Destra di Popolo.net

“IL GENERALE VANNACCI È PERICOLOSO” L’ALLARME DELLO STORICO GIOVANNI DE LUNA

Agosto 22nd, 2023 Riccardo Fucile

“HA SCELTO CONSAPEVOLMENTE DA CHE PARTE STARE; E QUESTA PARTE NON È QUELLA DELLA COSTITUZIONE. LA DIVISA CHE PORTA ANDREBBE ALMENO RISPETTATA”

Il generale Vannacci può pensare le cose orribili che ha scritto nel suo libro ? SÌ, le può pensare e purtroppo non è il solo, visto lo schieramento politico, compresa la maggioranza che governa questo paese, con le vistose eccezioni del ministro Crosetto e di Forza Italia, che sostiene le sue idee, spingendosi, nei suoi settori più oltranzisti (Forza Nuova), fino a offrirgli la possibilità di correre per un seggio senatoriale nel collegio che fu di Berlusconi.
Con la destra di Giorgia Meloni al governo questa sudditanza operativa e strategica sembra finita. Forse perché i manovali di un tempo si sentono arrivati nelle stanze del potere e non hanno più bisogno di mascherarsi in ruoli subalterni e defilati. Ecco perché il generale Vannacci è pericoloso.
Le sue pagine sembrano il frutto di una elaborazione collettiva, una teoria di gruppo proposta da chi si sente in grado di uscire impunemente allo scoperto approntando una sorta di programma fondato sui valori della destra e destinato a mettere il mondo sottosopra. Non sono gli squadristi i destinatari principali di quel manifesto ma i colleghi di Vannacci, quelli che incontra nel suo ruolo di uomo delle istituzioni, con cui discute, progetta, architetta…
Non un gruppo di buontemponi ai tavoli di un’osteria ma gente che porta la divisa e che dovrebbe fondare il proprio dovere sull’imparzialità delle sue posizioni. No, Vannacci non è stato affatto imparziale. Ha scelto consapevolmente da che parte stare; e questa parte non è quella della Costituzione. Se fosse un cittadino qualsiasi potrebbe assumersi la responsabilità individuale di quello che ha scritto. La divisa che porta assorbe invece ogni altro tipo di responsabilità e andrebbe almeno rispettata. Una cosa però l’abbiamo capita. Se il nesso tra la violenza e la presa del potere a destra suscita ancora emozioni, è alla violenza delle istituzioni, più che a quella squadrista, che si pensa e in questo caso Vannacci propone proprio la sua divisa come strumento per vincere oltre ogni ragionevole dubbio.
(da La Stampa)

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IN UNA RSA VICINO CAGLIARI I POVERI ANZIANI VENIVANO CONTINUAMENTE MALTRATTATI: I VECCHIETTI RICEVEVANO BOTTE E MINACCE. A VOLTE VENIVANO PERFINO LEGATI ALLE SEDIE

Agosto 22nd, 2023 Riccardo Fucile

GLI INFERMIERI SE NE FREGAVANO ALTAMENTE DEI BISOGNI DEGLI OSPITI: UNA ANZIANA È MORTA SOFFOCATA DAL CIBO, MENTRE L’ASSISTENTE ERA ANDATA A PARLARE AL TELEFONO

