Ottobre 12th, 2022 Riccardo Fucile
L’EX MONARCA DELLA BANCA POPOLARE DI VICENZA GIANNI ZONIN CONDANNATO A POCO MENO DI 4 ANNI DI CARCERE… LA STESSA PENA COMMINATA A UN TOSSICO MAROCCHINO CHE HA RUBATO UNO SMARTPHONE
Cos’ hanno in comune il tossicodipendente marocchino Youssef Fahmi e il grande imprenditore vinicolo ed ex monarca della Banca Popolare di Vicenza Gianni Zonin?
L’immigrato disoccupato, sbandato e schiavo dell’eroina e l’imprenditore-banchiere sono stati condannati alla stessa pena: poco meno di quattro anni di carcere.
Per l’esattezza, il tossico si è beccato tre anni e otto mesi per avere preso per il collo un ragazzo rubandogli nel marzo 2020 uno smartphone per strada, il banchiere a tre mesi in più (tre anni e undici mesi in appello: la metà della condanna in primo grado) perché ritenuto il principale responsabile del buco di oltre 6 miliardi di euro della Bpv che ridusse sul lastrico 127 mila risparmiatori italiani concentrati soprattutto nel mitico Nordest.
Due pesi e due misure così abissalmente sproporzionati da togliere il fiato.
Tanto più davanti alla lettura degli atti della commissione d’inchiesta usciti proprio in questi giorni. Basti prendere la deposizione in Parlamento di Marino Smiderle, il cronista (oggi direttore del Giornale di Vicenza ) che più ha seguito tutta la vicenda. Dove si ricordano gli inaccettabili vuoti legislativi sulle responsabilità delle «società cooperative a responsabilità limitata non quotate, nel caso specifico, banche popolari non quotate» che permisero a chi le guidava «di rimanere al comando per decenni senza detenere quote di capitale significative» e costruire castelli di carta nel silenzio (se non talora tra gli elogi) di chi doveva controllare, inclusa Bankitalia.
Fino al crac di Lehman Brothers, quando le banche precipitarono e gli azionisti della Popolare berica esultavano: «Noi siamo sempre attorno ai 60 euro!» Una quotazione casareccia. Fasulla.
Che per altri cinque anni illuse tutti, fino all’obbligo della trasformazione in Spa imposto dall’Europa e introdotto dall’oggi al domani da Renzi, e tutto crollò.
Travolgendo i risparmiatori che, imbrogliati dai funzionari delle filiali Bpv (loro stessi imbrogliati e rovinati dai vertici) avevano addirittura finanziato nuovi aumenti di capitale convinti di aver messi «i schei» al sicuro come fossero depositati «nel “libretto” o, come la chiamava Zonin, nella “musina”». Cioè il salvadanaio di cui si fidavano ciecamente perché veneto: «nostro, de nialtri». Un’illusione tradita.
Gian Antonio Stella
(da il “Corriere della Sera)
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Ottobre 12th, 2022 Riccardo Fucile
STALLO PER L’ECONOMIA: SU SINISCALCO, NO DI TREMONTI E FI. L’IPOTESI LUIGI BUTTIGLIONE. PIANTEDOSI (QUELLO CHE RIFIUTO’ LA SCORTA A MARCO BIAGI AL VIMINALE IN QUOTA LEGA, ROSSI AI BENI CULTURALI, CENTINAIO PER L’AGRICOLTURA, BERNINI ALL’ISTRUZIONE, LICIA RONZULLI…CAPOGRUPPO AL SENATO DI FI
Pezzo dopo pezzo, scazzo dopo scazzo, il puzzle delle caselle di potere si sta componendo. Tra veti, compensazioni, crisi isteriche e “manuali Cencelli”, il centrodestra si avvicina a un accordo.
MISE
Giorgia Meloni aspetta il sì di Antonio D’Amato, ex presidente di Confindustria . Il retropensiero che aleggia su D’Amato, e crea un po’ di scetticismo, è la grande influenza che esercita su di lui la moglie, Maria Luisa Faraone Mennella (in passato subì un sequestro di beni da 5,5 milioni per una presunta evasione fiscale in un’inchiesta per false fatture).
