Gennaio 14th, 2021 Riccardo Fucile
CENTRODESTRA E RENZIANI POSSONO ARRIVARE AL MASSIMO A 156, MA DOVREBBERO ESSERE TUTTI PRESENTI E SENZA DEFEZIONI
Maurizio Gasparri , ospite di Zapping. snocciola i numeri del Senato, in vista delle comunicazioni di Conte, che avrà alla fine, pronostica, “158-160 voti”.
“Faccio il conto: 35 del Pd; 92 dei 5 stelle; il gruppo autonomie ne ha 8, perchè il Presidente Napolitano purtroppo per ragioni di età non partecipa ai lavori da tempo; nel gruppo Misto, dove sono 29, 22 voteranno per Conte; aggiungo Nencini, che ha detto che è costruttore e siamo a 158. E un altro paio di Iv penso si dissoceranno…Ma i votanti non sono 321, oltre a Napolitano ci saranno altri assenti, è fisiologico…quindi prevedo che voteranno in 315-316, in questo caso la maggioranza è a 158-159”, sottolinea Gasparri.
Il centrodestra , insieme a tutti i renziani, arriva solo a 156, se tutti sono presenti; ovvero bastano 2 renziani che votino per Conte e due assenti e si precipita a 152.
(da agenzie)
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Gennaio 14th, 2021 Riccardo Fucile
LE PAROLE AMBIGUE DI NENCINI CHE POTREBBE LASCIARE ITALIA VIVA SENZA SIMBOLO…OGGI SONO SETTE GLI EX GRILLINI PASSATI CON TABACCI AL CENTRO DEMOCRATICO CHE DIVENTA GRUPPO AUTONOMO
“Conte venga in aula a dire che lui è in campo, anche per le prossime elezioni. Il resto verrà da sè” dice un senatore in bilico tra ottimismo e auto-convincimento.
La prospettiva di “parlamentarizzare la crisi” ha aperto il rubinetto dei movimenti: per ora poche gocce, ma la pressione c’è.
Grandi manovre intorno a due poli: le aggregazioni centriste e il Maie (Movimento Associativo Italiani all’Estero, gli eletti nelle circoscrizioni estere). Dopo i cinque di ieri, altri due deputati del Misto, ex grillini, passano a Centro Democratico di Bruno Tabacci. La componente tocca così quota 11 aderenti, e si appresta a chiedere all’ufficio di presidenza di Montecitorio la deroga per poter formare un gruppo autonomo.
Al Senato è più complicato: il regolamento richiede un simbolo che sia già stato presentato alle elezioni. Come avvisa Saverio De Bonis, iscritto al Maie, consapevole che il tempo stringe: “Il Paese ha bisogno di costruttori, il Conte-ter è l’unica strada, qui ci sono tanti papabili, va formalizzato un gruppo per un nuovo soggetto di stampo centrista. Ma c’è l’ostacolo del simbolo già usato”.
Da ieri circola la (suggestiva) voce che il simbolo “Insieme”, “prestato” dal socialista Riccardo Nencini a Italia Viva al momento della scissione dal Pd, potrebbe tornare sul mercato, ma il detentore smentisce: “Bufale. Fake news. Mi faccio una risata”.
Eppure, una certa ambiguità del senatore Psi nel definirsi “costruttore” unita allo spauracchio di ritrovarsi all’improvviso senza simbolo getta scompiglio nelle file renziane, già provate dalla tensione di queste ore.
Grandi mavore al centro. Torna in voga il centro, un classico italiano, un tempo egemone poi ridotto a “centrino” ma mai scomparso del tutto e potente motore di sogni e speranze. “Siamo pronti — spiega appunto un centrista — un regista? Non c’è, ma tanti lavorano”. Questo, almeno, è l’auspicio diffuso. Di Maio in un lungo post fa appello ai “costruttori europei”, Dario Franceschini chiama a raccolta “alla luce del sole” in Parlamento le “forze politiche disponibili a sostenere un governo europeista per gestire emergenza sanitaria, recovery e approvare una legge elettorale proporzionale”.
