Giugno 22nd, 2022 Riccardo Fucile
“NON CI HANNO VOLUTO. E IL VENTO IN CITTÀ TENDE VERSO TOMMASI”… SE VINCE SBOARINA I TOSIANI AVRANNO DUE CONSIGLIERI, SE TRIONFA TOMMASI TRE
«Vuole sapere la verità? Domenica tanti tosiani avranno di meglio da fare. Andranno al mare o in montagna. L’estate è iniziata e questa storia in fondo non ci riguarda più». L’architetto Gian Arnaldo Caleffi fotografa così l’umore del popolo di Flavio Tosi, quel 23,88 per cento che domenica può fungere da ago della bilancia nel cruciale ballottaggio di Verona.
Da una parte Federico Sboarina, 51 anni, il sindaco uscente, sostenuto da Lega e Fratelli d’Italia, dall’altra Damiano Tommasi, 48 anni, l’ex centrocampista di Verona e Roma, che da civico di centrosinistra prova a fare la storia. Due Italie opposte. Caleffi è stato uno dei registi della campagna di Tosi.
Nella Prima Republica fu craxiano, poi passò in Forza Italia, alla vigilia del voto Tosi lo aveva indicato come assessore in caso di vittoria. Dice: «Flavio è stato chiaro, l’altra sera: Tommasi non lo possiamo votare, perché siamo di centrodestra, ma non ha nemmeno detto che bisogna scegliere Sboarina. Avevamo chiesto l’apparentamento. Non ci hanno voluto».
Né con Sboarina, né con Tommasi, insomma. E il vento in città da che lato gira?, gli chiediamo. «Direi che tende verso Tommasi. Anche in ambienti insospettabili, ma come diceva Flaiano l’italiano è uno specialista nel correre in soccorso al vincitore».
Verona si stropiccia nell’afa di questa prima giornata d’estate. I tosiani quindi andranno al mare.
«Tosi ha tutto l’interesse che vinca Tommasi», ragiona Nadir Welponer, che a 73 anni esprime la coscienza della sinistra operaia. Conosce la città nelle sue pieghe più profonde, «Verona è moderata e radicale allo stesso tempo», sfata i luoghi comuni. «E Tommasi è radicale », aggiunge subito. «Ho sempre sostenuto che dovesse presentarsi come autonomo», precisa.
Welponer iniziò come operaio metalmeccanico alle Fonderie Biasi, poi l’incontro col Pci, la politica sempre all’opposizione, da consigliere comunale fu implacabile nel denunciare gli scandali di Tangentopoli, che mise in ginocchio la vecchia classe dirigente dorotea e socialista. «Tosi vuol dimostrare che senza di lui il centrodestra non vince. Sta già pensando alla candidatura alle prossime politiche con Forza Italia. Del resto i rapporti umani con Sboarina sono disastrosi, come si può pensare che faccia vincere il sindaco uscente?».
Se ci fosse stato l’apparentamento Tosi avrebbe ottenuto quattro assessorati, pretendeva il posto di vicesindaco per la moglie, Patrizia Bisinella. E un ruolo anche per la sorella, si mormora in piazza Bra. Ora se vince Sboarina i tosiani avranno due consiglieri, se trionfa Tommasi tre.
Ma chi sono i tosiani? Ex leghisti, infatti la Lega ha preso solo il sei per cento. Cittadini ancora innamorati dall’ex sindaco decisionista. Pezzi del proletariato cittadino deluso dai partiti tradizionali. Renziani, subito passati con Tommasi però. Quel che resta dei berlusconiani, il Cavaliere qui aveva uno dei suoi feudi più prosperi.
Il calo dell’affluenza dovrebbe favorire Tommasi. Alberto Bozza, tosiano di Forza Italia, dice che «sul web gira un videomessaggio di Sboarina, che chiede ai nostri elettori e a quelli di Tosi di votarlo perché apparteniamo tutti alla grande famiglia del centrodestra. Peccato che solo fino a una settimana fa Sboarina sosteneva che il centrodestra era solo lui, mentre noi giocavamo in un’altra squadra».
