Giugno 19th, 2022 Riccardo Fucile
CONTE, PER ESISTERE COME LEADER, PUÒ CONTINUARE AD ATTACCARLO CON LE SUE SUPERCAZZOLE. E MARTEDÌ, IN PARLAMENTO SI RIMANGERÀ LA RISOLUZIONE POLITICA, CHE PORTA ALL’USCITA DAL GOVERNO, IN UNA SEMPLICE MOZIONE DI COMUNICAZIONE CRITICA SULL’INVIO DI ARMI A KIEV
E’una guerra di nervi, quella che sta vivendo il M5s. Un remake di quanto già visto a gennaio per l’elezione del capo dello stato. A differenza da cinque mesi fa, però, qualcosa questa volta dovrà accadere. Lo dicono, con toni diversi, entrambe le fazioni in guerra che fanno capo a Luigi Di Maio e a Giuseppe Conte.
Alle 21 il capo politico del M5s ha riunito d’urgenza (su Zoom) il Consiglio nazionale dei grillini, l’equivalente della direzione Pd, per trovare un metro di paragone.
Statuto alla mano, è impossibile che questo organismo (composto dal capo politico, dai suoi vice, dai capigruppo di Camera e Senato, dal capo delegazione al governo, al Parlamento europeo e dai coordinatori dei principali comitati tematici) possa decidere d’imperio l’espulsione del ministro degli Esteri Luigi Di Maio dal M5s.
Lo dice appunto la costituzione bizantina dei pentastellati, ancora in balia di ricorsi e quindi sotto la scure del tribunale di Napoli.
Lo statuto, all’articolo 13 comma C, dà al Consiglio nazionale il “potere di esprimere un parere circa la decisione da assumere nei confronti di un eletto che non abbia rispettato la disciplina di gruppo in occasione di uno scrutinio in seduta pubblica o non ottemperi ai versamenti dovuti al MoVimento per lo svolgimento delle attività associative o alla collettività, così come disciplinato dal presente Statuto e dal relativo Regolamento”. Non è il caso di Di Maio.
Al massimo il Consiglio nazionale pentastellato potrà decidere di deferire ai probiviri il titolare della Farnesina per aver contrastato la linea politica del leader e per avere creato una corrente. Tuttavia, per attivare questa procedura disciplinare servirà l’input di Conte. Ma i tempi, prima di arrivare a un fatto politico, sono lunghi.
E comunque, in via molto teorica, dovranno essere i probiviri grillini a emettere la sentenza dopo novanta giorni nei confronti dell’ex capo del MoVimento.
Dato di cronaca: Danilo Toninelli, Fabiana Dadone e Barbara Floridia da quando si sono insediati ai vertici del tribunale interno del M5s non hanno ancora espulso nessuno.
Non solo: nemmeno hanno attivato le procedure propedeutiche per farlo. Basti pensare che il cartellino rosso non è stato sfoderato neanche per Vito Petrocelli, l’ex presidente della commissione Esteri del Senato decaduto per via della sua posizione filoputiniste, il quale è stato solo allontanato sì dal gruppo parlamentare, ma non dal partito.
Perché? Si ritorna sempre alla vicenda legale dello statuto in preda ai ricorsi degli ex iscritti in quel di Napoli. In attesa che la faccenda si chiuda, qualsiasi decisione presa ora se venisse ribaltata dai giudici permetterebbe all’espulso di rifarsi legalmente e civilmente sui probiviri. Un rischio che nessuno si vuole prendere. Ecco perché Petrocelli, il compagno Petrov, fa parte ancora a tutti gli effetti del M5s, inteso come associazione.
Finora ad agitare l’espulsione di Di Maio in maniera netta sono stati due dei cinque vicepresidenti del M5s: Riccardo Ricciardi e Michele Gubitosa, con altrettante interviste.
Alessandra Todde, invece, ha ribadito la linea pro Ucraina e la vicinanza al patto atlantico del M5s, senza risparmiare dure critiche al titolare della Farnesina, accusato di “inseguire obiettivi personali”
Paola Taverna, al contrario, è l’unica vicepresidente a non essere ancora intervenuta (forse perché in conflitto d’interessi: della compagnia di vertice si trova nella posizione di essere al secondo mandato, altro tema che sarà affrontato a fine mese).