Renato Brunetta tace, ma rilancia gli appelli per la convergenza di una maggioranza proprio intorno al Recovery: “Lavorare in Parlamento dai prossimi giorni per riscrivere il Pnrr con il coinvolgimento di tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione che vogliono partecipare al piano che sarà la base di riforme e investimenti per questo decennio”. E Tabacci rilancia: “In molti sono venuti da me. Si possono trovare anche al Senato”.
Il centrodestra ha sprangato la porta all’operazione. Silvio Berlusconi non l’ha benedetta. Forza Italia per ora tiene (qualche dubbio su un senatore, tre o quattro alla Camera, dove è noto il malumore di Renata Polverini, Osvaldo Napoli e altri).
Meloni e Salvini hanno convinto i piccoli ad allinearsi, ma nelle file di Giovanni Toti e di Maurizio Lupi qualche distinguo serpeggia.
Come si guarda alle mosse dell’Udc Antonio Saccone.
Paola Binetti, Udc anche lei, chiarisce: “Non si tratta di arruolare responsabili, ma se ci fosse un’operazione politica per un nuovo centro di sturziana memoria, che metta al centro la famiglia, chi sarebbe contrario?”.
Il Dc Gianfranco Rotondi, eletto nelle liste azzurre, è indignato: “Non sosterrò nessun governo, i responsabili li ha inventati Renzi che fa la sua parte e quella degli altri”. Però: “Lavoro per le elezioni a una lista di centro non apparentata alla destra sovranista”. E con i centristi Cesa e Catone sta mettendo in piedi un think tank, “Italia 20-23”, che suona molto simile all’associazione ”Italia23” del senatore ex forzista e oggi Maie Raffaele Fantetti, che con il suo gruppo ha aperto le danze: “Sostegno assoluto al premier, convinti che una maggioranza per lui sia ancora possibile, cerchiamo costruttori”.
E allora, Rotondi, perchè no? “Se il centro mette le ali in questa legislatura, vola. Ma per ora non lo vedo. Se nascesse un entro cattolico popolare forte potrebbe trovare convergenze con Conte. Intanto gli consiglio di fare come Mario Monti: iscriversi al Ppe a titolo personale…”.
Un simbolo per due. Ma la patente di “costruttori” piace persino a Italia Viva. “Vogliamo partecipare con le nostre idee a un progetto di governo per il Paese. Le dimissioni non sono una frattura bensì uno spazio che si apre”. Sarà , ma il rischio sono le crepe.
Il senatore Nencini, con il segretario del Psi Enzo Maraio, scrive: “Noi siamo tra i costruttori. Bisogna uscire dalla logica dei duellanti. Se avessimo un centrodestra a trazione berlusconiana, l’ideale sarebbe un esecutivo di rinascita fino a fine legislatura”. Ma ci sono Salvini e Meloni, quindi: “Verificare nella prossima manciata di ore se esistano le condizioni per formare una maggioranza organica entro un quadro politico certo. Senza immaginare soluzioni di fortuna affidate a un drappello di singoli coinvolti uno a uno, senza farsi illusioni sul coinvolgimento della destra radicale, per ricomporre un quadro politico sfilacciato”.
Un messaggio con elementi contrapposti, che crea il panico tra i renziani. Nencini minimizza: “Siamo nella seconda fase: serve un governo forte e va ricostruito un progetto politico forte”. Il timore è che possa essere con Italia Viva oppure senza.
Non solo: se i destini si separassero, per i superstiti senza un simbolo si aprirebbero le porte del Misto. Le rassicurazioni del senatore Psi non hanno placato il gruppo di Renzi, che dopo lo strappo vive ore di ansia.
I rumors non risparmiano neppure loro: ci sarebbero 3-4 senatrici — tra cui Donatella Conzatti e Gelsomina Vono – in preda ai dubbi. L’orologio della crisi ticchetta veloce.
