Gennaio 19th, 2021 Riccardo Fucile
FORZA ITALIA PERDE DUE VOTI: LA ROSSI E CAUSIN VOTANO PER CONTE, ANCHE NENCINI (ITALIA VIVA) VOTA SI’
La sliding door della crisi di governo, il voto a Palazzo Madama, è stata superata dal governo Conte. Sono stati 156 i senatori che hanno votato la fiducia all’esecutivo, i contrari 140 e gli astenuti 16. Maggioranza relativa, dunque, e non assoluta, che sarebbe stata raggiunta con il voto di 161 senatori.
Il ritardo nella lettura dell’esito del voto di fiducia al Senato è derivato dal caso Lelio Ciampolillo. L’ex senatore del Movimento 5 stelle, passato al gruppo Misto, è risultato assente alla prima e alla seconda chiama.
Ha chiesto di esprimersi, tuttavia, quando le votazioni si erano appena chiuse. Trattandosi di un voto importante per la stabilità del governo, la presidente del Senato Elisabetta Casellati ha deciso di delegare ai questori la scelta sul suo voto.
Dopo circa 20 minuti di attesa, senza conoscere l’esito della consultazione dei questori sul caso Ciampolillo, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha lasciato Palazzo Madama, consapevole di aver ottenuto la fiducia, ma con un margine molto risicato.
La presidente Casellati ha consentito sia a Ciampolillo che a Riccardo Nencini di potersi esprimere. «Abbiamo visualizzato le immagini e i senatori Nencini e Ciampolillo hanno espresso la volontà di votare prima della chiusura del voto». Nencini e Ciampolillo hanno espresso la loro fiducia all’esecutivo. La seduta è tolta alle ore 22.35.
(da agenzie)
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Gennaio 19th, 2021 Riccardo Fucile
RIGUARDA IL COMPLESSO EDILIZIO SUL MAR NERO, GRANDE QUANTO 39 PRINCIPATI DI MONACO COSTATO 100 MILIARDI DI RUBLI… FATTO COSTRUIRE DA PUTIN CON TANGENTI INCASSATE DA PERSONAGGI CHIAVE
All’indomani dell’arresto di Aleksej Navalnyj, il team della sua Fondazione anti-corruzione (Fbk) ha pubblicato la prima mega-inchiesta che prende direttamente di mira il presidente russo Vladimir Putin. Si chiama “Palazzo per Putin, storia della più grande tangente” e riguarda un complesso sul mar Nero a Gelendzhik, nella regione di Krasnodar, che si credeva fosse stato venduto nel 2011.
Secondo il video diffuso sul canale YouTube NavalnyLive e secondo la ricostruzione sul sito palace.navalny.com, il complesso farebbe direttamente capo al leader del Cremlino che negli anni lo avrebbe trasformato in una sua cittadella privata con 7.500 ettari di parco “grande quanto 39 principati di Monaco”.
La struttura sarebbe dotata di un eliporto, un campo da hockey sotterraneo, una serra, un tunnel che porta direttamente a mare, un anfiteatro, una discoteca, una stanza per la pole dance, una piscina, una palestra, una chiesa, un casinò, un allevamento di ostriche e persino una dacia o “Chateau”, come viene chiamata nei documenti, con vigneti e cantine, a 10 chilometri dal palazzo vero e proprio.
Oltre a essere sorvegliato da uomini dell’Fsb, il complesso sarebbe protetto da una no-fly zone e dal divieto per le imbarcazioni di avvicinarsi alla costa.
Nel filmato di due ore che in pochi minuti ha già ottenuto decine di migliaia di visualizzazioni e nel sito, Navalnyj e il suo team ricostruiscono la storia della residenza e diffondono mappe dei diversi piani dell’edificio principale, foto dei suoi interni, evidenziando i costi anche di ogni singolo mobile. Un divano in pelle, ad esempio, costa 2 milioni di rubli e, secondo i caloli di Fbk, ce ne sarebbero almeno 47 nel Palazzo.
Si tratta, scrive Fbk, del “più riservato e ben protetto complesso in Russia, senza esagerazioni. Non è una casa di campagna, non è una dacia, non è una residenza – è una città intera, o meglio un regno. Ha recinzioni inespugnabili, il suo porto, la sua sicurezza, una chiesa, il suo sistema di permessi, una no-fly zone e persino il suo checkpoint di frontiera. È come uno Stato separato dentro la Russia. E in questo Stato c’è un solo e insostituibile Zar. Putin”.
