Febbraio 19th, 2023 Riccardo Fucile
FDI 28,7%, M5S 17,2%, PD 16.8%, LEGA 8,9%, TERZO POLO 7,9%, FORZA ITALIA 7,5%
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha un indice di fiducia degli
italiani al 44,4%, più o meno la somma dei partiti di centrodestra che l’appoggia, ma sempre una minoranza rispetto a chi non ha fiducia in lei.
Secondo l’ultimo sondaggio settimanale effettuato da Termometro politico tra il 14 e il 16 febbraio 2023, le intenzioni di voto hanno risentito di un effetto regionali sulle percentuali partiti.
L’ultima tornata elettorale, che si è svolta in Lombardia e Lazio il 12 e 13 febbraio, ha decretato la vittoria pressoché incontrastata del centrodestra, con lieve rialzo del Pd. Male invece M5s e Terzo Polo.
Secondo il sondaggio Fdi è rimasto stabile al 28,7%, il M5S è invece calato al 17,2%, Pd e Lega sono aumentati rispettivamente al 16,8% e all’8,9%.
Giù il Terzo Polo al 7,9% con Forza Italia in crescita al 7,5%.
Sinistra Italiana e Verdi scendono sotto la soglia di sbarramento del 3% e sono in compagnia di +Europa al 2,5%, Italexit al 2,4%, Democrazia Sovrana e Popolare all’1,6% e Unione Popolare all’1,5%.
(daFanpage)
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Febbraio 19th, 2023 Riccardo Fucile
HANNO CONTATO I MINUTI CHE HANNO SEPARATO LA SPARATA DI WEBER CONTRO IL CAV DALLA SUA DIFESA DI SILVIO. ERA GIÀ PRONTO UN COMUNICATO DI FUOCO E, PARE, ANCHE L’ESPULSIONE DAL PARTITO
Hanno contato perfino i minuti trascorsi dal fattaccio alla replica ufficiale del ministro degli Esteri Antonio Tajani. Silvio Berlusconi e Licia Ronzulli erano insieme a Milano e avevano appena finito d’incontrare i consiglieri regionali lombardi eletti, venerdì, quando il capogruppo del Partito popolare europeo Manfred Weber con un tweet ha annullato un evento del Ppe a Napoli organizzato da Forza Italia
Un attacco durissimo, ma la reazione che contava, agli occhi dei berlusconiani di più stretta fiducia, era quella di Tajani, coordinatore azzurro guardato sempre più con sospetto per la sintonia con Giorgia Meloni. Dal tweet di Weber alla reazione del ministro degli Esteri sono passati novanta minuti: hanno contato ad Arcore. Novanta lunghi minuti, con il fondatore di Forza Italia pronto a dare il via libera alla Ronzulli per un comunicato di fuoco contro il “suo” ministro. In casa azzurra c’è chi dice che addirittura poteva arrivare l’espulsione dal partito, tanto era la rabbia del leader deluso e sotto attacco.
Di certo c’è che ieri Tajani ha fatto la mossa diplomatica necessaria a sedare le tensioni e salvare l’onore del Cavaliere. A margine del G7 di Monaco il vicepremier ha incontrato Weber e poi ha organizzato un punto stampa per comunicare che l’incidente tra Berlusconi e Ppe è chiuso.
«Con Weber ci siamo confrontati, ho spiegato le ragioni di Forza Italia ribadendo che Berlusconi e FI sono la stessa cosa. E che il mio partito ha votato sia al Parlamento europeo sia al Parlamento italiano sempre a sostegno dell’Ucraina e anche a favore dell’invio degli aiuti militari. Mantenere le proprie posizioni e ribadire la contrarietà alla decisione di annullare la riunione di Napoli non significa litigare. Mi auguro si possa continuare a lavorare con serenità, cercando di costruire insieme una politica che porti l’Europa a essere protagonista di pace».
E ancora, sempre Tajani: «Ho ribadito, e Weber lo sa bene, che abbiamo sempre votato a favore dell’Ucraina. C’è stata solo una diversità di vedute: ho detto che è sbagliato annullare quell’incontro a Napoli e spero che se ne possa organizzare un altro a Roma».
