Febbraio 16th, 2021 Riccardo Fucile
MOLTE POLTRONE A FDI: PRESIDENZA DELLA VIGILANZA RAI, UN TERZO DEGLI SPAZI POLITICI IN TV, IL COPASIR SUI SERVIZI SEGRETI, LA GIUNTA AUTORIZZAZIONI AL SENATO
Giorgia Meloni, insieme a Sinistra Italiana e forse a qualche ribelle del Movimento 5 Stelle, voterà no aalla fiducia al governo Draghi.
La leader di Fratelli d’Italia in questi giorni si è spesa sui social e sui media per spiegare le ragioni del suo rifiuto. La Meloni dice no all’ammucchiata per “coerenza”, ma restare all’opposizione potrebbe portarle in dote dei vantaggi subito monetizzabili, come racconta il Fatto, a partire dalla presidenza della commissione di Vigilanza Rai, per la quale sarebbe in pole position Daniela Santanchè:
La Vigilanza Rai, come le altre commissioni di garanzia, svolge un ruolo fondamentale come contropotere della nostra democrazia. E per questo deve essere riservata alle forze di opposizione”.
Oltre a fare da controllo al servizio pubblico, Meloni sa che essere l’unica opposizione al governo Draghi darebbe un enorme vantaggio in termini di visibilità a FdI: nei tg e nei talk show, se sarà applicato il solito criterio che prevede un terzo degli spazi al governo, un terzo alla maggioranza e un terzo all’opposizione, il partito della Meloni potrebbe godere di un’esposizione mediatica senza precedenti.
Così ieri la leader di FdI ha proposto il “no” alla fiducia in direzione nazionale, votato all’unanimit
Ma non c’è solo la Vigilanza Rai nel pacchetto su cui potrebbe mettere le mani Fratelli d’Italia. In palio anche il Copasir, per cui sarebbe candidato Adolfo Urso, oggi vicepresidente, la Giunta per le autorizzazioni del Senato presieduta dal forzista Maurizio Gasparri (potrebbe sostituirlo Ignazio La Russa) e la commissione per la vigilanza di Cdp che dovrebbe andare al senatore Andrea De Bertoldi.
Un piano perfetto se non ci fossero gli alleati di centrodestra a contrastarlo. Lega e Forza Italia rimarrebbero a bocca asciutta. E infatti stanno già litigando.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 16th, 2021 Riccardo Fucile
“HA FATTO UNA OPERAZIONE CRIMINALE NEI MIEI CONFRONTI E POLITICHE DI ODIO VERSO I PIU’ DEBOLI, HA FATTO MALE A QUESTO PAESE, NON FINIRA’ A TARALLUCCI E VINO, CI VEDIAMO IN TRIBUNALE”
Qualche giorno fa mentre ancora tutti si stupivano della svolta europeista di Salvini l’ex leader della Lega,
rispondendo alla stampa, era stato stuzzicato riguardo a quella che fino a ieri era una sua acerrima avversaria politica: Laura Boldrini.
Tra vari sfottò sui matrimoni gay e su Elsa Fornero alla fine il “Capitano” si era lasciato sfuggire una concessione dopo le insistenze dei giornalisti che continuavano a chiedergli come sarebbero potuti diventare i suoi rapporti con l’ex presidente della Camera. “Un caffè glielo offro volentieri”, aveva detto.
Oggi è arrivata la risposta di Laura Boldrini, che, ospite di Selvaggia Lucarelli a Radio Capital, spiega che quel caffè non lo prenderà mai: “Quella che Salvini ha fatto nei miei confronti è una operazione criminale, per questo non prenderò un caffè con lui”.
Ha poi continuato dicendo chiaramente di non essere disposta a buttarla a tarallucci e vino: “Non c’è da banalizzare. Salvini ha fatto solo politiche di odio sfruttando le debolezze delle persone come i migranti per farsi pubblicità . Ha fatto del male a questo Paese e il suo comportamento non può essere derubricato ad andiamoci a prendere un caffè. Non sono disposta a buttarla a tarallucci e vino”
Come mai la deputata rifiuta un’offerta così allettante (ironia mode on)?
