Gennaio 28th, 2021 Riccardo Fucile
I FONDI SOVRANI DELL’ARABIA SAUDITA GLI PAGANO ANCHE IL VIAGGIO CON UN VOLO ESCLUSIVO… NEL BOARD DELLA FONDAZIONE DI CUI FA PARTE ESPONENTI DELLA FINANZA INTERNAZIONALE
L’aereo è atterrato intorno alle 3 di notte a Fiumicino. A bordo un solo passeggero: Matteo Renzi. Grazie a quel volo ‘executive’ operato da una compagnia privata Matteo Renzi ha potuto presentarsi rapidamente a Roma per andare oggi all’incontro con Mattarella.
Per evitare polemiche sulla mancata quarantena e sui rischi per il capo dello Stato che lo riceverà , Renzi si sottoporrà stamattina al tampone. Polemiche più forti potrebbero essere sollevate dal soggetto che ha pagato il volo: il FII, Future Investment Initiative Institute, una Fondazione saudita creata all’inizio del 2020 per decreto dal Re dell’Arabia Saudita, Salman bin Abd al-Aziz Al Saud.
La questione ‘volo gratis’ va inserita nei rapporti che Matteo Renzi definisce senza imbarazzo di ‘amicizia personale’ con il vero leader saudita, il 35enne principe ereditario Mohammad bin Salman, per tutti “The Crown Prince” o MBS. Teoricamente il vicepremier. Di fatto è il figlio del re premier a comandare. Ed è MBS che ha ideato le conferenze del FII Future Investments Initiative.
Matteo Renzi era in Arabia, come svelato dal Domani, per partecipare alla quarta conferenza annuale FII, la cosiddetta Davos nel deserto, dal nome della città svizzera teatro del forum mondiali dell’economia.
Tutto parte nel 2018 con un debutto funestato dalle defezioni per l’omicidio efferato di Jamal Khashoggi, il 2 ottobre 2018. Il corpo dell’opinionista saudita che scriveva anche sul Washington Post non fu mai trovato. Khashoggi fu attratto in una trappola, sequestrato ucciso e — secondo le cronache dell’epoca — sezionato, cioè tagliato a pezzi, nell’ambasciata saudita di Instanbul.
La fidanzata Hatice Cengiz nel dicembre 2019 venne a Roma per chiedere all’Italia di prendere una posizione più netta. Quando, nel maggio 2020 i figli di Jamal Khashoggi hanno perdonato gli assassini, Hatice Cengiz ha twittato: “Jamal è stato ucciso all’interno del consolato del suo Paese mentre prendeva dei documenti per il nostro matrimonio. Gli assassini sono venuti dall’Arabia Saudita con l’obiettivo premeditato di adescarlo, tendergli una trappola e ucciderlo. Noi non perdoneremo gli assassini nè quelli che hanno ordinato l’omicidio”.
Poi ha presentato una denuncia alle autorità Usa contro il principe MBS e altri funzionari a lui vicini per chiedere i danni. Il processo saudita chiuso con cinque condanne a morte poi commutate in pene detentive di 20 anni per molti è stato una farsa.
Non per Renzi. L’ex premier deve aver creduto alla versione di MBS che si proclama all’oscuro di tutto. Dopo l’omicidio Khashoggi ha partecipato agli eventi del FII e nel 2020 è entrato nel board della neonata fondazione infischiandosene delle polemiche. Oneri e onori: quando Renzi ha fatto presente la sua esigenza di rientrare velocemente in Italia non ha dovuto cercare un volo anticipato.
In qualità di membro del board ha usufruito di un ‘benefit’ incluso nel suo status. Stando a quel che Renzi stesso ha raccontato a chi gli chiedeva stupito del rientro con volo ‘privato’, non c’è stato un pagamento per il singolo volo. Esisterebbe una sorta di ‘diritto’ del membro del board FII a volare da e verso casa attingendo a questo ‘monte ore’.
Non tutti gli speaker hanno questo privilegio. Solo i membri del board. Le conferenze si svolgono da quattro anni. Però solo un anno fa il regime saudita ha creato la Fondazione.