Al posto dell’ex presidente di Confindustria potrebbe ascendere il consigliori Guido Crosetto, che spinge per portare sotto l’ombrello del Mise anche il dicastero della Transizione ecologica e quello dell’Innovazione tecnologica e la transizione digitale
ESTERI
Il candidato più accreditato, che ha anche l’ok di Mattarella, è Antonio Tajani. L’ex presidente dell’Europarlamento, dall’alto della sua ambizione, non vede l’ora di gonfiare il petto e trotterellare per il globo con la sua corte adorante di feluche.
Eppure il prestigioso incarico, sotto sotto, lo spaventa: teme che una volta entrato alla Farnesina, lo scorrazzare in giro per il mondo finisca per tenerlo troppo lontano dalla stanza dei bottoni di Forza Italia.
Il partito finirebbe, senza grandi ostacoli, nelle grinfie di Licia Ronzulli, che già lo controlla al 50 per cento. Ecco perché Tajani valuta di infilarsi in un ministero che lo tenga più vicino a Roma. Al suo posto è pronto l’ex capo del Dis, l’ambasciatore Giampiero Massolo.
GIUSTIZIA
Il nome caldo per Salvini, Giulia Bongiorno, non piace a Giorgia Meloni che vorrebbe Carlo Nordio. L’ex magistrato, a sua volta, sconta il veto di Salvini e Berlusconi. Il Cav, affezionato a chi maneggia cavilli e leggi (anche ad personam), preferirebbe la presidente uscente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, o il suo avvocato turbo-garantista Francesco Paolo Sisto.
Quel che conta davvero però è trovare un nome che non aizzi il vero contropotere d’Italia: la magistratura. Quando si risvegliano le procure, iniziano a volare supposte a testata multipla difficili da schivare, anche per chi siede a palazzo Chigi.
ECONOMIA
Nel fine settimana Meloni avrà un incontro con l’economista nel comitato esecutivo della Bce, Fabio Panetta. Non sarà l’ennesimo tentativo di convincerlo a fare il ministro dell’Economia (il suo no è stato netto) ma una richiesta di consigli.
La leader di Fratelli d’Italia chiederà una terna di nomi papabili per via XX settembre. L’ipotesi Giorgetti s’è complicata prima ancora di prendere corpo: Salvini lo ha delegittimato e lui stesso, che ha un coraggio al semolino, ha fatto subito dietrofront dicendo di non sentirsi all’altezza. L’ipotesi Siniscalco non dispiace, vista la sua precedente esperienza nel ruolo (direttore generale del Tesoro, ministro dell’Economia nel governo Berlusconi tra il 2004 e il 2005). Sul suo nome però gravita l’antipatia del neo-eletto deputato di Fratelli d’Italia Giulio Tremonti.
Il professore di diritto tributario, che fu costretto a lasciare la poltrona del Mef proprio a Siniscalco dopo le pressioni di Gianfranco Fini che aveva parlato di “conti truccati”, ha sempre sospettato che dietro l’avvicendamento ci fosse lo zampino del suo successore. Della serie: ha tramato per farmi fuori.
Per gli “addetti ai livori”, una ipotesi per il Mef porta a Luigi Buttiglione, che fu compagno di stanza di Mario Draghi ai tempi di Bankitalia. Uscito da Palazzo Koch, con un curriculum eccesionale, è stato tirato in ballo lo scorso luglio da un articolo de l’Espresso secondo cui era “considerato dal mondo della finanza internazionale un punto di contatto con Fratelli d’Italia”.
Seguì una smentita piccatissima di Giorgia Meloni: “Leggo su L’Espresso che l’uomo chiave di Fratelli d’Italia, soprattutto per il contatto con il mondo della finanza, sarebbe un tal economista Luigi Buttiglione. Purtroppo né io né i vertici di Fdi sappiamo chi sia. Chiedo la cortesia al direttore dell’Espresso Abbate di mandarmi il numero di telefono di questo Buttiglione in modo da poter parlare con chi ha in mano le sorti del partito che presiedo”.
All’articolo, Buttiglione si limitò a precisare che il suo unico contatto con Fratelli d’Italia “è stato un incontro con l’Onorevole Meloni alcuni anni orsono insieme ad altri colleghi della istituzione finanziaria per cui lavoravo, così come di routine con leader politici non solo italiani”.
CEO e fondatore della società di consulenza finanziaria LB Macro con sede a Lugano, Buttiglione è piuttosto conosciuto nel mondo degli investitori ma sconta il “peccato” di non essere ben introdotto nel Sistema di potere interno al ministero. E senza il supporto del deep state anche il miglior tecnico finirebbe fuori giri.
