Gennaio 27th, 2021 Riccardo Fucile
TERZA USCITA DAL PARTITO DI BERLUSCONI DOPO LA ROSSI E CAUSIN, ORA CONTE E’ A TRE SENATORI DA 161
Da giorni il suo nome era inserito nell’elenco di senatori “costruttori” pronti a votare la fiducia al governo di Giuseppe Conte. Lui, però, aveva sempre smentito. Fino ad oggi, quando Luigi Vitali ha deciso di comunicare ai colleghi di Palazzo Madama la sua decisione: lascia Forza Italia e va sostenere la maggioranza del premier dimissionario. “Cari colleghi, come doverosamente comunicato alla presidente, ho preso la decisione di sostenere il professor Conte. Ho espresso sempre la mia perplessità sulla situazione attuale. E’ stato un onore lavorare con voi”, ha detto il senatore pugliese, dopo aver sentito al telefono la capogruppo Anna Maria Bernini.
“Non è questo il momento delle contrapposizioni, -sostiene Vitali- ma di dare come classe dirigente complessiva un segnale a chi non ha ancora ricevuto la Cig, il vaccino, a chi è stato costretto a chiudere attività , alle partite Iva, alle imprese ai commercianti, che il Paese è unito, perchè solo insieme si uscirà dal tunnel”.
L’ex berlusconiano è pronto a votare il Conte ter? “Sì”, assicura, che potrebbe entrare nel gruppo Europeisti. Auspica il ritorno di Renzi? “Non è un mio problema”, taglia corto Vitali.
Quattro legislature da deputato, uno da senatore, ex sottosegretario alla Giustizia, Vitali è stato berlusconiano di ferro. E invece ha deciso di lasciare il partito di Silvio Berlusconi per andare ad allargare la maggioranza composta dal Pd, dal M5s e da Leu.
A Palazzo Madama si tratta del terzo caso dopo Andrea Causin e Maria Rosaria Rossi, che già il 19 gennaio scorso avevano votato la fiducia a Conte. Tra l’altro al Senato Vitali siede a un posto di distanza dalla Rossi, altra ex fedelissima di Berlusconi.
“Se stigmatizzo i colleghi che hanno votato in dissenso col gruppo? Ma io non stigmatizzo nessuno. Chi è senza peccato scagli la prima pietra“, aveva detto qualche giorno Vitali. Che non aveva escluso che ci potessero esserci altre defezioni: “Chi lo può dire? Se non vogliono queste situazioni dovrebbero mettere il vincolo di mandato. In caso contrario dinamiche simili continueranno a verificarsi”.
E invece alla fine si è spostato verso la maggioranza.
(da agenzie)
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Gennaio 27th, 2021 Riccardo Fucile
MANCANO I VOTI “SICUREZZA” AL SENATO… SUL DIALOGO CON I RENZIANI I CINQUESTELLE POTREBBERO NON TENERE
Prima un mandato esplorativo, poi sedersi nuovamente al tavolo con Matteo Renzi. La road map di Giuseppe Conte è obbligata, il paniere dei responsabili langue, quota 156 raggiunta al Senato la scorsa settimana non solo non aumenta, ma rischia anche di diminuire con il passare dei giorni.
Il premier ha passato la giornata a Palazzo Chigi, tessendo una tela nella quale al momento nessuno ancora è caduto, le voci di due arrivi nel nuovo gruppo “Europeisti” formato a Palazzo Madama per il momento rimangono tali, come quelle dei giorni scorsi e di quelli ancora prima.
La strada è in salita, la notizia è che ci sia ancora una strada. Si inerpica per passaggi che un po’ dipendono dal premier, un po’ da come si stabilizzerà il magma dei partiti, un po’ dalle valutazioni del Quirinale.
Eccola: Conte si è assicurato l’appoggio dei tre partiti che sono rimasti in maggioranza e dalla nuova pattuglia di responsabili, che andranno al Colle chiedendo un incarico per l’avvocato di Volturara.
Basterebbero tre o quattro volenterosi dell’ultima ora per raggiungere una sia pur estremamente teorica maggioranza di 161. Ma per come si sono messe le cose sarebbe sufficiente avvicinarvisi il più possibile.