Esercizio abusivo della professione, abbandono di incapaci e maltrattamento nei confronti di alcuni anziani ricoverati nella Rsa “Noli me Tollere” di Sorso, in provincia di Sassari. Queste le accuse nei confronti di sei persone, iscritte nel registro degli indagati dalla Procura della provincia sarda.
Nei confronti dell’amministratrice, Maria Franca Lupino, 57 anni, originaria di Castelsardo e residente a Porto Torres, e di una dipendente, Emanuela Gaspa, 49 anni, di Sorso, il giudice ha, inoltre, emesso un provvedimento di sospensione per 12 mesi dall’attività professionale, pubblica e privata, che implichi lo stop alla gestione e contatti con persone anziane o non autosufficienti.
Entrambe sono accusate di maltrattamenti; l’amministratrice, insieme a un’altra dipendente, è indagata anche per abbandono di incapace a seguito della morte di un’ospite con problemi di deglutizione: poteva ingerire solo pasti solidi ed è deceduta il 10 maggio scorso, soffocata dal cibo con cui era stata imboccata dall’assistente, che si era poi allontanata per parlare al cellulare. La causa della morte è stata accertata dall’autopsia.
Più in generale, l’operazione dei militari ha permesso di smascherare la serie di «continui» e «sistematici» maltrattamenti subiti dagli ospiti della Rsa, ovvero minacce, ingiurie, percosse, pizzicotti, costrizioni fisiche (immobilizzazione mediante legatura alle carrozzine) e condotte omissive dei doveri di solidarietà, nonché – si legge nel comunicato dei carabinieri di Sassari – malfunzionamenti strutturali e carenze igienico-strutturali.
Dopo il blitz dei carabinieri del Nas di sabato 21 agosto, avvenuto al termine di un’articolata attività di indagine svolta dai militari del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità attraverso servizi di osservazione e controllo, la struttura è stata inoltre posta sotto sequestro. I 48 anziani della casa di riposo non sono stati trasferiti e la gestione amministrativa della struttura è stata affittata al sindaco di Sorso Fabrizio Demelas.
(da agenzie)

