Destra di Popolo.net

INTERVISTA A ELVIRA VIKHAREVA, L’EROICA ATTIVISTA ANTI-PUTIN AVVELENATA DAL CREMLINO: “QUESTO E’ UN REGIME DI ASSASSINI, MA LA COLPA E’ DI TUTTI NOI”

Marzo 27th, 2023 Riccardo Fucile

“NON LASCIO LA RUSSIA, NON MI FATE PAURA, CONTINUERO’ A LOTTARE”… UN ESEMPIO DI VERA PATRIOTA CHE LOTTA PER LA LIBERTA’ DEL PROPRIO PAESE (ALTRO CHE GLI SCAPPATI DI CASA FIGHETTI CHE SI DEFINISCONO TALI IN ITALIA)

“Non posso dirle tutto. È come se tenessi molte persone in ostaggio, in questo Paese: quelli che mi hanno aiutato e che mi aiutano ancora”, premette Elvira Vikhareva.
“Temo per la loro incolumità, oltre che per la mia. . Le dirò quel che posso”.
La raggiungiamo al telefono a Mosca in piena notte, dopo aver atteso che terminasse un trattamento medico. All’inizio è titubante. Poi invece parla a lungo, e il suo diventa uno sfogo. Racconta come ha scoperto di avere nei tessuti una dose di sali di metalli in grado di uccidere persone ben più forti di lei. E racconta dei suoi sospetti su chi potrebbe esser stato: “Ero nel mirino dei servizi di sicurezza, che hanno seguito tutta la mia attività politica e pubblicistica, guardato tutti i miei video, preso informazioni su di me”.
Racconta di come non volesse credere di esser stata vittima di un tentato omicidio. E della fatica di parlarne, alleviata dalla certezza di doverlo fare “per scuotere l’indifferenza che mantiene al potere questo regime di assassini”. Si sente addosso una grande responsabilità. “La colpa della guerra in Ucraina è di tutti noi russi”, spiega. “Dovevamo protestare Putin finché era possibile”. E ha una certezza: “Non importa quanto mi vogliano morta o quanto sia spaventata. Continuerò a lottare. Non mi hanno zittito”.
Quando ha cominciato a star male e come si è curata?
Ho iniziato a sentirmi male alla fine di novembre, e ho avuto una nuova crisi in febbraio. Non pensavo a un avvelenamento. Semmai a una specie di intossicazione. Purtroppo la nostra sanità pubblica è un disastro. Mi hanno visitato superficialmente. Mi hanno lasciato un giorno intero a urlare in una stanza d’ospedale senza curarmi. Il dolore era insopportabile. Infine, mi è stata diagnosticata una gastrite acuta.
Gastrite? Roba che dovrebbe passare alla svelta.
E siccome non mi passava, ho cominciato a farmi visitare in alcune cliniche private. Mi hanno curato per lo stomaco. Nessun miglioramento. Nausea continua, tachicardia grave, intorpidimento delle gambe e delle braccia. Ho dovuto interrompere le mie trasmissioni su Youtube. Ormai avevo problemi di coordinazione. Non vedevo più bene. Ho avuto infezioni alla pelle e alle unghie. Mi sono cadute le ciglia. Mi sentivo come se fossi finita sotto un treno. E anche adesso, mentre le parlo, non riesco a fermare un forte tremore delle mani.
E quando si è accorta che poteva trattarsi di avvelenamento?
