Gennaio 19th, 2021 Riccardo Fucile
UN DISASTRO QUANDO LE SCIURE DELL’ALTA BORGHESIA SE LA PRENDONO CON I POVERI, MOSTRANO IL VERO VOLTO DEL SOVRANISMO : TOGLIERE (I VACCINI) AI POVERI PER DARLO AI RICCHI
Dopo le polemiche della tarda serata di ieri, lunedì 18 gennaio, l’Assessorato al Welfare della Regione Lombardia prova a modificare il tiro.
Ma, di fatto, il tentativo di smentita non è altro che una conferma delle parole pronunciate da Letizia Moratti in una lettera indirizzata al commissario Domenico Arcuri.
La neo-assessora, entrata nella giunta Fontana con il rimpasto che ha portato all’addio (anche) di Giulio Gallera, ha chiesto una ripartizione delle dosi di vaccino anche in base al PIL. Una posizione che, inevitabilmente, ha provocato molte reazioni.
Nella lettera della discordia, che ha ottenuto anche l’apprezzamento da parte del Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, Letizia Moratti ha elencato quattro criteri che, secondo lei, dovrebbero essere alla base della ripartizione delle dosi di vaccino da qui in avanti: il primo riguarda la densità della popolazione, il secondo si basa sulla mobilità , il terzo sulle zone maggiormente colpite dal virus. Poi si arriva al quarto: dare la precedenza alle Regioni che impattano maggiormente sul PIL italiano.
Insomma, le Regioni che producono più ricchezza per la loro produttività (e le loro aziende). E la Lombardia sarebbe (anzi è) in vetta a questa graduatoria.
Poco dopo l’inizio delle polemiche, è arrivata la risposta, tramite Twitter, del Ministro della Salute Roberto Speranza: «Tutti hanno diritto al vaccino indipendentemente dalla ricchezza del territorio in cui vivono. In Italia la salute è un bene pubblico fondamentale garantito dalla Costituzione. Non un privilegio di chi ha di più».
E’ stata male interpretata: la smentita che sa di conferma
Poi arriva la nota dell’Assessorato al Welfare lombardo che prova a spiegare come nelle intenzioni di Letizia Moratti ci fosse solo la volontà di richiedere una forte «accelerazione nella distribuzione dei vaccini in una Regione densamente popolata di cittadini e anche di imprese, che costituisce una dei principali motori economici del Paese”
Insomma, prima la Lombardia: è il Paese che ce lo chiede.
La smentita che sa di conferma.
(da agenzie)
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Gennaio 19th, 2021 Riccardo Fucile
L’EX PREMIER AD AVVENIRE: “NON E’ IL MOMENTO DELLA ROTTURA, E’ IL TEMPO DELLA CONTINUITA'”…. “L’APERTURA DI QUESTA CRISI E’ FOLLIA TOTALE”
“Non è il momento della rottura, è il momento della continuità . E ogni alternativa a Conte ci metterebbe in una condizione di difficoltà ”.
Romano Prodi crede e scommette sulla necessità della continuità del governo guidato da Giuseppe Conte e in una lunga intervista ad Avvenire azzarda una previsione nel giorno del voto di Palazzo Madama: “I numeri saranno risicati, ma ci saranno. Poi potranno anche crescere. Non cresceranno però mediando, ma solo correndo in avanti”.
Il professore non risparmia critiche al protagonista di questa crisi, Matteo Renzi: “Ho solo una parola per definire l’apertura della crisi: follia. Ma ci sono politici che quando si accorgono che stare in coalizione non paga si innervosiscono, poi impazziscono e dopo ancora buttano tutto all’aria”.
Anche Conte, sottolinea l’ex premier, è stato duro con Renzi: “Sì, non l’ha schiaffeggiato come fece con l’altro Matteo, ma certo ora la porta è chiusa. Renzi gli dà dell’anti democratico, esce dal governo… È rottura completa. Quando si colpisce la dignità venire a compromessi è solo un segno di debolezza”.
(da agenzie)
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Gennaio 19th, 2021 Riccardo Fucile
ANCHE LA MAGGIORANZA RELATIVA AL SENATO OGGI SAREBBE SUFFICIENTE, IL SOCCORSO PUO’ ARRIVARE DOPO, IL RUOLO DI BRUNETTA
Rimpasto sì, ma come? Nella mattinata decisiva, quella in cui, dopo aver ottenuto la fiducia alla Camera, il premier Giuseppe Conte si gioca il tutto per tutto al Senato, continuano a susseguirsi ipotesi su quale strada intraprendere, superato lo scoglio di palazzo Madama.