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IL CERCHIO MAGICO DELLA MELONI E LA STRATEGIA DI SALVINI

Agosto 22nd, 2023 Riccardo Fucile

CHI SALE E CHI SCENDE NEL GRADIMENTO

Non si può scappare dalle proprie radici e a ricordarlo a Fratelli d’Italia è servito il caso del generale Roberto Vannacci. Il suo libro Il mondo al contrario ha diviso la destra e spaccato il partito: da un lato i cosiddetti ex democristiani, capitanati dal ministro della Difesa Guido Crosetto, dall’altra chi viene dalla tradizione missina e della destra sociale.
La polemica, infiammata nei giorni scorsi, ha fatto emergere il vero nodo critico del partito della premier: da forza di lotta è diventata struttura di governo, dal 4 per cento è passata al 30 e per rientrare nei canoni di una destra europea ha dovuto annacquare, almeno pubblicamente, i credo della destra da cui proviene. Impossibili, però, da ripudiare perchè radicati nella cultura non solo dell’elettorato storico ma soprattutto della classe dirigente del partito di Giorgia Meloni.
IL CERCHIO MAGICO
Il libro autoprodotto dal generale contiene posizioni omofobe, antisemite e sovraniste e il ministro Crosetto è intervenuto immediatamente, senza entrare nel merito dei contenuti ma sottolineando che un militare «ha le sue opinioni ma se porta la divisa le tiene per sè e la onora».
Da ministro di FdI, i principali attacchi contro di lui sono arrivati dalla sua stessa parte politica. Su twitter, dove è intervenuto pubblicamente, è stato contestato soprattutto da elettori di destra, mentre la critica più forte nei suoi confronti è stata mossa dal deputato meloniano Giovanni Donzelli. Quasi coetaneo di Meloni e proveniente dalla sua stessa militanza politica nel Fronte della Gioventù, è uno dei parlamentari più vicini alla premier e non interviene mai senza prima un suo via libera di massima.
Il suo intervento è stato una difesa della libertà di esprimersi del generale perchè «non è compito della politica vagliare la correttezza morale dei contenuti degli scritti» è stato un ridimensionamento deciso di Crosetto, che proviene da diversa estrazione politica e si è sempre mosso liberamente in un campo più moderato. Nella stessa area a cui ha dato voce Donzelli si inseriscono anche il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, il capogruppo al Senato Tommaso Foti e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, che di Meloni è altro fidato consigliere. Tutti provenienti dalla comune estrazione post-missina, cui si sommano anche le file più giovani, rappresentate dalla vicecapogruppo alla Camera, Augusta Montaruli, che si è associata alle parole di Donzelli.
La spaccatura culturale, sommersa ma fortissima nelle dinamiche interne del partito, è visibile anche tra i ranghi del governo. A Fazzolari, infatti, fa da controcanto alla presidenza del Consiglio il sottosegretario Alfredo Mantovano: fonti interne li danno in rotta costante, tanto che Meloni ne avrebbe separato il più possibile gli ambiti.
Lo stesso vale tra i ministri, in cui è netta la divisione tra ex democristiani ed ex missini. Tra i primi figurano due volti stimati da Meloni ma mai inseriti nella dinamica di partito e formati nella cultura Dc, come Crosetto e il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto. Tra i secondi il capofila è Francesco Lollobrigida. Dopo le frizioni dei mesi scorsi, il rapporto tra il ministro dell’Agricoltura (e marito di Arianna Meloni, che nel partito ha il ruolo chiave di gestire il tesseramento) e la premier si sarebbe ricucito come dimostrano le vacanze insieme, e la sua funzione d’ordine soprattutto tra i gruppi nelle camere sarebbe ripresa normalmente.
In questa galassia politica – fatta di amicizie cementate in gioventù e animata dalla rivalsa per le frustrazioni di tanti anni di opposizione – regna la convinzione che non si possano lasciare spiragli a destra.
ANCORA PIÙ A DESTRA
Esiste infatti un movimento sotterraneo ma che si sta allargando, composto da forze di estrema destra che, al pari di FdI, si sentono portatrici della tradizione missina e che accusano il partito di governo di essersi troppo annacquato nel candore democristiano. Da Forza Nuova, la prima a contattare Vannacci per una candidatura, a Gianni Alemanno.
Forte della sua sempre più assidua presenza nei talk show, l’ex sindaco nero di Roma da mesi si sta preparando a far nascere una nuova forza politica e finora a preso posizioni politiche precise: contro l’invio di armi all’Ucraina, a sostegno del movimento no vax e vicino al negazionismo storico dell’estrema destra, come ha dimostrato la sua condivisione del post di Marcello de Angelis sulle responsabilità dei Nar per la strage di Bologna.
Il timore di FdI è che queste forze sappiano toccare le corde giuste negli animi degli ex camerati, difendendo posizioni come quelle di Vannacci, che sono ben radicate culturalmente nella galassia della destra ma che oggi la premier non può più ripetere ad alta voce. Se questo accade a livello extraparlamentare, anche dentro il circuito di governo è in atto una manovra simile per rubare a FdI l’elettorato dei duri e puri. Dopo aver fatto passare qualche giorno in attesa che la polemica montasse, anche Matteo Salvini ha affondato il colpo: il vicepremier ha fatto sapere che comprerà il libro di Vannacci e tra i due c’è stata una «telefonata molto cordiale».
Il motto di Meloni è il tolkieniano «le radici profonde non gelano», ma l’obiettivo dei suoi avversari è quello di tagliarle di netto.
(da editorialedomani.it)

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IL CONFORMISMO ALLA ROVESCIA DELLA SEDICENTE DESTRA INTOLLERANTE

Agosto 22nd, 2023 Riccardo Fucile

IL GIOCO DELLE PARTI TRA DESTRA MODERATA ED ESTREMA SI VEDE NELLA QUESTIONE DEI DIRITTI (SEMPRE NEGATI)