Una decisione è attesa nelle prossime quarantott’ore.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 14th, 2021 Riccardo Fucile
QUANTI VOTI MANCANO PER OTTENERE LA FIDUCIA
La crisi di governo innescata dalle dimissioni delle ministre di Italia Viva potrebbe proseguire anche in Parlamento. L’ipotesi di una verifica alla Camera e al Senato della maggioranza è tutt’altro che da escludere e anche lo stesso presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sembra voler andare alla prova dell’Aula, magari puntando sui cosiddetti responsabili.
Sia nel caso di dimissioni e successivo voto di fiducia, sia in caso di informativa in Parlamento, Conte potrebbe tornare in Aula presto (lunedi alla Camera, martedi al Senato)
Anche perchè in caso di informativa le opposizioni potrebbero presentare una mozione di sfiducia. Il che renderebbe inevitabile una conta dei voti.
La partita alla Camera sembra meno preoccupante per l’esecutivo: a Montecitorio i numeri sono più larghi.
Al Senato, invece, il discorso è ben diverso. In caso di voto di fiducia non serve comunque la maggioranza assoluta ma quella relativa.
Per il Senato sarebbero non 161 voti, ma basta un voto in più di chi vota contro, di fatto. L’opposizione al Senato può contare su 138 voti, a cui si potrebbero aggiungere i 18 di Italia Viva, per un totale di 156.
Ma se anche solo 2-3 renziani votano per Conte e 2-3 sono assenti, si arriva intorno a 150-152
La maggioranza ha invece 92 senatori del Movimento 5 Stelle, 35 del Pd, 5 delle Autonomie, più una ventina tra il Misto e Maie. Dal Misto potrebbero arrivare anche i voti di alcuni dei responsabili, come Sandra Lonardo e Raffaele Fantetti.
E siamo a 154.
A loro si potrebbero aggiungere anche gli esponenti dell’Udc e qualche fuoriuscito proveniente da Forza Italia e Italia Viva, che potrebbero votare in dissenso.
Altri responsabili potrebbero arrivare tra gli ex senatori del M5s.
Ma il timore, espresso anche dal capo dello Stato, è che si tratti di singoli parlamentari che potrebbero cambiare idea con facilità e che non garantirebbero la solidità della maggioranza. Motivo per cui Mattarella chiede che questi eventuali responsabili formino un gruppo parlamentare.
(da Fanpage)
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Gennaio 14th, 2021 Riccardo Fucile
ORA I RENZIANI TEMONO DI FAR LA FINE DI SALVINI E DI ESSERSI SUICIDATI: NESSUNO LI VUOLE PIU’ AL GOVERNO
Ora il timore è quello di aver assistito al Papeete di gennaio: i renziani restano spiazzati dalla chiusura totale degli ormai ex-alleati di governo che stanno lavorando per una pattuglia di responsabili o ‘costruttori’ che taglino la strada ai renziani.
Fonti di Italia Viva non nascondo i timori: “I responsabili alla fine sono usciti fuori… E puntano a trovarli anche tra i nostri -ha detto un renziano – vogliono spaccare il gruppo al Senato”.
Del resto, come risulta a Globalist da fonti vicine al partito democratico, già nelle settimane scorse parlamentari di Italia Viva avevano manifestato la volontà di abbandonare Renzi e tornare ‘a casa’ visto l’eccesso di personalismo nella conduzione del partito.
Intanto è uscito allo scoperto Riccardo Nencini che, con il suo simbolo aveva consentito la nascita del gruppo al Senato: si è schierato nella file dei ‘costruttori’.
Fonti renziane del gruppo al Senato smentiscono defezioni. “Dalle chat emerge compattezza”. Tuttavia, off the record, c’è si aspetta qualche addio.
Anche alla Camera dove tra gli ‘indiziati’ c’è Michela Rostan, ex-Leu. “Alcuni di loro lasciano sicuro…”, dice un parlamentare dem che ha ottimi rapporti con gli ex-colleghi di partito. “Usciranno allo scoperto all’ultimo, ma ci sono”.
(da agernzie)
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Gennaio 14th, 2021 Riccardo Fucile
FINE DI OGNI TRATTATIVA CON RENZI
Il secondo colloquio di Giuseppe Conte con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, tenutosi pochi minuti fa, è innegabilmente il punto di svolta della crisi politica apertasi con le dimissioni delle ministre Elena Bonetti e Teresa Bellanova.