L’amministratore delegato è il pubblicitario francese Richard Attias, marito di Cecilia, ex moglie dell’ex presidente francese Sarkozy.
Attias con Renzi ha scritto anche un saggio pubblicato sulla rivista della Fondazione. Il presidente del board è Yasir Al-Rumayyan, governatore del fondo sovrano saudita PIF Public Investment Fund, un ‘giocattolino’ con un valore netto di 360 miliardi di dollari. Poi ci sono la principessa Reema Bint Bandar Al Saud, Mohamed Alabbar, il Professore Tony Chan, l’imprenditore americano e futurologo Peter H. Diamandis, il professor Adah Almutairi.
Al primo evento, nell’aprile del 2020, in piena pandemia, Renzi ha lanciato l’idea del nuovo rinascimento contro la nuova pandemia.
In occidente si è ‘rivenduto’ il Nuovo Rinascimento già con la Merkel nel 2014 con la Pixar nel 2015, con Macron nel 2019 ma Attias e il board hanno battezzato così il quarto convegno FII, il primo della Fondazione. Renzi per fornire le sue visioni e il suo nome al board del think tank saudita è pagato 80 mila dollari all’anno che includono i gettoni di presenza. Sui compensi paga le tasse in Italia e a chi gli parla di conflitto di interesse (FII si occupa per esempio di intelligenza artificiale e altri settori nei quali possono esserci interessi italiani contrastanti con quelli sauditi) Renzi risponde: “Evito di occuparmi di temi simili e resto sulle grandi questioni”.
Inoltre l’ex premier è convinto che il rapporto personale con MBS e quello formale con FII siano medaglie da vantare e non relazioni imbarazzanti per un politico. Agli eventi partecipano grandi nomi come l’ex premier australiano Kevin Rudd, il manager di Blackrock Larry Fink e l’ex Ad Ferrari Jean Todt. Però va detto che quasi sempre i manager sono in carica mentre i politici sono usciti davvero dalla scena.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 28th, 2021 Riccardo Fucile
“SONO INVIDIOSO DEL VOSTRO COSTO DEL LAVORO, QUI LE CONDIZIONI DI UN NEO-RINASCIMENTO”… COME NO, CON LO SFRUTTAMENTO DEL LAVORO DEGLI STRANIERI PAGATI 250 DOLLARI AL MESE, CON LE DONNE CHE VENGONO PAGATE IL 56% IN MENO DEGLI UOMINI… E’ IL MODELLO CHE PIACE A RENZI E AI POTENTATI ECONOMICI CHE RAPPRESENTA
In Arabia Saudita ci sono tutte le condizioni perchè sia la culla di un “neo-rinascimento“. Chi lo dice? Il controverso principe Mohammed bin Salman, sospettato dell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi? Quasi.
L’ottimistica e discutibile definizione, infatti, è stata formulata durante una conversazione con l’erede al trono saudita da Matteo Renzi, che si dice pure “invidioso” del costo del lavoro a Riad.
Proprio mentre il leader d’Italia viva entrava al Quirinale per le consultazioni col presidente della Repubblica — necessarie dopo la crisi politica aperta dallo stesso senatore di Rignano — in Arabia è stata trasmesso l’intervento registrato dell’ex segretario del Pd al Future Investment Initiative (Fii).
È per partecipare a questo appuntamento che Renzi era volato in Arabia Saudita proprio durante il caos politico, rientrando in fretta e furia dopo le dimissione di Giuseppe Conte. A pagare il volo di ritorno è stato lo stesso Future Investment Initiative Institute, una Fondazione saudita creata all’inizio del 2020 per decreto dal Re Salman bin Abd al-Aziz Al Saud, e nel quale Renzi siede nell’advisory board.
Una nomina che secondo il quotidiano Domani gli garantirebbe “fino a 80mila dollari l’anno”.