Quando un medico ha voluto indagare sulla presenza di sostanze tossiche nel mio sangue. E ha trovato 3 milligrammi di bicromato di potassio (un sale di metallo estremamente tossico e cancerogeno, ndr). Corrisponde a una dose letale, mi hanno detto. Ma non sono morta. Qualche settimana dopo, la presenza indesiderata si era ridotta a 1,5 milligrammi. A tutt’oggi, è ancora nel mio corpo.
Perché ha deciso solo adesso di denunciare quanto le succede?
Ho negato anche a me stessa, il più a lungo possibile, l’ipotesi di esser stata avvelenata. Non volevo attIrare attenzione, né fare di me stessa una vittima o un’eroina.
Ma adesso lo è diventata.
Non potevo più far finta. Quel che mi è capitato mi ha convinto una volta per tutte che i veri simboli della Federazione Russa sono diventati il maglio di Prigozhin (il fondatore e finanziatore dei mercenari Wagner, che uccidono a colpi di maglio chi ritengono “un traditore”, ndr) e il veleno con cui vengono eliminati o si tentano di eliminare gli oppositori politici e i nemici del regime veri o presunti. Un regime di assassini. Così, Ho raccontato la mia storia. Per cercare di combattere l’indifferenza. L’indifferenza è la radice della guerra e della violenza. Quel che sta succedendo nel mio Paese e — per colpa del mio Paese — in Ucraina è dovuto all’indifferenza.
E perché i russi sono indifferenti? Perché non protestano più?
Perché se hai una posizione contro la guerra e la esponi apertamente, se ti opponi a ciò che sta accadendo, verranno alle cinque del mattino a perquisirti la casa, e ti arresteranno. O ti prenderanno di peso durante una pacifica protesta, ti sbatteranno con violenza in un avtozak (il cellulare della polizia russi, ndr) e poi ti tortureranno.
Ma non sta esagerando? Siamo pur sempre in Russia. Mica in Afghanistan o in Iran, per citare due Paesi dove secondo le organizzazioni internazionali la tortura è davvero molto diffusa.
La repressione in Russia è ormai totale e utilizza ogni mezzo. Io ne sono la dimostrazione. Ma ci sono tanti diversi casi, senza arrivare a tentativi di omicidio o alla tortura. Un esempio di oggi: una persona è stata incriminata solo per aver risposto a un sondaggio sociale per strada. È per tutto questo le persone si limitano a tenere la bocca chiusa.
Però non è solo paura o passività. In molti sostengono il regime
Ma sono molti anche quelli la pensano come me. E che odiano tutto questo. Solo, vivono il loro sentimento privatamente. Ognuno dentro di sé. Vista la violenza della repressione, ci si autoconvince dell’inutilità di protestare. E non si fa niente contro il potere di Putin. Altrimenti la guerra all’Ucraina non ci sarebbe mai stata. Non è sostegno al regime. È paura e senso di impotenza. Che diventano indifferenza.
Lei a quanto pare rischia la pelle, in Russia. Perché non lascia il Paese?
