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CHIEDEVA SOLDI AI MIGRANTI PER SUPERARE L’ESAME PER IL PERMESSO DI SOGGIORNO

Agosto 4th, 2023 Riccardo Fucile

SOSPESO UN INSEGNANTE ITALIANO: CHIEDEVA DA 50 A 200 EURO PER SUPERARE LA PROVA DI ITALIANO

Un insegnante italiano chiedeva soldi ai suoi studenti stranieri per superare l’esame, necessario per ottenere la proroga del permesso di soggiorno. L’uomo è stato denunciato dai finanzieri del Comando provinciale di Milano ed è stato sospeso dall’esercizio della professione.
L’attività investigativa, condotta dai militari della Compagnia di Magenta e coordinata dal pm Giancarla Serafini del dipartimento Pubblica Amministrazione della Procura di Milano, ha riguardato gli esami di lingua italiana, svolti in un istituto scolastico dove l’insegnante prestava servizio, sostenuti da cittadini extracomunitari allo scopo di conseguire la certificazione di conoscenza della lingua italiana necessaria per ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno decennale anziché biennale.
Dall’analisi della documentazione acquisita e dalle testimonianze di numerosi candidati interessati è emerso che l’insegnante, indagato, richiedeva il pagamento di una somma variabile tra i 50 ed i 200 euro per facilitare il superamento della prova.
L’insegnante, in particolare, si rivolgeva a soggetti che, a causa dello stato di assoluto bisogno del rinnovo del titolo di soggiorno, accettavano di pagare la somma richiesta.
(da agenzie)

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CHE FIGURA DI TERNA: LA DECISIONE DELLA MELONIANA AD, GIUSEPPINA DI FOGGIA, DI SILURARE IL DIRETTORE FINANZIARIO E QUELLO DEI CORPORATE AFFAIRS, SENZA COMUNICARE I SOSTITUTI, FA CROLLARE IL TITOLO IN BORSA

Agosto 4th, 2023 Riccardo Fucile

IERI LE AZIONI DELLA PARTECIPATA PUBBLICA HANNO BRUCIATO 478 MILIONI – FURIOSI FAZZOLARI, GIORGETTI E IL CDA, CHE STAREBBE PENSANDO DI SFIDUCIARLA. MA GIORGIA MELONI NON PUÒ ABBANDONARE LA MANAGER, NOMINATA APPENA TRE MESI FA (CON LA CONTRARIETÀ DEL SUO PARTITO) SU CONSIGLIO DELLA SORELLA ARIANNA

Il cda di Terna, sotto la presidenza di Igor De Biasio e alla presenza dell’ad Giuseppina Di Foggia ha rivisto gli assetti organizzativi della società. Terna rende noto che la società e il direttore finanziario, Agostino Scornajenchi “hanno raggiunto un accordo consensuale di risoluzione del rapporto di lavoro che prevede altresì la sua permanenza nel ruolo, sino al 31 agosto 2023, e in azienda fino al 31 dicembre dello stesso anno”.
Inoltre “è stato raggiunto un accordo consensuale per l’uscita di Giuseppe Del Villano, direttore Corporate Affairs, sostituito ad interim da Emilia Rio, in linea con i piani di successione in essere”.
Agostino Scornajenchi “è dunque nel pieno esercizio della sua funzione di cfo e di dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili della società sino al 31 agosto 2023”, sottolinea la nota Terna.
“Le attività proseguono, senza soluzione di continuità e in pieno accordo tra presidente, amministratore delegato e consiglio di amministrazione grazie all’eccellente lavoro e alle competenze delle oltre 5.600 persone di Terna. Sulla base delle informazioni a disposizione della società, – conclude la nota – alla data odierna Scornajenchi detiene 19.897 azioni di Terna e Del Villano 47.752 azioni”.
Il vuoto di potere che si sarebbe creato nelle prime linee di Terna per decisione diretta dell’ad Giuseppina Di Foggia si è tradotto in una pioggia di vendite sul titolo. Ieri a Piazza Affari le azioni dell’azienda ha perso il 3,16%, chiudendo a 7,28 euro. Un valore che non toccava da marzo, un mese prima che la stessa Di Foggia venisse nominata ceo.
Alla chiusura degli scambi la capitalizzazione è scesa a circa 14,6 miliardi di euro: bruciati in una seduta 478 milioni. A provocare le vendite sono state indiscrezioni che riferiscono di una rimozione di Agostino Scornajenchi e di Giuseppe Del Villano, rispettivamente cfo e direttore corporate affairs di Terna, voluti dalla stessa Di Foggia che non disporrebbe di sostituti.
Si tratterebbe -come ha scritto il quotidiano romano- di una mossa senza precedenti, che avrebbe preso alla sprovvista anche gli azionisti Mef e Cdp. Il ministro Giancarlo Giorgetti e Palazzo Chigi avrebbero anche chiesto di inserire la figura del dg in organigramma, invito rispedito al mittente da Di Foggia che avrebbe minacciato le dimissioni.
La neo ad starebbe cercando di trovare all’esterno nuove figure manageriali appoggiandosi ai cacciatori di teste. Secondo Repubblica, Del Villano sarebbe una figura molto vicina all’ex ceo, Stefano Donnarumma, rimasto senza incarico alla fine del giro di nomine ai vertici delle partecipate pubbliche in aprile, quando si è giocato fino all’ultimo il ruolo di ad di Enel con Flavio Cattaneo.
(da agenzie)