Secondo Fbk, il complesso sarebbe costato 100 miliardi di rubli (1,3 miliardi di dollari) che sarebbero frutto di tangenti di uomini e donne che oggi occupano posti chiave nella Federazione russa. Lo stesso sistema usato, sostiene sempre Fbk, per mantenere le donne di Putin: Svetlana Krivonogikh e Alina Kabaeva.
Il video e l’inchiesta si chiudono con un invito a scendere in piazza. “Siamo molti di più. Di Putin e tutti coloro che lo proteggono, rubano per lui, falsificano le elezioni per lui. Siamo decine di milioni. Semplicemente non crediamo nella nostra forza. Se tutti quelli che leggeranno questa inchiesta la diffonderanno, faremo a pezzi la censura.
Se il 10% degli insoddisfatti scenderà in piazza, non oseranno falsificare le elezioni. Se ognuno di noi si registra e partecipa al “voto intelligente” , il partito del furto e del degrado di Putin “Russia Unita” perderà le elezioni”, recita l’appello.
“Tutto quello che dobbiamo fare è smettere di resistere. Smetti di aspettare. Smettila di sprecare la tua vita e le tue tasse per arricchire queste persone. Il nostro futuro è nelle nostre mani. Non essere silenzioso”.
(da Open)
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Gennaio 19th, 2021 Riccardo Fucile
L’INSEGNANTE DICEVA DI AVERE UN DIPLOMA DI SCUOLA MAGISTRALE MA AVEVA FREQUENTATO UN ISTITUTO TECNICO
La supplente negazionista di Treviso, scoperta qualche giorno fa dopo le segnalazioni dei genitori, non era semplicemente una no-vax e no-mask
L’insegnante aveva mentito anche sul titolo di studio: Sabrina P. infatti, per entrare nelle liste per le supplenze annuali della scuola in Veneto, aveva mentito: è necessario un diploma di scuola magistrale ma lei ha frequentato un istituto tecnico.
È l’ultimo elemento che emerge dalla vicenda esplosa a Treviso a metà dicembre, conclusasi pochi giorni fa con l’allontanamento della donna dalla scuola elementare Giovanni XXIII e, a questo punto, dall’insegnamento in generale.
Sabrina P. era stata inserita nella scuola trevigiana con un contratto sperimentale anti-Covid, per supportare il corpo docente in caso di assenze prolungate.
Nelle due classi a cui era stata assegnata, però, aveva evidenziato comportamenti contrari alle regole adottate da tutti gli istituti.
Dopo la protesta dei genitori era stata sospesa.
Per circa un mese il procedimento disciplinare ha approfondito gli aspetti del caso, arrivando la scorsa settimana alla conclusione anticipata del contratto.
(da agenzie)
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Gennaio 19th, 2021 Riccardo Fucile
IL PARTITO DI SALVINI AVEVA CHIESTO 500.000 EURO DI RISARCIMENTO
Nessun danno di immagine per la Lega. E’ quanto deciso dai giudici della corte di Appello di Genova nel processo d’Appello contro Francesco Belsito e tre imprenditori nel quale il Carroccio ha chiesto un risarcimento da 500 mila euro all’ex tesoriere perchè secondo i legali del partito dopo il deflagrare dell’inchiesta sui fondi della Lega, nella quale era rimasto coinvolto Belsito, ci sarebbe stata una perdita di consenso elettorale nel 2011 e 2013. I giudici hanno assolto Belsito.
Secondo gli avvocati del Carroccio, fra il 2011 e il 2013, quando scoppiò il caso, il partito patì un danno di immagine che fece precipitare i consensi della Lega: in particolare nelle elezioni amministrative del 2011 e nelle politiche del 2013 la Lega precipitò all’8 e poi al 4 per cento.
Per la verità Belsito e gli altri imputati in primo grado, professionIsti e manager – Romolo Girardelli, Stefano Bonet e Stefano Lombardelli – sono stati assolti dal tribunale di Genova perchè “il fatto non sussiste”.
Non erano, come sosteneva l’accusa, una associazione a delinquere fra il 2008 e il 2013 in grado di offrire consulenze tecnologiche fasulle per grandi gruppi industriali in cambio di sgravi fiscali.
Il pubblico ministero non aveva impugnato la sentenza di assoluzione, ma la Lega ha insistito nella sua richiesta di risarcimento danni che però è stata bocciata anche in Corte d’Appello.
