Gennaio 3rd, 2021 Riccardo Fucile
I CENTRI VACCINALI SARANNO 1.200 TRA AMBULATORI E PALAZZETTI DELLO SPORT
Prenotazioni online, con app e sms, numero verde o anche dietro invito via posta.
Ma anche nuovi centri vaccinali in gazebo, ambulatori, palazzetti oltre a un unico sistema informatico nazionale che dovrà raccordare quelli dei vari territori.
In attesa che si svolga la fase 1 della vaccinazione anti-Covid, il governo già lavora a quella “definita di massa”.
Quando termineranno le somministrazioni per gli operatori sanitari e ospiti delle Rsa (presumibilmente a fine gennaio), persone fragili, docenti, forze dell’ordine e detenuti, si procederà alle prenotazioni per gran parte degli italiani.
Sono previsti in tutto circa 1.500 siti in cui verrà effettuata la vaccinazione, ma le tempistiche saranno necessariamente legate al progressivo arrivo delle dosi. Sull’individuazione dei luoghi sono al lavoro le Regioni in collaborazione con le Asl.
I centri vaccinali potrebbero essere adibiti all’interno di ambulatori, stabili vari, palazzetti dello sport, padiglioni e con altre forniture che arriveranno dalla struttura del Commissario per l’Emergenza: saranno circa 1.200 che si aggiungeranno ai 294 già esistenti
La creazione di un centro informatico nazionale sarà di supporto ad alcune regioni per costituire un registro di elenchi e prenotazioni delle persone da vaccinare nella fase 2, quella – appunto – “di massa”.
E per le prenotazioni – sia a carico degli utenti che su invito dei servizi sanitari regionali – saranno previsti sistemi innovativi, come le app e i metodi online, ma anche tradizionali come sms, telefonate o avvisi postali per le persone non in grado di prenotarsi in altro modo.
Le date fissate per le somministrazioni saranno divise per scaglioni, ma ancora non è stato deciso se – all’interno delle fasce stabilite – sarà per età o lettera del cognome. Grazie alla collaborazione di Eni e Poste Italiane, sarà inoltre costituito un sistema informatico nazionale per l’anagrafe sanitaria che sopperisca alle carenze di alcuni territori tecnologicamente meno avanzati, per mettere in comunicazione tutti i database.
E la modalità di conservazione del vaccino sarà determinante per stabilire chi potrà somministrare le dosi: se si avrà a disposizione un siero che potrà essere conservato a temperature ‘standard’, potrebbero essere coinvolti medici di famiglia e probabilmente anche farmacie.
Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, presiederà domani (lunedì 4 gennaio), alle ore 12 il Comitato nazionale dell’ordine e della sicurezza pubblica, convocato “per un esame delle questioni di sicurezza ed ordine pubblico attinenti l’attuazione della campagna di distribuzione delle dosi vaccinali”.
Al Comitato parteciperà il Commissario Straordinario per l’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri.
(da agenzie)
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Gennaio 3rd, 2021 Riccardo Fucile
IN DANIMARCA 32.000, IN SPAGNA APPENA 3.000, L’OLANDA DEVE ANCORA INIZIARE, IL BELGIO 700
Le immunizzazioni da Covid nel mondo con l’unico composto al momento utilizzabile, quello di Pfizer Biontech, proseguono a velocità diverse, complici anche le feste natalizie.
Una partenza che ha innescato anche le immancabili polemiche in diversi paesi.
Secondo i dati forniti da OurWorldInData — la pubblicazione scientifica sviluppata dall’Università di Oxford — al 3 gennaio sono oltre 12 milioni le persone vaccinate nel mondo. Guidano la classifica Cina, Usa, Israele e Russia.
Guardando i dati europei, ma escludendo il Regno Unito, che grazie alla Brexit ha approvato in anticipo il vaccino e iniziato prima degli altri la campagna vaccinale, il primo paese europeo è la Germania con quasi 240mila vaccinati (dati al 2 gennaio 2020), a seguire c’è l’Italia con quasi 85mila vaccinati (dati al 3 gennaio).
Tra i vaccinati tedeschi figurano 103.894 residenti delle strutture per anziani e 107.019 operatori del settore sanitario secondo il Koch Institut.
Terza in classifica la Danimarca con oltre 32mila vaccinati, Croazia, Estonia, Francia hanno dati molto bassi.