Non lascio la Russia perché ho scelto un percorso personale preciso. Né io nei miei colleghi politici dell’opposizione, a partire da Alexey Navalny, abbiamo mai sperato per un attimo che il regime potesse correggersi, che le cose nel Paese potessero cambiare da sole. E, vista la repressione imposta da questa dittatura, il nostro lavoro è difficile e la sua mole è enorme, se vogliamo una nuova Russia. Mi sono presa una responsabilità e non la eluderò. E poi, durante e dopo la mia esperienza alle elezioni comunali di Mosca (Vikhareva nel settembre 2022 voleva candidarsi per il consiglio di un distretto della capitale ma le autorità glielo impedirono per presunte irregolarità nella documentazione da lei presentata, ndr), ho incontrato tante persone che vedevano in me un aiuto, e mi ringraziavano per non essere andata via. Non voglio tradirle.
Ha ancora contatti diretti con loro?
Non ho più alcuna possibilità di incontrare il mio elettorato, purtroppo. E ora ho dovuto sospendere anche i miei interventi video. Mi impegno quindi in attività educative e a sostegno della pace. Faccio quel che posso.
Ma gli oppositori che hanno lasciato la Russia hanno fatto male?
No. Capisco benissimo chi vuol lasciare il Paese per sfuggire a questa tirannia. Anzi, vorrei sottolineare che in molti vorrebbero ma non possono. Perché per partire servono soldi. E la povertà è molto diffusa, in Russia. Quesa è una cosa in cui Putin ha un indubbio successo: aumentare la povertà nel Paese.
Secondo lei, i russi hanno una responsabilità collettiva per la guerra in Ucraina?
Sì. Per non essersi ribellati a Putin finché è stato possibile. Quando c’era ancora un po’ di spazio per poterlo fare. Quel che sta succedendo in Ucraina è la colpa di tutti noi.
Ha idea di chi possa averla avvelenata?
Non so chi è stato. Non credo qualcuno che conosco. Non qualcuno della mia cerchia. Il Cremlino incita a colpire i cosiddetti “traditori” che si oppongono alla guerra e a Putin. La Russia è diventata piena di delatori e di sostenitori aggressivi del regime pronti a denunciarti o peggio.
Ma come è avvenuto? Qualche indizio ce l’avrà pure, no?
Non posso dire molto. Non voglio mettere in pericolo chi con me ha indagato per capire chi fosse coinvolto. Ci sono alcuni fatti, però, che voglio menzionare: altre tre donne sono state avvelenate nello stesso periodo. Hanno avuto sintomi del tutto simili ai miei. Si sono riprese e adesso si trovano fuori dalla Russia. E negli stessi giorni è morto un uomo, sempre per avvelenamento. I mandanti e gli esecutori, nel mio come negli altri casi, sono ignoti. So per certo, però, che agenti dei servizi di sicurezza leggevano le mie pubblicazioni e guadavano il mio canale Youtube per capire se potevo essere accusata di “estremismo” e “terrorismo politico”. E sapevano tutto di me. A partire dalle attività politiche che svolgo da più di sette anni e dalle mie chiare posizioni anti-Putin. Ero sotto la loro continua attenzione. Ma, fino all’avvelenamento, ho sempre ritenuto modesta la mia esposizione. Non credevo di essere in pericolo. Non ho preso particolari misure per evitare attentati. Ho poi scoperto che avrei dovuto essere più circospetta.
Ha un messaggio i suoi avvelenatori?
Non importa quanto sperino di vedermi morta o incapacitata o solo spaventata. Io non rinuncerò alle mie posizioni. Non intendo rimanere in silenzio.
(da Fanpage)