Una posizione quella della Lega di Salvini diametralmente opposta a quella presa nel 2014, quando nei processi culminati con la caccia ai 49 milioni Salvini prese una decisione clamorosa, ritirando la richiesta di costituzione di parte civile, quindi di “vittima” delle operazioni di Bossi e Belsito.
(da agenzie)
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Gennaio 19th, 2021 Riccardo Fucile
GRANDE SCALATORE E PIONIERE DEL “SESTO GRADO”, AVEVA 91 ANNI
È morto a oltre 91 anni Cesare Maestri, alpinista, grande arrampicatore, interprete della stagione del “sesto grado”, soprannominato “il ragno delle Dolomiti”.
Lo ha comunicato il figlio Gian con un post su Facebook. “Questa volta Cesare ha firmato il libro di vetta della scalata sulla sua vita. Un abbraccio forte a chi gli ha voluto bene”.
La sua montagna è sempre stata il palcoscenico di un teatro e d’altronde l’intera famiglia si è sempre mossa sulle scene: i genitori erano attori girovaghi, la sorella Anna ha recitato accanto a Totò, Gino Cervi, Valentina Cortese.
Anche lui sembrava destinato alla stessa carriera dopo aver combattuto nelle file della Resistenza, come il padre, ma resistette a Roma solo un paio d’anni, frequentando più le sezioni del Partito comunista che l’Università .
Tornato fra le montagne, si stabilì a Madonna di Campiglio e da allora il centro della sua attività alpinistica furono le Dolomiti di Brenta, ma non solo.
Dal 1950 comincia la sua carriera di scalatore, affrontando in solitaria vie di grande difficoltà come la Preuss al Campanil Basso, la Detassis-Giordani al Croz dell’Altissimo, la Soldà alla Marmolada.
Durante una delle sue salite, arrivato in cima lanciò la corda e ridiscese arrampicando lungo la stessa parete. Il piacere della recita non lo abbandonò mai e, diventato un personaggio, si esibì spesso in televisione, ad esempio nel 1977 sulle cascate del Nardis gelate dall’inverno, assieme ad Ezio Alimonta.
La sua notorietà arrivò però a livello mondiale – e finì per perseguitarlo – con la salita del 1959 sulla parete nord del Cerro Torre, in Patagonia. Il suo compagno, Toni Egger, venne travolto in discesa da una valanga, lui stesso vagò incosciente alla base della montagna e fu ritrovato dal terzo membro della spedizione, Cesarino Fava.
Dichiarò di essere arrivato in cima, ma di non avere prove della salita, essendo la macchina fotografica nello zaino di Egger.
Le polemiche non si placarono e furono da lui ravvivate quando, nel 1970, tornò al “grido di pietra” – come lo definì Werner Herzog in un film tratto da un soggetto di Reinhold Messner – armato di compressore.
La via, disegnata con i chiodi a pressione ma ripetuta più volte con ammirazione da chi lo seguì, si arrestava ai piedi del celebre fungo di ghiaccio che incorona il Cerro Torre, che lui comunque sostenne fino alla fine di aver salito già nel 1959.
Non conta adesso seguire le dispute, mai placate, sulle due salite patagoniche. Maestri rimase comunque un grande alpinista, uno dei più grandi degli anni Sessanta, ma non smise di muoversi in montagna fino ad età avanzata. A 74 anni, nel 2002, assieme a due specialisti come Sergio Martini e Fausto De Stefani tentò un ottomila, lo Shisha Pangma, ma dovette fermarsi per il mal di montagna.
Alla carriera alpinistica affiancò una non meno importante attività letteraria, con almeno tre titoli entrati nella storia della narrativa di montagna: “Lo spigolo dell’infinito” nel 1956, “Arrampicare è il mio mestiere” nel 1964 e nel 1973, con la moglie Fernanda, “2000 metri della nostra vita”. E assieme a lei, nel centro di Madonna di Campiglio, aprì La Bottega di Cesare Maestri, negozio di abbigliamento sportivo e boutique che fu un polo di attrazione nella stazione turistica.
Il Trento Film Festival, di cui Maestri era socio onorario, ricorda le sue parole del 29 aprile 2019, quando ricevette la Genziana alla carriera della rassegna cinematografica: “L’alpinista più bravo è quello che diventa vecchio”.
Oggi il presidente Mauro Leveghi lo commemora così: “Cesare Maestri era un bravo alpinista, uno dei migliori della storia, ed è riuscito nella sua impresa, quella di invecchiare tra le sue montagne senza perdere la vita sopra di esse.
