Gennaio 15th, 2021 Riccardo Fucile
FIGURA MESCHINA, HANNO PAURA DI PERDERE SENATORI E FINIRE AL GRUPPO MISTO
“Se le forze dell’attuale maggioranza ritengono che ci sia il tempo di uno scatto di responsabilità per
dare una svolta all’azione di Governo, Italia Viva c’è” dice a Sky Tg24 l’ex ministra alle Pari Opportunità e alla Famiglia Elena Bonetti.
“Noi abbiamo chiesto al presidente del Consiglio finalmente di occuparsi di sciogliere alcuni nodi che sono irrisolti all’interno della maggioranza di governo. Se il presidente del Consiglio pratica questa strada noi ci siamo” afferma il capogruppo di Italia Viva al Senato Davide Faraone.
“Sediamoci ad un tavolo, ci sono margini di dialogo per far ripartire l’Italia” spiega al quotidiano ilDolomiti.it la senatrice di Italia Viva, Donatella Conzatti. “Tre lettere, nessuna risposta. Se il governo vuole parlare di merito, Italia Viva è pronta a fare la propria parte nell’interesse del Paese” sottolinea il deputato Luciano Nobili.
E così via. Quanto basta per ritenere che nel partito di Matteo Renzi ci siano molti disposti a tenere la porta socchiusa in attesa di una mano tesa da parte del premier. Per Elena Bonetti la discriminante è il Mes. Per Davide Faraone, “il Paese ha bisogno di un governo solido, per questo percorso Italia Viva ci sarà fino all’ultimo momento”.
(da agenzie)
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Gennaio 15th, 2021 Riccardo Fucile
RICCARDO MERLO: “SAREMO IN TANTI, ANNUNCEREMO LE ADESIONI AL MOMENTO OPPORTUNO”
Ore convulse a Palazzo Madama. Senza Italia Viva all’appello mancherebbero 11 senatori: si paleseranno al momento della verità ?
L’appello da più parti è anche al premier affinchè mostri apertamente di essere in campo, prospetti una sua lista alle prossime elezioni.
E molte manovre si concentrano attorno al Maie (Movimento Associativo Italiani all’Estero), che già vota con la maggioranza, e che in queste ore si sta attrezzando per diventare ufficialmente “il gruppo che fa riferimento a Giuseppe Conte a PalazzoMadama”.
Lo conferma Ricardo Merlo, sottosegretario agli Esteri: “Stiamo cambiando nome al gruppo, ci chiameremo Maie-Italia 23 fondendoci con l’associazione di Raffaele Fanettti.
Senatore, al Senato serve un simbolo che si sia presentato alle elezioni. Questo vi rende molto corteggiati?
Posso dire che si muovono molte cose, ma aspettiamo a renderle pubbliche. Proprio in queste ore stiamo cambiando nome al nostro gruppo, che si chiamerà Maie-Italia 23 e avrà come esplicito punto di riferimento Giuseppe Conte. Non ci sarà però il suo nome nella denominazione. Sarà un gruppo di sostegno al premier e apprezzamento per il lavoro che ha fatto finora.
Nasce il gruppo parlamentare a sostegno di Conte. Chi ne farà parte?
Per ora siamo quattro senatori (De Bonis, Fantetti, Merlo, Cario, ndr) e tre deputati. Ma facciamo un appello pubblico e trasparente rivolto a tutti
Voi però fate già parte della maggioranza. Invece, per andare avanti servono voti aggiuntivi e per ora arrivano solo smentite. Sa cosa si dice: è un suk, un gran bazar…
Non offriamo niente. Nè posti nè prebende. Facciamo appello ai colleghi del Senato affinchè si rendano conto che viviamo un momento difficile tra pandemia e crisi economica e sostengano la maggioranza nel voto di fiducia della prossima settimana e nelle altre votazioni.
Avete ricevuto adesioni o almeno promesse?
Si sapranno al momento opportuno. È una questione delicata, capisco le cautele di tutti. Il nostro obiettivo è dare stabilità all’Italia e credo che saremo in tanti. Siamo ottimisti.
Vi ha chiamato Conte? I suoi ambasciatori?
Stiamo parlando con tante persone, ma non voglio tradire la loro fiducia.
Vi aspettate anche voi che Conte scenda in campo e faccia una lista alle prossime elezioni, dando casa agli “apolidi”?