Il gioco delle parti tra destra moderata ed estrema si vede nella questione dei diritti. La tensione esplode come i bottoni del doppiopetto troppo stretto col quale la destra postfascista si presenta al mondo liberale. La distanza tra il ministro Guido Crosetto e i pretoriani Giovanni Donzelli e Galeazzo Bignami sul vademecum illiberale dell’ex-parà Roberto Vannacci si misura qui; e mostra l’incapacità della destra di farsi conservatrice, nonostante i tentativi di Meloni di vendere questo prodotto all’estero. Ma la diplomazia oltre confine non prova nulla. Chi voglia farsi un’idea della destra dovrebbe trascorrere qualche giorno in Italia, e magari leggere il bestseller di Vannacci. Intorno al quale si sta coagulando una larga alleanza: militanti dell’autenticità contro il politicamente corretto; coraggiosi nel dire senza peli sulla lingua quel che hanno in testa, contro la vigliacca civility.
La colla è l’allergia per i diritti, col corollario che l’odio sia da proteggere col diritto, non una passione da limare e contenere come cercano di fare i diritti. Che insegnano a distinguere tra rispetto delle persone e condivisione delle loro idee e scelte di vita. Le forme linguistiche ne sono la cornice. Ma nel Bel Paese, i diritti sono armi contundenti in mano a chi ha potere per dare libero sfogo alle passioni primarie: ecco il mito dell’autenticità. Qui si tocca con mano l’inaffidabilità liberale della destra.
L’attacco dei pretoriani al «politicamente corretto» merita tutta la nostra attenzione; non è folclore. È attacco alla civility (all’urbanità), condizione essenziale delle società democratiche, che sono aperte e plurali; abito che ci protegge dall’intolleranza ispettiva degli altri e dello stato.
Judith Shklar associava l’ipocrisia al liberalismo della paura. Senza la quale non c’è società ma serraglio, non ci sono cittadini/e ma militanti fondamentalisti (se i pretoriani leggessero bene Oriana Fallaci scoprirebbero che le vomitate di Vannacci sono molto simili a quelle dei fondamentalisti islamici contro le forme di vita non islamiche). La virtuosa ipocrisia ci salva dall’autenticità del dire. E il politicamente corretto – criticabile se diventa un’autenticità rovesciata — è il galateo delle nostre società.
L’AUTOCONTROLLO E LA DIGNITÀ
I pretoriani lo criticano perché, dicono, educa a preferire il quieto vivere alla “libertà” di dire quel che si pensa nelle forme maschie e dirette. In realtà, l’autocontrollo del modo di esprimere le nostre idee è la condizione affinché la nostra dignità non sia mai calpestata. Non è un invito all’indifferenza perché non insegna solo ad astenersi dal danneggiare (e le parole sono capaci di danneggiare) ma anche al fare rispettoso. Si inizia col non danneggiare e ci si educa poco a poco al rispetto. È questa la seconda natura delle società liberali.
Siamo sicuri che gli autentici che se ne infischiano dell’urbanità siano liberi dal politicamente corretto? L’atteggiamento razzista non è mai «un fenomeno isolato» e se una persona ha il coraggio di rivelarsi razzista in pubblico è perché sa di poter contare sulla simpatia di chi gli sta accanto. Il razzista ha un comportamento radicalmente ipocrita dunque; è massimamente conformista: se si scoprisse solo in una moltitudine di non razzisti, molto probabilmente tacerebbe.
Una società governata da persone che sono ipocrite a rovescia, cioè convinte di essere autentiche, è illiberale, intollerante e potenzialmente violenta. L’Italia è governata da persone che hanno questa cultura.
(da editorialedomani.it)

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STUPRO PALERMO, IL RAGAZZO SCARCERATO: “GALERA DI PASSAGGIO, PIU’ FORTI DI PRIMA”

Agosto 22nd, 2023 Riccardo Fucile

OTTIMA IDEA SCARCERARE UN DELINQUENTE DEL GENERE, DECISIONE CONSONA A UN PAESE RIDICOLO

Poco dopo essere stato scarcerato dal gip del Tribunale dei minori, il il ragazzo arrestato nei giorni scorsi assieme ad altri sei amici per lo stupro di gruppo di Palermo non ha perso occasione di provocare sui social.
Il ragazzo, diventato maggiorenne, pochi giorni dopo la presunta violenza sessuale, è stato trasferito in una comunità. Contro la sua scarcerazione si è opposta la procuratrice dei minori, Claudia Carampana, che ha presentato ricorso per far tornare il ragazzo in carcere.
Prospettiva che al diretto interessato non sembra spaventare. Subito dopo la scarcerazione, riporta l’Adnkronos, ha lanciato una provocazione: «C’è qualche ragazza che vuole uscire con noi?».
E poi a una persona che scrive: «Lo hanno già scarcerato e condotto in comunità, anche se è diventato maggiorenne. Ha confessato e anche se dal video sembra tra i più violenti. L’Italia», il 18enne ha risposto con un’emoticon sorridente e il braccio forzuto accompagnato dalla frase: «La galera è di passaggio, si ritorna più forti di prima».
(da agenzie)