Dov’ è la coerenza?, si domanda. Sboarina ha chiesto un confronto pubblico al suo rivale, accusato di anteporre i valori ai programmi.
Tommasi gli ha ricordato che un faccia a faccia ci sarà domani mattina, negli studi di TeleArena . «Forse non l’ha visto? Per il resto ho sempre partecipato ai confronti».
Tommasi batte la città palmo a palmo, quartiere per quartiere, dicono che gli imprenditori fanno la fila per parlargli. Ieri sera Sboarina in piazza San Zeno ha incontrato «tutte le donne» che lo sostengono «per condividere un momento speciale dedicato a voi».
La lettera anti gender del vescovo don Giuseppe Zenti – una chiara stoccata al centrosinistra – («la riscriverei, un vescovo ha il diritto di illuminare le coscienze», ha detto dopo le polemiche a Famiglia cristiana ), ha fatto arrabbiare molti preti di strada, ma in fin dei conti non dovrebbe poi spostare troppi voti. «Non bisogna cadere nella sua trappola», ammonisce Welponer. «Meglio un saggio silenzio, rifiutando un terreno così scivoloso e penoso».
Come finisce domenica, chiediamo al vecchio compagno Nadir? «Non esistono città impossibili da conquistare, ma solo assedi sbagliati», risponde. A Damiano Tommasi restano quattro giorni per completare l’impresa.
(da la Repubblica)
argomento: Politica | Commenta »
Giugno 22nd, 2022 Riccardo Fucile
LO STUDIO INPS: “NUMERO DELLE DOMANDE AMPIAMENTE AL DI SOTTO DI QUELLE ATTESE”
Lo si legge in uno studio di Inps e Upb presentato oggi secondo il quale il numero delle domande è “ampiamente al di sotto di quelle attese” e l’importo è “inferiore di circa 10 miliardi rispetto ai 33,5 stanziati dal DL 4/2019”.
Secondo lo studio nel complesso con le persone che hanno maturato i requisiti e che fanno domanda successivamente si potrà arrivare a fine 2025 a 450mila persone.
A ricorrere a ‘Quota 100’ sono stati soprattutto gli uomini con una percentuale del 69%, emerge dall’analisi.
Il rapporto tra anticipo effettivo e anticipo massimo (quello corrispondente all’utilizzo di ‘Quota 100’ non appena possibile) si colloca in media poco sopra il 90% per buona parte degli utilizzatori: mediamente l’anticipo rispetto al più vicino dei requisiti ordinari è di 2,3 anni.
L’anticipo ha inciso in maniera significativa sul valore dell’assegno: mediamente lo ha ridotto del 4,5% per anno di anticipo per i lavoratori autonomi, del 3,8% per i dipendenti privati e del 5,2% per i dipendenti pubblici. L’età media alla decorrenza si è attestata poco al di sopra di 63 anni, mentre l’anzianità media è di 39,6 anni.
Il pensionamento con ‘Quota 100’ è avvenuto prevalentemente a ridosso della maturazione dei requisiti: per chi ha maturato il diritto nel 2019 il take-up complessivo a fine 2021 è stato del 49%, per quanti hanno maturato i requisiti nel 2020 il tasso di adesione complessivo a fine 2021 è del 47% (suddivisibile in 41% realizzato nel 2020 e 10% nel 2021).
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Giugno 22nd, 2022 Riccardo Fucile
PER GLI INVESTITORI SIAMO LA PEGGIORE ECONOMIA DELL’EUROZONA
Il severissimo giudizio sullo stato di salute della nostra economia arriva dal vicedirettore del Financial Times, Patrick Jenkins, in un editoriale nel quale descrive le tre debolezze del sistema Italia nel far fronte alle perturbazioni create dalla guerra in Ucraina.