Poi il ministro degli Esteri si è inerpicato in una difficile difesa del leader azzurro: «Berlusconi non ha mai abbracciato la retorica russa. Ha solo detto che bisogna lavorare per la pace. Noi siamo dalla parte dell’Ucraina. Berlusconi non soltanto lo ha detto, ma lo ha anche votato. Io sono il ministro degli Esteri della Repubblica italiana e non ci sono mai stati tentennamenti su questo. Non c’è nessuna retorica russa ».
Incidente risolto, per ora sulla carta. Anche se non si spengono in Europa le polemiche sulle parole del Cavaliere. E per Tajani restano problemi anche in casa.
I falchi berlusconiani restano convinti che il ministro stia giocando una doppia partita: una dentro Forza Italia, l’altra per conto della presidente del Consiglio Meloni che punta a un accordo tra Conservatori e Popolari dopo le europee del 2024 e che vede un pezzo di Forza Italia come un ostacolo, a Roma come a Bruxelles.
(da la Repubblica)
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Febbraio 19th, 2023 Riccardo Fucile
ALLE 4.02 L’AMMIRAGLIO GIUSEPPE CAVO DRAGONE, CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA DIFESA, COMUNICA A GUERINI L’AVVIO DELLE OPERAZIONI”… “IL PRESIDENTE DRAGHI HA I SUOI CONTATTI CON GLI AMERICANI E NON HA DUBBI SU DOVE PORRE L’ITALIA APPENA LA RUSSIA FARÀ PARTIRE IL PRIMO COLPO”
La notte fra il 23 e il 24 febbraio 2022 accadde ciò che da settimane è
descritto nei rapporti per i governi con esemplare pignoleria dai servizi segreti occidentali.
In Ucraina, fianco destro d’Europa, si proietta uno spettacolo cruento. La Russia di Vladimir Putin, che invade per aria, terra, mare, è scontata quanto feroce.
Con particolari inediti e colloqui con le autorità istituzionali del tempo, l’Espresso ha ricostruito in versione italiana la notte fra il 23 e il 24 febbraio 2022 e il prologo che l’ha forgiata mesi prima.
ORE 3:39
A Washington hanno l’annuncio ufficiale in bozza. L’armata russa sta per lanciare un attacco su larga scala e sta per essere trasmesso il discorso registrato di Putin. Il senatore repubblicano Mark Rubio segnala il massiccio movimento di mezzi nel Donbass. Le strutture informatiche ucraine sono bersagliate. I ministri italiani vanno a dormire con il telefono acceso e la suoneria ben alzata.
ORE 4:02
L’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, Capo di Stato Maggiore della Difesa, comunica con un messaggio l’avvio delle operazioni al ministro Lorenzo Guerini. Ne seguono altri per illustrare l’offensiva russa sul versante orientale e soprattutto nei sobborghi di Kiev.
Le informazioni fra gli alleati provengono da americani e inglesi e sono condivise all’istante nel gruppo dei “cinque” per l’Ucraina che si è formato nel settembre 2021. In quel periodo di mendace tepore, tra estate e autunno, la Russia ha svolto una esercitazione militare congiunta con la Bielorussia che ha coinvolto 200.000 soldati.
Così gli americani e gli inglesi, che hanno incrementato le relazioni ucraine dopo l’annessione russa della Crimea (2014), creano il “Gruppo dei Cinque”, il quintetto, per muoversi compatti in qualsiasi scenario: la collaborazione viene allargata a tedeschi, francesi, italiani.
Se la storia in cammino, come la verità, non si può fermare, secondo le puntuali analisi angloamericane, presto Putin sarà costretto a innescare la guerra. Per ragioni interne. Per disfunzioni nel regime. Perché una volta allertate le furerie e accesi i motori, non resta che sparare.
Il presidente Mario Draghi ha i suoi contatti con gli americani e non esprime opinioni dissonanti. Non ha dubbi su dove porre l’Italia appena la Russia farà partire il primo colpo. L’energia è il suo principale timore. È un timore che attraversa anche gli apparati di intelligence.
In autunno differenziare i rifornimenti e rafforzare la presenza in Africa è già una ipotesi concreta. Il viaggio di Sergio Mattarella in Algeria (6-7 novembre 2021) è di grande conforto. Quando Draghi ordina alle aziende italiane di disertare la videoconferenza con Putin (26 gennaio 2022), è sicuro che il processo di avvicinamento alla guerra sia ormai irreversibile.
