Destra di Popolo.net

COSTA CONCORDIA, IL COMANDANTE DE FALCO: “SE L’ALLARME FOSSE STATO DATO IN TEMPO, SI SAREBBERO SALVATI TUTTI“

Gennaio 13th, 2022 Riccardo Fucile

LE VITTIME FURONO 32: “SCHETTINO SI ERA GIA’ MESSO AL SICURO SU UNO SCOGLIO MENTRE ALTRI MARINAI E UFFICIALI RISCHIAVANO LA VITA PER SALVARE I PASSEGGERI“

Il senatore Gregorio De Falco nel gennaio 2012  ricopriva il ruolo di capo della sezione operativa della Capitaneria di porto di Livorno. In quella veste, coordinò i soccorsi per la Costa Concordia, la nave da crociera che il 13 gennaio di dieci anni fa si andò a schiantare contro gli scogli dell’isola del Giglio.
De Falco ha ripercorso quella notte, gli eventi che portarono al naufragio e le fasi dei soccorsi.
Un’emergenza ammessa troppo tardi
“A bordo sapevano fin dalle dieci meno dieci, pochi minuti dopo l’impatto, che la nave era da abbandonare – spiega De Falco -, ma all’inizio sostengono che c’era solo un blackout, poi alle dieci e venticinque circa ammettono che è entrata acqua”. Tuttavia ancora per diversi minuti, fino a oltre le dieci e mezza, non viene dichiarata l’emergenza generale. Secondo il senatore, questo ritardo fu uno dei principali motivi per cui si creò poi il caos nell’abbandono della nave che costò la vita a molti passeggeri.
“La nave si inclinava – racconta De Falco – e più tempo si perdeva più diventava difficile ammainare le scialuppe. E infatti così accadde sul fianco sinistro tre scialuppe sono rimaste bloccate”. Di  conseguenza, centinaia di persone furono costrette a trovare vie di fuga alternative e molte persero la vita in questo tentativo.
Schettino abbandona la nave
Di quella notte, sono rimaste impresse nella storia soprattutto le comunicazioni telefoniche tra De Falco e il comandante della Concordia, Francesco Schettino, dopo che quest’ultimo aveva lasciato la nave a bordo di una scialuppa. Ricorda il senatore: “Dopo mezzanotte non riuscivano più a parlare con gli ufficiali a bordo. Non ci avevano avvertito che stavano lasciando la nave”.
Attorno a mezzanotte e mezza, la capitaneria di porto riesce a mettersi in contatto con Schettino tramite il telefono di bordo. “Lui dichiara di essere su una scialuppa e di stare coordinando i soccorsi, in realtà si trovava già sugli scogli della Gabbianara”, spiega De Falco.
Da lì, il suo famoso ordine al comandante della Concordia, “Torni a bordo, c…”, che rimbalzerà nei giorni successivi sui media di tutto il mondo.
Ma cosa sarebbe cambiato se Schettino fosse rimasto sulla nave?
“Quando manca l’autorità a bordo, le procedure sono rigidamente protocollari – spiega De Falco -, quindi ad esempio se una scialuppa ha la capienza di 150 persone, il marittimo che fa imbarcare al 150esimo si ferma”.
Continua il senatore: “Avrebbe avuto poco rilievo imbarcare 50 persone in più, perché non si trattava di navigare in mezzo all’Oceano Indiano o nel Mediterraneo. Ecco l’autorità a bordo serviva a derogare la norma per piegarla al fine della salvezza delle persone”.
Le responsabilità del disastro
Nella sua difesa, Schettino ha sostenuto tra le altre cose l’impossibilità di riguadagnare la plancia di comando una volta sceso sulle scialuppe. Ma De Falco ribatte: “C’è una persona che decide di salire a bordo della nave, Mario Pellegrini, all’epoca vicesindaco del Giglio. Lui riesce a salire dalla biscaglina che io avevo indicato a Schettino, quindi ritornare sulla nave era possibile”.
Nei giorni successivi al naufragio, De Falco ha partecipato alle prime indagini. Nella sua ricostruzione, le responsabilità del disastro sono da distinguere in due parti.
La prima riguarda la collisione con gli scogli, per cui “non è responsabile solo il comandante e infatti anche altri sono stati condannati, compresa Costa Crociere”.
E poi c’è l’abbandono della nave. De Falco però ci tiene a ricordare anche quelli ufficiali e marinai che sono rimasti a bordo a svolgere il proprio dovere. Come “la signora Serra che aveva il compito di tutelare alcune persone disabili. È stata così brava da guidarci via telefono per consentirci di far arrivare i soccorsi e mettere in salvo quelle persone”.
(da Fanpage)

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QUANTO CI COSTANO I NO VAX IN TERAPIA INTENSIVA: IN UN MESE 140 MILIONI DI EURO

Gennaio 13th, 2022 Riccardo Fucile

LA RICERCA DELL’UNIVERSITA’ DI ROMA… SOLDI PAGATI DAI CITTADINI CON IL CERVELLO FUNZIONANTE

Un dato che fa strizzare gli occhi quello contenuto nell’80 esimo Instant Report Altems, l’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica, Facoltà di Economia, campus di Roma.
Negli ultimi 30 giorni le mancate vaccinazioni anti-Covid sono costate oltre 140 milioni di euro in ricoveri altrimenti evitabili.
E’ il dato che emerge dall’analisi dell’impatto delle mancate vaccinazioni in Italia (ciclo completo e booster) sul volume di ricoveri e giornate di terapia intensiva per Covid-19.
Per essere precisi l’impatto economico sul SSN delle mancate vaccinazioni in Italia ammonta a 143.321.642 euro nel periodo tra il 19 novembre 2021 e il 19 dicembre 2021.
Nel dettaglio si vede che il 90% dei non vaccinati ospedalizzati non avrebbe avuto bisogno del ricovero in Area Medica se avesse fatto il vaccino. Tra i degenti in terapia intensiva non vaccinati, il 94% avrebbe evitato il ricovero in Area Critica.
Quindi, gli ospedalizzati non vaccinati che avrebbero evitato il ricovero in Area Medica, nel periodo temporale sopra considerato, sono pari a 7.445, mentre quelli dell’Area Critica sono pari a 1.131.
Per quanto riguarda invece le dosi booster non somministrate, si stima che l’84% dei non vaccinati con terza dose ricoverati (pari a 5.564 individui) non avrebbe avuto bisogno del ricovero in Area Medica se avesse fatto la terza dose. Tra i ricoverati in terapia intensiva non vaccinati con terza dose, il 78% (pari a 389 individui) avrebbe evitato il ricovero in Area Critica.
“E’ spaventosa la pressione che il nostro SSN sta ricevendo da quest’ultima ondata Covid sia in termini di ricoveri in ospedale in Area Medica (Medicina interna, Pneumologia, Malattie infettive, ecc), sia in Terapia Intensiva, quindi Area Critica, comportando un costo per il nostro Paese in termini di mancate vaccinazioni nel periodo tra il 19 novembre 2021 e il 19 dicembre 2021 superiore a 140 milioni di euro”, spiega il professor Americo Cicchetti, direttore di Altems.
“Inoltre, nelle ultime tre settimane abbiamo visto nel monitoraggio dei dati attraverso il nostro Instant Report settimanale un aumento notevole dell’incidenza settimanale dei contagi, registrando un valore nazionale pari a 1.719 ogni 100.000 residenti (in aumento rispetto ai dati del 20 dicembre 2021, quando l’incidenza settimanale era pari a 260 ogni 100.000 residenti) – continua Cicchetti -.
A tal proposito, è utile ricordare il valore massimo che questa dimensione epidemiologica aveva assunto in Italia: nei 7 giorni tra il 16 ed il 22 novembre 2020 i nuovi casi, a livello nazionale, erano stati 366 ogni 100.000 residenti, ovvero 5 volte meno rispetto al valore registrato nell’ultima settimana”, sottolinea Cicchetti. In positivo, pero’, si vede che la campagna vaccinale continua spedita, registrando lo scorso 11 gennaio 2022 il superamento per la prima volta della soglia delle 700.000 somministrazioni al giorno.
(da agenzie)

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COSA SONO I TIMESTAMP CHE HANNO INCASTRATO DIOKOVIC

Gennaio 13th, 2022 Riccardo Fucile

IL TEST NEGATIVO ERA PRECEDENTE A QUELLO POSITIVO, FACENDO CROLLARE LE BALLE RACCONTATE DAL TENNISTA

Partiamo dal principio: cosa sono i timestamp Unix? Per chi non ha familiarità col gergo relativo alla programmazione potrebbe non aver mai sentito questo termine. Con timestamp o marca temporale si intende un numero che esprime una grandezza temporale precisa, ovvero il numero di secondi che sono passati dal 1° gennaio 1970 – data identificata come Unix Epoch -.
La scelta di utilizzare una serie di cifre – i secondi passati da un dato momento – viene fatta, in ambito informatico, affinché le date possano essere trattate come un semplice numero sul quale poter lavorare, rispetto a un più complesso “formato data”. Cosa c’entra tutto questo con i tamponi Novak Djokovic? Lo hanno scoperto gli ingegneri di ZerForschung, un sito che fa analisi utilizzando l’ingegneria inversa.
Cosa c’entrano i timestamp Unix con i tamponi Djokovic
L’analisi realizzata da ZER è frutto, come riporta anche Butac, della collaborazione tra gli ingegneri e Der Spiegel. La partenza sono i test che il celebre tennista ha presentato presso la corte australiana per giustificare il fatto di non essersi vaccinato: Djokovic avrebbe avuto il Covid a dicembre e questo varrebbe come esenzione da una vaccinazione che, per partecipare agli Australian Open, è obbligatoria. Il tennista ha presentato due risultati di tamponi: uno negativo datato 22 dicembre e uno positivo datato 16 dicembre.
Fino a qui nulla di strano. I documenti in questione possono essere visionati a partire da due link; gli ingegneri hanno hanno constatato che l’URL che rimanda al risultato del test riporta un timestamp Unix. Quello relativo al test del 22 dicembre 2021 è 1640187792 e rappresenta la data 22 dicembre alle ore 16:43:12 (come è normale che sia); quello relativo al test del 16 dicembre, invece, corrisponde alla sequenza di cifre 1640524880. La data indicata, facendo il calcolo dei secondi, corrisponde a domenica 26 dicembre 2021 ore 13:21:20.
Cosa vuol dire questo? Secondo quanto letto dagli ingegneri Novak Djokovic il test negativo del 22 dicembre presentato dal tennista sarebbe precedente a quello positivo (utilizzato per attestare la guarigione presso la corte australiana) che, in realtà, risalirebbe al 26 dicembre e non al 16 dicembre. Nella pagina dei test, inoltre, secondo ZER sarebbe presente un codice di conferma: anche questi dati andrebbero ad avvalorare quanto scoperto precedentemente, essendo il numero associato al test del 16 dicembre maggiore di quello associato al test del 22 dicembre.
Indubbiamente una serie di analisi di cui il tribunale australiano dovrebbe tenere conto e approfondire, un ulteriore elemento che andrebbe a macchiare l’uomo e il campione di tennis.
(da agenzie)

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IL TRAFFICO DI TESSERE SANITARIE, I COVID PARTY E I FALSI TAMPONI

Gennaio 13th, 2022 Riccardo Fucile

LE TRUFFE DEI NO VAX PER IL GREEN PASS

C’è chi si fa registrare falsi test positivi da farmacisti compiacenti. Per poi “tornare” in un batter d’occhio negativo e chiedere il Green pass.
Ma c’è anche chi prova a farsi contagiare davvero incontrando positivi a pagamento. Infine c’è la truffa della tessera sanitaria.
Funziona così: una persona si presenta a fare il test del tampone rapido in farmacia. Mostra una tessera sanitaria non sua. Riceve il risultato positivo, pronto per essere inviato alla Asl. Poi va in altre farmacie, sempre con tessere sanitarie di altri, e si fa ancora registrare come positivo.
Dieci giorni dopo i veri titolari delle tessere si presenteranno a fare un tampone e con il risultato negativo in tasca potranno avere il Green pass.
Tamponi falsi
La nuova frontiera delle truffe dei No vax per ottenere la Certificazione Verde Covid-19 prende spunto proprio dall’affollamento di test di questi giorni. Nelle farmacie prese d’assalto dai cittadini, spiega oggi Repubblica, ormai nessuno più chiede la carta d’identità per verificare la corrispondenza con la tessera sanitaria. L’importante è che i due (o più…) protagonisti della truffa abbiano lo stesso sesso e un’età compatibile con quella che si legge sui documenti.
A quel punto il gioco è fatto. Un altro metodo è tentare di corrompere il farmacista. Ma è più rischioso ed espone a conseguenze legali importanti. Di certo, aggiunge il quotidiano, oggi il mercato dei Green pass, soprattutto su Telegram, è fiorente: da 250 a 500 euro per ottenerne uno. Ma con la possibilità di sconti famiglia.
E non è l’unico metodo. Un altro meccanismo lo ha spiegato nei giorni scorsi il membro del Comitato Tecnico Scientifico Fabio Ciciliano al Corriere della Sera. T
est positivo, magari falso, poi negativo ed ecco il Green pass. Anche se il giochino contribuisce a far saltare il tracciamento dei casi necessario per combattere la pandemia: «Sono comportamenti disonesti e sanzionabili penalmente».
Qualcuno ci prova anche con i test fai-da-te. Quelli che secondo un altro componente del Cts, Fabio Ciciliano, dovrebbero essere dichiarati da professori e genitori. Che invece a volte non lo fanno per evitare la quarantena.
In questo caso c’è chi telefona al medico di base mandandogli una foto del risultato e chiedendogli di certificare così la sua positività. Il dottore pensa che così il paziente eviterà di uscire da probabilmente positivo per fare un tampone. Attesta il contagio. Senza sapere che la foto è falsa o riciclata da un vero positivo.
I Covid party
Poi ci sono i Covid party. In tanti sono disponibili a pagare per infettarsi. Convinti che con la variante Omicron i rischi siano meno gravi rispetto alla Delta. Ed ecco allora i Coronaparty, che si stanno ormai diffondendo ovunque, soprattutto tra i più giovani. E, aggiunge ancora Repubblica, c’è anche chi prova a sbrigarsela da solo. Come? Bussando alla porta del vicino di casa positivo in isolamento. Oppure affidandosi ad annunci sul web. Sulla chat “Casual Coronavirus party” c’è chi scrive: «Cerco positive a Verona». Oppure: «Cerco di positivizzarmi, disponibile a pagare e spostarmi ovunque. Vi prego aiutatemi». Puntuale arriva il contagiato in soccorso: «Sono positivo e vivo in Toscana. Contattatemi pure».
(da agenzie)

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12 ORE DI CAMMINO NELLA FORESTA CON IL PADRE IN SPALLA PER FARLO VACCINARE

Gennaio 13th, 2022 Riccardo Fucile

IMPARATE NO VAX, QUESTO 24ENNE INDIGENO E’ PIU’ CIVILE DI VOI

Dodici ore di cammino nella foresta per consentire a suo padre di ricevere il vaccino. Sei all’andata e sei al ritorno.
È la storia Tawy, 24 anni, appartenente alla piccola tribù Zo’é, che vive isolata nella fitta foresta amazzonica della parte Nord del Brasile.
Wahu, padre di Tawy, di anni ne ha 67 e gravi problemi di salute gli impediscono di camminare, per questo il figlio ha deciso di percorrere chilometri e chilometri portandolo sulle proprie spalle fino al centro vaccinale più vicino.
Sia Tawy che Wahu portano il m’berpót, simbolo della loro tribù, un lungo bastone di legno leggero inserito nel labbro inferiore che segna, tra i 7 e i 9 anni di età, il primo rito di passaggio e che viene mantenuto per il resto della vita.
I territori che queste tribù abitano sono di difficile accesso ma non certo immuni al Covid: spesso, infatti, il virus arriva nei posti più remoti del mondo a causa dei trafficanti o dei cercatori d’oro.
Il gesto di Tawy nei confronti del padre ha commosso il medico a capo della squadra di vaccinatori locale: il dottor Erik Jennings Simões, autore della foto che è stata condivisa e che ha fatto il giro del mondo in questi giorni, ma che risale a quasi un anno fa.
L’immagine, infatti, immortala Tawy e suo padre il giorno della prima dose del 67enne, nel gennaio 2021. “Il momento più straordinario dell’anno”, lo ha definito il medico.
(da agenzie)

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I CARABINIERI INDAGANO SUI NO VAX CHE HANNO ESULTATO PER LA MORTE DI SASSOLI E QUALCHE CACASOTTO GIA’ CHIEDE SCUSA

Gennaio 13th, 2022 Riccardo Fucile

QUANDO BUSSERANNO ALLA LORO PORTA PERDERANNO IL SORRISO… SEMPRE MEGLIO I CARABINIERI CHE ALTRI

Nicola Franzoni potrebbe non essere l’unico a pagare per l’odio social che si è riversato in rete alla notizia della morte del presidente del Parlamento europeo David Sassoli, quasi tutto riconducibile all’universo antivaccinista e complottista.
Il no vax aveva infatti registrato un video in cui insultava pesantemente Sassoli e si diceva “contento” per la sua scomparsa, filmato per il quale era stato denunciato dal coordinatore a Carrara di Italia Viva, Fabrizio Volpi.
Ma è notizia di oggi – mentre è aperta la camera ardente al Campidoglio per l’ultimo saluto – che sta per essere aperto formalmente un fascicolo di indagine a Roma. I carabinieri del Comando Provinciale della Capitale hanno depositato in procura una prima informativa: su alcuni account Twitter, ma anche su altri social network, sono comparsi diversi post che hanno azzardato una correlazione tra il vaccino – per il quale Sassoli si era speso in diversi discorsi pubblici – e la sua scomparsa.
Gli uomini dell’Arma hanno trasmesso l’incartamento all’ufficio primi atti di piazzale Clodio e nei prossimi giorni è prevista l’apertura formale delle indagini.
Tra gli avvoltoi che avevano cercato appigli alle loro teorie utilizzando la morte di Sassoli c’era anche il professor Paolo Becchi, che aveva scritto: “Ma è morto in seguito alla terza dose ? Non c’è nessuna correlazione? Non rendete pubblica neppure l’autopsia? O non la fate neppure? Costringete la gente a vaccinarsi e a morire”. Questa mattina, con un tempismo sospetto, ad Adnkronos ha rettificato: “Non ho inteso in alcun modo offendere la memoria del presidente del Parlamento europeo, onorevole David Sassoli, come emerge chiaramente dalle mie dichiarazioni critiche non nei confronti del compianto Presidente del Parlamento europeo, ma di un sistema di gestione sanitaria che non condivido e che nell’esercizio della mia libertà di espressione, costituzionalmente garantita, fermamente contesto”.
(da NetQuotidiano)

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INVITANDO POVIA A PARLARE DI VACCINI GILETTI HA TOCCATO IL FONDO

Gennaio 13th, 2022 Riccardo Fucile

CON IL PLAUSO DELLA DONATO

Alla fiera dei no vax passati per lo studio di Non è L’Arena (su La7), mancava solamente Giuseppe Povia. E il cantante milanese ha “finalmente” rotto questo tabù partecipando alla prima puntata del 2022 della trasmissione condotta da Massimo Giletti.
Ospite per parlare di pandemia, vaccini e Costituzione. Evidentemente perché medici, esperti e costituzionalisti erano impegnati. E lì ha anche cantato, ricevendo il plauso “nientepopodimeno” che da Francesca Donato.
E Massimo Giletti, alla fine dell’esibizione di Giuseppe Povia, fa la domanda che non t’aspetti: “È difficile cantare questa canzone in Italia?”.
Poi il cantante milanese ha proseguito con la sua “analisi” della situazione nel nostro Paese e personale. Ha detto di non essere un no vax, ma un no Covid vax. Secondo lui, infatti, il problema non sono i vaccini in generale, ma quelli realizzati per sconfiggere gli effetti del Sars-CoV-2. E ha riportato questo suo “terrore” per due motivi: il primo riguarda la morte di un suo compagno di calcio e la trombosi di un altro amico che giocava a pallone con lui.
Ammicca ironicamente alla “nessuna correlazione”, ma poi sottolinea come neanche i familiari dei suoi due amici hanno presentato denuncia. Insomma, una teoria campata in aria. Poi, però, un altro colpo di scena. Tra i motivi – a detta sua – che lo portano a non volersi vaccinare c’è anche la canzoncina di Natale del trio Bassetti, Crisanti e Pregliasco.
Insomma, tutte tesi “attendibili” per sostenere questa ennesima pagina di propaganda anti-vaccinista parlando di libertà e Costituzione. Una Costituzione che, però, parla di libertà all’interno dei confini del bene pubblico, anche dal punto di vista della salute. Ma questo non lo ha cantato il cantante Povia. E forse, anche per questo, ha ricevuto un forte applauso da Francesca Donato.
E questa è una medaglia. Al contrario.
(da NetQuotidiano)

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DJOKOVIC INDAGATO IN TRE PAESI: AUSTRALIA, SPAGNA E SERBIA

Gennaio 13th, 2022 Riccardo Fucile

SOTTO INCHIESTA I SUOI SPOSTAMENTI… L’AUSTRALIA DECIDERA’ DOMANI

L’Australia si prende un altro giorno per decidere. Il Ministro dell’Interno Alex Hawke non ha ancora deciso nulla sulla cancellazione definitiva del visto – e l’espulsione – di Novak Djokovic dall’Australia.
La decisione finale, dunque, viene rimandata alla giornata di domani. Un caso che diventa sempre più un giallo, con il governo australiano – come confermato dal premier Scott Morrison – che ha ribadito la linea dura per quel che riguarda le norme sanitarie.
Il primo ministro australiano, nella sua conferenza stampa andata in scena poche ore fa, ha ribadito la posizione del governo: “La politica sanitaria del nostro Paese non è cambiata. Si entra solamente con un visto, con il vaccino o una valida esenzione medica dall’immunizzazione”.
E mentre il numero uno del ranking Atp veniva sorteggiato nel tabellone degli Australian Open (con gli organizzatori che, in attesa della decisione del Ministro dell’Interno Alex Hawke, avevano posticipato le estrazioni di un’ora e mezza rispetto al previsto) pescando al primo turno il suo connazionale Miomir Kecmanovic, dalla Spagna è arrivata la notizia dell’apertura di un’inchiesta sui suoi spostamenti.
L’inchiesta spagnola
Perché, come confermato anche dai suoi profili social, dopo la sua positività e dopo la sua successiva negativizzazione (almeno stando ai documenti presentati dai legali del tennista serbo ai giudici australiani) il numero uno del mondo è partito dalla sua Belgrado per completare gli allenamenti – proprio con l’obiettivo Australian Open – a Marbella (in Spagna) dove di recente ha acquistato una villa. E proprio lì, come abbiamo raccontato alcuni giorni fa, ha passato il periodo precedente al suo imbarco in direzione Melbourne, con tappa obbligatoria (come scalo) in quel di Dubai.
Quale comportamento sbagliato avrebbe commesso Djokovic?
Dal 20 settembre, come riporta il quotidiano australiano The Age, per entrare in Spagna dalla Serbia occorre essere vaccinati o presentare un certificato da esenzione medica. E su questo – comprese le date dei documenti presentati dallo staff e dai legali del tennista serbo – è stata aperta un’indagine.
Ma i guai per il numero uno del ranking ATP potrebbero non essere finiti. Perché anche il suo Paese, la Serbia, ha iniziato a indagare sul suo comportamento. Perché le regole sono uguali per tutti, da tempo: chi è positivo al Covid deve rispettare un periodo di quarantena di 14 giorni.
E indaga anche la Serbia
Un lasso temporale che, evidentemente, non è stato rispettato da Novak Djokovic. Perché se la positività è stata riscontrata il 16 dicembre (dopo esser entrato in contatto con alcuni positivi due giorni prima), le sue apparizioni in pubblico nei giorni successivi andrebbero a violare il principio dell’auto-isolamento. In caso di violazione di quella regola, in Serbia, si rischia una pena di tre anni. Essendo senza precedenti penali – e qualora fosse confermata la violazione – il tennista potrebbe cavarsela con un affidamento ai servizi sociali.
(da agenzie)

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IL VIRUS CORRE: IN UNA SETTIMANA +49% DI CASI, +37,4% DI DECESSI, +32,2% IN TERAPIA INTENSIVA

Gennaio 13th, 2022 Riccardo Fucile

OLTRE DUE MILIONI DI OVER 50 NON SONO VACCINATI… IN ITALIA CIRCOLANO 8,6 MILIONI DI PERSONE SENZA NEANCHE UNA DOSE

Il virus corre in Italia. Lo sottolineano i dati emersi dal monitoraggio della Fondazione Gimbe. Dati che rilevano, nella settimana 5-11 gennaio rispetto alla precedente, un netto aumento di nuovi casi (1.207.689 vs 810.535) e dei decessi (1.514 vs 1.102).
E sono in forte crescita anche i casi attualmente positivi (2.134.139 vs 1.265.297), le persone in isolamento domiciliare (2.115.395 vs 1.250.993), i ricoveri con sintomi (17.067 vs 12.912) e le terapie intensive (1.677 vs 1.392).
Ma nonostante la corsa del virus, spinta in avanti dalla variante Omicron, nel nostro Paese, rivela sempre la Fondazione, sono ancor 2,21 milioni, gli over 50 anni che non hanno ancora ricevuto nessuna dose di vaccino anti-Covid: nella settimana 3-9 gennaio 2022, sono stati solo 73.690 i nuovi vaccinati in questa fascia di età, per la quale è stato introdotto l’obbligo in base alle ultime norme introdotte dal Governo, fa notare la Fondazione.
“Nell’ultima settimana – spiega Nino Cartabellotta, presidente di Gimbe – si è registrata un’ulteriore impennata di nuovi casi che hanno superato quota 1,2 milioni, con un incremento che sfiora il 50% rispetto alla settimana precedente e una media mobile a 7 giorni che aumenta da 128.801 del 5 gennaio a 172.559 l’11 gennaio (+34%)”.
I numeri
E sempre nella settimana 5-11 gennaio in tutte le Regioni Gimbe rileva un incremento percentuale dei nuovi casi: dallo 0,5% dell’Umbria al 208,7% della Liguria. “Aumentano ancora – fa notare Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione Gimbe – i posti letto occupati da pazienti Covid: rispetto alla settimana precedente +20,5% in area medica e +32,2% in terapia intensiva”.
All’11 gennaio, il tasso di occupazione nazionale da parte di pazienti positivi è del 26,6% in area medica e del 18,2% in area critica.
Ad eccezione di Molise e Sardegna, tutte le Regioni superano la soglia del 15% in area medica, con la Valle d’Aosta che raggiunge il 53,5%; ad eccezione di Basilicata, Molise e Puglia tutte superano la soglia del 10% in area critica, con la Provincia di Trento che si attesta al 31,1%”. Ed “aumentano gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione – la cui media mobile a 7 giorni sale a 146 ingressi rispetto ai 125 della settimana precedente”.
I vaccini
Nella settimana dal 3 al gennaio 2022 sono stati 483.512 i nuovi vaccinati (+62,1%) rispetto ai 298.253 della settimana precedente. L’aumento riguarda in particolare la fascia 5-11 (267.412; +53,3%) e quella 12-19 (61.778; +65,5%), “mentre la recente introduzione dell’obbligo vaccinale per gli over 50 al momento non ha sortito grandi effetti, visto che in questa fascia anagrafica i nuovi vaccinati sono solo 73.690”.
All’11 gennaio rimangono 8,61 milioni di persone senza nemmeno una dose, di cui 2,21 milioni sono over 50 ad elevato rischio di malattia grave e ospedalizzazione.
Ed è grazie “alle elevate coperture vaccinali – aggiunge Cartabellotta – ammortizzano in maniera rilevante l’impatto della circolazione virale sui servizi ospedalieri. Ma l’enorme quantità di nuovi casi in continua crescita sta progressivamente saturando le strutture sanitarie sia perché ‘incontra’ una popolazione suscettibile ancora troppo numerosa sia, in misura minore, per i fenomeni di escape immunitario della variante Omicron”.
L’enorme quantità di nuovi casi “incontrando una popolazione suscettibile troppo numerosa, sta progressivamente saturando gli ospedali, di conseguenza, molte regioni si avviano verso la zona arancione entro fine mese” aggiunge Cartabellotta facendo il punto sui posti letto ancora disponibili che, in caso di occupazione da parte di pazienti Covid, porterebbe ciascuna Regione in zona arancione al netto di un eventuale incremento dei posti. Calabria e Piemonte sono a zero posti disponibili in intensive e in area medica, Liguria zero area medica e un posto in intensiva, Sicilia zero in area medica e 4 intensive.
(da agenzie)

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