Marzo 10th, 2023 Riccardo Fucile
DOPO L’ALLARME LANCIATO IN MATTINATA DA FRONTEX SUL PESCHERECCIO IN AVARIA, LA GUARDIA COSTIERA PARLA ADDIRITTURA DI TRE IMBARCAZIONI IN DIFFICOLTÀ. CHIESTO AIUTO ALLA MARINA MILITARE
Un’altra giornata di grande apprensione in mare. A confermare
l’allarme lanciato in mattinata da Frontex, sul peschereccio in avaria al largo della Calabria, è ora anche la Guardia Costiera, che parla addirittura di tre imbarcazioni in difficoltà. «Sono in atto numerosi soccorsi al largo delle coste della Calabria — si legge in una nota —. Oltre 1000 le persone in pericolo». La Guardia Costiera ha anche chiesto aiuto alla Marina Militare, a sud ovest della Sicilia orientale e a sud ovest del Mar Ionio, durante interventi di propria competenza.
A renderlo noto il ministero della Difesa spiegando che «è stato disposto l’immediato intervento di Nave Sirio, già presente nell’area per le proprie attività operative, ad integrazione dei mezzi della Guardia costiera attualmente impegnati sulla scena luogo dell’azione. La nave militare sta procedendo alla massima velocità consentita per fornire l’assistenza richiesta».
Ecco nel dettaglio l’intervento della Guardia costiera: « In queste ore le motovedette SAR CP 320, CP 322 e CP 329 della Guardia Costiera stanno intervenendo, a circa 70 miglia a sud di Crotone, per prestare soccorso a un barcone con circa 500 migranti a bordo. Altre unità della Guardia Costiera – Nave Dattilo e le motovedette SAR CP 326 e CP 325 – stanno prestando soccorso ad altri due barconi con un totale di circa 800 migranti a bordo che si trovano, invece, a circa 100 miglia a SE di Roccella Ionica.
I soccorsi, coordinati dalla Centrale Operativa della Guardia Costiera di Roma in area di responsabilità SAR italiana, risultano particolarmente complessi per il numero elevato di persone presenti a bordo delle imbarcazioni alla deriva. Le operazioni proseguiranno nelle prossime ore anche con l’impiego di un aereo ATR 42, di Nave Corsi e di Nave Visalli della Guardia Costiera». Secondo le ultime ricostruzioni sarebbero addirittura 1300 i migranti in difficoltà.
La Guardia Costiera stessa, in difficoltà, ha chiesto il supporto della Marina Militare. «È stato disposto l’immediato intervento di nave Sirio, già presente nell’area per le proprie attività operative», ha precisato il ministero della Difesa, «la nave militare sta procedendo alla massima velocità consentita per fornire l’assistenza richiesta». La Nave Diciotti, mentre faceva rotta verso l’hotspot Lampedusa, ha soccorso 480 migranti. In una nota, è la Guardia Costiera stessa a sottolineare come siano in atto «numerosi soccorsi» davanti alle coste calabresi. Tre motovedette «a circa 70 miglia a sud di Crotone» sono intervenute «per prestare soccorso a un barcone con circa 500 migranti a bordo. Altre unità della Guardia Costiera stanno prestando soccorso ad altri due barconi con un totale di circa 800 migranti a bordo che si trovano, invece, a circa 100 miglia a sud-est di Roccella Ionica. Sempre nella nota, la Guardia Costiera sottolinea la difficoltà della missione a causa del «numero elevato di persone presenti a bordo delle imbarcazioni alla deriva».
