Gennaio 29th, 2021 Riccardo Fucile
PERCHE’ NON DICE CHI RAPPRESENTA? VUOLE FORSE UN GOVERNO TECNICO VICINO A CONFINDUSTRIA CHE GESTISCA I MILIARDI DEL RECOVERY E SI VERGOGNA A DIRLO?
È opportuno che un senatore della Repubblica Italiana nel pieno delle sue funzioni viaggi su un jet privato, su invito di un principe saudita, a spese del fondo sovrano di un altro paese per offrire consulenze retribuite quando siamo nel mezzo di una pandemia globale e dopo aver fatto piombare il Governo, di cui lui stesso faceva volontariamente parte, in una crisi che la gran parte dei cittadini comuni ritiene assolutamente ingiustificata oltre che irresponsabile?
Con quale credibilità quel senatore (incidentalmente un ex presidente del Consiglio) percepisce denaro sotto forma di regolare compenso come membro del comitato dei garanti di una piattaforma di eventi che si propone di promuovere gli interessi di uno Stato che calpesta i più basilari diritti umani e al contempo dà lezione di morale a noi comuni mortali
E’ lecito credere a un uomo come Renzi che fa e disfa ciò che vuole a suo piacimento, quando meglio crede e unicamente nel nome dei suoi stessi interessi (guarda caso questa crisi arriva solo oggi)?
Lo stesso che poi parte per l’Arabia e incassa una regolare parcella per una serie di conferenze annuali che hanno come fine quello di promuovere gli interessi di quella nazione? È credibile che quest’uomo abbia davvero a cuore l’interesse degli italiani, “dei nostri figli”, così come dice?
Chi è Matteo Renzi oggi? Il leader di un importante partito italiano che tiene in bilico la politica italiana e riempie le prime pagine dei giornali (così come legittimo che sia per un politico di razza) oppure un uomo d’affari che mina la credibilità e l’autorità di un esecutivo per poi volare, in quelle stesse ore, nel pieno di una crisi, in un altro paese a spese di un principe saudita per dire la sua sul mondo?
La contemporaneità e il parallelismo in cui avvengono le due cose indica un clamoroso conflitto d’interessi che dovrebbe preoccupare tutti.
Come possiamo essere certi che Renzi agisca in piena autonomia quando verrà chiamato a occuparsi dei rapporti fra l’Italia e l’Arabia Saudita?
E questo senza voler fare cattivi pensieri, come ad esempio chi oggi — alla luce di quanto emerso — sospetti che ci fosse qualcosa dietro quella sua crociata per il controllo sui servizi.
Il bello è che nella narrativa dei media tradizionali tutto questo teatrino è accettato e passa per un colpo da genio politico. Viene così dipinto anche nel giorno in cui Renzi vola e torna dall’Arabia Saudita pur violando le regole che qualsiasi essere umano è oggi chiamato a rispettare, e per di più si presenta 48 ore dopo niente di meno che dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, senza isolarsi in quarantena, col rischio che generi un focolaio.
Dunque cosa vuole esattamente Renzi, e cos’ha in testa, appurato che le critiche al Recovery sono poca cosa? Un Governo tecnico vicino a Confindustria che gestisca i fondi del Recovery, (mediati e ottenuti dal Governo Conte)?
È questo l’interesse di un leader politico o di un uomo d’affari che ha entrature e riceve denaro da paesi esteri che non perseguono certo l’interesse degli italiani?
(da TPI)
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Gennaio 29th, 2021 Riccardo Fucile
AVREBBE ELIMINATO I RENZIANI DALLA SCENA POLITICA, C’ERA L’OK DI M5S E PD, MA SALVINI HA SALVATO RENZI, TEMENDO DI RIMANERE LEADER DI SE STESSO… MOLTI PARLAMENTARI DI FORZA ITALIA DEL NORD SI SONO OPPOSTI PER PAURA DI PERDERE LA POLTRONA
Un piano elaborato dall’uomo che, da trent’anni, è il pontiere fidato del Cavaliere. E che, se non fosse stato per l’altolà della Lega, avrebbe eliminato Italia viva dalla scena politica
Una pista diversa, non un’ipotesi, una pista politica battuta da sherpa importanti che hanno sondato i leader della maggioranza e della quale, naturalmente, anche la presidenza della Repubblica è al corrente.