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I VELENI DI ARCORE

Marzo 27th, 2023 Riccardo Fucile

L’ALA CRITICA ALL’INCIUCIO AFFARISTICO CON LA MELONI PREPARA LA VENDETTA AL SENATO, LO SCONTRO SI FA DURO

Roma. Il colpo di mano, detta anche “riorganizzazione”, che ha sconvolto il fine settimana di Forza Italia ha un’osservatrice interessata: Giorgia Meloni.
La premier fa politica da una vita e sa bene che non è mai raccomandabile immischiarsi nei conflitti interni degli altri partiti.
Ma non può non notare che la svolta impressa dal comunicato firmato Silvio Berlusconi diramato venerdì sera abbia come conseguenza immediata quella di veder prevalere l’ala più vicina con il suo governo. La soddisfazione mal celata del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida all’annuncio del ritorno di Paolo Barelli come capogruppo alla Camera, al posto di Alessandro Cattaneo è stata una prova evidente. Il sollievo è grande: Forza Italia aveva rappresentato fino a oggi una spina nel fianco per il governo. E proprio i due capigruppo erano considerati l’insidia più grande, più potenziale che effettiva.
E in un sistema bicamerale, è il ragionamento che fanno i meloniani, aver messo al sicuro almeno uno dei due gruppi parlamentari è una garanzia notevole. Il naturale sviluppo della riorganizzazione sarà, più che il partito unico (che in Via della Scrofa non interessa affatto) un’alleanza tra Partito popolare europeo e i Conservatori presieduti da Meloni.
Ma dietro a un’operazione volta a blindare la maggioranza ci sono anche delle incognite, che i più avveduti tra i consiglieri della presidente del Consiglio fanno notare: gli sconfitti di questa partita possono vendicarsi e più in generale non è mai positivo avere come alleato un partito diviso. E definirlo diviso è un eufemismo.
Dentro il movimento azzurro la defenestrazione di Cattaneo e il declassamento di Licia Ronzulli, che resta capogruppo al Senato ma perde la guida della Lombardia, ha generato uno scossone dalle conseguenze imprevedibili.
Il livello dello scontro è molto più alto. Un gruppo ampio di forzisti indica Marta Fascina come regista del colpo di mano, la fidanzata del Cavaliere (che ieri lui ha definito «mia moglie» in un’intervista concessa al Corriere della Sera dopo mesi di silenzio mediatico). Fascina ad Arcore ha preso sempre più potere e sarebbe anche sostenitrice della linea filorussa che Berlusconi ha espresso in alcune occasione. La deputata campana a diversi interlocutori ha raccontato dei suoi timori di uno scenario nucleare ormai vicino, tanto che avrebbe cominciato a cercare case con un rifugio antiatomico per sfuggire all’onda nucleare che potrebbe generarsi con un attacco in Inghilterra. E nella residenza del Cavaliere qualcuno dice di aver visto una lista di persone da salvare nel caso di apocalisse nucleare.
Ma la questione riguarda più la politica interna che quella estera. Fascina in questa ultima fase ha ricucito il rapporto con Antonio Tajani, che ha ottenuto il ritorno di Paolo Barelli a capogruppo alla Camera, e con Giorgia Meloni. La svolta governativa di Berlusconi ha stupito molti: il presidente di Forza Italia ripeteva «Giorgia ci vuole mettere in un angolo», ma ora ha trovato un’interlocuzione fluida, che mette al riparo il governo.
La domanda che si fa ora l’ala critica è: cosa fare? Per il momento prevale la linea di restare nel partito, per un logorio interno, nella convinzione che il nuovo corso guidato dalla “quasi moglie” di Berlusconi incontrerà molti ostacoli.
L’altra via sarebbe uscire dal partito, ma quasi unanimemente si riconosce che non ci sono né gli approdi, né le alternative possibili a questo governo e quindi per il momento non ci saranno fuoriuscite.
Così si farà buon viso a cattivo gioco anche davanti alle future mosse di Berlusconi: la prossima potrebbe essere la sostituzione del tesoriere Alfredo Messina, con un avvocato che viene da Mediaset al quale passare il prezioso faldone con le firme del partito.
Gli occhi ora sono puntati sul Senato, la maggioranza si regge su una decina di voti, Forza Italia conta 18 seggi e sulla carta ha la golden power sui destini dell’esecutivo. Ma Fratelli d’Italia sin dall’inizio della legislatura ha lavorato sul gruppo berlusconiano a Palazzo Madama, garantendosi il voto di un numero sufficiente di senatori in caso di problemi.
(da La Stampa)

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MENTRE IL GOVERNO PENSA A FARE LA GUERRA ALLE ONG, IN UNA NOTTE A ROCCELLA IONICA SONO ARRIVATO 650 MIGRANTI

Marzo 27th, 2023 Riccardo Fucile

IL PESCHERECCIO E’ PARTITO DALLA LIBIA SENZA CHE LA GUARDIA COSTIERA LIBICA LO BLOCCASSE: AVRA’ INTASCATO LA QUOTA CHE SPETTA AI TRAFFICANTI