ORE 6:00
La Nato convoca subito gli ambasciatori a Bruxelles, l’Unione europea dà appuntamento in serata. Roma è rappresentata presso la Nato da Francesco Maria Talò, che poi sarà chiamato a Palazzo Chigi da Giorgia Meloni come consigliere diplomatico. La Nato è ancora lo strumento di risposta degli occidentali per preservare o inoculare la democrazia.
La stessa Nato che ad agosto era scappata da Kabul sotto l’assedio dei talebani dopo decenni di morti, soldi, errori. La stessa Nato che per il francese Macron era «morta».
ORE 7:00
Il generale Francesco Paolo Figliuolo, conclusa la campagna vaccinale da commissario, è passato al Comando operativo del vertice Interforze. All’alba ha già ricontrollato le procedure con i suoi e parlato col ministro Guerini. A Figliuolo spetta il compito di organizzare le spedizioni di materiale bellico in Ucraina per il tramite polacco.
L’indomani il Consiglio dei ministri (Cdm) comporrà la cornice legislativa per un Paese che ripudia la guerra. Quella costituzionale è garantita dal Quirinale. «L’equipaggiamento militare non letale di protezione» è pronto da settimane. Un vecchio accordo di cooperazione fra gli eserciti di Roma e di Kiev permette di sapere, e poi gli angloamericani lo sanno perfettamente, di cosa ha bisogno Kiev e cosa può offrire (non molto) nell’immediato Roma.
I rappresentanti per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza, francesi, tedeschi, spagnoli e italiani scelgono di secretare gli elenchi di armi da inviare a Kiev: non per non dare indebiti vantaggi ai russi (sciocchezze, tutti sanno tutto), ma per non spaventare i propri concittadini […]. Quando il decreto interministeriale di Guerini viene firmato (2 marzo 2022), decolla il primo C-130 con le armi per Kiev.
ORE 8:00
L’ambasciatore russo Sergey Razov viene svegliato all’alba dalla Farnesina. Roma è la capitale occidentale più lesta a convocare i diplomatici di Mosca, lo fa il segretario generale Ettore Sequi su istruzioni del ministro Luigi Di Maio. La posizione italiana è inequivocabile: l’ambasciatore Sequi esprime a Razov «la ferma condanna per la gravissima, ingiustificata e non provocata aggressione all’Ucraina». Roma non ha crepe. Mosca lo apprende subito.
ORE 10:00
Draghi presiede il Comitato per la sicurezza della Repubblica, ci sono i cinque ministri che lo compongono, il sottosegretario Franco Gabrielli che ha la delega all’Intelligence, l’ambasciatrice Elisabetta Belloni che è capo del Dipartimento di Coordinamento dei servizi segreti. Le questioni italiane sono due: il flusso di gas da Mosca e l’arrivo di decine di migliaia di profughi. La situazione è monitorata dall’intelligence, l’unica ossatura statale che ha diminuito e però non interrotto, non si interrompono mai, i contatti con i russi.
ORE 13:30
Draghi parla ai giornalisti nella sala dei Galeoni di Palazzo Chigi prima di partire per un Consiglio europeo straordinario e poi collegarsi con un G7 allargato al Segretario Generale della Nato. Il presidente fa un discorso appassionato sui valori della democrazia e ribadisce tre concetti: sostegno agli ucraini, coesione europea, strategia Nato.
Draghi ha gestito la vicenda con il suo gabinetto e l’intelligence. Roma non può farfugliare, le sanzioni sono necessarie, ma possono spingere l’inflazione, i rincari dei prezzi, il disagio sociale. Il pericolo per l’Italia e per l’Europa in generale viene esposto agli interlocutori americani che hanno l’agio della distanza economica e geografica.
ORE 16:15
Al Quirinale si tiene il Consiglio Supremo di Difesa, leggermente in anticipo per non sovrapporsi all’imminente incontro Nato a distanza per i ministri della Difesa. È l’occasione per rimarcare la linea tracciata già dal presidente Draghi e offrire riparo istituzionale a ogni tipo di aiuto.
ORE 17:00
Allenati i muscoli col lavoro diplomatico e presto dimenticata la disfatta afghana, la parte militare Nato può eseguire il piano di reazione: protezione dei confini, forniture agli ucraini. Sembra una prova estemporanea di coraggio e di solidità, invece è la riproduzione in un giorno e in una notte di quanto studiato per mesi, anni. Che dura ancora oggi.
