Gennaio 2nd, 2021 Riccardo Fucile
TRA I POTENZIALI “RESPONSABILI” TUTTI NEGANO LE INTENZIONI DI APPOGGIARE AL GOVERNO
Tutti stanno scrivendo i piani di guerra. Quella di Giuseppe Conte è una battaglia di trincea: “Non mi muovo e cerco di stanare l’avversario”. Quella di Matteo Renzi è una guerra di movimento. Ha piazzato tutti i suoi cannoni, dal Recovery plan al Mes fino ad arrivare ai Servizi segreti. Aspetta le contromosse.
Per ora il premier non intende cedere su nulla, tuttavia nello stesso tempo non trova la sponda dei responsabili disposti a sostenerlo se Italia viva dovesse abbandonare l’esecutivo, lasciando la maggioranza con 48 parlamentari in meno: -18 al Senato e -30 alla Camera.
Malgrado il presidente del Consiglio abbia espressamente smentito la volontà di andare alla Camera alla “ricerca” di altre maggioranze, è stato il suo riferimento alla necessità di un “passaggio parlamentare”, in caso di rottura con Matteo Renzi, ad alimentare nuove voci e indiscrezioni.
E in fondo di rottura parlano proprio gli esponenti di Italia Viva compreso il leader: “Conte ha detto che verrà in Parlamento. A mio giudizio ha sbagliato a chiudere così la verifica di governo. Ma se ha scelto di andare a contarsi in Aula accettiamo la sfida”.
E poi Renzi, ostentando una soluzione già in tasca se questo governo dovesse cadere, aggiunge: “Mi fa sorridere che chi è entrato in Parlamento per aprirlo come una scatoletta di tonno finisca col dipendere dalle mosse di Clemente Mastella”.
Il riferimento in realtà è anche alla moglie dell’ex senatore Dc e fondatore dell’Udeur. Sandra Lonardo, eletta in Forza Italia, da luglio al gruppo Misto, è pronta a schierarsi con Conte “se in Parlamento il presidente del Consiglio dovesse rivolgere un appello ai ‘Responsabili’ per andare avanti, perchè aprire una crisi al buio in questo momento sarebbe un atto di grande, grande irresponsabilità ”.
E poi, contatta dall’Huffpost, non ha dubbi: “Se Conte dirà che si andrà al voto verranno fuori tanti responsabili, è sempre così”.
Intanto nella lista dei parlamentari che potrebbero ‘rimpolpare’ la maggioranza, i principali ‘imputati’ sono da sempre i forzisti. Forza Italia ha gruppi corposi sia alla Camera e al Senato (91 deputati e 54 senatori), oggetto di contesa tra maggioranza e opposizione (di recente tre azzurri sono passati alla Lega).
Ma tra i vertici azzurri per adesso c’è compattezza, non ci sarà il soccorso azzurro. Il senatore Andrea Cangini, spesso nell’elenco di coloro che potrebbero puntellare la maggioranza, smentisce questa ipotesi: “Non ho mai avuto la tentazione di sostenere questo governo, neanche lontanamente. Ma non sento neanche colleghi forzisti tentati da ciò”. Inoltre in tanti dubitano che Renzi possa realmente togliere il suo sostegno a Conte. Come accade da mesi – ammette una fonte – hanno provato a sondare alcuni di FI, soprattutto al Senato, brandendoli con proposte di posti da sottosegretario, ma, a quanto risulta, senza alcun risultato
Altri eventuali ‘responsabili’ potrebbero essere cercati tra i centristi, ma anche loro hanno smentito in coro. “Mi chiamano Palazzo Chigi e Pd, ma non soccorrerò mai il Governo”, dice Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Udc all’Huffpost. “Essere responsabili significa, a casa nostra, essere coerenti con le proprie idee”, aggiunge Giovanni Toti a nome della delegazione di Cambiamo!, con lui ci sono Paolo Romani e Gaetano Quagliariello: “Non ci pensiamo nemmeno. Posso solo dire che siamo all’opposizione e restiamo all’opposizione”.
Il clima nella maggioranza resta quindi molto teso. Un orizzonte tracciato non c’è, i capi delegazione attendono la convocazione per la verifica di governo, così come si attende la data del Consiglio dei ministri per parlare del Rocovery plan, ovvero dei progetti di riforma da attuare con il fondo per la ripresa.
Il premier ci starebbe lavorando in queste ore per riuscire a presentarlo lunedì. Per adesso resta nella sua trincea, al bivio tra un rilancio di governo e la crisi.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 2nd, 2021 Riccardo Fucile
CONTE DEVE TROVARE ALMENO OTTO “RESPONSABILI” SE VUOLE VINCERE LA GUERRA CHE GLI HA DICHIARATO RENZI
Parlamentarizzare la crisi, come intende fare il presidente del Consiglio Giuseppe Conte per sfidare Matteo Renzi, significa una cosa sola: prendere in mano il pallottoliere e tornare a parlare di “responsabili”.