Un rimpasto dopo l’uscita delle due ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti dall’esecutivo e di Italia Viva dalla maggioranza per volere di Matteo Renzi.
Secondo quanto ricostruisce La Stampa oggi, in un retroscena a firma di Ilario Lombardo, il nome su cui si ragionava sabato tra Senato e palazzo Chigi, per ribattezzare il gruppo di responsabili (o volenterosi o costruttori, le definizioni si alternano nelle cronache), oscillava tra Popolari europei e Popolari d’Europa.
Un brand per sottolineare l’appartenenza alla famiglia europea del Ppe.
Qualcuno parla ancora di Insieme, il nome della fantomatica lista di Conte smentita da palazzo Chigi nella stessa nota con cui ne dava notizia.
Il punto è: come allargare la coalizione da domani, una volta incassata (e se) la fiducia in Senato?
Gli scenari
L’Udc, si sa, ha fatto un passo indietro. Ma il lavoro sotterraneo punterebbe e farli rientrare. La senatrice Paola Binetti voterà no alla fiducia, ma ha anche mandato dei segnali di apertura. «Io faccio politica da tanti anni, non basta che vieni qui e mi offri un ministero», avrebbe detto il leader Lorenzo Cesa a Riccardo Fraccaro, inviato addetto alla trattativa. Il ragionamento, ricostruito dal retroscena della Stampa, è questo: ok la tentazione del ministero dell’Agricoltura, lasciato vacante dalla dimessa Bellanova, ma poi Cesa vuole garanzie di eleggibilità per la prossima legislatura. Come? Con una lista popolare e con una legge elettorale proporzionale.
Il proporzionale, appunto. È quella la sirena di richiamo per il centrodestra. O meglio, per quella parte di centrodestra per cui in un modo o nell’altro i proporzionale è una grande tentazione.
Il segnale è la fuoriuscita di Renata Polverini alla Camera, che vota la fiducia ed esce da FI passando al gruppo Misto. E al Senato — mentre tra i senatori a vita Conte non avrà il voto di Rubbia e Piano — potrebbero votare la fiducia anche Andrea Causin, Anna Carmela Minuto e Barbara Masini. E così si potrebbe arrivare a quota 160 a palazzo Madama.
Il fatto è che — lo ricostruisce Carmelo Lopapa oggi su la Repubblica — il proporzionale “tenta” Silvio Berlusconi perchè lo libererebbe dalle catene sovraniste, dalla dipendenza dagli assai più forti — in termini elettorali — Matteo Salvini e Giorgia Meloni e sposterebbe la partita al dopo elezioni.
Non già quindi uno spostamento sulla fiducia oggi di Forza Italia. Ma nomi in bilico — si fa anche quello dell’ex ministro Renato Brunetta, per cui secondo il Corriere della Sera «una crisi sarebbe ‘un’insopportabile violenza’» — e riflessioni sul dopo sì.
(da Open)
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Gennaio 19th, 2021 Riccardo Fucile
CONTE HA PARLATO, NEL POMERIGGIO RENZI E SALVINI
«Nulla sarà come prima dopo la pandemia di Coronavirus. Il Governo deve essere all’altezza». Con un discorso sulla falsariga di quello pronunciato ieri alla Camera, dove ha ottenuto la fiducia con la maggioranza assoluta, Giuseppe Conte oggi affronta a Palazzo Madama la vera e propria prova del nove per la tenuta del Governo e della premiership con il voto di fiducia del Senato. Una prova difficile, con una maggioranza assoluta fissata a 161 voti che difficilmente verrà raggiunta. «I numeri sono importanti, oggi ancora di più — ha ribadito il premier Conte, richiedendo la fiducia ai «volenterosi» e «responsabili» con vocazione «europeista» -. Questo è un passaggio fondamentale per la vita istituzionale del nostro Paese. Però ancora più importante è la qualità del progetto politico. E noi chiediamo a tutte le forze che hanno a cuore il destino dell’Italia: aiutateci».