“Dopo la forte ripresa registrata l’anno scorso, l‘economia italiana stava già minacciando di ritornare ai suoi abituali livelli anemici, anche senza la guerra in Ucraina e nonostante i quasi 200 miliardi di euro del fondo per la ripresa dalla Ue”, scrive Jenkins.
Il secondo problema evidenziato è l’alto indebitamento, che l’anno scorso era al 151% del Pil, ha innescato la paura degli investitori per una “frammentazione” dell’integrità del blocco euro mentre la Bce cerca di “stringere i cordoni della borsa e gli Stati li allargano” per limitare i danni del rialzo dell’energia sui consumatori.
Infine, Jenkins scrive che “le banche italiane possono diventare parte del problema” perché sono più esposte di altre rispetto al conflitto in Ucraina e al sentimento negativo dei mercati rispetto al debito pubblico del Paese.
L’unica nota positiva, secondo il Financial Times, è Mario Draghi, che data la sua credibilità “è una fonte di stabilità nel sistema politico italiano”. Ma se lascia il suo incarico di premier, osserva il foglio britannico, gli investitori avranno “ulteriori ragioni per guardare negativamente alle prospettive” dell’Italia e le sue banche, conclude Jenkins.
Non la pensa allo stesso modo il settimanale L’Espresso, che nel numero in edicola sfoggia una copertina con un ritratto di Draghi (firmato dall’illustratore di Propaganda Live, Makkox) e l’efficace titolo “RePovery”. Nel pezzo principale, Vittorio Malagutti spiega come “l’effetto Draghi” non basti più: “L’incantesimo si è rotto giovedì 9 giugno, quando la presidente Christine Lagarde ha annunciato il cambio di rotta della Bce”.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Giugno 22nd, 2022 Riccardo Fucile
L’ANALISI DI “PAGELLA POLITICA” SMONTA LA TESI CHE DISINCENTIVI LA RICERCA DI LAVORO
Il ritornello stonato dei detrattori del Reddito di cittadinanza verte sulla correlazione tra posti vacanti e sussidio.
Lo rilanciano in coro gli imprenditori, specie con l’avvicinarsi della stagione estiva alla ricerca di manodopera, e i politici nemici della misura .
A smontare la tesi di chi sostiene che il Reddito di cittadinanza disincentivi la ricerca di lavoro, in particolare tra i più giovani, è anche Pagella Politica. Che mette assieme i numeri sulla misura.
I dati raccolti suggeriscono che una sparuta minoranza dei beneficiari percepisce ogni mese più di 800 euro, una cifra comunque lontana dagli stipendi comunemente considerati come accettabili.
E che la maggior parte dei beneficiari è difficilmente collocabile nel mercato del lavoro.
A maggio – secondo gli ultimi dati Inps – i nuclei beneficiari di Reddito di cittadinanza e Pensione di Cittadinanza sono stati 1,05 milioni in totale (934mila RdC e quasi 116mila PdC), con 2,25 milioni di persone coinvolte e un importo medio di 542 euro (575 euro per il RdC e 273 euro per la PdC).
Cifre dunque lontane da quelli assicurati in media a un lavoratore dipendente: secondo i dati del ministero dell’Economia, nel 2021 un lavoratore dipendente in Italia aveva infatti un reddito medio di circa 21 mila euro lordi, che si trasformano in circa 17 mila netti, ossia circa 1.400 euro mensili.
Si può obiettare che queste cifre sono medie e nascondono livelli diversi a seconda di come è composto il nucleo familiare.
In realtà, anche tenendo conto di questi fattori, le cifre percepite dai beneficiari restano distanti da quelle di salari comunemente considerati come accettabili.
L’importo medio dell’assegno varia infatti da un minimo di 447 euro per i nuclei costituiti da una sola persona a un massimo di 718 euro per le famiglie con cinque componenti.
I nuclei composti da una sola persona con il sussidio a maggio sono 490.201 pari al 46,66% del totale.