Fino a poche settimane fa il leader della Lega faceva lo gnorri sulle motivazioni che avevano portato l’ex presidente della Camera e deputata del Partito Democratico a chiedere i danni per la campagna mediatica portata avanti sui social contro di lei dalla Lega e da Salvini. La frase che tutti ricordiamo è quella delle “risorse boldriniane“, l’immagine invece è quella della bambola gonfiabile.
(da agenzie)
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Febbraio 16th, 2021 Riccardo Fucile
“HA DATO VITA A UNA CONSULTAZIONE INGANNEVOLE”… “NON POSSONO ESPELLERCI SE VOTIAMO NO, LO STATUTO NON LO PREVEDE”
Alcuni parlamentari ed esponenti locali del M5s, tra i quali spiccano i nomi delle senatrici Barbara Lezzi, Luisa Angrisani, Bianca Laura Granato e delle consigliere regionali Francesca De Vito (Lazio) e Marì Muscarà (Campania), chiedono di rivotare sulla piattaforma Rousseau il sostegno al governo guidato da Mario Draghi, dopo il sì arrivato l’11 febbraio dal 59% degli aventi diritto e il conseguente addio di Alessandro Di Battista.
La petizione porta la firma di circa 70 iscritti al M5s e contiene un appello «al capo politico pro tempore o in sua vece al garante», dunque a Vito Crimi oppure a Beppe Grillo, affinchè la base possa esprimersi «sulla base di un quesito onesto, sincero, veritiero e reale sul ruolo del M5s nel governo Draghi». La richiesta è di arrivare a un nuovo voto che consenta agli eletti di «non avere dubbi sull’indirizzo politico dell’assemblea al quale uniformarsi»
Nel mirino Crimi, Lombardi e Cancelleri
Ma nella petizione c’è di più. Si chiede infatti di votare anche sulle «responsabilità personali dell’attuale capo politico pro tempore e del comitato di garanzia (formato oltre che da Crimi, da Roberta Lombardi e Giancarlo Cancelleri, ndr) per l’avallo di una consultazione ingannevole, che rischia di incidere in modo importante sulla nostra azione politica e sulla nostra compattezza». Insomma, i promotori del testo vogliono la testa di Vito Crimi e dei membri del comitato, e ne chiedono l’immediata sospensione «in attesa degli esiti delle procedure disciplinari a loro carico, per tutte le gravi conseguenze causate dal loro comportamento e contrarie allo Statuto» del M5s.
I sottoscrittori della petizione ritengono inoltre «profondamente illegittimo e ingiustificato» pretendere dagli eletti il voto di fiducia al governo Draghi e punirli con l’espulsione in caso di dissenso, vista la confusione creata dalla «totale incoerenza e tendenziosità del quesito sottoposto» rispetto a ciò che dovrà essere votato in parlamento. E non escludono di fare ricorso in Tribunale qualora non vengano adottati i provvedimenti richiesti, nuova consultazione su Rousseau compresa.
Draghi? «In lui non abbiamo mai riposto grande considerazione»
Quanto alla possibilità di espellere i dissidenti, i firmatari sostengono che nessun obbligo può essere imposto agli eletti sulla base del codice etico, poichè il premier Draghi «non è espressione del M5s». Stando così le cose, per deputati e senatori si rivendica il diritto a votare secondo coscienza la fiducia a un governo «presieduto da colui nel quale non abbiamo mai riposto grande considerazione per le sue pregresse scelte e azioni politiche».
(da agenzie)
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Febbraio 16th, 2021 Riccardo Fucile
I MILITANTI CHIEDONO DI SOLLEVARE CRIMI DAL SUO INCARICO DI CAPO POLITICO PER AVER AVALLATO UNA CONSULTAZIONE INGANNEVOLE
Mentre i “pontieri” pentastellati lavorano sui parlamentari per cercare di arginare l’onda di “sfiducia” che
aleggia tra i 5 stelle nei confronti dell’esecutivo Draghi, già si apre una nuova faglia: quella del voto su Rousseau per il direttorio politico, l’organismo a 5 che dovrà subentrare nei ruoli assegnati al capo politico.