Nell’impossibilità , stando così le cose, di altre maggioranze alternative, il premier confida che gli sia affidato un mandato esplorativo,, con il quale ridiscendere dal Quirinale e provare a trattare da una posizione di maggior forza un allargamento della maggioranza. Sia con i gruppi del centrodestra per i quali la leadership salviniana è indigesta, sia con la stessa Iv.
“È normale che se adesso la capacità attrattiva di Conte è molto bassa, in caso di un nuovo incarico potrebbe aumentare sensibilmente. In quel caso parleremmo concretamente di ministeri da assegnare e poltrone da distribuire”, spiega un dirigente del Movimento 5 stelle. Le regole di ingaggio con chi finora ha fatto spallucce potrebbero cambiare. A quel punto le offerte, che continuano a rincorrersi nel vociare di Palazzo, di un ministero per l’Udc, e sottosegretariati di peso per Psi e i totiani di Cambiamo (si parla della delega alle Riforme per Gaetano Quagliariello) diventerebbero cosa concreta. Ma non basterebbero. Perchè per una maggioranza solida come sollecitata da Sergio Mattarella si dovrebbe tornare necessariamente a guardare a Italia viva.
“Dipende tutto da Renzi – spiega un esponente del governo – Se al Quirinale non pone veti ci si può sedere a un tavolo e parlarne, se dice no a Conte ci regala un argomento solidissimo per fare leva tra quei senatori che non hanno digerito bene il suo strappo, perchè siamo consapevoli che ce ne sono”.
Difficile, non impossibile. Renzi ha consegnato a un video pomeridiano le sue valutazioni: “Uno scandalo i gruppi improvvisati”, ha tuonato. Fermandosi però lì. Nessun nuovo attacco al premier, nessun riferimento a temi potenzialmente divisivi come il Mes. Un modo per rimanere in partita finchè non si delineerà con certezza il campo di gioco.
Dalla maggioranza accusano Italia viva di voler gettare scompiglio nei gruppi parlamentari. Teresa Bellanova ha evocato il nome di Luigi Di Maio come possibile presidente del Consiglio, Maria Elena Boschi quello di Paolo Gentiloni. La maggioranza reagisce: “Mi vogliono mettere contro Conte”, replica Di Maio, “Pensano di poterci usare contro il premier ma si sbagliano”, attacca Stefano Patuanelli, un altro di cui gira il nome.
Il sospetto è che Renzi voglia sedersi al tavolo per silurare il premier, con il quale i contatti sono interrotti dallo scorso 6 gennaio, e costruire un governo intorno a un nome alternativo.
Ma il vero problema nel complicato incastro che dovrebbe realizzarsi è la tenuta del Movimento 5 stelle. Perchè mentre iniziano a uscire allo scoperto governisti come Trizzino e Di Nicola che non si scandalizzerebbero davanti un ritorno all’antico, Alessandro Di Battista guida il fronte del “mai più con Renzi”, ridotta su cui è asserragliata un numero non ampissimo di senatori pentastellati, sufficienti tuttavia a creare ulteriori problemi alla tenuta della maggioranza a Palazzo Madama.
Vito Crimi si è a lungo incontrato con i capigruppo per stabilire la linea che verrà portata al Colle, e proprio i presidenti di senatori e deputati hanno chiesto in queste ore di non attaccare frontalmente il senatore di Rignano. Una strada in salita. Ma pur sempre una strada.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 27th, 2021 Riccardo Fucile
COME SEMPRE PREVALE LA LINEA DEL COMPROMESSO, MA SE AVESSE PRETESO IL PROPORZIONALE CONTESTUALMENTE ALLA RIDUZIONE DEI PARLAMENTARI, SBATTENDO I PUGNI SUL TAVOLO, ORA NON SAREBBE SOTTO RICATTO DELLE URNE
“Io condivido e chiedo il mandato sulla proposta a Mattarella di un incarico a Conte per dare vita ad un governo che raccolga il suo appello a un nuovo governo europeista che possa contare su ampia base parlamentare”.
Nicola Zingaretti vede un “passaggio strettissimo” per uscire dalla “irresponsabile” crisi di Governo causata da un “errore politico grave” di Matteo Renzi, e sottolinea che “in questo Parlamento Giuseppe Conte è un punto di equilibrio credibile”.