Non è detto che, qualora la maggioranza non avesse altra strada che arrendersi e consegnarsi di nuovo nella mani di Matteo Renzi, non riemerga in un modo o nell’altro.
Se il Pd e Nicola Zingaretti hanno come grande tessitore Goffredo Bettini, diventato per l’occasione anche consigliere dello stesso Conte, il centrodestra, quello moderato, ha da trent’anni la sua eminenza grigia in Gianni Letta.
Nelle ultime settimane, già prima delle dimissioni di Conte, il consigliere di Silvio Berlusconi, l’amico di tutti e di nessuno, ha lavorato discretamente per riportare Forza Italia al governo.
E, tutto sommato, il disegno di Letta non dispiace nè a Zingaretti nè a Luigi Di Maio per una ragione semplice, che riassume il senso della crisi e sulla base della quale si vedrà chi ha vinto o chi ha perso la mano: è un disegno che neutralizzerebbe Renzi e lo renderebbe politicamente irrilevante.
Il piano del pontiere di Forza Italia nasce da una premessa: Conte non può fare a meno dei numeri di Italia viva al Senato. Senza i 18 senatori renziani, il governo si muoverebbe su un terreno infido. Ma accettare il ritorno di Italia viva in maggioranza, anzi, per dirla con Renzi, chiedere a Italia viva di tornare a farne parte, sarebbe una doppia sconfitta per Pd e M5s: i partiti del “mai più con Renzi” dovrebbero smentire se stessi e Conte resterebbe ostaggio del supporto renziano.
L’alternativa di Sua Eminenza
Che la strada dei responsabili fosse impervia, il centrodestra l’aveva capito prima degli altri. Tant’è che è bastata qualche telefonata di Silvio Berlusconi per limitare le fuoriuscite dal suo gruppo, mentre Lega e Fratelli d’Italia, con le percentuali di consenso attuali, non hanno mai temuto che qualcuno potesse lasciare l’area sovranista, avendo ottime possibilità di essere eletto nella prossima legislatura.
Letta, piuttosto, aveva iniziato a lavorare al pieno coinvolgimento di Forza Italia in un nuovo governo solido grazie agli oltre 50 senatori forzisti. Anche accettando la permanenza di Conte a Chigi: tra Letta e l’avvocato pugliese, il dialogo è possibile.
Anzi, il confronto c’è stato e in più di un’occasione. L’idea dei forzisti al governo fa gola un po’ a tutti coloro che vogliono uccidere — politicamente — Renzi.
Il Movimento 5 stelle, che ha governato per oltre un anno con la Lega, non avrebbe motivo di porre veti su un partito decisamente più moderato. Il Pd, tutte le volte che ha parlato di un allargamento della maggioranza, non ha escluso la partecipazione del centrodestra non sovranista.
Che poi, per la corrente fedele a Zingaretti, disarmare una volta per tutte Renzi vale bene un’alleanza “per la salvezza nazionale” con il partito di Silvio Berlusconi.
All’opposizione o nella maggioranza ma reso inoffensivo dai numeri larghi assicurati da Forza Italia, il gruppo di Italia viva in Parlamento si sfalderebbe definitivamente.
O almeno, questa è la scommessa, di buona parte del gruppo dirigente del Pd.
Un governo con Forza Italia e senza Italia viva avrebbe i numeri e una ragione politica per proporsi al cospetto di Mattarella. Anzi, alcune fonti assicurano che il Quirinale, che è ovviamente al corrente di questa possibilità , non solleverebbe alcuna obiezione.
D’altra parte, Forza Italia non è un partito sovranista, quindi può muoversi nell’alveo di una grande maggioranza europeista e, anzi, la sua presenza servirebbe a completare il quadro del forze politiche per definire il terzo governo della legislatura “di unità nazionale”.
Infine, per il compiacimento di chi teme la nascita di un partito di Conte, il suo ingresso in maggioranza avrebbe l’effetto di stroncare la nascita di liste moderate, convogliando su di sè la necessità di riempire il campo centrista.