In ogni caso, chiunque andrà al Mef si ritroverà il responsabile economico di Fratelli d’Italia, Maurizio Leo, come viceministro (per quanto apprezzato dal partito e da Giorgia Meloni, a Leo manca lo spessore internazionale per rassicurare i mercati che invece Siniscalco porta in dote).
Il futuro ministro avrà una rogna aggiuntiva, oltre alla gestione dei conti e della cassa: dovrà tenere sotto controllo il ministero delle Infrastrutture nell’eventualità che ad occuparlo sia Matteo Salvini – a cui Giorgia non può dire di no dopo la strada sbarrata per il Viminale. E’ il dicastero che avrà la fetta più importante dei fondi del Pnrr e con il Capitone in pieno impeto post-elettorale, sarà necessario un occhiuto monitoraggio dal Mef per evitare papocchi. Comunque, la premier in pectore si consulterà con Mattarella per il dicastero più nevralgico dell’esecutivo.
INTERNO
Il candidato numero uno è il prefetto di Roma, Matteo Piantedosi. Il suo nome non dispiace al Colle anche se, negli ultimi giorni, è riemersa la spiacevole vicenda legata alla morte di Marco Biagi, ucciso dalle Br il 19 marzo 2002.
Nell’estate del 2001 il giuslavorista (dopo le molte minacce ricevute) chiese all’allora capo di Gabinetto della Prefettura di Bologna, Piantedosi, che non gli venisse tolta la scorta anche a Bologna (a Roma era già stata revocata). Purtroppo la sua richiesta non fu accolta: nell’autunno 2001 la scorta gli fu tolta e pochi mesi dopo venne assassinato. Sul nome dell’ex prefetto Giuseppe Pecoraro persiste, non si sa perché, il veto di Forza Italia.
DIFESA
A raccogliere l’eredità di Lorenzo Guerini dovrebbe essere Adolfo Urso. La seconda scelta potrebbe essere Antonio Tajani se non va agli Esteri. Per il Copasir, la cui guida va all’opposizione, sono in corsa Enrico Borghi e Guerini, entrambi del Pd.
Per i Beni Culturali c’è il nome di Giampaolo Rossi (prendere il posto di Fuortes non conviene visto che il mandato in Rai scade fra un anno e mezzo). Per l’Istruzione è in pole Anna Maria Bernini con le sue parrucche variabili, all’Agricoltura il favorito è il leghista Gian Marco Centinaio che s’avvantaggerebbe del no secco di Salvini a Garavaglia, giudicato troppo vicino a Giorgetti.
Posto quasi certo a Palazzo Chigi, come sottosegretario, per l’ideologo di Fratelli d’Italia Giovanbattista Fazzolari (ma non si esclude un super tecnico perché la Meloni ha bisogno di Fazzolari h24).
IL NODO RONZULLI
La Meloni, con Berlusconi survoltato dalle punturine, non riuscità a tenerla fuori dal governo rifilandole un dicastero di fascia zeta. Sa bene che alla fine sarà Mattarella a decidere e la Mummia Sicula ha molti dubbi sul curriculum dell’ex infermiera/segretaria di Berlusconi.
A quel punto, piuttosto che finire in un ministero senza portafoglio, la diabolica rasputin in gonnella potrebbe preferire di fare il capogruppo al Senato di Forza Italia continuando a rosicchiare potere a Tajani nel partito e posizionando al tavolo dei ministri un suo fedelissimo.
(da agenzie)
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Ottobre 12th, 2022 Riccardo Fucile
NEL CONCORSO INDETTO PER TROVARE 12 PROFESSIONISTI PER VELOCIZZARE GLI ITER DI ATTUAZIONE RECOVERY, NE SUCCEDONO DI TUTTI I COLORI. TRA “ESPERTI” CHE DI APPALTI NON SANNO NIENTE E CANDIDATI CHE SCOMPAIONO DAL VIDEO E RICOMPAIONO CON IN MANO MISTERIOSI FOGLI
Siamo in ritardo per ottenere i 191,5 miliardi europei del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza? La Regione Sicilia cerca intanto con un concorso per 12 professionisti esperti in gare d’appalto per velocizzare tutti gli iter. Un candidato bocciato però, nel servizio di Filippo Roma e Marco Occhipinti, ci fa venire parecchi dubbi su questo concorso.