Nel suo intervento alla Direzione nazionale del Pd, il segretario propone quindi un Conte Ter con una più “ampia base parlamentare”. Nessun veto a Renzi: “Il tema del rapporto con Iv non ha nulla a che vedere con il risentimento per il passato ma di legittimi dubbi fondati per il futuro. Nessun veto ma un aspetto politico da tenere in considerazione perchè verremo giudicati in merito alla sincerità e credibilità delle parole per definire il governo che decideremo insieme di sostenere”.
“Noi, parafrasando Aldo Moro, non dobbiamo neanche commettere l’errore di lambire una politica lontana dalla gente. Il salto del buio ha aperto una pericolosa stagione di precarietà , rallentando o fermando importanti dossier” sottolinea Zingaretti.
“L’appello alla responsabilità fatto dal Presidente Conte a sostenere un Governo di stampo europeista e che affronti le sfide che abbiamo davanti ha ottenuto la fiducia dei due rami del Parlamento senza il voto dei parlamentari di Italia Viva. Una maggioranza assoluta alla Camera e 157 voti al Senato, solo 4 voti in meno della maggioranza assoluta. Una conferma che negli attuali equilibri parlamentari figli della sconfitta del 2018, Conte, indicato ad agosto dal partito di maggioranza relativa, rappresenta nelle forze politiche un punto di equilibrio credibile. Ma le sfide immense che abbiamo davanti richiedono un salto di qualità , stabilità e visione – ha aggiunto – Questa consapevolezza e la volontà di dare vita a un Governo nuovo stabile e di ampia base parlamentare ha portato il Presidente Conte a rassegnare le dimissioni, e mettersi a disposizione per un esecutivo di chiaro stampo europeista e con un nuovo programma”.
Zingaretti ribadisce di voler evitare le elezioni – “noi non abbiamo mai voluto o auspicato elezioni politiche anticipate e non le vogliamo ora” – e auspica compattezza anche per affrontare la sfida del Recovery plan: “non dobbiamo avere come obiettivo di restaurare l’Italia che c’era prima ma costruirne una nuova. Per questo non si può consegnare a questa destra il nostro Paese”.
(da agenzie)
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Gennaio 27th, 2021 Riccardo Fucile
PECCATO CHE LE DOMANDE ACCOLTE SIANO 100.000 IN MENO E CHE LA CIFRA SPUTTANATA PER FARE UNA MARCHETTA ELETTORALE AMMONTI A 21 MILIARDI
Davvero quota 100, lo scivolo che consente di andare in pensione un po’ prima con un assegno più leggero, ha “salvato 360mila italiani“?
A sostenerlo è stato Matteo Salvini, che a Di Martedì ha tra l’altro lamentato che il governo Conte 2 ora dimissionario non ha “difeso” la misura sperimentale introdotta per tre anni a partire dal 2019 perchè ha deciso che dopo il 2021 non verrà più rinnovata.
In realtà l’uscita anticipata ha riscosso meno adesioni rispetto a quanto previsto dalla relazione tecnica al “Decretone” che l’ha istituita, stando al quale i nuovi pensionati con almeno 62 anni di età e 38 di contributi sarebbero stati nel 2020 oltre 300mila.
Stando agli ultimi dati Inps invece, a fine dicembre le domande accolte risultano essere 267mila
A fine 2019, riassume il responsabile Previdenza della Cgil nazionale Ezio Cigna, le domande accolte erano “150.768 contro le 290mila previste e nel 2020 se ne sono aggiunte circa 117mila a fronte delle 327mila attese”.
La spiegazione? “Tanta gente resta al lavoro perchè non essendoci più il metodo retributivo conviene rimanere per avere più versamenti e godere di un coefficiente di trasformazione più elevato grazie a un’età più alta al momento dell’uscita”.
Il risvolto positivo per i conti pubblici è che il conto finale dell’intervento sarà molto inferiore rispetto ai circa 21 miliardi previsti.
