vaccini a 2 dosi richiede circa 310.000 somministrazioni/die, con i tutti i vaccini già “in cascina” e senza alcun imprevisto sulla tabella di marcia: es. ritardi di consegna delle dosi, adesione della popolazione, effetti avversi imprevedibili, etc). Serve più tempo per tradurre questa straordinaria conquista della scienza in un concreto risultato di salute pubblica.
Si rincorrono tanti numeri, ma quale è la nostra reale disponibilità di vaccini nei primi sei mesi del 2021?
Con l’approvazione del vaccino Moderna l’Italia potrà contare su 22,8 milioni di dosi certe entro giugno. Ovvero, senza il via libera dell’EMA ad altri vaccini (AstraZeneca in primis) o l’inverosimile anticipo di consegne da parte di Pfizer e Moderna, potremo vaccinare circa il 5% della popolazione entro marzo e meno del 20% entro giugno. Con i nuovi accordi dell’UE arriveranno decine di milioni di dosi in più, ma non prima del terzo/quarto trimestre 2021.
Lei ha definito la proposta di dare priorità alla vaccinazione degli insegnanti, per poter così riaprire subito le scuole, “priva di basi scientifiche”. Ci può spiegare perchè?
Innanzitutto perchè gli effetti della vaccinazione non sono immediati: con il vaccino Pfizer si ottengono dopo 4 settimane dalla prima dose e dopo 6 con quello di Moderna. In secondo luogo i due vaccini riducono del 95% circa il rischio relativo di COVID-19 sintomatica, ma non conosciamo l’efficacia nel ridurre l’infezione asintomatica da SARS-COV-2 e, di conseguenza, la possibilità di trasmettere l’infezione da parte delle persone vaccinate che non potranno acquisire alcuna “patente di immunità ”. Infine la scelta sarebbe eticamente discutibile in un momento in cui le dosi sono ancora limitate: le priorità , in quasi tutti i Paesi, sono personale sanitario e persone anziane e/o fragili.
(da Fanpage)
argomento: emergenza | Commenta »
Gennaio 10th, 2021 Riccardo Fucile
TIMORI DI ATTACCHI TERRORISTICI IL GIORNO DELL’INSEDIAMENTO DI BIDEN… MOBILITATI 6.200 AGENTI DELLA GUARDIA NAZIONALE
A pochi giorni dall’assedio al Campidoglio, estremisti e “patrioti” lanciano messaggi incendiari in vista
del 20 gennaio. Ecco il piano per blindare la cerimonia
«Stand back and stand by». Questa volta non è Donald Trump a dirlo ma Enrique Tarrio, uno dei capi della milizia di estrema destra, i Proud Boys, arrestato a Washington D.C nei giorni prima dell’assalto al Campidoglio.
«State indietro e tenetevi pronti» è diventato quasi un slogan per il gruppo di Tarrio, che su Parler, il social media amato dagli estremisti americani, ha ripetuto il mantra alla fine di un messaggio in cui ribadiva la disponibilità del suo gruppo a sostenere chi era stato arrestato.
«Vi troveremo degli avvocati se ne avete bisogno, non siete soli». Tarrio non è l’unico che in questi giorni e in queste ore evoca sui social media una possibile rivincita dei “patrioti” di Trump. Anzi. E queste voci cominciano a sollevare una certa apprensione, soprattutto in vista dell’insediamento di Biden il 20 gennaio.
Se negli ultimi giorni è cresciuto il disappunto tra chi si è sentito tradito dal video in cui il presidente Trump condannava gli atti criminali che avevano accompagnato la manifestazione del 6 gennaio nella capitale degli Stati Uniti, su siti e social come Parler, tra un post sul finto arresto della figlia di Obama e un altro sui presunti brogli elettorali in Georgia, girano anche post conciliatori in cui il video di Trump viene fatto passare per un deep fake, un prodotto dell’intelligenza artificiale.
Anche la decisione di Twitter di sospendere l’account di Trump è stata accolta con giubilo da chi si aspetta il suo arrivo imminente su Parler (dove peraltro sono già presenti i suoi figli Ivanka e Donald Jr).
E se una parte dei sedicenti patrioti non si sente tradita da Trump o delusa dal fallimento dell’insurrezione del 6 gennaio, c’è anche chi parla di un bis in termini non esattamente pacifici.
Su 4Chan, in uno dei forum dedicati al politically incorrect, alcuni utenti parlano per esempio di «finire ciò che è stato iniziato il 6» o addirittura di compiere omicidi. Lo stesso vale per i canali Telegram dei Proud Boys.