Ancora sbarchi sulle coste calabresi. La scorsa notte, nel porto di Roccella Ionica, in Calabria, sono sbarcate 650 persone, tutti uomini, tra cui diversi minori, dopo aver viaggiato a bordo di un peschereccio di 30 metri, partito dalla Libia e sfuggendo a ogni controllo.
Secondo quanto riferito dalle autorità, i 650 migranti provengono da Siria, Pakistan, Egitto e Bangladesh e hanno viaggiato per circa 5 giorni prima di entrare nel porto della Locride.
Durante il viaggio, secondo quanto raccontato dai migranti, l’imbarcazione si è scontrata con un’altra barca utilizzata da altri migranti in un precedente sbarco.
Una volta scesi a terra, si è attivato il dispositivo della Prefettura di Reggio Calabria che vede impegnato personale della Croce rossa, della Protezione civile e di Medici senza frontiere, in attesa che si proceda ad una migliore sistemazione.
Secondo quanto riferito dalle autorità, tutti i migranti sono in buone condizioni di salute, e sono stati trasferiti in una struttura temporanea predisposta in un’area nei pressi del porto di Roccella.
Nella stessa struttura sono presenti altri migranti, giunti nei giorni scorsi: solo nel porto di Roccella Ionica, infatti, negli ultimi cinque giorni, si sono registrati 1.500 arrivi. Per le 22.30 di questa sera, invece, è atteso l’arrivo della nave Diciotti presso il porto di Reggio Calabria. A bordo sono presenti circa 600 migranti, di cui alcuni salvati in mare. Secondo quanto riferito dalle autorità, la maggior parte di loro verrà trasferita nell’hotspot di Lampedusa.
(da agenzie)

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MARTA FASCINA STA CERCANDO UNA CASA CON RIFUGIO ANTIATOMICO E HA UNA LISTA DI PERSONE DA SALVARE IN CASO DI ATTACCO NUCLEARE

Marzo 27th, 2023 Riccardo Fucile

L’INDISCREZIONE DA LA STAMPA

La “moglie” – così l’ha definita lui stesso – di Silvio Berlusconi sta cercando una casa con rifugio antiatomico. E ha una lista di persone da salvare in caso di attacco nucleare.
Lo sostiene oggi La Stampa, che ricorda come Marta Fascina sia stata additata come la regista del colpo di mano che ha portato alla rimozione di Alessandro Cattaneo da capogruppo e all’addio al coordinamento lombardo per Licia Ronzulli. Ma c’è di più.
Perché secondo il quotidiano Fascina ad Arcore ha preso sempre più potere. E sarebbe anche diventata una sostenitrice della linea filorussa che Berlusconi ha espresso in alcune occasioni.
Tanto da aver raccontato a diversi interlocutori di temere uno scenario nucleare ormai vicino. E che avrebbe cominciato a cercare case con un rifugio antiatomico per sfuggire all’onda nucleare che potrebbe generarsi con un attacco in Inghilterra.
Non solo: scrive sempre La Stampa che nella residenza del Cavaliere qualcuno dice di aver visto una lista di persone da salvare nel caso di apocalisse nucleare. A questo punto la domanda sorge spontanea: chi saranno i fortunati?
(da agenzie)

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I SOLITI ITALIANI: SCENDE LA FIDUCIA NELLA UE, MA IL 70% NON VUOLE USCIRE DALL’EUROPA

Marzo 27th, 2023 Riccardo Fucile

SE SI TRATTA DI RISCHIARE I PROPRI QUATTRINI, VIVA LA UE E L’EURO

La fiducia degli italiani nei confronti dell’Unione Europea ha toccato il suo picco negativo degli ultimi tre anni. Ma il Belpaese non vuole uscire dall’Europa e dall’euro.
Lo dice il sondaggio di Demos illustrato oggi su Repubblica da Ilvo Diamanti. Secondo la rilevazione oggi la fiducia degli italiani nell’Ue era al 45% alla fine del 2022 ed è scesa al 38% a marzo 2023.
Diamanti spiega che gli italiani hanno da sempre dimostrato un atteggiamento distaccato nei confronti dell’Ue. Con la guerra in Ucraina la situazione è peggiorata. Perché le istituzioni europee non sono state in grado di svolgere un ruolo da protagoniste nella crisi. Ma solo da mediatore o attore imparziale.
In ogni caso, se oggi ci fosse un referendum per uscire dall’Europa sette cittadini su dieci risponderebbero “no”. Mentre tra le motivazioni del calo di consensi c’è anche il Qatargate. Lo scandalo ha riportato alla luce il problema della corruzione nel parlamento europeo. E ne ha sporcato l’immagine presso gli italiani. Invece l’euroscetticismo c’è sempre stato. E marca in modo evidente gli elettori del centrodestra. Così come quelli del Movimento 5 Stelle.
In controtendenza, si osserva una ripresa del consenso europeista fra chi vota per Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Probabilmente per la maggiore – e necessaria – confidenza con i Paesi dell’Ue e i loro leader. Mentre il massimo sostegno all’Ue proviene, secondo tradizione, dalla base del Pd. E dagli elettori del Terzo Polo, che, comunque, dimostravano un atteggiamento europeista anche in passato. I giovani invece sono in maggioranza europeisti. Forse perché si sentono più europei.
(da agenzie)