Anche al Senato il premier ha sottolineato come durante la situazione di emergenza pandemica, si è mantenuto vivo «un costante e serrato dialogo con tutti i livelli istituzionali, a partire dalle Autorità regionali sino a quelle comunali, nella consapevolezza che solo praticando indefessamente il principio di leale collaborazione sarebbe stato possibile perseguire strategie di intervento efficaci, considerato che le competenze in materia di gestione sanitaria sono rimesse primariamente alle Regioni»
Rinnovato lo strappo con Renzi e spazio al sistema proporzionale
Conte ha nuovamente fatto appello al ritrovamento delle «ragioni alte della politica», quale «servizio alla comunità nazionale e non gestione al contingente e dei propri interessi». Ribadito, con forza, l’irreparabile strappo con Renzi che, formalmente ha aperto la crisi ritirando le ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti, insieme al sottosegretario Ivan Scalfarotto.
«Difficile governare con chi dissemina mine», ha tagliato corto il premier. «Adesso bisogna voltar pagina — ha ribadito Conte -. Questo Paese merita un governo coeso, dedito a tempo pieno a lavorare esclusivamente per il benessere dei cittadini e per favorire una pronta ripartenza della nostra vita sociale e una incisiva ripresa della nostra economia».
«Negli anni passati abbiamo vissuto una frantumazione della maggioranza — ha aggiunto il premier -. Se vogliamo ricomporre questo quadro è quindi necessaria una modifica del sistema elettorale, e occorre introdurre correttivi parlamentarismo razionalizzato e che restituisca al parlamento un ruolo centrale nell’indirizzo politico nazionale», con particolare occhio di riguardo alle minoranze linguistiche e alle Autonomie. «Il sistema maggioritario creerebbe instabilità politica», mentre con il sistema proporzionale darebbe luogo «ad accordi programma di alto profilo per governo»
Dopo il discorso del premier Conte, seguiranno gli interventi di 43 senatori, tra cui quello di Matteo Renzi e del leader leghista Matteo Salvini, a cui si seguiranno 8 dichiarazioni di voto.
I voti di fiducia a Conte al Senato
Al momento, i voti di fiducia al Senato oscillano tra i 153 e i 156. Ma le incognite sono tante, anche al netto di possibili slanci individuali non preannunciati, come accaduto ieri con Renata Polverini che, di fatto, ha creato uno strappo personale abbandonando Forza Italia.
Al Senato il premier Conte potrà contare sull’appoggio certo di 142 senatori, di cui 92 del Movimento 5 Stelle, 35 del Partito Democratico, 7 delle Autonomie e 6 di Liberi e Uguali e di 2 senatori a vita, tra cui quello di Liliana Segre e dell’ex premier Mario Monti. A questi, potrebbero aggiungersi ulteriori 9-10 senatori del gruppo Misto e un ulteriore senatore a vita: in tal caso si raggiungerebbe si raggiungerebbe quota 152-153.
Ulteriori voti potrebbero arrivare sempre dal fronte dei senatori a vita, ma anche da Italia Viva, dal Gruppo Misto e da Forza Italia.
(da Open)
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Gennaio 19th, 2021 Riccardo Fucile
MEMBRO DELLA CORRENTE RIFORMISTA, ANIMA CRITICA, SINDACALISTA E INTELLETTUALE… L’OMAGGIO DEL SENATO
Nato a Caltanissetta, Macaluso si iscrisse al Partito Comunista d’Italia prima della caduta del Regime fascista. Iniziò la sua carriera politica nel 1951 come deputato regionale siciliano del Partito Comunista Italiano. Membro della corrente riformista (o, come egli preferiva, migliorista) del partito, di cui faceva parte anche Giorgio Napolitano, nel 1960 entrò nella Direzione del partito.
Capo della Cgil siciliana con Di Vittorio, nel comitato centrale del Pci con Togliatti, capo dell’organizzazione con Longo, direttore dell’Unità con Berlinguer, amico di una vita di Napolitano. Divenne comunista in seguito a una malattia “Una notte cominciai a vomitare sangue. Mi portarono in sanatorio. Tubercolosi. Mi facevano dolorose punture di aria per immobilizzare i polmoni, nella speranza che la ferita guarisse. Quasi tutti i ragazzi che erano con me morirono. Io sognavo di arrivare a trent’anni. Il sanatorio era in fondo al paese, da lontano si vedevano i passanti con il fazzoletto premuto sulla bocca. L’unico amico che mi veniva a trovare, Gino Giandone, era comunista”, raccontò ad Aldo Cazzullo. Prese la tessera del Pci nel 1941, quando il partito era clandestino.