Questa volta le forze dell’ordine non possono farsi trovare impreparate. Ci sono ancora dubbi da sciogliere sul perchè i manifestanti siano riusciti a superare con facilità la barriera di sicurezza. Soprattutto visto che, come racconta bene un episodio del podcast The Daily del New York Times, per diverse settimane prima del 6 gennaio su Parler e affini era un susseguirsi di messaggi in cui si offrivano passaggi in macchina per chi voleva portare con sè un’arma a Washington (perchè rischiare di essere fermati in aeroporto?) o in cui si diceva, in maniera più o meno esplicita, che ci sarebbe stato un assalto al Campidoglio. Perchè nessuno ha preso sul serio quei messaggi?
Nonostante la debacle del 6 gennaio, la cerimonia di giuramento si terrà comunque al Campidoglio, come hanno confermato i senatori Roy Blunt e Amy Klobuchar, che presiedono il comitato inaugurale.
Oltre al Presidente eletto e la vicepresidente Kamala Harris, saranno presenti anche il vicepresidente in carica Mike Pence, alcuni ex presidenti degli Stati Uniti, tra cui George Bush e Barack Obama, i nove membri della Corte suprema e la maggior parte dei membri del Congresso (anche se non è ancora chiaro quanti repubblicani parteciperanno). L’attenzione naturalmente è altissima e le misure di sicurezza saranno ancora più stringenti del solito.
Poche ore dopo il caos di mercoledì, una recinzione alta oltre due metri è stata eretta attorno al Campidoglio. Ci rimarrà per almeno 30 giorni. A Washington D.C è stato dichiarato lo stato di emergenza che durerà fino al giorno successivo all’inaugurazione. Come ha confermato Muriel Bowser, la sindaca di D.C. che a differenza del capo della polizia di Capitol Hill non si è dimessa in seguito agli scontri, più di 6.200 membri della Guardia Nazionale saranno in città entro questo fine settimana.
Visto che si tratta di un evento di sicurezza nazionale — che le agenzie federali stanno pianificando da più di anno — saranno coinvolti anche i servizi segreti degli Stati Uniti, la FEMA (Federal Emergency Management Agency), il dipartimento della difesa e le agenzie di intelligence.
Insomma, il Campidoglio sarà blindatissimo. In tempi normali oltre un milione di cittadini partecipano all’insediamento (circa 2 milioni nel caso di Obama), ma quest’anno saranno di meno, anche a causa del Covid che negli Stati Uniti continua a far registrare centinaia di migliaia di casi al giorno.
A un massimo di 3 mila persone sarà permesso entrare nella cerchia ristretta vicino al presidente dove solitamente ci sono 200 mila spettatori.
Rimane il rischio che i rivoltosi possano agire in anticipo, inscenando una nuova protesta per guastare la festa a Biden. Già prima del 6 gennaio, sui social si faceva strada l’ipotesi di una nuova manifestazione a Washington il weekend del 16-17. Su alcuni forum si parla addirittura di una «marcia armata».
Le voci di un nuovo assalto sono state confermate anche da Twitter, che nel post in cui dava la notizia della sospensione permanente dell’account di Trump ha aggiunto che i «piani per future proteste armate hanno già iniziato a proliferare dentro e fuori dalla piattaforma, compreso un attacco contro il Campidoglio degli Stati Uniti» in vista del «Million militia march» (la marcia di un milione di milizie) programmata per il giorno dell’insediamento.
Alcuni gruppi, come l’Eighty Percent Coalition, una coalizione pro-Trump presente alla manifestazione del 6 gennaio, hanno fatto un passo indietro, ritirando la richiesta di organizzare una manifestazione il 16 gennaio. Ma, come ha dichiarato alla Cnn Jonathan Greenblatt, Ceo dell’Anti-Defamation League, tra i gruppi di ricerca che avevano suonato l’allarme nelle settimane scorse, molti estremisti e suprematisti bianchi si sentono galvanizzati, nonostante l’insurrezione sia finita in un nulla di fatto. «Ci aspettiamo — dichiara Greenblatt — che la violenza possa degenerare ulteriormente prima che si veda un miglioramento».
(da agenzie)
argomento: denuncia | Commenta »
Gennaio 10th, 2021 Riccardo Fucile
NELLE ULTIME ORE SI MOLTIPICANO I MESSAGGI CHE INCITANO ALLA VIOLENZA IL GIORNO DELL’INSEDIAMENTO DI BIDEN
Amazon, Google e Apple hanno bandito l’app Parler dai propri store. La Mela ha motivato il blocco del social network, noto per la carenza di filtri e particolarmente amato negli Usa dai fan più estremisti di Donald Trump, con il fatto che Parler non ha preso le misure necessarie ad arginare i discorsi di odio e violenza, specie in occasione e in seguito dell’assalto a Capitol Hill, il 6 gennaio scorso.