Si apre oggi alle 12 fino alla stessa ora di domani la consultazione sulla piattaforma di Casaleggio per modificare lo statuto del Movimento.
Il direttorio a 5
Con ogni probabilità passerà l’istituzione di un direttorio di cinque persone al posto del capo politico, ruolo oggi detenuto da Vito Crimi. Gli scontenti che non vogliono lasciare il M5S – da Barbara Lezzi a Nicola Morra – potrebbero quindi puntare a conquistare un ruolo direttivo interno. Tra i pronti a candidarsi ci sarebbero la sindaca di Roma Virginia Raggi, europarlamentari come Dino Giarrusso.
Ipotesi Conte nel direttorio
E c’è chi ipotizza anche la candidatura dell’ex premier Giuseppe Conte in seno al nuovo organismo. Un sogno per quanti leggono nell’apertura fatta ieri dall’ex premier, un primo segnale della nuova fase del suo impegno politico. “Continuerò a dare il mio contributo” ha annunciato infatti l’ex premier che ha detto di “credere molto” nella progetto di uno schieramento per lo Sviluppo sostenibile con M5s, Pd e Leu. Un’apertura salutata con favore anche dal presidente della Camera, Roberto Fico che si dice “certo” di continuare a collaborare con Conte.
Proprio Fico, intanto, prova ad arginare il dilagare dei dissidenti. In Parlamento la diplomazia dei 5 stelle cerca di contenere il disagio, abbastanza stretto alla Camera ma pericolosamente forte al Senato, dove il dissenso tocca una trentina di senatori. A Palazzo Madama chi invece ha deciso già per il no a Draghi sta trattando con Italia dei Valori il prestito del simbolo per poter formare un gruppo. In vista della fiducia di domani al Senato, questa sera è prevista una nuova assemblea congiunta dei parlamentari, alla quale forse parteciperà anche Beppe Grillo.
La petizione online per sollevare Crimi
L’ultima carta da giocare sarebbe quella di premere sugli indecisi per non farli votare: un’assenza strategica che servirebbe anche ad evitare eventuali sanzioni contro i ribelli. I quali però non si fanno spaventare: da regolamento, ricordano, non andrebbero contro un premier indicato dal Movimento e quindi si sentono liberi. Ma anche su questo punto fioccano petizioni su Change.org sia per superare la votazione su Rousseau al governo, sia per evitare espulsioni. Circola anche un appello, che porta la firma di una settantina di iscritti cinquestelle, per un nuovo voto sulla piattaforma sul governo Draghi. Nella petizione si chiede inoltre di votare anche sull’eventuale sollevamento dall’incarico di Vito Crimi “per l’avallo di una consultazione ingannevole”.
(da TPI)
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Febbraio 16th, 2021 Riccardo Fucile
PER COMPENSARE LA NOMINA A MINISTRI DI BRUNETTA, CARFAGNA E GELMINI (ANTI-SOVRANISTI), BERLUSCONI SCEGLIE TAJANI E RONZULLI (FILO-LEGHISTI) COME COORDINATORI
Silvio Berlusconi ha nominato Antonio Tajani coordinatore nazionale di Forza Italia e Licia Ronzulli (negli ultimi anni vero braccio destro del Cav) responsabile dei rapporti con gli alleati. A Tajani, attuale vicepresidente del partito, e tra i fondatori del del Movimento azzurro, il Cav “ha assegnato come principale mandato quello di coordinare lo sviluppo di Fi sul territorio.
Tra i primi compiti anche quello di coordinare l’attività e il contributo di Fi al neonato governo Draghi.
Insomma, una sorta di risarcimento per l’ex presidente del consiglio europeo uscito sconfitto dalla corsa al ministero per il governo Draghi. Inutile negare che sia Berlusconi che il diretto interessato ci speravano, in un ministero (esteri o difesa che fosse). Così per il fedelissimo Tajani è arrivato un nuovo incarico nel partito, incarico “con vista su palazzo Chigi”.
