Giugno 21st, 2022 Riccardo Fucile
“LA GUERRA NON E’ UNO SHOW MEDIATICO E ALCUNI DIRIGENTI HANNO RISCHIATO DI INDEBOLIRE L’ITALIA”… “NON CI SARA’ SPAZIO PER L’ODIO, PER POPULISMI, SOVRANISMI”
Da Sergio Battelli a Laura Castelli, da Primo Di Nicola a Carla Ruocco, passando per Francesco D’Uva, Simone Valente, Daniele Del Grosso, Simona Nocerino, Vincenzo Presutto e tanti altri.
Ad attendere il ministro degli Esteri Luigi Di Maio nella sala convegni dell’Hotel Bernini Bristol di Roma ci sono molti degli oltre sessanta parlamentari che hanno scelto di abbandonare il Movimento per aderire a ‘Insieme per il futuro’, la nuova formazione parlamentare del ministro degli Esteri.
Parte dal governo, Luigi Di Maio. Dice che si è rafforzato, dopo la risoluzione di oggi sugli aiuti all’Ucraina. E che lo scontro nel Movimento è stato alimentato per motivi mediatici.
“Dovevamo scegliere da che parte stare della storia. I dirigenti del Movimento hanno rischiato di indebolire l’Italia, di mettere in difficoltà il governo per ragioni legati alla propria crisi di consenso. La guerra non è uno show mediatico, è da irresponsabili picconare il governo. Grazie al Movimento per quello che ha fatto per me, ma da oggi inizia una nuova strada”.
“Una scelta sofferta che mai avrei immaginato di dover fare» ma «non ci sarà spazio per l’odio, per populismi, sovranismi. I primi interlocutori saranno i nostri sindaci». «Quella di oggi è stata una giornata molto importante, al Senato è stata votata la risoluzione che rafforza il governo e il presidente Draghi che andrà al prossimo consiglio europeo con il forte sostegno delle forze politiche che sostengono l’Esecutivo. Dopo settimane di ambiguità, turbolenze e attacchi oggi siamo arrivati a un voto netto». La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’ambiguità del M5S in politica estera: «Dovevamo necessariamente scegliere da che parte stare della storia, con l’Ucraina aggredita o la Russia aggressore. Le posizioni di alcuni dirigenti del M5s hanno rischiato di indebolire il nostro Paese» ha continuato Di Maio. «Nessuno ha intenzione di creare una forza politica personale, ci mettiamo in cammino. Partendo dagli amministratori locali. Dovrà essere un’onda con al centro le esigenze territoriali».
Quindi l’annuncio, ormai scontato. “Lascio il Movimento, è una scelta sofferta che non avrei mai pensato di fare”.
E poi la rottura, anche nel linguaggio: “Da oggi inizia un nuovo percorso. Per costruire un futuro servono soluzioni e idee realizzabili. Per avere un modello vincente da nord a sud abbiamo bisogno di aggregare le migliori capacità e talenti. Perché uno non vale uno”.
E poi l’ultima stoccata: “Da domani il Movimento non è più la prima forza politica in Parlamento”
(da agenzie)
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Giugno 21st, 2022 Riccardo Fucile
NEGLI STATI UNITI CI SONO STATI 9 MILA VOLI IN RITARDO E 4.500 CANCELLAZIONI IN UN SOLO GIORNO … LE AZIENDE HANNO FATTO MALE I CONTI: DURANTE LA PANDEMIA HANNO RIDOTTO IL PERSONALE E NON SI ASPETTAVANO UNA RIPRESA DEI VIAGGI COSÌ VELOCE
Marie ha 56 anni e lavora all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi come addetta alla sicurezza dei bagagli. Guadagna 1.800 euro al mese e la mancanza di personale ha trasformato i turni di lavoro in tour de force.
«Ci sono giovani che arrivano, lavorano un po’ e poi se ne vanno sbattendo la porta: guadagnate come una cassiera di un super mercato per un lavoro che ha un alto livello di responsabilità», ci dicono. Un amico di Marie, al quale lei aveva suggerito di fare domanda in aeroporto perché «da noi un posto lo trovi, siamo sempre meno», ha ceduto dopo qualche mese.
«Meglio imballare ad Amazon che fare controlli di sicurezza a Orly», ha raccontato alla Reuters. L’aeroporto di Parigi è in buona compagnia quanto a difficoltà nel far fronte alla mancanza di personale, problemi infrastrutturali e passeggeri che lamentano alti costi dei biglietti e dei servizi di terra.