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LA CHAT DEGLI ORRORI SU TELEGRAM DOPO LO STUPRO DI PALERMO, PARTE LA CACCIA: “AVETE IL VIDEO?”

Agosto 22nd, 2023 Riccardo Fucile

LE RICHIESTE DI SCAMBI IN DUE GRUPPI DI MATERIALE PEDOPORNOGRAFICO: MA ANDATE A PRENDERLI A CASA UNO PER UNO, POI TSO OBBLIGATORIO O GALERA PER QUESTI INFAMI

Due gruppi Telegram, uno pubblico e privato, che contano rispettivamente 12mila e 14mila iscritti. Le chat sono intitolate ad Andrea Dipré – il «re del trash» – e da qualche giorno hanno un unico obiettivo: trovare il video dello stupro di gruppo di cui è stata vittima una ragazza di 19 anni a Palermo lo scorso 7 luglio.
A pubblicare alcuni stralci delle chat della vergogna è la Repubblica, che ha ricostruito alcuni scambi di messaggi sui due gruppi Telegram. «Avete il video dello stupro di Palermo?», chiede un utente. In cambio del filmato c’è chi offre foto e video di bambini in biancheria, madri e sorelle riprese dai buchi della serratura. Ma anche donne che prendono il sole in spiaggia o filmate di nascosto in un qualsiasi momento della loro giornata.
Il video della violenza sessuale, girato da uno dei sette indagati, ancora non si trova. In compenso, c’è chi è riuscito a identificare la vittima dello stupro e posta la sua foto sul gruppo. «È la ragazza di Palermo?», chiede un utente. «Sì», confermano altri tre.
Quelle chat, spiega oggi la Repubblica, vengono usate in genere da utenti che chiedono di creare porno deep fake, ossia foto o video e audio creati grazie a software di intelligenza artificiale partendo da contenuti reali. «Scrivetemi se volete mettere la vostra amica su un porno o spogliata», offre uno degli utenti. In cambio si accettano scambi di contenuti oppure pagamenti tramite PayPal.
Da qualche giorno, però, molti utenti del gruppo Telegram sembrano essere ossessionati dal video dello stupro di Palermo. E a intervalli più o meno regolari c’è chi scrive nella chat: «Ma quindi ancora niente?».
(da agenzie)

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SARKOZY. LE RIVELAZIONI SU BERLUSCONI: “PATETICO E DELIRANTE, COSI’ NEL 2011 CON MERKEL GLI CHIEDEMMO DI DIMETTERSI”

Agosto 22nd, 2023 Riccardo Fucile

AL G20 DI CANNES IL TENTATIVO DI FARLO RAGIONARE: “LUI CI RISPOSE CON UNA BATTUTA DELLE SUE”