(da agenzie)
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Marzo 10th, 2023 Riccardo Fucile
“ERO PIETRIFICATA, INCAPACE DI MUOVERMI E PARLARE. STO VALUTANDO SE DENUNCIARE”: MILENA CECCHETTO, CONSIGLIERE REGIONALE VENETA E LEGHISTA, ACCUSA DI MOLESTIE IL COLLEGA DI FRATELLI D’ITALIA JOE FORMAGGIO… DOPO LE ARMI, PUTIN E IL BUSTO DI MUSSOLINI, L’ACCUSA DI MOLESTIE: A JOE FORMAGGIO GLI MANCA DI ASSALTARE MONTECITORIO VESTITO DA SIOUX
Il consigliere regionale Joe Formaggio è sospeso da ogni carica e incarico in Fratelli d’Italia: la decisione, comunicata al consigliere in giornata, arriva direttamente dal coordinatore veneto FdI Luca De Carlo. La sospensione nasce dalle notizie relativi ad un’accusa di presunta molestia ai danni di una consigliera regionale da parte dello stesso Formaggio: “contestazioni gravi e delicate, non compatibili con i principi del codice etico e le regole di condotta degli iscritti”, si legge nella lettera.
“Ho rinviato la sua posizione alla Commissione di Garanzia, in attesa di verificare quanto denunciato e che emerga la verità”, spiega De Carlo. “L’ho fatto nell’interesse di tutti, per approfondire una questione uscita tra l’altro proprio nel giorno della Festa della Donna; confidiamo quindi che si possa fare chiarezza al più presto su quanto accaduto, in attesa di eventuali altri provvedimenti”.
L’ultima sul conto di Joe Formaggio è che avrebbe festeggiato l’otto marzo palpeggiando una consigliera leghista, Milena Cecchetto, nel palazzo del Consiglio Regionale, anche se lui sostiene di essersi limitato a darle una cameratesca manata sui fianchi per farla scendere dal bracciolo di un divano: affettuosità tra alleati. Comunque sia, con l’accusa di molestie il quadro è quasi completo: gli manca di assaltare Montecitorio vestito da Sioux.
(da il Corriere della Sera)
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Marzo 10th, 2023 Riccardo Fucile
CON LE ONG BLOCCATE IL FATTORE DI ATTRAZIONE DIVENTA LA TRIADE SOVRANISTA
Si è rischiata, ancora una volta, la tragedia al largo delle coste di
Lampedusa: un barchino con 42 migranti, fra cui 5 donne e 1 minore, è naufragato nella tarda serata di ieri in acque Sar italiane. A prestare i primi soccorsi è stato l’equipaggio di un peschereccio tunisino.
Quando i militari della Guardia Costiera hanno raccolto l’Sos e recuperato i naufraghi, il barchino era già affondato.
Diversi migranti, originari di Costa d’Avorio, Camerun e Nigeria, sono stati portati al poliambulatorio perché in forte ipotermia. I superstiti hanno riferito che non ci sono dispersi ed erano partiti da Sfax, in Tunisia, mercoledì.
Sono complessivamente 1.869 i migranti giunti a Lampedusa ieri, con 41 barche soccorse nelle acque antistanti l’isola o in area Sar dalle motovedette della Guardia costiera e della Guardia di finanza.
Un record mai raggiunto prima d’ora. Due barchini, con a bordo 46 e 41 migranti, sono riusciti ad approdare direttamente a terra fra la spiaggia della Guitgia e una una cala vicina.
Dalla mezzanotte in poi sono stati registrati altri 14 sbarchi, con circa 605 migranti. All’hotspot di contrada Imbriacola, da dove ieri sono stati trasferiti 750 ospiti, al momento ci sono oltre 3 mila migranti.
(da agenzie)
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Marzo 10th, 2023 Riccardo Fucile
VINCE LA LINEA SALVINI CHE BLOCCA CROSETTO E RESUSCITA I DECRETI (IN)SICUREZZA
Poco dopo le quattro del pomeriggio, le berline blindate che sfrecciano per le vie di Cutro vengono colpite da peluche per bambini e accolte con fischi e cori: “Vergogna, assassini!”.
A bordo c’è Giorgia Meloni arrivata nel piccolo comune del Crotonese per presiedere il Consiglio dei ministri riparatore dopo la strage di 72 migranti. Tre ore dopo, la premier guarda attonita i giornalisti. È imbarazzata, non riesce a spiegare, a 13 giorni di distanza, perché la strage sia avvenuta e nemmeno perché non sia andata a omaggiare le salme nella palestra di Crotone: “Abbiamo finito adesso… ci vado anche volentieri…”. Balbetta, la premier. È sconvolta.