Non sappiamo cosa farà . Però vogliamo esprimere la nostra valutazione positiva per quanto ha fatto finora.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 15th, 2021 Riccardo Fucile
SI PARTE DA 151, SI CERCANO ALMENO 10 SENATORI A SOSTEGNO… IN REALTA’ BASTEREBBE PRENDERE UN VOTO PIU’ DELLE OPPOSIZIONI MA QUOTA 161 SAREBBE UN SEGNALE IMPORTANTE PER IL FUTURO
Partiamo dalla soglia, mentre la “caccia” ai responsabili è già partita. Il numero magico, per la
sopravvivenza, a Palazzo Madama è “161”, ovvero la maggioranza assoluta considerando la presenza dei senatori a vita.
È una “quota politica”, perchè a rigor di regolamento, basterebbe anche la cosiddetta maggioranza relativa per tirare a campare, ma con tutta evidenza significherebbe partire azzoppati.
Fissata la quota vediamo il pallottoliere.
Il premier può contare sulla carta sul sostegno di 151 senatori, ne mancano dunque almeno dieci per arrivare a quota 161. Si tratta del Movimento 5 Stelle con i suoi 92 senatori, dei 35 senatori Pd, 5 di Leu, 6 delle Autonomie, altri 9 senatori del gruppo Misto, tra cui i 4 di Maie, che hanno sempre votato con il governo: Buccarella, Cario, De Bonis, Di Marzio, Fantetti, Fattori (che ha appena aderito a Leu), Lonardo, Merlo, Ruotolo.
Viene dato quasi per scontato anche l’appoggio dell’ex M5s Gregorio De Falco e di Tommaso Cerno, anche lui al Misto dopo essere stato eletto con i Pd.
Se a questi si aggiungono i due senatori a vita, Elena Cattaneo e Mario Monti, che si esprimono di solito a favore dell’esecutivo, ecco che la maggioranza senza Italia Viva arriva, come si è detto, a 151.
Si cercano dunque almeno dieci senatori, che Palazzo Chigi spera si possano materializzare martedì quando il premier chiederà la fiducia.
Tra i senatori a vita attenzionati ci sono anche Giorgio Napolitano, Renzo Piano, Carlo Rubbia e Liliana Segre, che votano con il governo ma non sempre sono presenti in Aula.
Per dar vita una maggioranza politica e non solo numerica, serve necessariamente che si formi in Senato un gruppo parlamentare. Il progetto prevede quindi che a sostituire Italia Viva sia un altro gruppo ben riconoscibile.
La soluzione a cui si ragione sarebbe la seguente. I Responsabili dovranno confluire nel gruppo Maie (gli eletti all’estero, sostanzialmente), dove attualmente sono quattro senatori confluiti nel Misto.
Al momento i pontieri sono a lavoro per convincere gli ex M5s: Tiziana Drago, Marinella Pacifico, Lello Ciampolillo, Carlo Martelli. Ma c’è anche il capitolo Italia Viva. I senatori renziani che potrebbero abbandonare l’ex premier per sostenere Conte sono sei: oltre a Riccardo Nencini, titolare del simbolo del Psi, circolano i nomi di Carbone, Comincini, Grimani, Conzatti e Vono (con le ultime due che però smentiscono). Telefonate, ammiccamenti e offerte sono in corso.
L’ultima fiducia a Palazzo Madama, quella sulla legge di bilancio a fine dicembre, era passata con 156 favorevoli, 124 contrari e nessun astenuto. Ma gli assenti, molti strategici all’interno della maggioranza, tra gli scranni di Palazzo Madama erano molti.
Il 10 settembre del 2019 quando il governo Conte II ottenne la fiducia con 169 sì, 133 no e 5 astenuti è già un ricordo lontano. Anche se oggi i più ottimisti, e talvolta un po’ spavaldi, dicono: “Vedrete che martedì si arriva a 168-169”.
Se così non fosse, e l’impresa ad oggi appare ardua, è necessario spulciare i precedenti. In parecchi ricordano, per esempio, quando nel 2011, Giorgio Napolitano convocò Silvio Berlusconi al Colle dopo un voto parlamentare alla Camera (sul rendiconto) in cui non raggiunse la maggioranza assoluta. E poi si dimise perchè l’esecutivo scricchiolava troppo per poter andare avanti. Ragion per cui, anche oggi, un numero più basso di 161 voti a favore dell’esecutivo Conte II appare piuttosto esiguo.