Sarà per questo che dialogando col principe bin Salman Renzi usa toni esageratamente entusiastici. Rievocando come il Rinascimento sia nato a Firenze proprio dopo “la peste, una pandemia” (paragone poi usato anche dopo le consultazioni con Sergio Matttarella) l’ex primo cittadino di Firenze ha sostenuto che quando nel mondo si parla dell’Arabia Saudit se ne riconosce l’importante ruolo di “playmaker nella regione, ma molte persone ignorano i grandi sforzi nello sviluppo delle città , a partire da Riad” .
L’entusiasmo del leader del piccolo partito di Italia viva per il Paese arabo è senza confini: commentando le cifre degli investimenti in programma in Arabia Saudita, superiori al trilione di dollari, Renzi ha parlato di “numeri incredibili paragonati al debito pubblico italiano”.
Poi ha rivolto al principe ereditario attestati di stima: “Penso che con la tua leadership e quella di re Salman il regno possa svolgere un ruolo cruciale e per me come ex sindaco è molto bello comprendere il ruolo delle città in questo progetto”.
Ma non solo. Siccome il principe saudita ha citato il presunto basso costo del lavoro a Riad, Renzi ridendo ha risposto che “come italiano sono molto invidioso” e ha indicato “le grandi possibilità per i giovani sauditi nel campo dell’istruzione” nei prossimi 10 anni.
Ora non è esatto che il costo del lavoro in Arabia Saudita sia poi così basso. Secondo i dati del locale minsitero del Lavoro del 2014 lo stipendio medio mensile di un saudita 1.300 dollari.
Diverse le cifre quando si parla di lavoratori stranieri, presenti soprattutto nel settore privato, dove sono il 76%: un dipendente non arabo guadagna circa 250 dollari, un quinto di uno autoctono.
Particolarmente discussa, sempre per i lavoratori stranieri il sistema della “kafala“: i lavoratori stranieri, infatti, non possono cambiare azienda senza il permesso dello stesso datore di lavoro. Ancora sul costo del lavoro magnificato da Renzi: a Riad le donne guadagnano 56% in meno dei maschi.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 28th, 2021 Riccardo Fucile
“SENZA CONTE SI VA AL VOTO, RENZI NON HA ANCORA CAPITO”
A consultazioni ormai entrate nel vivo, il deputato Gianfranco Rotondi, presidente della Fondazione Dc e vicecapogruppo di Forza Italia alla Camera, annuncia l’imminente presentazione del suo progetto di legge elettorale proporzionale: “Votando la mia legge, con un minimo di correzione dei collegi, si può andare a votare un’ora dopo”.
Intervistato da Fanpage.it fa la sua previsione sugli esiti della crisi di governo: “Se si allontana il Conte ter si avvicina il voto, mi sembra abbastanza meccanico”.
Onorevole, ha annunciato che presenterà in questi giorni il suo progetto di legge elettorale proporzionale, qual è l’obiettivo?
La legge elettorale non può essere fatta all’ultimo minuto della legislatura. La maggioranza ha fatto un’apertura sul proporzionale, anzi ha detto che è la sua opzione. Nell’opposizione rimane l’abitudine al maggioritario, ma io vengo dalla Democrazia Cristiana, esprimo una cultura popolare, quindi per noi il proporzionale è l’abito naturale. Quindi davanti alle aperture di Conte io ho detto subito di sì. Però vedo nella maggioranza molta ambiguità , ad esempio Zingaretti parla di legge proporzionale, ma i prodiani, nostalgici dell’Ulivo, cantano ancora la canzone del maggioritario. Allora ho messo sul tavolo la proposta di legge, che illustrerò la settimana prossima, a crisi conclusa, o a Camere sciolte…Non so se sarà una proposta agibile o sarà solo per la storia (ride).
In che consiste la proposta?