Siamo in ritardo per ottenere i 191,5 miliardi europei del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza? La Regione Siciliana cerca, intanto, con un concorso per 12 professionisti geologi esperti in gare d’appalto, di velocizzare tutti gli iter. Ma il concorso finisce nell’obiettivo della nota trasmissione tv Le Iene. A far sorgere dubbi e sospetti è un candidato bocciato che, parla nel servizio di Filippo Roma e Marco Occhipinti.
Il dubbio sul concorso dei 12 esperti
Facciamo un passo indietro. La Regione Siciliana, per potersi accaparrare le somme del Pnrr, ha indetto un concorso per assumere 12 esperti in gare d’appalto e rifiuti. Figure altamente specializzate. Francesco Cannavò è uno dei candidati che hanno partecipato al concorso. Ma, nonostante l’ottimo esame, almeno a suo dire, non è stato assunto ed ha così fatto ricorso al Tar, riuscendo a ottenere i video dei colloqui di selezione.
I punti oscuri nella selezione
Secondo il servizio delle Iene vi sarebbero alcuni punti oscuri nell’iter di selezione dei 12 esperti, come si evincerebbe dai video. Per la trasmissione i video mostrerebbero candidati che incappano in scivoloni rilevanti senza che questi intacchino l’esame e il suo esito fino all’assunzione.
C’è, secondo la ricostruzione della trasmissione attraverso i video, un candidato che ammette di non “essere ferrato in materia di appalti”. Quel candidato “Oggi però fa il consulente nel settore degli appalti”, commenta Cannavò.
Scompare l’immagine del candidato
In altri casi il candidato non verrebbe ripreso mentre gli viene posta la domanda e ricompare con alcuni fogli in mano, sempre secondo il servizio della trasmissione Mediaset “Non mi sono mai occupato di bonifiche e di rifiuti”, ammetterebbe candidamente lo stesso candidato davanti alla commissione giudicatrice. Candidato poi promosso. Tanti altri sarebbero i candidati promossi dopo aver ammesso importanti lacune.
Il presidente, “Andate in procura”
“A cosa serve fare sacrifici e studiare se poi al concorso passa chi non sa rispondere a domande basilari?”, si chiede Cannavò, escluso dal concorso. La domanda viene posta poi dalla Iena Filippo Roma a Fulvio Bellomo, dirigente regionale di prima fascia a presidente di Commissione “La funzione pubblica ha tutti i verbali – dice il presidente della commissione – Andate alla procura della Repubblica” replica secco.
I sindacati chiedono verifiche
Dopo il servizio delle Iene, ora la Cgil Sicilia chiede verifiche su tutti i concorsi della Regione, non solo quello preso in esame ma tutti quelli indetti per la selezione di 83 tra esperti e funzionari da destinare alla spesa dei fondi del Pnrr. “Su questa vicenda – dice Alfio Mannino, segretario generale della Cgil Sicilia- farà certamente luce la magistratura. Ma ora – aggiunge- ci aspettiamo un intervento immediato della politica e del Dipartimento della Funzione pubblica per verificare se correttezza procedurale c’è stata e se così non fosse ristabilirla subito. Anche per evitare di aggiungere ulteriori ritardi ai ritardi che già si registriamo”.
“Servono esperti competenti”
Ma i dubbi della Cgil riguardano e non da ora, l’insieme delle selezioni del personale per il Pnrr. “La Sicilia – afferma Mannino- ha bisogno di persone competenti per gestire questa fase delicata e non certo di assunzioni clientelari, che arrecherebbero un danno ma darebbero anche la chiara percezione che nulla cambia e che la cattiva politica, in questo caso quella del governo uscente, la fa sempre da padrona. Ci aspettiamo un segnale che partendo dalle opportune verifiche sui concorsi in questione”.
(da agenzie)
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Ottobre 12th, 2022 Riccardo Fucile
NEL 2018/2019 GLI STUDENTI CHE NON RAGGIUNGEVANO UN LIVELLO SUFFICIENTE ERANO “SOLO” IL 35,7%, ORA E’ SALITO AL 48,2%
Nell’anno scolastico 2021/2022, la quota di ragazzi della V classe della scuola secondaria di secondo grado che non hanno raggiunto un livello di competenza alfabetica sufficiente è stata del 48,5%, stabile rispetto all’anno precedente (48,2%) ma ancora distante dai risultati pre-pandemia (35,7% nell’anno scolastico 2018/2019).