(da agenzie)
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Gennaio 15th, 2021 Riccardo Fucile
NON ESISTE UN VINCOLO DI MANDATO: DI FRONTE A UN TEMA DI GRANDE RILEVANZA, NON CITATO NEL PROGRAMMA, OGNUNO HA DIRITTO A VOTARE COME GLI PARE NELL’INTERESSE NAZIONALE
Quasi sessant’anni fa concludendo un’importante ricerca sulle prime quattro legislature del Parlamento italiano, Giovanni Sartori si chiedeva a chi rispondessero i parlamentari italiani: ai partiti (e ai loro dirigenti), ai gruppi di interesse, agli elettori?
La risposta di allora era inequivocabile: ai dirigenti di partito e di corrente, i quali, aggiungo io, in una (in)certa misura, tenevano grande conto delle preferenze di non pochi gruppi di interesse. Grazie (sic) alla legge Rosato, liste sostanzialmente bloccate, pluricandidature e paracadutati/e, è chiaro che tutti/e parlamentari sanno a chi debbono la loro candidatura e la loro elezione (nonchè la probabilità di essere ricandidate/i).
Sanno anche che, in Parlamento, possono, se vogliono, operare senza vincolo di mandato (ne ho già variamente scritto anche per HuffPost). Non per questo meritano di essere automaticamente considerati degli eroi, ma neppure sistematicamente condannati come trasformisti e voltagabbana.
Se uno specifico gruppo parlamentare, con i suoi componenti più o meno consultati, assume una posizione, mai esplicitata nel programma elettorale, su un tema controverso comunque di grande rilevanza, allora è più che legittimo che uno o più parlamentari gli voltino le spalle e se ne vadano da un’altra parte armi, bagagli e libertà di voto.
Se altri insoddisfatti ed espulsi vorranno costituire un nuovo gruppo parlamentare, secondo i regolamenti vigenti, ciascuno di quei parlamentari avrà la facoltà di aderirvi. Se no, si accomoderanno nel Gruppo Misto. Ricordo che al Senato gli scissionisti di Italia Viva hanno potuto costituire un gruppo parlamentare autonomo soltanto grazie all’apporto decisivo del senatore socialista Riccardo Nencini.
Infatti, il nome ufficiale del gruppo è ItaliaViva-Socialisti. Se, su una decisione tanto significativa come è il mettere in crisi il governo Conte, il sen. Nencini non consente, è pienamente libero di andarsene, cercare accoglienza in un altro gruppo e votare liberamente di conseguenza.
Stessa facoltà va riconosciuta a tutti coloro che si trovano, per una pluralità di ragioni, sulle quali nessuno di noi ha il diritto di sindacare, ma di discutere certamente sì, nel Gruppo Misto.
Comunque, il problema non è quello di cambiare gruppo parlamentare. Piuttosto riguarda la responsabilità politica, l’accountability. A chi risponderanno i parlamentari che cambiano gruppo e esercitano liberamente il loro diritto di voto? Molti, non soltanto di loro, perderanno comunque il seggio a causa della drastica riduzione del numero dei parlamentari. La loro speranza di portare la legislatura alla sua conclusione naturale nel febbraio-marzo 2023 è comprensibile e legittima.
Come negare, però, che nel comportamento di molti degli eventuali “Costruttori” abbia un peso rilevante anche la convinzione che una crisi di governo in questa fase possa essere esiziale per l’Italia? Non pochi parlamentari sono consapevoli del loro compito di rappresentanza “nazionale”.
Semmai, il problema è che la legge elettorale vigente e quella di cui si discute rendono praticamente impossibile al parlamentare di spiegare ai suoi elettori le motivazioni dei suoi voti e comportamenti e agli elettori di poterli valutare. Tutto qui, ma in democrazia questo è un gravissimo inconveniente (che non viene risolto da stigmatizzazioni e insulti).
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 15th, 2021 Riccardo Fucile
IN CLASSE SI SCAGLIAVA CONTRO L’USO DELLE MASCHERINE, IL SUO CONTRATTO DI LAVORO E’ STATO CHIUSO
Sabrina Pattarello è la maestra negazionista che sui social e in classe si scagliava contro le mascherine.
