Ottobre 13th, 2022 Riccardo Fucile
I SOVRANISTI AL LAVORO PER ABBUONARE LA MULTA A CHI HA VIOLATO LA LEGGE E CAUSATO LA MORTE DI TANTI ITALIANI
Un milione tondo tondo. È il numero di multe in arrivo per i No vax.
Ovvero per coloro che hanno deciso di non immunizzarsi nonostante l’obbligo deciso dal governo Draghi. 100 euro recapitati dall’Agenzia delle Entrate tramite le cartelle esattoriali entro il 30 novembre.
Ma, spiega oggi Il Sole 24 Ore, alla fine potrebbe finire con una sospensione.
Perché con il cambio di governo la nuova maggioranza cambierà politica. E per non appesantire i conti delle famiglie già alle prese con la crisi delle bollette voterà un emendamento al decreto Aiuti.
Che sospenderà, rinvierà o addirittura cancellerà le multe per chi non si è vaccinato. Mentre è in forse l’istituzione del fondo per supportare i lavoratori con 200 milioni di dotazione per il 2022. Avrebbe dovuto reintegrare parzialmente le retribuzioni saltate a chi era stato sanzionato per l’obbligo.
Le sanzioni per chi non si vaccina
L’obbligo vaccinale è arrivato con il decreto legge 1/2022. Che introduceva l’obbligo vaccinale per gli over 50 dando come data ultima per l’adempimento il 15 giugno 2022. In caso di violazione la sanzione prevista era di 100 euro.
Che avrebbe dovuto riscuotere l’Ader dopo la segnalazione degli elenchi da parte del ministero della Salute. A febbraio era emerso il primo intoppo: mancava l’ok del Garante della Privacy. Ad aprile l’annuncio delle due milioni di multe in arrivo. Ma anche quello dei ricorsi.
Che avrebbero potuto rallentare il pagamento della sanzione fino a 260 giorni. Una seconda ondata è partita a maggio. Adesso l’obbligo vaccinale è decaduto. Ma con i suoi tempi la macchina dello Stato si muove per riscuotere le sanzioni. Sempre che ce la faccia.
Perché intanto in Parlamento c’è chi è pronto ad annullare tutto. La maggioranza e il nuovo governo, spiega il quotidiano, sono pronti a presentare un emendamento. Firmato da tutti i gruppi e da depositare alla commissione speciale per gli affari di governo.
Che, in attesa della formazione di quelle permanenti, dovrà convertire in legge l’ultimo decreto Aiuti di Draghi e occuparsi della Nota di aggiornamento del Def. E, a questo punto, anche della sanatoria per le multe ai No vax.
(da agenzie)
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Ottobre 13th, 2022 Riccardo Fucile
LE CHIAMATE A DANIELE FRANCO PER TROVARE I SOLDI DEL SUO PRIMO DECRETO
La premier in pectore Giorgia Meloni è terrorizzata. Ma non per il totoministri o per il governo ancora da formare. La paura della leader di Fratelli d’Italia ha un nome: si chiama recessione.
È la stessa parola che ha evocato Mario Draghi contro la Germania e l’Europa per lo scudo sulle bollette di Berlino. Che allontana la possibilità di un fondo europeo per l’energia sulla falsariga del Pnrr.
E costringe il nuovo esecutivo a dover trovare soldi, molti soldi per il suo primo decreto. E mentre da Confindustria arriva il suggerimento di varare uno scostamento di bilancio addossando le responsabilità all’Europa, lei prova a contattare Daniele Franco.
Il ministro dell’Economia ha spiegato a Meloni che dal totale delle risorse il governo lascerà un avanzo di 3 o 4 miliardi. Che si potrebbero spendere per un aiuto alle famiglie. O alzando la soglia Isee dei bonus a 15 mila euro. Oppure per rateizzare il conto dell’energia.
Il tesoretto di Draghi
Il Fondo Monetario Internazionale prevede per l’Italia una crescita negativa dello 0,2% nel 2023. Il governo Draghi nella Nadef è ancora ottimista e pronostica un +0,6%.
E ieri anche l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha detto la sua. Segnalando il rischio di una recessione più profonda se la guerra in Ucraina continua. E nello scenario peggiore il Pil potrebbe arrivare a contrarsi nel 2023 dell’1,5%, ben oltre le attese.