Non compare in questa classifica la Spagna. Secondo il quotidiano El Pais a Madrid sono state somministrate poco più di 3mila dosi. Il viceministro della sanità , Antonio Zapatero, ha spiegato che la lentezza è dovuta anche al mancato approvvigionamento per problemi logistici o alla difficoltà a vaccinare nelle case di riposo dove sono assenti tanti anziani che trascorrono le vacanze con le loro famiglie. Senza dimenticare le festività .
Nonostante la Germania guidi la classifica, nei giorni scorsi un ex funzionario dello Stato aveva denunciato che nelle case di riposo, a causa della carenza di vaccini, gli ospiti da vaccinare venivano estratti a sorte.
In Francia la lentezza della procedura ha imposto al presidente Macron di dire, secondo Journal du Dimanch: “Questo deve cambiare, presto e con forza. Io sono in guerra mattino, giorno, sera e notte e mi attendo da tutti lo stesso impegno”.
Il capo dello Stato, uscito da poco dall’isolamento per essere stato lui stesso contagiato, durante il Consiglio di guerra ha ricordato che le vittime sono state 64mila.
La Francia ha ricevuto 560mila dosi del vaccino ma i dati ufficiali (riferiti ancora alle 20.30 del 31 dicembre) danno conto appunto di 352 dosi somministrate.
Secondo alcuni quotidiani francesi il ritardo è dovuto al ritardo con cui saranno aperti i centri per le somministrazioni (già operativi in Germania) e a una serie di ostacoli burocratici
L’Olanda è l’unico paese dell’Ue a non aver ancora iniziato le vaccinazioni, una decisione che l’esecutivo ha motivato con l’esigenza di assicurare al meglio il funzionamento del programma, ma dopo le polemiche il governo ha stabilito che si inizierà lunedì 4 e si partirà con gli operatori sanitari. La data ufficiale era stata fissata all’8 gennaio.
Circa 700 persone sono state vaccinate nelle case di cura in Belgio questa settimana durante la fase di test. La vaccinazione su larga scala della popolazione inizierà il 5 gennaio con circa 87.000 dosi erogate ogni settimana.
(da agenzie)
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Gennaio 3rd, 2021 Riccardo Fucile
INCITAVA I CITTADINI A USCIRE DI CASA E A RIBELLARSI ALE REGOLE SANITARIE… PRONTO IL RINVIO A GIUDIZIO PER ISTIGAZIONE ALLA DISOBBEDIENZA E VILIPENDIO DELLA REPUBBLICA
È indagata per aver incitato, attraverso un video su Facebook, a uscire di casa andando contro le norme sul Covid previste durante il lockdown in primavera.
Annalisa Logozzo è un’imprenditrice livornese di 40 anni, residente a Tirrenia: è titolare di un’azienda agricola. Il 28 marzo 2020 era al volante della sua auto quando, in pieno lockdown, era vietato uscire di casa se non per ragioni di necessità . Attraverso il cellulare ha trasmesso un video in diretta su Facebook.
Oltrepassando, secondo la procura di Livorno, i limiti costituzionali sulla libera manifestazione del pensiero.
Nel filmato, poi oscurato su richiesta del giudice, la donna invitava i cittadini a uscire di casa, ribellandosi alle restrizioni del lockdown.
L’imprenditrice, inoltre, offendeva lo Stato e le istituzioni e prometteva di segnalare tutti i posti di blocco delle forze dell’ordine trovati per strada in quei giorni.
Con la chiusura delle indagini, il pm è pronto a chiedere il rinvio a giudizio per la donna con le accuse di vilipendio della Repubblica e istigazione alla disobbedienza delle leggi e dell’ordine pubblico.
Nel video la donna incitava i cittadini a uscire da casa, dando indicazioni sui controlli. Ora rischia una pena fino a cinque anni di reclusione. “Io vado in giro e invito la gente a uscire perchè bisogna ribellarci a questo abuso di potere. Non mi puoi vietare la passeggiata, mi puoi vietare di fare l’aggregazione, mi puoi vietare di fare comunella con gli amici, ma non mi puoi vietare di uscire”, diceva l’imprenditrice nel video.
Frasi che hanno poi portato al sequestro del filmato. Il giudice Mario Profeta evidenzia soprattutto come “la condotta di chi inciti a disattendere le prescrizioni dell’autorità pubblica non può essere confinata nell’ambito delle opinioni personali e della libera manifestazione del pensiero. Si tratta di condotte che possono indirettamente agevolare la diffusione del contagio, laddove siano accolte e seguite da persone già contagiate o inconsapevolmente tali e altresì da parte di persone ancora sane, ma suscettibili di esporsi inconsapevolmente al rischio di contagio”.
(da Fanpage)
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Gennaio 3rd, 2021 Riccardo Fucile
RENZI PRONTO AL RITIRO DEI MINISTRI IL 6 GENNAIO, ALTERNATIVA CONTE TER O NUOVO GOVERNO… NON SI VOTA, LA LEGISLATURA CONTINUA PER PANDEMIA
Il primo scenario si è già consumato, in questa crisi strisciante la cui deadline è fissata il 6 gennaio: “O Conte arriva per quella data con una proposta complessiva — è il ragionamento di Renzi ai suoi — oppure ritiro i ministri e a quel punto non c’è più Conte”.
Lo scenario che si è consumato, nelle frequenti telefonate di Zingaretti e Bettini con palazzo Chigi nelle ultime 48 ore è quello dello showdown in Aula, prospettato dal premier nel corso della conferenza stampa di fine anno.
La cosiddetta “linea Travaglio”, che prevedeva di “sfanculare” Renzi in Parlamento, e andare avanti imbarcando responsabili, disponibili e novelli Scilipoti, insomma il partito della cadrega: “Non solo non ci sono i numeri — è il ragionamento che Conte si è sentito ripetere – ma anche se ci fossero ne usciremmo massacrati, non si può gestire un’emergenza del genere con una maggioranza raccogliticcia”.
Con esso, sparisce dai radar anche la diretta conseguenza di un gioco del genere a somma zero, non a caso nessuno nomina più la parola elezioni, neanche strumentalmente.
E non solo perchè è lunare l’eventualità di andare al voto in una situazione segnata da una ripresa dell’emergenza sanitaria, in cui il Cts ha suggerito anche di rinviare le urne in Calabria, figuriamoci su tutto il territorio nazionale.
Ma anche per ragioni tutte politiche: il rischio, fotografato dai sondaggi con l’attuale legge elettorale, di dare il paese al centrodestra, che conquisterebbe in un colpo solo Governo, maggioranza per il Quirinale e numeri per cambiare la Costituzione.
Con l’aggiunta che un’eventuale lista Conte toglierebbe voti al Pd, ancorandolo alle percentuali del 2018, se non meno.
Ovvero: punire se stessi, perdere le elezioni, pur di far fuori Renzi. Più che una linea, un atto di masochismo.
Ecco perchè, finito il primo round che oggettivamente si è aggiudicato Renzi, i cui parlamentari magari soffrono ma non s’offrono, il premier ha accettato il consiglio di cercare una “soluzione politica” di qui al giorno del Consiglio dei ministri sul Recovery, ancora previsto per il 6 gennaio.
È attorno a questa soluzione che è iniziata una triangolazione tra palazzo Chigi, il Nazareno e il leader di Italia Viva. Il “lodo Bettini”, fondato sulla consapevolezza che Renzi non si ferma perchè non vuole e, per come l’ha portata avanti, a questo punto non può indietreggiare di un centimetro.
Il “lodo” prevede quattro punti che vanno, e non poco, incontro alle richieste renziane. Il primo prevede un’ulteriore revisione del Recovery, diminuendo le voci di spesa e aumentando le risorse in investimenti.
Il secondo riguarda un parziale, non totale, utilizzo del Mes per la spesa sanitaria da destinare all’emergenza.
Il terzo la famosa delega i Servizi, prevedendo che, nell’ambito delle prerogative che la legge istitutiva dell’Autorità attribuisce al premier, possa essere ceduta a una figura autorevole, di esperienza e in grado di occuparsene a tempo pieno.
Sulla base di un accordo su questi punti, il quarto prevede il “riassetto” della squadra di governo, il più delicato: Conte si è detto disponibile a offrire alcune caselle, in particolare quelle dell’Interno, della Scuola e delle Infrastrutture (tre donne), lasciando ai partiti libertà di scelta, ma l’ipotesi è stata già bocciata anche dal Pd.
Il punto politico è che il premier vorrebbe ancora evitare una crisi anche “pilotata”, come si diceva una volta (accordo su una nuova lista di nomi, dimissioni, reincarico lampo e giuramento della nuova squadra) perchè teme che i piloti lo portino a sbattere: “Ha paura — sussurrano fonti del Pd che ne hanno raccolto le preoccupazioni — che, una volta che si dimette, Renzi pone il veto e addio”.
Tuttavia senza l’atterraggio di un ter è complicato anche il decollo della mediazione.
E se dunque il primo scenario, quello dell’urto, non c’è più, i prossimi tre giorni serviranno a testare la praticabilità del secondo scenario, che è tutt’uno con la permanenza di Conte a palazzo Chigi.
Se cioè si può andare avanti con Conte o vanno esplorate le alternative: ad esempio, i Cinque stelle accettano Franceschini con Di Maio vicepremier? È di questo che si parla nei palazzi della politica. Non più “Conte o voto” ma “Conte ter o nuovo governo”.
I bookmaker di Italia Viva, piuttosto abili nel tenere alta la tensione, ad oggi danno queste maliziose quotazioni: “Conte ter al 33 per cento, un governo politico a maggioranza invariata al 33, Draghi al 33”.
L’epilogo è chiaro: il Conte 2 non c’è più, e se il premier, di qui al 6 non propone quantomeno il proposito di nuovo governo — operazione complicata assai – fondato su un nuovo programma, il ritiro della delegazione di Italia Viva è scontata.
Ma il passo dopo è un’incognita: ciò che un mese fa Renzi avrebbe firmato, quando dopo la vittoria di Biden andò a palazzo Chigi ad offrire un patto che avrebbe portato al rimpasto, oggi è stato anch’esso consumato dalla tensione di queste settimane.
Si direbbe: tutto questo casino per le poltrone? Sarebbe una vittoria politica di Renzi per gli addetti ai lavori, ma comunicativamente non è il massimo.
E poi la politica è fatta anche di sentimenti e risentimenti, come quelli che avvolgono il rapporto tra il presidente del Consiglio e l’ex segretario del Pd che, in questa vicenda ha intercettato un umore diffuso proprio del Pd e, a giudicare dall’eloquente silenzio di Di Maio, anche nei Cinque stelle.
C’è tempo. Questi tre giorni servono a capire se si va avanti con Conte, ma la legislatura continua. Per pandemia.
Anche se del come è stata gestita non se ne parla in questa singolare verifica.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 3rd, 2021 Riccardo Fucile
LA CONVERSAZIONE REGISTRATA DI UN’ORA: “HO BISOGNO DI 11.780 VOTI, SE NON DITE CHE LE ELEZIONI SONO STATE TRUCCATE FINIRETE INCRIMINATO”… IL SEGRETARIO DI STATO REPUBBLICANO NON CEDE: “BIDEN HA VINTO REGOLARMENTE”
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, avrebbe chiamato il segretario di Stato della Georgia, Bran Raffensperger, per chiedergli di ricalcolare a suo favore i voti delle elezioni presidenziali.
Lo svela il Washington Post, che afferma di essere in possesso della registrazione della telefonata, fatta ieri (sabato) e durata oltre un’ora.
Durante la conversazione, scrive la testata, Trump ha chiesto a Raffensperger di “trovare” abbastanza voti per poter ribaltare il risultato che ha assegnato il “Peach State” a Joe Biden.
Il Wp riporta che il presidente ha minacciato il segretario di Stato con imprecisate conseguenze penali se non avesse soddisfatto la sua richiesta, affermando che stava correndo un “grosso rischio”.
Raffensperger, prosegue il quotidiano, ha respinto la richiesta affermando che il conteggio che ha assegnato a Biden una vittoria con 11.799 voti di vantaggio è stato equo e accurato.
Durante la chiamata, il segretario e il consigliere generale del suo ufficio hanno respinto le affermazioni di Trump, spiegando che il presidente si basa su teorie cospirative inconsistenti.
In Georgia martedì si svolgeranno i due cruciali ballottaggi che decideranno le sorti del Senato e della legislatura nei prossimi due anni, sino alle prossime elezioni di Midterm. per i quali si sono mobilitati Pence e Kamala Harris. Domani toccherà a Biden e a Trump, che si sfideranno a distanza in un ultimo duello.
(da agenzie)
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Gennaio 3rd, 2021 Riccardo Fucile
FONTI DELLA LEGA: “LE SUE DICHIARAZIONI NON RAPPRESENTANO IL PENSIERO DEL GOVERNO DELLA REGIONE”… FONTANA TACE
Da mesi l’assessore di Forza Italia, diventato il volto pubblico della lotta al Coronavirus nella regione più martoriata d’Italia, è vittima del fuoco amico.
La sconfessione arrivata ora da imprecisate “fonti della Lega”, non smentita finora da Matteo Salvini, suona come l’anticipo di un divorzio.
Il partito ha voluto prendere le distanze dalle dichiarazioni fatte dall’assessore sui ritardi nella somministrazione dei vaccini anti-Covid, con la tesi che il piano regionale doveva partire come previsto il 4 gennaio e non poteva essere anticipato perchè il personale sanitario è in ferie.
Preoccupazione per i ritardi nelle vaccinazioni, in particolare per la Lombardia, sarebbe stata espressa oggi nel corso del vertice del premier Conte con i tecnici. Da qui la distanza dall’assessore espressa dai leghisti.
Si vedrà se all’irritazione seguirà una cacciata dell’assessore dalla giunta lombarda.Per ora il governatore lombardo Attilio Fontana, l’unico a cui tocca decidere, tace. Parla invece il Pd, che con il deputato Emanuele Fiano annota: “Sfiduciare l’assessore che per i lombardi ricopre il ruolo più importante in questa fase, per di più con una dichiarazione anonima, rende ancora più paradossale e confusa la situazione. La Lega sia chiara, stanno scaricando Gallera?”.
(da agenzie)
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Gennaio 3rd, 2021 Riccardo Fucile
APPELLO A FACEBOOK: “INTERVENGA PER TUTELARE LA SCIENZA”… UN CONSIGLIO: SPORGA DENUNCIA ALLA POLIZIA POSTALE, VEDRA’ CHE PASSA LORO LA VOGLIA
“Ho passato buona parte della mia giornata, dopo essere rientrato dall’ospedale, a cancellare insulti e a bannare profili Facebook falsi. Sono stato insultato, minacciato e deriso da no-vax e gente ignorante che non meriterebbe neanche di stare sulle piattaforme social. Faccio appello a chi gestisce Facebook perchè intervenga a tutela della scienza e delle informazioni della medicina che vuole tutelare la salute di tutti. È una vergogna quello che sta succedendo a chi difende i vaccini e i benefici che hanno portato e porteranno. Un paese che non è in grado di difendere e tutelare i propri medici e le posizioni per la scienza dovrebbe farsi molte domande. Chi ci deve tutelare? Se c’è qualcuno con responsabilità che ha interesse nella scienza batta un colpo. Io continuerò nella mia attività di informazione senza recedere di un millimetro. VContinuerò a bloccare e a cancellare ogni commento privo di fondamento medici-scientifico. Prevedo sui vaccini tempi molti bui per l’Italia. Buissimi. Povera Italia”.
Lo ha scritto l’infettivologo dell’Ospedale San Martino Matteo Bassetti.
(da agenzie)
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Gennaio 3rd, 2021 Riccardo Fucile
LE OPZIONI SUL TAVOLO
Sono giorni decisivi per il governo Conte. Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, dice di essere pronto alla sfida in Aula. E la situazione rischia di precipitare già nelle prossime ore. Il Consiglio dei ministri per il via libera al Recovery Plan, previsto il 7 gennaio, potrebbe essere anticipato a domani, 4 gennaio.
Ma lo scontro tra Conte e Renzi, che è cresciuto e s’è alimentato con le polemiche sull’utilizzo dei fondi europei, ormai va ben oltre.
Tanto che, secondo la Repubblica, il leader di Italia Viva ha già deciso che ritirerà la sua delegazione al governo, composta dalle ministre Teresa Bellanova e Elena Bonetti, entro il 7. Secondo La Stampa, il 5 gennaio e non più il 4 come inizialmente minacciato.
La stessa Bonetti, in un’intervista pubblicata oggi su Avvenire, apre: se «le condizioni per servire bene il Paese non ci fossero più», la scelta delle dimissioni da ministro sarebbe «la conseguenza più logica, libera e responsabile».
In caso di un passo indietro di Bonetti e Bellanova, il capo dello Stato Sergio Mattarella potrebbe dare a Conte un nuovo incarico per verificare se ha i numeri in parlamento. Ma l’esito di questa verifica è tutt’altro che scontato.
La via di un Conte ter
Sottotraccia, nel Pd e nel M5S è partita una moral suasion con l’obiettivo di dar vita a un Conte ter — con alcuni punti fermi nei ministeri chiave — e rilanciare l’azione politica della maggioranza, in una prospettiva di fine legislatura.
Si lavora con il pallottoliere per vedere se davvero, in caso di showdown parlamentare, Conte abbia i numeri. Ma sembra tramontare, dopo che si sono sfilati Giovanni Toti e Lorenzo Cesa, il soccorso dei responsabili. E tra i dem il voto anticipato comincia ad emergere come una delle conseguenze più praticabili in caso di crisi.
La crisi tra il premier e i renziani s’è avvitata su se stessa al punto che tra gli scenari possibili per uscire dallo stallo sembra sempre meno percorribile l’ipotesi di un rimpasto, di cui tanto s’è parlato a fine novembre, ma che ora sembra superata dagli eventi.
A meno di un accordo su una poltrona di peso — come il ministero degli Esteri — allo stesso Renzi.
Un governo senza Conte e l’ipotesi Draghi
Sullo sfondo di queste ipotesi, restano da considerare due scenari praticabili almeno sulla carta. Il primo è un governo giallorosso senza Conte. Ipotesi che si scontra con la volontà del premier e con la difficoltà a trovare un nome che metta d’accordo Pd, M5s e Italia Viva. I pentastellati difficilmente darebbero l’ok a un dem — come Dario Franceschini o Roberto Gualtieri — e Renzi non avallerebbe mai l’ingresso a Palazzo Chigi di un premier M5s come Luigi Di Maio.
L’ultima ipotesi è il governo tecnico o di larghe intese. Si fa da tempo il nome di Mario Draghi, ma la disponibilità dell’ex governatore della Banca centrale europea è tutta da verificare, come anche quella del M5s, prima forza in parlamento.
(da agenzie)
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Gennaio 3rd, 2021 Riccardo Fucile
DOPO TRE MESI DI TAPPULLI, SI CONTINUA A GIOCARE CON I PASTELLI COLORATI
Il governo valuta una nuova stretta per limitare i contagi da Covid, dopo i numeri in crescita degli ultimi giorni, con il tasso di positività che ieri è rimbalzato al 17,6 per cento. Già nella giornata di oggi, secondo quanto riporta Repubblica, potrebbe essere previsto un vertice di maggioranza per stabilire le nuove restrizioni, che entrerebbero in vigore dal 7 gennaio.
L’idea è quella di istituire una zona gialla “rafforzata” subito dopo la scadenza del Decreto Natale e il ritorno al sistema delle fasce di rischio.
Un articolo di Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera conferma che “il governo potrebbe decidere di prorogare alcune restrizioni, almeno fino alla scadenza del Dpcm previsto per il 15 gennaio”.
Il riferimento è alla proroga, almeno fino al 15 gennaio, della “chiusura dei bar e dei ristoranti anche a pranzo, consentendo soltanto l’asporto e la consegna a domicilio”. Secondo il Corriere, inoltre, potrebbe essere mantenuto il divieto di oltrepassare i confini regionali, oppure l’obbligo di rimanere tutti nel proprio Comune di residenza, come già è previsto dalla fascia arancione.
Un primo cambiamento, spiega Repubblica, per la nuova stretta del governo a partire dal 7 gennaio potrebbe riguardare i criteri con cui viene valutato l’inserimento delle Regioni in fascia arancione o rossa. Si pensa di stabilire nuovi criteri per l’Rt che consentano di inserire zone arancioni e rosse regionali anche con numeri meno emergenziali.
Le chiusure scatterebbero con soglie più basse dell’Rt quando l’incidenza dei casi sulla popolazione — calcolata nelle ultime due settimane — si mostri superiore a un certo livello, ancora da fissare. Oggi la zona arancione parte dal valore di 1,25, quella rossa da 1,5, ma i due valori potrebbero scendere rispettivamente 1 e 1,25.
A finire subito in zona arancione, con questi nuovi criteri, sarebbero almeno tre Regioni (Calabria Liguria e Veneto) mentre altre tre sarebbero in bilico perchè superano l’1 ma non nell’estremo più basso della forchetta (Basilicata, Lombardia e Puglia).
La seconda ipotesi che sta valutando il governo è quella di istituire una zona rossa nei weekend sull’intero territorio italiano.
Sarebbero quindi chiusi bar, ristoranti, negozi, centri commerciali e vietati i movimenti non essenziali. Per gli altri giorni, inoltre, potrebbero essere previste ulteriori limitazioni ai movimenti regionali per tutti e, forse, limitazioni all’orario di apertura di alcune attività commerciali in tutto il Paese.
(da agenzie)
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