Come regolarsi con le altre formazioni di centrodestra e soprattutto con Matteo Salvini? «La strada preferita da Letta», racconta uno dei pochi azzurri che hanno seguito passo passo la trattativa, «era quella di convincere il capo della Lega a dare il via libera. In fondo, è stato il ragionamento di Gianni, noi abbiamo permesso a loro di governare insieme al movimento di Beppe Grillo e Alessandro Di Battista. Loro al governo, noi all’opposizione, ma sempre salvaguardando l’unità del centrodestra. Perchè adesso loro non dovrebbero fare altrettanto con noi? Ma Matteo ha fiutato la trappola”
Perchè è evidente che la maggioranza di “salvezza nazionale” può prefigurare la fine del centrodestra come lo conosciamo e portare a un’alleanza elettorale da Forza Italia a una parte del M5S, composita ma larghissima, in grado di vincere le prossime elezioni.
E Salvini, non può permettersi di presentarsi al voto senza una formazione centrista che dreni voti moderati in una coalizione integralmente sovranista e populista. E così è arrivato il niet del leader leghista. Prima in privato, poi, l’altro giorno, in pubblico.
Con una dichiarazione tanto minacciosa quanto chiara: «Mi rifiuto di pensare a un governo Pd-5 Stelle-Leu Boldrini e Forza Italia, mi rifiuto io a nome di Forza Italia per il bene che voglio a Silvio Berlusconi, a Forza Italia e per l’idea del centrodestra che governa la maggioranza dei comuni e delle regioni nel Paese».
Per Forza Italia, si tratterebbe di uno strappo traumatico con Lega e Fratelli d’Italia. Ma questa via non piace ai tanti parlamentari forzasti che temono di non essere rieletti senza l’appoggio della Lega.
Servirebbe un leader che trattasse autorevolmente con i segretari della maggioranza e con Conte, che ottenesse garanzie sulla riforma elettorale proporzionale e poi rassicurasse e guidasse i parlamentari sulla nuova strada.
Un tempo questo leader sarebbe stato Silvio Berlusconi. Senza il suo impegno convinto, il piano di Letta poteva funzionare solo con il placet leghista. Incassato il niet di Salvini, è stato riposto nel cassetto in attesa di ulteriori sviluppi.
E, per questa volta, i due Matteo della politica nazionale si sono salvati a vicenda.
(da agenzie)
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Gennaio 29th, 2021 Riccardo Fucile
VUOTO COMPROMESSO TRA CHI VUOLE LE URNE (MELONI), CHI UN GOVERNO DI UNITA’ NAZIONALE (BERLUSCONI) E CHI NON SA COSA VUOLE (SALVINI)
Il centrodestra unito — in una maxi-delegazione di 13 persone a cui, per la prima volta in un quarto di secolo, manca Silvio Berlusconi — chiede al presidente della Repubblica di “valutare scioglimento delle Camere ed elezioni” per dare vita a un “governo coeso con maggioranza forte”, esclude qualsiasi appoggio al Conte Ter o a esecutivi nello stesso perimetro, ma si riserva di “valutare con il massimo rispetto ogni decisione che spetta costituzionalmente al capo dello Stato all’esito delle consultazioni”. E chiede che l’eventuale mandato esplorativo sia conferito alla presidente del senato Elisabetta Casellati.
È un comunicato bicefalo. Più spinto sulla strada delle urne di quanto si attendesse una parte di Forza Italia e dei centristi, che avrebbero preferito lasciarla sullo sfondo vaga e sfumata.
Chi ha partecipato, lo spiega anche come reazione alla fermezza del capo dello Stato nell’ammonire che, continuando a evocarle, le urne diventano un’opzione concreta. Una sorta di conferma che la prospettiva non spaventa Lega, Fi e FdI. Ma per la prima volta anche Giorgia Meloni, oltre ad Antonio Tajani (che evoca il “governo dei migliori”) e Matteo Salvini, si mostra espressamente disponibile a valutare un’alternativa di larghe intese e mette nero su bianco la propria “sensibilità ”.
A leggere la nota è Matteo Salvini, rilassato e “aperturista” al tavolo delle consultazioni, che certifica così il ruolo — se non di leader in pectore – di portavoce e “federatore” della coalizione.
I due estremi del colloquio nel salone quirinalizio sono racchiusi nelle posizioni di “Cambiamo” e di FdI. “L’attuale maggioranza non ci rappresenta — ha detto Giovanni Toti a Mattarella – Con loro possiamo collaborare soltanto su riforme e provvedimenti di interesse generale. Se non si trova un governo forte che abbia i numeri, le elezioni non possono essere uno scandalo”.