(da L’Espresso)
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Febbraio 19th, 2023 Riccardo Fucile
NON LAMENTIAMOCI POI SE, IN AMBITO INTERNAZIONALE, LA NOSTRA REPUTAZIONE SOFFRE DI APPANNAMENTO E DOBBIAMO DIRE ADDIO ALL’ASSE ROMA-PARIGI-BERLINO
Un lungo applauso ha accolto il presidente Zelensky, intervenuto in video-collegamento all’apertura del Festival del cinema di Berlino: «La cultura può parlare contro il male o fare silenzio: la Berlinale ha fatto la sua scelta».
Anche noi abbiamo fatto la nostra scelta: al Festival di Sanremo, Zelensky lo abbiamo nascosto nel cuore della notte, quasi cancellato con un gesto pusillanime e ambiguo, trasformandolo in un foglietto letto da Amadeus.
Ci sono momenti in cui bisognerebbe ragionare di più sui valori simbolici della rappresentazione.
«Wim Wenders abbatté il muro di Berlino prima che cadesse, con gli angeli di Il cielo sopra Berlino », ha detto Zelensky. Noi ci dobbiamo accontentare dei calci alle rose sul palcoscenico.
Non lamentiamoci poi se, in ambito internazionale, la nostra reputazione soffre di appannamento e dobbiamo dire addio all’asse Roma-Parigi-Berlino.
(da Corriere della Sera)
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Febbraio 19th, 2023 Riccardo Fucile
AL LICEO MICHELANGIOLO DI FIRENZE UN GRUPPO DI MILITANTI DI “AZIONE STUDENTESCA”, ORGANIZZAZIONE VICINA A FRATELLI D’ITALIA, HA AGGREDITO DUE STUDENTI DI SINISTRA, SEI IDENTIFICATI
Racconta Filippo, studente del liceo classico Michelangiolo, ricorda di
aver intravisto davanti alla scuola un volantinaggio di militanti di Azione studentesca, organizzazione di destra vicina a Fratelli d’Italia, che ha come simbolo la croce bretone-celtica.
E improvvisamente di aver visto aggredire a pugni e calci due suoi compagni, anche loro studenti del liceo e militanti del Collettivo di sinistra, che avevano contestato.
Il resto ce lo racconta un video diventato virale sui social. Nel quale si vede uno degli aggressori, probabilmente maggiorenne, assalire con furia selvaggia, a calci e pugni, uno dei due studenti minorenni, mentre il ragazzo a terra tenta di difendersi. Un altro giovane viene picchiato dagli aggressori vestiti con giacche nere e jeans.
Una professoressa grida: «Cosa fate ragazzi, fermatevi ora basta», cercando di bloccare le violenze. È accaduto alle 8 di ieri mattina in via della Colonna, centro di Firenze, davanti a una delle scuole più rinomate della città, e la notizia ha provocato sdegno e preoccupazione. «Un’aggressione squadrista di questa gravità e davanti a una scuola è un fatto intollerabile», ha commentato il sindaco Dario Nardella.
I presunti responsabili, sei in tutto (tre maggiorenni e tre minorenni), sono già stati individuati dalla Digos. Sono tutti militanti di Azione studentesca. Sono stati segnalati all’autorità giudiziaria per la manifestazione (il volantinaggio davanti alla scuola) non autorizzata dalla Questura.
Mentre per le violenze e le lesioni, si aspettano eventuali denunce degli studenti aggrediti e i referti ospedalieri, come prevede la legge.
Condanne sono arrivate da tutto il mondo politico.
(da agenzie)
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Febbraio 19th, 2023 Riccardo Fucile
ALL’INCONTRO A PALAZZO CHIGI NON CI SARA’, HA PAURA DI METTERCI LA FACCIA… ALTA TENSIONE NEL CENTRODESTRA
Giorgia Meloni domani pomeriggio non sarà presente all’incontro con i vertici delle associazioni di categoria chiamate a Palazzo Chigi per un primo confronto sul decreto che ha bloccato la cessione dei crediti e lo sconto in fattura dei bonus edilizi. La premier a quell’ora sarà in volo per la trasferta a Kiev e il faccia a faccia, martedì, con Volodymyr Zelensky a pochi giorni dall’ anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina.