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LA VICENDA CHE HA COINVOLTO IL TENENTE PASQUALE STRIANO, ACCUSATO DI ESSERE IL BARICENTRO DI UNA CENTRALE DI DOSSIERAGGIO

Agosto 4th, 2023 Riccardo Fucile

IL FINANZIERE, CHE “SPIAVA” IL MINISTRO CROSETTO, STAVA IN REALTA’ FACENDO CONTROLLI ANTI-RICICLAGGIO SU DUE FRATELLI, DA LUI CONSIDERATI VICINI A ESPONENTI DEL CRIMINE ORGANIZZATO, E SI È ACCORTO CHE IL MINISTRO DELLA DIFESA CONDIVIDE CON LORO QUOTE IN TRE DIVERSE SOCIETÀ

I giornali hanno denunciato l’esistenza di una centrale di dossieraggio dei politici dentro alla Direzione nazionale antimafia. In realtà la vicenda del tenente P.S. (non è un maresciallo come ha scritto qualcuno) indagato per accesso abusivo a banche dati informatiche potrebbe essere un po’ più articolata
La questione riguarda il ruolo centrale assunto dal Servizio segnalazioni operazioni sospette presso la Dna, nel cui perimetro operativo si muoveva un apposito gruppo di lavoro composto da uomini della Gdf e della Direzione investigativa antimafia. Ne facevano parte alcuni di quelli che erano considerati i migliori investigatori su piazza
Le prime interrogazioni ai database individuate come sospette risalgono al 28 luglio, al 10 ottobre e al 20 ottobre 2022 e ad esse sarebbero seguiti articoli del quotidiano Domani.
Quel che è certo è che P.S., sino a novembre, quando è stato trasferito, ha lavorato in base ai vecchi standard che consentivano al gruppo di lavoro di accedere liberamente alle banche dati senza dover compilare o firmare moduli di richiesta di autorizzazione.
Spesso non venivano nemmeno compilate informative finali dopo la lavorazione delle Sos riguardanti soggetti già attenzionati dall’Antimafia e selezionate nel mare magnum delle segnalazioni (145.000 nel solo 2022).
Tutte le attività, almeno sino a pochi mesi fa, non necessitavano di nullaosta formali.
Gli unici paletti erano rappresentati dal tema delle ricerche: le investigazioni dovevano rimanere nell’ambito del riciclaggio e della criminalità organizzata. In passato le Sos venivano inviate unicamente alla Guardia di finanza e alla Dia, poi grazie a un protocollo firmato con la Dna, quegli alert sono entrati nella disponibilità dell’Antimafia
P.S. ha spiegato: «Io seguivo l’andamento criminale e sociale del Paese. Per esempio ho fatto degli appunti riservati su come la criminalità organizzata si stava infiltrando nelle varie attività durante il periodo della pandemia. È chiaro che ho dovuto fare mille interrogazioni per capire i loro business con i dispositivi anticovid e i canali di riciclaggio».
Per questo aveva la massima libertà. Ma a volte, invece, riceveva precisi input. Per esempio i vertici della Dna gli avrebbero chiesto un report riservato sui rapporti tra Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, una storia che P.S. approfondiva dai tempi in cui si era occupato della latitanza in Libano dell’ex senatore palermitano. Ma altri accessi sono stati effettuati anche su Giuseppe Conte, sulla compagna Olivia Paladino, dopo l’emersione sui giornali degli affari di famiglia di quest’ultima. Indagini sarebbero state fatte anche sui movimenti di denaro di Matteo Renzi, ma pure su Matteo Salvini e sul suo collaboratore Armando Siri, quando quest’ultimo venne coinvolto in un’inchiesta per autoriciclaggio e per finanziamento illecito della Procura di Roma.
Nella storia di P.S. ci sono anche vicende curiose, come una risalente al 2021. Nell’occasione uno dei pm che coordinavano il suo lavoro gli aveva chiesto di indagare su una speculazione edilizia che stava per partire davanti alla casa al mare della toga. Ma quella che sembrava una richiesta interessata, mandò a monte un affare milionario portato avanti da soggetti collegati alla ‘ndrangheta e a personaggi del cosiddetto Mondo di mezzo. Adesso le indagini della Procura di Perugia dovranno accertare se questi e molti altri accessi siano serviti anche, per esempio, per fornire notizie ai giornali. Infatti l’inchiesta umbra parte da una denuncia di Crosetto presentata nella Capitale dopo l’uscita di un articolo del Domani del 27 ottobre che riguardava gli emolumenti che il ministro aveva percepito dalla società Leonardo.
A quanto ci risulta il finanziere avrebbe un rapporto di antica amicizia con il giornalista Giovanni Tizian, uno degli autori dello scoop dell’ottobre 2022, e i due si sarebbero incontrati anche nei giorni sotto osservazione. Ma secondo la difesa di P.S. quelle richieste alle banche dati non erano abusive in quanto facevano parte di un lavoro che l’investigatore stava portando avanti e che lambivano il ministro. In sostanza più che davanti a un accesso abusivo ci troveremmo di fronte a una sorta di rivelazione di segreto.
