Gennaio 17th, 2021 Riccardo Fucile
FOTOGRAFIA DELL’IMPOTENZA
In parecchi si chiedono, abituati alla grammatica istituzionale d’antan, se Conte abbia intenzione di salire al Colle per rassegnare le dimissioni, magari dopo il discorso in Aula di domani, evitando il voto. Per poi ottenere un reincarico e a quel punto riaprire il gioco. Con Renzi, che ha messo agli atti una sua astensione, e dunque tenendolo aperto a sua volta, o magari senza Renzi perchè, una volta sancita una discontinuità , a quel punto anche l’operazione responsabili può essere agevolata da una parvenza di dignità politica.
Nel senso che un conto è correre in soccorso del governo in nome della cadrega un conto è salvare la faccia facendo finta che è in atto un’operazione politica: un nuovo programma, un nuovo governo, eccetera eccetera.
In parecchi, dentro il Pd, questa cosa la sussurrano sotto i fragori della linea ufficiale e anche dentro in Cinque stelle dove ormai ogni testa è un tribunale, perchè, dicono, “è complicato governare con una maggioranza esigua”.
La risposta, all’amletico quesito, è un brusco “no”.
Conte non ha alcuna intenzione di dimettersi nè prima nè dopo il voto, sia della Camera sia del Senato. E non ha neanche tutta questa intenzione di salire al Colle a riferire o spiegare come andare avanti se non sarà chiamato a rapporto.
L’importante è prendere un voto in più, punto, anche se a palazzo Madama martedì non si dovesse raggiungere, come probabile, la famosa soglia 161, ovvero la maggioranza assoluta (se fossero tutti presenti) .
Il ragionamento del presidente parte da un assunto, il “mai più con Renzi”, accompagnato dall’eccitazione della sfida e da un mal celato rancore personale: “Gli ho offerto di tutto — va ripetendo – l’ho anche cercato due volte e non mi ha risposto, l’ho cercato anche una terza col numero oscurato di palazzo Chigi, niente”.
E arriva all’arrocco come strategia: incasso il voto alla Camera, sulla base di quello e in un clima di pressione ambientale vado al Senato, prendo un voto in più, comunque esso sia, anche quota 154 con i senatori a vita, e quel punto ho salvato la ghirba dimostrando che non c’è un’altra maggioranza possibile.
Il copione è già scritto: molti tireranno in ballo Mattarella, chiedendo al capo dello Stato un giudizio e un intervento di fronte a una maggioranza che maggioranza non è, fragile, risicata, politicamente inadeguata in questo contesto che richiederebbe ben altra forza e coesione.
E sarà un po’ come ululare alla luna perchè il capo dello Stato, questo capo dello Stato, poco può fare davanti a un presidente in carica che non ha intenzione di rassegnare il proprio mandato.
Che questo andazzo gli piaccia è tutt’altro discorso, e infatti non apprezza. Così come nutre perplessità sui consigli ascoltati a palazzo Chigi, assai diversi dai propri auspici.
Ma, per come sta interpretando il suo ruolo in modo notarile, Mattarella ha intenzione di entrare in campo solo se c’è una crisi conclamata, non una crisi politica strisciante.
Il punto non è se è legittimo un governo di minoranza: sui precedenti si potrebbe scrivere un tomo a partire dal governo della “non sfiducia” di Andreotti.
Il punto è che, se il presidente avesse voluto interpretare il suo ruolo in modo più interventista, sempre nell’ambito delle sue funzioni, lo avrebbe già fatto. Sottolineando, sin da ora nei colloqui che ci sono stati, la necessità di una maggioranza autosufficiente sugli imminenti adempimenti di bilancio (lo scostamento) che richiedono una maggioranza qualificata. ù
Che è poi quel che fece Giorgio Napolitano con Berlusconi: prima fissò qualche paletto, in un contesto di emergenza assoluta che imponeva solidità di governo, e poi lo convocò al Colle dopo un voto sul “rendiconto”, passato alla Camera con maggioranza relativa.
E invece: Conte si appresta ad andare avanti, anche con un voto in più, Renzi si astiene in posizione quasi da appoggio esterno, il Quirinale, finora, osserva.