Non è mai stata così in difficoltà, davanti ai cronisti che le chiedono spiegazioni. Si attiva il cordone di sicurezza, la segretaria Patrizia Scurti si sfoga con il capo ufficio stampa, Mario Sechi: “Mario, ferma i giornalisti”. Francesco Lollobrigida la scorta all’uscita del Comune di Cutro proteggendola con una cartellina. Lo specchio di una giornata drammatica per Meloni, che aveva organizzato la trasferta proprio per dimostrare che “il governo c’è”.
E invece, dopo quattro ore di dramma, il governo è in panne. Tant’è che in serata Palazzo Chigi, per rimediare alla gaffe, è costretto a una clamorosa retromarcia facendo sapere che Meloni nelle prossime ore “inviterà i familiari delle vittime” a Roma.
Il “decreto Cutro” è approvato, ma è l’unica buona notizia per la premier. Che fa una gaffe dietro l’altra in conferenza stampa e viene surclassata dal vicepremier della Lega, Matteo Salvini, che riesce a inserire alcune norme dei decreti Sicurezza.
Il leghista rivendica l’inasprimento delle pene per gli scafisti, i fondi per i nuovi Centri di rimpatrio, una norma contro le cooperative sull’accoglienza e soprattutto la restrizione della “protezione speciale” puntando all’abolizione.
Anche Meloni deve ammettere che “molte proposte della Lega sono entrate in questo decreto”. Il leghista riesce a far saltare anche una norma – inserita dal ministro della Difesa Guido Crosetto e dal sottosegretario Alfredo Mantovano – che faceva passare il coordinamento della sorveglianza marittima in capo alla Difesa, depotenziando Salvini e Piantedosi. Così non sarà, perché il leghista ha imposto il veto. Anche Lollobrigidae i forzisti erano contrari. Norma stralciata su richiesta di Crosetto. “La Guardia Costiera è da sempre in capo al mio ministero”, dice il vicepremier. Anche Silvio Berlusconi infierisce: “Il decreto non è risolutivo”.
La vera sconfitta è proprio Meloni. Che non trova nemmeno il tempo di incontrare le vittime dei familiari e di andare a omaggiare le salme. Meglio di no, le contestazioni potrebbero essere ancora più dure.
Nella conferenza stampa del cortile del Comune di Cutro, spalleggiata da sei ministri, prova a uscire dall’angolo annunciando la stretta per i trafficanti (“li rincorreremo in tutto il globo terracqueo”) e a fare sue le parole del Papa (la targa nel comune si rifà alle sue parole).
Ma i giornalisti le chiedono chiarezza sulle dinamiche della strage. Lei confonde la data (“il 24… anzi no il 26”), sbaglia la ricostruzione sull’intervento di Frontex: “Ha segnalato la nave quando era in acque italiane”. “Qualcuno di voi pensa ancora che sia colpa nostra?”, alza la voce. I cronisti però protestano, la incalzano, saltano i protocolli. La chiusura della conferenza stampa spetta a Salvini, che gongola: “Nel 2019, anno dei decreti Sicurezza, c’è stato il record con meno morti in mare…”. Per tre ore, il vero premier è lui. E Meloni fa la comprimaria: “Adesso devo andare…”.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Marzo 10th, 2023 Riccardo Fucile
LA “PERICOLOSA” SCRITTA: “CIMITERO MEDITERRANEO, BASTA MORTI IN MARE”… VIETATO MOSTRARE UMANITA’
Multa da 550 euro e squalifica per il capitano e i dirigenti di una
squadra dilettantistica bergamasca, rei di aver disubbidito al divieto dell’arbitro e di aver esposto uno striscione per sensibilizzare verso la tragedia di Cutro, naufragio in cui il 26 febbraio hanno perso la vita circa settanta migranti (il bilancio è ancora in aggiornamento).