All’uomo, che non si era sbarazzato (mostrando buona fede o ingenuità) dei dispositivi elettronici, sono stati sequestrati telefonino e computer. Nel frattempo il cinquantottenne ufficiale napoletano delle Fiamme gialle aveva inviato, come detto, il suo appunto sia alla Procura di Roma che alla Procura nazionale antimafia. «Il nostro lavoro non è trovare persone condannate, ma quelle “pulite” che riciclano soldi» è il mantra di P.S..
Nel documento il finanziere ricostruisce i passaggi della sua ricerca «illecita». Il punto di partenza sarebbe stata un’indagine sulle «attuali mire espansionistiche nella città di Roma» di alcune famiglie di ‘ndrangheta
L’oggetto dell’annotazione è così specificato: «Presunta attività di riciclaggio di capitali illeciti nel tessuto economico imprenditoriale di Roma. Accertamenti preliminari nei confronti di Mangione Giovanni e Mangione Gaetano».
A molti questi nomi non diranno nulla, ma con i suoi vecchi collaboratori l’indagato ha spiegato: «Io mi sono scaldato quando durante le mie indagini ho trovato i fratelli Mangione che sono due signori camminano in giacca e cravatta e acquisiscono bed and breakfast in tutta Roma in vista del Giubileo che ci sarà».
I Mangione, occorre dirlo subito, risultano soci di Crosetto in tre società che offrono servizi di bed and breakfast: la Apollinare Srl, la Torsanguigna Srl e la Zanardelli Srl.
In queste tre ditte hanno quote anche due ex calciatori della Lazio, Giuseppe Favalli e Giuliano Giannichedda. Crosetto detiene il 28 per cento di tutte e tre.
P.S. nel suo appunto concede che il ministro possa essere «ignaro» delle presunte relazioni pericolose dei fratelli Mangione. Secondo l’indagato questi ultimi, come «accertato illo tempore», sarebbero stati «indagati per avere posto a disposizione di sodalizi criminali, la loro opera nel riciclare denaro illecito, attività che potrebbe essere stata reiterata nel tempo, atteso la vicinanza a personaggi funzionali alle dinamiche imprenditoriali di organizzazioni camorriste, ‘ndranghetiste e autoctone operanti nella Capitale» e sarebbero «risultati intranei e/o comunque saldamente vicini e funzionali a esponenti di primo piano di diversi sodalizi operanti nella Capitale, dediti soprattutto a una sistematica opera di riciclaggio».
L’excursus prende il via dall’indagine su un narcotrafficante arrestato nel 2018, Fausto Pellegrinetti, che avrebbe avuto rapporti finanziari con la famiglia Mangione. Gaetano e Giovanni sarebbero emersi nelle attività investigative «perché implicati nell’importazione e gestione di macchinette da gioco attraverso società costituite in Brasile e nell’isola del Jersey, settore economico ove Pellegrinetti aveva deciso di investire i capitali illeciti».
La nota prosegue: «Ulteriori e preliminari approfondimenti sui fratelli Mangione, hanno fanno emergere un particolare attivismo in attività imprenditoriali nel settore ricettivo e della ristorazione, partendo dalla gestione di un ristorante a Roma nella nota zona di Ponte Milvio (denominato Met), già oggetto di cronache giudiziarie, e nel cui ambito, è stata appreso, operavano anche uomini riconducibili a Massimo Carminati».
Gaetano Mangione sarebbe anche il «gestore del Dom hotel» di via Giulia, 5 stelle collocato di fronte all’ingresso della Dna. L’investigatore in disgrazia collega due presunti soci dei Mangione a un imprenditore reggino ritenuto vicino alla cosca dei Piromalli e attenzionato dalla Dna a partire dal 2016. Uno di loro sarebbe indicato in un decreto di misure di prevenzione «quale soggetto di fiducia» dell’imprenditore sopra citato e avrebbe persino ricevuto somme di denaro, «quale testa di legno», dal boss Vincenzo Ruggiero, «ritenuto esponente di famiglie di ‘ndrangheta operanti a Roma».
Infine l’appunto segnala la presunta vicinanza e gli affari dei Mangione con un’altra famiglia sottoposta a misure di prevenzione e accusata in passato di concorso esterno a un sodalizio camorristico. Il documento è adesso al vaglio dell’autorità giudiziaria, che dovrà decidere se offra spunti investigativi o se, invece, il suo estensore, un investigatore navigato, non si sia macchiato del reato di calunnia. Intanto Crosetto ieri ha esultato dopo la discovery dell’indagine sul tenente che lo spiava: «È grave che pezzi dello Stato abbiano lavorato per indebolire le istituzioni».
(da La Verità)