Parlamentare nazionale per sette legislature (1963-1992), fu anche direttore de l’Unità dal 1982 al 1986. Per quindici anni, fino alla chiusura nel 2010, direttore del mensile Le ragioni del socialismo, ed editorialista de Il Riformista dal 2011 al 2012.
“Si è spento il faro. Resta la scintilla. Per quel poco di luce che ha fatto o che farà , nella mia vita, la luce è sua”. Lo scrive in un post su Facebook il ministro per il Sud e la Coesione Territoriale Giuseppe Provenzano.
“Ho incontrato Macaluso solo negli ultimi anni della sua vita, apprezzando lo straordinario esempio di cultura, ironia, vis polemica. Un grande siciliano, una perdita per la sinistra italiana”. Lo scrive su Twitter il commissario europeo Paolo Gentiloni.
“Addio caro compagno”. Così su Facebook Enrico Rossi, ex presidente della Toscana e attuale commissario del Pd in Umbria.
“Ci ha lasciato Emanuele Macaluso, storico dirigente del Pci. Un comunista riformista, strenuo combattente per i diritti e la dignità della sua Sicilia, spirito libero e anticonformista, ha dedicato ogni sua energia alla democrazia e alla libertà . Un ultimo saluto con gratitudine”. Lo scrive su twitter Piero Fassino.
“Che tristezza. Un grande protagonista che ci lascia. Un pensiero aperto, intelligente e sempre originale. Aggiungo, come nota personale, un vicino di casa amato e coccolato da tutto il quartiere. #Testaccio. #Macaluso”. Lo scrive su twitter Enrico Letta.
L’Aula del Senato, su richiesta del capogruppo Pd, Andrea Marcucci, ha ricordato Emanuele Macaluso con un minuto di silenzio in apertura di seduta.
“Anche io mi associo al ricordo di Emanuele Macaluso che è stato qui per tanti anni prima come senatore, poi come giornalista. Penso che anche chi non ne ha condiviso le idee possa dire che è stato un grande protagonista della storia politica italiana”. Così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte nelle sue comunicazioni nell’aula del Senato in occasione della crisi politica e il dibattito sulla fiducia.
(da agenzie)
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Gennaio 19th, 2021 Riccardo Fucile
“ESSERE FIRST LADY E SERVIRE L’AMERICA E’ STATO UN GRANDE ONORE”
“Scegliete sempre l’amore anzichè l’odio”. Così Melania Trump, first lady uscente, nel video-messaggio twittato ieri in previsione dell’addio alla Casa Bianca e dell’insediamento del presidente eletto Joe Biden il 20 gennaio.
Da parte della consorte di Donald Trump, giunge un elogio della gentilezza e una condanna della violenza che “non è mai la risposta e non sarà mai giustificata”.
“Miei concittadini americani, è stato il più grande onore della mia vita servire come first lady degli Stati Uniti. Sono stata ispirata da incredibili americani in tutto il nostro paese che innalzano le nostre comunità attraverso la loro gentilezza e il coraggio, la bontà e la grazia”, ha detto Melania, che non compariva in pubblico dalla vigilia di Capodanno.
E ancora: ″Siate appassionati in tutto ciò che fate, ma ricordare sempre che la violenza non è mai la risposta e non sarà mai giustificata. Quando sono arrivata alla Casa Bianca, ho riflettuto sulla responsabilità che ho sempre sentito come madre di incoraggiare, dare forza e insegnare i valori della gentilezza”. Parole che giungono dopo i disordini del 6 gennaio a Capitol Hill, che la moglie del tycoon aveva commentato ​ a distanza di cinque giorni.
“Scegliete sempre l’amore anzichè l’odio”, ha aggiunto la first lady, parlando di quattro anni “indimenticabili”. “Mentre Donald ed io concludiamo il nostro tempo alla Casa Bianca, penso a tutte le persone che ho portato a casa nel mio cuore. A ogni membro del servizio e alle nostre incredibili famiglie militari, siete eroi e sarete sempre nei miei pensieri e preghiere. Penso a tutti i membri delle forze dell’ordine che ci salutano ovunque andiamo: a ogni ora di ogni giorno fanno la guardia per mantenere le nostre comunità al sicuro e noi siamo per sempre in debito con loro”, ha concluso.
(da agenzie)
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