Con questo apparentemente nobile aggettivo si intendono — dai tempi del 2011 quando Razzi, De Gregorio e Scilipoti salvarono il governo Berlusconi, anche se eletti con Di Pietro — quei parlamentari di opposizione che in caso di difficoltà della maggioranza accorrono per salvare il governo (e la propria poltrona).
Così, dopo l’Epifania, se Renzi dovesse aprire la crisi e il premier sfidarlo in Parlamento come nell’agosto 2019 con Matteo Salvini, l’ultimo bollettino da Palazzo Madama registrerebbe un gruppetto di 9-10 senatori pronti a salvare la maggioranza giallorosa e disinnescare i renziani che voterebbero la sfiducia.
Problema: al momento la pattuglia di “responsabili per Conte” non ha una guida, un federatore in grado di dare una strategia.
E ad ammetterlo è Sandra Lonardo, moglie di Clemente Mastella: “Le voci ci sono ma non c’è niente di concreto” dice al Fatto. E allora potrebbe giocare un ruolo “Italia 23”, il sito registrato dall’ex FI Raffaele Fantetti che potrebbe mettere insieme centristi, ex berlusconiani e transfughi di M5S e Iv. A quel punto si aprirebbe un problema politico ma questa è tutt’altra storia.
Pallottoliere
In Senato, l’asticella da cui partire è 169, come i voti ottenuti a ottobre nel terzo scostamento di Bilancio a cui vanno aggiunti quattro senatori (due delle Autonomie e due del M5S) assenti perchè in quarantena.
La maggioranza assoluta in Senato è di 159 voti perchè ai 315 senatori vanno aggiunti 2 senatori a vita su 6 (Monti e Cattaneo) che partecipano regolarmente alle sedute. Sottraendo a questi i 18 senatori di Italia Viva, la maggioranza parte da 151 voti.
Vediamo da dove potrebbero arrivare gli 8 necessari a salvare il governo.
Maggioranza
La maggioranza, senza i renziani, può contare su 151 voti compatti: i 92 del M5s, 35 del Pd, 8 delle autonomie e 16 del gruppo Misto considerando ormai l’ex FI Lonardo e il senatore a vita Mario Monti.
Opposizione — L’opposizione invece, sulla carta, può contare su 149 voti: 63 dalla Lega, 19 da Fratelli d’Italia, 54 di Forza Italia e 13 del Misto che votano contro il governo. Ma qui iniziano le defezioni.
Il centrodestra
Un possibile aiuto potrebbe arrivare dai moderati di FI che non vogliono consegnare la leadership a Salvini. Da questo gruppo, i “responsabili” potrebbero essere 4-5: i 3 dell’Udc (Antonio de Poli, Paola Binetti e Maurizio Saccone) che il 9 dicembre hanno deciso di uscire dall’aula nel voto sulla riforma del Mes, ma anche un paio di forzisti tra cui Andrea Cangini. Così la maggioranza salirebbe a 155.
Italia viva
Secondo i rumors, almeno 5 senatori renziani su 18 sarebbero pronti a non seguire il leader in caso di crisi (Iv scomparirebbe dal Senato con le elezioni): i nomi che girano sono Giuseppe Cucca, Eugenio Comincini, Donatella Conzatti, Leonardo Grimani e Gelsomina Vono. Se anche solo tre decidessero di mollare Renzi si arriverebbe a quota 158, a un voto dal quorum.
Gruppo Misto
Nel Misto, a ballare sono cinque voti ipotetici: i 3 di Cambiamo! (Gaetano Quagliariello, Paolo Romani e Massimo Vittorio Berruti) che più volte hanno ammiccato alla maggioranza e l’ex M5S Gregorio De Falco, che vota volta per volta i provvedimenti. Con tutti e quattro i voti, si arriverebbe a 162, senza i tre “totiani” a 159.
Una maggioranza sul filo.
(da”il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 2nd, 2021 Riccardo Fucile
RENZI AL MOTTO DI “MUOIA SANSONE CON TUTTI I FILISTEI”, L’UNICO ASPETTO POSITIVO DELLA CRISI SARA’ LA SUA SCOMPARSA
Come ampiamente previsto, dopo l’approvazione della legge di bilancio è cominciata la vera e propria resa dei conti fra Matteo Renzi e Giuseppe Conte.
L’espressione da film western non è casuale, dal momento che la componente personale ha giocato un ruolo centrale nella crisi che si è determinata in queste settimane e potrebbe rivelarsi decisiva per il suo epilogo.
