Destra di Popolo.net

FRANCESCO GIAVAZZI, GIÀ CONSIGLIERE ECONOMICO DI MARIO DRAGHI, VA ALL’ATTACCO DEL GOVERNO PER LA TASSA SULL’EXTRAPROFITTO: “È SBAGLIATA TECNICAMENTE, PERCHÉ DISTORCE L’ALLOCAZIONE DEL CREDITO, E DELLA COMUNICAZIONE”

Agosto 9th, 2023 Riccardo Fucile

“PER GLI ISTITUTI DI CREDITO SARÀ MENO CONVENIENTE INVESTIRE IN TITOLI DI STATO. LE BANCHE POTREBBERO INTRODURRE NUOVE COMMISSIONI”

«Una tassa sbagliata tecnicamente, perché distorce l’allocazione del credito, e dal punto di vista della comunicazione, poco rispettosa degli investitori internazionali, di cui abbiamo bisogno come il pane», afferma Francesco Giavazzi, “un errore da bocciatura all’esame di economia”.
Spiega: «Il governo non impone una tassa sui profitti totali di una banca, ma soltanto sul margine di interesse, cioè la differenza tra interessi attivi e passivi. La tassa non tocca le altre attività, per esempio il contributo ai profitti delle commissioni che le banche fanno pagare quando vendono fondi o polizze. Questo è il primo effetto di questa distorsione è che sposterà le banche verso attività diverse dal margine di interesse».
E questo rischia di produrre un effetto pericoloso per i conti dello Stato: «L’investimento in Btp fa parte del margine di interesse, quindi per gli istituti di credito sarà meno conveniente investire in titoli di Stato, la cui domanda scenderà proprio nel momento in cui vengono meno gli acquisti da parte della Bce. E’ un autogol !», valuta Giavazzi. Questo il giudizio «tecnico», poi c’è una valutazione «politica».
«Questa tassa è un provvedimento dal quale traspare una visione sovranista dello Stato. . Fuor di metafora, la tassa potrebbe ritorcersi contro il governo, penalizzando l’economia.
«La domande dei prestiti sta già frenando e le banche potrebbero avere interesse ad assecondare questa frenata spostandosi dai prestiti verso le commissioni sui servizi bancari, magari introducendone di nuove. […] «le tasse non dovrebbero fare una distinzione sull’origine dei profitti. È come se il governo tassasse la Barilla solo sui profitti derivati dagli spaghetti, ma non dai rigatoni.
Perciò la Barilla potrebbe decidere di non produrre più spaghetti ma solo rigatoni. Il governo può decidere di tassare la Barilla perché pensa che faccia troppi profitti, ma non indurla a ridurre la produzione di spaghetti. Non è il suo mestiere».
E poi c’è «il colpo alla credibilità del Paese: un investitore internazionale che acquisti azioni di Banca Intesa non si aspetta di perdere il 10% in una notte solo perché un governo si è svegliato ‘”frizzantino”». Infine, «i provvedimenti vanno spiegati al mercato. Un investitore internazionale si aspetta che la misura sia spiegata dal ministro responsabile, quello dell’Economia, non, come è accaduto, da quello preposto ai ponti. Se non si presenta in conferenza stampa in un’ occasione come questa dà un’immagine pessima del Paese».
(da agenzie)

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IL LIKE DEL SOTTOSEGRETARIO ALL’AMBIENTE, CLAUDIO BARBARO, AL POST IN DIFESA DI MARCELLO DE ANGELIS, È L’ENNESIMO CASO CHE IMBARAZZA LA PREMIER

Agosto 9th, 2023 Riccardo Fucile

I RAPPORTI CON LUIGI CIAVARDINI (COGNATO DI DE ANGELIS) E GILBERTO CAVALLINI, ENTRAMBI CONDANNATI PER LA STRAGE DI BOLOGNA