«Cimitero Mediterraneo, basta morti in mare»: questa la scritta a centrocampo con cui i giocatori dell’Atlethic Brighela – una società molto attiva anche nel sociale – si sono schierati a centrocampo con l’arbitro e gli avversari padroni di casa, il River Negrone.
L’episodio ha avuto luogo durante un una partita del Girone B, avvenuta domenica scorsa. Lo riporta L’Eco di Bergamo. La decisione è giunta dal Giudice sportivo della Delegazione di Bergamo.
(da agenzie)
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Marzo 10th, 2023 Riccardo Fucile
DIVERSE SIGLE ITALIANE ED EUROPEE CHIEDONO GIUSTIZIA
Ong che fanno salvataggio in mare come Sea Watch, Sea Eye, Sos Mediterranée, Open Arms, associazioni territoriali, comitati e reti, organizzazioni come Medici senza frontiere, Medici del mondo, Alarm phone, Mem. Med, Oxfam, il sindacato Usb. Sono oltre quaranta le sigle italiane ed europee che hanno sottoscritto e depositato un esposto alla procura di Crotone chiedendo che si indaghi sulle falle nella catena di soccorsi che hanno portato al drammatico naufragio di domenica 26 febbraio a Steccato di Cutro.
“Riteniamo – si legge nelle carte – che sia necessario che siano condotte indagini accurate in relazione anche alle possibili responsabilità penali delle autorità italiane, il cui operato suscita inquietanti interrogativi”. E i reati che a detta dei firmatari si potrebbero configurare e su cui è necessario indagare sono diversi e gravissimi: omissione di soccorso, omissione di atti d’ufficio, naufragio colposo, omicidio.
La contestazione è principalmente una ed è chiara: “V’è fondata ragione di ritenere che il naufragio avvenuto al largo delle coste calabresi fosse evento prevedibile alla luce delle informazioni comunicate da Frontex ed evitabile se solo la normativa nazionale ed internazionale in tema di soccorsi in mare fosse stata puntualmente applicata da parte delle autorità a ciò preposte”.
Accuse pesanti, sostenute con un esposto dettagliato in cui, punto per punto, si mettono in fila eventi, comunicazioni e omissioni che hanno condannato quel vecchio caicco a raggiungere in autonomia la costa calabrese, nonostante le pessime condizioni del mare. Gli esiti sono noti: 72 morti accertati e un numero ancora imprecisato di dispersi. Per le associazioni, appare necessario appurare perché il centro di coordinamento e soccorso della Guardia Costiera di Roma, “pur informato da Frontex della presenza in prossimità delle coste del natante con un numeroso carico umano sottocoperta e apparentemente privo dispositivi di protezione individuale, non abbia assunto il coordinamento ed inviato assetti navali ed aerei al fine di approfondire il quadro e valutare l’esigenza del soccorso”.
Gli elementi per identificare quel caicco come “imbarcazione in difficoltà (distress)”, si spiega nell’esposto, c’erano tutti: assenza di giubbotti di salvataggio, significativa risposta termica dalla stiva e boccaporti aperti, segno che lì sottocoperta c’era gente che aveva bisogno di respirare, condizioni meteo in peggioramento. E poi, si ricorda nell’esposto, ventitré ore prima del naufragio la stessa Guardia Costiera aveva segnalato la presenza di una possibile imbarcazione in distress nello Jonio, chiedendo a tutte le navi in transito di attivare la sorveglianza attiva e comunicare qualsiasi novità al riguardo.
Per i firmatari, anche solo per questo, quando la segnalazione Frontex è arrivata sarebbe stato necessario “un immediato invio di mezzi da parte della Guardia Costiera che già coordinava l’evento SAR 384, non potendosi escludere, invero, che l’avvistamento di Frontex riguardasse la medesima imbarcazione”.