La Pattarello era stata oggetto di un provvedimento disciplinare e in questi giorni i genitori dei bambini della scuola elementare “Giovanni XXIII” di Treviso avevano messo in scena una protesta riportando i figli a casa dopo aver saputo che la maestra era tornata a scuola.
Ora è arrivata la notizia che il contratto di lavoro della Pattarello è stato chiuso, racconta il Gazzettino
«Il contratto è stato risolto, mercoledì 13 è stato l’ultimo giorno della docente». È una comunicazione telegrafica della dirigente Lorella Zauli a mettere fine al mese di polemiche che ha visto nell’occhio del ciclone la scuola elementare Giovanni XXIII di Treviso. Sabrina Pattarello, l’insegnante assunta con contratto speciale anti-Covid ribattezzata maestra no mask per la sua condotta dissenziente nei confronti dei Dpcm, è stata sollevata dall’incarico.
Il ministero si è pronunciato dopo l’apertura del procedimento disciplinare: chi non indossa correttamente i presidi e fa disinformazione tra i banchi non può sedere in cattedra.
(da agenzie)
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Gennaio 15th, 2021 Riccardo Fucile
INTERCETTAZIONI: “QUESTO PACCO DA POCO DIAMOLO AGLI SFIGATI”
Facevano “figli e figliastri” sugli aiuti alimentari acquistati con fondi statali per l’emergenza Covid. In altre parole: li negavano a stranieri e anziani non autosufficienti per darli a famiglie più ricche o assegnavano ai primi il pacco “da sfigati”, come lo chiamavano mentre erano intercettati.
È quanto emerge dall’inchiesta della procura di Vercelli sulla gestione dei pacchi per le famiglie meno abbienti a San Germano Vercellese che ha portato all’arresto della sindaca leghista Michela Rosetta.
Ai domiciliari come la prima cittadina è finito anche un consigliere comunale, l’ex assessore Giorgio Carando. Nell’inchiesta sono indagate anche altre 7 persone, tra cui due imprenditori. I reati contestati a vario titolo sono peculato, abuso d’ufficio, falso materiale e ideologico.
Stando alla ricostruzione del pm Davide Pretti, sarebbero stati direttamente la sindaca Rosetta e Carando a gestire gli aiuti alimentari per l’emergenza Covid, distribuendoli illecitamente a famiglie con redditi oltre ai 7.000 euro mensili anzichè ai veri beneficiari dei fondi statali: anziani non autosufficienti, nuclei con redditi bassi o con figli minori o disabili e stranieri in difficoltà .
Significativa la vicenda di una cittadina extracomunitaria a cui la sindaca avrebbe negato gli aiuti dopo la richiesta di evitare alcuni alimenti che lei ed i suoi figli non avrebbero consumato per motivi religiosi.
Su disposizione di Rosetta, avrebbe fatto seguito la mancata erogazione di ulteriori aiuti e la distruzione dagli atti del protocollo della richiesta recapitata in Comune dalla donna.
Per questa vicenda alla sindaca viene contestata l’aggravante di discriminazione e odio razziale, poichè nelle intercettazioni ambientali all’interno dei locali comunali si sente la sindaca esternare “animosamente il proprio disappunto per le richieste della donna”.
Emergono anche frasi con cui Rosetta e Carando ammettono di avere “figli e figliastri” e di consegnare, ai soggetti a loro meno graditi, il “pacco da sfigati”.
Oltre alla distribuzione iniqua dei pacchi, la procura contesta anche l’acquisto di generi non essenziali, come mazzancolle e capesante, al centro lo scorso settembre di dure polemiche.
Nella stessa operazione sono stati sottoposti all’obbligo di presentazione in caserma anche un altro consigliere comunale, un ex dipendente del Comune e una quinta persona. Le indagini hanno riguardato anche l’abbattimento dell’ex chiesa di Loreto, a San Germano, dopo il crollo di una parte di facciata che — hanno accertato i pm — sarebbe stato procurato volontariamente. Per questo motivo c’è anche l’accusa di distruzione di beni sottoposti a vincolo culturale.