Una sola cosa aveva chiesto Giorgia Meloni alle sue truppe: di evitare qualsiasi frase o atteggiamento che potesse trascinare Fratelli d’Italia nell’imbarazzante caso di Marcello De Angelis. Dunque, silenzio: questo era l’ordine di scuderia.
L’unico con il permesso di parlare è Giovanni Donzelli, e lo fa per dire che lui quel post non lo avrebbe scritto. E questa doveva essere la linea del partito. Poi però ecco Claudio Barbaro, sottosegretario all’Ambiente e uomo di peso di FdI, condividere, di fatto, l’idea che fosse «un diritto» di De Angelis, da uomo delle istituzioni, negare la verità giudiziaria sulla strage di Bologna e accusare le più alte cariche dello Stato di veicolare una falsa verità.
Barbaro non si è trattenuto. Ha dovuto mettere un like al lungo post del suo capo segreteria, Ettore De Conciliis, avvocato di Avellino che sostiene «il diritto degli uomini liberi di esprimere un dissenso su ogni atto o provvedimento della pubblica autorità».
È sufficiente un «like» per far riemerge di colpo la vicinanza di Barbaro agli ambienti eversivi degli ex terroristi neri.
È anche grazie a Barbaro, infatti, che nel 2010 ottiene la semilibertà Luigi Ciavardini, condannato a trent’anni di reclusione per essere stato uno degli autori materiali della strage di Bologna, e sposato con Germana De Angelis, sorella del capo della comunicazione della regione Lazio.
Barbaro gli offre infatti un posto da archivista e centralinista all’Asi (Associazioni sportive sociali italiane) di cui è stato a lungo presidente.
E sempre all’Asi la strada del sottosegretario di Fratelli d’Italia si incrocia con quella di De Conciliis, che avrebbe svolto per l’associazione di promozione sportiva il ruolo di presidente del comitato nella zona di Avellino, Caserta e Benevento.
A sentire l’ex estremista nero Guido Zappavigna, Barbaro avrebbe anche contribuito a pagare gli avvocati di Gilberto Cavallini, condannato all’ergastolo per concorso nella strage di Bologna.
Cavallini è poi uscito anticipatamente dal carcere nel 2017 anche grazie al lavoro ottenuto come operaio e addetto dell’ufficio commerciale alla Essegi2012, una cooperativa che ha sede presso l’associazione Gruppo Idee. E chi è che ha fondato Gruppo Idee? Ciavardini, insieme alla moglie, Germana De Angelis.
(da agenzie)

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L’IRONIA DEL PREMIER ALBANESE SUL RECORD DI TURISTI ITALIANI

Agosto 9th, 2023 Riccardo Fucile

IL MEME CHE RIEVOCA LO SBARCO DEI MIGRANTI DEL 1991

Il primo ministro albanese Edi Rama ha deciso di ironizzare, a suo modo, sulle tante notizie italiane di questi giorni che descrivono l’Albania come meta preferita delle vacanze degli italiani.
E l’ha fatto ideando un meme sul suo profilo Instagram in cui paragona gli italiani che partono per le ferie nel 2023 all’arrivo dei 20mila migranti albanesi giunti l’8 agosto del 1991 al porto di Bari con la nave Vlora. Un’immagine storica, diventata negli anni il simbolo della migrazione dall’Albania all’Italia, che ha caratterizzato i primi anni Novanta.
Nel post – pubblicato l’8 agosto in corrispondenza dell’anniversario dello sbarco – Rama ha taggato il giornale italiano Corriere della Sera facendo riferimento ai diversi articoli usciti sulla fuga dal caro estate in Puglia e il record storico di partenze verso l’Albania. Il meme del primo ministro si chiude con la didascalia: «E aspetta aspetta, non hai ancora visto niente».
(da agenzie)

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L’ONU: 1.800 VITTIME ACCERTATE NEL MEDITERRANEO IN 7 MESI

Agosto 9th, 2023 Riccardo Fucile

SCHLEIN CHIEDE “UN MARE NOSTRUM EUROPEO PER SALVARE ALTRE VITE PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI”… IL GOVERNO PENSA A OSTACOLARE LE ONG, POTEVANO ESSERE SALVATE