Di Maio li chiama “dirigenti” per indicarli come burocrati polverosi, coloro che con “parole d’odio” continuano ad attaccarlo perché “europeista e atlantista”. Il Consiglio nazionale M5s però potrebbe sfiduciare politicamente il suo ministro degli Esteri spiegando che interpreta la linea del partito: operazione complicata da spiegare perché porrebbe subito l’ex premier dall’altra parte, quella dei simpatizzanti di Putin.
C’è poi un argomento ancora più complesso che fa interrogare i vertici contiani: “Siamo sicuri che se anche riuscissimo a espellere Luigi, Draghi lo toglierebbe da ministro degli Esteri?”.
La domanda non è peregrina, anzi. Soprattutto in questa fase così delicata della guerra in Ucraina. C’è chi è convinto, infatti, che il premier non muoverebbe comunque il suo ministro degli Esteri nemmeno davanti a una sfiducia formale del partito da cui proviene.
Sarebbe una figura barbina davanti agli altri paesi della Nato, un favore alla Russia, a pochi giorni dal viaggio a Kyiv con Macron e Scholz. Una destabilizzazione del quadro istituzionale su un argomento così strategico come la geopolitica, posto che con un premier che si chiama Mario Draghi è naturale che la politica estera sia diretta dal capo del governo.
Di sicuro a Palazzo Chigi non entrano nel dibattito interno al M5s, anche se si tratta del partito di maggioranza relativa.
Ma va anche detto che il premier è stato informato dal primo giorno delle intenzioni del suo ministro di indicare la rotta sulla risoluzione in programma martedì in Parlamento. Una linea che li accomuna, fino a sovrapporli.
Se è forte e forse fuoriluogo dire che ci sia uno scudo di Draghi per Di Maio e altrettanto approssimativo pensare che il governo si faccia trascinare in un rimpasto o “peggio ancora nella guerra interna dei partiti”, riflettono nelle stanze di Palazzo Chigi.
Dunque questa sera, al di là di un profluvio di agenzie, difficilmente si arriverà a una svolta. Prima c’è il passaggio parlamentare di martedì. Domani le forze di maggioranza si incontreranno per cercare un’intesa su un documento condiviso. Manca la parte più complicata: quella sull’Ucraina.
I grillini spingono per ottenere nel testo “il no alle armi” da inviare a Zelensky. Sarà quello il primo test per il M5s, propedeutico a seconda della piega che la risoluzione prenderà in Aula, a una scissione.
Il giorno dopo, mercoledì, è prevista l’assemblea congiunta dei parlamentari: l’ora del chiarimento, ma forse nemmeno quello definitivo. Giovedì ecco Beppe Grillo, chiamato a Roma per motivi legati al suo contratto da 300mila euro con il Movimento ma costretto a intervenire su un fronte a dir poco infuocato.
Con la scissione di Di Maio data ormai come un fatto più che possibile. Nei corridoi della Farnesina si fanno i calcoli: sarebbero una sessantina i parlamentari pronti a seguire di Di Maio.
(da il Foglio)
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Giugno 19th, 2022 Riccardo Fucile
PRESENTATO IL RICORSO PER CHIEDERE LA CONVOCAZIONE DEL CONGRESSO FEDERALE DELLA LEGA NORD
L’ex deputato leghista Gianluca Pini ha presentato un ricorso al tribunale di Milano per chiedere la convocazione del congresso federale della Lega Nord, il partito fondato da Umberto Bossi nel 1991, e progressivamente divenuto una sorta di ‘scatola vuota’, perche’ sostituito nelle funzioni politiche dalla Lega Salvini premier, a partire dal dicembre 2017. Percorso ufficializzato il 12 dicembre 2019, data del congresso di Milano che ha sancito le dimissioni di Matteo Salvini da segretario della Lega Nord (resta segretario della Lega Salvini premier) e la nomina del deputato Igor Iezzi a commissario federale del ‘vecchio’ partito.
“Pur essendo abbondantemente decorso” il termine di 180 giorni dalle dimissioni di Salvini, fa notare Pini nel ricorso, “il commissario federale, a tutt’oggi, non ha provveduto alla convocazione del congresso federale straordinario cosi’ come in effetti era statutariamente tenuto”.
“Il commissario federale rimaneva del tutto inadempiente anche a fronte dell’intimazione, da parte dell’odierno ricorrente, che in data 30/9/2020 lo sollecitava a dar corso al Congresso”, ricorda l’ex dirigente leghista citando un suo precedente ricorso. “Ancora a tutt’oggi, a distanza di oltre due anni, il Congresso non risulta convocato”, si sottolinea nell’istanza, presentata in tribunale venerdi’.