S&P identifica nel nostro e nella Germania i paesi più colpiti da un possibile prolungamento del conflitto. In grado di esacerbare «la crisi energetica in Europa, mentre i tassi d’interesse nelle economie avanzate potrebbero dover salire più velocemente».
L’allarme dell’agenzia di rating affonda le radici nei «rischi crescenti» legati alla guerra, con una probabilità su tre che si manifestino. E in un «mondo piegato dagli shock» come quello attuale, avverte anche il Fmi, la politica di bilancio gioca un ruolo cruciale. Perché deve prevedere «misure mirate ed essere rigorosa, così da non ostacolare la lotta all’inflazione delle banche centrali e non mettere a rischio la fiducia degli investitori».
Proprio per questo appare difficile rispettare le promesse elettorali. Flat tax e quota 41, giusto per citarne un paio, sembrano troppo costosi per un arrivo nel 2023. Per gli anni successivi, vedremo.
Intanto il governo aveva lasciato ai suoi successori previsioni per un avanzo di bilancio di 20 miliardi da spendere tra 2023 e 2024. Il tesoretto di Draghi però rischia di assottigliarsi proprio a causa delle previsioni negative di crescita.
Il problema sarà del nuovo ministro dell’Economia. Che potrebbe essere Giancarlo Giorgetti, se questa era davvero la «proposta generosa» di Meloni a Matteo Salvini. La nuova premier sa bene che al posto di Franco in via XX Settembre dovrà sedere qualcuno che sia in grado di rassicurare l’Europa e i mercati. E quello del leghista ex ministro dello Sviluppo è un nome politico di primo piano. Soprattutto se non dovessero andare in porto i tentativi con i tecnici.
Il terrore di Meloni
Finora solo buchi nell’acqua. La Stampa spiega che il candidato ideale per il ruolo era Fabio Panetta. Che però ha fatto sapere che non è interessato. Ma a quanto pare la nuova premier tenterà un nuovo abboccamento dopo l’incarico. Che dovrebbe arrivare per il 20 o il 21 ottobre. Dopo le consultazioni del presidente Mattarella.
È saltato intanto il piano B che prevedeva l’approdo del Ragioniere Generale dello Stato Biagio Mazzotta. Che invece rimarrà al suo posto. Ecco perché sale l’opzione Giorgetti.
Mentre resta sul tavolo ancora il nome di Domenico Siniscalco. Mentre per la nuova premier si prepara un debutto infernale. Prima di tutto la proroga degli aiuti sulle bollette e sulle accise. Ma ci sono soldi solo per ottobre e novembre. sarà un problema trovarli per dicembre. Così come sarà difficile alzare le soglie Isee per gli aiuti e varare una maxi rateizzazione del conto dell’energia per famiglie e imprese.
Sullo scostamento di bilancio è evidente che si dovrà trovare un punto d’incontro con Bruxelles. Anche in vista del negoziato sul Patto di Stabilità. E proprio per questo Franco ha consigliato a Meloni di evitare un gioco al rialzo proprio adesso.
Perché significherebbe bruciarsi tutto lo spazio fiscale in un solo colpo e all’inizio della legislatura. Mentre i soldi potrebbero servire anche (e di più) dopo.
Infine, spiega il quotidiano, per i rapporti con l’Europa sarà necessario affidarsi a un ministro capace. Il nome per gli Affari Europei è quello di Raffaele Fitto. Che proprio ieri è stato captato in un colloquio con l’ex presidente della Consulta Giuliano Amato: «Dove andrai tu? Agli Affari Ue?». «Sì», la risposta. «Fai bene, nei prossimi mesi sarà cruciale», è stata la controreplica.
(da agenzie)
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Ottobre 13th, 2022 Riccardo Fucile
MA DA ROMA C’E’ FREDDEZZA
Il presidente della Francia Emmanuel Macron vuole proporre a Mario
Draghi il posto di segretario generale della Nato.
Anche se il premier italiano non pare interessato ad avere altri incarichi dopo Palazzo Chigi.
Oggi alle 19 è in programma all’Eliseo una cena tra i due. Che nelle intenzioni di Draghi dovrebbe essere «un gesto di cortesia e di congedo». Ma la possibilità di prendere il posto di Jens Stoltenberg a giugno, non soltanto su proposta francese, è sul tavolo.
A parlarne oggi è un retroscena di Repubblica, che segnala anche la possibilità di arrivare ai vertici dell’Europa.