L’importo medio del Rdc va da un minimo di 584 euro per i nuclei composti da due persone a un massimo di 723
La distribuzione per aree geografiche vede 224mila famiglie con il sussidio nel Nord per 426mila persone coinvolte, 164mila nuclei per 317mila persone coinvolte al Centro e 662mila famiglie per 1,5 milioni di persone coinvolte nell’area Sud e Isole.
Per i nuclei con presenza di minori (oltre 329mila, con 1,19 milioni di persone coinvolte), l’importo medio mensile è di 669 euro, e va da un minimo di 584 euro per i nuclei composti da due persone a un massimo di 723 euro per quelli composti da cinque persone.
I nuclei con presenza di disabili sono quasi 170mila, con 380mila persone coinvolte. L’importo medio è di 470 euro, con un minimo di 368 euro per i nuclei composti da una sola persona e un massimo di 681 euro per quelli composti da cinque persone.
Concentrandoci dunque sui nuclei familiari formati da una sola persona, quelli spesso accusati di essere responsabili dei posti vacanti, bisogna rilevare come a prendere 780 euro, il massimo mensile per un single, è quindi una strettissima minoranza.
Quando si parla di Reddito di cittadinanza e lavoro, è fondamentale poi tenere in considerazione il profilo occupazionale dei beneficiari soggetti al Patto per il lavoro.
I dati più aggiornati dell’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal), aggiornati a fine dicembre 2021, dicono che circa il 20% dei percettori ha già un’occupazione.
Nel restante 80% circa disoccupato, più di un percettore su due non ha avuto un’esperienza lavorativa nei tre anni precedenti alla sottoscrizione del Patto per il lavoro.
Chi l’ha avuta, in oltre il 77% dei casi ha svolto un’occupazione della durata inferiore a un anno.
Nella fascia di età fino ai 29 anni quasi il 70% dei beneficiari senza occupazione è considerato “lontano dal mercato del lavoro”
Nella fascia di età fino ai 29 anni, quasi il 70% dei beneficiari senza occupazione è considerato “lontano dal mercato del lavoro”, ossia non ha avuto un lavoro nei tre anni precedenti.
Questa percentuale arriva a superare l’80% nella fascia di età sopra i 60 anni, un dato che, sempre secondo Anpal, “pone l’accento sulla formazione anche per contrastare eventuali processi di obsolescenza delle competenze e per favorire percorsi di aggiornamento o riqualificazione”.
Per quanto riguarda il livello di istruzione, più di un beneficiario su tre ha al massimo il diploma di terza media. Solo il 2,6% è laureato.
(da TPI)
argomento: Politica | Commenta »
Giugno 22nd, 2022 Riccardo Fucile
SUI MEDIA DI PROPAGANDA FILO-CREMLINO CONTE È DIVENTATO UN MEZZO EROE: “HA INSISTITO PER FERMARE L’INVIO DI ARMI”… GLI UCRAINI PLAUDONO A DI MAIO
“Ogni politico sceglie come entrare nei libri di storia mondiale. Un atto forte di Luigi Di Maio, un leader che comprende le sfide del tempo per l’Europa. La politica italiana è una questione di competenza solo dell’Italia. Ma siamo grati a tutti coloro che hanno scelto la parte del bene”. Lo scrive su Twitter Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il giorno dopo la rottura del ministro degli Esteri con i 5 Stelle motivata anche con la crisi in Ucraina.
Ovunque, dai giornali vicini al Cremlino alla stampa filo-ucraina, il divorzio pentastellato è raccontato in un solo modo: una crisi di politica estera.
Da una parte il Movimento contiano, barricadero e contrario all’invio di armi all’Ucraina. Dall’altra Di Maio l’atlantista e il suo gran rifiuto per difendere, parole sue dall’hotel Sina Bernini Bristol, “l’appartenenza all’area euroatlantica”.