(da agenzie)
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Gennaio 27th, 2021 Riccardo Fucile
INTERVISTA AL CONSIGLIERE REGIONALE LOMBARDO PIETRO BUSSOLATI: “IL SISTEMA LOMBARDO E UN COLABRODO, FONTANA NASCONDE I DATI”
Pietro Bussolati, 38 anni, è il consigliere regionale lombardo che si è reso protagonista della beffarda protesta contro Attilio Fontana, regalando un pallottoliere al Presidente della Lombardia. Un coup de thèà¢tre che ha portato l’autore del libro “Giù la maschera”, uscito nel pieno della prima ondata di Covid-19, al centro dell’attenzione dei media nazionali.
Bussolati, quanto accaduto ieri in Consiglio regionale è chiaramente il sintomo di una tensione ormai alle stelle nei rapporti con la Giunta Fontana, sbaglio?
Gli avvenimenti dei giorni scorsi sono di elevata gravità . Non solo per l’errore in se’, ma per il fatto che Fontana, Letizia Moratti e tutta la Giunta invece che chiedere scusa abbiano deciso di buttarla in polemica politica contro un organismo tecnico e nonostante l’evidenza del fatto che sono loro i primi ed unici responsabili di quanto avvenuto.
Eppure, nella stessa seduta il Consiglio regionale ha deliberato di richiedere i danni per quanto accaduto al governo nazionale. Cosa ne pensa?
Con l’autoritarismo tipico di chi non ha ragione insistono a difendere l’indifendibile. Sono un po’ le cheerleader italiane di Donald Trump: anche loro si arroccano dietro una posizione indifendibile, sperando che la confusione politica impedisca di fare chiarezza nei confronti dei cittadini. Credo che questo sia persino più grave dell’errore tecnico che ha costretto cittadini e imprese a entrare in zona rossa senza che ve ne fosse la necessità .
Dopo varie sospensioni della seduta consiliare, avete abbandonato definitivamente l’aula perchè non vogliono fornirvi i dati sui contagi: è così?
Noi chiediamo che i dati grezzi siano costantemente resi pubblici, perchè questo ci darebbe la possibilità di verificare cosa sta accadendo. Proprio oggi alcuni sindaci lombardi hanno denunciato un’esplosione immotivata dei contagi. Questo accade dopo “il miracolo di San Fontana” del 21 gennaio: dopo la correzione a livello nazionale, anche nel sistema informativo destinato ai sindaci è intervenuta una correzione al ribasso, mentre oggi tornano a risalire.
C’è una grandissima confusione e, senza i dati grezzi, non è possibile verificare l’eventuale errore. Su questo non abbiamo ottenuto risposte e, dopo aver causato più interruzioni, siamo stati costretti ad abbandonare definitivamente i lavori del Consiglio. Devo sottolineare il fatto che dallo scorso aprile non riceviamo risposte alle nostre richieste di accesso agli atti, è anche per questo che i toni si sono alzati così tanto.
Materialmente, chi è in possesso di questi dati?
Una pluralità di soggetti: Regione Lombardia (tramite una direzione ad hoc, che controlla i dati e la loro immissione), Aria (la società appaltante controllata al 100 per cento da Regione Lombardia), ATS e la cabina di regia regionale.
E nessuno risponde?
Ci sono sistemi informativi diversi tra di loro. Uno è fornito da ATS, poi c’è il “cruscotto”, fornito da Aria, che serve per trasmettere le informazioni ai sindaci. Spesso i dati sono divergenti, ma in generale l’errore commesso è stato lo stesso: non considerare guariti i cittadini che, essendo asintomatici, hanno superato il periodo di convalescenza del virus.
L’Istituto Superiore di Sanità oltretutto dice che non si tratta di un episodio isolato…
Beh, il sistema di Lombardia Informatica, che poi è confluita in Aria, è un colabrodo e lo ha dimostrato ulteriormente. Questa però è solo la punta di un iceberg. Il problema è quello che noi denunciamo da tempo e non ha nulla a che vedere con la parte informatica, bensì con qualcosa che interessa molto di più i cittadini: la sanità lombarda.
Tutto ciò che avviene negli ospedali è ampiamente monitorato e infatti abbiamo delle eccellenze, ma tutto ciò che avviene sul territorio (medici di base, poliambulatori, ecc.) invece non è minimamente mappato. La sanità lombarda è tragicamente “ospedalocentrica”. Persino i decessi, se avvengono a casa, non vengono mappati: sappiamo dai sindaci che alcuni cittadini purtroppo scomparsi sono rimasti nel conteggio dei positivi!