Visto che il voto per l’europarlamento è vicino e subito dopo si dovrà assegnare la poltrona di presidente della Commissione Europea. Ma questo accadrà soltanto se le elezioni porteranno una maggioranza che gradisca l’ex presidente della Banca Centrale Europea.
I rapporti tra Francia e Italia in questi ultimi mesi sono stati altalenanti.
Il premier si è complimentato con il presidente francese per la rielezione ed è andato con lui a Kiev. I due insieme hanno spesso fatto coppia. Ma la sua ministra Boone ha fatto arrabbiare la premier in pectore Giorgia Meloni per la frase sulla vigilanza riguardo i diritti civili e per il paragone con Ungheria e Polonia. Macron pranzerà a Roma con Sergio Mattarella durante l’evento di Sant’Egidio per la pace in programma per il 23 e il 24 ottobre.
Per quella data Meloni potrebbe aver già ricevuto l’incarico di formare il nuovo governo. Poco prima è in programma il Consiglio Ue che dovrebbe varare il price cap per il gas. Sarà l’ultimo atto di governo di Draghi e a SuperMario piacerebbe che si trasformasse in un successo. Ma un accordo totale pare molto improbabile.
Intanto chi è vicino a Draghi invita a non pensare troppo a nuovi incarichi dopo Chigi. Secondo quanto spiegano all’Adnkronos fonti di Palazzo Chigi la cena con Macron è «un gesto di attenzione, di grande cortesia» da parte del presidente francese – che a Roma avrà anche un’udienza con Papa Francesco – al termine di 20 mesi di lavoro insieme durante i quali i due leader hanno collaborato strettamente.
Una collaborazione sancita nel novembre dello scorso anno dalla firma del Trattato del Quirinale tra Italia e Francia. La cena di domani sera «è una dimostrazione della grande sintonia con cui hanno sempre lavorato» Draghi e Macron. Ma il premier sarà all’Eliseo solo per «un saluto di congedo».
(da agenzie)
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Ottobre 13th, 2022 Riccardo Fucile
ACCESO SCAMBIO DI VEDUTE TRA I DUE AL SENATO… FORZA ITALIA DENUNCIA ACCORDI SOTTOBANCO DELLA MELONI CON RENZI
Un acceso diverbio tra Ignazio La Russa e Silvio Berlusconi nell’aula del Senato, catturato dalle telecamere, è divenuto rapidamente virale sui social.
Le immagini mostrano il candidato di Fdi alla presidenza di Palazzo Madama dire qualcosa al leader di Forza Italia che risponde stizzito sbattendo la penna sul banco.
Come si spiega l’ira di Berlusconi? La tesi prevalente è che nella trattativa per i ministeri Forza Italia, pur avendo gli stessi voti della Lega, si ritenga penalizzata dalla spartizione delle cariche.
Sempre da fonti di Forza Italia, Berlusconi sapeva che Azione avrebbe votato a favore di La Russa come ritorsione alla ipotesi che Pd e M5S facciano blocco sulle nomine spettanti alle opposizioni (tipo Copasir) e quindi ha ritenuto far capire agli elettori che Meloni e Salvini hanno trattative sottobanco con Renzi e con altri deputati sparsi nel M5S.
(da agenzie)
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Ottobre 13th, 2022 Riccardo Fucile
L’INDAGINE DELLA PROCURA DI FIRENZE PER I FALLIMENTI DI ALCUNE SOCIETA’
Cinque persone arrestate, di cui due in carcere e tre ai domiciliari e
misure interdittive – tra cui il divieto di esercizio della professione di commercialista, di avvocato, di ricoprire uffici direttivi e di controllo di persone giuridiche – per altri sette indagati nell’ambito di un inchiesta condotta dalla guardia di finanza di Firenze e coordinata dalla procura del capoluogo su più ipotesi di bancarotta fraudolenta.
Secondo quanto spiegato dagli inquirenti, prestanome e alcuni professionisti avrebbero formato una vera e propria “squadra di intervento per ‘l’ultimo miglio”, prima della dichiarazione di fallimento, non già per individuare soluzioni legittimamente meno dannose per la società avviata alla procedura concorsuale (e per l’imprenditore),. bensì per nascondere le distrazioni, occultare il dissesto, compiere ulteriori atti distrattivi”.
