Destra di Popolo.net

LUPO INSEGUITO A FOLLE VELOCITA’ DA UN’AUTO NEL TRENTINO, UN COMPORTAMENTO CRUDELE E CRIMINALE

Febbraio 11th, 2024 Riccardo Fucile

IL COGLIONE HA RIPRESO CON LO SMARTPHONE TUTTE LE FASI DELLA CACCIA ALL’ANIMALE TERRORIZZATO

Al volante della sua auto, si è lanciato all’inseguimento di un lupo per le strade di Volano, in Trentino Alto Adige, suonando il clacson per incitare l’animale a scappare ancora più velocemente.
Non pago, il responsabile del gesto ha ripreso con lo smartphone tutte le fasi della “caccia” all’animale e le ha pubblicate addirittura sui social, scatenando una comprensibile e indignata reazione.
Il video, che sta facendo nelle ultime ore il giro del web, è stato diffuso da Ornella Dorigatti, presidente dell’associazione ambientalista “Bears and others”.
Nelle immagini, girate venerdì notte, si vede chiaramente il povero animale che, terrorizzato dal rumore del motore, dal clacson e dalla luce dei fari, tenta una fuga disperata lungo l’asfalto mentre il suo inseguitore in macchina lo tallona a pochi metri di distanza.
Non solo un chiaro atto di crudeltà verso il lupo ma anche una corsa folle che avrebbe potuto causare un incidente coinvolgendo eventualmente anche altre vetture magari provenienti dalla opposta corsia di marcia.
Un inseguimento condotto per puro divertimento, ma anche “un comportamento gravemente incivile, stupidamente crudele e molto pericoloso per l’incolumità dell’animale e delle persone”, come ha spiegato Dorigatti. L’episodio sarebbe potuto finire tragicamente “ed è incredibile che ci si possa comportare in maniera tanto superficiale e anche crudele, dato che si costringe l’animale a correre con una grande affanno e paura nel cuore; e nel video questi delinquenti, si avvicinano anche pericolosamente al povero lupo in preda al terrore; poi, se lo avessero investito, cosa sarebbe successo? Magari si sarebbero lamentati chiedendo i danno, che non sono indennizzabili, tra l’altro? Oppure avrebbero fatto come in molti casi, andando via di nascosto e lasciandolo lì agonizzante?”.
La speranza, ha affermato la presidente di “Bears and others”, è che “si possa risalire alla persona per seri provvedimenti con sanzioni e ritiro della patente. E ricordiamo a questo cittadino ignorante (perché ignora) che l’art. 544 – TER del codice penale dice che ‘chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro'”.
(da Fanpage)

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“SE SONO COSÌ TRANQUILLI E CONVINTI DI AVERE DETTO TUTTO SUL CASO POZZOLO, PERCHÉ L’ESAME DIMOSTRA CHE L’HANNO TOCCATA ALMENO IN TRE? CHI È IL TERZO?”: MATTEO RENZI INCALZA SUL COLPO PARTITO DALLA PISTOLINA DI POZZOLO LA NOTTE DI CAPODANNO

Febbraio 11th, 2024 Riccardo Fucile

ITALIA VIVA DEPOSITERÀ DUE INTERROGAZIONI AL MINISTRO NORDIO: UNA RIGUARDA PABLITO MORELLO, CHE NON AVREBBE AVUTO I REQUISITI PER DIVENTARE CAPO SCORTA PER LIMITI DI ETÀ. LA SECONDA: NON ESISTEREBBE, PER I RENZIANI, ALCUN DOCUMENTO DEL PROVVEDITORATO DEL DAP CHE ASSEGNI MORELLO A DELMASTRO