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GLI UCRAINI HANNO COLPITO CON UN DRONE UNA NAVE DELLA FLOTTA RUSSA

Agosto 4th, 2023 Riccardo Fucile

IL DRONE ERA CARICATO CON 450 CHILI DI TRITOLO, SQUARCIATO LO SCAFO, BEFFATI I RUSSI

L’avanzata di Kiev per riprendere i territori occupati dalla Russia prosegue, anche via mare.
Stando a quanto comunicato dai servizi di intelligence ucraini, sarebbe stata messa fuori combattimento una nave della flotta russa del Mar Nero. A bordo, al momento dell’attacco, ci sarebbero stati circa 100 militari di Mosca.
L’imbarcazione sarebbe stata colpita grazie a un’azione organizzata dal Servizio di sicurezza ucraino – la Sbu – e dalla marina.
Un drone marino, caricato con 450 chilogrammi di tritolo esplosivo, avrebbe causato un ampio squarcio nello scafo. Una fonte ucraina, parlando con la Cnn, ha ribadito che «a seguito dell’attacco, la nave ha subito gravi danni e non è in grado di navigare».
Diversi i filmati, in circolazione sui social media, che sembrano identificare l’imbarcazione con la nave da guerra Olenegorsky Gornyak. Secondo un video visionato dal Guardian, probabilmente ripreso nella base navale di Novorossijsk, la nave sarebbe ormai inservibile, essendosi inclinata su un lato. La Cnn sembrerebbe invece in possesso di un video girato dallo stesso drone marino, che termina qualche attimo prima del presunto impatto con l’imbarcazione.
(da agenzie)

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LA STORIA DI MARTINA, EMIGRATA DA MILANO IN AUSTRALIA: “NOSTALGIA DELL’ITALIA? NO, QUI GUADAGNO 100.000 DOLLARI L’ANNO”

Agosto 4th, 2023 Riccardo Fucile

VIVE A MELBOURNE E NON TORNEREBBE MAI INDIETRO: “QUI IL SALARIO MINIMO E’ 21 DOLLARI L’ORA E NON SFRUTTANO I GIOVANI”