Un modo anche per tenere d’occhio i tre del partito che invece il ministero da Draghi lo hanno avuto ma che sono vicinissimi a Gianni Letta anzichè al Cav: “Con questa mossa Berlusconi con la scusa di riempire le caselle lasciate vuote da Gelmini e Brunetta, cerca di mettere la sordina ai problemi interni e alla perenne lotta tra sovranisti e antisovranisti che sta dilaniando Forza Italia”, spiega un big del partito.
Anche per il ruolo di capogruppo alla Camera potrebbe presto aprirsi una “sfida” tra deputati ritenuti vicini alla Lega e quelli più vicini all’ala moderata, considerando che Occhiuto ora capogruppo “reggente” potrebbe lasciare per candidarsi alla presidenza della Calabria. In pista sono pronti a scendere Giorgio Mulè, considerato vicino a Licia Ronzulli e l’ex sindaco di Pavia, Alessandro Cattaneo.
(da TPI)
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Febbraio 16th, 2021 Riccardo Fucile
“LA MIA E’ UNA SCELTA POLITICA”
«Non lo faccio per avere un posto, ma per questioni politiche. Volessi delle poltrone per me, per chi mi segue
o per chi mi seguirà avrei meditato altre decisioni. Con Toti non si va per avere posti». Parola di Osvaldo Napoli, ex parlamentare di Forza Italia che ieri, insieme con Daniela Ruffino, ha aderito a Cambiamo, forza del governatore della Liguria Toti.
Napoli è stato uno dei punti di riferimento storici del partito di Berlusconi in Piemonte. Ha aderito agli Azzurri nel 1994, tra i primi, dopo anni di militanza nella Democrazia Cristiana. Sindaco di Giaveno, quattro volte parlamentare, primo cittadino di Valgioie e candidato sindaco a Torino nel 2016.
Napoli, alla fine ha deciso di mollare. Perchè?
«Questione di linea politica, diversa da quella di Forza Italia, più vicina a quella di Toti. Credo nella formazione di una nuova forza di centro che possa coagulare diverse anime».
Va bene, questa è la motivazione nobile. Nella realtà è insoddisfatto delle scelte di Forza Italia?
«No. Guardi. In queste ore mi hanno chiamato diverse persone. Io non polemizzo con nessuno. Ci mancherebbe. Se poi qualcuno polemizza con me, io rispondo».
In cerca di qualche posto…
«Questa mi fa sorridere. È bella davvero. La prendo come una battuta. Ma secondo lei, se fossi veramente in cerca di posti, non sarebbe meglio pensare ad un passaggio nella Lega o in Fratelli d’Italia? Con tutto il rispetto per Toti, non credo che possa garantirmi poltrone. Lo ripeto, lo so che è strano, ma la mia è una scelta politica».
Scelta politica che arriva nel giorno in cui Tajani è stato nominato nuovo coordinatore nazionale di Forza Italia, con Anna Maria Bernini, vice, e Licia Ronzulli. È un caso?
«Una scelta che avevo già preso a prescindere dalle nomine di Berlusconi. Forse le scelte di oggi sono una compensazione per incarichi non ricevuti nel governo, ma non sta a me giudicare. Ripeto, non faccio polemiche».
Alla fine anche il rapporto con il coordinatore piemontese, Zangrillo, non ha aiutato. Pure questo elemento l’ha spinta a lasciare?
«Ma no, nella maniera più assoluta. Io ho sempre lavorato a livello nazionale, non locale. Il coordinatore regionale non è un personaggio che mi può dare noia. Io ho un modo di fare politica diverso dal suo, e lo rivendico. Lui fa la sua strada, io la mia».
La sua è l’ultima di una lunga serie di abbandoni, no?
«Beh, sì. È stata una carneficina in Piemonte»
È in Forza Italia dal ’94, come fa ad andarsene?
«Anche le storie più lunghe finiscono, ma quando le divisioni avvengono per questioni politiche non ci sono problemi. Ripeto, io guardo al progetto di Toti, al grande centro».
E in Consiglio comunale cosa farà ?
«Annuncerò il cambio di gruppo, da Forza Italia a Cambiamo. Per ora si modifica il nome».