È, semplicemente, la fotografia dell’impotenza, in cui nessuno ha la forza di mutare il grado di entropia del sistema, nè Renzi di romperlo, nè il governo di stabilizzarlo nè il Pd di cambiarlo, dopo sette mesi in cui parla a vuoto di “svolta”, finchè l’entropia non porta al collasso.
Magari ci sarà la fiducia, e questo sarà vissuto da alcuni come una vittoria, ma il tema della stabilità resta squadernato in tutta la sua evidenza, appeso al voto dei renziani sul bilancio e sempre a rischio di incidente.
Si continuerà a parlare di rimpasto, per non deludere gli appetiti degli affamati, continuerà la caccia ai parlamentari, e così via. In attesa dei numeri già si intravede il trionfo dell’inconcludenza politica, in cui non c’è mai un momento risolutivo e un approdo a un punto fermo
Non si conclude neanche la verifica, il rimpasto, i responsabili. Proprio nulla.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 17th, 2021 Riccardo Fucile
“I RISTORI A PIOGGIA SONO DEBITO PUBBLICO CHE PAGHERANNO LE FUTURE GENERAZIONI, SAREBBE MEGLIO INVESTIRE NELLE NUOVE ATTIVITA’ CHE SI SVILUPPERANNO”
Mario Monti e i ristori, un intervento sul Corriere della Sera, nella sezione degli editoriali. Uno spazio che il senatore a vita si è preso per dire la sua sull’attuale crisi di governo, nell’anti-vigilia del voto — decisivo — al Senato. Dove l’attuale esecutivo, evidentemente, conta anche sul suo supporto.
Tuttavia, il titolo dell’editoriale sembra essere già abbastanza eloquente: Le condizioni per la fiducia. Non un’intervista, in cui ci sarebbe potuto essere un certo contraddittorio, ma un articolo scritto di suo pugno, che si trova a insistere su alcuni passaggi . E che non sono affatto sfuggiti al popolo dei social network, che ha iniziato a far circolare alcune frasi dell’articolo scritto dal senatore a vita.
In modo particolare, su Twitter ci si è stupiti della posizione tenuta da Mario Monti in merito all’ormai noto decreto ristori, che è stato approvato nei giorni scorsi e che rappresenta la base per una nuova infornata di aiuti. È già pronto, infatti, un nuovo accordo per prevedere altra liquidità per tutte quelle attività che, a causa delle restrizioni imposte dal governo per contenere la pandemia, sono rimaste chiuse o hanno avuto un volume d’affari decisamente limitato rispetto al passato.
Il ragionamento dell’economista e senatore a vita è il seguente: dal momento che questi ristori vengono elargiti con fondi che saranno destinati ad aumentare il debito pubblico — e che quindi influiranno sulle generazioni future -, lo stato dovrebbe favorire la ristrutturazione o la chiusura delle attività a rischio.
Testualmente, Monti lo riporta in questo passaggio:
«Diviene perciò importante porsi con urgenza il problema di quanto abbia senso continuare a «ristorare» con debito, cioè a spese degli italiani di domani, le perdite subite a causa del lockdown, quando per molte attività sarebbe meglio che lo Stato favorisse la ristrutturazione o la chiusura, con il necessario accompagnamento sociale, per destinare le risorse ad attività che si svilupperanno, invece che a quelle che purtroppo non avranno un domani».
Si tratta di un passaggio che prelude alla vera “condizione” per la fiducia, ovvero la prospettiva di inseguire meno il consenso, di essere più severo in alcune misure, di affrontare temi scomodi che spesso sono stati sottovalutati, quando non proprio evitati.
(da agenzie)
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Gennaio 17th, 2021 Riccardo Fucile
SALVINI PARLA DI UN PARCHEGGIO PUBBLICO NEL COMUNE DI BENEVENTO “TUTTO FINANZIATO DA CONTE” MA NON E’ INFORMATO, I FONDI ERANO STATI STANZIATI NEL 2016
Matteo Salvini sulla sua pagina Facebook da due giorni scarica post al veleno contro l’ex Guardasigilli: “Grillo lo chiamava “Demente Mastella – scrive Salvini – Mastella li mandava aff…Adesso fanno il governo insieme…”.