Sfumatura opposta per la Meloni: “Vista la situazione, per noi non ci sono i numeri per esprimere un governo forte, coeso e autorevole, servono le elezioni per formarlo. Se però ci verrà prospettata un’altra soluzione la valuteremo, purchè abbia quei requisiti”. Posizione simile per Maurizio Lupi: “Al capo dello Stato abbiamo detto che le elezioni sono un momento di democrazia e si faranno in assenza di un governo autorevole e forte”. Anche Gaetano Quagliariello promuove quello che è insieme “un compromesso e un’apertura”.
Una mediazione obbligata, uno spiraglio per il “governo dei migliori” necessaria per non far saltare i gruppi parlamentari. In questo quadro, la posizione di Forza Italia, è più complessa perchè buona parte dei gruppi vede le urne come il fumo negli occhi. E le spinte ad andare sul Colle da soli anzichè tutti insieme sono state forti.
Anche i leghisti però sono tutt’altro che compatti. Unici sulla linea del “voto senza se e senza ma” i meloniani, che ieri in direzione nazionale hanno sfogato il malumore per i tentennamenti degli alleati.
Oggi, dal loro punto di vista, è andata meglio. Meno soddisfatte le “colombe” azzurre. “A leggere la nota mi chiedo cosa è rimasto della linea di Forza Italia contro il voto — osserva il deputato Osvaldo Napoli – Siamo in un dramma shakespeariano in cui ogni giorno si fa una dichiarazione diversa. Sono allibito sul piano politico. Non capisco più se il mio partito è a favore o contro il voto, verso cui rischiamo di scivolare”.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 29th, 2021 Riccardo Fucile
ITALIA VIVA: “ORA SI PUO’ LAVORARE”… M5S: “SERVE PATTO DI LEGISLATURA”
Mattarella ha conferito un mandato esplorativo al presidente della Camera Roberto Fico. Ultimo atto delle consultazioni al Quirinale per il presidente della Repubblica, che oggi ha incontrato le delegazioni del centrodestra e dei 5 Stelle e che in serata ha affidato un mandato esplorativo al presidente della Camera, che dovrà “riferire al presidente entro martedì”, ha spiegato ai giornalisti Giovanni Grasso, portavoce del Capo dello Stato.
“Bisogna dare vita presto a un governo con un adeguato sostegno delle Camere”, ha detto Mattarella alle 19 al termine delle consultazioni. Un esecutivo che potrebbe avere, ha aggiunto, “una possibile conferma dell’attuale maggioranza”.
Alle 19.30 è quindi iniziato il colloquio con Fico, terminato qualche minuto prima delle 20. “Ringrazio il presidente Mattarella per la fiducia”, ha detto Fico dopo aver avuto l’affidamento del mandato esplorativo dal Capo dello Stato.
Nell’incontro con il Capo dello Stato il Movimento 5 Stelle oggi pomeriggio ha confermato l’appoggio a Conte e l’apertura a Iv. “Siamo al fianco di Fico, bisogna togliere gli elementi divisivi”, hanno confermato in serata i pentastellati.
Ma le parole di Crimi non sono piaciute agli iscritti. Divisioni all’interno del Movimento sono emerse anche prima delle consultazioni con una fronda di 40 parlamentari che chiudono al ritorno di Renzi, minacciando una scissione.
“Si può accettare che ci siano veti o personalismi? Oppure è il momento della responsabilità e di fare un passo avanti e farlo tutti insieme?”, ha chiesto Crimi al termine dell’incontro con il Capo dello Stato. E ha aggiunto: “Al presidente Mattarella abbiamo reso la nostra disponibilità ad un confronto con chi ha a cuore l’interesse del Paese, per un governo politico a partire dalle forze di maggioranza attuali, ma con un patto di legislatura”.
Quindi, per il Movimento 5 Stelle, ha concluso Crimi, “l’unica persona in grado di presiedere questo governo, per il M5S è Giuseppe Conte”.
Ma il grillino Alessandro Di Battista contesta la linea del Movimento sull’apertura al leader di Iv: “Se è così arriverderci”. Anche se poi si corregge: “Nè correnti nè scissioni, non sono da me”. Poi interviene la 5S Barbara Lezzi: “Niente veti a Renzi? Decidano gli iscritti”.