“A fronte di guadagni per i soggetti coinvolti”, ovvero “amministratori di società, prestanome, professionisti” sono derivati danni per i creditori e l’erario. Gli accertamenti, spiega una nota, hanno riguardato le procedure fallimentari relative a Antiche tipografie srl già Artigraf Toccafondi, Aria Advertising, Paint srl già Grifoni Vittorio, Gardner & co srl, I pioppi srl già Pescale spa.
C’è anche Niccolò Donzelli, fratello di Giovanni, parlamentare di Fdi e responsabile organizzazione del partito, tra le persone arrestate nell’inchiesta della procura di Firenze su alcune presunte bancarotte fraudolente.
Niccolò Donzelli è stato coinvolto come presidente del cda di Antiche tipografie e di Aria adversiting, due società finite al centro degli accertamenti condotti dalla guardia di finanza.
(da agenzie)
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Ottobre 13th, 2022 Riccardo Fucile
IL CENTRODESTRA SI SPACCA ALLA PRIMA VOTAZIONE E BERLUSCONI MANDA A FANCULO LA RUSSA… IL QUALE NON SI DIMETTE PER NON AVER RICEVUTO I VOTI DELLA SUA MAGGIORANZA MA RINGRAZIA I FRANCHI TIRATORI
Con 116 voti Ignazio La Russa è stato eletto nuovo presidente del Senato. È iniziata oggi la diciannovesima legislatura italiana: 400 deputati, 200 senatori e 6 a vita sono convocati per eleggere i nuovi presidenti, il primo atto formale verso la formazione del nuovo governo e il banco di prova “politico” per la coalizione di centrodestra.
Banco di prova fallito perchè i senatori di Forza Italia non hanno partecipato al voto e quindi sarebbe venuto meno il quorul necessario di 104 senatori per eleggere il nuovo presidente se nel segreto dell’urna non fosse emersero circa 20 schede per La Russa provenienti dall’opposizione.
La somma infatti dei senatori di Lega e Fdi si fermava a 95, al massimo a 97 con i 2 voti dei Moderati per l’Italia: quindi 19-21 voti sono arrivati o da Azione o dal M5S o dal Pd.
Azione da sola non sarebbe stata sufficiente (ha 9 senatori) e Renzi ha smentito l’appoggio, così come il Pd.
I sospetti restano, la maggioranza non c’e’ già.
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Ottobre 13th, 2022 Riccardo Fucile
“NON C’È LOGISTICA. GLI UCRAINI CI STANNO DISTRUGGENDO. CARRI ARMATI, MISSILI GRAD, “URAGANS”, ELICOTTERI, MORTAI, HOWITZER, SPARANO QUALUNQUE COSA”
La conversazione tra i due russi sull’andamento della guerra – diffusa
dagli ucraini e rilanciata nei canali di blogger militari ucraini dimostratisi fin qui più che affidabili – è una delle intercettazioni finite all’attenzione dei servizi occidentali. Un russo parla, e dall’altra parte del telefono risponde un soldato russo sul fronte di Kherson, nel sud dell’Ucraina, dove l’avanzata delle truppe di Kyiv è diventata sempre meno contenibile per i russi
Una telefonata che merita di essere riportata, nel giorno in cui altri report parlano di “sfondamento” in altri quattro villaggi dell’area settentrionale dell’oblast di Kherson.
«Ho sentito che vi stanno di nuovo circondando, è vero, fratello?». «Ci stiamo ritirando, ogni altro giorno ci ritiriamo. Non c’è logistica, non c’è niente. Gli ucraini ci stanno distruggendo (dice l’equivalente di “fucking”)».
«Per quanti chilometri state arretrando». «Beh, per almeno quindici altri chilometri che abbiamo dato via ai “tedeschi”», dice il soldato (non si capisce da questa conversazione a cosa si riferisca con “tedeschi”. Forse alla convinzione dei russi, fin qui non verificata indipendentemente, che ci siano anche soldati non ucraini che combattono assieme all’esercito regolare). «So che siete circondati dalla direzione del Dnipro». «Sì, è così».
Proprio martedì scorso sir Jeremy Fleming, capo del GCHQ britannico, l’uomo che presiede a tutte le intercettazioni ambientali, digitali e telefoniche britanniche, si era concesso una valutazione molto precisa sullo stato delle truppe russe in Ucraina: «Le forze russe sono esauste. L’uso di prigionieri per rinforzare, e ora la mobilitazione di decine di migliaia di soldati di leva inesperti, parlano di una situazione disperata». Fleming ha anche spiegato che non risultano evidenze segnali, al momento, di manovre nucleari dei russi, e se queste manovre ci fossero, l’intelligence britannica è convinta che riuscirebbe ad accorgersene.