Tass, la più grande agenzia stampa del governo russo: “Il ministro degli Esteri si attiene alla linea del governo guidato da Draghi sulla crisi in Ucraina che prevede, tra l’altro, l’invio di armi al Paese”. Il Movimento di Conte, invece, “ha insistito per fermare le spedizioni”.
L’agenzia non manca di ricordare come Conte abbia “proposto una risoluzione speciale” per impegnare l’Italia “a non continuare a fornire armi a Kiev, in quanto ciò potrebbe seriamente mettere a rischio la de-escalation nel conflitto”.
Novaya Gazeta, il giornale russo costretto all’esilio dove hanno scritto il Nobel Dmitry Muratov e la giornalista dissidente assassinata Anna Politokvskaja: se il titolare della Farnesina ha sbattuto la porta è perché ritiene che “Conte abbia minato gli sforzi del governo per sostenere l’Ucraina”.
È un continuo, anche sui quotidiani ucraini, che rilanciano la narrazione di uno scisma grillino dovuto a due posizioni opposte, inconciliabili sulla guerra russa. Di Maio ha salutato Conte e il Movimento perché “non sostenevano l’Ucraina”
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Giugno 22nd, 2022 Riccardo Fucile
“CALENDA E GIORGETTI? PERCHE’ NO”
Dopo giorni di trambusto, nella serata di ieri, martedì 21 giugno, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha ufficializzato la scissione dal Movimento 5 Stelle e lanciato il gruppo politico “Insieme per il futuro”, contando sul sostegno di 50 deputati. Tra questi c’è anche Francesco D’Uva, attuale Questore della Camera, che a TPI ha spiegato i motivi della separazione e la scelta di seguire il ministro Di Maio.
Cosa si è spezzato all’interno del Movimento?
Negli ultimi mesi si è visto più che mai quanto ci siano state due sensibilità fortemente diverse nel M5S: una più moderata, responsabile, e una che vuole guardare indietro a quando si era un po’ più “barricaderi“. Si è cercato di convivere ma non poteva più funzionare perché per noi – persone moderate, responsabili, atlantiste – era intollerabile stare in una forza politica che ammicca anche a mondi che a noi non interessano. Penso ai filo-putiniani, ai no-vax, noi non vogliamo accostarci a tutto questo. Penso all’endorsement dell’ambasciatore russo Sergey Razov su questo continuo distinguo da parte di alcune forze della maggioranza rispetto alla linea governativa. Quello che vogliamo fare è dare stabilità al governo per fare il bene del Paese.
Come valuta la leadership di Conte?
Personalmente da lui mi aspettavo un passaggio verso linee più moderate, se penso che è diventato popolare proprio come presidente del Consiglio che è riuscito a tenere unito il Paese in maniera anche egregia, mi dispiace che alla guida del Movimento abbia preferito guardare a posizioni più radicali e non moderate che poi sono quelle che hanno fatto la sua fortuna e la fortuna di tutta l’Italia in un momento difficile.
Crede che il Movimento abbia pagato al voto (v. amministrative) già queste linee meno moderate?
Credo che nel momento in cui persone che hanno creato il M5S, e lo hanno fatto diventare grande, consegnano le chiavi del proprio partito a una persona che si iscrive in quel momento, lo fanno anche per avere risultati migliori. Probabilmente questo nuovo corso non era la risposta giusta per l’Italia.
Di Maio ieri ha parlato di dirigenti che stavano rischiando di indebolire il Paese, a chi si riferiva?
Questo va chiesto a lui. Sicuramente queste continue dichiarazioni di prese di distanza dalla linea atlantista non fanno bene al Paese. Tutte le persone, a prescindere dalla forza politica di appartenenza, che continuano a prendere le distanze fanno male al Paese. Il governo in questo momento sta portando avanti battaglie importanti come quella del tetto al prezzo del gas. Indebolire i nostri rappresentanti sui tavoli internazionali fa male a tutti.
Roberto Fico ieri ci ha tenuto a rimarcare che non avevano mai avuto posizioni non atlantiste.