A rappresentare il Governo ci saranno, assieme al sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano e al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il titolare delle Imprese Adolfo Urso e quello dell’Ambiente Gilberto Pichetto oltre al viceministro dell’Economia Maurizio Leo e al direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini.
Una pattuglia molto nutrita sia politicamente, visto che sono rappresentati tutti e tre i principali partiti della maggioranza, che anche tecnicamente.
Il Governo vuole infatti dare in tempi rapidi un segnale rassicurante dopo l’ondata di critiche piovutagli addosso all’indomani del decreto che ha bloccato la cessione dei crediti dei bonus edilizi, a partire dal superbonus
Va letta in questo senso la decisione di convocare a Palazzo Chigi – prima del confronto con le associzioni di categoria (Confindustria, Ance, Confedilizia, Confapi, Confartigianato, Cna, Alleanza cooperative italiane) – i rappresentanti di Abi, Cdp e Sace. Qualcuno infatti si è già portato avanti parlando esplicitamente di cartolarizzazione dei crediti.
Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, apre: « Non è stato bloccato il Superbonus, ma la cessione del credito agli enti locali che si stavano sostituendo al sistema bancario. Una strada percorribile è quella di valutare la cartolarizzazione dei crediti ceduti».
Ma la tensione tra i partiti continua a crescere. Anche ieri Forza Italia è tornata all’attacco avvertendo con Erica Mazzetti la di essere «pronta alle barricate» mentre Giorgio Mulè ha parlato di «modifiche irrinunciabili». La Lega invece resta silenziosa ma il malumore tra i parlamentari del Carroccio è altrettanto forte. Manifestarlo però non è opportuno visto che a farsi carico del provvedimento è stato per primo Giorgetti. Anche dentro Fdi l’aria è pesante. «Molti hanno passato il cerino a quelli che venivano dopo, il governo Meloni ha dovuto scegliere, non si poteva rinviare», ribadisce il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani di Fdi .
(da agenzie)
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Febbraio 19th, 2023 Riccardo Fucile
MULE’ NON PORGE L’ALTRA GUANCIA, IN FDI C’E’ IL CAOS
“Scriva: questo comunicato di Fratelli d’Italia contro di me equivale alle
scritte che si vergano nei cessi degli autogrill”. Bum! Alle nove di sera il vicepresidente della Camera Giorgio Mulé, uno dei dirigenti più in vista di Forza Italia, non ha nessuna intenzione di porgere l’altra guancia. È gelido.
In mattinata, ospite di Rai News, aveva chiesto alla sottosegretaria all’Università, la meloniana Augusta Montaruli, condannata per peculato in Rimborsopoli, di prendere in considerazione le dimissioni. “Lei e il suo partito devono trarre le conseguenze e capire cosa fare, nel suo caso c’è una condanna definitiva, si deve valutare se mette in imbarazzo il governo”, aveva detto Mulé.
Poi Montaruli si è dimessa da sottosegretaria all’Università. E a quel punto “fonti autorevoli” di Fratelli d’Italia davano, sulle agenzie di stampa, dell’ubriacone a Mulé: “Pensava di metterci in difficoltà con le sue provocazioni: invece ha preso uno schiaffo morale dalla Montaruli, la cui impronta gli manterrà la faccia ben più rossa di quanto rubiconda sia già”. Poi, a rincarare la dose, si ricordava che Forza Italia di “pregiudicati eccellenti ne vanta più di uno”.
Schiaffo contro schiaffo. Veleno contro veleno. Dentro la maggioranza di destra che governa il Paese è un ring continuo. Balneari. Super bonus. La commissione d’inchiesta sui giudici, proposta dal forzista Cattaneo e stoppata dai meloniani: i fronti del dissidio sono ormai quotidiani.
Mulé ha aspettato per tutto il pomeriggio una telefonata di scuse da qualche big di FdI. Nessuno lo ha cercato. A quel punto ha dichiarato: “Poiché ritengo impossibile che queste espressioni siano da attribuire a fonti autorevoli mi vedo costretto a sollecitare gli autorevoli esponenti di Fratelli d’Italia a prendere immediatamente le distanze da queste gravissime, velenose e calunniose affermazioni al limite della minaccia. Ove ciò non avvenisse – ma lo escludo – mi appello ai giornalisti affinché rivelino l’identità di queste fonti autorevoli, facendole uscire da un anonimato che sa solo di viltà”.