L’ultimo capitolo di un duello cominciato mesi fa lo ha scritto Matteo Renzi con un’intervista al Messaggero in cui conferma la volontà di andare fino in fondo per archiviare questa esperienza di governo. “Conte ha sbagliato a chiudere così la verifica di governo” — spiega il senatore di Italia Viva — “noi abbiamo la schiena dritta e non cediamo sui contenuti in cambio di tre poltrone”.
Il riferimento è a un passaggio della conferenza stampa di fine anno in cui il Presidente del Consiglio spiega di essere disposto ad andare in Parlamento per verificare il sostegno di cui gode; una scelta che Renzi giudica avventata: “Ha detto che verra’ in Parlamento, ma se ha scelto di andare a contarsi in Aula accettiamo la sfida”
Al netto delle parole di circostanza sulla possibilità che la crisi rientri, appare chiaro il senso del messaggio di Renzi: nella sua lettura, questa esperienza di governo è finita, bisogna cambiare e se alla guida del prossimo esecutivo ci sarà ancora Conte dipenderà dalle scelte che i singoli attori faranno nei prossimi giorni.
Italia Viva, insomma, è pronta a ritirare i ministri, votare contro in Senato (non è chiarissimo come e quando), passare all’opposizione e attendere gli sviluppi: la convinzione del suo leader è che esistano alternative a Conte e alla maggioranza giallorossa e che il ritorno alle urne resti un’eventualità remota, stante la contrarietà della stragrande maggioranza delle forze politiche, della quasi totalità dei parlamentari (anche dei contiani grillini, che vedrebbero crollare i loro numeri alle urne) e del Presidente della Repubblica.
Il dibattito sulle posizioni del Colle, del resto, è particolarmente complesso. Se è noto che Mattarella abbia considerazioni opposte di Conte e Renzi (diciamo che la preferenza per “l’avvocato del popolo” è piuttosto chiara e nemmeno tanto nascosta), va rilevata l’ambiguità del passaggio più strettamente politico del suo discorso di fine anno. L’esortazione a non farsi guidare da “interessi di parte”, infatti, è ambivalente e si presta a diverse interpretazioni, al punto che gli stessi renziani stanno provando ad appropriarsene in relazione all’ostinazione di Conte a non cedere su questioni fondamentali, come la collegialità delle scelte sul NextGenUE e la delega sui servizi segreti (non a caso citata esplicitamente da Renzi nella sua intervista al Messaggero).
Più realisticamente, Mattarella non può essere contento del modo in cui il Presidente del Consiglio sta gestendo questa fase, ma per il momento non farà mancare il suo sostegno a quella che è anche una sua creatura politica.
I ritardi sul Recovery plan preoccupano il Colle che spinge per un cambio di passo che restituisca un orizzonte più ampio alla maggioranza e al governo.
Se le cose andranno diversamente, nessuno esclude che Mattarella possa nuovamente prendere in mano la situazione.
E Conte? Ecco, analisti e commentatori restituiscono l’idea di un Presidente stretto fra chi predica prudenza e chi spinge per forzare la mano e formalizzare lo strappo. La tentazione di provare a replicare in Parlamento quanto fatto con Salvini è forte, ma il rischio di un fallimento è alto e, come detto, il Paese non sembra potersi permettere un azzardo di questo tipo.
I numeri al Senato sono più che preoccupanti: il gruppo Italia Viva — PSI può contare su 18 senatori e, dato il margine risicatissimo, non è pensabile farne a meno, anche ipotizzando che qualcuno scelga di non seguire fino in fondo Renzi.
Da tempo si racconta di pontieri al lavoro per trovare un gruppetto di “responsabili” tra le fila di Forza Italia, del Misto o addirittura della Lega, ma è difficile ipotizzare che Conte possa gestire una fase cruciale per il Paese con la terza operazione di trasformismo politico (e da una posizione di indubbia debolezza).
Insomma, anche ammesso che Conte scelga la prova di forza in Parlamento e che la spunti, il problema della solidità e compattezza della maggioranza resterebbe o addirittura peggiorerebbe.
Inoltre, c’è da considerare che restano freddi i rapporti fra il capo dell’esecutivo e il Partito Democratico, le cui richieste restano inevase ormai da mesi. Zingaretti chiede un ripensamento della regia e degli obiettivi, consapevole che l’immobilismo sia un problema soprattutto per gli elettori democratici e che alcuni ministri abbiano ampiamente mostrato di essere inadeguati a traghettare il Paese oltre la pandemia.
La domanda che circola tra i maggiorenti dem è più o meno la stessa da settimane: Renzi è inaffidabile, ma davvero siamo disposti a far crollare tutto e lasciare il Paese ai tecnici (o alla destra) per salvare Conte ma soprattutto questa squadra di governo?
Una risposta prima o poi bisognerà trovarla, anche perchè il 7 gennaio è vicino e che questo governo, con questa squadra e questa guida, possa andare oltre sembra più che improbabile.