“Gli odierni ricorrenti ricorrono all’Ill.mo Tribunale affinche’ voglia, ai sensi dell’art. 20 c.c., in via d’urgenza, disporre, la convocazione del congresso federale straordinario, al fine di procedere alla nomina del consiglio federale e del segretario federale. Sussistono presupposti del fumus e del periculum in mora”, denuncia Pini.
“Si consideri, come anticipato piu’ sopra, che e’ lo stesso statuto, all’art. 13, ad imporre la convocazione del congresso federale nel termine perentorio di 180 giorni dalle dimissioni del segretario federale, ora, tenuto conto che queste si sono perfezionate il 21/12/2019, il suddetto termine risulta spirato al 20/6/2020 senza che, a tutt’oggi, si sia dato corso ad un tale adempimento”.
(da agenzie)
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Giugno 19th, 2022 Riccardo Fucile
NEL 2008 ERA ARRIVATA DALL’AFGHANISTAN PER ESSERE CURATA… SI E’ SPENTA DOPO UN TRAPIANTO DI POLMONI
È lutto a Bagnacavallo, comune della provincia di Ravenna, per la morte prematura di Nazifa Noor Ahmad.
La ragazza, 20 anni, era stata premiata nel 2018 dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per il suo impegno nel volontariato. Di origine afghana, arrivata in Italia nel 2008 da Herat grazie al contingente militare italiano e della Protezione civile per curarsi da una grave malattia, la ragazza è deceduta nei giorni scorsi affetta da una grave forma di linfoma all’ospedale di Padova dopo un trapianto ai polmoni.
È stata in cura negli ultimi 10 anni dapprima presso il reparto di onco-ematologia pediatrica dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna e in seguito sottoposta a terapie
Il viaggio da Herat era stato il suo viaggio della speranza per potersi curare. Grande il cordoglio nella città romagnola.
“Si tratta di una notizia tristissima. Sapevamo che la situazione era delicata ma la notizia ci ha spiazzato e addolorato tutti – è stato il messaggio condiviso su Facebook dalla sindaca di Bagnacavallo Eleonora Proni -. Nazifa era una ragazza molto intelligente e sensibile, una bravissima cittadina e studentessa, da tempo perfettamente inserita nella comunità, era una di noi. La sua breve vita è stata segnata da tanto dolore ma anche da momenti straordinari come l’attestato d’onore di Alfiere della Repubblica conferitole nel 2018 dal presidente Mattarella per il suo impegno nel volontariato. Anche il nostro Consiglio comunale le aveva tributato un omaggio ufficiale. A Roberto Faccani e alla sua famiglia esprimiamo le più sentite condoglianze e grande vicinanza”.
Quando è arrivata in Italia nel 2008, Nazifa è stata accolta nella famiglia di Roberto Faccani allora responsabile della Protezione civile della Bassa Romagna, che, come riporta la stampa locale, aveva raccontato che era stato proprio il padre della ragazza a rivolgersi a lui chiedendo un aiuto per poterla salvare e “Nazifa, per ricambiare, ha sempre cercato di dare una mano a chi aveva bisogno”.
Quando nel 2018 ha ricevuto l’attestato d’onore di Alfiere della Repubblica dal presidente Mattarella per il suo impegno nel volontariato, lei si era stupita: “Un onore, mi ha sorpreso, credevo fosse normale aiutare le altre persone quando queste persone ti hanno sempre aiutato. Penso che tutti, nel nostro piccolo, dovremmo aiutare gli altri”, aveva commentato.
(da agenzie)
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Giugno 19th, 2022 Riccardo Fucile
AZIONE, ITALIA VIVA E +EUROPA SCELGONO RASPINI DEL CENTROSINISTRA
A Lucca il cosiddetto “terzo polo” si era presentato da solo candidando il maestro Veronesi. Ma adesso in vista del ballottaggio tra i candidati di destra e di sinistra, la destra ha scelto di apparentarsi perfino con i sedicenti fascisti di Casapound e ha l’appoggio di un candidato vicino ai no green pass.
Il maestro Veronesi a titolo personale ha scelto di appoggiare la destra mentre Calenda ha dichiarato che Azione appoggerà il candidato di sinistra.