Sono certo che il presidente della Camera abbia voluto dare un messaggio distensivo, ma va detto che alcuni 5 stelle hanno fatto continui distinguo rispetto alla linea governativa anche in merito all’invio delle armi, che chiaramente non piace a nessuno, ma nel momento in cui viene richiesto è una cosa che va fatta, perché lo fanno tutti i paesi atlantici. Sperando che presto a livello occidentale si possa non avere più questa necessità.
Come risponde a chi vi accusa di cambi di casacca e scelte opportunistiche per mantenere la poltrona?
Questa qui è una scissione, cambio di casacca è se io – per dire – me ne vado in Fratelli d’Italia, dove magari ci sono sondaggi alti. Noi abbiamo creato un gruppo parlamentare che non ha consensi. Questa cosa della poltrona è ridicola. Soprattutto se consideriamo che 40 persone su 62 sono al primo mandato. Se mai qualcuno che è d’accordo con noi ma che resta nel Movimento lo fa per motivi opportunistici.
Nel futuro vede un avvicinamento ai centristi, Calenda, Giorgetti per le politiche?
Noi dialoghiamo con tutte le realtà che vogliono dare forza al governo e al Paese, lasciando da parte gli estremisti. Il Paese ha bisogno di stabilità.
Nel futuro però c’è un progetto politico?
In questo momento c’è un gruppo parlamentare e l’impegno è dare sostegno al governo.
Alessandro Di Battista ha definito la decisione “ignobile tradimento”.
Con Alessandro abbiamo visioni diverse, anzi, probabilmente mi sarei preoccupato se ci fosse stato un endorsement da parte sua, sarebbe equivalso a dire che avevamo sbagliato qualcosa.
(da TPI)
argomento: Politica | Commenta »
Giugno 22nd, 2022 Riccardo Fucile
ARRIVANO LE CONFERME: COLPITA DA DUE DRONI UCRAINI
A Novoshakhtinsk, nella regione di Rostov, a pochi chilometri dal confine ucraino, una tra le raffinerie petrolifere più grandi di Russia è stata colpita questa mattina da un drone, che ha provocato un incendio. “Secondo una versione, l’incendio è stato causato da un attacco di UAV (veicolo aereo senza pilota) contro le installazioni tecniche dell’impianto”, ha scritto su Telegram il governatore della regione, Vasily Golubev.
Le autorità locali hanno confermato che l’incendio scoppiato stamane nell’impianto è stato provocato da due droni.
Lo riporta l’agenzia di stampa Tass, citando una nota diffusa dalla raffineria situata nella regione di Rostov.
Nell’attacco, si precisa, sono state prese di mira le cisterne per la raccolta del greggio.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Giugno 22nd, 2022 Riccardo Fucile
SEPARARE BAMBINI DAI GENITORI CONFIGURA GIURIDICAMENTE IL REATO INTERNAZIONALE DI “GENOCIDIO”…SECONDO LONDRA C’È UNA DONNA DIETRO AI RAPIMENTI
L’altra sera, sulla tv ufficiale del Cremlino, Rossiya1, l’anchorman più amato da Putin, Vladimir Solovyov, ha vantato questi numeri su quelli che ha chiamato «ricollocamenti» o «evacuazioni» di cittadini ucraini in Russia: il numero totale è di 1,9 milioni, di cui 307 mila bambini.
Il dato dell’Onu è addirittura inferiore: in totale 1.230.800 ucraini, numero di bambini imprecisato. I russi, ancora una volta, sono paradossalmente sinceri. Esibiscono ormai direttamente quello che fanno, basta sostituire la parola «ricollocamenti» con un’altra: deportazioni. Anche di bambini.
Che lo dicano, però, potrebbe portarli a processo a L’Aja. Kevin Rothrock, di Meduza, spiega che «Mosca la presenta come un’impresa umanitaria, ma l’ammissione potrebbe servire come prova in un processo per genocidio, un giorno».