Saranno sicuramente false, spiegava Maurizio Gasparri, esprimendo solidarietà al compagno di partito. A quel punto le stesse fonti di FdI ricordano che “la vicenda Rimborsopoli in Piemonte ha toccato punti drammatici con il suicidio dell’ex assessore regionale Angelo Burzi, tra i fondatori di Forza Italia nella Regione”. Alle 21 Repubblica ha chiamato Mulé e il deputato è sbottato con la frase sulle scritte nei bagni.
Non è finita qui. In serata tutta la vicenda ha finito infatti per colorarsi di grottesco. In Fratelli d’Italia si accorgono di avere forse esagerato un po’ con quel cazzotto sferrato a Mulé. Allora viene diramata una nota del direttivo del partito: “Anche Fratelli d’Italia non risponde agli anonimi e se avesse dovuto rispondere a Mulé lo avrebbe fatto di persona e non attraverso le agenzie”. Insomma Fratelli d’Italia smentisce Fratelli d’Italia. Il centrodestra italiano è sempre più il partito dell’amore.
(da La Repubblica)
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Febbraio 19th, 2023 Riccardo Fucile
DOPO 11 ANNI E CINQUE PROCESSI LA SENTENZA DEFINITIVA A UN ANNO A SEI MESI PER PECULATO
La progressiva ascesa ai piani che contano della destra italiana, almeno in quota Nord Ovest, non si può certamente negare.
Non foss’altro perché a 40 anni è già stata eletta due volte (candidata tre) in Parlamento, un mandato in Regione, già dirigente provinciale della defunta Alleanza Nazionale e nell’esecutivo nazionale di Azione Universitaria, sigla che tanto bene ha portato anche a Giovanni Donzelli attuale vicepresidente del Copasir finito al centro delle rivelazioni sulle intercettazioni dell’anarchico Cospito al 41 bis.
E però, spiegazioni personali (ed extraprocessuali) a parte, è davvero pesante la condanna per Augusta Montaruli, da ieri colpevole senza più appello, di peculato e cioè per aver speso 25 mila euro dei cittadini piemontesi non esattamente a fini istituzionali. Un anno e sei mesi, pronuncia definitiva.
Ci sono voluti 5 processi e 11 anni per arrivarci. Assolta in primo grado, condannata in secondo grado, nel 2019 la Cassazione conferma l’impianto delle accuse ma rimanda di nuovo in Appello per una singola spesa contestata, il terzo grado/bis chiude i conti.
Nelle note spese del gruppo “Popolo della Libertà” presentate tra giugno 2010 e settembre 2012, ha inserito 20 mila euro di ristoranti, bar e pub, duemila euro per soggiorni in albergo, mille per abbigliamento, articoli per la casa, voce “varie”.
Tra queste ricadono un microtouch (rasoio depilatore) due gioielli Swarovski (200 euro circa) e composizioni floreali.
C’è poi la borsa di Borbonese che l’ex consigliera ha dichiarato di aver messo in palio per una lotteria di quartiere, nella zona Nord della città mai pubblicizzata sui giornali e tantomeno sui volantini, 4800 euro per un corso sull’uso dei social network, 7200 per la creazione di un database (società Media Buyer srl) e sei mila euro per un monitoraggio sulla propria reputazione on line. Infine: lavanderia, sigarette cornici, consumazione in yogurterie, pasticcerie e gelaterie «anche a tarda ora – si legge in sentenza – e in giorni festivi».
Tutte spese «utilizzate per fini personali d estranee alla finalità normativa» per le quali Montaruli – secondo i giudici – è stata «beneficiaria indebita di denaro pubblico». E poi ci sono due libri finiti nei conti del partito: “Mia suocera beve” e – soprattutto – “Sexploration». L’esperienza del sesso che fa divertire le coppie stanche e annoiate. Edizione Mondadori, allegate istruzioni per l’uso.
Un po’ hard da far passare tra le spese istituzionali. Tanto da spingere i giudici – in replica alle alternative spiegazioni dell’imputata – precisare come «non si colga il nesso con l’evento letterario sulla violenza sulle donne, stranamente organizzato in notturna».