Altri 41 morti, più di 160 negli ultimi quattro giorni, un elenco infinito che si allunga sempre di più nell’indifferenza generale. E la segretaria del Pd Elly Schlein rilancia la sua proposta all’Europa: «Oggi un’altra strage a largo di Lampedusa, un’altra tragedia, altri morti innocenti in fuga da guerre, discriminazioni, carestie e condizioni di vita intollerabili nei loro paesi di origine. E’ necessaria una missione istituzionale europea di ricerca e soccorso nel mediterraneo, una Mare nostrum europea per salvare le vite prima che sia troppo tardi».
Decisioni vere, concrete, efficaci, sollecita la Schlein: «Bisogna porre fine all’esternalizzazione delle frontiere che sta violando diritti fondamentali delle persone, fatta anche attraverso cinici accordi con paesi che non garantiscono diritti e democrazia. L’Uunione europea deve farsi promotore luce di una vera politica condivisa di accoglienza, che salvi le persone in mare e sulle rotte più pericolose. L’Europa è questo o non è. Non è muri, odio, intolleranza, ma solidarietà, umanità, libertà».
L’Onu: “Subito un dispositivo di soccorso condiviso”
Una posizione condivisa dalle Nazioni unite. Unhcr, Oim e Unicef ribadiscono “ ribadiscono la necessità di meccanismi coordinati di ricerca e soccorso e continuano a chiedere agli stati di aumentare le risorse e le capacità per far fronte efficacemente alle loro responsabilità.
Secondo il Missing migrants project dell’Oim sono già oltre 1.800 le persone morte e disperse lungo la rotta, che si attesta ancora tra le più attive e le più pericolose a livello globale, con oltre il 75% delle vittime nel Mediterraneo negli ultimi dieci anni.
Giusy Nicolini: “Il governo ostacola le Ong, potevano salvarli”
Forse, se ci fossero state Ong in giro, alcune vite avrebbero potuto essere salvate. Ma il governo insiste nell’allontanare le navi umanitarie dal Mediterraneo, sottolinea l’ex sindaca Giusy Nicolini: “”Senza i quattro sopravvissuti non avremmo mai saputo nulla. Mi chiedo sempre quanti siano i naufragi senza superstiti, le vite umane che non hanno trovato posto nemmeno nelle statistiche dei morti. Mi chiedo sempre quante di queste vite inghiottite dal mare avrebbero potuto salvarsi senza l’accanimento contro le navi delle Ong. Il 7 agosto, Geo Barents dopo aver effettuato un soccorso è stata spedita dal Viminale a La Spezia, dove non è ancora arrivata, con soli 49 migranti a bordo, facendola così allontanare, per diversi giorni, dal Mediterraneo centrale. Ma le barche dei migranti continuano lo stesso a partire, ad arrivare o a naufragare. E la vita di tante persone, anche tanti bambini, viene quotidianamente inghiottita dal mare. Ma per quanto tempo dobbiamo rimanere spettatori di questa acclarata barbarie? ”
Majorino attacca il governo: “Immobile”
Pd durissimo con il governo. Attacca il responsabile Immigrazione Pierfrancesco Majorino: “ Il governo Meloni è assolutamente immobile, spera che nessuno si accorga del fatto che dopo tante chiacchiere siamo a più arrivi e più tragedie. Questo perchè non esiste una missione europea di soccorso e non esistono canali d’ingresso regolari.
Le opposizioni contro gli accordi con Libia e Tunisia
Pd, M5S, + Europa puntano l’indice contro l’evidente fallimento degli accordi con Libia e Tunisia stretti dal governo Meloni. L’europarlamentare Pd Pietro Bartolo aggiunge: “ Cosa vogliono ancora il governo Meloni e l’Ue per capire che così come sono gli accordi con Tunisia e Libia non funzionano e che l’unica strada sono canali regolari di ingresso e una missione europea di soccorso e salvataggio in mare?”
Anche i parlamentari del M5S puntano l’indice sul fallimento della politica degli accordi del governo Meloni: “ E’ la drammatica dimostrazione del bluff degli accordi firmati da Meloni con il presidente tunisino Saied quasi un mese fa”
“Ecco il piano Mattei: l’accordo con la Tunisia è l’ennesimo regalo di soldi ai regimi dittatoriali del nord Africa, a cui si dà carta bianca per abbandonare i migranti nel deserto e contemporaneamente senza alcun effetto su chi si imbarca per venire in Italia”., dice Riccardo Magi di + Europ
Sea Watch: “ Il maltempo ignorato dalla Ue”
E la Ong tedesca rilancia le accuse all’Europa che nei giorni scorsi ha ignorato l’allarme per una ventina di barchini che si trovavano in mare nelle ore in cui sul Mediterraneo si abbatteva un vero e proprio ciclone: “Il naufragio è stato causato dal maltempo di questi giorni. Un maltempo ampiamente previsto e che le autorità europee hanno ignorato, lasciando al loro destino decine di barchini. Nei giorni scorsi nel Mediterraneo si è consumata l’ennesima strage annunciata”, l’accusa della Sea Watch.
(da La Repubblica)