In poche ore, infatti, il vento sembra essere girato e il Presidente del Consiglio è nelle condizioni di presentarsi al Colle con più risposte da dare che consigli da accettare. La scelta di Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali di stringersi intorno a lui subito dopo lo strappo renziano, infatti, non solo lo blinda politicamente, ma esclude la quasi totalità delle altre opzioni di uscita dalla crisi che erano ancora sul tavolo.
Le soluzioni alla crisi di governo
Con una serie di tweet praticamente identici, i maggiori esponenti di PD e M5s hanno ribadito la volontà di andare “Avanti Con Conte”, abbandonando la prudenza e stoppando ogni possibilità di andare avanti con la stessa maggioranza ma con un altro nome. Particolarmente significativo il sostegno del ministro della Salute Roberto Speranza (che ribadisce la condivisione totale delle scelte in materia di pandemia), del ministro Franceschini (il cui nome circola praticamente sempre ogni qual volta traballa la poltrona di Palazzo Chigi), dell’ex capo politico del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio (un altro potenzialmente interessato dal valzer degli incarichi) e di Beppe Grillo, il cui sostegno incondizionato a Conte significa molto anche in ottica di alleanze future.
Se i renziani fanno sapere di essere ancora disposti a trattare, allo stesso tempo la rottura appare insanabile e la durezza delle reazioni di ieri sera indica che nella lettura di PD e M5s questa volta si sia andati troppo oltre per poter tornare indietro.
Insomma, Italia Viva è fuori dall’attuale maggioranza
Un’altra delle soluzioni di cui si era parlato in queste ore rispondeva alla formula “esecutivo di responsabilità nazionale” e si traduceva in un’ammucchiata con la quasi totalità delle forze politiche e la guida affidata a un nome di altissimo profilo.
A smontarla, ci ha pensato in parte Zingaretti, spiegando di considerare “impensabile e inaccettabile qualsiasi operazione di governo con la destra sovranista e nazionalista”, dunque chiudendo alla Lega, i cui voti potrebbero essere determinanti stante l’indisponibilità dei 5 Stelle a silurare Conte.
Crisi di governo, cosa succede ora
Di tornare alle urne non se ne parla proprio, almeno non a breve, dunque resta una sola strada per risolvere velocemente questo pasticcio. Andare in Parlamento e rendere chiaro al Paese quali sono le forze in campo: così farà Conte, per disegnare nel frattempo la soluzione alla crisi.
Quella che porta alla formazione di un gruppo di “Responsabili” al Senato (in cui troverebbero posto anche i transfughi di IV), magari con il via libera di Silvio Berlusconi, cui strizza l’occhio addirittura Luigi Di Maio, richiamando l’intesa che ha permesso l’elezione di Ursula von der Leyen alla Commissione Europea.
A quanto ci risulta, lo scouting dei Responsabili sarebbe andato a buon fine già da qualche giorno, ma l’idea della sostituzione dei renziani con una pattuglia disomogenea e per nulla disinteressata di senatori provenienti da diverse formazioni politiche non aveva entusiasmato il Capo dello Stato.
Nella lettura di Mattarella, infatti, un governo che si regga su operazioni e intrighi di palazzo non è la soluzione migliore per gestire un periodo così complesso, con la probabilissima escalation di contagi dovuta alla variante B117 e le difficoltà inevitabili di una campagna vaccinale a tappeto.
Una preoccupazione in parte condivisa anche dai democratici, che vorrebbero maggiori garanzie e soprattutto che sia chiara e netta la piattaforma programmatica di governo (e la nuova squadra da affiancare a Conte, che deve essere rinnovata anche in caselle chiave).
Realisticamente, però, Mattarella non ha moltissimi margini di manovra, non potendo agitare nè l’opzione ritorno al voto nè la formazione di un esecutivo allargato, operazione che richiederebbe un tempo che non c’è.
Il capo dello Stato potrebbe rassegnarsi ad avallare il piano di Conte, chiedendo magari garanzie sullo stop a ulteriori forzature.