Una «non occasionale appropriazione di somme da parte dell’imputata usate per soddisfare le proprie esigenze della vita quotidiana e che ha impiegato senza il timore neanche di un minimo controllo».
All’epoca lei, pasionaria già dai tempi delle battaglie (o se preferite barricate) all’università tra le fila di Azione Studentesca, passata per un viaggio a Predappio con tanto di foto, croce celtica e saluto fascista a braccio teso («un errore di gioventù»), la visse come un agguato dei pm: «Lo tirano fuori ora che la fase istruttoria è chiusa. I procuratori sono in difficoltà rispetto alla mia posizione e usano questo colpo basso proprio». disse a La Stampa senza mai smentire. Ha restituito l’intera cifra contestata – «quasi il doppio» – ma le è valsa una attenuante per avvenuta riparazione del danno: in caso contrario la condanna sarebbe stata superiore.
(da La Stampa)
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Febbraio 19th, 2023 Riccardo Fucile
RICEVUTE DI RISTORANTI, PUB, UN DEPILATORE E LE SIGARETTE… IN TOTALE FANNO 25.000 EURO MESSI IN CONTO ALLA REGIONE PIEMONTE
Dopo la condanna definitiva a un anno e sei mesi, arrivata lo scorso 17
febbraio, per uso improprio dei fondi dei gruppi consiliari del Piemonte tra il 2010 e il 2014, la sottosegretaria all’Università del governo Meloni, Augusta Montaruli, ha annunciato le sue dimissioni dall’incarico. Montaruli è stata ritenuta colpevole di peculato: si è fatta rimborsare impropriamente alcune spese per un totale di circa 25 mila euro (le spese contestate inizialmente ammontavano a 41.552 euro).
Oggi, 19 febbraio, alcuni acquisti effettuati con i soldi della Regione Piemonte vengono esplicitati da Repubblica Torino.
Non solo pranzi e cene fuori, dai fast food ai ristoranti più rinomati, ma anche una borsa firmata, capi di Hermes, cristalli Swarovski. E ancora: due libri – Mia suocera beve e Sexploration. Giochi proibiti per coppie -, un corso sull’uso dei social network e un’indagine sulla propria reputazione in rete.
Passando per l’acquisto in autogrill di un micro-touch in offerta speciale (ovvero un micro rasoio, di utilizzo anche femminile), cornici, pregiati articoli in pelle, un cd di Michael Bublé. Spese a volte destinate anche all’acquisto di pensierini e regali, come i fiori da donare a un avvocato o gli orecchini per la sua collaboratrice. Altre volte, sostenute per necessità personali, come nel caso delle spese di lavanderia o di pacchetti di sigarette.
La vicenda giudiziaria
La somma legata ai suddetti acquisti era stata risarcita integralmente. All’inizio però la condanna era stata di soli 4 mesi di carcere per finanziamento illecito. Il pagamento contestato, in quel caso, riguardava il pagamento di una cena elettorale del 28 aprile 2011, in favore dell’ex compagno Maurizio Marrone, candidato alle elezioni comunali.
Il tribunale, nel 2016, aveva ritenuto che tutto sommato i rimborsi potevano essere giustificabili come spese politiche e di rappresentanza.
A ribaltare le carte in tavola era stato il secondo grado, nell’estate del 2018: dopo aver ascoltato diversi testimoni in aula, si era deciso di procedere con una condanna a un anno e sette mesi. Montaruli (all’epoca dei fatti consigliere regionale del partito “Popolo della Libertà”) doveva dunque rispondere di peculato, in concorso con altri consiglieri: la Corte aveva menzionato l’esistenza di «un tacito accordo spartitorio» che aveva permesso loro di ottenere il rimborso di «abnormi» spese personali, ritenute ingiustificabili.
I giudici hanno ritenuto inoltre che i doni da lei acquistati fossero «del tutto svincolati da specifiche occasioni di rilievo politico istituzionale». E che «l’acquisto di beni di fruizione personale non può ritenersi inerente alle iniziative di rilievo politico istituzionale del gruppo». Montaruli era quindi stata condannata per un totale di 25mila 461 euro. Sentenza confermata anche nel marzo 2022. L’ultimo verdetto, quello emesso recentemente dalla Cassazione, ha reso la sua condanna definitiva a un anno e sei mesi.
(da agenzie)
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