Come si sta muovendo la nuova Giunta rispetto a questi problemi e più in generale rispetto a una riforma della sanità che è resa necessaria dalla bocciatura della Legge 23?
Hanno messo Letizia Moratti a guidare questo capitolo, ma non c’è chiarezza sulla road map e il coinvolgimento delle opposizioni, se non dichiarazioni solo vaghe. Noi abbiamo presentato le nostre proposte e lo stesso ha fatto il sindaco di Milano Giuseppe Sala. Per ora non è stato previsto un momento nel quale si possa incidere in questo processo di riforma. Personalmente non ritengo credibile che Letizia Moratti e questa Giunta siano in grado di ribaltare come un calzino la sanità lombarda.
Stiamo continuando a lavorare con le associazioni alla nostra proposta, che riguarda in primo luogo un diverso approccio al territorio, e in parallelo vigileremo sul fatto che le indicazioni provenienti dal livello nazionale siano opportunamente recepite, perchè ci pare che il sistema lombardo abbia messo in evidenza tutte le sue pecche. Senza dimenticare gli aspetti economici e sociali, che stanno colpendo duramente la nostra regione: anche su questo faremo sentire la nostra voce.
(da Open)
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Gennaio 27th, 2021 Riccardo Fucile
LA SINDACA ADA COLAU: “SALVINI HA OSTACOLATO L’IMPEGNO UMANITARIO DELLE NAVI DI SOCCORSO”… “CHI ATTACCA OPEN ARMS ATTACCA TUTTA LA CITTA’ DI BARCELLONA”
Nel processo contro Salvini per il sequestro di persona sulla nave della Ong Open Arms il comune di Barcellona si costituirà parte civile: lo ha annunciato Ada Colau, sindaca della città catalana, nel corso di una conferenza stampa avvenuta nel porto di Barcellona proprio di fronte alla nave Open Arms.
L’udienza preliminare, che si è svolta a Palermo il 9 gennaio, è stata rinviata al 20 marzo per permettere la traduzione di alcuni documenti, come richiesto dall’avvocata di Salvini, Daniela Buongiorno.
“Il Comune di Barcellona intende denunciare il modo in cui Salvini ha ostacolato l’impegno umanitario delle navi di ricerca e soccorso marittimo e intende chiedere i danni economici e morali poichè in quel momento la municipalità e l’organizzazione non governativa Open Arms avevano un accordo finanziario per sostenere le attività di monitoraggio e salvamento” si legge in una nota diffusa dalla sindaca.
“La città di Barcellona ha scelto di difendere i diritti e la vita delle persone. Nonostante questo momento difficile, nonostante la pandemia, non è ammissibile che nel Mediterraneo le persone continuino a morire. L’Europa continua a essere assente, uniche a continuare ad operare sono le navi umanitarie come Open Arms che devono essere sostenute e difese” ha dichiarato Ada Colau durante la sua visita al rimorchiatore dell’ong spagnola.
“In questa azione legale – ha sottolineato Coalu – ci sentiamo coinvolti poichè se attaccano Open Arms, attaccano tutta la città di Barcellona, una città impegnata nella difesa dei diritti umani”.
(da agenzie)
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Gennaio 27th, 2021 Riccardo Fucile
SUA ZIA MORI’ NELLA STRAGE DI VIA D’AMELIO… “COSA NOSTRA SI SCONFIGGE CON L’EDUCAZIONE”
Lei si chiama Emanuela Loi, ha 28 anni, vive in Sardegna, a Monastir, e da oggi inizierà il corso per allievi agenti della Polizia di Stato.
Lei è soprattutto la nipote di Emanuela Loi, la prima donna della Polizia di Stato a morire in servizio il 19 luglio 1992. Una giornata che è, in realtà , una ferita ancora aperta per il nostro Paese: in quel maledetto giorno, nella strage di via d’Amelio, persero la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque dei sei membri della scorta, tra cui appunto Emanuela Loi.