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IL BLUFF DI MELONI SULLA BUSTA PAGA PIU’ ALTA NEL 2024: AUMENTI DI SOLI 15 EURO

Agosto 9th, 2023 Riccardo Fucile

GLI AUMENTI ANNUNCIATI SONO UNA PATACCA

Per il momento, l’approvazione della delega fiscale introduce solamente dei principi, dei criteri per poi andare a stabilire le misure da introdurre attraverso decreti legislativi. Questo vuol dire che ancora non è possibile valutare gli effetti in busta paga delle nuove misure per i lavoratori. Una in particolare: la riduzione delle aliquote Irpef.
La riforma fiscale prevede la diminuzione da quattro a tre aliquote, come annunciato dal viceministro all’Economia, Maurizio Leo. Un primo passo verso la flat tax, obiettivo del governo ma più a lungo termine. Ma gli stipendi aumenteranno solamente di pochi euro nel 2024, con questa riforma. Entriamo nel dettaglio.
La riforma fiscale deve essere attuata entro due anni, ma secondo Leo già nel 2024 si applicherà la riduzione delle aliquote Irpef. Attualmente sono quattro: 23%, 25%, 35% e 43%. Il governo vorrebbe allargare il primo scaglione, ma bisogna capire quanto. Attualmente è riservato ai redditi fino ai 15mila euro. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha lasciato intendere di voler accorpare i primi due scaglioni, arrivando così fino ai 28mila euro
Ipotesi non semplice da percorrere, considerando gli alti costi. Secondo una simulazione del Messaggero, invece, si potrebbe pensare a un’aliquota al 23% fino a 25mila euro: in questo caso il guadagno in busta paga sarebbe di circa 200 euro in un anno. Poco più di 15 euro al mese, insomma.
Il governo, inoltre, vuole intervenire sulle tredicesime dei lavoratori dipendenti, con l’intenzione di introdurre una aliquota Irpef al 15%, aumentando così l’importo netto. Potrebbe voler dire un aumento di 80 euro per una tredicesima di mille euro. Anche in questo caso, però, non ci sono certezze sulle reali intenzioni del governo e su quale sarà l’aliquota fissata: una decisione che dipenderà anche dalle risorse a disposizione con la manovra.
(da La Notizia)

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A SEI MESI DAL SUO INSEDIAMENTO, IL PRESIDENTE DELLA REGIONE LAZIO SI È PREOCCUPATO SOLO DI GARANTIRE UN FINANZIAMENTO DA 23 MILIONI DI EURO PER LA SANITÀ PRIVATA, DI CUI DIECI SONO STATI DESTINATI ALLE STRUTTURE DEGLI EDITORI DI “LIBERO”

Agosto 9th, 2023 Riccardo Fucile

ROCCA ERA, FINO AL 2022, NEL CDA DELLA FONDAZIONE SAN RAFFAELE, E ALLA PRESIDENZA DI CONFAPI SANITÀ PROPRIO INSIEME A GIAMPAOLO ANGELUCCI