(da agenzie)
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Gennaio 14th, 2021 Riccardo Fucile
SOLO OGGI PERSI 8 MILIONI PER L’AUMENTO DELLO SPREAD ALLA NOTIZIA DELLA CRISI DI GOVERNO
Uscire dalla maggioranza perchè non si è fatto ricorso al Mes, che consentirebbe di risparmiare qualche centinaia di milioni di euro di interessi sul debito, innescando però l’effetto opposto, una risalita degli interessi a causa dell’incertezza politica generata dalla crisi di Governo aperta da lui stesso nel pieno della pandemia.
È il clamoroso autogol riuscito a Matteo Renzi con il ritiro delle ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti dall’esecutivo Conte, foriero di nuove turbolenze sui mercati per i titoli di debito italiani.
Dopo un avvio stabile lo spread tra Btp e Bund ha accelerato fino a sfiorare i 120 punti, in rialzo di 10 punti, col rendimento del decennale salito allo 0,65%. La variazione è per il momento contenuta, grazie soprattutto alla rete di sicurezza della Bce sui titoli di debito pubblico dell’eurozona, come notano gli analisti di Equita: ci sono molti scenari “ancora possibili” che escludono le elezioni anticipate, e “pensiamo che le tensioni sullo spread possano essere limitate grazie al supporto degli acquisti della Bce, anche se aumenterebbero le preoccupazioni sull’efficacia dell’azione di governo”.
La crisi è aperta e al momento nessuno sa ancora come uscirne. Di certo, molte forze politiche, a partire da Italia Viva, sono convinte che le elezioni anticipate non ci saranno. Secondo Morgan Stanley tuttavia non possono essere escluse: “Il rischio politico del 2021 in Europa sembrava modesto, con elezioni programmate solo in Germania e nei Paesi Bassi, che avrebbero dovuto portare a cambiamenti di minor rilievo. Il riemergere del rischio politico italiano mette in discussione questa prospettiva: le elezioni anticipate sembrano possibili e probabilmente porterebbero ad un nuovo governo, meno allineato con l’Ue”.
Insomma, la fiammata dello spread per ora non preoccupa più di tanto i mercati ma certo rischia di segnare uno stop, non si sa se momentaneo o destinato a durare, per quella tendenza che aveva spinto il differenziale in discesa a ridosso di quota 100 punti base rispetto ai 240 di un anno fa, con rendimenti dei titoli italiani ai minimi storici.
E pensare che tra le principali motivazioni che hanno spinto Renzi a togliere il sostegno al Governo c’è il mancato ricorso al Mes sanitario, considerato dalla ministra dimissionaria Bonetti una questione “dirimente”.
Da settimane i renziani intimano al premier Conte di ricorrere al Fondo di diritto lussemburghese sul quale, pende però il veto del Movimento 5 Stelle, primo azionista della maggioranza che sostiene il Governo.
“Per esempio, perchè non prendiamo i soldi del Mes a tasso zero per la sanità ?”, ha chiesto ancora oggi Bonetti. L’ex ministra si riferisce alla linea di credito sanitaria del fondo lussemburghese per le spese sanitarie collegate alla pandemia del Covid: da giugno i Paesi dell’eurozona possono richiedere in prestito fino al 2% del Pil, ma fino ad ora nessuno Stato ha mai fatto richiesta d’accesso per diverse ragioni come la cattiva reputazione che si è guadagnato il Mes durante la crisi greca, la poca chiarezza del quadro giuridico per quanto riguarda le condizionalità macroeconomiche, e soprattutto la dubbia utilità visto l’intervento della Bce che da mesi sta “chiudendo” gli spread con il suo programma Pepp di acquisto titoli.
La vera convenienza del Mes starebbe nel tasso favorevole praticato sui prestiti concessi, più bassi rispetto a quelli di mercato, che sono comunque in discesa.