E giù con le insinuazioni quando Salvini commenta così il “finanziamento di Palazzo Chigi” per un progetto a Benevento dove Mastella è sindaco: “Ah, pensa un po’…”.
Si tratta di un parcheggio che in realtà era stato già finanziato la prima volta nell’estate del 2016. Al governo del Paese, quasi per uno scherzo della Storia, c’era quel Matteo Renzi che ora, sfiduciando il premier Conte, ha involontariamente riportato alla ribalta parlamentare il peso responsabile di Mastella.
Il parcheggio era una delle opere programmate nei cosiddetti “Piani per le periferie”. Peccato però che per i conti in dissesto del Comune sannita i lavori non siano mai partiti. Anzi, con il passare degli anni è stata necessaria anche una revisione del progetto, a causa di altri intoppi di natura urbanistica, e solo il 13 gennaio è scattato l’ok definitivo da Palazzo Chigi.
A chi come Salvini associa l’approvazione di quel progetto al sostengo parlamentare di Mastella, come un classico do ut des di certa politica italiana, l’ex Guardasigilli risponde: “Sciocchezze, illazione offensiva nei miei confronti. È un project financing, chi ha vinto ha messo dei soldi. Non mi interesso di queste cose”.
E annuncia una querela per Salvini
(da agenzie)
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Gennaio 17th, 2021 Riccardo Fucile
“GIUSTE LE CRITICHE ALL’ESECUTIVO MA LA POLITICA DEVE CERCARE SOLUZIONI”
Non è compatta Italia Viva alla Camera. E dopo l’addio di De Filippo, che lascia i renziani e torna al Pd, arriva lo strappo di Michela Rostan.
La deputata di Iv ha annunciato che non voterà come gli altri deputati del suo partito, ma accorderà la fiducia al premier: “Ho deciso di votare la fiducia al governo Conte. Lo faccio perchè tra la critica al governo e la crisi di governo c’è una grande differenza, e la differenza si chiama politica, cioè ricerca delle soluzioni, tentativo di intesa. Era giusto – come fatto – incalzare il governo nei suoi punti deboli, nelle incertezze e negli errori compiuti nella gestione della pandemia, sia quella sanitaria sia quella sociale ed economica; era giusto chiedere un maggiore impegno, una maggiore collegialità , un maggiore rispetto delle regole democratiche. Ma la crisi, no. Ritirare i ministri, quindi ritirare la fiducia al governo e aprire una crisi al buio, in un momento storico come questo, appare una scelta troppo severa e troppo precipitosa”.
(da agenzie)
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Gennaio 17th, 2021 Riccardo Fucile
DOPO AVERLO AVVELENATO, LO ARRESTANO: PURO STILE SOVRANISTA VERSO I DISSIDENTI DA PARTE DELL’EX AGENTE DEL KGB SOVIETICO PRIMA DI DIVENTARE MILIARDARIO COI SOLDI DEL POPOLO RUSSO
Alexey Navalny è stato fermato dalla polizia dopo essere atterrato a Mosca. Gli agenti gli hanno chiesto di seguirli al controllo passaporti. La moglie lo ha baciato in segno di saluto. L’avvocato non ha potuto seguirlo. La testata Current Time ha trasmesso il tutto in diretta. “All’aeroporto di Sheremetyevo di Mosca gli ufficiali del dipartimento operativo del Servizio Penitenziario Federale della Russia (FSIN) hanno fermato Alexey Navalny, che è stato condannato alla sospensione condizionale della pena ed è stato inserito nella lista dei ricercati il 29 dicembre 2020 per molteplici violazioni del periodo di prova”, ha detto il FSIN in una dichiarazione. Lo riporta RIA Novosti.
Poco prima l’oppositore di Putin aveva detto: “Io sono qui e vi posso assicurare di essere felice, questa è casa mia. Tutti mi chiedono: hai paura? No, non ho paura. Passo la dogana con animo tranquillo, poi andrò a casa perchè so che ho ragione ed esorto anche voi a non avere paura”. Intanto, sono saliti a 37 gli arresti nell’aeroporto Vnukovo di Mosca, dove era atteso l’arrivo di Alexei Navalny da Berlino prima che il volo venisse deviato in un altro aeroporto della capitale russa, Sheremetyevo. Lo riferisce il gruppo OVD-Info, che monitora gli arresti politici.