Ci voleva il portavoce Marcello De Angelis per farci ricordare chi fosse il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca. Fin dalla campagna elettorale, Rocca è stato quasi invisibile, lasciando la platea agli altri, caratteristica che inizialmente è molto piaciuta alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Nella sua terra d’elezione, la premier non voleva uno di quei candidati iperattivi e smaniosi di visibilità. Rocca ha accettato il ruolo di buon grado, con la consapevolezza di avere la vittoria in tasca
Solo che, a sei mesi dal suo insediamento, il bilancio è magro: nessuna riforma messa in cantiere, l’attività legislativa regionale impantanata. Ma tante pedine sono state piazzate secondo i propri desiderata, combacianti spesso con quelle della destra regionale.
Nonostante le movenze da uomo mite, infatti, Rocca non è stato con le mani in mano. Ha subito valorizzato il legame con l’imprenditore delle cliniche private e deputato della Lega, Antonio Angelucci, anche editore de Il Tempo , storico giornale di Roma. La prima delibera di giunta ha garantito un finanziamento di 23 milioni di euro alla sanità privata e oltre 10 sono stati destinati alle strutture di Angelucci.
La motivazione dell’investimento? Far fronte all’intasamento dei pronto soccorso, a conferma del progetto di privatizzazione in cantiere per la sanità. Del resto il rapporto tra i due è di vecchia data. Rocca era, fino al 2022, nel cda della fondazione San Raffaele, creata dalla famiglia Angelucci, ed era alla presidenza di Confapi Sanità proprio insieme a Giampaolo Angelucci, figlio di Antonio Angelucci.
La salute, prima di tutto insomma. E su questo tema, l’ex presidente della Croce rossa italiana ha detto di volersi giocare tutto. Solo che le prime promesse vacillano. Aveva garantito un accorciamento delle liste di attesa e il potenziamento delle reti ospedaliere locali, perché il sistema era troppo romanocentrico. Per quanto è ovvio che non abbia la bacchetta magica, non si scorge nulla all’orizzonte.
Ci sono state alcune iniziative fantasiose. Tra gli atti della giunta di centrodestra, c’è la delibera che impone la richiesta di una «preventiva autorizzazione regionale» prima di decretare nuove assunzioni o scorrimenti in graduatoria. Una decisione assunta quando la sanità laziale era sotto commissariamento e che ha rallentato, se non bloccato, assunzioni e concorsi nel periodo estivo, il più critico.
Così come il potenziamento delle reti ospedaliere locali resta alla voce buoni propositi. Tanto che la Asl di Frosinone ha provveduto, con risorse proprie, a effettuare dei lavori in emergenza. Ci sarebbe poi il piano di edilizia sanitaria, che prevede la realizzazione di nuove strutture ospedaliere: era già avviato, in parte, dalla giunta Zingaretti.
La restante quota è stata finanziata con una somma derivante da fondi Inail, regionali e del Pnrr. La rendicontazione sarà complicata. E, sempre nel settore sanitario, c’è la querelle dell’ex ospedale Forlanini: doveva tornare alla sanità pubblica, oggi prende quota l’ipotesi di cessione all’Inail per poi affidarlo alla fondazione Bambino Gesù.
Rocca ha poi condotto un’operazione di restaurazione del vecchio sistema di potere della destra, con il ritorno in auge di figure legate alla presidenza di Francesco Storace e della giunta dell’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno.
Un nome su tutti rende chiaro la sua strategia: Alessandro Ridolfi, nominato direttore generale della Regione Lazio. La sua carriera è legata a doppio filo alla destra laziale. È stato coordinatore della segreteria di Francesco Epurator Storace, ai tempi della presidenza.
Un rapporto che si è consolidato in quegli anni. E infatti, quando nel 2005 Storace diventò ministro della Salute, lo volle con sé nei panni di direttore dell’Agenzia per i servizi sanitari regionali. A sua volta, già durante la presidenza alla Croce Rossa, Rocca piazzò Ridolfi alla guida della Sise, una società della Cri siciliana. Dal mondo di Storace proviene pure Marco Buttarelli, per cui era capo di gabinetto. Con Rocca è balzato alla presidenza di Lazio Crea, la società che tra le varie cose «lavora alla realizzazione del sistema informativo regionale, contribuendo alla semplificazione e digitalizzazione dei processi interni della Regione Lazio».
II direttore amministrativo dell’ospedale Sant’Andrea, Angelo Scozzafava, conduce all’epoca di Alemanno al Campidoglio: dal dicembre 2008 al giugno 2013 ha ricoperto l’incarico di direttore del dipartimento per la promozione dei servizi sociali. Sempre vicino all’ex sindaco di Roma è Orazio Campo ; con Rocca è diventato commissario dell’Ater di Roma. Ed è tornato pure Giorgio Ciardi, già consigliere comunale e delegato alla sicurezza con la maggioranza di Alemanno, indicato come il nuovo commissario straordinario di Lazio Disco.
Oltre alle nomine di estrazione politica, c’è un altro profilo contestato dalle opposizioni, quello di Serafino Liberati, messo a capo dell’Osservatorio della legalità, nonostante l’ex generale dei carabinieri avesse in tasca la tessera della Loggia P2 di Licio Gelli.
(da agenzie)