Tutti elementi da chiarire per associazioni e ong che hanno sottoscritto l’esposto, che nel testo ricordano non solo le numerose norme internazionali che regolano e obbligano al soccorso in mare, ma anche la recente sentenza del tribunale di Roma sul tragico naufragio del 3 ottobre 2013 a Lampedusa, costato la vita a 268 persone.
“La dolosa omissione ascritta ai pervenuti” Luca Licciardi (capitano di Fregata della Marina Militare) e Leopoldo Manna (capitano di vascello delle capitanerie di porto) “ha comportato” – si legge in quella pronuncia – “la morte dei migranti e dunque sussistono gli elementi costituitivi di tutti i reati ascritti” (omicidio colposo e omissione di atti di ufficio) “che, dato il tempo trascorso, sono estinti per intervenuta prescrizione”.
Circostanze in parte sovrapponibili a quanto avvenuto davanti alla spiaggia di Steccato di Cutro. Ma con un’aggravante: il naufragio che domenica 26 febbraio è costato la vita a 72 persone è avvenuto in acque su cui l’Italia ha competenza. “Davanti a così tanti morti e chissà quanti dispersi, è doveroso fare chiarezza”, fanno sapere le quaranta associazioni, che chiedono alla procura di Crotone – che sul naufragio ha già aperto due fascicoli – di approfondire gli specifici aspetti segnalati. Un’altra indagine è stata aperta a Roma, dopo la presentazione di un ulteriore esposto firmato da Ilaria Cucchi e altri parlamentari.
Ma fare giustizia, ricordano le 40 sigle, non basta per fermare le morti nel Mediterraneo. “Per ridurre drasticamente il rischio di nuove tragedie è necessario mettere in piedi al più presto un sistema di ricerca e soccorso in mare adeguato e proattivo”. Che al momento non c’è.
(da agenzie)
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Marzo 10th, 2023 Riccardo Fucile
A CHE FINE? I COMICI SONO GIA’ AL GOVERNO
Marzo, mese di ricorrenze: mentre ci lasciamo alle spalle la
Giornata internazionale della donna, si avvicina un’altra data da segnare sul calendario. Almeno, nel panorama dell’estrema destra: l’11 marzo, infatti, a Milano si raduneranno per la prima volta tutte insieme le principali formazioni neofasciste italiane.
Le sigle che aderiranno, secondo quanto riporta Repubblica, sono Movimento nazionale-Rete dei Patrioti (nato dalla scissione di Forza Nuova), CasaPound, Lealtà Azione, Veneto Fronte Skinhead e Fortezza Europa.
L’appuntamento, diffuso via Telegram, è a piazza Aspromonte, nella sede un tempo appartenente a Forza Nuova, ora in gestione al Movimento nazionale-Rete dei patrioti.
L’ordine del giorno prevede un dibattito dal titolo «Prospettive per l’unità dei patrioti», a cui farà seguito un concerto dei molto politicizzati ZetaZeroAlfa. Ma anche di altre due band della galassia fascio-rock: Hobbit e Figli venuti male. Ad animare il dibattito, «rappresentanti di diverse realtà identitarie e patriottiche»: Duilio Canu (ex Forza Nuova, ora Rete dei Patrioti); Luca Marsella di CasaPound; Alessandro Cavallini di Fortezza Europa; Alessandro Liburdi di Lealtà Azione e Giordano Caracino del Veneto Fronte Skinhead.
La galassia, ricostruisce Repubblica, composta nel recente passato da cellule isolate, sembrerebbe star lavorando sulla costruzione di un fronte comune, compatto. Il tentativo di ripartenza collettiva arriverebbe dopo qualche mese di stallo, dopo la salita della destra meno estrema al governo. Adesso i diversi gruppi, in svariati casi già finiti sotto inchiesta, con militanti e anche esponenti di spicco inquisiti e arrestati, sembrano intenzionati a mettere da parte le non poche differenze di vedute appartenenti – sembra – al passato.