È semplicissima. Se la maggioranza ha veramente voglia di proporzionale allora ci vuole un’ora di lavoro del Parlamento. La proposta si compone quasi di un solo articolo: propongo di abolire i collegi uninominali (con l’attuale sistema, un terzo di deputati e senatori è eletto in collegi uninominali ndr). Automaticamente rimarrebbe in vita solo la quota proporzionale che corrisponde al numero dei deputati che risultano dal taglio votato dai cittadini (da 945 a 600 ndr). Votando la mia legge, con un minimo di correzione dei collegi, si può andare a votare un’ora dopo. Siamo ancora in tempo, se per caso si volesse votare a giugno. Non c’è tempo per un lavoro complesso di ridefinizione dei collegi. Senza i collegi uninominali rimane in vigore la legge che c’è, con lo sbarramento al 3%, che accontenta un po’ tutti. Un ritorno al proporzionale significa abolire le coalizioni e restituire ai partiti la capacità di fare alleanze dopo il voto.
Viene fatta sempre questa obiezione, si dice che con un sistema proporzionale non si conosce la sera stessa il risultato delle elezioni.
È falso dire che non si sa chi ha vinto la sera delle elezioni. In tutti i Paesi in cui vige il sistema proporzionale l’incarico di governo va al primo partito, quello che ha preso più voti. Chi ha vinto nel 2018? Avremmo detto i 5 Stelle e infatti è andata così, l’incarico di governo lo ha avuto un uomo del partito che ha vinto le elezioni.
Ha fatto male Conte a promettere una legge proporzionale nel suo discorso alle Camere?
Ha fatto benissimo, doveva farlo prima. Avrebbe dovuto forzare il Parlamento ad adeguare la legge elettorale al taglio dei parlamentari, che dà una forte spinta maggioritaria. Ci sono Regioni in cui per eleggere un senatore devi ora prendere il 20%. Non si può a questa spinta maggioritaria aggiungerne un’altra. Il taglio dei parlamentari obbliga costituzionalmente a un sistema proporzionale. Il presidente del Consiglio poi ha tutto il diritto di dire come la pensa sul sistema elettorale, in quell’occasione ha semplicemente sollecitato il Parlamento a fare il suo mestiere.
Lei si definisce un “berlusconiano di rito contiano”. Cosa le piace di Conte?
Lo dico subito, mi convince più il Conte politico che il Conte uomo di governo. Come ha detto Tabacci, il governo dice messa con i frati che ha. Ma non è all’altezza della sfida, infatti non ho mai avuto la tentazione di sostenerlo. Resto un deputato di opposizione, non ho votato la fiducia nè al Conte 1, nè al Conte bis, nè all’eventuale Conte ter. Conte però lo considero un democristiano di sinistra, capitato al governo con Cinque Stelle, e subito trasformatosi in cigno, perchè ha dimostrato subito di aver letto buoni libri e di aver frequentato buono compagnie. Il M5s ci hanno consegnato un avvocato del popolo e lui si è trasformato subito in un punto di riferimento della cultura cattolica-democratica.
Come figura di raccordo intende?
Le faccio una previsione: Renzi può licenziare il Conte di governo, ma l’uomo politico non lo ferma più.
Ha detto che la formula per superare le crisi è “portare Conte da Forza Italia” e non il contrario. Cosa significa?
Io ho scritto più a Renzi che a Conte in quest’anno di governo. Con Conte ho rapporti minimi, ci siamo sentiti solo per gli auguri di Pasqua e Natale e per il suo compleanno. A Renzi ho scritto molto invece perchè lo consideravo nodale per la rinascita di un’area centrale nel nostro Paese. Gli avevo suggerito di mettersi d’accordo con Conte, di farlo suo. Gli avevo scritto ‘parlatevi, create insieme un’area che sia tra i sovranisti e la sinistra e cercate Berlusconi, fare venir fuori il liberale che è in lui, dategli lo spunto per smarcarsi da Salvini e Meloni’. Questa era la missione della legislatura, non le beghe, i litigi, la crisi di governo. Sono molto deluso da tutto questo.
Renzi cosa le ha risposto?
Io l’ho l’impressione che si sia fatto consigliare più da Casini…Lui considera Casini lo zio buono, e mi vede come il cugino matto…
Ma la chiusura annunciata dal numero due di Forza Italia Tajani alla maggioranza Ursula è credibile?