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L’EX CAPO DELLA POLIZIA GABRIELLI CRITICA IL GOVERNO: “PIANTEDOSI SU CUTRO? IO NON LO AVREI DETTO”

Marzo 27th, 2023 Riccardo Fucile

“SBAGLIATO L’IRRIGIDIMENTO SECURITARIO. INUTILE PRENDERSELA CON GLI SCAFISTI, I VERI CRIMINALI SONO I TRAFFICANTI”

L’ex sottosegretario e capo della polizia Franco Gabrielli critica l’approccio del governo all’immigrazione. E anche il decreto sulle Ong. «Ultimamente c’è stato un irrigidimento securitario. Ma secondo me questo criterio non aiuta. Inutile prendersela con gli scafisti, che sono gli sfigati della filiera, mentre i veri criminali sono i trafficanti che fanno commercio di esseri umani», dice in un’intervista a La Stampa.
Gabrielli dice di essere «il meno indicato a fare la difesa del governo Meloni. A differenza di Piantedosi io sono stato un questurino doc. Non mi sarei espresso come lui sulla strage di Cutro. Se non altro perché c’era gente proveniente pure dall’Afghanistan, che abbiamo abbandonato quando abbiamo lasciato il paese. Il problema è che si è spostato l’approccio dell’immigrazione da una gestione di ricerca e salvataggio a una securitaria, come dimostra l’invio della gdf e non della guardia costiera».
Per Gabrielli «le misure sono sempre provvedimenti spot e qualsiasi sia il giudizio sui singoli provvedimenti è difficile che producano gli effetti sperati. In Africa vivono 1,2 miliardi di persone, che secondo l’Onu arriveranno a 2 nel 2050. E noi per loro siamo i ricchi e l’unica speranza».
Ma, spiega l’ex sottosegretario, accogliere tutti non si può: «Creerebbe ulteriori tensioni in Europa. I fenomeni vanno governati con un percorso che implichi il coinvolgimento dell’Ue». Ma «in questi anni siamo passati dal buonismo al cattivismo senza una vera programmazione di politiche durature».
(da agenzie)

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IL GOVERNATORE DEL LAZIO ROCCA CONTRO LA MELONI: “SALVARE VITE UMANE E’ UN IMPERATIVO UMANITARIO E UN OBBLIGO LEGALE”

Marzo 27th, 2023 Riccardo Fucile

ROCCA DENUNCIA LA GUARDIA COSTIERA LIBICA… BRAVO, VALLO A SPIEGARE A PIANTEDOSI E A CHI CE L’HA MESSO

Il governatore della regione Lazio, Francesco Rocca, ha pubblicato un tweet in cui denuncia quello che è successo nelle acque di fronte all’Italia, nel Mediterraneo, in questi giorni preso letteralmente d’assalto da un’onda di profughi che a bordo di imbarcazioni di fortuna – gommoni, caicchi, persino un guscio di metallo, barchini di legno, vecchi pescherecci – cercano di sfuggire da condizioni di vita spesso insostenibili.
Nonostante la sua appartenenza alla maggioranza di centrodestra che punta sugli accordi con la Libia e vuole frenare l’azione delle Ong, Rocca si dice “scioccato e preoccupato!”.
Inizia infatti così il ‘cinguettio’ dell’attuale presidente dell’Ifrc (International Federation of the Red Cross and Red Crescient Society).
“La guardia costiera libica ha bloccato un’operazione di salvataggio della OceanViking avvicinandosi pericolosamente e sparando diversi colpi di arma da fuoco in aria. I volontari non sono un obiettivo: salvare vite umane è un imperativo umanitario e un obbligo legale”.
(da agenzie)