Allo scalo di Amsterdam è record di posizioni libere. La dirigenza dell’aeroporto di Schiphol ha provato a dare un bonus estivo di 5,25 euro l’ora ai 15mila addetti ai bagagli, ai trasporti, alla pulizia e alla sicurezza.
Negli Stati Uniti sta andando in archivio uno dei weekend lunghi (per la festa del Juneteeth) che ha visto il record di passeggeri sposarsi a un picco di ritardi e di cancellazioni.
Dai varchi di sicurezza negli scali americani solo venerdì sono transitate oltre 2,4 milioni di persone, mai così tante. Peccato però che in una combinazione perfetta, fra cattivo tempo, carenza di personale e problemi infrastrutturali, le compagnie aeree siano state costrette a ritardare 9mila voli e a cancellarne quasi 4.500 in appena tre giorni.
Questo weekend doveva essere un test in vista del 4 luglio e dell’avvio ufficiale della stagione estiva e delle vacanze. Ed è stato un flop. I nodi post pandemia sono arrivati al pettine in un attimo.
Il segretario ai Trasporti, Pete Buttigieg, giovedì aveva convocato i Ceo delle compagnie aeree trasferendogli la sua preoccupazione. La risposta oltre alle cancellazioni di migliaia di voli (compreso quello di Buttigieg da New York e Washington) è stata il taglio preventivo di migliaia di tratte nei mesi estivi per evitare disagi e ritardi. La Southwest Airlines ha tolto dai suoi piani 20mila voli, la Delta ne ha tolti 100 al giorno fra il primo luglio e il 7 agosto.
I sindacati sono partiti all’attacco: «Le aziende – l’accusa che muovono – non hanno voluto rimpiazzare chi si è licenziato e chi è andato in pensione». Durante la pandemia il comparto ha perso 2,3 milioni di posti di lavoro a livello globale. Così oggi, a due anni abbondanti dall’inizio del Covid, le compagnie aeree si trovano senza piloti, con pochi steward e a far fronte a una “voglia di volare” da parte degli americani (e degli europei) che non ha uguali.
È un problema globale che i Ceo delle compagnie stanno affrontando nel vertice della Iata a Doha. Dove non mancano accuse a chi gestisce gli scali e ai governi per la gestione del Covid.
Le compagnie rinfacciano – per bocca del loro presidente Willie Walsh – ai vari governi di aver inutilmente chiuso i confini e di aver mandato in frantumi la supply chain e distrutto posti di lavoro.
Quest’anno le compagnie aeree comunque vedranno ridotte le loro perdite anche se l’inflazione sui prezzi dell’energia renderà ancora più complicata la crescita. Il ceo della United Airlines, per esempio, ha stimato in 12 miliardi di dollari il costo del carburante se gli attuali livelli di prezzo resteranno intatti.
Lo scontro con i gestori degli scali è sui servizi a terra, sulla manutenzione delle piste di atterraggio, sulla gestione della logistica. E il malcontento a ogni livello cresce. Fra i passeggeri in fila ad attendere notizie su un volo in ritardo; fra il personale di terra costretto a turni massacranti; e fra le compagnie aeree incapaci di far volare a pieno regime le loro flotte.
Tempesta perfetta in un inizio d’estate complicato e segnato da scioperi in serie, da Londra a Francoforte, da Roma ad Amsterdam sino a Parigi dove il due luglio incroceranno le braccia gli addetti ai servizi di terra.
(da La Stampa)
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Giugno 21st, 2022 Riccardo Fucile
VARIANTE OMICRON 5 DILAGA: SERVIREBBERO LE VECCHIE PRECAUZIONI, A PARTIRE DALLE MASCHERINE. MA DOPO IL LIBERI TUTTI DEL GOVERNO, GLI ITALIANI SE NE FREGANO
Il Covid non va affatto in vacanza. L’aumento dei nuovi contagiati (ieri altri 16.571), ma soprattutto l’incremento dei posti letto occupati nei reparti Covid ordinari (ieri +187; domenica +67), non fa stare tranquilli.
Gli ultimi dati del ministero della Salute mettono nero su bianco quello che ormai si sperimenta ovunque: intere famiglie con la febbre, e se in casa c’è una persona fragile oppure anziani, non è infrequente la corsa al pronto soccorso.
Ieri sono finite in terapia intensiva altre 10 persone (il giorno prima 12). I nuovi contagiati sono stati individuati, in realtà, con soli 79.375 tamponi, ossia 80.836 in meno rispetto a quelli del giorno prima; il tasso di positività sale così dal 19,1% di domenica, al 20,9%. Tra le regioni con più casi positivi, il Lazio (+2.634), poi la Lombardia (+1.920), l’Emilia-Romagna (+1.725) e la Sicilia (+1.551).
Eppure, nonostante la febbre o altri sintomi del Covid, pur di non rinunciare alle vacanze molti italiani non comunicano la positività. «Dopo un periodo di calo, stiamo vedendo un nuovo aumento di tamponi Covid effettuati in farmacia. Ma soprattutto un aumento molto considerevole dei test fai da te – segnala il segretario di Federfarma, Roberto Tobia – ma questi test non permettono di avere una percezione della circolazione reale del virus in questa nuova ondata.
Possiamo supporre che i positivi in totale siano in realtà attualmente circa un milione, considerando che l’esito positivo del test di autodiagnosi spesso non è comunicato dai cittadini».
FASE ESPONENZIALE
Difficile calcolare l’effettiva portata dell’epidemia. Stando però ai dati ufficiali, la percentuale dei positivi ai test molecolari è al 12% circa, più del doppio rispetto a 2 settimane fa (era al 5%).
È presto per dire se siamo in una fase esponenziale – spiega Giovanni Sebastiani del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) – per ora la crescita è accelerata e serviranno altre due settimane per quantificare meglio questo andamento. L’incremento più marcato della percentuale dei positivi ai test molecolari è in tre regioni: Umbria, Marche e Toscana».
A complicare la situazione, come ricorda Fabrizio Pregliasco, ricercatore di Igiene generale e applicata dell’Università degli Studi di Milano, è la «elevatissima contagiosità della variante Omicron 5, ben superiore a morbillo e varicella». Ma anche la sua patogenicità, visto che «Omicron 5 è quattro volte tanto un’influenza forte».
La prudenza è dunque fondamentale. «Siamo di fronte a un virus che ancora non ha trovato una sua stabilizzazione, continua a mutare – mette in guardia Massimo Andreoni, direttore di Malattie infettive del Policlinico Tor Vergata di Roma – quindi dobbiamo ancora stare molto attenti». E, purtroppo, con la circolazione epidemica attuale è del tutto prevedibile una nuova crisi.
«Dal punto di vista clinico – rimarca Pier Luigi Lopalco, ordinario di Igiene all’Università del Salento – sembrerebbe una forma del tutto sovrapponibile alle altre varianti di Omicron. Essendo una nuova variante che rimpiazzerà le precedenti, ha la capacità di infettare persone che hanno già avuto l’infezione.
Ricordiamo che un aumento dei casi si è già osservato in altri Paesi europei. Ci aspettiamo in parallelo un incremento anche dei ricoveri».
Per fermare il virus servirebbero le usuali misure di precauzione. «Non essendo più la mascherina obbligatoria nelle attività in cui c’è maggior affollamento – osserva Claudio Mastroianni, direttore di Malattie infettive del Policlinico Umberto I di Roma – potrebbe esserci ora un rischio importante di un’impennata di casi. Ecco perché è fondamentale invogliare alla quarta dose anziani e persone fragili per evitare che, in caso di contagio, finiscano in ospedale».
(da agenzie)
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Giugno 21st, 2022 Riccardo Fucile
OBIETTIVO CREARE UN “GRANDE CENTRO” DOVE FAR CONFLUIRE FORZE DI SINISTRA, COSI’ COME PARLAMENTARI DI CENTRODESTRA, AMMINISTRATORI LOCALI E LISTE CIVICHE
Non un partito personale, ma uno strappo in vista delle elezioni del 2023, con l’obiettivo di portare avanti l’agenda Draghi.
La rottura del ministro degli Esteri Luigi Di Maio con il M5s, e la creazione del gruppo parlamentare Insieme per il futuro, mirerebbe alla nascita di un “grande centro”, in grado di far confluire forze di sinistra, così come deputati e senatori dei gruppi di centrodestra, secondo quanto riferito da parlamentari vicini al ministro degli Esteri, che contano di poter coinvolgere almeno 45 parlamentari.