Dopo un flipper che l’ha portata a vivere, giovanissima, in tre diversi continenti, Martina Gritti ha scelto la sua terra di elezione: l’Australia.
La donna ha 27 anni, è stata «assunta appena due giorni dopo la laurea» e fa un «lavoro da 100 mila dollari all’anno».
Nel racconto della sua vita, rilasciato al Corriere, Gritti ripercorre la parabola che l’hanno portata a lasciare l’Italia. E a non voler tornare più indietro. «Vedo troppa gente che viene qui a lavorare senza organizzazione, senza visto, magari soltanto per aggiungere un’esperienza sul curriculum o per fare colpo su Instagram o sugli amici al bar. Durano tre mesi, poi salutano la compagnia. L’Australia non è un gioco», è la premessa. Poi spiega perché è dovuta partire alla volta di Melbourne, a 19 anni.
«Alla mia età da noi è impossibile»
«Sono cresciuta in corso Sempione a Milano, ma ci siamo sempre spostati molto per via dei trasferimenti di mio padre, che lavora in una multinazionale. Fin da ragazzina sono stata abituata a viaggiare, abbiamo vissuto a Udine, a Parigi e Buenos Aires, poi siamo arrivati qui. Ora i miei vivono a Singapore, io e mio fratello minore siamo rimasti. L’unico che è tornato a Milano è l’altro fratello, il più grande».
Nella città che, in diverse classifiche, viene inquadrata come la più vivibile al mondo, Gritti ha presto iniziato a sentirsi a casa. «Non ho nessuna nostalgia dell’Italia. Qui guadagno 100 mila dollari all’anno. Alla mia età in Italia una cosa del genere sarebbe quasi impossibile».
In generale, lavorare in Australia «significa essere pagati, sempre e bene. Il salario minimo è di 21 euro all’ora, chiunque può permettersi una vita quantomeno decorosa. Nella mia azienda ogni sei mesi è possibile richiedere un aumento di stipendio: se il lavoro va bene e non combini disastri generalmente te lo danno».
Melbourne e Milano
La 27enne sottolinea come la cultura lavorativa che si è diffusa nel Paese dell’emisfero australe sia improntata «al benessere psicologico dei lavoratori, all’equilibrio tra vita professionale e privata. Nessuno ti chiede di lavorare più ore rispetto a quelle previste dal tuo turno, anzi, ti disincentivano a farlo: rimanere in ufficio più del dovuto per loro è indice di disorganizzazione. E poi c’è lo smart working».
Quest’ultimo strumento, afferma, è molto diffuso: «Melbourne è stata la città con il lockdown più lungo al mondo. Diciotto mesi in casa, un incubo. A livello lavorativo non si è più tornati indietro».
Dopo il liceo linguistico Leopardi, a Milano, Gritti si laurea a Melbourne in Relazioni pubbliche. «Sono stata assunta due giorni dopo la laurea». Oggi, è manager in una società di comunicazione: «Mi occupo di migliorare l’impatto del brand delle società clienti. Vivo qui da otto anni, ormai sono australiana a tutti gli effetti. Ho anche preso la cittadinanza, l’Australia è il posto in cui ho vissuto più a lungo».
E conclude: «Se sei competente e hai le giuste credenziali il lavoro lo trovi facile. Io parlo un inglese ottimo e avendo il passaporto australiano non ho nessun problema a livello burocratico, ho già cambiato azienda più volte. Questo Paese offre grandi opportunità, a patto di non arrivare alla ventura. In molti sbagliano atteggiamento».
(da agenzie)

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L’IMPRENDITORE DEL TURISMO GIUSTIFICA I RINCARI: “E’ GIUSTO, COSI’ FACCIAMO SELEZIONE”