(da La Repubblica)
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Marzo 10th, 2023 Riccardo Fucile
SECHI TOGLIE LA PAROLA, ZITTISCE I GIORNALISTI E NON SI RENDE CONTO CHE LA SUA VOCE SI CONFONDE CON QUELLA DEI MINISTRI E DELLA MELONI: “UN DISASTRO UMANO E COMUNICATIVO”
La conferenza stampa dopo il consiglio dei ministri, a Cutro, ha segnato l’esordio di fuoco di Mario Sechi, capo ufficio stampa di Palazzo Chigi. Com’è andata? Come volevasi dimostrare: male, anzi, malissimo!
L’ex direttore dell’Agi, evidentemente in ansia di mostrarsi meritevole del ruolo di fronte a Giorgia Meloni, sbaglia il nome della città (“Curto” invece che Cutro), toglie la parola, zittisce i giornalisti, senza rendersi conto che la sua voce si confonde in continuazione con quella dei ministri e della premier. A un certo punto Sechi è stato ripreso direttamente dalla Meloni: “Scusa, Mario…”
A rendere tutto ancora più inquietante, la scarsa visibilità nel palazzo del Comune di Cutro, che lasciava la Ducetta e i ministri in penombra.
Su Twitter, in molti hanno notato e sottolineato la performance imbarazzante: “Caotica”, “approssimativa”.
Stefano Feltri, direttore di “Domani”, ha commentato così: “Sembra che Meloni l’abbia assunto per evitare che i giornalisti facciano domande”. E qualcuno ha sottolineato lo sguardo torvo della Meloni rivolto, al termine della conferenza stampa, proprio in direzione del giornalista, il cui incarico doveva servire a dare una “svolta” alla comunicazione istituzionale della premier.
Se queste sono le premesse…
(da agenzie)
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Marzo 10th, 2023 Riccardo Fucile
A CUTRO UNA PIETOSA MESSA IN SCENA DI CARATTERISTI SENZA UN BRICIOLO DI UMANITA’
I fantasmi arrivano di notte. Raggiungono Riccardo III nella tenda
dove dorme prima della battaglia di Bosworth. Spiriti delle sue vittime che gli ricordano uno per volta il loro destino. La colpa produce fantasmi, e il senso di colpa – respinto a ogni passo, in ogni secondo e dichiarazione – pare inseguire il vertice delle nostre istituzioni, impegnato da giorni a negare non solo ogni responsabilità, non importa quanto indiretta, ma anche di assumersi la responsabilità dei sopravvissuti.
Magari guardandoli negli occhi, magari andando a incontrarli.
Il consiglio dei ministri trasferito ieri a Cutro per omaggiare le vittime del naufragio, è stata una impietosa messa in scena di questa fuga. Accompagnato da alcuni lanci di peluche, è arrivato veloce il corteo delle grandi monovolumi con vetri oscurati (modello Usa, molto favorito anni fa dai dittatori sudamericani).
Veloce anche la fila dei ministri per entrare nel piccolo comune, una sosta davanti alla lapide ai defunti appena inaugurata nell’angusta entrata, la presidente che ormai maneggia bene i cerimoniali si avvicina e sistema i nastri sulla corona di fiori, poi via tutti stretti stretti sui banchetti dell’aula consiliare. Per approvare con la maggiore velocità possibile un decreto sull’immigrazione già scritto a Roma.
La Premier farà tutto a Cutro. Non andrà a Crotone. Programma “compresso” (da quale impegno più importante?), fa sapere Chigi, inclusa la conferenza stampa scossa dall’ormai usuale nervosismo della premier nei confronti dei giornalisti. Il famoso annunciato barchino, che doveva servire per portare un omaggio floreale ai morti, è stato annullato per il mal tempo. Amen.
Peccato che a Crotone, dove il governo non è andato per via del “compresso” programma, ci fossero al Palazzetto dello Sport le salme delle vittime. Peccato davvero, perché lì in quelle stesse ore, le famiglie stavano vivendo il loro momento peggiore di questi giorni neri: le salme sono in via di trasferimento. Chi, dove, come? Chi sarà scelto per andare, e perché, e dove? Urla disperate di resistenza, corpi abbracciati alle bare, l’ultimo segno di mogli, mariti, figli amati. Estrema resistenza anche fuori dal Palazzetto.