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LA CHEF STELLATA ROMPE IL FRONTE DEI RISTORATORI SUL SUPPLEMENTO PIATTINO DI 2 EURO: “SE LA PROPRIETARIA STAVA ZITTA FACEVA MIGLIORE FIGURA”

Agosto 9th, 2023 Riccardo Fucile

“EPISODI COME QUESTO CI SPUTTANANO ALL’ESTERO, COSI’ L’ITALIA PASSA PER UNA COVO DI IMBROGLIONI”…  “TASSISTI CHE TI FREGANO SULLA CORSA DALL’AEROPORTO, RISTORATORI CHE AUMENTANO I PREZZI SE SEI STRANIERO: E’ QUESTA L’IMMAGINE CHE POI VEICOLANO ALL’ESTERO”

Cristina Bowerman è una chef stella Michelin al Glass Hostaria di Roma. In un editoriale oggi su La Stampa parla del caso dello scontrino con 2 euro per il piattino in condivisione. Ida Germano, la titolare 76enne dell’Osteria del Cavolo di Finale Ligure, in provincia di Savona, ha sostenuto che di piatti alla coppia che l’ha recensita ne ha portati quattro: «Sappiano i clienti che per noi è un lavoro in più». Germano ha detto che sta valutando azioni legali nei confronti delle recensioni negative del suo locale. Che a suo dire le rovinano la reputazione e fanno crollare l’immagine del ristorante.
Secondo Bowerman invece la proprietaria sbaglia. Non perché non abbia la libertà, come imprenditrice, di scegliere di poter vendere al prezzo che vuole ciò che desidera.
Ma perché la ristorazione italiana è uscita da poco dalla crisi. «Non roviniamo tutto con due euro di piattino», spiega Bowerman. «Mi è capitato spesso di sedermi in qualche bar con i miei vari amici americani, che di tanto in tanto vengono a trovarmi, e in più di un’occasione il cameriere mi ha servito un costosissimo menu con prezzi per stranieri. Proprio a Roma, in più di un’occasione, ci siamo trovati invece con tassisti che chiedevano 50 euro a persona per la tratta dall’aeroporto a stranieri che non sanno che invece è la tariffa complessiva, incluse le valigie», sostiene la chef stellata. La quale dice che nel caso dei due euro per il toast tagliato la colpiscono due aspetti. «Il primo è che bisogna mettere il cliente in grado di fare una scelta informata e non mi pare di aver letto che vi fosse alcuna nota relativa al sovrapprezzo di 2 euro per tagliare un tramezzino a metà (mi fa male anche scriverlo!)».
Invece il secondo «è la risposta della proprietaria che controbatte sostenendo che se il cliente avesse reclamato al momento, gli avrebbe scalato i due euro. Questo è uno di quei casi in cui il silenzio le avrebbe giovato».
Bowerman fa l’esempio di Roma. La città «ha pagato lo scotto di una drastica riduzione di turisti negli anni precedenti per episodi simili a questo in seguito a un paio di articoli di grandi testate con milioni di viewers». Che «consigliavano di evitare Roma perché l’imbroglio è dietro l’angolo».
Per questo, conclude la chef stellata, ora che ci stiamo riprendendo è necessario uno sforzo a livello di settore. «La ristorazione italiana, da Nord a Sud, ha un valore immenso non solo per l’oggettiva bontà della sua cucina ma un potere attrattivo incredibilmente forte da essere uno dei volani più importanti del nostro turismo: il turismo enogastronomico esperenziale. Non sprechiamolo con episodi che corrono più velocemente sul web di magari tanti onesti, bravi ristoratori che il tramezzino non solo lo tagliano gratis ma addirittura te ne regalano uno se gli stai simpatico».
(da agenzie)

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“LA GUARDIA COSTIERA LIBICA NON E’ INTERVENUTA”: 41 MORTI (3 BAMBINI) NEL NAUFRAGIO NEL CANALE DI SICILIA