«Dovevano chiamarmi Azzurra, poi hanno scelto il nome di mia zia»
«Voglio continuare la sua missione, quella che lei non ha finito di svolgere perchè la mafia non gliel’ha permesso. Mia zia ha dato la vita per difendere lo Stato», ci ha detto Emanuela che, in realtà , non ha mai conosciuto la zia perchè morta quattro mesi prima della sua nascita.
«Dovevano chiamarmi Azzurra, alla fine hanno scelto di chiamarmi proprio come lei, Emanuela. Un onore per me che sono cresciuta andando a tutti gli anniversari, ai convegni sulla mafia. L’ho sempre sentita parte della mia vita e questo risultato è merito suo. I miei genitori mi hanno sempre detto che Emanuela era una ragazza solare, sempre sorridente. Grazie a lei, giorno dopo giorno, ho maturato un profondo senso di attaccamento allo Stato», ci ha spiegato.
«Combattere la mafia? Non mi tirerei indietro, vorrei lavorare nella Squadra Mobile»
«Se mi chiedessero di combattere sul campo la mafia? Non mi tirerei indietro, certo. Falcone e Borsellino per noi giovani sono un modello e noi poliziotti abbiamo un compito importante. Dobbiamo essere sempre in prima linea, stare accanto alla gente e aiutarla nei momenti di difficoltà », ha dichiarato. Emanuela Loi, dunque, ha le idee chiare: non vuole stare dietro a una scrivania.
È già pronta per la Squadra Mobile ma prima dovrà affrontare un corso di 6 mesi — che inizia appunto oggi — e che si divide in due fasi, una telematica e una fisica. Dovrà anche trasferirsi, per 2 mesi, ad Alessandria così da «apprendere le tecniche operative». Poi, dopo un tirocinio di 4 mesi, diventerà a tutti gli effetti una poliziotta. Proprio come la zia.
Per lei, però, la difficoltà è doppia: «Ho una bambina di 6 anni. Per una madre non è semplicissimo allontanarsi dalla propria figlia ma sono certa che i sacrifici saranno ripagati».
Sua madre, tra l’altro, è venuta a mancare 11 anni fa mentre suo padre, «orgoglioso e soddisfatto per la sua scelta», è anche lui un poliziotto. Un uomo di Stato. «La mafia si sconfigge con l’educazione, dobbiamo responsabilizzare i nostri ragazzi, per questo andiamo a parlare nelle scuole, l’educazione alla legalità è fondamentale», ci dice.
«Sono stata esclusa dal concorso di Polizia, una battaglia durata 4 anni»
Ma raggiungere questo risultato per Emanuela Loi non è stato affatto semplice. Ci sono voluti 4 anni per vedere realizzato il suo sogno. «Era il 2017 — ci racconta — quando partecipai al concorso per entrare nella Polizia di Stato. Avevo tutti i requisiti per farlo, compreso il limite di età fissato a 30 anni. Poi, all’improvviso, applicando in maniera retroattiva una legge che aveva abbassato il limite d’età per accedere ai concorsi in Polizia (l’allora ministro dell’Interno era Matteo Salvini, ndr), hanno deciso di escludere dal concorso tutti coloro che avevano più di 26 anni. Così, in corso d’opera. Un’ingiustizia. A quel punto, io e tanti altri (circa 455 candidati, ndr), abbiamo fatto ricorso al Tar, lo abbiamo vinto, e alla fine, in estate, con il decreto rilancio, il governo ha fatto un emendamento ad hoc che ha sanato questa situazione consentendo anche a noi, idonei con riserva, di accedere al corso per diventare agenti di Polizia».
Tra mille peripezie, dunque, alla fine Emanuela Loi ce l’ha fatta: «Dedico a mia zia questa vittoria, spero che lei sia orgogliosa di quello che sono diventata».
(da Open)
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Gennaio 27th, 2021 Riccardo Fucile
IL TRENTENNE LAVORA A ST. MORITZ COME CAMERIERE IN UN NOTO HOTEL… FERMATO E DENUNCIATO AL SUO ARRIVO A CASA, NEL COMASCO
È positivo al covid, alla variante inglese, quella che sta provocando molti decessi e l’aumento vertiginoso delle terapie intensive in Gran Bretagna.