Adesso escono da fonte ucraina altre intercettazioni su soldati russi, che sembrano confermare la diagnosi sullo stato disastroso delle truppe russe anche al sud.
La conversazione tra russi (diffusa dagli ucraini) prosegue così: «Ma che cos’è, una tattica? Perché fate così, Sanya? Io non capisco cazzo». «L’intera linea del fronte si sta ritirando. Ci stanno spingendo». «Ma in che modo?». «In tutti i modi, artiglieria, aviazione, ci stanno fottendo». «Ma scusa, noi non abbiamo artiglieria, aviazione? non capisco, cazzo». «Abbiamo, ma troppo poco. Non a sufficienza».
«A Severodonetsk stanno avanzando, qui dove sei tu stanno avanzando, ma che cazzo succede?». Il soldato russo risponde così: «Chi cazzo lo sa! Sono choccato anch’io. Non stiamo mangiando, non ci stiamo lavando, ci stiamo nascondendo in piante da foresta come dei barboni. Ieri abbiamo cambiato posizione due volte… con queste pale del cazzo… tutto quello che fai è scavare come una talpa».
«Quando finisce il tuo contratto?». «Il 22 ottobre». «In questo caso sarai qui a Irkutsk il 5 novembre». Il soldato ride amaramente: «Sì, se sopravvivo». «Dimmi Sanya, ma se vi accerchiano come fate?». «Ci hanno accerchiato tre volte, ma siamo sempre riusciti ad arretrare ancora. Però rimaniamo sempre nella sacca». «Ma non avete abbastanza armi e veicoli? E soldati?». La risposta del soldato a contratto è lapidaria: «L’artiglieria ucraina ci sta sterminando».
«Ma non abbiamo niente?». «Non abbastanza. Ci sparano continuamente addosso, e non riusciamo ad alzare nemmeno le teste. E’ come se ci sparassero addosso da tutte le direzioni. Carri armati, missili grad, “Uragans”, elicotteri, mortai, howitzer, qualunque cosa. I loro howitzer ci stanno massacrando così duro che mezza foresta salta su. Per salvarsi la gente abbandona di tutto, Ags, mitragliatrici, e vaffanculo».
L’interlocutore è quasi più sconvolto del soldato al fronte: «Chi, cazzo, fa questo?». «I nostri». «I nostri?!? Abbandonano e scappano?». «Certo». La conclusione è lapidaria: «Che inferno del cazzo».
(da La Stampa)
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Ottobre 13th, 2022 Riccardo Fucile
L’INTERVENTO DELLA SENATRICE A VITA ALLA SEDUTA INAUGURALE… IN CORSO LA VOTAZIONE, IL CENTRODESTRA VOTA LA MACCHIETTA LA RUSSA
Discorso del presidente provvisorio del Senato, Liliana Segre,
pronunciato nell’Aula di Palazzo Madama in apertura della prima seduta della XIX legislatura:
“Colleghe Senatrici, Colleghi Senatori, rivolgo il più caloroso saluto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e a quest’Aula. Con rispetto, rivolgo il mio pensiero a Papa Francesco.
Certa di interpretare i sentimenti di tutta l’Assemblea, desidero indirizzare al Presidente Emerito Giorgio Napolitano, che non ha potuto presiedere la seduta odierna, i più fervidi auguri e la speranza di vederlo ritornare presto ristabilito in Senato. Il Presidente Napolitano mi incarica di condividere con voi queste sue parole: “Desidero esprimere a tutte le senatrici ed i senatori, di vecchia e nuova nomina, i migliori auguri di buon lavoro, al servizio esclusivo del nostro Paese e dell’istituzione parlamentare ai quali ho dedicato larga parte della mia vita”.
Rivolgo ovviamente anch’io un saluto particolarmente caloroso a tutte le nuove Colleghe e a tutti i nuovi Colleghi, che immagino sopraffatti dal pensiero della responsabilità che li attende e dalla austera solennità di quest’aula, così come fu per me quando vi entrai per la prima volta in punta di piedi. Come da consuetudine vorrei però anche esprimere alcune brevi considerazioni personali.