Biden chiede la liberazione di Navalny
Joe Biden, per bocca del suo consigliere per la sicurezza nazionale, chiede la scarcerazione immediata dell’oppositore. “Navalny deve essere immediatamente liberato – afferma Jake Sullivan – e i responsabili del vergognoso attacco alla sua vita devono essere perseguiti”.
Sullivan aggiunge che “gli attacchi del Cremlino a Navalny non sono solo una violazione dei diritti umani ma anche un affronto al popolo russo che vuole che la propria voce sia ascoltata”.
Di Maio: immediato rilascio
“L’arresto di Navalny al suo arrivo in Russia è un fatto molto grave, che ci preoccupa. Ne chiediamo l’immediato rilascio. E ci aspettiamo che siano rispettati i suoi diritti”, scrive su Twitter il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.
Michel: l’arresto di Navalny è inaccettabile
“L’arresto di Alexej Navalny all’arrivo a Mosca è inaccettabile. Chiedo alle autorità russe di rilasciarlo immediatamente”. Lo scrive su Twitter il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel.
Borrell: lo rilascino subito “Le autorità russe devono rispettare i diritti di Aleksei Navalny e rilasciarlo immediatamente”, twitta l’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la sicurezza, Josep Borrell. “La politicizzazione del sistema giudiziario è inaccettabile”.
Sassoli: suo arresto un’offesa, va rilasciato
“L’arresto di Alexey Navalny a Mosca è un’offesa alla comunità internazionale, all’Europa che ha contribuito a salvargli la vita. Chiediamo alle autorità russe il suo rilascio immediato. Siamo pronti a invitarlo al Parlamento europeo”. Lo scrive in un tweet il presidente dell’Europarlamento, David Sassoli.
Baltici: liberazione o sanzioni Ue
Rilascio immediato di Navalny o sanzioni Ue contro la Russia. E’ una richiesta congiunta dei Paesi baltici twittata dal ministro degli Esteri lituano Vytautas Landbergis (nipote del primo presidente della Lituania dopo l’indipendenza dall’Urss dall’11 marzo 1990 alle elezioni del 25 novembre 1992).
“Dichiarazione congiunta di Estonia, Lettonia e Lituania”, scrive Landsbergis. “L’arresto di Navalny da parte delle autorità russe è del tutto inaccettabile. Chiediamo il suo immediato rilascio. L’Ue dovrebbe agire rapidamente e se lui non sarà rilasciato, dovremo considerare l’imposizione di misure restrittive in risposta a questo atto sfacciato”.
(da agenzie)
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Gennaio 17th, 2021 Riccardo Fucile
DURANTE IL QUADRIENNIO ALLA CASA BIANCA, L’INDICE ERA SEMPRE STATO COMPRESO TRA IL 35% E IL 45%
Se ne va tra i fischi e gli improperi della maggioranza degli americani: è crollato l’indice di gradimento del presidente uscente degli Stati Uniti, Donald Trump, che mercoledì prossimo lascerà la Casa Bianca con un livello di consensi mai così basso durante la sua presidenza.
E’ quanto emerge dall’ultimo sondaggio del Pew Research Center, secondo il quale Trump godrebbe adesso di un indice di gradimento del 29%.
Durante il suo quadriennio alla Casa Bianca, questo valore è sempre stato compreso fra il 35% e il 45%.
Secondo l’istituto, il crollo si è verificato dopo il 6 gennaio, giorno in cui ha avuto luogo l’assalto al Campidoglio di Washington da parte dei suoi sostenitori.
(da Globalist)
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Gennaio 17th, 2021 Riccardo Fucile
LA TESTIMONIANZA DI UN EX AGENTE DELLA CIA ALLA FBI PUBBLICATA DAL NEW YORK TIMES CON LA RICHIESTA DELLA TANGENTE
Due milioni di dollari è la somma di denaro che servirebbe per avere il perdono presidenziale di Donald Trump.