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SAVINGS HUMANS SCRIVE A MELONI E A MATTARELLA: “BASTA GUERRA ALLE ONG, COOPERIAMO, PRIMA SI SALVA E POI SI DISCUTE”

Marzo 27th, 2023 Riccardo Fucile

PAROLE DI BUON SENSO SE LA CONTROPARTE GOVERNATIVA NON FOSSE IN MALEFEDE…CON I RAZZISTI INUTILE DISCUTERE, APPLICARE LA LEGGE

Le Ong scrivono alla premier Giorgia Meloni, al governo e al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e chiedono un coordinamento comune per far fronte allo sforzo straordinario che si rende necessario per i soccorsi in mare nel momento in cui i flussi rischiano di andare fuori controllo.
Per iniziativa della Ong italiana Mediterranea la flotta umanitaria dice: “Basta guerra alle Ong”.
Chiedendo dunque di abbassare il livello dello scontro che contrappone le Ong ai soccorsi di Stato e proponendo una collaborazione sotto il coordinamento del comando generale della Capitaneria di porto, come si faceva e si è sempre fatto nei tempi in cui la guardia costiera coordinava un dispostivo di soccorsi molto ampio di cui erano parte, oltre le Ong, anche le navi mercantili e i pescherecci.
Ecco la lettera, in anteprima per Repubblica: “Vi scriviamo come Mediterranea, associazione italiana legalmente costituita, che gestisce le missioni della nave del soccorso civile “Mare Jonio”, battente bandiera italiana. Dopo la strage di Cutro, ad oggi, più di 100 persone, uomini, donne e bambini, hanno perso la vita in nuovi naufragi nel nostro mare. Al di là di qualsiasi considerazione, è una tragedia umanitaria che il nostro Paese e l’Europa, non possono derubricare a ‘fatale conseguenza della situazione corrente’. Certo, tutto si può spiegare con analisi raffinate, anche se spesso diametralmente contrapposte, sul perché siamo giunti a questo, e sul perché tante vite umane siano state perse. Ma quello dobbiamo invece fare è mettere al centro, qui ed ora, una grande e corale azione immediata, di istituzioni e società civile, di un’intero paese, per impedire innanzitutto che altre morti innocenti insanguinino la nostra storia e il nostro mare”.
“Vi rivolgiamo, con tutta l’umiltà possibile, un’appello che nasce dal profondo della nostra coscienza: basta guerra alle Ong, alle navi del soccorso civile. Cooperiamo per salvare in mare più vite possibili. Produciamo un’azione sinergica, davanti a questo imperativo – salvare! – che possa indurre l’Unione Europea ad uscire dalla sua latitanza su questo tema, e a mettere in campo una missione coordinata di soccorso in vista di una estate che si preannuncia terribile dal punto di vista dei rischi in mare. Vi preghiamo di voler mettere davanti a tutto, posizioni politiche, strategie di lungo respiro, animosità nei nostri confronti, il bene supremo del soccorso verso chi non ha colpe e chiede il nostro aiuto”.
“Vi preghiamo di onorare fino in fondo la storia di questo Paese, della sua tradizione millenaria di accoglienza e immigrazione. Togliere mezzi disponibili e utilizzabili per i soccorsi in mare, equivale in questo momento a condannare a morte centinaia di persone. Delegare alla sedicente ‘guardia costiera libica’ il controllo della zona Sar più grande del Mediterraneo, non metterà al sicuro le persone che tentano di fuggire da quell’inferno. Sapete meglio di noi che la Libia non è un ‘place of safety’, e che ogni loro ‘soccorso’, quando accade, equivale in realtà a una cattura e a una deportazione in un luogo dove la violazione dei diritti umani è sistematica e terribile. Ciò avviene in spregio alla Convenzione di Ginevra sui profughi e rifugiati”.
“Pensare che la Tunisia, con la crisi che sta affrontando e dopo l’incitamento razzista di Saied contro i rifugiati subsahariani, possa ‘salvare’ qualcuno che da lì fugge terrorizzato, non è plausibile. Sommessamente vi ricordiamo che tutti coloro che saranno riportati indietro in questi Paesi, se non vengono uccisi prima, tenteranno di nuovo, ingrassando le grandi mafie del traffico di esseri umani. Vi chiediamo dunque, come previsto peraltro dal Piano Sar Nazionale, di coordinare una grande azione che coinvolga i mezzi militari e civili, per affrontare come farebbe un grande Paese questa strage annunciata e continua. Prima si salva, poi si discute”.
(da La Repubblica)