La guerra in Ucraina
Incombe su tutti noi in queste settimane l’atmosfera agghiacciante della guerra tornata nella nostra Europa, vicino a noi, con tutto il suo carico di morte, distruzione, crudeltà, terrore…una follia senza fine. Mi unisco alle parole puntuali del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “la pace è urgente e necessaria. La via per ricostruirla passa da un ristabilimento della verità, del diritto internazionale, della libertà del popolo ucraino”.
Il centenario della marcia su Roma
Oggi sono particolarmente emozionata di fronte al ruolo che in questa giornata la sorte mi riserva.
In questo mese di ottobre nel quale cade il centenario della Marcia su Roma, che dette inizio alla dittatura fascista, tocca proprio ad una come me assumere momentaneamente la presidenza di questo tempio della democrazia che è il Senato della Repubblica.
Ed il valore simbolico di questa circostanza casuale si amplifica nella mia mente perchè, vedete, ai miei tempi la scuola iniziava in ottobre; ed è impossibile per me non provare una sorta di vertigine ricordando che quella stessa bambina che in un giorno come questo del 1938, sconsolata e smarrita, fu costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il suo banco delle scuole elementari, oggi si trova per uno strano destino addirittura sul banco più prestigioso del Senato!
Il nuovo Senato
Il Senato della diciannovesima legislatura è un’istituzione profondamente rinnovata, non solo negli equilibri politici e nelle persone degli eletti, non solo perchè per la prima volta hanno potuto votare anche per questa Camera i giovani dai 18 ai 25 anni, ma soprattutto perchè per la prima volta gli eletti sono ridotti a 200.
L’appartenenza ad un così rarefatto consesso non può che accrescere in tutti noi la consapevolezza che il Paese ci guarda, che grandi sono le nostre responsabilità ma al tempo stesso grandi le opportunità di dare l’esempio.
Dare l’esempio non vuol dire solo fare il nostro semplice dovere, cioè adempiere al nostro ufficio con “disciplina e onore”, impegnarsi per servire le istituzioni e non per servirsi di esse.
La politica urlata
Potremmo anche concederci il piacere di lasciare fuori da questa assemblea la politica urlata, che tanto ha contribuito a far crescere la disaffezione dal voto, interpretando invece una politica “alta” e nobile, che senza nulla togliere alla fermezza dei diversi convincimenti, dia prova di rispetto per gli avversari, si apra sinceramente all’ascolto, si esprima con gentilezza, perfino con mitezza.
Il voto del 25 settembre
Le elezioni del 25 settembre hanno visto, come è giusto che sia, una vivace competizione tra i diversi schieramenti che hanno presentato al Paese programmi alternativi e visioni spesso contrapposte. E il popolo ha deciso. E’ l’essenza della democrazia.
La maggioranza uscita dalle urne ha il diritto-dovere di governare; le minoranze hanno il compito altrettanto fondamentale di fare opposizione. Comune a tutti deve essere l’imperativo di preservare le Istituzioni della Repubblica, che sono di tutti, che non sono proprietà di nessuno, che devono operare nell’interesse del Paese, che devono garantire tutte le parti.
Le grandi democrazie mature dimostrano di essere tali se, al di sopra delle divisioni partitiche e dell’esercizio dei diversi ruoli, sanno ritrovarsi unite in un nucleo essenziale di valori condivisi, di istituzioni rispettate, di emblemi riconosciuti
La Costituzione repubblicana
In Italia il principale ancoraggio attorno al quale deve manifestarsi l’unità del nostro popolo è la Costituzione Repubblicana, che come disse Piero Calamandrei non è un pezzo di carta, ma è il testamento di 100.000 morti caduti nella lunga lotta per la libertà; una lotta che non inizia nel settembre del 1943 ma che vede idealmente come capofila Giacomo Matteotti.
Il popolo italiano ha sempre dimostrato un grande attaccamento alla sua Costituzione, l’ha sempre sentita amica.
In ogni occasione in cui sono stati interpellati, i cittadini hanno sempre scelto di difenderla, perchè da essa si sono sentiti difesi.
E anche quando il Parlamento non ha saputo rispondere alla richiesta di intervenire su normative non conformi ai principi costituzionali – e purtroppo questo è accaduto spesso – la nostra Carta fondamentale ha consentito comunque alla Corte Costituzionale ed alla magistratura di svolgere un prezioso lavoro di applicazione giurisprudenziale, facendo sempre evolvere il diritto.