(da TPI)
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Gennaio 2nd, 2021 Riccardo Fucile
IL RAPPORTO DEBITO/PIL SALIREBBE DI 10 PUNTI, QUANDO GLI AIUTI UE FINIRANNO SALTEREBBE IL BANCO
Mentre il governo punta a stringere sul Recovery plan portando in cdm la nuova bozza forse già lunedì, si definiscono i contorni di quello che Giuseppe Conte può effettivamente concedere a Matteo Renzi che continua a sfidarlo sui contenuti del piano per l’utilizzo dei fondi europei del Next Generation Eu.
C’è un punto fermo: il debito pubblico.
Il Patto di stabilità è congelato almeno fino al 2022, ma per un Paese indebitato come l’Italia mettere nero su bianco che si intende farlo lievitare ancora significa innanzitutto sfidare i mercati facendo allargare lo spread.
Tanto più che a metà 2022 il piano straordinario di acquisti della Bce si esaurirà . In seconda battuta, quindi, il risultato sarebbe “dover operare tagli“, come ha avvertito il premier durante la conferenza stampa di fine anno. E a pagare sarebbero proprio le “prossime generazioni”.
Come è noto la richiesta di Renzi è che tutti i prestiti Ue vengano utilizzati per progetti “additivi”, invece che per sostituire finanziamenti già previsti nei tendenziali di bilancio — dunque per opere che giù si intendevano realizzare — ma che senza Recovery fund si sarebbero altrimenti dovuti chiedere ai mercati a costi più alti.
Il problema è che questo significa aggiungere alla zavorra del nostro debito oltre 120 miliardi in sei anni invece dei circa 55 (più 65 di trasferimenti a fondo perduto) previsti dall’ultima bozza di recovery plan di Palazzo Chigi: 65 miliardi in più rispetto ai piani del Tesoro.
Senza contare che, sempre se fossero accolte le istanze di Italia viva, andrebbero sommati pure i 36 miliardi di prestito pandemico del Mes da utilizzare per la sanità , arrivando a 156 miliardi.
Il ministro Roberto Gualtieri non è disponibile a rivedere ulteriormente al rialzo le cifre e Conte è dello stesso avviso: “C’è un limite oltre il quale offrire una curva di rientro e sostenibilità del debito pubblico“, ha ricordato in conferenza stampa. “Se no, prenderemmo in giro i nostri giovani. Sarebbe il fardello che affosserebbe le prossime generazioni”.
Il piano renziano darebbe sicuramente un contributo maggiore alla crescita del pil rispetto al +2,3% nel 2026 stimato nel Recovery Plan, ma farebbe saltare il percorso di rientro della curva del debito/pil scritto a via XX Settembre e approvato dal Parlamento.
L’ultima Nota di aggiornamento al Def stima infatti che, dopo aver toccato nel 2020 un picco del 158% a causa delle spese straordinarie per far fronte all’emergenza Covid (dal 134% del 2019), il debito/pil dovrebbe ridursi al 155,6% nel 2021, 153,4% nel 2022 e 151,5% nel 2023. Per poi continuare la discesa e scendere “entro il 2031” sotto il livello del 2020.
Ma al contrario utilizzare tutti i prestiti per spese aggiuntive — “non lo fa nessuno in Europa”, ha ricordato Gualtieri — manterrebbe il rapporto ancora al 155% nel 2026, ultimo anno di esborso dei finanziamenti europei a valere sul Recovery fund, invece che intorno al 145% come prevede la Nadef.
Uno scenario che contribuirebbe ad allargare il differenziale di rendimento tra titoli di Stato italiani e tedeschi, ora bassissimo grazie al piano di acquisti della Bce che è molto favorevole per l’Italia ma si concluderà nel 2022.
E uno spread più alto, oltre a far crescere la spesa per interessi, zavorra il pil, per cui l’effetto positivo dei maggior investimenti additivi sul denominatore sarebbe ridotto.
La linea decisa da Palazzo Chigi e Tesoro è del resto concordata con la Commissione Ue: non a caso il commissario agli Affari economici Paolo Gentiloni pochi giorni fa ha ricordato appunto che i prestiti “fanno aumentare il debito e fa bene il governo a proporne un utilizzo prudente, anche sostituendo spese già previste, sempre che queste siano compatibili con gli obiettivi comuni europei”.
Il punto è proprio quali spese verranno inserite nel piano finale: lo stesso Gentiloni ha messo in guardia sulla necessità di puntare “prevalentemente su investimenti e riforme” perchè “non bastano gli incentivi, che pur non essendo esclusi non sono una priorità ” e non sono ammesse “spese che tendono a favorire consensi effimeri”.