«Abbiamo sempre sostenuto che i diversi punti di vista dovessero essere rappresentati, ma non c’è spazio sulla nostra piattaforma per la violenza e per l’illegalità », afferma Apple. «Parler non ha preso le misure adeguate per affrontare il proliferare di queste minacce sulla sicurezza della gente».
I messaggi che incitano alla violenza
«Si è trattato di un attacco coordinato da parte dei giganti della tecnologia per uccidere la concorrenza sul mercato», ha commentato il ceo di Parler, John Matze. Parler s’è contraddistinto nella sua ascesa per le regole di moderazione particolarmente lassiste, balzando al centro delle cronache negli ultimi giorni per l’uso che ne è stato fatto da parte dei manifestanti filo Trump in vista della rivolta del Campidoglio.
Nelle ultime ore, come riportato anche da Open, su Parler sono apparsi messaggi che incitano a un nuovo assalto al Campidoglio a pochi giorni dall’insediamento del prossimo presidente statunitense Joe Biden, il 20 gennaio.
Nell’annunciare il blocco di Parler, Google ha spiegato: «Siamo a conoscenza del fatto che sull’app si continuano a pubblicare contenuti che incitano alla violenza negli Stati Uniti. Riconosciamo che ci può essere un ragionevole dibattito sulle politiche dei contenuti e che può essere difficile per le app rimuovere immediatamente tutti i contenuti violenti, ma per distribuire un’app attraverso Google Play abbiamo bisogno che questa implementi una stringente moderazione per contenuti così importanti».
(da Open)
argomento: denuncia | Commenta »
Gennaio 10th, 2021 Riccardo Fucile
“QUALCUNO AVEVA INTENZIONE DI UCCIDERE O PRENDERE IN OSTAGGIO DEPUTATI E SENATORI”
Dopo l’offensiva a Capitol Hill, sono molte le strade da seguire per giungere agli organizzatori di un
putsch mancato.
Tra le ipotesi che stanno seguendo gli agenti dell’Fbi che stanno indagando sull’assalto al Congresso, c’è anche quella che tra le migliaia di sostenitori di Donald Trump che hanno invaso Capitol Hill vi potesse essere qualcuno con l’intenzione di uccidere o prendere in ostaggio deputati, senatori o loro assistenti.
L’attenzione, rivelano fonti dei federali al Washington Post, si concentrano sulle persone arrestate perchè in possesso di armi, o di altri oggetti che potevano essere usati per azioni di violenza su individui.
Si sta dando la caccia a chi ha lasciato una pipe bomb fuori del quartier generale dei comitati democratico e repubblicano, mentre è stato arrestato l’uomo alla guida del camion dove sono state trovate 11 molotov.
Insospettiscono poi le foto che mostrano come alcuni rivoltosi avessero in mano manette di plastica, tipo quelle usate dalla polizia.
“Non stiamo pensando ad un grande complotto, ma siamo curiosi di sapere cosa volessero fare con queste manette”, afferma uno degli investigatori, sottolineando che al momento non sono emersi foto o video che mostrerebbero che questi rivoltosi volessero prendere degli ostaggi.
Una delle possibilità che stanno valutando gli agenti dell’Fbi è che le persone con in mano le manette usate dalla polizia fossero effettivamente degli agenti, o degli ex agenti delle forze dell’ordine. In effetti nelle ultime ore è stato confermato che mercoledì a Washington per la giornata pro Trump sono arrivati agenti e poliziotti da altri stati.
Come Chris West, sceriffo di una contea dell’Oklahoma, che ieri in una conferenza stampa ha ammesso di aver partecipato al comizio, ma ha negato di aver messo piede nel Congresso smentendo che sia sua la foto circolata sui social media.
In Texas, lo sceriffo della Bexar County ha annunciato che una delle sue vice Roxanne Mathai è sotto inchiesta interna dopo aver postato foto in cui appare all’interno del Congresso. Nei confronti dell’agente non sono state mosse incriminazioni.
L’Fbi insiste nell’urgenza di determinare se vi sia stato un piano preordinato e coordinato per l’assalto al Congresso per poterne individuare i responsabili in vista del nuovo appello alla mobilitazione che sugli account social dell’estrema destra Usa stanno circolando per il 17 gennaio.
“Solo perchè avete lasciato Washington, non è detto che non potete ricevere qualcuno alla vostra porta se scopriamo che avete partecipato ad un’azione criminale”, è il monito che Steve D’Antuono, il capo dell’Fbi di Washington, ha lanciato ai rivoltosi.
Ed in effetti tra ieri ed oggi sono stati effettuati arresti in Arkansas ed in Florida. Ed è stato incriminato il deputato statale della West Virginia, Derrick Evans, che ha partecipato all’assalto documentando tutto con una diretta video.