Va bene. Il suo passaggio mette in difficoltà la candidatura di Damilano come sindaco civico di centrodestra su Torino?
«No, anzi, la rafforza. Io mi sono espresso da subito in favore dell’esperienza di Damilano a Torino. Siamo con lui».
Il governatore Cirio, che è di Forza Italia, avrà problemi in Regione, sentirà qualche scossone?
«No. Da parte nostra nessuna, ci mancherebbe. Alberto è un amico.Anche lui credo che prima o poi farà le sue riflessioni».
Cirio sembrava in procinto di avvicinarsi alla Lega…
«Mi guardo bene, non dirò nulla. Ripeto, Alberto è un amico. Prima o poi farà le sue scelte».
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 16th, 2021 Riccardo Fucile
GLI ULTIMI DATI ISS SONO SCONVOLGENTI… C’E’ UNA CORSA DISPERATA TRA LA NUOVA VARIANTE CHE AVANZA E IL VACCINO CHE CI PROTEGGE; IL VIRUS LA STA VINCENDO
Molti di quelli che si lamentano ad alta voce per la chiusura degli impianti sciistici mi ricordano i passeggeri che pretendono di continuare ballare mentre la nave affonda.
Qualche giorno fa è stato pubblicato un drammatico comunicato dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Questo comunicato è scritto in un linguaggio tecnico che stempera l’oggettiva drammaticità ; tra le righe si legge: una grande tempesta è in arrivo e bisogna allontanarsi a tutta velocità .
È ormai noto e stra-noto che la variante inglese è più contagiosa di circa del 40% rispetto a quella a cui siamo abituati: le misure di contenimento attuali, che sono capaci di mantenere circa costante la circolazione del vecchio virus, sarebbero gravemente inefficaci contro il nuovo virus che raddoppierebbe nel giro di due settimane.
Molti studi affermano che questa maggiore contagiosità è anche accompagnata da un aumento dei casi gravi tra gli ammalati, aumento che anch’esso viene stimato intorno al 40%.
Il comunicato dell’ISS fotografa la situazione del 4-5 febbraio: i risultati sono sconvolgenti. La diffusione della variante inglese in Italia è in media il 20% di quella standard con punte del 59% in alcune zone.
Questa notizia mi colpisce come un pugno nello stomaco: è un dato per me fortemente inatteso. Molti, me compreso, speravano che la diffusione fosse vicina al qualche percento e che il 20% si sarebbe raggiunto solo tra uno-due mesi, quando una gran parte della popolazione a rischio sarebbe stata vaccinata, o vaccinata a breve. Sfortunatamente non è così.
L’ISS prevede che la nuova variante inglese diventi prevalente nelle prossime settimane. I casi prodotti dalla nuova variante si aggiungeranno a quelli della variante attuale e non li sostituiranno. Se le misure di contenimento rimanessero uguali a quelle attuali, la vecchia variante rimarrebbe circa costante e ci sarebbero tutti i casi aggiuntivi indotti dalla nuova variante.
In altri termini, nel giro di poche settimane avremmo un raddoppio dei casi che, unito alla stimata maggiore gravità della malattia, porterebbe il numero dei morti a circa un migliaio al giorno, anche perchè la vaccinazione delle persone a rischio sarebbe lontana dall’essere terminata. C’è una corsa disperata tra la nuova variante che avanza e la vaccinazione che ci protegge; il virus la sta vincendo: dobbiamo guadagnare tempo prezioso rallentandolo.
L’ISS dà indicazioni chiarissime: bisogna aumentare le misure di contenimento e non rilassarle. L’obiettivo è riportare velocemente il numero di casi giornalieri al di sotto dei 5000: solo con un’incidenza sufficientemente bassa è possibile fare un tracciamento adeguato, ci spiega l’ISS.
Attualmente i casi giornalieri sono circa 12.000. Dimezzare velocemente il numero di casi è possibile: nello scorso marzo siamo riusciti dimezzarli in un paio settimane, ma con un lockdown molto forte.