I posti disponibili nei servizi per la prima infanzia pubblici e privati sul territorio italiano, nell’anno educativo 2020/2021, hanno coperto il 27,2% dei posti per i bambini fino a 2 anni compiuti.
Il divario tra Centro-nord e Mezzogiorno è ampio. Lo rivela l’Istat nel suo Rapporto sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030 dell’Onu. Anche la competenza matematica inadeguata è elevata, 49,9% in media in Italia, sui livelli dell’anno scolastico precedente (50,3%) ma lontana dai livelli raggiunti nell’anno scolastico precedente alla pandemia (39,3% nel 2018/2019). Nel 2021, la quota dei giovani 18-24enni che escono dal sistema di istruzione e formazione senza aver conseguito un diploma o una qualifica è pari al 12,7% in riduzione rispetto all’anno precedente (14,2%).
(da agenzie)
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Ottobre 12th, 2022 Riccardo Fucile
RACCOLTI 10 MILIONI DI EURO IN 24 ORE: “I 50 DRONI SARANNO UTILIZZATI PER LA VENDETTA”
Sul sito della Charity Foundation è possibile contribuire all’acquisto di mezzi militari e sistemi di difesa per l’esercito ucraino. A promuovere la fondazione è lo showman e attivista Serhii Prytula
Sono 9,6 i milioni raccolti in 24 ore attraverso una campagna di crowdfunding e che andranno a finanziare le forze armate ucraine.
La raccolta fondi, organizzata dalla Charity Foundation – un’organizzazione benefica che sostiene l’esercito ucraino, fondata dall’attivista e showman, Serhii Prytula – è stata lanciata con l’obiettivo di acquistare droni kamikaze per l’esercito di Kiev.
La decisione, presa dopo il massiccio bombardamento che ha colpito tutta l’Ucraina nella mattina del 10 ottobre, riguarderà – come riporta il Guardian – l’acquisto di 50 droni Ram II, ovvero velivoli senza pilota con un carico di esplosivo di 3 kg, progettati e costruiti da società ucraine, oltre a tre stazioni di controllo. Prytula, citato dal quotidiano britannico, ha definito la donazione come un modo per vendicarsi degli attacchi russi.
«Le persone hanno donato per la vendetta, quindi faremo in modo che la vendetta avvenga», ha concluso. Un attivista e co-fondatore della campagna di crowdfunding, riporta il Guardian, ha affermato che nei primi sette minuti dall’appello messo online per acquistare armi, avevano già raccolto circa 25 mila dollari e che questa prima tranche proveniva da persone rifugiate nei bunker antiaereo dell’Ucraina.
Le campagne di crowdfunding per finanziare l’esercito ucraino non sono una novità. Anche la Kalush Orchestra, band ucraina vincitrice dell’Eurovision 2022, era riuscita a raccogliere 900 mila dollari per l’acquisto di tre droni Pd-2, vendendo il trofeo del contest musicale.
Ma non solo. Il frontman della band aveva, inoltre, messo in palio anche il suo cappellino rosa a secchiello con cui sono stati raccolti fondi per la Serhiy Prytula Charity Fundation, la stessa organizzazione che ora ha lanciato la campagna per i droni kamikaze.
Fin dalle ore successive al bombardamento dell’esercito russo in Ucraina di lunedì 11 ottobre, i diplomatici ucraini sono tornati ad avanzare richieste riguardo alla fornitura di armi da parte dell’Occidente. In particolare, Volodymyr Zelensky, – dopo una telefonata con il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, aveva scritto in un tweet che: «I sistemi di difesa aerea sono priorità numero uno dell’Ucraina», ovvero tecnologie che permettono di lanciare missili da terra contro obiettivi aerei come elicotteri, droni o missili.
(da agenzie)
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Ottobre 12th, 2022 Riccardo Fucile
LA BALLA PER SOSTENERE CHE “LA MELONI INIZIA A MANTENERE LE PROMESSE”
La disinformazione su Giorgia Meloni gira non solo in Italia e in italiano ma anche in lingua spagnola. L’alleanza del partito di Giorgia Meloni con Vox, storico partito dell’estrema destra spagnola, non sono di certo un mistero.
Solo un paio di giorni fa la premier in pectore del nostro paese ha registrato un videomessaggio – trovando tempo durante i serratissimi lavori in corso per la formazione del prossimo governo – per parlare agli spagnoli per sottolineare quanto i rapporti tra Fratelli d’Italia e Vox siano stretti.
Non sorprende, dunque, che in Spagna si parli di Giorgia Meloni e che ci siano testate interessate a diffondere notizie false e a fare disinformazione per strizzare l’occhio a populisti e sovranisti: negli ultimi giorni, in particolare, si è diffusa quella relativa al taglio parlamentari Meloni.
Come sottolinea la testata Maldita.es, negli scorsi giorni ha cominciato a circolare tutta una serie di contenuti che alludono al fatto che Giorgia Meloni, il cui partito è stato il più votato delle elezioni 2022 in Italia, avrebbe già «iniziato a mantenere le sue promesse» procedendo con l’eliminazione di «230 deputati e 115 senatori».
Si tratta di una bufala, ovviamente, considerato che – come sappiamo bene – il taglio dei parlamentari nel nostro paese è stato disposto per una legge approvata dai partiti in data 8 ottobre 2020 ma è entrata in vigore solo dopo il referendum che ha avuto luogo il 20 settembre 2020 (69% dei votanti favorevoli alla riduzione del numero di rappresentanti in Parlamento).
Tutto questo è ovviamente accaduto prima che Giorgia Meloni vincesse le elezioni, solo che – come precedentemente disposto – il suo sarà il primo governo in cui questo taglio sarà effettivo (Camera dei Deputati con 400 membri invece di 630 e Senato della repubblica con 200 membri invece di 315).
Da dove arriva quello screen, dunque? Si tratta di un articolo pubblicato nel 2019 dalla testata La Razón nella cui immagine, tra le altre cose, non compare nemmeno la leader di FdI ma Luigi Di Maio.
Il contenuto viene condiviso e decontestualizzato appositamente per fare disinformazione e, andando a vedere l’articolo originale pubblicato all’epoca, non c’è nessun riferimento – comprensibilmente – a Meloni. Lo screen del titolo di quel pezzo («Taglio in Italia: eliminati 230 deputati e 115 senatori») viene condiviso e diffuso su Facebook per attribuire a Meloni un merito non suo abbinato al copy seguente: «Meloni inizia a mantenere le sue promesse !!!»).
(da Open)
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Ottobre 12th, 2022 Riccardo Fucile
I DATI DELL’ULTIMO RAPPORTO ISTAT
Meglio del 2020, ma ancora molto distante dalla media europea.
Il quadro offerto dall’ultimo rapporto sui Sustainable Development Goals (SDGs) pubblicato dall’Istat mostra come nel nostro Paese l’utilizzo del web – in tutte le sue forme e connessioni – sia ancora distante rispetto al resto del Vecchio Continente.
E così si scopre che, con i dati raccolti nel 2021, la risposta alla domanda “quanti italiani usano internet” sia in miglioramento (statistico) rispetto alla rilevazione precedente, ma ancora lontana dagli standard.
I numeri parlano chiaro e sono contenuti all’interno del “goal 17“, quello che si occupa del rafforzamento dei mezzi di attuazione e rinnovamento del partnerariato mondiale per lo sviluppo sostenibile: «Nel 2021 l’80,2% degli italiani nella fascia di età compresa tra i 16 e i 74 anni utilizza regolarmente Internet (Cfr. Goal 5). Nei Paesi Ue27 la quota è dell’87% . I valori mostrano un significativo aumento anche negli ultimi anni: +3,8 punti percentuali rispetto al 2020; nel 2020 la crescita era stata di 2,5 punti percentuali rispetto al 2019. Gli uomini fruiscono di Internet in misura maggiore delle donne (81,7% contro 78,7%) ma nell’ultimo decennio le distanze si sono ridotte. L’utilizzo di Internet diminuisce al crescere dell’età. Nel 2021, la quasi totalità dei ragazzi di età compresa tra i 16 e i 19 anni ricorrono abitualmente a Internet (96,8%; +5 p.p. rispetto al 2020 e +13,6 p.p. rispetto al 2011), mentre gli utenti di età compresa tra i 65 e 74 anni, nonostante l’espansione dell’ultimo decennio, sono poco meno del 50% (49,7%; + 7 punti rispetto al 2020 e + 38 p.p. rispetto al 2011)».