Tajani è il vice di Berlusconi e correttamente segue la linea, il presidente ha detto ‘facciamo un governo di unità nazionale e Tajani si adegua. Ma io penso che con Ursula o con la solidarietà nazionale l’Italia sarebbe più forte, con Tajani ministro degli Esteri. Immaginiamo se a trattare con l’Europa ci fosse Di Maio, che io pure stimo, o Tajani, che è stato presidente del Parlamento europeo, commissario europeo. La sua presenza al governo sarebbe un grosso aiuto. In una situazione così disperata Forza Italia deve fare la sua parte, e secondo me la fa meglio al governo, che non andando in giro con i sovranisti per piazze.
Cosa succede ora? Conte ter di nuovo con renziani o Conte ter senza renziani?
Possibili entrambi gli scenari.
Nuovo premier, per esempio Gentiloni, come suggerito da Renzi, con Draghi al Mes, ma stessa maggioranza?
Questo lo escludo, se sostituiscono un pezzo cade tutto il castello di carta. Senza Conte si va al voto.
Quindi l’alternativa al Conte ter è un governo elettorale?
O Conte riesce a fare un governo di legislatura oppure giocherà lui stesso la carta del voto rimanendo in carica per gli affari correnti. A quel punto si andrebbe alle urne nella data più vicina, anche ad aprile.
Quindi in questa fase delle trattative Conte è ancora in campo secondo lei?
Se si allontana il Conte ter si avvicina il voto, mi sembra abbastanza meccanico. Anche perchè quello del centrodestra è un bluff. Salvini sta facendo credere di dare pista a un nuovo governo per convincere i parlamentari a impiccarsi. A quel punto spiegherà che non c’è altra via se non il voto. La sua apertura di ieri è un tatticismo, abbiamo capito dove vuole andare a parare.
(da Fanpage)
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Gennaio 28th, 2021 Riccardo Fucile
ORA CHE FINALMENTE DEVE RISPONDERE DEI REATI COMMESSI CERCA DI SCARICARE LE COLPE SUGLI ALTRI
Se la memoria non inganna 60 milioni di italiani, tutti ricordano le frasi sprezzanti dell’ex ministro Salvini sui migranti e sulle Ong
Rivendicazioni politiche delle sue scelte e del suo ruolo di ‘uomo forte’ nell’impedire l’inesistente invasione e nel dipingere i richiedenti asilo come potenziali criminali, spacciatori e terroristi e le organizzazioni umanitarie come emanazione dei centro sociali che favorivano l’immigrazione clandestina.
Tutti ricordano la sua propaganda.
Tutti ricordano quando parlava di ‘pacchia’ di ‘crociera’ di finti profughi che scappavano da guerre inesistenti, anche quando provenivano da zone dove la guerra c’era effettivamente.
Ce lo ricordiamo che proprio nei giorni della sofferenza della Gregoretti Salvini aveva platealmente disertato il vertice di Parigi nel quale si doveva studiare un meccanismo automatico di redistribuzione dei migranti.
E ora lo sborone, l’uomo dei pieni poteri, l’uomo che ha tentato di convincere gli italiani che ha salvato l’Italia e ha difeso i confini da mollaccioni e immigrazionisti che fa?
Al processo si nasconde dietro a Conte e si nasconde perfino dietro a Toninelli.
Quando si dice il coraggio dell’uomo…
(da Globalist)
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Gennaio 28th, 2021 Riccardo Fucile
TUTTE LE INESATTEZZE DEL COMUNICATO FATTO PER I PIRLA PADAGNI
Pubblicità a pagamento sui media locali, nelle province più care per ragioni elettorali, a difesa del presidente Attilio Fontana.
La Lega ha comprato spazi sui quotidiani lombardi per raccontare nuovamente la ricostruzione fallace fornita dal presidente della Lombardia sugli errori nei dati che hanno portato la regione in zona rossa per ‘sbaglio’.