La rottura del ministro degli Esteri guarderebbe dunque al 2023 e punterebbe alla formazione di una forza più radicata dai territori, in cui confluirebbero non solo parlamentari, ma anche liste civiche e amministratori locali. Tra questi anche il sindaco di Milano, Beppe Sala, considerato tra i possibili interlocutori di questa nuova forza centrista, assieme al sindaco di Genova Marco Bucci, ma anche all’ex candidato alla guida del comune di Torino Paolo Damilano – dopo la rottura con la Lega di Matteo Salvini – il governatore della Liguria Giovanni Toti e altri.
«I valori fondanti del M5s restano e ce li portiamo con noi», assicurano fonti vicine a Di Maio. Ma la querelle con l’ex premier Giuseppe Conte, così come con l’intero M5s, non si è ancora esaurita. In una bolla di reciproci sospetti, infatti, secondo i fedelissimi di Di Maio, anche l’ex premier starebbe “tramando” qualcosa, dati i ripetuti attacchi del presidente del M5s contro il governo. «Sta lavorando a un appoggio esterno», è il sospetto che aleggia tra i vicinissimi al titolare della Farnesina.
(da agenzie)
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Giugno 21st, 2022 Riccardo Fucile
ECCO TUTTI I NOMI
A Montecitorio si stanno raccogliendo le firme dei deputati che si riconoscono come vicini al ministro per la costituzione di un gruppo parlamentare autonomo alla Camera. L’iniziativa sarebbe annunciata tra oggi e domani. Per costituire un gruppo a Montecitorio servono 20 deputati in base al regolamento. E sono già 46 le firme tra Camera e Senato per la formazione dei due gruppi di Camera e Senato che saranno guidati da Luigi Di Maio, dopo la scissione del Movimento 5Stelle.
È quanto apprende LaPresse dai dimaiani impegnati in queste ore al completamento delle liste.
I deputati pronti a dire addio al leader del M5S Giuseppe Conte, sarebbero Gianluca Vacca, Sergio Battelli, Alberto Manca, Caterina Licatini, Luigi Iovino, Andrea Caso, Davide Serritella, Daniele Del Grosso, Paola Deiana, Filippo Gallinella, Francesco D’Uva, Vincenzo Spadafora, Iolanda Di Stasio, Cosimo Adelizzi, Carla Ruocco, Marialuisa Faro, Vittoria Casa, Gianluca Rizzo, Mattia Fantinati, Generoso Maraia, Patrizia Terzoni, Pasquale Maione, Giovanni Luca Aresta, Maria Pallini, Andrea Giarrizzo, Chiara Gagnarli, Nicola Grimaldi, Luciano Cillis, Elisabetta Barbuto, Anna Macina, Marianna Iorio, Luca Frusone, Giuseppe D’Ippolito, Silvana Nappi ed Emanuele Scagliusi.
Tra i senatori invece ci sarebbero i nomi di Emiliano Fenu, Fabrizio Trentacoste, Daniela Donno e Antonella Campagna, oltre a quelli di Vincenzo Presutto, Primo Di Nicola, Sergio Vaccaro e Simona Nocerino. Per quanto riguarda il governo a dire addio al Movimento, sarebbero Laura Castelli (MEF), Anna Macina (Giustizia) e Dalila Nesci (Sud).
“Insieme per il futuro”
ll possibile gruppo costitutivo (si chiamerà “Insieme per il futuro”) che punta alla scissione all’interno del Movimento 5 stelle “attrae” anche al centro. Il ministro degli Esteri, a quanto apprende l’Adnkronos, non pesca solo nel bacino dei Cinque Stelle ma anche tra le fila di “Coraggio Italia”. R
accontano, infatti, che il deputato Antonio Lombardo sia molto interessato al progetto politico dimaiano e sia fortemente tentato di lasciare il gruppo parlamentare guidato da Marco Marin che fa capo a Luigi Brugnaro. Interpellato in proposito, Lombardo non commenta i boatos. Dopo l’uscita nei giorni scorso della Vietina, allo stato, se anche Lombardo dovesse lasciare il partito fondato dal sindaco di Venezia, Coraggio Italia si ritroverebbe con 18 parlamentari, ovvero al di sotto di quota 20, prevista per costituire un gruppo autonomo.
Intanto alle 15 in punto ha parlato al Senato il premier Mario Draghi. E a chi gli chiedeva se fosse preoccupato per le sorti del governo ha risposto: «No». E a chi gli ha chiesto se fosse soddisfatto del voto sulle sue comunicazioni da parte dell’Aula di Palazzo Madama, Draghi ha risposto annuendo. Sottolineando, infine, con una stoccata a Putin e alla Russia che «i crimini di guerra vanno puniti». Aggiungendo: «La strategia dell’Italia –scandisce Mario Draghi in Aula – si muove su due fronti: sosteniamo l’Ucraina e le sanzioni alla Russia affinché Mosca accetti di sedersi al tavolo» per la pace. «Solo una pace concordata – dice -e non subita può essere duratura», afferma il premier. «Una sottomissione violenta porta al prolungamento del conflitto», osserva il premier. «Ho constatato la determinazione degli ucraini. Noi intendiamo sostenere l’Ucraina». E spiega: «Le sanzioni alla Russia funzionano. Il tempo sta rivelando che queste misure sono sempre più efficaci. Ma i canali diplomatici rimangono aperti» per una pace «nei termini che sosterrà l’Ucraina». Quindi, il passaggio sull’Ucraina e la conclusione dell’intervento: «L’Italia continuerà a lavorare con l’Ue e i nostri partner del G7 per sostenere l’Ucraina, ricercare la pace, superare questa crisi. Questo è il mandato che il governo ha ricevuto dal Parlamento, da voi. Questa è la guida per la nostra azione, grazie».
(da agenzie)
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Giugno 21st, 2022 Riccardo Fucile
“HA FATTO UNA POLITICA TROPPO FAVOREVOLE AI RICCHI E POCO ATTENTA AI MENO FORTUNATI. E POI COLPEVOLIZZA I CITTADINI PARLANDO DEL DEFICIT PUBBLICO E DELLA RIFORMA DELLE PENSIONI, QUANDO LE GRANDI AZIENDE FRANCESI QUOTATE FANNO UTILI RECORD E LE COMPAGNIE ENERGETICHE REGISTRANO GUADAGNI STRAORDINARI MENTRE I CITTADINI FATICANO A FARE IL PIENO DI BENZINA”
«Quando si detiene per troppo tempo un potere eccessivo si diventa sordi e ciechi. Macron per cinque anni ha esercitato un potere totale. Conquistato secondo le regole e tramite elezioni democratiche, ci mancherebbe, ma questo sistema ha mostrato tutte le sue mancanze. Negando a Macron la maggioranza assoluta, i francesi hanno sacrificato un po’ di governabilità per avere più democrazia. E io penso che sia un bene».
Ségolène Royal, già candidata presidenziale socialista nel 2007, più volte ministra e deputata, è stata la prima a invocare l’unione della sinistra dietro Mélenchon, già in occasione del voto per l’Eliseo.
C’è una forma di soddisfazione personale?
«Non lo nego. Ho sempre pensato che l’unione della sinistra fosse la strada da percorrere, e che Mélenchon fosse l’uomo più forte in grado di realizzarla. Poi, certo, sono anche preoccupata per il blocco attuale, ma una soluzione verrà trovata».
Ritorno del Parlamento?
«Lo spero. È sbagliato dare tutti i poteri a una persona solo per non doversi preoccupare di cercare compromessi e alleanze. La politica è anche questo, mediazione, ricerca di intese. Questa situazione inedita per la Francia potrebbe farle bene. L’Assemblea nazionale torna ad avere un ruolo, mentre prima serviva solo per ratificare le decisioni di Macron».
Perché dice che Macron era diventato sordo e cieco?
«Basta guardare chi ha nominato come primo ministro: Elisabeth Borne, che era la ministra dei Trasporti all’origine della carbon tax che fece scoppiare la rivolta dei gilet gialli. La Francia è stata scossa da una protesta enorme, lei si rifiutava di ritirare quella tassa ingiusta, e comunque adesso è diventata premier. Significa che Macron ha perso il contatto con il Paese, troppo potere fa male».
Queste elezioni sono una svolta?
«Penso di sì, perché al di là della maggioranza che verrà trovata i francesi hanno chiarito che non ne possono più di decisioni tecnocratiche. Vogliono una politica più umanista, pensata per le generazioni future. Più ecologia, più tutela dei servizi pubblici, che sono il patrimonio di chi non ne ha».
Macron ha pagato anche il progetto di portare l’età della pensione a 65 anni?