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ISRAELE, SCIOPERO GENERALE PER IL RITIRO DELLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, L’ESTREMA DESTRA ISRAELIANA MINACCIA IL RITIRO SE NETANYAHU CEDE

Marzo 27th, 2023 Riccardo Fucile

AEROPORTI E OSPEDALI IN TILT, MIGLIAIA DI MANIFESTANTI VERSO LA KNESSET

Il governo israeliano è in subbuglio all’indomani di una notte storica in Israele, dove centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza in in tutte le principali città in manifestazioni spontanee convocate via WhatsApp.
A scatenare l’ira di parte della popolazione è stata l’ennesima mossa azzardata del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che ieri ha licenziato il ministro della Difesa Yoav Gallant dopo che questi aveva rotto l’unità all’interno del governo, chiedendo di ritirare la contrastatissima riforma della giustizia.
Dopo una notte di proteste in tutto il Paese, con la polizia impegnata a disperdere i manifestanti che avevano bloccato l’autostrada Hayalon, nelle prime ore del mattino il presidente della Repubblica Herzog ha chiesto al premier di fermare l’iter della riforma – il cui passaggio finale in Parlamento sarebbe previsto per questa settimana – perché questa «indebolisce il sistema giudiziario».
Un pressing che sembrava aver avuto successo: Netahyahu ha infatti annunciato che avrebbe parlato alle ore 10.30 italiane, e la stampa israeliana ha scritto che era pronto ad annunciare lo stop alla riforma. Ma il discorso è stato rinnovato dopo che l’ala destra della maggioranza si è rivoltata contro il possibile ritiro della legge.
In particolare Itamar Ben Gvir, leader del partito di estrema destra Potenza ebraica e ministro per la sicurezza nazionale, ha minacciato di dimettersi e far cadere il governo se il premier procederà con l’annuncio. Ben Gvir, riportano i media israeliani, ha affermato che il significato di un arresto della riforma sarebbe «una resa di fronte alle violenze nelle strade».
Senza il suo partito, Netanyahu perderebbe la fragile maggioranza su cui può contare alla Knesset. Fonti vicine al premier citate dall’agenzia di stampa Agi riferiscono che la decisione di ritirare la riforma è stata già presa. Ma fervono in queste ore contatti e negoziati.
Paese in fermento
La “corrente elettrica” democratica ha però ormai contagiato interi settori del Paese. Il leader del principale sindacato israeliano, Arnon Bar David, ha annunciato infatti lo sciopero generale sino a quando il provvedimento non sarà ritirato. «Questo è il Paese dei cittadini, di tutti i cittadini. Non lasceremo che sprofondi nell’abisso», ha dichiarato Bar-David. Messaggio immediatamente recepito dai lavoratori dell’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, il principale del Paese.
Il leader del sindacato dei dipendenti degli aeroporti israeliani Pinchas Idan ha annunciato infatti lo stop immediato di tutti i decolli. E a seguire anche il sindacato che rappresenta i medici del Paese ha annunciato di aver aderito allo sciopero, avvertendo che il sistema sanitario è «congelato con effetto immediato» sino a quando la riforma non sarà ritirata. Manifestanti stanno ora convergendo anche di fronte alla Knesset, il Parlamento israeliano, per aumentare al massimo livello la pressione sulla maggioranza di governo.
(da Open)

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