In passato Rosetta era finita al centro delle cronache per una delibera — poi bocciata dal Tar — che prevedeva sanzioni a chi avesse affittato immobili agli stranieri. Non solo. A gennaio 2019 era emersa la storia della salma di un ragazzo nigeriano, che lavorava come imbianchino, morto investito da un treno ai confini del territorio comunale, abbandonata per tre mesi in obitorio. Alla sindaca — come raccontava Repubblica — era stata recapitata da un’agenzia di pompe funebri una fattura da 540 euro per il recupero della salma, ma si era rifiutata di pagare perchè non aveva mai assegnato alcun mandato.
Così aveva rigettato il pagamento e fatto approvare una delibera di giunta a tutela del Comune perchè “non può farsi carico di spese che non le competono”.
La Asl di Vercelli aveva invece inviato al Comune una fattura per sostenere i costi per il funerale di povertà . Un costo che, aveva ribattuto la sindaca, non spettava alla sua amministrazione: “Mi dispiace, ma la legge dice che il funerale di povertà spetta al comune di residenza e risulta che il giovane fosse residente a Bergamo, non a San Germano”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 15th, 2021 Riccardo Fucile
“LA MEDICINA TERRITORIALE DEVE TORNARE AL CENTRO DELLE SCELTE SANITARIE, IL 95% DEI PAZIENTI COVID POTREBBE ESSERE SEGUITO A CASA”
“Non si capisce il senso dell’aprire una crisi, non si capiscono proprio i contenuti. Qui non siamo di
fronte a una pandemia, siamo di fronte a una sindemia. La sindemia è la compresenza simultanea di due malattie che si aggravano a vicenda: una è la malattia virale, un’altra è quella sociale”.
Gino Strada, fondatore di Emergency, oggi impegnato anche nel sostegno agli ospedali calabresi, fa il punto a TPI su due condizioni che mettono in ginocchio l’Italia: da una parte la pandemia che conta oggi, giovedì 14 gennaio, 17.246 i nuovi casi e 522 i morti, dall’altro lo stato di salute della società afflitta da una povertà dilagante e la crisi di governo in atto.
Come stanno andando le cose in Calabria, com’è la situazione rispetto a quando avete iniziato?
Abbiamo messo a punto questo reparto Covid a Crotone, il secondo dell’ospedale. È un reparto con 23 letti. La protezione civile ha montato due tende, una serve per la vestizione e svestizione del personale nel reparto, l’altra ha una riserva di 8 letti. In questo momento ci sono 7 malati, speriamo che non aumentino però è stata un’operazione anche di prevenzione, perchè se dovesse esserci una nuova ondata, un nuovo picco, siamo pronti senza andare ad appesantire il lavoro del pronto soccorso.
A livello regionale come sta andando con Longo?
I rapporti sono buoni, l’ho sentito pochi giorni fa, gli ho rinnovato la nostra disponibilità ad altri interventi in altri posti. Però dovrebbe indicarceli lui, finora è stato concentrato sugli aspetti di riorganizzazione amministrativa a Catanzaro. Non ha ancora avuto tempo di farsi un giro in tutti gli ospedali, anche in quelli chiusi, dei quali la gente chiede la riapertura.
Secondo lei qual è la strategia per affrontare il Covid dopo un anno di conoscenza del virus?
La strategia dovrebbe essere quella di organizzare una medicina del territorio, il 95% dei malati possono curarsi a casa, ma curarsi a casa non significa un fai-da-te, ma avere una medicina territoriale che possa intervenire, suggerire, formare sulle indicazioni terapeutiche.
L’Italia sta facendo bene?
L’Italia è stata distrutta, andrebbe ricostruita, perchè è un aspetto fondamentale quello della medicina del territorio. Ci si concentra sempre sulla medicina pensando agli ospedali, non è così. L’attenzione agli ospedali è per i privati con un interesse economico. L’ospedale rende di più di un ambulatorio. Mentre da un punto di vista sociale è fondamentale avere una medicina del territorio che funzioni. Adesso si sta cercando di mettere in piedi queste Usca che dovrebbero essere dei team mobili che si occupano di monitorare e curare le persone con forme di malattia non gravi da richiedere l’ospedalizzazione, ma anche lì c’è un grosso ritardo.
Questione vaccini, tra le regioni che sono rimaste indietro sulla tabella di marcia troviamo proprio la Calabria (35,5% di dosi usate). Come spiega questo ritardo?