Agosto 4th, 2023 Riccardo Fucile

IL PRESIDENTE DEI BALNEARI IN PUGLIA: “NO AL TURISMO DI MASSA”… IN PRATICA, CHI NON E’ RICCO STIA A CASA

Vito Vergine, titolare del lido Maldive del Salento a Pescoluse e presidente del Sindacato italiano balneari di Lecce, dice che i rincari dei prezzi in Puglia hanno una funzione. Ovvero quella di selezionare la clientela.
In un’intervista al Corriere del Mezzogiorno Vergine sostiene che «aveva ragione Briatore quando diceva che per attrarre i turisti ricchi servono strutture di alto livello. Questa è la strada da seguire». E spiega che la Puglia guarda al turismo di lusso. «Presto sarà pronto il progetto grazie al quale il mio lido balneare farà un salto di qualità per posizionarsi, come tanti altri da noi, su un livello superiore. E, di conseguenza, punteremo ad un target più alto».
Il modello Twiga
Secondo Vergine bisogna seguire il modello Twiga: «Noi dobbiamo assecondare il mercato e le attività turistiche strutturate lo faranno senza esitazioni. Anche io lo avrei fatto prima se avessi avuto la capacità finanziaria. Abbiamo rinviato per una serie di ragioni, ma faremo questo passo perché ci piace fare qualità e realizzare quello che abbiamo sempre predicato da decenni, cioè che il Salento merita di essere rispettato. No al turismo che aggredisce le nostre risorse naturalistiche, no al turismo di massa».
Mentre «la fascia media, che prima ci dava ossigeno, si sta depauperando, va sempre più restringendosi. Noi per poter sopravvivere dobbiamo per forza puntare su un target più elevato. Bisogna considerare anche che il nostro territorio è fragile, non può sopportare una pressione antropica eccessiva. Le nostre spiagge sono strette rispetto a quelle della riviera romagnola dove si possono sistemare cinquanta file di ombrelloni, contro le nostre cinque, massimo otto file. Queste spiagge fragili e piccole vanno offerte in una maniera adeguata a chi se lo può permettere. Non è un discorso cinico. Questo passaggio va fatto e non per colpa nostra, ma per le dinamiche di mercato».
La classe media
Per gli altri, spiega Vergine, «ci saranno lidi con prezzi più bassi e ci sono poi sempre le spiagge libere che sarebbe un bene se venissero sporcate di meno. Basta dare uno sguardo accanto ai nostri lidi per vedere cosa lascia la gente. Un ombrellone rotto me lo hanno lasciato in un cestino del bar. Comunque le strutture di eccellenza non sono alla portata di tutti».
Infine, le discariche abusive. Che sono «un problema concreto che non è mai stato risolto. Purtroppo, come tanti altri prima di me hanno detto, è una questione culturale che non si risolve neppure insegnando l’educazione civica ai bambini a scuola, se i loro genitori sono i primi a dare il cattivo esempio».
(da agenzie)