Il riferimento potrebbe essere al superbonus edilizio che stando all’ultima bozza del piano assorbirebbe 22 miliardi — ma stando a uno studio citato da Bloomberg favorirebbe soprattutto le famiglie più ricche — e agli incentivi alle imprese per il rinnovamento degli impianti e l’innovazione tecnologica green e digitale, a cui il governo intende destinare quasi altrettanto.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 2nd, 2021 Riccardo Fucile
LA DOCENTE DELLA SAPIENZA DI ROMA: “PAGHIAMO LE GIORNATE DI SHOPPING PRE-NATALIZIO”
Anno nuovo, dubbi vecchi. La curva della diffusione dei contagi di Coronavirus in Italia, con i dati di oggi, vede aumentare ancora il tasso di positività al Covid in Italia, che si attesta al 17,6% rispetto al 14,1% di ieri.
«Siamo nella situazione di inizio ottobre», spiega a Open Gloria Taliani, infettivologa e ordinaria di Malattie infettive all’università La Sapienza di Roma. «Siamo di fronte a un bivio, con una curva dei contagi che potrebbe salire di nuovo, oppure scendere». A ottobre si è tradotto nel picco della seconda ondata. E ora? «Sta a noi».
Professoressa, non è esattamente l’inizio dell’anno che speravamo, forse.
«Le parole d’ordine sono incertezza e incostanza. Se andiamo a guardare l’incremento giornaliero, ci accorgiamo che continua ad avere un andamento a “dente di sega”. Fino a questo momento era un dente di sega in diminuzione costante, con qualche picco di rialzo — si arrivava a un incremento giornaliero dello 0,95% intorno al 24 e al 25 dicembre, per poi scendere allo 0,4% fino al 27-28 dicembre. Ora è di nuovo in crescita ed è salito sopra l’1,1%: una risalita che non si vedeva dal 12 dicembre. Siamo ritornati indietro quindi di un paio di settimane o poco più».
Da cosa dipende?
«Dagli effetti del comportamento delle persone. Non ci sono dubbi. E se andiamo a guardare indietro, sempre rispetto all’incremento giornaliero, ritroviamo un valore dell’1,1% all’inizio di ottobre, con un picco al 5,04% al 30 di ottobre: quindi dopo tre settimane si capisce in che direzione si sta andando. Anche in questo caso tra tre settimane vedremo se questo 1,1% tende a rimanere stabile — o a salire e scendere come ora, ma sempre intorno alla mediana stabile — oppure se prende l’abbrivio e riparte. Il dato è improntato a una grande imprevedibilità , legata ai comportamenti.
Sì, c’è una flessione nel numero dei tamponi: anche lì il maggior numero è stato registrato intorno alla metà di novembre, quando tutto era in fase di picco. Poi dopo, lentamente, sono diminuiti. L’analogia è forte: oggi, sia come tasso di incremento giornaliero sia come numero di tamponi, siamo in una situazione analoga a quella dei primi di ottobre. E da lì è ripartito il picco, in costante ascesa fino alla metà di novembre. Diciamo che questo è un momento in cui si può andare potenzialmente in qualsiasi direzione: potenzialmente in salita come in discesa. Tutto è nelle mani di chi si muove e genera il rischio di contagio».
Stiamo assistendo all’effetto dei comportamenti di una decina di giorni fa, con le giornate di shopping pre-natalizio?
«Molto probabile. I tempi di incubazione sono quelli che sappiamo, si va da 72 ore a 12 giorni e mezzo, quindi in media una settimana. Coincide con l’inizio delle vacanze di Natale e degli incontri in famiglia».
Nel frattempo è arrivato il vaccino…
«Sì, ma — mi spiace dirlo — per il momento non influenzerà le curve, perchè ancora riguarda una porzione ristretta di popolazione che non alimenta le curve in maniera significativa».
Quando vedremo i primi effetti della campagna vaccinale?
«Non è tanto una questione di cifre, quanto di categorie che accedono al vaccino. Sull’immunità di gregge ora c’è molto scetticismo, anche nella letteratura mondiale. Non è quella che ci proteggerà : quello che conta è che le persone che più distribuiscono il virus — i giovani — non accederanno al vaccino prima di molti mesi».
Andava allora ribaltata la strategia della campagna di vaccinazione come pure si è detto? Prima la popolazione più giovane?
«No. La strategia è corretta perchè l’attesa del massimo effetto del vaccino è nella prevenzione della malattia in forma grave, come accade potenzialmente negli anziani. Quindi è corretto cominciare dalle persone in cui la malattia può essere più pericolosa: questo è quello per cui il vaccino è più efficace, proteggere prima di tutto le categorie più deboli».
Le Regioni chiedono (ancora una volta) di cambiare il sistema dei 21 parametri. Cosa ne pensa?
«Ventuno parametri sono tanti, e probabilmente alcuni sono anche ridondanti rispetto alla necessità di definizione di un quadro epidemiologico. In definitiva tutto quello che può essere semplificato ben venga. Anche se le regioni strepitano per la semplificazione, l’importante non è tanto la strategia di limitazione dei comportamenti, ma la consapevolezza che questa al momento resta l’unica via perseguibile».
Dobbiamo inasprire le restrizioni?
«Alcuni aspetti lasciano immaginare che ci debba essere un controllo severo. Guardando le singole regioni in termini di ricoverati, di pazienti in isolamento e in terapia intensiva già si capisce come deve essere designato il controllo dei movimenti a seconda del rischio persistente. Perchè è palese che se, per esempio, in Campania ci sono 76mila isolati a domicilio con un incremento, oggi, di 1.048 persone, questo fa il paio quasi in modo analogo con l’incremento del Lazio, quello della Puglia o del Veneto, vuol dire che ci sono regioni che hanno bisogno di maggiore controllo effettivo rispetto ad altre in cui l’incremento è molto più basso o dove si registra un decremento come in Molise o in Friuli».
Bisogna quindi proseguire con il sistema delle aree di diverso colore?
«Assolutamente sì. Anzi, io sono convinta che non si debba andare con l’accetta sulle singole regioni, lavorando in modo così grossolano con provvedimenti su base regionale. A essere più a rischio sono le aree metropolitane: grandi città e centri urbani».
Un appello già avanzato da lei e da altri esperti ed esperte. Ma mai accolto.
«Sì, perchè è ragionevole: anzi, più che lavorare sui parametri che sono stati definiti, lavorerei su questo. Non è mai stato accolto perchè è più comodo lavorare come si fa ora rispetto a un lavoro di fino. Sia dal punto di vista politico che da quello logistico. Dobbiamo cercare una via di mezzo ragionevole tra il controllo della diffusione e la sopravvivenza economica del paese».
(da Open)
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Gennaio 2nd, 2021 Riccardo Fucile
FRANCESCO VAIA: “LA LENTEZZA DEI VACCINI E’ COMPRENSIBILE”… “L’AZZARDO DEL REGNO UNITO E’ DA BOCCIARE”
“L’Italia deve migliorare nel ritmo delle vaccinazioni, ma la lentezza di questo inizio è comprensibile e certamente recuperabile”. “L’aumento dei contagi di questi giorni non è figlio di Natale e Capodanno, ma dei giorni attorno al 20 dicembre”, il periodo dello shopping, prima che il governo varasse il decreto Natale.
Per questo è bene “posticipare l’apertura delle scuole superiori almeno fino alla metà di gennaio”, quando i numeri ci diranno se le zone rosse e arancioni hanno funzionato nel rallentare la curva.
Così Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani, commenta le preoccupazioni sul lento avvio della campagna vaccinale e il dibattito in corso sul post Epifania. “La Befana — osserva – non porterà via il virus insieme alle feste. Diamoci una settimana di tempo in più”
La partenza della campagna vaccinale è stata generalmente lenta e questo genera preoccupazioni sui tempi e l’organizzazione della campagna vaccinale. Sono preoccupazioni fondate? Cosa dobbiamo aspettarci?
“Sicuramente bisogna migliorare la nostra capacità , come Paese, di avere più dosi e aumentare il ritmo delle somministrazioni, così da raggiungere il maggior numero possibile di vaccinati, dando la priorità alle categorie più esposte e ai più vulnerabili. Noi nel Lazio siamo tra i più virtuosi, abbiamo messo in campo una macchina da guerra tra i centri vaccinali di ospedali, Asl e Uscar. Questo dovrebbe avvenire in ogni parte del Paese. Siamo in una primissima fase organizzativa, mi auguro che nei prossimi giorni tutto questo possa migliorare oggettivamente. Scontiamo due elementi: le difficoltà tipiche di tutti gli inizi e il fatto che l’avvio della campagna vaccinale abbia coinciso con questi giorni festivi. Sono convinto che a gennaio miglioreremo la performance. Siamo di fronte a un’operazione che è stata definita la più grande vaccinazione di massa nella storia, è comprensibile che l’inizio presenti sfide inedite”
In alcune regioni le percentuali di dosi somministrate rispetto a quelle consegnate sono sotto al 2%. In Lombardia siamo appena al 2,7%… Come commenta queste discrepanze?
“Lo abbiamo detto tante volte: da nord a sud, purtroppo, la sanità funziona a macchia di leopardo. Queste discrepanze dimostrano ancora una volta l’urgenza di una visione nazionale della risposta della sanità , soprattutto dal punto di vista della qualità : non è più accettabile che l’Italia sia divisa in cittadini di serie A e di serie B a seconda del luogo di nascita e di residenza. Purtroppo la Regione Lombardia, già duramente colpita dal virus, sconta anche su questo delle criticità organizzative, ma sono certo che avrà la forza di recuperare al più presto”
Cosa ne pensa dell’approccio britannico di ampliare la platea dei vaccinati posticipando la seconda dose o mixando diversi vaccini?
“Chi fa la prima dose di un vaccino, deve ripetere la dose dello stresso vaccino. Il cocktail, per me, è assolutamente da bocciare. Questi argomenti un po’ arditi sarebbero da evitare in questa fase perchè danno legna da ardere a coloro che esprimono perplessità e dubbi sullo strumento vaccino. Se un vaccino è stato approvato prevedendo che la seconda dose deve essere fatta al 21esimo giorno, è evidente che dobbiamo attenerci a questo, altrimenti diamo all’opinione pubblica il messaggio sbagliato che si possono stravolgere le regole in corso d’opera. In questa fase non ci possiamo permettere di alimentare dubbi e sospetti tra la popolazione. Quello di Londra è un atteggiamento azzardato e spregiudicato che rischia di minare la fiducia nell’unica arma che abbiamo contro il virus”.
Secondo uno studio dell’Imperial College, la cosiddetta variante inglese è “estremamente” più contagiosa rispetto alla versione precedente. Quali rischi corriamo?
“Dai primi dati, questa variante sembrerebbe più contagiosa, ma la comunità scientifica è orientata a immaginare che questa variante abbia delle alterazioni morfologiche ma non sostanziali, dunque non in grado di alterare la patogenicità e la connessa letalità del virus. Il vaccino è stato testato su tante altre varianti, presumibilmente dovrebbe funzionare bene anche su questa. C’è la preoccupazione che questa variante aumenti la trasmissibilità , questo è vero, ma è bene non dare messaggi allarmistici”.
L’assessore alla Sanità nel Lazio, Alessio D’Amato, ha fatto un appello al governo: tenere chiuse le scuole superiori oltre il 7 gennaio in tutta Italia. Condivide questo appello?
“Assolutamente sì. L’aumento dei contagi di questi giorni era ciò che ci aspettavamo, ma non è figlio di Natale e di Capodanno, ma dei giorni attorno al 20 dicembre, prima che il governo varasse queste misure. Ora aspettiamo di vedere quali saranno i risultati di questi 15 giorni di zona rossa e arancione. A mio avviso, fino al quel momento è prudente in questa fase mantenere lo status quo. Aspettiamo fino alla metà di gennaio per capire se queste azioni messe in campo hanno dato i risultati auspicati o meno. Nel mentre, sarebbe opportuno verificare la messa a punto, a livello regionale, di piani scolastici e di trasporto pubblico da mesi invocati dal Cts. Se non si interviene sui nodi strutturali, rischiamo di commettere gli errori dell’estate. Il 6 gennaio la Befana non porta via sia le feste sia il virus. Diamoci una settimana di tempo in più, mantenendo la Dad alle superiori”.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 2nd, 2021 Riccardo Fucile
ANDREA RUSSI E’ RADIOLOGO PRESSO L’OSPEDALE DI ORBASSANO E GODE OTTIMA SALUTE… SUI SOCIAL I SOLITI CRIMINALI NEGAZIONISTI HANNO FATTO CIRCOLARE UNA NOTIZIA FALSA
Andrea Russi è consigliere comunale a Torino per il Movimento 5 Stelle. Russi nella vita però fa il tecnico radiologo al San Luigi di Orbassano e per questo motivo è stato uno dei primi a ricevere il vaccino anti COVID. E anche uno dei primi a finire in una catena sui social che ha diffuso la fake news secondo la quale si trovava in coma
Russi il 31 dicembre annunciava di aver fatto la vaccinazione su Facebook: “Oggi ho ricevuto la prima dose di vaccino anti covid-19. Per la prima volta dall’inizio di questa pandemia, grazie alla scienza e alla medicina abbiamo finalmente un’arma sicura ed efficace per poter uscire da questo terribile incubo sanitario, economico e sociale.
Ho scelto di vaccinarmi contro il covid non solo per proteggere me stesso e le persone con cui vivo. Ho fatto soprattutto una scelta di altruismo, di rispetto e di responsabilità verso i pazienti che assisto e verso le persone più deboli della nostra Comunità . In questi mesi abbiamo vissuto momenti molto difficili. Io lavoro all’interno di un covid hospital, sono quotidianamente a contatto con la sofferenza e la morte portati da questo virus e posso vedere con i miei occhi quanto sia difficile la lotta contro il Covid-19. Contemporaneamente ricopro la carica di Presidente della Commissione Commercio e Lavoro, e sono a contatto quotidianamente con realtà produttive in seria difficoltà di sopravvivenza”.
C’è chi ha scritto che il consigliere fosse in coma: “Notizia bomba. Finisce in coma. (chiedo aiuto a verificarla!) Dr Andrea Russi, medico, politico 5 stalle, superpromotore del vaccino, voglioso di essere tra i primi a farsi avvelenare, subito dopo l’inoculazione del Farmaco capace di generare una modificazione del Dna finisce in coma in rianimazione al San Luigi di Orbassano(To)! Verifichiamo la notizia e se risulterà vera, cerchiamo di usare bene il suo sacrificio”.