Secondo la Convenzione sul Genocidio, 1948, Articolo II sezione E, separare bambini dai genitori configura giuridicamente il reato internazionale di «genocidio». Naturalmente bisogna dimostrare che oltre al fatto, ci sia l’intenzione. E qui diversi tra propagandisti, ufficiali, alti dirigenti del Cremlino, stanno dando spontaneamente una mano.
Il 13 aprile, parlando al Consiglio federale, la senatrice Lilia Gumerova si è mostrata inorridita per il fatto che molti dei bambini ucraini «dei territori liberati» – la neolingua del Cremlino chiama così le regioni e città invase e rase al suolo – non parlino correntemente il russo. Gumerova ha promesso l’organizzazione di scuole estive per liberare le loro lingue. Esiste il video. Deportazione e intenzione.
Interfax, l’agenzia di Stato russa, ha fornito altri futuri documenti processuali utili, raccontando così il ritmo con cui procede la deportazione dei bambini: le «evacuazioni» sono cominciate «dalla fine di febbraio da regioni pericolose (testuale) dell’Ucraina, le Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk.
Nonostante tutte le difficoltà create dalle autorità di Kiev, nelle ultime 24 ore, senza la partecipazione della parte ucraina, 29.733 persone, di cui 3.502 bambini, sono state evacuate nel territorio della Federazione Russa dalle regioni pericolose dell’Ucraina e del Donbass.
Un totale di 1.936.911 persone dall’inizio dell’operazione militare speciale, di cui 307.423 sono bambini», ha detto Mikhail Mizintsev, capo del Centro di controllo della difesa nazionale della Federazione Russa.
Mizintsev ha anche parlato dell’esistenza di un database russo – orrore – che conterrebbe oltre 2,7 milioni di domande di coloro che desiderano trasferirsi in Russia da oltre duemila insediamenti in Ucraina e nei territori della Dpr e della Lpr controllati da Kiev.
Immaginiamo quanto spontaneamente lo desiderino. Non è l’unico ufficiale russo che si sta consegnando alla futura Corte Penale Internazionale.
C’è una donna che sta presiedendo all’operazione-bambini. E ormai fa parte della lista di oligarchi o alti burocrati statuali russi sanzionati in Occidente: è stata appena colpita dalle sanzioni britanniche per «trattamento barbaro dei bambini in Ucraina».
Si chiama Maria Lvova-Belova, e secondo il Regno Unito è la «mente» dietro un oscuro programma di rapimenti. Lvova-Belova è accusata dall’Ucraina di aver organizzato la cattura di oltre duemila bambini vulnerabili prelevati violentemente dalle regioni di Luhansk e Donetsk e di aver orchestrato una nuova politica per facilitare le loro adozioni forzate in Russia.
Secondo gli ucraini, Lvova-Belova supervisiona personalmente il lavoro del centro di raccolta «Romashka» per bambini a Rostov, in Russia, utilizzato come hub temporaneo per alcuni dei bambini ucraini deportati, e geolocalizzato da diverse fonti open source.
Se sia possibile definirlo campo di concentramento saranno i tribunali a deciderlo. Secondo il consigliere del sindaco di Mariupol, i bambini deportati da quella città massacrata sono detenuti lì, nel villaggio di Zolota Kosa.
Anastasjia Lapatina, del Kyiv Independent, riporta che «gli occupanti di Kherson hanno detto che tutti i bambini nati lì dopo il 24 febbraio, così come gli orfani, riceveranno automaticamente la cittadinanza russa».
Deportazioni e rapimenti si inquadrano in un processo che, secondo il Kyiv Independent, ha portato quasi due terzi dei bambini ucraini a esser stati sfollati internamente o a esser fuggiti dal Paese. Afshan Khan, direttore dell’Unicef per l’Europa e l’Asia centrale, ha dichiarato che «i numeri sono sbalorditivi».