Eppure dalla Svizzera, decide di prendere tre treni e un taxi per far rientro in Italia, nella provincia di Como per la precisione. Ha 30 anni e lavora come cameriere in un importante hotel vicino a St.Moritz.
Non curante dei protocolli che prevedono che chiunque sia positivo al virus non deve in nessuno modo entrare a contatto con persone e (figuriamoci) attraversare i confini, il giovane ieri pomeriggio ha deciso di lasciare la nota località turistica per fare rientro al proprio domicilio.
Forse sperava di farla franca, ma invece — al suo arrivo nella casa di Como — è stato rintracciato dai carabinieri e dall’Ats dell’Insubria, ed è stato denunciato per mancato rispetto delle misure di contenimento. La segnalazione infatti è partita proprio dalle Autorità elvetiche dopo un controllo effettuato in uscita dal Paese.
Non è stato poi così difficile capire che fosse positivo al covid, dato che l’esito del suo tampone era all’interno dei database. Un confine attraversato, quasi 150 i chilometri percorsi. E chissà quanta gente ha incontrato, e, potenzialmente infettato. Tra l’altro il giovane è positivo alla variante inglese/sud africana, che risulta essere la più contagiosa e tra le più letali.
Proprio alcuni giorni fa infatti, nel corso di una conferenza a Downing Street, il primo ministro Boris Johnson aveva detto: “Siamo stati informati che che vi sono alcune evidenze sul fatto che la nuova variante, oltre a diffondersi più rapidamente, possa essere associata anche a un più alto grado di mortalità ”.
Non solo: a supporto delle sue informazioni ha anche ribadito — per dare bene l’idea della portata della variante del covid — che rispetto alla prima ondata i ricoveri risultano molti di più. Il 72 per cento in più rispetto al picco registrato nei primi mesi della pandemia.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 27th, 2021 Riccardo Fucile
AUMENTATA LA BUROCRAZIA, I TEMPI NECESSATI IN DOGANA SALGONO A 8-10 ORE E FANNO ANDARE A MALE IL PESCE
Il 90 per cento dei pescatori scozzesi era a favore della Brexit al referendum del 2016, ma da dieci giorni protestano contro il primo ministro inglese Boris Johnson: “Questo governo incompetente sta distruggendo il settore della pesca dei crostacei”, e anche: “Boris ci ha traditi”.
Sono arrabbiati perchè la burocrazia doganale fa ritardare la filiera anche di 8-10 ore, con l’inevitabile conseguenze che il pescato — spesso e volentieri — vada a male.
“La colpa è anche del covid, abbiamo pronto un fondo da 23 milioni di sterline — ha replicato Boris Johnson — risarciremo i lavoratori del settore ittico coinvolti fino a quando la situazione sarà tornata alla normalità ”.
Ma il problema — per i pescatori britannici (per la maggior parte scozzesi, ma anche inglesi) — è un altro. L’accordo raggiunto in “zona Cesarini” per evitare il No deal. Ovvero: un accordo commerciale di libero scambio, zero dazi e tariffe.
Molto favorevole a prima vista, ma non con gli stessi vantaggi del mercato unico europeo. E più precisamente, la fluidità . Quella burocrazie che, appunto, inceppa il meccanismo e rallenta le cose. Tanto che non solo il pesce rischia di andare a male, ma ora alcuni clienti hanno annullato gli ordini per timore di ritardi nelle consegne. Un effetto della Brexit, da loro tanto desiderata.
Credevano infatti che con l’uscita dall’Unione europea potessero pescare — e quindi lavorare — di più. Questo perchè i limiti del mercato comune europeo impongono un sistema di quote per la pesche nelle acque “sovrane”, che nel caso degli inglesi e scozzesi equivaleva a un 30-40 per cento dei pesci del loro mari.
La promessa di quelli che la Brexit l’hanno ideata e portata a termine era quella di acquisire il controllo totale delle loro acque. Obiettivo, peraltro, non raggiunto. Il risultato, ora, è che alcune aziende ittiche in Scozia e nell’Inghilterra del nord hanno avuto perdite per migliaia di euro e ora rischiano di chiudere.
(da “NextQuotidiano”)
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