«Credo che abbia perso così tanti seggi perché negli ultimi cinque anni ha fatto una politica troppo liberale, troppo favorevole ai ricchi e poco attenta ai meno fortunati. E di nuovo colpevolizza i cittadini comuni parlando del deficit pubblico e della riforma delle pensioni, quando le grandi aziende francesi quotate in Borsa fanno utili record e le compagnie energetiche registrano guadagni straordinari mentre i cittadini faticano a fare il pieno di benzina. È un modello economico che non funziona più».
Oltre ai tanti seggi della Nupes di Mélenchon e alla erosione della coalizione governativa, l’altro elemento è l’ingresso in massa dei deputati lepenisti.
«E anche qui Macron ha una responsabilità. Prima, alle presidenziali, ha chiesto i voti dell’estrema sinistra per fare sbarramento contro Marine Le Pen e conquistare l’Eliseo. Poi, alle legislative, temendo che Mélenchon avanzasse troppo, ha equiparato estrema sinistra e estrema destra. Così ha legittimato i lepenisti, che infatti hanno ottenuto un grande successo».
Ora che cosa succederà?
«A inizio luglio ci sarà la prima mozione di censura, vedremo se il governo cadrà o se troverà qualche alleanza. Intanto, mi rallegro che il Parlamento sia rinato, anche grazie a nuovi deputati come la donna delle pulizie Rachel Kéké».
(da il Corriere della Sera)
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Giugno 21st, 2022 Riccardo Fucile
MOLTI DI QUESTI ASSET SONO RICONDUCIBILI A “BANK ROSSIYA-2, LA BANCA CHE IL TESORO AMERICANO DEFINISCE TESTUALMENTE “LA BANCA PERSONALE DI PUTIN”
Una serie di società, palazzi, ville, yacht – in tutti questi anni di volta in volta offerti all’uso personale di Vladimir Putin da oligarchi o suoi amici d’infanzia – sono adesso collegati tra loro dall’utilizzo della stessa infrastruttura online, un dominio web (LLCInvest.ru) che non è disponibile sul mercato, quindi utilizzabile solo da parte di una organizzazione che vi ha accesso.
Nel network i dirigenti di queste società e questi asset – molti dei quali riconducibili in ultima analisi a Bank Rossiya, la banca che il Tesoro americano definisce testualmente «la banca personale di Putin» – discutono di mosse comuni, coordinano operazioni fiscali e finanziarie, decidono insieme come gestire un mega yacht, in quale rimessaggio andare, o chi deve ristrutturare e come un palazzo.
È una delle nuove scoperte di un consorzio internazionale di numerosi giornalisti, Occrp in Europa e Meduza in lingua russa, che hanno avuto accesso ad alcune mail leakate da un’azienda di servizi internet, Moskomsvyaz, strettamente collegata a Bank Rossiya.
L’azienda non opera per privati cittadini, ma lo studio di questa notevole tranche di mail ha connesso (almeno) 86 società e entità no profit che controllano un tesoro di (almeno) 4,5 miliardi di dollari.
Questo network è incaricato di gestire, e celare, proprietà rilevantissime. Alcune erano note, per esempio il celebre «Palazzo di Putin» sul Mar Nero, a Gelendzhik, ma non si sapeva che fossero collegate tra loro. Per esempio nel newtork c’è una villa a nord di San Pietroburgo, che sul luogo tutti chiamano «La Dacia di Putin», che era di proprietà di Oleg Rudnov, amico d’infanzia di Putin, ed ereditata dal figlio di lui Sergey, attraverso una società chiamata North. Rudnov utilizza gli indirizzi e-mail di LLCinvest.ru.
O come per esempio il resort sciistico Igora, nell’oblast di Leningrado, dove la figlia di Putin Katherina Tikhonova si sposò nel 2013 con Kirilll Shamalov, personaggi che abbiamo già incontrato e intestatari di pezzi del tesoro putiniano.
Questo resort – progettato in mattoni da un grande architetto finlandese a inizio novecento – appartiene a una società russa, Ozon, di cui è maggior azionista Yuri Kovalchuk, appunto presidente di Bank Rossiya (e anche di CTC, il colosso dei media che impiega come co-presidente Alina Kabaeva, l’attuale compagna di Putin). La società madre di Ozon usa anch’ essa l’account mail LLCInvest.ru. Che, ripetiamolo, non è disponibile sul mercato. La proprietà è ricondotta anche qui a Yuri Kovalchuk e suo figlio Boris.
Nel leaks c’è un affascinante edificio rivestito in legno a nord di Pietroburgo, noto come «La Capanna del pescatore»: viene fuori che tre società, collegate nel dominio LLCInvest.ru, possiedono i terreni circostanti, e una quarta ha gestito la costruzione della «Capanna». Questa società – di cui La Stampa vi raccontò in anteprima – si chiama Revival of Maritime Traditions, ed è una delle quattro società che il Tesoro americano ha direttamente collegato a Putin, ordinando il sequestro di alcuni yacht ritenuti riconducibili a lui. La «Revival», che oggi è sotto sanzioni americane, possiede due dei diversi yacht putiniani, lo Shellest e il Nega.
Il Dipartimento del Tesoro scrive che Putin utilizza lo yacht Nega per viaggiare nel nord della Russia, e invece lo Shellest si muove ciclicamente davanti a dove? Al «palazzo di Putin». Quello di Gelendzhik. Un terzo yacht, Aldoga, è nel network LLCIinvest ma risulta di una società (Pulse) di proprietà di Svetlana Krivonogikh, ritenuta l’ex amante di Putin, e azionista di minoranza di quale banca? Rossiya, ovviamente.
Gli yacht delle società LLCInvest trascorrono spesso l’inverno in un deposito per yacht vicino alla città finlandese di Kotka (la stessa dove è appena stato trovato il presunto yacht di Dmitry Medvedev, «Fotinia»). Il deposito è gestito da un altro amico di Putin, Dmitry Gorelov, che sarebbe connesso alla costruzione del Palazzo sul Mar Nero dall’inchiesta Navalny.
Se sono coincidenze, sono strabilianti e miracolose. Se ha ragione il vecchio whistleblower russo Sergey Kolesnikov, una vasta famiglia si trova collegata in un network online in cui tornano sempre gli stessi nomi. Per esempio Ghennady Timchenko e Petr Kolbin, amici di gioventù di Putin, entrambi oggi plurisanzionati, che gestiscono alcune società dotate di un po’ di cash (700 milioni di dollari, per le prime necessità, forse). Tra le società che usano il dominio, una delle più pubbliche è Russair, che gestisce alcuni degli aerei Falcon su cui hanno volato persone legate all’entourage presidenziale.
Tra cui probabilmente Alina Kabaeva, la compagna del presidente russo. Il Cremlino nega e risponde che «il presidente della Federazione Russa non è collegato o affiliato in alcun modo con i beni e le organizzazioni menzionati». Bank Rossiya non risponde. Nessuno dei dirigenti nei leaks risponde alle domande inviate dal Consorzio di giornalisti. Tranne uno. Che spiega tutte queste coincidenze così: «Sono un dipendente umile e mi faccio gli affari miei. Io firmo solo documenti. Se la mia azienda facesse parte di una grande holding, non lo saprei». Parole sagge, visto cosa succede a certi dirigenti russi.
(da la Stampa)
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Giugno 21st, 2022 Riccardo Fucile
IL SOLITO DOCUMENTO TAROCCATO PURE MALE DALLA PROPAGANDA CRIMINALE RUSSA
Il media filogovernativo russo Izvestia ha diffuso l’immagine – sgranata – di un documento attribuito al Ministero della Difesa ucraino, ma questo contiene diversi errori
Circola un presunto documento segreto nel quale il Presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, avrebbe ordinato la distruzione dei presunti documenti compromettenti che proverebbero l’esistenza dei biolaboratori che, secondo la narrazione diffusa dai filorussi, sarebbero gestiti in accordo con gli Stati Uniti per creare armi biologiche.
Non solo, viene citata anche la società Metabiota che viene associata a sua volta con Hunter Biden, figlio del Presidente degli Stati Uniti. A diffondere il documento è stato il sito filogovernativo russo Izvestia attraverso il proprio canale Telegram lo scorso 14 giugno 2022, ma risulta contenere diversi errori.
Per chi ha fretta
Il documento diffuso dal media filogovernativo russo Izvestia è molto sgranato e di pessima qualità, elementi che permettono di nascondere eventuali errori commessi dalla manipolazione di un programma di fotoritocco.
I riferimenti alle norme ucraine risultano sbagliati.
Il modo in cui vengono riportati gli indirizzi risulta scorretto e non corrispondente all’ucraino.
Non è la prima volta che vengono diffusi documenti contraffatti e tradotti dal russo all’ucraino, in malo modo come nel caso in esame.