Le inserzioni sono comparse giovedì mattina su La Prealpina, quotidiano varesino, e La Provincia di Como. Titolo: “Lombardia e zona rossa, ecco i fatti”. Sottotitolo: “Le bugie del governo e l’errore nell’algoritmo”. Catenaccio: “Nessun errore e nessuna rettifica dei dati Covid inviati da Regione Lombardia al Ministero della Salute. Sarebbe bastato più ascolto da parte del governo per evitare ai lombardi una settimana di Zona rossa”.
A seguire una cronologia leghista di quanto è avvenuto nei giorni che hanno spinto 10 milioni di persone a una serrata che non aveva le basi scientifiche. Il racconto del Carroccio, fatto alla pancia del suo elettorato pagando i quotidiani per ottenere spazio nelle pagine locali, è pubblicità pura, appunto, con numerose inesattezze. Ad iniziare dalla data in cui tutto inizia, secondo la Lega.
La prima data sballata
Secondo la pubblicità della Lega tutto inizia il 15 gennaio quando l’Istituto superiore di Sanità “stabilisce che con un Rt di 1,4 la Lombardia è Zona rossa” e la “Lombardia contesta i calcoli ai tecnici dell’Iss”.
Ci sono almeno 3 inesattezze, sostanziali. Tutta la questione inizia in realtà il 7 gennaio, ben sei giorni prima, quando — come dimostra la mail inviata da Roma ai funzionari del Pirellone — l’Iss fa notare alla Regione (per la 54esima volta) di avere un “problema” nei dati invitandola a risolverlo.
Inoltre, l’indice Rt di 1,4 è stato stabilito il 13 gennaio, due giorni prima del 15: la Lombardia ha ricevuto la stima, come avviene ogni settimana, e non ha contestato il dato. Aveva la facoltà di farlo, è così da 36 settimane. Perchè non è avvenuto?
I giorni che seguono
La ricostruzione prosegue ricordando la richiesta di sospensione avanzata dalla neo assessora al Welfare Letizia Moratti. “Speranza non risponde…”, l’attacco leghista. E quindi il ricorso al Tar del 19 gennaio.
Ed ecco un altro errore: “L’Iss capisce che l’algoritmo (ossia il sistema di calcolo) genera un Rt più alto nonostante i dati ricevuti siano sempre uguali”. Si parla inoltre di “problema” dell’algoritmo.
In realtà il database inviato nuovamente dalla Lombardia non è uguale a quello del 13 gennaio. Come già ampiamente spiegato, il 13 gennaio la Regione ha inviato un database zeppo di casi sintomatici senza uno ‘stato clinico’ (guarigione, decesso) associato. Si tratta dello stesso “problema” segnalato dall’Iss il 7 gennaio e ignorato dal Pirellone. Il 19 la Lombardia aggiorna i dati e di conseguenza il numero i casi sintomatici utilizzati ai fini del calcolo dell’indice Rt calano di circa 9.200 unità . La conseguenza è che l’indice Rt cala da 1,4 a 0,88.
La “rettifica”
La Lega insiste anche sul fatto che non ci stata alcuna rettifica dei dati e c’è invece un “errore” nell’algoritmo, parla inoltre di “forzatura” del sistema riguardo alla “sintomatologia di diverse persone senza riscontro medico”.
Riguardo alla rettifica, la precisazione dell’Iss è stata chiara: “Si intende inserimento di variabili non ancora presenti (es. data inizio sintomi) o modifica di variabili inserite erroneamente”.
È esattamente ciò che è avvenuto: la Lombardia non aveva infatti inserito lo ‘stato clinico’, quindi la “variabile” non era ancora presente nel database. Un caso sporadico? “La percentuale di casi incompleti per la sintomatologia (assenza di informazioni nel campo “stato clinico”) è pari al 50,3% a fronte del 2,5% del resto d’Italia nel periodo 13 dicembre 2020-13 gennaio 2021″, ha messo nero su bianco l’Iss per dare la dimensione del problema e come si tratti di una ‘caratteristica’ tutta lombarda.