Quanti italiani usano Internet? Meno della media dei Paesi europei
Quindi, tra il 2020 e il 2021 si registra un un aumento nell’utilizzo di Internet da parte degli italiani del 3,8%. Al netto delle lievi differenze tra “uomini e donne”, il dato più significato è l’uso che se ne fa delle connessioni al web: «Il 39,8% utilizza Internet per acquistare merci o servizi online (+8,4 punti rispetto al 2020), il 45,3% per effettuare operazioni di Internet banking e il 34,1% per interagire on line con la Pubblica Amministrazione o con i gestori dei servizi pubblici». La situazione è, dunque, molto variopinta.
(da agenzie)
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Ottobre 12th, 2022 Riccardo Fucile
ACQUISTI COMUNI E PRICE CAP SUL METANO RUSSO
Acquisti comuni di gas e price cap solo al metano importato dalla Russia. É questa la controproposta fatta oggi da Germania e Olanda durante il vertice informale sull’energia di Praga. I governi di Berlino e L’Aia fanno parte di quel fronte di Paesi europei che si oppongono da settimane alla proposta italiana di applicare un tetto europeo al prezzo del gas.
Una resistenza che spiegano con il timore di rimanere a corto di forniture. «Tutti sono d’accordo sul fatto che i prezzi del gas oggi sono folli – ha riassunto oggi il ministro alla Transizione ecologica Roberto Cingolani – Penso che concordiamo sulla diagnosi, ma la terapia è ancora oggetto di dibattito».
Le soluzioni sul tavolo, infatti, sono diverse. Da un lato, ci sono Paesi come Germania e Olanda che propongono un price cap soltanto al gas russo.
Dall’altro, il fronte guidato dall’Italia che spinge per un tetto generalizzato «dinamico», che prevede cioè un intervallo di prezzo. La scorsa settimana, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha proposto un compromesso nella speranza che possa mettere tutti d’accordo: un price cap solo al gas usato per generare elettricità. Anche questa ipotesi, però, sembra aver perso slancio.
La mossa di Germania e Olanda°
Il documento sottoscritto oggi a Praga da Germania e Olanda, pubblicato integralmente da Euractiv, prevede un insieme di misure per contrastare la crisi energetica. La principale è sicuramente l’acquisto comune di metano. Uno «sforzo coordinato» che, secondo gli autori del documento, permetterà di «ridurre assieme i prezzi del gas e arrivare all’indipendenza dal gas russo».
L’altra principale proposta dei due governi europei è l’imposizione di un price cap solo al metano importato dalla Russia, ma solo a costo che si riveli davvero una «soluzione praticabile» e che non porti al rischio di razionamento. Il resto delle soluzioni suggerite da Germania e Olanda rientrano tra le iniziative su cui i 27 dell’Unione Europea già hanno raggiunto un accordo di massima: accelerazione sulle rinnovabili, riduzione dei consumi di gas e maggiore diplomazia con i partner fornitori di beni energetici.
La mediazione di Bruxelles
La proposta sull’energia formulata dalla Commissione europea sarà presentata ufficialmente la prossima settimana, quando si svolgerà – sempre a Praga – il Consiglio straordinario sull’energia vero e proprio. La commissaria Ue all’Energia, Kadri Simson, ha spiegato che la Commissione agirà su 4 binari: riduzione della domanda di energia, solidarietà tra Paesi Ue, intervento sui prezzi e acquisti comuni di gas. «Dobbiamo avere bene in mente che è urgente intervenire ma dobbiamo farlo insieme, con un consenso esteso», ha precisato Simson. Al vertice informale di oggi a Praga ha partecipato anche Fatih Birol, direttore dell’Agenzia internazionale per l’Energia. «Abbiamo bisogno di maggiore solidarietà in Ue. Il prossimo inverno potrebbe essere perfino più difficile di questo – ha detto ai giornalisti presenti – È importante cominciare a prepararsi già da ora».