Agosto 9th, 2023 Riccardo Fucile

FRONTEX AVEVA SEGNALATO I NAUFRAGHI ANCORA IN VITA, LA GUARDIA COSTIERA ITALIANA AVEVA ALLERTATO QUELLA LIBICA CHE SE NE E’ FOTTUTA COME SEMPRE: E NOI PAGHIAMO MILIONI A QUESTA BANDA DI CRIMINALI CORROTTI

Sono stati i quattro sopravvissuti a raccontare dell’ennesimo naufragio nel Canale di Sicilia. Il loro barchino, partito da Sfax in Tunisia con 45 migranti, si è ribaltato ed è affondato durante la navigazione verso le coste siciliane. Nel naufragio sono morti quarantuno migranti, tra loro anche 3 bambini. Solo in 15 avevano un salvagente, ma sono annegati lo stesso. I sopravvissuti – due uomini, una donna e un minore non accompagnato – sono stati salvati dalla nave mercantile “Rimona”. Mercoledì mattina i naufraghi, originari di Costa d’Avorio e Guinea, sono stati trasbordati sulla motovedetta Cp327 della Guardia costiera e sono arrivati a Lampedusa.
I soccorsi
La Guardia costiera libica non sarebbe intervenuta a soccorrere il barchino, che si trovava nelle acque di loro competenza, nonostante fosse stata avvisata dalle autorità italiane, secondo quanto apprende LaPresse da fonti informate sul naufragio avvenuto poco a largo dalla città costiera libica di Zuwara.
L’imbarcazione – partita probabilmente da Sfax in Tunisia ma che aveva perso la rotta – era stata individuata ieri da un velivolo dell’Agenzia europea di sorveglianza delle frontiere Frontex. La decisione di intervenire a grande distanza da Lampedusa è stata presa alla centrale operativa della Guardia costiera a Roma.
La ricostruzione
I sopravvissuti hanno raccontato di essere rimasti per diverse ore in acqua, almeno fino a quando non sono riusciti ad avvicinarsi e a salire su una barca in ferro, senza motore, verosimilmente abbandonata dopo un trasbordo di migranti. Su quella carretta sono rimasti alla deriva, trasportati dalla corrente – stando alle dichiarazioni dei naufraghi, ancora sotto choc – per alcuni giorni. Ad avvistarli e localizzarli ieri è stato l’assetto aereo Frontex che ha fatto scattare i soccorsi.
La Capitaneria di porto italiana ha attivato la Guardia costiera libica, perché il natante con i 4 sopravvissuti nel frattempo era finito al largo della Libia, ma nessuno è intervenuto. Le motovedette italiane si sono dunque spostate fino al largo delle acque di Zuwara dove i quattro erano stati soccorsi dalla nave bulk carrier “Rimona” e dove sono stati trasbordati sulla motovedetta della Guardia costiera.
Procura apre inchiesta
Intanto la Procura di Agrigento ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte quale conseguenza di altro reato. Nelle prossime ore i sopravvissuti verranno ascoltati, assieme ai mediatori culturali e interpreti, dai poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Agrigento che cercheranno di ricostruire cosa sia effettivamente accaduto e di fare chiarezza su alcuni dettagli che, al momento, sembrano essere assai confusi e contraddittori.
La situazione a Lampedusa
Sull’isola, intanto, continuano gli sbarchi. Circa 1.100 migranti, dei 1.577 ospitati dell’hotspot, stanno per essere trasferiti. Secondo quanto pianificato dalla Prefettura di Agrigento, in mattinata la polizia accompagnerà 557 migranti per essere imbarcati sul traghetto Galaxy con destinazione Porto Empedocle. A seguire, altri 400 migranti verranno imbarcati sulla nave San Marco che farà rotta su Augusta. In serata, saranno trasferite altre 150 persone con nave Cossyra, sempre per Porto Empedocle.
(da agenzie)

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TRADITORI DEL MSI: ADDIO DESTRA “LEGGE E ORDINE”, MELONI PEGGIO DI BERLUSCONI

Agosto 9th, 2023 Riccardo Fucile

MELONI NON FA POLITICA IN NOME DI BORSELLINO, HA TRADITO LA CULTURA LEGALITARIA CHE FU DEL MSI… TOGLIETE QUELLA FIAMMA DAL SIMBOLO, NON NE SIETE DEGNI