Il professor Ricciardi, ingiustamente criticato, ci sta solo traducendo in un linguaggio non tecnico le raccomandazioni tecniche dell’ISS. Rispetto all’anno scorso abbiamo una maggiore esperienza; dovremmo essere in grado di trovare misure ugualmente efficaci che abbiano meno impatto sulla nostra vita quotidiana. Dobbiamo però impegnarci per evitare che la situazione ci sfugga senta farci abbindolare dalle sirene dei NoExp (coloro che non credono negli esponenziali).
In questo tragico anno dovremmo avere imparato che aspettare a prendere le misure di contenimento appropriate peggiora la situazione senza salvare economia: più tempo si aspetta, più le misure da prendere diventano pesanti. L’impatto dell’attuale scoperta di migliaia di casi della variante inglese in Italia è simile a quello della scoperta del febbraio scorso di migliaia di casi in Lombardia. Allora le misure appropriate furono prese in ritardo, anche a causa di una campagna orchestrata di sottovalutazione (ci ricordiamo tutti della banale influenza) a cui si accodò una parte della politica. Io sono convinto che questa volta gli interventi di contenimento saranno veloci e appropriati, anche se vedo con grande preoccupazione qualcuno che canta la stessa canzone dell’anno scorso.
Bisogna assolutamente diminuire i rischi scolastici: è essenziale avere un controllo accuratissimo della situazione epidemica nelle scuole in maniera di poter intervenire con celerità per bloccare la trasmissione scolastica, anche vaccinando in maniera prioritaria gli insegnanti.
È fondamentale che siano pubbliche e disponibili centralmente tutte le informazioni sanitarie sui focolai nelle scuole, sui test effettuati. La trasparenza di questi dati è l’unica via possibile per ottenere la fiducia dei genitori e degli operatori scolastici in maniera da poter continuare le attività scolastiche con piena cognizione di causa.
In attesa di un’ampia diffusione del vaccino abbiamo ancora due-tre mesi di forte vulnerabilità . Non dobbiamo abbassare la guardia adesso: ci costerebbe molte vite e diventerebbe sempre più difficile arrivare a una ragionevole quasi normalità per quest’estate.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 16th, 2021 Riccardo Fucile
“NON POSSIAMO FARE UNA TRATTATIVA POLITICA O SINDACALE CON IL VIRUS”
“Siamo tutti d’accordo che vorremmo riaprire tutto quello che si può aprire. Però guardi caso io mi ritrovo ad
avere il reparto invaso da nuove varianti, e questo riguarda tutta quanta l’Italia e fa facilmente prevedere che a breve avremo problemi più seri. Questa è la realtà attorno alla quale è inutile fare ricami”.
L’allarme è stato lanciato da Massimo Galli, autorevole primario infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano e docente all’università Statale che è intervenuto a ‘Mattino 5’ sul pericolo varianti di Sars-CoV-2 e sulla necessità di valutare un nuovo lockdown rigoroso come quello disposto per tutta Italia nel marzo scorso.
“Le avvisaglie” di come sta evolvendo l’epidemia di Covid-19 in Italia “vengono guardando semplicemente un pochino al di là del nostro naso – ha continuato l’esperto – vedendo che cosa è successo e sta succedendo negli altri Paesi europei, e considerando che ci sono queste nuove varianti, piaccia o no. Le varianti non ce le siamo inventate noi – ha precisato Galli – Le varianti ci sono e sono maggiormente contagiose, quindi vuol dire che hanno maggiore facilità a diffondersi in determinate condizioni che non sono situazioni da ritenersi sicure. Questo è molto spiacevole, ma è un dato di fatto. Non possiamo metterci a un tavolo e fare una trattativa politica o sindacale con il virus. Il virus segue le sue regole e le sue modalità di diffusione”.
Quanto alle polemiche nate dopo le dichiarazioni di Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza, per Galli “è chiaro che chi, compreso il sottoscritto, vi dice che ‘attenzione bisogna chiudere di più’ può correre il rischio di esagerare nel fare queste affermazioni. Ma il rischio di esagerare, ahimè – ha ammonito l’infettivologo – è inferiore alla probabilità di avere purtroppo, per l’ennesiama volta, ragione”.