(da agenzie)
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Ottobre 12th, 2022 Riccardo Fucile
LE PROVE NELLA CHAT FILORUSSE
In parallelo alla controffensiva ucraina, all’interno di un gruppo di pirati informatici filorussi sono comparsi premi in denaro per chi ottiene il miglior risultato
Una cifra pari a 80.000 rubli per il pirata informatico con il maggior numero di attacchi DDoS andati a termine, ma pagati tramite criptovaluta secondo il tasso di cambio in vigore.
Su un canale Telegram in lingua russa, ogni mese viene stilata e pubblicata una speciale classifica dove i primi tre pirati informatici più produttivi vengono premiati con cifre che variano da circa 1200 a 300 euro.
Non si conoscono le identità degli anonimi cracker (da non confondere con gli hacker), mentre si conoscono i loro obiettivi: siti governativi dei Paesi ritenuti “nemici” del Cremlino come la Lituania e la Polonia, ma soprattutto contro i canali ucraini.
All’interno delle chat si leggono commenti di gioia e di ringraziamenti per i ragazzi «che fanno tutto ciò per il bene del nostro Paese [la Russia, ndr]», ma anche inviti ad intervenire contro uno o l’altro sito ritenuto scomodo per la propaganda di Mosca.
Due sono i post pubblicati nel gruppo Telegram dei pirati informatici con la speciale classifica mensile, dove la somma ottenuta dal primo classificato è superiore rispetto a quella dello stipendio medio in Russia (a luglio 2022 intorno ai 62.200 rubli).
In un ambiente dove l’anonimato è oro, i finanziatori del premio non sono affatto pubblici. La prima classifica pubblicata nel gruppo risale a inizio settembre 2022, a ridosso dell’inizio della controffensiva ucraina e la conseguente riconquista dei territori occupati dall’esercito russo.
La classifica del mese di ottobre 2022.
Il gruppo è noto negli ambienti della pirateria informatica. Il primo post risale all’undici marzo, dopo appena due settimane dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina con l’obiettivo di supportarla. Nato con l’obiettivo di colpire gli hacker ucraini e «i loro scagnozzi corrotti», definendoli tutti fan dei neofascisti che hanno preso il potere in Ucraina, direzionando i loro massicci attacchi contro «i canali della propaganda che mentono palesemente contro l’operazione speciale della Russia in Ucraina».
Il manifesto del gruppo.
Tra i primi attacchi andati a segno, il gruppo racconta di come il sito di notizie ucraino Zaxid.net sia rimasto offline per ben 8 ore nonostante le difese messe in atto, tra queste il servizio americano Cloudflare. «Abbiamo salvato il cervello di milioni di persone dalla propaganda neonazista» dichiarano gli admin dopo la caduta di siti come u24.ua, ukranews.com e rbc.ua, ma i loro obiettivi vanno “oltre confine”.
Il post della caduta di Zaxid.net
Gli attacchi si sono poi concentrati contro siti polacchi e lituani, privati o pubblici, ritenuti «collaboratori dei nazisti». In alcuni casi troviamo aziende britanniche, come la Ultra Electronics, e di trasporto merci come la lituana Ami Logistika. La Lituania è un’ossessione per il gruppo di pirati informatici, intenzionati più volte a rendere inaccessibili i siti degli aeroporti e quelli governativi di Vilnius.
Gli admin del gruppo dichiarano di collaborare con Killnet, conosciuto anche in Italia per gli attacchi di questa estate contro i porti di Genova e Savona.
Tra gli iscritti ci sono anche dei presunti utenti italiani, i quali commentano all’interno dei post in lingua russa, ed è grazie a uno di questi che siamo incappati nel canale e nei premi in denaro.
A seguito di un articolo pubblicato da Open Fact-checking, un gruppo di filorussi conosciuti come “Comitato per il Donbass Antinazista” ha lanciato un appello poi diffuso nei canali amici con l’obiettivo di dare il via a una vera e propria shitstorm.
A rispondere all’appello troviamo canali non solo filorussi, ma anche No Vax, antisemiti e complottisti che nel corso dell’invasione russa in Ucraina hanno dato il proprio sostegno al Cremlino contro Kiev.
L’appello è stato condiviso anche nel gruppo dei pirati informatici, indicando la nostra testata come un obiettivo da colpire e zittire con ogni mezzo.
La richiesta di aiuto, ovviamente, è stata pubblicata in lingua russa, dove sostengono falsamente che siamo finanziati dallo Stato italiano e dalla NATO e dunque un obiettivo da «demolire».
(da Open)
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