Per quanto riguarda il presunto errore dell’algoritmo, vale un dato per tutti: in 36 settimane di utilizzo da parte di tutte le Regioni, nessuna ha mai contestato il sistema di calcolo che, come hanno confermato 5 Regioni anche guidate dal centrodestra è stato ampiamente illustrato ai referenti regionali e l’Istituto ha anche fornito le basi di un programma per calcolare “in house” la stima dell’indice Rt.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 28th, 2021 Riccardo Fucile
LA RENZIANA E’ ANCORA FUORI MONTECITORIO A RILASCIARE INTERVISTE… AVRA’ PRESO A MODELLO COLUI CHE “SE PERDO IL REFERENDUM, MI RITIRO DALLA POLITICA”
In quel di Italia Viva ci deve essere un problema nel mantenere le promesse.
Prendendo spunto dal proprio leader Matteo Renzi che disse «se perdo il referendum, mi ritiro dalla politica», anche l’ex Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia sembra non voler mantenere fede ai propri impegni.
Ed è così che dopo l’annuncio «torno a insegnare all’Università », Elena Bonetti è ancora fuori da Montecitorio a rilasciare interviste sui piani del suo partito in vista delle consultazioni con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Ed è proprio Italia Viva, attraverso i suoi canali social, a riprendere e condividere le parole di Elena Bonetti al Tg2.
L’ex Ministra di Italia Viva non è una parlamentare e non è stata eletta alle Politiche del 4 marzo 2018. Venne scelta da Matteo Renzi e proposta (accettata da Pd, Movimento 5 Stelle e LeU) alla formazione del governo giallorosso. Insomma, quando l’ex segretario del Pd faceva ancora parte del Partito Democratico.
Eppure Matteo Renzi, nel giorno delle dimissioni, l’aveva salutata così: «Quando Elena Bonetti fa ritorno all’università lasciando il Parlamento, compie un atto enorme, che nella storia repubblicana non veniva fatto, da una squadra, dal 1990! E andate a studiare la storia e chi erano quei Ministri che si dimisero».
Per ora, però, la politica è ancora al centro e l’Analisi Matematica non è ancora una soluzione.
(da agenzie)
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Gennaio 28th, 2021 Riccardo Fucile
UN SUO VIDEO SOMMERSO DA UNA VALANGA DI INSULTI PER IL SUO ASPETTO… IN BALIA DI DELINQUENTI SERIALI A PIEDE LIBERO
Ci sono storie che non vorresti mai raccontare perchè fanno male, perchè descrivono una generazione senza principi e morale ma, forse no, certe storie i lettori le devono conoscere se la protagonista è una ragazzina meravigliosa che, nonostante tutto, vuole lottare per i propri diritti e camminare a testa alta.
R. ha 13 anni e abita a Satriano. La sua vicenda ce la racconta mamma Laura: «Mia figlia è affetta da Sturge Weber, una rara e grave malattia genetica, attualmente senza cure e poco diagnosticata, visto il numero molto esiguo di casi. Lei ha una malformazione cutanea su tutto il volto, che ha potuto migliorare notevolmente grazie a 21 interventi chirurgici, e ha anche un glaucoma che, inizialmente, le ha fatto perdere la vista all’occhio destro ma, dopo 6 interventi, siamo riusciti parzialmente a recuperarla.
Negli anni passati ha molto sofferto per questo problema che le ha provocato insicurezza, depressione e insonnia ma, ultimamente, grazie anche ai social è riuscita a raccontarsi e questo le ha dato più sicurezza. È stata sempre insultata e presa in giro nella vita quotidiana, ma con tanti sforzi di noi genitori e degli psicologi, stava affrontando al meglio la sua malattia».
Mamma Laura parla al passato perchè R. è stata protagonista di un brutto episodio che ha minato la sua forza di volontà . Un ragazzo ha condiviso, sul suo profilo Instagram che ha oltre 96mila follower, un video che la giovane aveva pubblicato su Tik Tok.
Lo scopo? Deriderla e denigrarla per il suo aspetto fisico. Il video dopo svariate segnalazioni, denunce ai carabinieri e alla polizia postale è stato rimosso ma, intanto, sono trascorsi diversi giorni e i commenti dispregiativi verso la ragazzina si sono moltiplicati.