Esce oggi, 22 agosto, in Francia Le temps des combats (Il tempo delle battaglie), l’autobiografia dell’ex presidente Nicolas Sakorzy.
Nel libro, l’ex inquilino dell’Eliseo – alla guida della Francia dal 2007 al 2012 – ripercorre alcuni dei momenti più significativi della sua esperienza politica. E tra questi ce n’è uno che riguarda anche l’Italia.
La data è il 3 novembre 2011 e l’occasione è il vertice del G20 a Cannes. Quel giorno, rivela il libro dell’ex presidente francese, Sarkozy e Angela Merkel chiesero a Silvio Berlusconi di dimettersi da presidente del Consiglio.
Il summit del G20 era stato convocato per occuparsi del collasso dell’economia greca ma, ricorda Sarkozy, «a questo punto si trattava di salvare la terza economia dell’eurozona: l’Italia». In quel momento nel nostro Paese i tassi di interesse sul debito pubblico avevano raggiunto il 6,4% e da più parti si levavano richieste per convincere Berlusconi a farsi da parte.
Il faccia a faccia a Cannes
«Angela Merkel e io decidemmo di convocare Berlusconi per convincerlo a prendere ulteriori misure per provare a calmare la tempesta in atto», scrive l’ex presidente francese nel suo libro. L’allora premier provò a sviare il discorso.
«Cominciò a spiegare – prosegue Sarkozy – che non avevamo capito che non c’erano rischi sui mercati internazionali, perché il debito pubblico italiano era nelle mani degli italiani. Voleva creare altro debito da mettere sulle spalle solo dei suoi compatrioti. Tutto ciò era abbastanza delirante». Durante l’incontro, ricorda l’ex presidente francese, Berlusconi cercò di alleggerire l’atmosfera «con qualche battuta delle sue, completamente fuori luogo».
«È stato crudele, ma necessario»
A quel punto, la discussione tra i tre leader europei si fa più accesa. «Ci fu tra di noi un momento di grande tensione, quando ho dovuto spiegargli che il problema dell’Italia era lui!», aggiunge Sarkozy sempre a proposito di Berlusconi. Sia il presidente francese che la cancelliera tedesca pensavano «sinceramente che la situazione sarebbe stata meno drammatica senza di lui e il suo atteggiamento patetico… L’ora era grave». Il 12 novembre, nove giorni dopo quel faccia a faccia a margine del G20, Berlusconi rassegnò le dimissioni da presidente del Consiglio. Un episodio che oggi Sarkozy ricorda così: «Abbiamo dovuto sacrificare Papandreu (l’ex premier greco – ndr) e Berlusconi per tentare di contenere lo tsunami… I mercati hanno capito che noi auspicavamo le dimissioni di Berlusconi. È stato crudele, ma necessario».
(da agenzie)

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BIMBO RISUCCHIATO IN PISCINA, L’ACCUSA DEL BAGNINO: “LA GRATA NON C’ERA PER FARE IN FRETTA: NON VOLEVANO PAGARCI GLI STRAORDINARI”

Agosto 22nd, 2023 Riccardo Fucile

“LA PISCINA DOVEVA ESSERE SVUOTATA ENTRO LE 8″… EVVIVA LO SFRUTTAMENTO SELVAGGIO ULTRALIBERISTA

«Ci dicevano di sbrigarci perché non volevano pagare gli straordinari. La piscina doveva essere vuota entro le otto. Per questo non c’era la grata. Così finivamo prima». A rivelarlo è uno dei due bagnini delle Terme di Cretone dove è morto il piccolo Stephan di 8 anni dopo essere stato risucchiato dallo scarico della piscina durante lo svuotamento dell’acqua. Nel corso dei sopralluoghi che le autorità hanno effettuato nei giorni scorsi era emerso che nella struttura mancava la grata di sicurezza che avrebbe potuto salvare il bambino di origini russe. Il motivo non era chiaro, finché l’interrogatorio del bagnino – citato da la Repubblica – ha fatto emergere che potrebbe trattarsi di una mera questione di costi da tenere sotto controllo. Al momento, gli indagati per omicidio colposo sono quattro in tutto: i due amministratori e due bagnini, di cui uno appena maggiorenne.
Il racconto del bagnino: «La grata? Mai vista»
«Io quella grata non l’ho mai vista», ha detto il 18enne che aveva deciso di lavorare alle Terme per la stagione. «Sono sicuro che in acqua non c’era più nessuno quel pomeriggio. Erano tutti dietro la corda con cui veniva isolata l’area delle piscine per la fase dello svuotamento. Molta gente era già nell’area del bar che rimane aperta. Poi sono stato chiamato ad attivare il sistema di svuotamento e non ho visto cos’è successo», ha raccontato il 18enne. Ma il processo di svuotamento aveva delle direttive molto chiare dall’azienda: «Ogni giorno ci veniva detto di sbrigarci, perché se avessimo finito dopo le otto avrebbero dovuto pagarci gli straordinari». La versione del bagnino è stata confermata anche dalle testimonianze di altri dipendenti della struttura.
(da agenzie)

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LO STORICO CARDINI SUL VANNACCI: “UN IGNORANTE, SI DEFINISCE EREDE DI GIULIO CESARE? SE AVESSE STUDIATO SAPREBBE CHE DI SICURO ERA BISEX”

Agosto 22nd, 2023 Riccardo Fucile

“L’ESERCITO SPESSO SERVE CAUSE SBAGLIATE, PIU’ CHE MACHISMO C’E’ UNA FORZA DI INERZIA CONSERVATRICE”

«Il generale Roberto Vannacci che si definisce erede di Giulio Cesare, dovrebbe sapere come funzionava la sessualità ai tempi dei romani. Se non era gay, l’imperatore di sicuro era bisessuale, come era normale ai suoi tempi».
Il professore Franco Cardini, medievalista, storico e docente universitario, Il mondo al contrario lo ha letto.
Cardini, 83 anni, iscritto al Msi dal 1953 al 1965, finito recentemente al centro delle polemiche per aver definito i giovani della Repubblica sociale di Salò, «ragazzi seri e onesti, in buona fede», esprime un giudizio impietoso. «Se il generale avesse scritto di tecniche militari forse avrebbe avuto meno successo, ma sarebbe stato meglio. Di storia ne mastica pochina».
Cardini, è un brutto libro?
«Un trattato di sociologia storica rischia di scivolare nel brutto se l’autore non è abbastanza preparato. . Mi ha per esempio sorpreso che un generale che è stato a capo dell’istituto geografico militare, se la prenda con i migranti ignorando la ragione profonda del fenomeno, e cioè lo sfruttamento del territorio da parte delle multinazionali che hanno ridotto le popolazioni alla fame. Da quello che scrive, sembra quasi che partano per fare una gita in gommone».
A indignare è stata anche la sua definizione dei gay come anormali.
«E Platone? E Socrate? È il concetto stesso di normalità che è stato superato, per studi scientifici ma anche etici. Se il tema è la morale cattolica, anche in questo caso dovrebbe aggiornarsi: se qualcuno domani impazzisse e decidesse di proporre una legge per far diventare reato l’omosessualità, io sarei tra i primi a battermi per fermarla. E non sono certo un progressista. Ma la società è laica».
Nell’esercito continua a esserci una deriva machista, omofoba, fascista?
«Sono stato ufficiale di complemento, a me l’esercito fa simpatia. Spesso però, non per colpa sua, serve cause sbagliate. Nell’esercito come nella società ci sono sacche di resistenza. Più che di machismo, parlerei di forza di inerzia conservatrice. Bisogna avere un po’ di pazienza, i cambiamenti hanno bisogno di tempo».
Cos’altro non l’ha convinta del libro?
«Parla della necessità che l’uomo si imponga sulla natura: fa i ragionamenti di mio padre negli anni Sessanta, quando si pensava che le risorse fossero infinite. Gli consiglio di leggere il filosofo Chomsky sul progresso».
Perché se il libro è tanto debole, la destra si spacca e attacca il ministro Crosetto che lo ha rimosso dal suo incarico, a cominciare da Matteo Salvini?
«Crosetto è Giorgia Meloni, e Meloni non piace a tutta la destra. Un caso per tutti? La guerra Russia-Ucraina: sono in molti a non schierarsi con Zelensky. Ogni occasione è buona per far emergere il dissenso».
Continua a definirsi fascista?
«Io mi definisco da anni cattolico, socialista, europeista. Non rinnego la mia storia”
(da agenzie)

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