(da agenzie)
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Febbraio 16th, 2021 Riccardo Fucile
CONFINDUSTRIA CHIEDE UNO STOP SOLO PER I SETTORI IN CRISI
Fino all’estate con i sostegni esistenti: cassa integrazione e blocco dei licenziamenti. Nel frattempo intrecciare tre riforme essenziali: ammortizzatori, politiche attive e pensioni. Per consentire a chi – al termine del blocco – rimarrà senza posto di riqualificarsi e ricollocarsi oppure avvicinarsi alla quiescenza.
Il piano per il lavoro del governo Draghi per ora è solo abbozzato. Il neo ministro Andrea Orlando ha già incontrato domenica i sindacati. Oggi sarà il turno delle imprese. Entro fine mese si rivedranno per discutere le linee guida su Cig e politiche per l’occupazione.
Il metodo sarà quello del confronto a tutto campo, senza forzature e strappi.
La sollecitazione del premier Draghi alla «coesione sociale» e quella del Capo dello Stato Mattarella ad affrontare quanto prima il nodo del 31 marzo, quando scadrà il divieto di licenziare, spingono le parti ad accelerare.
D’altro canto, il quadro sanitario torna ad essere preoccupante. Mentre il piano vaccinale non decolla. Impensabile chiudere l’ombrello della cassa integrazione proprio ora: una sua proroga viene data per scontata. Ma anche il ritorno pieno alla facoltà di licenziare dal primo aprile – oggi prevista per le sole situazioni critiche, fallimenti, cessazioni, accordi sindacali – non sembra nelle corde del nuovo esecutivo.
Neppure Confindustria d’altro canto alza le barricate, sebbene la richiesta di oggi a Orlando sarà chiara: blocco dei licenziamenti selettivo, solo per i settori in crisi o chiusi dai provvedimenti del governo per contenere l’epidemia.
«Situazioni diverse, soluzioni diverse», è il ragionamento di viale dell’Astronomia. L’argomento va affrontato, insistono gli imprenditori: «Attenzione a ingessare le aziende troppo a lungo: anzichè ristrutturare, alla fine chiuderanno». Dopodichè davanti a una Cig Covid tutta a carico dello Stato, lo spazio per una mediazione esiste.
Dal lato dei sindacati c’è la richiesta di non procedere in modo selettivo, perchè «sarebbe complicato decidere chi è in crisi e chi no, all’interno di settori produttivi e filiere stratificati e interconnessi». Stop e Cig Covid per tutti più a lungo possibile, dicono Cgil, Cisl e Uil. Il ministro Orlando parte da una proposta lasciata in consegna dall’ex ministra Nunzia Catalfo: 18 ulteriori settimane di Cig Covid e divieto di licenziare per chi la usa, ma a scalare. All’industria poche settimane, ai servizi di più. Non è detto che sia questo lo schema ora. Potrebbe passare la linea dei sindacati – Cig e stop per tutti – ma per un periodo molto contenuto. Altri tre mesi, fino alla fine di giugno. Il tempo di mettere in piedi la rete di protezione.
L’estate come traguardo, dunque. Allorquando il piano vaccinale, entrato a regime, dovrebbe attenuare l’allerta sanitaria, con il crollo di morti e ospedalizzazioni. E l’intreccio tra politiche attive e passive assicurare una caduta morbida ai disoccupati: coperti dai sussidi e avviati alla riqualificazione. Un’estate di ripresa, con i primi fondi del Recovery, i cantieri che cominciano a riaprire, il turismo che riparte.
(da agenzie)
Nella rete anche l’orizzonte pensionistico avvicinato dai contratti di espansione e solidarietà . E da un’Ape sociale rafforzata, in vista della fine dell’anticipo di Quota 100 (31 dicembre). Un terzo di chi ha scelto sin qui Quota 100 era in Naspi o senza lavoro a 62 anni. Profili difficilmente ricollocabili nei settori su cui si scommette: verde e digitale. Ecco allora il sostegno ponte fino all’età di uscita per la vecchiaia che tornerà a correre, in base alla legge Fornero: 67 anni.
(da agenzie)
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