“Il Movimento Sociale Italiano è sempre stato una forza di opposizione dura, ben estranea a tavoli e tavolini. Ma quando sei al governo cambia la vita, lo scenario è completamente diverso e non puoi non tenerne conto”. Parola di Riccardo De Corato, deputato e storico esponente missino, testimone e protagonista di quasi quarant’anni di evoluzioni e involuzioni della destra italiana.
“Manettaro” fino al midollo, De Corato fu tra gli accusatori del sistema di corruzione agonizzante della prima repubblica: “Fui eletto in consiglio comunale, a Milano, nel 1985 e compresi subito l’entità del malaffare, la quantità di tangenti che giravano”. Era l’alba di Mani Pulite: “Da allora iniziai quasi a vivere in procura, entravo e uscivo dal palazzo di Giustizia”.
Sulla legalità, De Corato era a fianco del comunista Basilio Rizzo e dell’ex socialista (anticraxiano) Elio Veltri. Un duro e puro.
Ma oggi, appunto, “è cambiata la vita”: è onorevole di FdI, vicepresidente della commissione Affari costituzionali, meloniano convinto e realista, difende gli svarioni “garantisti” del Guardasigilli Carlo Nordio e la nuova dimensione del suo ultimo partito; oggi si governa, dunque, “lo scenario è diverso”.
Ma è tutta la destra italiana a essere molto diversa da allora. Meloni dice di essere cresciuta nel mito di Paolo Borsellino – l’ha ostentato anche nel primo discorso alle Camere, dopo la vittoria elettorale –, eroe nazionale dell’Antimafia, da ragazzo militante del Fuan, il movimento studentesco vicino al Msi.
Il suo governo invece – con le picconate alle intercettazioni, all’abuso d’ufficio, al concorso esterno in associazione mafiosa, alla legge Severino – ha raccolto l’eredità diretta della lunga stagione berlusconiana: un conflitto senza sosta con la magistratura.
Ma nella storia del Movimento sociale c’è altro, soprattutto negli anni di Tangentopoli. Il partito di Gianfranco Fini provò ad accreditarsi come forza pulita, legalitaria, cavalcando le inchieste della magistratura e accompagnando l’ondata che stava travolgendo la politica italiana e spazzando via i partiti tradizionali.
Era, appunto, l’Msi che votò simbolicamente Borsellino come presidente della Repubblica (nel 1992 il magistrato ottenne 47 preferenze missine), che scendeva in piazza contro le tangenti e per “le manette”. I missini erano tutti dalla parte di Antonio Di Pietro, che con Fini ebbe un rapporto più che cordiale: i due si stimavano, Mirko Tremaglia immaginava anche una collaborazione politica. Anni dopo fu lo stesso Di Pietro a sottolinearlo: “Solo un partito non ha preso tangenti e non è stato coinvolto in Mani Pulite, è il Movimento sociale italiano”.
Era anche l’Msi che assumeva la lotta alla criminalità organizzata come uno dei cardini identitari, una cultura forgiata dal lavoro in commissione Antimafia di Beppe Niccolai, elogiato anche da Leonardo Sciascia.
Lo ricorda Fabio Granata, che fu tra i rappresentanti della destra sociale meridionale, tra i pochi a rimanere a fianco di Fini anche dopo la rottura con Berlusconi e l’uscita dal Pdl: “Fui deferito ai probiviri del partito – che ai tempi erano presieduti, significativamente, da Denis Verdini – perché sostenni in commissione, da relatore sulle Stragi di mafia, la piena credibilità di Gaspare Spatuzza. Per loro era inaccettabile, Spatuzza coinvolgeva Graviano, Mangano, Cinà, Dell’Utri…”.
È in quel momento che la cultura legalitaria della destra post missina si sgretola del tutto, finisce in sgabuzzino: “Il berlusconismo l’ha fatta esplodere”, conclude Granata.
Fini viene esiliato, mentre Meloni è ministra della Gioventù e resta nel Pdl. Poco più tardi fonda Fratelli d’Italia e si riappropria dei valori della destra sociale, ma solo fino all’uscio di Palazzo Chigi.
“Salvatore Borsellino mi ha regalato una copia dell’agenda rossa con una dedica molto bella”, dice Granata: “A Fabio, uomo di quella destra a cui apparteneva mio fratello Paolo, una destra che oggi non esiste più”.
(da Il Fatto Quotidiano)

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