(da agenzie)
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Gennaio 19th, 2021 Riccardo Fucile
L’ULTIMA PROVOCAZIONE DEL PATRIARCA
Jean-Marie Le Pen si sposa in chiesa a 92 anni. Una cerimonia religiosa con un prete ultra-integralista a cui le figlie non sono state invitate. E’ l’ultima provocazione del patriarca dell’estrema destra francese.
Il matrimonio è avvenuto con Jany Paschos, 88 anni, la donna di origine greca con la quale è sposato civilmente dal lontano 1991. La cerimonia, sabato 16 gennaio, si è svolta nella casa di Reuil-Malmison, banlieue chic a nordovest di Parigi. I due neosposi erano circondati da pochi intimi.
A celebrare l’unione è stato padre Philippe Laguèrie, figura del cattolicesimo tradizionalista in Francia, vicino alla comunità lefebvriana, e noto per aver già difeso Le Pen nel suo processo per negazionismo, quando aveva detto che le camere a gas nelle quali sono morti milioni di ebrei erano “un dettaglio della storia della Seconda guerra mondiale”.
Marine Le Pen, che nel 2011 ha sostituito il padre alla guida del Front National, era assente della cerimonia come le sue sorelle, Marie-Caroline e Yann. “Non ero al corrente” ha fatto sapere la leader che aveva rotto con il padre poco prima delle presidenziali del 2017. Le Pen senior era stato anche cacciato dal partito, oggi Rassemblement National, e aveva fatto ricorso, avviando una lunga battaglia legale. Nell’ultimo periodo le relazioni tra padre e figlia si erano ricucite ma forse non del tutto.
La primogenita Marie-Caroline era stata a lungo in contrasto con l’ex leader, dopo che aveva deciso di sostenere il suo rivale politico, Bruno Megret.
L’unica figlia a non aver mai litigato con l’anziano genitore è Yann, anche lei non invitata al matrimonio religioso. “Venirlo a sapere attraverso la stampa è umiliante e offensivo per noi, come per tutti i suoi nipoti” spiega la secondogenita, madre di Marion Marèchal, nipote prediletta dal patriarca, già deputata e ora alla guida di una scuola di scienze politiche.
“Ho un rapporto molto stretto con mio padre. E mi avrebbe reso molto felice vederlo sposare sua moglie in vecchiaia. Ma — aggiunge Yann Le Pen – in questo caso c’è qualcosa che non va. Il suo entourage non è molto cattolico. Noi figlie siamo molto scioccate”.
Nel video della cerimonia diffuso sul sito di estrema destra Boulevard Voltaire si vede Le Pen, un po’ stanco ma in piedi, fare il segno della croce e mettere la fede al dito della moglie.
Secondo Lorrain de Saint-Afrique, assistente ombra di Jean-Marie Le Pen, la cerimonia tardiva e ristrettissima è “un gesto romantico tinto di spiritualità ”. Durante la sua carriera politica, Le Pen non si è mai mostrato molto religioso nè praticante. Anche il suo primo matrimonio con Jeannette, madre delle tre figlie, era stato celebrato solo in comune. La moglie Jany inoltre viene da una famiglia protestante.
(da agenzie)
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Gennaio 19th, 2021 Riccardo Fucile
IL 36% VUOLE UN CONTE-TER SENZA RENZIANI, L”8% UN GOVERNO CON LA STESSA MAGGIORANZA SENZA CONTE, SOLO IL 22% ELEZIONI ANTICIPATE E IL 15% UN ESECUTIVO DI LARGHE INTESE
Swg ha chiesto agli intervistati quale esito preferirebbero per la crisi di governo: il 36% spera che venga formato un nuovo governo Conte ter, senza Italia Viva. La maggior parte di questi sono elettori di Pd e M5s. Gli elettori di destra tifano invece per nuove elezioni: sono il 22% del totale. Il 15% degli intervistati vorrebbe un esecutivo di larghe intese, mentre solo l’8% spera in un governo sostenuto dalla stessa maggioranza ma con un altro premier.
La maggioranza degli italiani boccia la mossa di Matteo Renzi, che ha provocato la crisi di governo nel mezzo della pandemia.
Solo tra gli elettori di destra, critici nei confronti del governo di Giuseppe Conte, c’è approvazione per il comportamento del leader di Italia Viva.
Il sondaggio realizzato da Swg tra il 14 e il 15 gennaio racconta per il 53% degli intervistati Renzi ha sbagliato a provocare la crisi. L’ex premier viene bocciato dal 74% degli elettori Pd e dal 79% di chi vota M5s. L’ex premier, invece, ha fatto bene a rompere per il 45% degli elettori della Lega e per il 53% degli elettori di Fratelli d’Italia.