È la conseguenza della povertà della medicina territoriale. In generale io credo che i vaccini debbano essere gratuiti. I tamponi non lo sono ancora, bisogna pagare per avere dei responsi a breve termine. Sui vaccini bisognerebbe vedere dove vanno tutte queste dosi: il Canada ha comprato dosi per vaccinare 5 volte tutta la popolazione, non se ne capisce il senso. In compenso la maggior parte dei Paesi africani non ha potuto permettersi di comprare i vaccini. Se non si risolve la situazione globalmente, non si risolve nemmeno qui nei paesi ricchi d’Europa, le persone si muovono, viaggiano.
Lei non si è ancora vaccinato?
No, sto aspettando che mi chiamino, spero che mi chiamino, qualche elemento per essere vaccinato ce l’ho.
In piena pandemia si è aperta una questione politica grave, lei cosa ne pensa?
Vediamo come evolve questa specie di farsa. È una farsa. Non si capisce il senso dell’aprire una crisi, non si capiscono proprio i contenuti. Qui non siamo di fronte a una pandemia, siamo di fronte a una sindemia. La sindemia è la compresenza simultanea di due malattie che si aggravano a vicenda: una è la malattia virale, un’altra è quella sociale. Perchè quando si sono persi centinaia di migliaia di posti di lavoro, si sono chiusi esercizi e c’è gente che fa la fila per un pasto vuol dire che c’è un’altra malattia che si aggiunge, si aggravano a vicenda. Chi si ammala di più sono gli strati sociali più deboli, bisognerebbe intervenire molto più efficacemente di come si è fatto finora. Non avrei mai pensato che Emergency avrebbe dovuto distribuire in Italia pacchi alimentari alla popolazione, cosa che stiamo facendo in diverse località : Milano, Napoli, Roma, Catanzaro, Piacenza. Non avrei mai pensato una cosa del genere. Con 5-600 morti al giorno si sta lì a discutere di un ministero in più o in meno. Questa crisi e questo disastro sociale continuerà per anni, non si risolverà in due mesi. Continuerà anche dopo la fine della pandemia.
Lei crede nel vaccino ma non la ritiene la panacea di tutti i mali.
Sono convinto che il Coronavirus ce l’avremo tra i piedi ancora per un paio d’anni. Le mutazioni sono normali, i vaccini coprono comunque a meno che non si tratti di grandissime mutazioni. I vaccini funzioneranno sicuramente, ma non si riuscirà ad estirpare il Covid prima di un paio d’anni. C’è bisogno di una stabilità politica che sia efficace per accelerare gli aiuti a tutti quelli che sono in difficoltà . Non si può fare una programmazione a 5 anni.
(da TPI)
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Gennaio 15th, 2021 Riccardo Fucile
L’EX SINDACO DI ROMA: “SENTIRE PARLARE RENZI DI REGOLE E DEMOCRAZIA FA SORRIDERE”
Tutto come previsto. Tutto come prevedibile. Ignazio Marino riesce a dare, probabilmente, la visione più concreta di quel che sta accadendo in questi giorni in Italia. La crisi di governo, le ministre fatte dimettere da Matteo Renzi e la continua sovraesposizione politica del leader di Italia Viva non sono nulla di nuovo.
Anzi, sembrano essere le esatte caratteristiche presenti nel Curriculum Vitae politico dell’ex Segretario del Partito Democratico. E a Piazzapulita, l’ex sindaco di Roma si è tolto alcuni sassolini (anzi, macigni, dalle scarpe).
«Non è che conosca molto bene, a livello personale, Matteo Renzi. Io penso che in questo momento Matteo Renzi stia facendo Matteo Renzi — ha detto Ignazio Marino rispondendo alle domande di Corrado Formigli a Piazzapulita -. Di fatto, se noi pensiamo alla sua storia dal momento in cui è apparso sulla scena nazionale, ricordiamo quanto accaduto con Enrico Letta. Dopodichè ho vissuto in prima persona, ma oggi non è più importante per me, il fatto che abbia deciso di allontanare il sindaco della capitale».
Toni diversi, ma molto simili a quelli di Romano Prodi.
«Poi è un personaggio che parla di democrazia, di regole, di Parlamento. Ora il fatto che in qualche modo forzi 19 consiglieri del Partito Democratico a dimettersi, quindi prenda a schiaffi 700mila persone che eletto un sindaco, penso che si commenti da sè».