Bisognerà attendere fino a martedì, quando Fico tornerà al Quirinale per riferire se la maggioranza è intenzionata a sostenere un Conte-ter. Matteo Renzi ieri ha stoppato, almeno per il momento, le aspirazioni del presidente del Consiglio dimissionario Giuseppe Conte a restare a palazzo Chigi e ha chiesto agli ex alleati di Pd e M5S un chiarimento politico, attraverso un incarico esplorativo, per verificare se c’è ancora una maggioranza. Ma dopo l’apertura del Movimento 5 Stelle, oggi il vicepresidente di Iv Ettore Rosato ha detto: “Se si parla con schietezza si può lavorare. Bene le parole di Crimi, ora possiamo andare avanti”.
(da agenzie)
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Gennaio 29th, 2021 Riccardo Fucile
RENZI, L’APOSTATA… CONTE, IL CONVERTITO… CASINI, LA RISERVA DELLA REPUBBLICA… TABACCI, IL FEDERATORE… FRANCESCHINI, LO STABILIZZATORE
Riaggiorniamo le correnti Dc. . E scopriamo che oggi gli ultimi democristiani non sono stati affatto marginali. Procediamo con lo schema a ripartizioni stagne.
Matteo Renzi, l’apostata.
Colui che ha aperto la crisi, rinnega di essere mai stato Dc. In realtà il suo primo intervento politico fu la richiesta di licenziare Forlani da segretario dc. Lo scrisse sul giornalino liceale, poi il suo futuro sarebbe stato in Ppi e Margherita, come tutti i democristiani di sinistra. Un Dc che nega di essere democristiano, un classico.
Giuseppe Conte, il convertito.
Mai stato dc, il premier, e mai stato un politico, prima del battesimo del fuoco di governo. Ma in tutti gli interventi pubblici si inchina al cattolicesimo politico, invoca ‘la democrazia dei cristiani’ di Pietro Scoppola, cita Moro e loda De Gasperi. È sospettato di voler lanciare una propria lista che definisce ‘popolare ed europea’, e questa è la vera ragione per cui Renzi vuole disarcionarlo.
Pier Ferdinando Casini, la riserva della Repubblica.
Si muove felpato, l’ex presidente della Camera, ultima riserva della Repubblica di marca democristiana doc. Il suo nome gira per il Quirinale, per la guida di un Governo istituzionale, ma lui è il più esperto di tutti e sa che i ruotismi della politica possono spingerti al Colle ma anche fuori dal Parlamento. E dunque esorta Renzi alla prudenza, inutilmente.
Bruno Tabacci, il federatore.
A 74 anni suonati è il più vitale e dinamico dei democristiani protagonisti della crisi: ha federato un gruppo parlamentare destinato a crescere ancora, sposa l’idea della lista di Conte, ma le imprime il dna che gli piace di più, ossia quello popolare contaminato da quel tanto di ‘azionismo’ che connotà³ la sinistra lombarda della Dc. Se si farà un governo, sarà ministro, se non si farà lo rivedremo certamente nel prossimo Parlamento.
Franceschini, lo stabilizzatore.
Chiamato in causa da molti come possibile successore del premier, Dario gioca la parte dello ‘stabilizzatore’, indossa il gessato più forlaniano del suo guardaroba, e scopre che gli calza a pennello. Potrebbe venir bene per il Quirinale, che Arnaldo -quello vero – mancà³ per un soffio.
Aggiungendo doverosamente Rosato e Guerini, protagonisti del toto ministri col secondo addirittura possibile premier, la schiatta democristiana del Parlamento finisce qui.
Pende su di essa la diagnosi del più intelligente dei vecchi democristiani, il compianto Carlo Bernini, ultimo doge Veneto della Balena Bianca: “gli ultimi democristiani, più che a rifare la Dc, si sono applicati a completare la loro carriera”.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 29th, 2021 Riccardo Fucile
A BREVE LA RICHIESTA DI PROCESSO CON RITO IMMEDIATO
Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni restano ai domiciliari. A deciderlo è stato il giudice per le indagini preliminari Giulio Fanales che ha ha rigettato l’istanza di revoca della misura cautelare avanzata dal legale dei due indagati, l’avvocato Piermaria Corso. I contabili della Lega in parlamento sono ai domiciliari dal 10 settembre scorso, nell’ambito dell’inchiesta del procuratore aggiunto Eugenio Fusco e del pm Stefano Civardi, condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Milano, sul caso Lombardia Film Commission. Il giudice ha comunque revocato per i due contabili il divieto di comunicare con terze persone.