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GLI STIPENDI DEI DEPUTATI ITALIANI SONO I PIU’ ALTI D’EUROPA

Agosto 4th, 2023 Riccardo Fucile

ECCO IL CONFRONTO CON LE PAGHE MEDIE DEGLI ALTRI STATI EUROPEI

Forse per l’esponente del Pd Piero Fassino il suo e quelli degli altri deputati della Camera non sono “stipendi d’oro”, come ha detto intervenendo a Montecitorio.
Ma se si guarda al resto dell’Unione europea, l’ex ministro potrebbe rinfrancarsi nello scoprire che i parlamentari italiani sono quelli che percepiscono la paga più alta tra i pari grado dell’Ue.
Considerato il lordo, incassano poco meno dei tedeschi, a livello assoluto i meglio retribuiti. Ma se si mettono nel conto gli altri rimborsi, e se soprattutto si confrontano gli stipendi dei parlamentari con quelli medi dei cittadini nei singoli Paesi del blocco, nessuno guadagna come i nostri deputati.
La sfida al vertice con i tedeschi
In Italia, ogni membro della Camera riceve una indennità lorda di 10.435 euro. A questi vanno aggiunti 3.503,11 euro mensili per la diaria di soggiorno a Roma, 3.690 euro mensili per il rimborso delle spese per l’esercizio del mandato, e le agevolazioni per i trasporti (è garantita la libera circolazione autostradale, ferroviaria, marittima e aerea per i trasferimenti sul territorio nazionale) e per le bollette telefoniche.
In Germania, come dicevamo, dal 1° luglio 2023 la retribuzione mensile percepita dai membri del Bundestag, la camera bassa tedesca, è fissata in 10.591,70 euro lordi, leggermente più alta rispetto a quello dei membri della nostra Camera. I deputati, però, non ricevono pagamenti annuali aggiuntivi come i bonus per gli acquisti tecnologici che ricevono i nostri parlamentari. In compenso, possono contare su una diaria di 4.725,48 euro al mese, che copre sia le spese di soggiorno e quelle per l’esercizio del mandato. Circa 2.500 euro in meno di quanto spetta agli inquilini di Montecitorio.
Gli altri Paesi Ue
In Francia, lo stipendio dei membri dell’Assemblea nazionale è di 7.605,70 euro mensili lordi, quasi 3mila euro in meno rispetto ai colleghi tedeschi e italiani. In aggiunta, ricevono un massimo di 1.579 per spese d’ufficio e di comunicazione (come le bollette del telefono) e un massimo di 1.200 euro per le spese di soggiorno a Parigi. Anche usando tutte la diaria concessa, il confronto con i nostri deputati è a favore dei secondi.
Nella frugale Olanda i deputati incassano 8.889,89 euro lordi al mese, a cui aggiungere bonus di fine anno per un totale lordo di 10mila euro mensili. La diaria aggiuntiva si ferma a 3mila euro al mese, a cui aggiungere circa 400 euro per spese di trasporto. Restando in zona, nel Paese con il più alto Pil pro capite del mondo, ossia il Lussemburgo, i deputati percepiscono 7.500 euro mensili di stipendio (ma da buoni lussemburghesi la metà è esentasse).
Nei piani alti della classifica dei deputati meglio pagati troviamo poi l’Irlanda (circa 9mila euro mensili), seguita da Austria (8.755,80 euro al mese), Belgio (8.472,16), Danimarca (8.031), Finlandia (7.993) e Svezia (6.233). Bene anche la Grecia, con 5.135 euro mensili. Colpisce, in questa graduatoria, il caso spagnolo: i membri della Camera dei deputati di Madrid percepiscono appena 3.126,89 euro al mese (lordi). A questo stipendio va aggiunto un rimborso mensile per le spese di alloggio di 2.008,61 euro (per chi vive fuori Madrid) e una carta di credito con un tetto di 3000 euro (ma all’anno) per le spese di taxi. In fondo alla classifica, troviamo la Romania, con circa 1.200 euro di stipendio base al mese per i suoi parlamentari.
Il confronto con le retribuzioni medie
Per capire, però, il reale peso delle retribuzioni dei deputati in giro per l’Ue, bisogna fare riferimento al contesto economico di ogni Stato membro. Un parametro di confronto può essere quello degli stipendi mesi mensili. Prendendo i dati dell’Eurostat in merito, relativi al 2021, scopriamo così che Fassino e i suoi colleghi guadagnano (considerando solo lo stipendio lordo base) quattro volte la retribuzione media italiana (circa 2.500 euro al mese). In Germania, il rapporto è 3 a 1, come nei Paesi Bassi. In Francia, Belgio e Finlandia di 2 a 1. Altrove, la differenza tra parlamentari e comuni cittadini è ancora meno marcata: in Lussemburgo e Romania stipendi di deputati e paghe medie quasi equivalgono. A Malta, le retribuzioni medie dei suoi cittadini sono più alte di quelle dei parlamentari.
(da today.it)

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LO STUDIO SCIENTIFICO DI “NATURE” CHE SMONTA LA TESI DEI “TAXI DEL MARE”