E non finisce qui: «Secondo me ora è posseduto da un demone narcisista, perchè le azioni che ha compiuto negli ultimi anni, pensi a quando ha fatto la campagna per il Referendum per modificare la Costituzione, ha dichiarato che se avesse perso si sarebbe ritirato per sempre dalla scena politica. Ovviamente non ha mantenuto quello che aveva affermato. E anche oggi stravolge, distrugge qualcosa che aveva creato come accaduto con Roma, senza avere una visione e senza avere un piano davanti. Perchè in questo momento in non credo che Matteo Renzi abbia chiaro che cosa si possa fare nel Paese domani. E lo fa in un momento in cui stiamo parlando di una situazione che evidentemente passerà alla storia». Cioè la pandemia.
(da agenzie)
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Gennaio 15th, 2021 Riccardo Fucile
“CI FA FARE NEL MONDO LA FIGURA DEL SOLITO PAESE INAFFIDABILE, PIZZA, SPAGHETTI E MANDOLINO”… “CONTE HA FATTO BENE A SFIDARLO”
“Follia pura”. Così Enrico Letta, ex premier, definisce la crisi di governo aperta da Matteo Renzi. 
Intervistato dal Corriere della Sera l’ex premier tuona: “Trovo incomprensibile e incredibile che l’Italia e in parte anche l’Europa debbano andare dietro le follie di una sola persona. Ma la situazione oggi è molto diversa, lui allora era il segretario del Pd, oggi è il capo di una cosa che è più piccola del Psdi”.
Per Letta, l’ex segretario del Pd è riuscito a innescare la crisi “Perchè nelle elezioni del 2018 ha fatto lui le liste elettorali del Pd. Si tratta di un potere inerziale di interdizione, con il quale ha messo in ginocchio la politica italiana e ci fa fare nel mondo la figura del solito Paese inaffidabile, pizza, spaghetti, mandolino”.
Le critiche di Renzi al Recovery Plain, sottolinea “sono strumentali” perchè la vera volontà è quella “di cambiare il quadro politico e provare ad avere un ruolo che gli consenta di resistere. Per farlo ha bisogno di uscire da una logica di centrosinistra. Una follia. Da parte di chi è stato premier c’è bisogno di un senso di responsabilità doppio, invece qui siamo all’opposto. Parlo da semplice cittadino, senza interessi in gioco, ma sento di dover uscire dal mio abituale riserbo perchè i danni all’Italia sono enormi”.
Secondo Letta Conte “ha fatto molto bene a sfidare Renzi, perchè la sua strategia non è un rimpasto di governo, ma far saltare il banco. Conte lo ha capito e ha detto ‘o dentro, o fuori’. Ora non può che esserci un passaggio alle Camere, il Parlamento è sovrano e deciderà ”.
“Mi sembra che Renzi si sia chiamato fuori definitivamente e poi la politica non è una sceneggiata napoletana. Nel momento in cui decidi di rompere è finita. Dovrebbe interrogarsi, chiedersi perchè non ci sia un leader o un giornale straniero che gli dia ragione e perchè solo il 10% degli italiani pensa stia facendo una cosa intelligente. Dovrebbe ricordarsi della drammatica barzelletta del tizio contromano in autostrada”, aggiunge. “Conte è il capo del governo e non può che essere lui a guidare l’Italia in questo anno, non vedo come possa essergli impedito. Non dico che questo governo è stato perfetto, ma la questione principale ora è come gestire la pandemia, la crisi economica, le vaccinazioni, il Recovery. Un governo in crisi fa l’ordinaria amministrazione, mentre oggi c’è bisogno di un governo di straordinario impegno e penso sia interesse anche delle opposizioni. Chi può essere interessato alla deriva, al fallimento del Recovery?”, prosegue.
Ma sull’ipotesi di un governo di unità nazionale Letta taglia corto: “Non mi impicco alle soluzioni. La crisi va risolta il più rapidamente possibile e la cosa più semplice è che Conte vada in Aula a verificare se c’è una maggioranza. I giochetti politici devono essere messi da parte. Quello che sta facendo Renzi è solo il frutto di interesse politico, come sostiene il 73% degli italiani. Serve un chiarimento subito e non può che guidarlo Conte
(da agenzie)
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