“Alla mancanza di un’investitura formale ben può fare da contraltare l’esercizio di fatto di poteri gestori, con modalità peraltro ancora più insidiose proprio perchè occulte”. Scrive il gip nel provvedimento con cui ha respinto la richiesta.
Gli ulteriori “sviluppi investigativi”, poi, si legge ancora, “hanno comportato un sensibile aggravamento della posizione dei due indagati, finendo per rendere di certo incongrua la somma già messa a disposizione” dai contabili per risarcire la Lombardia Film Commission, “allo stato da ritenersi non satisfattiva del pregiudizio in concreto arrecato”.
Nei prossimi giorni dovrebbe arrivare sulla scrivania del gip anche la richiesta da parte della procura di processo con rito immediato. Oltre a Di Rubba, Manzoni e Scillieri, riguarderà anche il cognato di quest’ultimo, Fabio Barbarossa, e l’imprenditore Francesco Barachetti. Le accuse muovo dalla ricostruzione della presunta vendita gonfiata del capannone di Cormano (Milano) che fu acquistato dalla fondazione regionale per 800mila euro e venduto da Andromeda, società riferibile a Scillieri. Intanto, Scillieri, sentito più volte dai pm, aveva raccontato che i due contabili avrebbero fatto “girare” le finanze della Lega, parlando di un giro di denaro (nel caso Lfc drenato da fondi pubblici) e di fatture false a favore di professionisti e di società fedeli al partito, al quale avrebbero lasciato percentuali fino al 15 per cento.
(da agenzie)
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Gennaio 29th, 2021 Riccardo Fucile
LA LEGA SOSPENDE IL SUO CONSIGLIERE… REATO: VIOLAZIONE DELLA LEGGE MANCINO
I tre consiglieri protagonisti del presunto saluto fascista durante il consiglio comunale a Cogoleto sono stati denunciati dalla Digos di Genova per violazione della legge Mancino. L’episodio è avvenuto il 27 gennaio, Giorno della Memoria.
Il capogruppo della Lega Biamonti, uno dei tre consiglieri coinvolti, aveva spiegato che avrebbe querelato chi lo accusava di aver fatto il saluto fascista. Intanto però la Lega lo ha sospeso. Anzi, Edoardo Rixi, spiega Liguriaoggi, ha annunciato che se le accuse fossero confermate Biamonti sarà espulso.
Una cambio di rotta radicale rispetto alle prime reazioni leghiste che stamattina venivano raccontate da La Stampa: “il commissario regionale Edoardo Rixi non parlava, mentre quello genovese addirittura lo difendeva. Il deputato Lorenzo Viviano crede invece nella buona fede di Biamonti, che è militante storico del partito di Salvini: “Il consigliere ha deciso di querelare chi parla di gesto fascista. L’accusa è infamante e vomitevole, è evidente che se si fosse trattato di quello sarebbe stato un gesto da condannare e lui da cacciare, ma temo che ci sia stata soprattutto strumentalizzazione da parte del sindaco”.
(da agenzie)
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Gennaio 29th, 2021 Riccardo Fucile
SE RIENTRA RENZI, QUANTI SENATORI CINQUESTELLE VOTERANNO CONTRO?
Terminate consultazioni M5S, parla Crimi
“Questa mattina un sindaco mi ha scritto un messaggio da cui voglio partire questa sera. ‘Ciao Vito come sindaco di un piccolo comune di montagna, pergiunta terremotato, fatico a comprendere quello che sto accadendo. Non meritiamo quello che stiamo vivendo. C’è bisogno di stabilità e di lavorare. Oggi al presidente trasmetti al sentimento di centinaia di italiani che sono stufi. C’è un’Italia piena di energia fatta di persone perbene’. Partendo da queste parole abbiamo rappresentato la piena consapevolezza della difficile situazione che sta attraversando l’Italia. La politica deve risolvere i problemi e non aggiungerne altri. Non abbiamo voluto questa crisi. Abbiamo avuto la capacità di fare un passo indietro. I miliardi del Next Generation rappresentano una svolta per il nostro Paese. Il Paese non può aspettare, l’Italia ha bisogno di tornare ad avere un governo, che sappia dare risposte immediate. Il Movimento 5 Stelle è al fianco dei cittadini ed è pronto a fare la sua parte. È il momento di fare un passo in avanti, tutti insieme, non è il momento dei veti. Abbiamo espresso al presidente della Repubblica la nostra disponibilità ad un confronto con chi vuole dare risposte, ma con un patto di legislatura chiaro e che sia affrontato con lealtà . Per il M5S l’unica persona in grado di guidare il governo è Giuseppe Conte.