(da agenzie)
argomento: criminalità | Commenta »
Gennaio 10th, 2021 Riccardo Fucile
AVEVA MINACCIATO ANCHE IL SINDACO DI NEW YORK DE BLASIO PERCHE’ REVOCASSE LO LOCKDOWN
C’era anche il figlio di un giudice della Corte Suprema di Brooklyn, tra i tanti ebrei ortodossi che hanno invaso e devastato il Campidoglio di Washington, mercoledì 6 Gennaio.
Evidentemente insensibile alle decine e decine di simboli antisemiti che i rivoltosi attorno a lui sfoggiavano con orgoglio, Aaron Mostofsky è stato tra i primi a violare il Palazzo del Congresso dove i legislatori stavano ratificando la vittoria di Joe Biden. E anche uno dei primi a venire identificato sui social media e inserito dalla Polizia nella lista di “persone investigate” in merito ai fatti di Washington.
E dire che non ci voleva neanche entrare al Campidoglio, pare.
«Aaron è stato spinto all’interno», dice infatti suo fratello Nachman Mostofsky, leader politico locale dei Repubblicani, che era con lui a Washington finchè non lo ha “perso tra la folla”.
Nachman, diventato famoso per aver minacciato il sindaco di New York, Bill De Blasio, di far intervenire i suoi amici “persone molto in alto, pezzi grossi vicini al Presidente Trump” per costringerlo a riaprire in fretta la città in lockdown a causa della prima ondata di Covid-19, dice anche di aver lasciato la manifestazione prima che la rivolta cominciasse.
«Mio fratello non ha fatto niente di illegale. Chi dice il contrario è un pieno di merda, un disonesto», dice Nachman a Gothamist. «Aaron è venuto qui come un semplice cittadino d’America, un patriota. Nessun conservatore può essere d’accordo con quanto è successo a Washington. La capitale è stata assaltata e questo non è patriottico. E comunque», continua, «Per mesi abbiamo sentito in tv che “questo è quello che accade quando la gente non viene ascoltata”. Stavolta è il popolo di Trump a non essere stato ascoltato».
Fortuna ha voluto che il “cittadino semplice”, coinvolto “per caso” nell’effrazione e dissacrazione di uno dei palazzi più importanti d’America, fosse vestito per l’occasione. Aaron Mostofsky sfoggiava infatti lo stesso look “paleo” di Jake Angeli (l’ormai famoso “Sciamano di QAnon”, che ha guidato l’assalto a Capitol Hill), fatto di pelli di animali selvatici.
A completare l’outfit però, Aaron aveva anche due accessori esclusivi: uno scudo antisommossa della Polizia di Washington e un giubbino antiproiettile.
«Questi? Li ho trovati per caso sul pavimento all’ingresso», dice nell’intervista video rilasciata all’interno del Campidoglio. «Erano lì a portata di chiunque. Io li ho presi, ma prima di mettermeli ho chiesto il permesso ai poliziotti che ancora stavano all’ingresso, in caso fossero di qualcuno”, continua. «Ma non c’è nome nè niente, quindi mi hanno detto prendili e io li ho presi. E questo coso è davvero pesante», si scusa aggiustandosi il giubbino piombato.
Aaron non ha agito di certo nel nome del padre Steven Shlomo Mostofsky (che lo scorso gennaio ha chiesto -e ottenuto- il supporto del partito Democratico per farsi eleggere alla Corte Suprema), ma, come racconterà lui stesso, di Donald Trump.
«Sono qui per esprimere, in nome della libertà di espressione, il mio convincimento che questa elezione è stata rubata. Siamo stati traditi, presi in giro. Io non credo che solo 75 milioni di persone hanno votato per Trump. Credo che siano almeno 85 milioni», dice al giornalista.
Come la stragrande maggioranza di coloro che hanno preso parte alle violenze di Washington, Mostofsky ha potuto lasciare la città e tornare a Brooklyn, dove è stato visto girare liberamente fino a venerdì scorso. Suo padre, il giudice Shlomo Mostofsky, ha dichiarato tramite un portavoce di “non essere a conoscenza di alcuno di questi sfortunati eventi”.
Forse è meglio che s’informi, dato che il procuratore generale ad interim Jeffery Rosen ha già cominciato gli arresti e ha dichiarato che: «Il Dipartimento di Giustizia si impegna a garantire che i responsabili di questo attacco al nostro Governo e allo Stato di diritto affrontino tutte le conseguenze delle loro azioni secondo la legge».
E la legge, inasprita proprio da Donald Trump quest’estate, ora prevede una pena fino a 10 anni in un carcere Federale.
Chi la fa l’aspetti, Karma is a bitch!
(da agenzie)
argomento: criminalità | Commenta »