Eppure l’azzardo renziano ha avuto l’effetto opposto a quello che un eventuale ricorso al Mes si sarebbe prefissato. Perchè, seppur di pochissimo, gli interessi sono aumentati. E non è sfuggito al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri: “Si è detto che si voleva il Mes per fare risparmiare l’Italia, oggi sta accadendo l’opposto, mi sembra evidente che non era quella la ragione fondamentale. Solo oggi, che abbiamo avuto delle aste sul nostro debito – ha detto Gualtieri – l’Italia e i cittadini italiani, per effetto dell’aumento dello spread, hanno perso 7,6 mln, quasi 8 milioni: sono soldi che abbiamo in meno, li abbiamo bruciati per quello che è successo ieri”.
Un controsenso per la forza politica da mesi fa una battaglia per risparmiare, al massimo, trecento milioni di euro all’anno sul debito pubblico.
Il Tesoro oggi ha collocato tutti i 9,25 miliardi di euro di Btp a 3, 7 e 30 anni offerti in asta. Il rendimento medio del 3 anni è sceso a -0,23% da -0,19% del collocamento precedente, ma quello a 7 anni è salito da 0,19% a 0,30%. Il trentennale è rimasto invece stabile.
(da agenzie)
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Gennaio 14th, 2021 Riccardo Fucile
“LE RIAPERTURE DI DICEMBRE HANNO FATTO RIPARTIRE LA PANDEMIA, SERVONO MISURE RIGOROSE”… “A FARE LE COSE A META’ SI FINISCE PEGGIO”
Una situazione allarmante, con gli ospedali costretti a mantenere l’assetto Covid e non riconvertire i reparti per le altre esigenze.
“Colpa” degli errori commessi finora, come riaprire troppo presto ma anche vaccinare subito le persone guarite dalla malattia. Il professor Massimo Galli, primario di Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano, intervistato da Fanpage.it sottolinea l’importanza di misure radicali: “La zona rossa? Quanto fatto finora non è servito. Ora bisogna chiudere molto, diagnosticare molto, vaccinare molto”.
Siamo alla vigilia dell’esplosione della terza ondata?
Il quadro non è ancora disastroso come quello già visto in precedenza, ma sufficientemente allarmante per rendere necessarie maggiori attenzioni. Non possiamo più sbagliare, dobbiamo tenere ancora gli ospedali in assetto Covid. Questo è molto grave e insieme sgradevole, perchè abbiamo reparti ancora utilizzati per i pazienti Covid e che avremmo voluto tornare a convertire alle loro funzioni precedenti, ma non si riesce.
Ci sono stati allarmi relativi alle terapie intensive.
La situazione delle terapie intensive è sempre un elemento critico. C’è sempre una polemica con i rianimatori, legata al fatto che i letti considerati dalle stime ufficiali non sono quelli veri. Il punto è: un conto sono i mobili e un conto le persone. In molte situazioni è carente il personale specializzato in grado di gestire le realtà . Quindi si crea una contraddizione tra disponibilità reali e teoriche. Guardando ai dati nazionali, poco più di 2500 letti sono occupati da persone con covid, siamo oltre la soglia del 30 per cento considerata critica per la gestione complessiva.
Zona rossa è indispensabile in Lombardia?
Le giro la risposta. Mi sembra evidente che quanto fatto finora non ha funzionato. Essere fuggiti troppo presto da restrizioni maggiori, per passare a quelle minori, ha prodotto i risultati che vediamo. Il virus non sta fermo, cammina con le gambe delle persone. L’ultima variante che circola è peggio delle altre. È inutile girarci attorno. Le mascherine da sole non bastano se si creano affollamenti. L’infezione gira lo stesso, lo dicono i fatti.
Cosa dire a chi è stanco dei lockdown e spera di tornare alla normalità ?
Questi numeri che si rialzano sono colpa di qualche perverso virologo che vuole stabilire la dittatura sanitaria, o sono un dato di fatto? Inutile stupirsi. A furia di fare le cose a metà si finisce peggio. Lo sanno molto bene la Gran Bretagna, la Germania e la Francia. Persino la Svezia dove, con buona pace degli ultimi irriducibili riduzionisti del problema, sono di fronte a un fallimento pesantissimo.