Poi è arrivata una nota congiunta di Azione, Italia Viva e + Europa: “In questi giorni abbiamo valutato attentamente le proposte programmatiche dei candidati al turno di ballottaggio alle elezioni amministrative di Lucca e avuto incontri con entrambi per valutare al meglio la situazione. Sentiti i componenti della lista Lucca Sul Serio, gli iscritti e i simpatizzanti, i vertici di Azione + Europa e Italia viva hanno ratificato l’appoggio al candidato Francesco Raspini. Raspini ha saputo dare rassicurazioni sulla progettualità e sulla discontinuità nei temi più sentiti dai cittadini lucchesi: infrastrutture, cultura, scuola e mobilità della prossima amministrazione lucchese».
Lo scrivono in una nota congiunta Giordano Ballini di Azione, Francesco Palmieri di +Europa e Alberto Baccini di Italia Viva, in contrasto col candidato sindaco Alberto Veronesi, che aveva invece esternato il suo appoggio a Mario Pardini del centrodestra.
«Al di là di questo fatto, sufficiente a motivare la nostra scelta, mai Azione, +Europa e Italia Viva avrebbero potuto appoggiare una coalizione guidata dall’estrema destra, populisti e negazionisti. Siamo forze europeiste, atlantiste che si riconoscono nell’area guidata dal Presidente Draghi e avremmo contravvenuto a tutti i nostri principi e ideali alleandoci in un simile raggruppamento. Apprendiamo dalla stampa che il candidato a sindaco Alberto Veronesi ha dichiarato il suo appoggio al candidato Pardini. Questo intervento, né concordato, tantomeno condiviso è da considerarsi un’uscita a mero titolo personale in contrasto a quanto le forze riformiste che lo hanno appoggiato sostengono».
(da agenzie)
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Giugno 19th, 2022 Riccardo Fucile
ERANO QUESTE LE GARANZIE DI SCAMBIO DI PRIGIONIERI CONCORDATE TRA LE PARTI CON LA SUPERVISIONE INTERNAZIONALE?
Il diritto internazionale può attendere. Diversi comandanti del battaglione ucraino Azov, che si sono arresi a Mariupol, sono stati portati nel centro detentivo di Lefortovo a Mosca.
Lo ha riferito l’agenzia di stampa russa Tass, citando una fonte nelle forze di sicurezza, senza specificare le identità dei detenuti.
Già in precedenza era stato rivelato che il vice comandante di Azov, Svyatoslav Palamar, chiamato `Kalina´, e il comandante della 36esima brigata dei marines ucraini, Sergey Volynsky (`Volyn´), erano stati trasferiti in Russia.
Secondo quanto riferito dalla Tass russa, Palamar, prima della guerra in Donbass, aveva già partecipato alle proteste a Maidan e alla Rivoluzione arancione nel 2004-2005.
Volynsky è diventato un volto noto alla stampa internazionale per i suoi appelli al presidente americano Joe Biden, al Papa e al premier Boris Johnson durante l’assedio russo della fabbrica Azovstal.
Sono oltre un migliaio i soldati ucraini catturati a Mariupol che sono stati trasferiti in Russia e un’altra parte dei prigionieri di guerra ucraini dovrebbe essere portato nella Federazione a breve, ha aggiunto la fonte alla Tass, sostenendo che potrebbero essercene più di 100 a Mosca, inclusi mercenari stranieri che si sono arresi alla Azovstal.
(da agenzie)
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Giugno 19th, 2022 Riccardo Fucile
“UNO DI QUESTI SFIGATI HA DETTO UNA PAROLA CHE NON DOVEVA DIRE, SE HAI LE PALLE VAI FUORI DAI COGLIONI, IMPARA IL RISPETTO”
Un hater la insulta mentre canta e lei ferma l’esibizione. È successo a Elettra Lamborghini durante un evento a Riccione. La cantante era in una discoteca per un dj-set.
Quando ha cominciato a sentire gli insulti, ha deciso di rivolgersi direttamente alla persona in questione: “C’è uno di questi sfigati qua davanti che ha detto una parolina che non doveva dire. Se avete le palle, prendete e andate fuori dai cogl***”.
A raccontare l’episodio è stata lei stessa con delle storie su Instragram: “Di solito metto un body con la ‘ciapet’ un po’ di fuori e la calza, non si vede niente altrimenti non lo farei. Mi sono ritrovata in una situazione un po’ imbarazzante. Mi sento di parlare a nome di tante artiste che si sono ritrovate nella mia stessa situazione, perché non mi era mai capitato. Su TikTok sta andando questo trend stupidissimo di prendere il cellulare, andare a un concerto e tirare dei nomi all’artista. Questa sera è capitato a me. Chi mi conosce sa che non le mando a dire. Mi è uscita l’Elettra di qualche anno fa che prende a pizze le persone. Vi metto il video di quello che è successo e poi continuo a parlare”.
La cantante ha poi postato i video che mostrano quanto accaduto: dopo gli insulti, Elettra si ferma e si rivolge direttamente all’hater per farlo cacciare, appoggiata dai suoi fan. “Ero a disagio – racconta nelle stories – Di solito ballo, ma ero pietrificata. Questa gente aveva la bava. In queste discoteche ci sono dei fake imprenditori . Dei loser che fanno i finti ricchi e poi non vi pagano nemmeno la cena. Guardavo questo tizio mentre cantavo. Quando gli ho detto ‘Scemo, scemo’ mi ha risposto ‘Tiratela di meno’. Non so chi tu sia ma sei un povero cogl*** senza palle. Questa cosa non può passare come normale. Non siete autorizzati a fare quello che vi pare. Indipendentemente da come sono vestita. Non può dirmi che me la tiro perché non è così, è una questione di rispetto”.
(da agenzie)
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Giugno 19th, 2022 Riccardo Fucile
“VENGO ACCUSATO DAI DIRIGENTI DEL M5S DI ESSERE ATLANTISTA ED EUROPEISTA: DAVANTI A QUESTA GUERRA LO RIVENDICO CON ORGOGLIO”
Con una nota il ministro degli Esteri Luigi di Maio risponde in «via ufficiale» agli attacchi sempre più diretti che sta ricevendo in questi giorni dai vertiti del suo partito, il Movimento 5 Stelle, la cui unità si è progressivamente frantumata attorno a diversi temi, uno su tutti l’invio di armi all’Ucraina.
In uno scenario globale complicato, scrive Di Maio, «i dirigenti della prima forza politica in Parlamento, invece di fare autocritica, decidono di fare due cose: attaccare, con odio e livore, il Ministro degli Esteri e portare avanti posizioni che mettono in difficoltà il Governo in sede Ue», ha detto Di Maio, definendo quello dei leader del partito «un atteggiamento poco maturo».
«È un fatto molto grave che tende a creare tensioni e instabilità all’interno del Governo. Vengo accusato dai dirigenti della mia forza politica di essere atlantista ed europeista. Lasciatemi dire che, da Ministro degli Esteri, davanti a questa terribile guerra rivendico con orgoglio di essere fortemente atlantista ed europeista», ha scritto. Poi ha concluso: «Ricordo innanzitutto a me stesso che abbiamo precise responsabilità: in ballo c’è il futuro dell’Italia e dell’Europa».
La spaccatura interna al partito, che vede Di Maio e Conte ai poli opposti da ben prima dell’invasione russa dell’Ucraina, sembra ormai insanabile: con il risultato disastroso delle elezioni comunali i toni sono precipitati rapidamente, con un botta e risposta tra i due che ha portato a parlare addirittura di espulsione per il ministro degli Esteri che, se dovesse scegliere di andarsene di sua spontanea volontà, potrebbe essere seguito da molti fedelissimi. La prossima attesissima puntata è il Consiglio Nazionale convocato con urgenza per oggi da Giuseppe Conte che, finora, non ha commentato l’ipotesi, sempre più concreta, di una scissione definitiva del partito.
(da agenzie)
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Giugno 19th, 2022 Riccardo Fucile
A VERONA NESSUNA INTESA PER IL BALLOTTAGGIO TRA SBOARINA E TOSI… A CATANZARO FDI NON APPOGGIA DONATO (SOSTENUTO DA LEGA E FORZA ITALIA)
La sfida sarà analoga a quella del primo turno. Nessun sostegno ulteriore, ma almeno a livello ufficiale.
In vista del ballottaggio delle elezioni comunali di domenica 26 giugno né il candidato del centrosinistra Damiano Tommasi, né quello di Fratelli d’Italia Federico Sboarina hanno reso noto i loro apperantamenti con altri partiti. Oggi alle ore 14 scadevano i termini per depositare l’iscrizione di nuove liste a sostegno dei due candidati sindaco. Non c’è stato, però, nessun apperantamento ufficiale.
Proprio ieri Flavio Tosi, esponente di Forza Italia che non ha passato il primo turno, ha pubblicato su Facebook un post dal sapore di ultimatum a Sboarina: “Accetteremo solo apparentamenti ufficiali, cioè che consentano ai nostri esponenti di Fi di sedere in consiglio comunale”. Parole a cui Sboarina ha replicato: “Sono aperto agli azzurri, ma dico no a tecnicismi”.
Botta e risposta a cui però non è seguito nessun incontro e, sebbene Giorgia Meloni abbia spiegato ieri che il suo candidato avrà il sostegno del centrodestra (quindi Fi e Lega) anche senza apparentamenti ufficiali, bisognerà vedere l’esito delle urne dei ballottaggi per averne la certezza.
A Catanzaro nessun accordo tra Donato e Fdi
Ma Verona non è l’unica città dove il centrodestra non ha raggiunto un accordo. Anche a Catanzaro, infatti, il candidato di Forza Italia e Lega Valerio Donato non ha formalizzato nessun apperentamento con il partito di Giorgia Meloni.
Sebbene infatti Wanda Ferro, la candidata di Fdi che non ha passatto il primo turno, abbia annunciato che al ballottaggio del 26 giugno voterà Donato, non è stato ufficializzato nessun accordo tra i partiti del centrodestra. Alle urne, quindi, Donato dovrà vedersela con il candidato del centrosinistra Nicola Fiorita.
(da agenzie)
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Giugno 19th, 2022 Riccardo Fucile
LE PROIEZIONI DANNO 205-235 SEGGI A MACRON, 170-190 A MELENCHON, 89 ALLA LE PEN
Assemblée Nationale con equilibri sconvolti in Francia dopo il secondo turno delle elezioni legislative: Emmanuel Macron con la sua coalizione Ensemble! è lontanissimo dalla maggioranza assoluta necessaria per governare, 289 seggi. Nel primo mandato aveva 341 deputati, oggi ne ha tra 205 e 235.
E’ tallonato da Nupes, la coalizione di sinistra guidata da Jean-Luc Mélenchon (otterrebbe tra 170-190 seggi) che diventa la prima forza di opposizione del Paese. Il successo più vistoso è quello di Marine Le Pen: il Rassemblement national avrebbe ottenuto 89 seggi.
“Pronti ad alleanze”
«Un risultato lontano da quello che speravamo» ha commentato ai microfoni di Tf1 il ministro del Bilancio Gabriel Attal, ex portavoce di Emmanuel Macron. «Da parte nostra c’è una mano tesa verso tutti coloro che vogliono mandare avanti il Paese»: così la portavoce del governo, Olivia Gregoire, annunciando quindi l’intenzione di «cercare alleanze» con gli altri partiti per il bene della Francia.
Mélenchon, sconfitta Macron è totale, non c’è maggioranza
«La sconfitta del partito del presidente è totale e non c’è nessuna maggioranza» ha detto il leader della sinistra Jean-Luc Mélenchon, commentando i risultati. «Noi non rinunciamo all’ambizione di governare il Paese», ha aggiunto. «Il risultato elettorale di questa sera è soprattutto la sconfitta del presidente Emmanuel Macron, è lo scacco elettorale e morale della “macronia”».
e Pen, opposizione ferma ma responsabil
«Faremo una opposizione ferma, senza connivenze, ma anche una opposizione responsabile e costruttutiva» ha detto la leader del Rassemblemnt National, Marine Le Pen.
Sconfitti i fedelissimi
La premier francese, Elisabeth Borne, è stata eletta deputata all’Assemblea Nazionale nella sua circoscrizione del Calvados. Non dovrà dunque dimettersi, come prevede la prassi. Diversi alleati vicini al presidente francese Emmanuel Macron invece risultano sconfitti. La ministra della Salute, Brigitte Bourguignon, è stata sconfitta nel Pas-de-Calais da Christine Engrand, candidata della formazione di estrema destra Rassemblement national di Marine Le Pen, e dovrà dunque lasciare il governo. Battuto anche il presidente del gruppo LREM di Macron, Christophe Castaner, che nelle Alpes-de-Haute-Provence dovrà cedere il posto al rivale di Nupes Léo Walter. E battuto anche il presidente dell’Assemblea nazionale, Richard Ferrand, sconfitto dall’avversaria di Nupes Mélanie Thomin nel Finistère. Ha annunciato invece la sua vittoria contro la Nupes il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin.
(da agenzie)
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