Di Battista contro la posizione M5S: “No al rientro con Renzi, altrimenti arrivederci”
“Il 12 gennaio scorso condivisi la linea presa dai principali esponenti del Movimento 5 Stelle e scrissi queste parole: ‘Non so quel che farà o meno nelle prossime ore il manipolo di anti-italiani. Mi interessa quel che farà il Movimento. Ebbene io credo che se i renziani dovessero aprire una crisi di governo reale in piena pandemia, nessun esponente del Movimento dovrebbe mai più sedersi a un tavolo, scambiare una parola, o prendere un caffè con questi meschini politicanti’. Prendo atto che oggi la linea è cambiata. Io non ho cambiato opinione. Tornare a sedersi con Renzi significa commettere un grande errore politico e direi storico. Significa rimettersi nelle mani di un “accoltellatore” professionista che, sentendosi addirittura più potente di prima, aumenterà il numero di coltellate. Ed ogni coltellata sarà un veto, un ostacolo al programma del Movimento e un tentativo di indirizzare i fondi del recovery verso le lobbies che da sempre rappresenta. L’ho sempre pensato e lo penso anche adesso. Se il Movimento dovesse tornare alla linea precedente io ci sono. Altrimenti arrivederci e grazie”. Lo scrive Alessandro Di Battista sul suo profilo Facebook poco dopo la disponibilità del capo politico del M5S, Vito Crimi, a trattare nuovamente con Renzi per la formazione di un nuovo governo.
Rosato: “Parole M5S vanno nella direzione chiesta da Iv”
“Le dinamiche interne al M5s le lasciamo alla loro valutazione. Noi abbiamo chiesto in maniera chiara che ci sia un atteggiamento chiaro da parte dei partiti di maggioranza per sapere se c’è la volontà di costruire una maggioranza politica seria, mi sembra che la risposta di M5s sia coerente con questa richiesta, ora verificheremo i passaggi successivi”.
Lo dichiara il presidente di Italia Viva, Ettore Rosato, a Rainews 24. “Le cose dette da Crimi vanno nella direzione che abbiamo chiesto” ha aggiunto Rosato sottolineando che: “Serve schiettezza tra di noi, se riusciremo a fare questo credo che potremo far nascere un governo anche più forte di prima”.
(da agenzie)
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Gennaio 29th, 2021 Riccardo Fucile
RENZI E’ COMPONENTE DELLA COMMISSIONE DIFESA DEL SENATO: COME TALE, E’ AMMISSIBILE CHE ABBIA RAPPORTI REMUNERATI CON UNA POTENZA STRANIERA? NEL BOARD DELLA FONDAZIONE DI CUI FA PARTE ESPONENTI DELLA FINANZA INTERNAZIONALE… PERCHE’ E’ POTUTO ANDARE DA MATTARELLA IL GIORNO DEL RIENTRO DA RIAD QUANDO LA LEGGE PREVEDE 14 GIORNI DI QUARANTENA?
Matteo Renzi è sfortunato. E lo è così tanto che oggi, forse, anche la sua battaglia per togliere a Giuseppe Conte la delega ai servizi segreti acquista una nuova luce.
Renzi è sfortunato perchè da ieri — dopo il suo clamoroso discorso sul “nuovo Rinascimento Saudita” — esiste un enorme potenziale conflitto di interessi, per lui.
La notizia che arriva dall’America, infatti, è che il nuovo corso di Joe Biden in politica estera è iniziato con una sacrosanta cesura rispetto al passato: gli Stati Uniti decidono di tagliare la vendita della armi all’Arabia Saudita, e l’Italia sta seguendo (per fortuna) questa direttrice.
Una decisione, quella americana, annunciata dal nuovo segretario di Stato Antony Blinken, che ha definito questo gesto come “typical” per una nuova amministrazione.
La drastica “revisione” è stata motivata dal numero uno della diplomazia americana con l’argomentazione che è resa “necessaria” dall’obiettivo di mettere al sicuro i nuovi “obiettivi strategici degli Stati Uniti”.
Bene, adesso fatevi una domanda: in che commissione siede a Palazzo Madama Matteo Renzi? In commissione Difesa.