Sui vaccini stiamo finalmente accelerando
Acceleriamo sì, ma facendo grossolani errori. Per esempio chi è già guarito non doveva avere la priorità nemmeno se operatore sanitario, perchè non ne aveva necessità nella grande maggioranza dei casi. Un errore grave.
Perchè si dovrebbe vaccinare per ultimo chi è guarito dal virus?
In Italia abbiamo 2 milioni e 200 mila persone guarite dall’infezione, che hanno avuto il tampone positivo e sono sopravvissute. In termini pratici sono 4 milioni e 400mila dosi che si potrebbero risparmiare in una prima fase, visto che scarseggiano. È un assurdo usarle per loro. Il secondo assurdo è che in letteratura leggiamo che la probabilità di re-infezione sta sotto il 2 per cento, i casi gravi nel mondo si contano sulla punta delle dita. Con questi numeri, vale la pena che i già infettati non siano considerati urgenti.
Come mai c’è tanta confusione?
Perchè da una parte gli studi si pretendono e dall’altra li si dimentica. Un esempio su tutti: che in Gran Bretagna abbiano deciso di vaccinare a prescindere con una sola dose non sta nè in cielo nè in terra. È un’operazione da stato di disperazione. L’efficacia del vaccino nei 21 giorni dopo la prima somministrazione è del 52 per cento. La seconda è necessaria per superare il 90 per cento.
Come possiamo uscirne?
Con un ultimo sforzo, ma solo se facciamo qualcosa di radicale, con la certezza di avere la vaccinazione sotto mano. Chiudere molto, diagnosticare molto, vaccinare molto così in un periodo breve gli diamo una grossa botta. Tamponi, chiusure, vaccini: altre ricette non ne ho.
(da Fanpage)
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Gennaio 14th, 2021 Riccardo Fucile
MA GIULIANI NON LO FACEVA PER LA PATRIA? ORA CHIEDE 20.000 DOLLARI AL GIORNO PER IL SUO LAVORO LEGALE
Donald Trump, messo ormai allangolo dal rischio concreto di un secondo impeachment, non ha più nessuno con cui prendersela se non con i suoi alleati storici, come il suo avvocato Rudy Giuliani, che più di tutti si è esposto per lui.
Secondo Trump, però, non è stato sufficiente e imputa a Giuliani la responsabilità per quanto accaduto.
Per questo, rivelano fonti citate dal Washington Post, Trump ha dato chiare istruzioni di non pagare l’avvocato dopo che questi ha presentato parcelle di 20mila dollari al giorno per il suo lavoro legale.
Ed ha chiesto che sia lui personalmente ad autorizzare il rimborso delle spese sostenute dall’avvocato durante i viaggi negli stati chiave dove sono stati contestati, senza alcuni esito, i risultati elettorali.
(da agenzie)
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Gennaio 14th, 2021 Riccardo Fucile
“ERA CONTROLLATO DA VICINO PERCHE’ NON MODIFICASSE IL TESTO”
Secondo quanto riferisce una fonte interna alla Casa Bianca citata dalla Cnn, Trump è stato praticamente costretto dal suo entourage a condannare pubblicamente le violenze di Capitol Hill.
Il via libera finale del Presidente è arrivato ieri dopo un intervento accorato di funzionari del ‘secret service’ che, in un colloquio con lui, hanno denunciato le possibili minacce in vista della cerimonia di inaugurazione di Joe Biden
Uno sforzo superiore, quello di ieri da parte dell’entourage di Trump, a quello che ha portato alla pubblicazione dei suoi precedenti interventi dopo il ‘mercoledì nero’ in cui il tono era stato quello della lusinga
Il primo video dopo l’assalto al Congresso della scorsa settimana era stato registrato dopo l’intervento di Ivanka sul padre che aveva tuttavia riscritto in larga misura il copione, aggiungendo per esempio la frase “Vi amiamo” diretta ai facinorosi assalitori del Congresso.
I video successivi sono stati invece letti da Trump su un gobbo in cui scorreva un testo frutto dei “pesanti interventi” dei consiglieri, mentre era strettamente controllato da funzionari della Casa Bianca, attenti che non cambiasse nulla.
(da agenzie)
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