Per il 40% degli intervistati da Swg, d’altronde, la ragione principale della crisi di governo sono le scelte irresponsabili di Renzi. Il 19% invece ritiene che la colpa sia di entrambe le parti, dell’incapacità di dialogo.
(da agenzie)
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Gennaio 19th, 2021 Riccardo Fucile
LA MOGLIE DI MASTELLA NON LE MANDA A DIRE ALLA “DONNA SENZA MACCHIA”: “COME DIREBBE TOTO’, MA CI FACCIA IL PIACERE”
Come già annunciato, da lei e dal marito Clemente Mastella, la senatrice del gruppo Misto Sandra Lonardo accorda la fiducia al governo: «Mi sento responsabile, costruttrice, ditelo come volete, e darò il mio voto a governo europeista del presidente Conte».
Dopo una disamina delle manovre fatte da Matteo Salvini e da Matteo Renzi per consentire la formazione di un esecutivo in questa legislatura, Lonardo è passata a un duro attacco contro la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni che ieri, a proposito dei responsabili, aveva parlato di “Mastella airlines”: «Forse con ipocrisia, la Meloni si è dimenticata che usò il confortevole aereo Scilipoti per conservare il suo posticino da ministro nel governo Berlusconi. È un’incredibile dimenticanza per una donna senza macchia — ha concluso -. Anzi, saremmo curiosi di sapere come ci si sta sulla “Scilipoti airlines”. Che doppiezza e come direbbe Totò, ma ci faccia il piacere!».
(da agenzie)
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Gennaio 19th, 2021 Riccardo Fucile
AVEVA ESCLUSO NON SOLO STRANIERI MA ANCHE ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI CON REDDITI MODESTISSIMI… MENTRE L’ASSESSORE LEGHISTA RIEMPIVA IL SUO MERCEDES DI PACCHI DESTINATI AI POVERI
Michela Rosetta, sindaca leghista di San Germano Vercellese messa agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sui pacchi viveri degli aiuti Covid negati ai poveri e agli stranieri, e concessi invece a famiglie “amiche” con l’aggiunta di mazzancolle e altri cibi pregiati, si è dimessa.
Mercoledì dovrà presentarsi in tribunale a Vercelli per l’interrogatorio.
Sabato scorso Rosetta era già stata sospesa per un anno e mezzo, con il passaggio delle redini del Comune alla sua vice.
Nell’inchiesta, con le accuse a vario titolo di peculato, falsità materiale e falsità ideologica in atto pubblico commessa dal pubblico ufficiale, abuso d’ufficio e distruzione di beni sottoposti a vincolo culturale, sono coinvolte altre quattro persone: il consigliere comunale, nonchè ex assessore, Giorgio Carando, ripreso dalle telecamere mentre fa man bassa nel magazzino degli aiuti alimentari e carica i pacchi sulla sua Mercedes, e Maurizio Bosco, anch’egli consigliere comunale ed ex vicesindaco, per il quale è stato disposto l’obbligo di firma. Stessa misura per un dipendente comunale di 62 anni e un altro cittadino di 49.
Sindaco e consigliere vengono intercettati mentre ammettono di fare “figli e figliastri” e decidono a chi consegnare il “pacco da sfigati”, quello con meno prodotti, e a chi i pacchi più ricchi. Con questo sistema sono rimasti esclusi dagli aiuti anziani non autosufficienti con redditi modestissimi, mentre ne hanno beneficiato persone con un reddito oltre i 7mila euro, fissato come tetto per avere accesso al sostegno.
La sindaca è anche accusata di aver discriminato una donna musulmana che aveva chiesto che nei pacchi alimentari non le fossero inviati prodotti che lei e la sua famiglia non potevano consumare per motivi religiosi: quella richiesta l’aveva fatta finire in fondo alla lista delle famiglie da aiutare, la sua documentazione era stata distrutta e la donna non aveva più ricevuto i pacchi.
Gli investigatori che hanno acceso i riflettori sui conti del piccolo centro del Vercellese hanno anche scoperto irregolarità nell’acquisto di circa 2000 mascherine, comprate dal Comune da una ditta campana che risulta legata per ragioni professionali proprio a Carando, anche se era arrivato un preventivo più vantaggioso da parte di un’altra azienda per lo stesso tipo di prodotto.
(da agenzie)
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