Ovviamente di vero non c’è mai stato niente ed è stato lo stesso Russi a spiegarlo sul suo profilo: “Questa mattina, dopo aver ricevuto decine di chiamate e di messaggi relativi al mio stato di salute (a proposito, grazie a chi si è preoccupato per me), ho scoperto, mio malgrado, di essere caduto nella rete del complottismo no-Vax. È circolata infatti in rete la notizia che io fossi stato ricoverato in rianimazione in seguito a somministrazione del vaccino anti covid-19. Ovviamente sto bene, non ho avuto alcun effetto collaterale e dunque, a livello personale, il tam tam mediatico non mi preoccupa: chi mi conosce sa che al massimo posso riderci su. Sono invece molto, molto preoccupato perchè questo episodio è l’ennesima dimostrazione di quanto poco possa bastare per creare una fake news e di quanto velocemente questa possa diventare virale a causa della necessità , da parte di chi crede in strampalate teorie complottiste, di trovare argomenti in supporto delle proprie tesi. Il problema però è che il propagarsi di una bufala di tale portata può essere molto pericoloso in un momento in cui il vaccino è probabilmente l’unica arma efficace che abbiamo per uscire dalla pandemia”.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 2nd, 2021 Riccardo Fucile
“MOLTI PRESENTANO SEGNI DI IPOTERMIA E DENUTRIZIONE, SERVE L’ASSEGNAZIONE DI UN PORTO SICURO”
“Dopo essere stata allertata ancora una volta da Alarm Phone di un imbarcazione in difficoltà , la nostra nave, la Open Arms, con a bordo personale di Emergency, ha soccorso altre 96 persone che viaggiavano su una barca di legno alla deriva. Partite da Zuwarah il 31 dicembre, dopo 2 giorni in mare aperto senza cibo nè acqua, le 96 persone soccorse (2 donne e 17 minori,) presentano segni di denutrizione e ipotermia, il personale medico in questo momento sta procedendo a verificarne le condizioni di salute”.
“Sul ponte della Open Arms si trovano ora 265 persone, che attendono, al freddo e con le previsioni meteorologiche in peggioramento, di poter sbarcare- dice Open Arms – Ribadiamo la necessità che l’assegnazione di un porto venga concessa senza ritardi in modo da garantire la tutela dei diritti e della salute dei naufraghi soccorsi così come stabilito dalle Convenzioni internazionali e dalla nostra Costituzione”.
(da agenzie)
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Gennaio 2nd, 2021 Riccardo Fucile
SI DOVRANNO ELEGGERE DUE SENATORI CHE SARANNO DETERMINANTI PER LA MAGGIORANZA DEL SENATO
Dopo le buffonate sulla presidenza, Trump ha già deciso che le elezioni in Georgia (dove c’è un governatore repubblicano) sono comunque una truffa. Essendo la conferma dei senatori repubblicani a rischio si è avvantaggiato sul programma.
“Illegali e non valide”. Donald Trump mette ora in dubbio anche la correttezza del ballottaggio che il 5 gennaio eleggerà i due senatori della Georgia, in un voto cruciale per conquistare la maggioranza del Senato degli Stati Uniti
Il presidente americano uscente si è lanciato la scorsa notte in una nuova tempesta di tweet contro la validità delle elezioni presidenziali, che hanno visto la vittoria di Joe Biden. In particolare se l’è presa con il “Georgia consent decree’, un accordo raggiunto in marzo fra democratici e repubblicani di questo stato sulla convalida delle firme dei voti postali. “Il Georgia consent decree è Incostituzionale e dunque le elezioni presidenziali 2020 in questo stato sono illegali e non valide, e questo comprende anche le due elezioni senatoriali in corso”, ha twittato il presidente
Le accuse senza prove di Trump sulla correttezza del voto rischiano però di confondere gli elettori repubblicani, chiamati in massa a sostenere la rielezione dei senatori Kelly Loeffler e David Purdue.
Lo stesso Trump terrà un comizio in Georgia lunedì per incoraggiare tutti al voto.
I dubbi sulla validità del voto, si aggiungono ai costanti attacchi di Trump contro il governatore repubblicano della Georgia Brian Kemp, che non ha voluto sovvertire il risultato del voto in questo Stato, dove ha vinto Biden.
Se i due repubblicani saranno sconfitti dai democratici Raphael Warnock e Jon Ossoff, il partito di Biden avrà la maggioranza sia alla camera che al senato degli Stati Uniti.
In questo caso, infatti, nella camera alta i due partiti avranno ciascuno 50 senatori, ma se vi sarà pareggio conterà anche il voto della vice presidente Kamala Harris.
(da agenzie)
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