E ora fatevi un’altra domanda: se domani un qualsiasi senatore della maggioranza giallorossa o del centrodestra attento agli interessi nazionali presentasse un nuovo e normalissimo ordine del giorno in Commissione per attuare immediatamente lo stop alla vendita di armi proposto dall’amministrazione Biden sull’Arabia Saudita, come voterebbe Renzi?
La domanda non può avere una risposta scontata dopo la scoperta dei rapporti economici fra il leader di Italia Viva e gli enti sovrani sauditi.
E soprattutto dopo che sono diventati noti i rapporti economici (e politici) tra il senatore di Pontassieve e la corona saudita. E — soprattutto — dopo l’intervista entusiastica e buffamente apologetica a “my friend, your royal highness” il principe ereditario Mohammad Bin Salman.
È mai accaduto che si conoscessero i rapporti così stretti e remunerati di un singolo membro del Parlamento italiano con una potenza straniera? In Italia no.
E qui il tema non è più solo quello, pur gravissimo, del rapporto con un Paese che non rispetta i diritti civili, che muove guerre, che non rispetta i diritti dei lavoratori, che si regge su una teocrazia misogina dove sono violati i diritti delle donne.
Qui il vero tema è che un leader influente (come stiamo vedendo) sui destini di un governo, ammette alla luce del sole di svolgere una azione di lobbying retribuita da un altro Stato.
Fra l’altro, il compenso di Renzi, non è limitato alla sua attività di conferenziere, e quindi ad un singolo evento, come si era pensato in un primo tempo. A Riad l’ex premier è diventato un animatore della cosiddetta “Davos del deserto” (Riad ha preso come modello la città svizzera dove si tiene il Forum economico mondiale) organizzata dalla Future Investment Initiative (Fii).
E Renzi siede nel Board di questa organizzazione — pagato (80mila euro l’anno) — che gli garantisce anche un prezioso imprimatur per gestire relazioni in quel Paese.
La Fondazione, tuttavia, non è un organismo indipendente (in Arabia Saudita sarebbe impensabile) anche dal punto di vista formale, dal momento che è stata creata con un decreto del re saudita, Salman Bin Abd al-Aziz Al Sau. Fa capo in qualche modo a suo figlio — “our royal highness” — Mohammad Bin Salman.
È più che un ente governativo: è una emanazione diretta della famiglia reale. Da pochi giorni (per obbligo legislativo) è diventato noto il reddito di Matteo Renzi, relativo al 2019: l’ex premier dichiara di aver guadagnato un milione 92mila e 131 euro. Se si sottrae il reddito da senatore restano quasi 800mila euro di guadagni che derivano dalle sue attività professionali esterne alla rappresentanza elettiva.
E se non fosse scoppiata la crisi (innescata peraltro da lui) invece delle consultazioni si sarebbe votato sul decreto ristori, e probabilmente l’opinione pubblica non avrebbe scoperto che Renzi era a Riad, impegnato nella sua attività professionale del board, e costretto a ritornare precipitosamente a Roma, con un costoso volo (La Verità lo ha definito il “taxi volante”, spiegando che è costato 28mila euro) messo a disposizione dagli stessi sauditi.
È corso nella Capitale per partecipare alle consultazioni, malgrado ai comuni cittadini — e persino ai funzionari dello Stato “non in missione diplomatica” — sia imposta una quarantena fiduciaria di 14 giorni a chi torna da Riad (come può verificare chiunque telefonando al numero verde 1500 del Ministero della Salute).
Ecco, alla luce di questa complessa rete di relazioni economiche, politiche e personali, davvero dobbiamo riconsiderare la polemica di Renzi, che sembrava astrusa anche ai più scaltri, sul controllo della delega ai servizi segreti che — non va dimenticato — era uno dei due principali motivi della crisi.
Oggi Renzi curiosamente non ne parla più, dopo averne addirittura rivendicato l’ipotesi del controllo per il suo partito. Noi ci chiedevamo come mai Conte non la volesse cedere. Mentre la domanda era mal posta: bisognava domandarsi come mai Renzi desiderasse che non la mantenesse lui.
Perchè, come è noto, il controllo della sicurezza nazionale è prerogativa di quella istituzione. E in qualsiasi Paese del mondo, una crisi di governo pilotata da un leader che si trova — anche fisicamente — a Riad avrebbe suscitato qualcosa di più di un sentimento di stupore o di inquietudine.
(da TPI)
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