Agosto 4th, 2023 Riccardo Fucile

LE OPERAZIONI DI SALVATAGGIO NEL MEDITERRANEO NON INCENTIVANO LE PARTENZE

Le operazioni di ricerca e salvataggio nel mar Mediterraneo non incentivano le partenze di migranti dalle coste del Nord Africa verso l’Europa e, più in generale, non favoriscono l’immigrazione clandestina. Non lo si legge non nel comunicato di una Ong, bensì in uno studio pubblicato su Scientific Reports (Nature) da un gruppo di ricerca internazionale guidato da Alejandra Rodríguez Sánchez dell’Università di Potsdam e coordinato dallo statistico italiano Stefano Maria Iacus all’Università di Harvard.
Per giungere a queste conclusioni e smentire la tesi della connessione fra immigrazione clandestina e salvataggi in mare, i ricercatori hanno elaborato dei modelli che descrivono la variazione del numero di tentativi di attraversamento del Mediterraneo centrale in un periodo compreso fra il 2011 e il 2020, utilizzando dati di Frontex, della guardia costiera tunisina e libica e dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni e dal network europeo United for Intercultural Action riguardanti il numero di partenze.
La documentazione utilizzata forniva informazioni riguardanti il numero di partenze, le barche riportate in Tunisia e Libia e le morti di migranti documentate.
Tramite una serie di simulazioni, il gruppo di ricerca ha poi cercato di individuare gli elementi in grado di prevedere al meglio le variazioni quantitative dei tentativi di attraversamento del mare.
L’attenzione è stata posta in particolare sul numero di operazioni di ricerca e salvataggio statali e private, i tassi di cambio delle valute, i prezzi delle materie prime internazionali, i tassi di disoccupazione, i conflitti, la violenza, il flusso del traffico aereo tra i paesi africani, mediorientali ed europei e le condizioni meteorologiche e, dai risultati ottenuti, si è evinto che la variazione del numero di traversate non dipende affatto dall’attività ricerca e dai salvataggi in mare, bensì da altri fattori specifici come meteo, conflitti che si intensificano, aumento dei prezzi delle materie prime e disastri naturali.
In particolare è risultato che il coinvolgimento della guardia costiera libica nell’intercettazione e nel rimpatrio delle imbarcazioni dopo il 2017, ha determinato una riduzione dei tentativi di attraversamento e potrebbe aver scoraggiato quindi la migrazione, facendo peggiorare le condizioni di rispetto dei diritti umani degli stessi migranti in Libia nel corso dei rimpatri e del trattenimento forzato nei centri di detenzioni libici.
“Nonostante l’alta posta in gioco e la natura etica dell’affermazione del “fattore di attrazione” per le attività di ricerca e soccorso.. – scrivono i ricercatori nella loro analisi – le prove empiriche a favore dell’affermazione del “fattore di attrazione” sono scarse e metodologicamente compromesse. I lavori esistenti ignorano l’autocorrelazione seriale, le tendenze e la stagionalità nei dati delle serie temporali dei flussi migratori utilizzati per valutare l’affermazione del “fattore di attrazione”, e per questo motivo i risultati si basano su analisi statistiche non adatte….
Inoltre, la maggior parte degli studi ha esaminato solo le associazioni statistiche tra gli arrivi o i tentativi di attraversamento e le ricerche e i salvataggi in diversi periodi senza un’adeguata strategia di identificazione causale. Ad esempio, gli studi confrontano il numero di tentativi di attraversamento in periodi con diversi livelli di capacità di ricerca e salvataggio (ad esempio, alta o bassa). I risultati di questi studi suggeriscono che le operazioni di ricerca e salvataggio condotte dallo Stato e dai privati non coincidono con l’aumento dei tentativi di attraversamento. In genere, le operazioni di ricerca e salvataggio sono avvenute dopo che sono stati osservati aumenti del flusso migratorio, rendendo le operazioni di salvataggio l’effetto e non la causa dell’aumento iniziale, compromettendo così qualsiasi affermazione causale”.
(da agenzie)

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DONNA INCINTA PERDE IL BIMBO DOPO LO SBARCO A LAMPEDUSA

Agosto 4th, 2023 Riccardo Fucile

NELLE ULTIME 36 ORE SBARCATE SULL’ISOLA PIU’ DI 2.000 PERSONE… SI VEDE CHE FUNZIONANO BENE GLI ACCORDI DELLA MELONI CON IL GOVERNO TUNISINO

Una giovane nigeriana, al nono mese di gravidanza, ha perso il bimbo subito dopo lo sbarco, avvenuto ieri sera, a molo Favarolo di Lampedusa. La donna è stata trasferita d’urgenza, con elisoccorso del 118, all’ospedale di Agrigento.
La giovane faceva parte del gruppo di 39 ivoriani, nigeriani e burkinabé, soccorsi dalla Guardia di finanza, che hanno raccontato di due vittime durante la traversata iniziata da Sfax in Tunisia.
I migranti, compresi i genitori che sono giunti a Lampedusa, hanno raccontato che lo scorso lunedì è morto un bimbo nigeriano di un anno e mezzo, mentre mercoledì ha perso la vita un ventenne ivoriano che era in viaggio assieme alla sorella. Entrambi i cadaveri sono stati abbandonati in mare.
Sono 2.200 i migranti ospiti dell’hotspot di Lampedusa dove, in circa 36 ore, sono sbarcate 2.168 persone. Su disposizione della Prefettura di Agrigento la polizia in mattinata trasferirà al porto 500 migranti che verranno imbarcati sul traghetto Galaxy che giungerà in serata a Porto Empedocle. In serata, saranno invece circa 200 coloro che lasceranno la struttura di primissima accoglienza di contrada Imbriacola e verranno trasferiti con il secondo traghetto che collega le isole Pelagie con Porto Empedocle. Ieri, con un volo Oim per Bari e con il traghetto Cossyra, erano stati complessivamente trasferite 370 persone.
(da agenzie)

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