Le riforme
Naturalmente anche la Costituzione è perfettibile e può essere emendata (come essa stessa prevede all’art. 138), ma consentitemi di osservare che se le energie che da decenni vengono spese per cambiare la Costituzione – peraltro con risultati modesti e talora peggiorativi – fossero state invece impiegate per attuarla, il nostro sarebbe un Paese più giusto e anche più felice.
Il pensiero corre inevitabilmente all’art. 3, nel quale i padri e le madri costituenti non si accontentarono di bandire quelle discriminazioni basate su “sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali”, che erano state l’essenza dell’ancien regime.
Essi vollero anche lasciare un compito perpetuo alla “Repubblica”: “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Non è poesia e non è utopia: è la stella polare che dovrebbe guidarci tutti, anche se abbiamo programmi diversi per seguirla: rimuovere quegli ostacoli !
Le festività civili non siano divisive
Le grandi nazioni, poi, dimostrano di essere tali anche riconoscendosi coralmente nelle festività civili, ritrovandosi affratellate attorno alle ricorrenze scolpite nel grande libro della storia patria. Perchè non dovrebbe essere così anche per il popolo italiano? Perchè mai dovrebbero essere vissute come date “divisive”, anzichè con autentico spirito repubblicano, il 25 Aprile festa della Liberazione, il 1 Maggio festa del lavoro, il 2 Giugno festa della Repubblica? Anche su questo tema della piena condivisione delle feste nazionali, delle date che scandiscono un patto tra le generazioni, tra memoria e futuro, grande potrebbe essere il valore dell’esempio, di gesti nuovi e magari inattesi.
Il linguaggio dell’odio
Altro terreno sul quale è auspicabile il superamento degli steccati e l’assunzione di una comune responsabilità è quello della lotta contro la diffusione del linguaggio dell’odio, contro l’imbarbarimento del dibattito pubblico, contro la violenza dei pregiudizi e delle discriminazioni.
Permettetemi di ricordare un precedente virtuoso: nella passata legislatura i lavori della “Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza” si sono conclusi con l’approvazione all’unanimità di un documento di indirizzo.
Segno di una consapevolezza e di una volontà trasversali agli schieramenti politici, che è essenziale permangano.
La centralità del Parlamento
Concludo con due auspici. Mi auguro che la nuova legislatura veda un impegno concorde di tutti i membri di questa assemblea per tenere alto il prestigio del Senato, tutelare in modo sostanziale le sue prerogative, riaffermare nei fatti e non a parole la centralità del Parlamento.
Da molto tempo viene lamentata da più parti una deriva, una mortificazione del ruolo del potere legislativo a causa dell’abuso della decretazione d’urgenza e del ricorso al voto di fiducia. E le gravi emergenze che hanno caratterizzato gli ultimi anni non potevano che aggravare la tendenza.
Nella mia ingenuità di madre di famiglia, ma anche secondo un mio fermo convincimento, credo che occorra interrompere la lunga serie di errori del passato e per questo basterebbe che la maggioranza si ricordasse degli abusi che denunciava da parte dei governi quando era minoranza, e che le minoranze si ricordassero degli eccessi che imputavano alle opposizioni quando erano loro a governare.
Una sana e leale collaborazione istituzionale, senza nulla togliere alla fisiologica distinzione dei ruoli, consentirebbe di riportare la gran parte della produzione legislativa nel suo alveo naturale, garantendo al tempo stesso tempi certi per le votazioni.
L’EMERGENZA ENERGETICA
Auspico, infine, che tutto il Parlamento, con unità di intenti, sappia mettere in campo in collaborazione col Governo un impegno straordinario e urgentissimo per rispondere al grido di dolore che giunge da tante famiglie e da tante imprese che si dibattono sotto i colpi dell’inflazione e dell’eccezionale impennata dei costi dell’energia, che vedono un futuro nero, che temono che diseguaglianze e ingiustizie si dilatino ulteriormente anzichè ridursi. In questo senso avremo sempre al nostro fianco l’Unione Europea con i suoi valori e la concreta solidarietà di cui si è mostrata capace negli ultimi anni di grave crisi sanitaria e sociale.
Non c’è un momento da perdere: dalle istituzioni democratiche deve venire il segnale chiaro che nessuno verrà lasciato solo, prima che la paura e la rabbia possano raggiungere i livelli di guardia e tracimare.
Senatrici e Senatori, cari Colleghi, buon lavoro!”.
(da agenzie)
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