Gli errori russi del documento
A verificare il documento sono stati i colleghi di Insider lo scorso 15 giugno 2022. Nella loro analisi, sono stati riscontrati diverse anomalie che riconducono a un documento inizialmente scritto in russo e poi tradotto in ucraino
In alto a destra viene riportata la dicitura «п.1.13ВДТ-2020», un riferimento a un’ordinanza pubblica del 2020 dei Servizi di sicurezza dell’Ucraina riguardo le informazioni che costituiscono segreto di Stato. Ciò che risulta anomalo è non esiste un paragrafo 1.13 nel documento.
Esiste un paragrafo 1.1.3, come evidenziato da Insider, ma questo riguarda i documenti relativi al comando e la gestione delle forze armate, non di istituzioni mediche.
Tra i principali errori c’è quello relativo all’indirizzo in alto a destra, dove la scritta «via» viene riportata con la parola «ул» e non con la versione ucraina «вул», come correttamente riportato nei documenti e nei siti ufficiali. Cercando l’indirizzo della sede dei Servizi di sicurezza dell’Ucraina («Служба безпеки України») possiamo notare questa differenza
Ulteriore anomalia è presente nell’indirizzo dei Servizi di sicurezza dell’Ucraina: la parola «sicurezza» («безпеки») è scritta in maiuscolo («Безпеки»), mentre questa viene riportata in minuscolo nei documenti ufficiali.
Conclusioni
Il documento diffuso dal media filogovernativo russo Izvestia, oltre ad essere estremamente di bassa qualità (impedendo l’individuazione di eventuali modifiche con un programma di fotoritocco), presenta diversi errori che indicano come lo stesso sia stato tradotto dal russo all’ucraino. I riferimenti alle norme ucraine, inoltre, risultano sbagliati per il tipo di documento e le presunte intenzioni.
(da Open)
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Giugno 21st, 2022 Riccardo Fucile
QUEL POPOLO A CUI LUI E GLI ALTRI DELINQUENTI DEL CREMILO HANNO FOTTUTO MILIARDI
Margarita Simonyan, direttrice di Russia Today e principale megafono della propaganda del Cremlino, è tornata a parlare della guerra in corso tra Russia e Ucraina.
Invitata a un programma televisivo in seguito a un incontro «segreto» con il presidente russo Vladimir Putin, la giornalista, incalzata sull’esito del colloquio, rilascia qualche «indiscrezione».
Prima di tutto, rivela di aver espresso al presidente la sua impazienza nell’ottenere una vittoria nel Donbass e distruggere i centri decisionali della regione. Ma, sottolinea la giornalista, «non vogliamo trasformare questi luoghi nella prossima Stalingrado, perché lì c’è la nostra gente, le nostre future città».
La giornalista poi spiega di aver visto il video di un soldato ucraino catturato e arresosi alle forze russe, dalla faccia «totalmente russa».
Il ragazzo racconta di essersi arruolato perché costretto dalla leva obbligatoria e Simonyan prende ad esempio la sua esperienza per portare avanti la sua tesi: «Dobbiamo capire che non tutti loro sono liberi. Ci sono numerosi nazisti e persone indottrinate, con cui non c’è molto da fare, se non ucciderli. A questo ragazzo non interessava vivere o morire. Non combatteva con alcun sentimento patriottico, perché sa perfettamente che non stava difendendo la sua madre patria, bensì gli interessi di qualcun altro», spiega.
«È ovvio per tutti che non c’è nessuna guerra tra Russia e Ucraina. E non c’è nemmeno un’operazione speciale nei confronti delle forze armate ucraine – sostiene Simonyan -. C’è una guerra civile: una parte di popolazione russofoba, antirussa nello stesso senso in cui i fascisti erano antisemiti, sta distruggendo un’altra parte del suo stesso popolo. La Russia sta solo aiutando una di queste due parti belligeranti. Perché questa in particolare? Perché sono russi, ovviamente. È la nostra gente. Dall’altra ci sono solo antirussi. Questo è tutto».
Presente anche al Petersburg Economic Forum, la direttrice di Russia Today non ha perso l’occasione di esprimere un altro commento sulla guerra in corso, entrando questa volta ancora più nel vivo delle questioni strategiche. «Inizierà una carestia e loro toglieranno le sanzioni e diventeranno amici con noi, perché realizzeranno che è impossibile non essere nostri amici», ha detto quasi divertita Simonyan, come a dire: siamo consapevoli di star usando l’ombra di una crisi alimentare e della fame come arma di guerra e ricatto, ma va bene così.
(da agenzie)
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