Questa è stata la richiesta fatta da un collaboratore di Rudi Giuliani ad un ex agente della Cia, che ha scontato 30 mesi di carcere per aver rivelato il nome di un collega.
John Kiriakou, questo il nome dell’ex agente della Cia, avrebbe risposto con una risata, sottolineando che, anche se avesse avuto tanto denaro, non avrebbe avuto senso spenderlo per una riabilitazione che gli avrebbe fruttato solo il diritto alla pensione.
L’offerta sarebbe stata fatta durante un incontro l’anno scorso al Trump International Hotel di Washington fra Kiriakou, Giuliani e un collaboratore di quest’ultimo.
E’ stato il collaboratore a parlare dei due milioni di dollari quando l’avvocato personale di Donald Trump è andato in bagno, secondo quanto raccontato all’Fbi
(da Globalist)
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Gennaio 17th, 2021 Riccardo Fucile
FERMATI 37 SUOI SOSTENITORI: IL REGIME DI PUTIN MOSTRA IL SUO VERO VOLTO AL MONDO, I SUOI SERVI SOVRANISTI IN ITALIA TACCIONO
Aleksej Navalnyj, il principale oppositore del Cremlino, è stato arrestato in diretta tv non appena atterrato a Mosca, all’aeroporto di Sheremetevo.
Lo ha fatto sapere la sua portavoce Kyra Jarmish, postando due video del momento in cui Navalnyj è stato bloccato dagli agenti della polizia di frontiera al controllo passaporti.
Prima di seguirli, si è congedato con un bacio dalla moglie Julija.
Poco prima, dopo essere arrivato nel terminal dell’aeroporto, Navalnyj aveva detto ai giornalisti di sentirsi “assolutamente felice” e aveva definito oggi “il miglior giorno dei miei ultimi cinque mesi”.
L’oppositore aveva inoltre criticato le autorità per avere deviato l’aereo facendolo atterrare nell’aeroporto Sheremetevo e non nello scalo di Vnukovo dove l’atterraggio era inizialmente previsto. Si era poi scusato con gli altri passeggeri per questo inconveniente e aveva ripetuto quanto già detto alla partenza a Berlino, cioè che non temeva l’arresto perchè non ha fatto niente di illegale.
Il capo dell’opposzione russa era partito oggi da Berlino per la Russia, nonostante la minaccia di arresto. È rientrato a Mosca dopo aver ultimato la convalescenza per il tentato avvelenamento dell’agosto scorso. L’arrivo era previsto nello scalo di Vnukovo, ma all’ultimo momento il volo è stato dirottato verso quello di Sheremetevo. All’aeroporto di Vnukovo, prima dell’arrivo di Navalnyj, sono stati arrestate 37 persone, tra le quali alcuni dei suoi più stretti collaboratori: Ljubov Sobol, Ruslan Shaveddinov e Konstantin Kotov.
Navalnyj, che ha accusato il Cremlino del suo avvelenamento, sottolinea che i centri di potere vicini al presidente russo Vladimir Putin abbiano più volte tentato di dissuaderlo dal rientrare in patria.
A dicembre il Servizio penitenziario federale aveva avvertito Navalnyj che avrebbe affrontato il carcere se non si fosse presentato nei suoi uffici, secondo i termini della condanna fasulla del 2014 per appropriazione indebita e riciclaggio di denaro.
L’oppositore ha sempre bollato come motivata politicamente la sentenza, e la Corte europea per i diritti umani ha stabilito che era illegale. Il servizio carcerario ha chiesto a un tribunale di Mosca di dare attuazione alla condanna a tre anni e mezzo, cancellandone la sospensione, e di “intraprendere tutte le azioni necessarie per trattenere Navalnyj in attesa della sentenza del tribunale”.
Il dissidente era entrato in coma mentre era a bordo di un volo interno dalla Siberia a Mosca il 20 agosto. Era stato trasferito a un ospedale di Berlino due giorni dopo. Laboratori in Germania, Francia e Svezia e test condotti dall’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche hanno stabilito che era stato esposto a un agente nervino Novichok dell’era sovietica.