(da agenzie)
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Gennaio 28th, 2021 Riccardo Fucile
STEPEN ERNST CONDANNATO DAL TRIBUNALE DI FRANCOFORTE
Il tribunale di Francoforte ha condannato all’ergastolo Stephan Ernst, neonazista tedesco che nel giugno 2019 ha ucciso il politico pro-migranti Walter Luebcke, omicidio che ha risvegliato lo spettro di un terrorismo di estrema destra in Germania.-
Un processo di portata storica, perchè si tratta del primo omicidio dal 1945 di un deputato, del partito conservatore di Angela Merkel (Cdu), attribuito a un simpatizzante neonazista
“La condanna per omicidio non lascia alcun spazio al dubbio riguardante la colpevolezza” di Stephan Ernst, 47 anni, ha spiegato il presidente del tribunale di Francoforte, Thomas Sagebiel, mentre pronunciava il verdetto.
Nella notte del 2 giugno 2019, Walter Luebcke, deputato di 65 anni della Cdu, fumava una sigaretta sulla terrazza della sua abitazione a Kassel, in Assia, quando è stato ucciso da un proiettile che lo ha raggiunto alla testa da una distanza ravvicinata.
(da agenzie)
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Gennaio 28th, 2021 Riccardo Fucile
FIDUCIA NEI LEADER, RENZI ALL’ULTIMO POSTO
Nei giorni della crisi di governo, mentre la pandemia continua a stravolgere vite, si assiste a un calo generalizzato della fiducia nei leader politici da parte dei cittadini. L’Osservatorio politico nazionale realizzato da Ixè segnala però che il presidente del Consiglio dimissionario, Giuseppe Conte, resta il più gradito con 52 punti, seguito dal governatore del Veneto Luca Zaia (46) che però non è coinvolto nelle vicende romane. Crolla invece Matteo Renzi, fanalino di coda con 10 punti (3 in meno rispetto a novembre scorso).
La fiducia in Conte si riflette anche sul governo, che conserva ancora 53 punti. Tradotto nelle preferenze degli intervistati, il 45% è a favore di un Conte Ter con maggioranza allargata mentre solo uno su quattro chiede di andare al voto.
Il 53% degli intervistati, al netto di chi ha risposto “non saprei”, ha abbastanza o molta fiducia nel governo Conte.
Di conseguenza la maggioranza relativa del Paese, secondo il sondaggio di Ixè, vorrebbe ancora Conte a Palazzo Chigi. Solo l’11% vorrebbe una maggioranza guidata da Pd e 5 stelle ma con un nuovo presidente del Consiglio. Ancora più bassa, al 7%, la quota di chi vorrebbe un governo a trazione centrodestra.
La maggior parte degli elettori di quell’area politica, d’altronde, preferisce il ritorno alle urne, che tuttavia in totale viene auspicato solo dal 26% degli intervistati.
Resta elevata la fiducia nel presidente uscente. Conte perde 2 punti rispetto a novembre scorso, ma resta sopra quota 50. Nel centrodestra, dopo Zaia c’è Giorgia Meloni a 35 punti. La leader di Fratelli d’Italia ispira più fiducia del segretario della Lega, Matteo Salvini, che scende a 31 punti.
Calano anche gli altri leader politici: da Zingaretti a Berlusconi e Di Maio. Nessuno però è ai livelli di Renzi: il leader di Italia Viva cala ancora ed è a 10 punti.
Un dato che si riflette nelle intenzioni di voto: in poco più di un mese, stando sempre alla rivelazione Ixè, Italia Viva ha perso ancora consenso ed è al 2,1%. In testa resta sempre la Lega, stabile al 23,2%. Dietro, il Partito democratico arretrata al 20,6 dal 21,9%. Restano fermi tra il 15 e il 16% invece FdI e M5s, mentre tra chi recupera c’è Forza Italia, ora all’8,8%, e anche Azione di Carlo Calenda che si avvicina alla soglia del 4 per cento.
(da agenzie)
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