Infine si trova una mediazione, sulla destinazione finale dei corpi, ed è il via libera alla cancellazione dell’ultimo luogo in cui sono stati tutti insieme gli uomini e donne dello sfortunato viaggio.
Un morto afghano finisce così nel cimitero di Crotone, invece un’altra salma afghana viene rimpatriata in Germania. Un tunisino va in Tunisia, e quattro invece vanno in Pakistan. Alle undici di mattina sono arrivate al cimitero musulmano di Bologna sette bare. Via via tutte queste salme troveranno una loro strada. Qualche decina presto andrà in Afghanistan. Altre otto sono già destinate alla Germania. È il disegno di un percorso alla rovescia – dai luoghi del desiderio al luogo di fuga – di questo dramma.
E neppure questa volta lo Stato italiano è stato presente. Nessuna mano da stringere, nessun bambino da accarezzare. D’altra parte lo Stato italiano al momento è questo: non la forza che rassicura, ma una forza che si celebra come erculea, decisiva, e, soprattutto, non discutibile
Il decreto approvato a Cutro ha suscitato molti commenti negli ambienti politici: su quanto abbia accontentato la Lega piuttosto che Fratelli d’Italia; su come il ministro Piantedosi ne esca ridimensionato; su come il ministro Crosetto sia intervenuto per fermare una delle decisioni più “avventurose” (se non avventuriste) prese – l’impiego anche della Marina Militare nelle missioni di controllo dell’immigrazione clandestina -. Ma tutto questo è roba per gli esperti, gli analisti, e per appassionati dei giochi di potere dentro le sacre stanze.
La verità del decreto approvato ieri è che, ancora una volta, come in tutte le decisioni prese in questi primi mesi di governo Meloni, la soluzione di questo esecutivo a ogni difficoltà consiste sempre nel “rafforzare” le misure punitive – dai rave, al pericolo nelle stazioni, al controllo degli anarchici – la reazione è sempre quella “identitaria” della “mano dura”: aumentare le forze dell’ordine e le pene.
Lo stesso spirito soffia in questo decreto: contro l’immigrazione clandestina si aumentano le punizioni per gli scafisti. “Li cercheremo in tutto il mondo”, e immagino la paura che hanno ora questi delinquenti, fantasmi (ci sono anche i fantasmi della mente, si) di un universo rovesciato.
Nella conferenza stampa finale è stata fatta la domanda su perché la Presidente non abbia incontrato i familiari delle vittime. La risposta è stata che la Presidente li vedrà a Palazzo Chigi. Immaginiamo che nel caso questo avvenga, i sopravvissuti saranno puliti, e rivestiti. Decorosamente vestite, da vittime saranno infine decorosamente trattate.
La fuga è questa: cancellare le vittime, e se non è possibile cancellarle, farle diventare corresponsabili delle loro disgrazie.
Piantedosi, l’incauto ministro degli Interni, non è mai riuscito davvero a ritirare le sue frasi sulla irresponsabilità di chi si avventura in tali viaggi con i figli. Ma la Premier non ha fatto da meno ieri.
Sfidando i giornalisti, sempre nella conferenza stampa, ha chiesto se davvero qualcuno pensa che “ci siamo voltati dall’altra parte”. No, Signora. L’abbiamo capito che Lei è forte, che lo Stato è presente a sé stesso e che le pene sono pronte. Molti di noi tuttavia non dubitano della forza ma della pietà. Uno dei peluche lanciato contro il corteo delle macchine del governo, era l’orsetto Winnie the Pooh. Dopo il passaggio del corteo di governo, è rimasto sull’asfalto, ignorato e guardato da un poliziotto in tenuta antisommossa. Forse sarebbe bastato fermare la macchina e raccogliere l’orsetto. Pensi che forza in questo salvataggio.
(da La Stampa)
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