Il mese scorso, Navalnyj ha diffuso la registrazione di una telefonata con un interlocutore descritto come membro del Servizio di sicurezza federale, in cui si ammette l’avvelenamento e il tentativo di copertura.
(da agenzie)
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Gennaio 17th, 2021 Riccardo Fucile
SALVINI FURIBONDO PER IL SELFIE CHE LO RITRAE CON LA SINDACA LEGHSITA ARRESTATA E CHE ORA GIRA SUI SOCIAL…CHI E’ CAUSA DEL SUO MAL PIANGA SE STESSO
Dal leader della Lega, Matteo Salvini, ai governatori di Piemonte, Lombardia e Veneto, Alberto Cirio, Attilio Fontana e Luca Zaia, passando per il segretario regionale del Carroccio, Riccardo Molinari.
L’album dei ricordi della sindaca di San Germano Vercellese, Michela Rosetta, imbarazza il gotha del centrodestra che ha iniziato a rimuovere dai social gli scatti con l’amministratrice finita in manette per i pacchi per l’emergenza Covid-19 negati ai cittadini stranieri e distribuiti agli amici con tanto di mazzancolle e capesante.
Salvini, impegnato nelle complicate trattative innescate dalla crisi del governo Conte, sembra essere furioso per quanto avvenuto nel piccolo comune della provincia piemontese, con l’ennesima amministrazione della Lega invischiata in una brutta indagine. « Se vedo ancora una foto mia o di uno dei nostri dirigenti con Rosetta lo caccio » avrebbe tuonato venerdì quando sui maggiori quotidiani e nei tg nazionali sono comparse le immagini che lo ritraggono insieme alla sindaca.
Lei, sostenitrice sfegatata del segretario regionale della Lega, Riccardo Molinari, ha sempre cercato la celebrità , anche con iniziative razziste o comunque sopra le righe come il rifiuto di dare sepoltura a un migrante nel 2019.
Nella sfida tra il capogruppo alla Camera e Gianna Gancia per guidare la Lega piemontese è stata tra le sostenitrici del primo, ma fino al caso delle mazzancolle di questa estate la sua posizione nel partito non è mai stata in dubbio.
Ma ora negli ambienti salviniani c’è chi ricorda quell’appoggio di Rosetta a Molinari proprio in vista dell’atteso avvicendamento nel ruolo di segretario regionale.
In pole c’è Giglio Vigna, già vice di Molinari e suo fedelissimo, ma il terremoto giudiziario potrebbe cambiare gli equilibri.
Anche per questo il fastidio in via Bellerio è netto. Sulla “fatwa” di Salvini non arrivano conferme, nè smentite. Semplicemente si dice che il leader ha altro cui pensare: «Sta preparando il vertice di centrodestra e non ha in programma altro» fanno sapere a chi chiede se ci sarà una presa di posizione ufficiale sulle vicende che hanno visto il coinvolgimento di Rosetta.
D’altronde la sindaca ora ai domiciliari è stata la prima esclusa alle ultime regionali nelle liste della Lega, raccogliendo 2700 preferenze, e potrebbe costringere il partito a decidere uno stop in caso di dimissioni di uno degli attuali consiglieri.
Anche per questo nel centrodestra non ci sono state prese di posizione sull’arresto.
Le opposizioni sono tutte partite all’attacco, ricordando le tante boutade per le quali Rosetta era già finita nel mirino, a partire dal caso del migrante morto sotto un treno nel 2019, passando per le multe a chi affittava agli stranieri, fino proprio ai pacchi viveri per l’emergenza Covid-19 con prodotti di lusso.
Le foto con i maggiorenti leghisti non si sono fermate e lei, a ogni evento politico, ha continuato a farsi ritrarre con tutti i big, compreso Salvini che ora sarebbe molto irritato che la sua immagine sia associata a quella di Rosetta.
Ancora a settembre quando il caso delle mazzancolle era esploso i vertici leghisti avevano fatto quadrato attorno alla sindaca, confermando il sostegno e negando ufficialmente i dubbi sulla legittimità dell’operazione che invece si sottolineavano in privato. Dubbi ora confermati dall’inchiesta penale.
(da “La Repubblica”)
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