La sfida logistica, come in ogni genocidio, è enorme. Il crimine richiede la sua macchina industriale. Il 25 maggio Putin stesso ha firmato un decreto che consente il conferimento semplificato della cittadinanza russa per chi risiede a Kherson e Zaporizhia.
A Kiev, per i diritti dei bambini, arrivano attori americani, Sean Penn, Angelina Jolie, ultimo Ben Stiller. Ma la macchina della morte e della deportazione lavora incessante. Si parla tanto delle frasi di Dmitry Medvedev, ma un suo collega dello Stato russo, il capo dell’agenzia spaziale Roscosmos, Dmitry Rogozin, ha teorizzato su Twitter: «Se non mettiamo la parola fine, perché purtroppo i nostri nonni non li hanno eliminati, dovremo morire».
Il tweet è stato cancellato solo dopo sei giorni da Twitter. Nel frattempo Valentina Matvienko, ultra putiniana presidente del Senato russo, con villa milionaria sequestrata a Pesaro, annuncia che spedirà ai bambini nelle repubbliche filorusse poesie per ragazzi di Agniya Barto, favole del poeta Ivan Krylov e libri russi di storia. Non li stanno deportando, li stanno evacuando e rieducando.
(da La Stampa)
argomento: Politica | Commenta »
Giugno 22nd, 2022 Riccardo Fucile
“NOI SIAMO PER LA PIZZA POPOLARE, CHE ACCONTENTA TUTTI, DAI BAMBINI AI PROFESSIONISTI AI DISOCCUPATI”… “USIAMO I PRODOTTI MIGLIORI, MA RESTA ACCESSIBILE”… EMILIO BORRELLI: “NON ACCETTIAMO LEZIONI. NON SI ADDICE AI CAFONI ARRICCHITI”
La disfida della pizza infiamma Napoli. Sul banco degli imputati Flavio Briatore: qui le icone, anche culinarie, sono intoccabili. Colorata e orgogliosa la risposta partenopea alla provocazione dell’imprenditore, che si è chiesto su Instagram come si possa vendere una pizza a 4-5 euro, giustificando così il listino della sua catena Crazy Pizza, dove la “tonda” va dai 13 ai 60 euro.
La reazione parte dal centro storico: suona la carica Gino Sorbillo, che in via dei Tribunali distribuisce pizze gratis e s’inventa un tutorial per i passanti. C’è folla come sempre, ma stavolta i morsi alla celebre pizza a portafoglio sono sberleffi a Briatore.
«Noi siamo per la pizza popolare, che accontenta tutti, dai bambini ai professionisti ai disoccupati», dice Sorbillo, che s’ispira alla Livella di Totò e intanto dispensa tranci a iosa. I turisti in fila apprezzano, e si accodano al j’accuse: «Viva la pizza, abbasso Briatore». «Usiamo i prodotti migliori – aggiunge il maestro – e la pizza resta accessibile».
Rincara la dose Francesco Emilio Borrelli, presidente della commissione Agricoltura della Regione: «Sulla pizza non accettiamo lezioni: è un piatto popolare, non si addice ai cafoni arricchiti né può essere insolentita da un parvenu. Briatore venga a studiare qui».
E insomma l’atmosfera è rovente, nella città che ha inventato – era il 1889 – la pietanza ispirata alla regina Margherita e ne ha fatto un vessillo, difendendola dalla globalizzazione grazie all’inserimento nella lista Unesco dell’arte del pizzaiuolo napoletano.
«Briatore si è fatto pubblicità: la pizza tira – spiega Massimo Di Porzio, titolare del ristorante “Umberto” – Ma il food cost non va oltre i 2,5 euro: ricarichi troppo alti sono operazioni d’immagine».
«Avrebbe potuto spiegare che la pizza ha regole precise: ingredienti, tempi, dimensioni e procedimento – ammonisce Antonio Pace, presidente dell’Associazione Verace pizza napoletana – Pur nella consapevolezza che elementi a latere, dall’accoglienza alla location al servizio, possano determinare differenze di prezzo rilevanti».
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »