Gennaio 10th, 2021 Riccardo Fucile
ALL’ARTISTA NON E’ ANDATO GIU’ IL VIDEO DEL FIGLIO DI TRUMP IN CUI SI VEDEVANO I TRUMPIANI ASCOLTARE “GLORIA” PRIMA DELL’ASSALTO
“Mi è stato mostrato un video in cui una delle mie canzoni più famose e alle quali tengo di più è stata
usata durante azioni di inaudita violenza fisica e verbale da Donald Trump e dal suo staff”.
E ha poi aggiunto: “Ho sempre preferito l’amore alla violenza , il dialogo alla forza . Nelle mie canzoni , canto la bellezza della vita . Per questo mi dissocio e sono pronto in qualità di autore a difendere le origini e i principi di questa canzone”
Lo sottolinea in un video postato su Twitter Umberto Tozzi in riferimento alla versione in inglese di “Gloria” che si è sentita in alcuni video postati sui social prima dell’assalto a Capitol Hill.
Per Umberto Tozzi non c’è “Gloria” nello staff di Trump che utilizza il suo pezzo prima dell’assalto a Capitol Hill
Quanto affermato in italiano è stato tradotto, parola per parola, anche in inglese.
Il video è stato pubblicato dal figlio di Donald Trump su Twitter e, per quanto sembri paradossale visto le tempistiche, è diventato virale. Appena prima dei fatti di Capitol Hill si vedono i figli e lo staff di Trump che osservano quanto sta accadendo a Washington sulle note della cover di Gloria di Umberto Tozzi cantata da Laura Branigan. Nel video, oltre a Trump jr., sono presenti anche la sua compagna Kimberly Guilfoyle — avvocata e consigliera di Donald Trump — e si vedono anche, accanto al tycoon, i figli Ivanka ed Eric Trump. Trump jr. e compagna esortano i seguaci del presidente uscente a «combattere» e a «fare la cosa giusta».
(da agenzie)
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Gennaio 10th, 2021 Riccardo Fucile
ALCUNI REPUBBLICANI CONTINUANO INVECE A PROTEGGERE IL TERRORISTA… TRUMP SI E’ RIFIUTATO DI ORDINARE LE BANDIERE A MEZZ’ASTA IN MEMORIA DELL’AGENTE UCCISO
Capitol Hill è un punto di non ritorno: il vice di Donald Trump, Mike Pence, non ha escluso che invocherà il 25esimo emendamento per destituire il presidente dall’incarico prima del dovuto.
A dare la notizia è la Cnn: secondo le fonti citate, Pence sarebbe favorevole a farvi ricorso qualora Trump divenisse «più instabile».
A incrinare ancora di più i rapporti tra i due è stata la decisione del presidente tuttora in carica di non ordinare le bandiere a mezz’asta sugli edifici federali in onore di Brian D. Sicknick, agente della capitol police rimasto ucciso a Washington nel tentativo di respingere l’assalto dei sostenitori di Trump al Congresso.
Come se non bastasse, in queste ore Pence ha annunciato che parteciperà alla cerimonia di insediamento di Joe Biden e Kamala Harris, che avverrà il 20 gennaio.
Lo riporta il Washington Post, citando alcune fonti: una mossa più che eloquente considerando la campagna di delegittimazione del risultato elettorale messa in piedi da Trump nei giorni successivi al voto — e che ha aperto la strada agli scontri del 6 gennaio. Ma la posizione di Pence è solo la punta dell’iceberg di un partito ormai in crisi di rappresentanza: gran parte dei repubblicani si stanno scontrando per capire come gestire al meglio gli ultimi giorni di un Trump sempre più isolato e imprevedibile.
La strada verso l’impeachment
Parallelamente, la speaker della Camera Nancy Pelosi porta avanti la battaglia per l’impeachment. Venerdì scorso, 8 gennaio, ha fatto sapere che i Democratici sono pronti a presentare la loro richiesta già lunedì, motivata dal ruolo che Trump avrebbe avuto nel fomentare le proteste dell’Epifania.
L’accusa, dunque, è quella di istigazione all’insurrezione. Qualora non venisse assolto, gli sarebbe impedita per sempre la possibilità di ricandidarsi alle presidenziali. Secondo David Cicilline, parlamentare democratico tra i co-firmatari della bozza del provvedimento, sono 180 i deputati favorevoli.
La strategia però non convince un gruppo di repubblicani alla Camera, che ha chiesto a Biden di convincere Pelosi a rinunciare all’impresa. Non tanto perchè fedeli all’uomo che li rappresenta — almeno formalmente — ma perchè una mossa del genere costituirebbe, a parer loro, un autogol.
In una lettera al presidente eletto, i deputati conservatori lo hanno messo in guardia dalle possibili conseguenze avverse: una messa in stato di accusa di Trump rischia di infiammare i suoi sostenitori e di creare tensioni.
«Nello spirito di fedeltà alla Costituzione — scrivono i Repubblicani — chiediamo formalmente di richiedere alla speaker Nancy Pelosi di mettere fine ai suoi sforzi per il secondo impeachment del presidente Donald Trump».
I repubblicani senza leader, insomma, si spaccano sempre di più. La senatrice dell’Alaska Lisa Murkowski è stata la prima a rompere ufficialmente le fila. «Trump deve dimettersi», ha detto ieri. «Deve andare immediatamente. Ha già causato abbastanza danni».
Lo spettro di una sua ricandidatura nel 2024 gela anche chi finora gli ha dimostrato più lealtà . A partire da Mitch McConnell, che ha dichiarato definitivamente conclusa la sua alleanza con Trump. Anche il governatore della Pennsylvania Pat Toomey ha riconosciuto le responsabilità dell’attuale presidente, rimanendo però scettico sull’impeachment.
(da agenzie)
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Gennaio 10th, 2021 Riccardo Fucile
LO CONFERMANO GLI INQUIRENTI NELLE CARTE DELLE INDAGINI
Ecco, ci siamo. L’ennesimo articolo costruito sul nulla che è stato smentito. 
Jake Angeli, l’ormai noto manifestante con le corna e sciamano di QAnon, non ha nemmeno l’ombra di sangue italiano nelle vene. Perchè si è cominciato a dire che fosse così? Per il suo cognome, Angeli, palesemente italiano.
Peccato solo che il legame con l’Italia di Jake Angeli — sfruttando il quale sono fioccati moltissimi meme — non sia mai stato confermato e, anzi, risulta essere smentito dalle indagini che hanno portato al suo arresto.
Il legame di Jake Angeli con l’Italia, sul quale molte testate avevano addirittura basato i titoli parlando di lui — senza verificare la veridicità ma basandosi su quello che dicevano gli altri -, non esiste.
Non esistono conferme ufficiali che il 33enne abbia origini italiane e, anzi, dai documenti delle indagini emerge come Jake Angeli sia solamente uno pseudonimo. Il suo vero nome è Jacob Anthony Chansley, come emerso dalle carte e dalle indagini che hanno poi portato al suo arresto.
Il dipartimento della Giustizia, come ha sottolineato Luca Sofri — direttore del giornale online Il Post — ha resto noto che «Jacob Anthony Chansley, a.k.a. Jake Angeli, dell’Arizona, è stato accusato di essere entrato e rimasto volontariamente in un palazzo limitato senza l’autorizzazione della legge, entrando violentemente e creando disordine all’interno di Capitol Hill». Oltre che sui giornali la questione infondata delle origini italiane dello sciamano di QAnon aveva dato vita anche a moltissimi meme e battute social.
(da agenzie)
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