Il giorno del grande affondo di Matteo Renzi contro Andrea Delmastro, a Biella diluvia. Il suo intervento, più che sul libro, è incentrato sul caso di Rosazza. Sul veglione di Capodanno organizzato da Delmastro, rovinato dall’esplosione di un proiettile partito dal revolver di Emanuele Pozzolo, deputato (sospeso) di Fratelli d’Italia e unico indagato. Al fianco di Pozzolo, al momento dello sparo, c’era il capo scorta di Delmastro, il poliziotto penitenziario Pablito Morello.
L’agente è stato il primo ad accusare Pozzolo. Il deputato, che ha sempre sostenuto di non avere sparato, ieri (parlando a Repubblica) ha ribadito: «La verità io l’ho detta fin dal primo istante. Altri no». Oltre a Morello, anche il ferito, nonché genero del capo scorta, Luca Campana, ha accusato Pozzolo
Poi l’analisi dell’arma dei Ris di Parma ha complicato tutto, facendo emergere il dna di almeno tre persone. «Delmastro si sottoponga al test del dna per dimostrare che non ha toccato la pistola», tuona Renzi. «Se sono così tranquilli e convinti di avere detto tutto — aggiunge — perché l’esame dimostra che l’hanno toccata almeno in tre? Chi è il terzo? Delmastro e sua sorella Francesca, sindaca di Rosazza, come pubblici ufficiali, si devono sottoporre all’esame».
Non si fa attendere la replica del sottosegretario alla Giustizia: «E Renzi al test si sottopone? Dato che era presente come ero presente io, Renzi si sottopone? E ancora, lo decide Renzi o la procura?». «Io sono a disposizione — afferma Delmastro — ho dato la mia versione dei fatti alla procura. Sono a disposizione, come sempre, della procura. Luogo in cui in questi giorni sono andato nuovamente per depositare una querela. Quindi ci sarà qualcuno che dovrà andare a dire cosa sa».
La querela è contro Renzi, che annuncia il contrattacco.
Lunedì, con Enrico Borghi, depositerà due interrogazioni al Guardasigilli, Carlo Nordio. Una riguarda Morello, che non avrebbe avuto i requisiti per diventare capo scorta per via di un limite di età. Inoltre, non esisterebbe — per Idv — alcun documento del provveditorato del Dap che assegni Morello a Delmastro.
(da la Repubblica)

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E’ ORA DI ALZARE GLI STIPENDI, LO DICE IL GOVERNATORE DI BANKITALIA: FABIO PANETTA CHIEDE AGLI IMPRENDITORI E AL GOVERNO PIÙ GENEROSITÀ CON I LAVORATORI, “DOPO LE PERDITE DI POTERE D’ACQUISTO SUI SALARI”

Febbraio 11th, 2024 Riccardo Fucile

“OGGI LA PROBABILITÀ CHE UN RAFFORZAMENTO SALARIALE DIA IL VIA A UNA RINCORSA SALARI-PREZZI È ESIGUA”… URGONO NUOVI CONTRATTI COLLETTIVI: ALLA FINE DELLO SCORSO ANNO OLTRE METÀ DEI DIPENDENTI ITALIANI ERA “COPERTO” DA UN ACCORDO SCADUTO

Il primo intervento di Fabio Panetta come governatore al 30° Forex è all’insegna del rigore, anche perché «la congiuntura globale resta fiacca». Nei conti pubblici dell’Italia, nella gestione di rischi e investimenti tecnologici per le banche vigilate. Mentre servirebbe più generosità con i lavoratori, «dopo le perdite di potere d’acquisto sui salari», tanto che l’inflazione scende «a velocità pari o superiore a quella a cui era aumentata», e il lavoro «ha un’incidenza ben inferiore sui costi delle imprese a quella dei beni intermedi e dell’energia».
Il banchiere centrale, distinguendosi dal precedessore Ignazio Visco che da tre anni evocava i rischi di una spirale viziosa tra salari e inflazione, auspica il contrario: «Oggi la probabilità che un ipotetico rafforzamento salariale dia il via a una tardiva rincorsa salari-prezzi è esigua. Con pressioni inflazionistiche che volgono al ribasso e profitti delle imprese elevati, un qualche recupero del potere d’acquisto dei salari dopo le perdite subite è fisiologico e potrà sostenere i consumi e la ripresa».
Un assist colto dal segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri: «Da sempre riteniamo che un aumento dei salari possa far bene alla nostra economia. Il 2024 dunque sia l’anno del rinnovo dei contratti, scaduti o in scadenza per 10 milioni di lavoratori, dando seguito alle riflessioni del governatore».
L’Italia deve «muoversi su più fronti per accelerare il consolidamento dei conti: una gestione prudente della finanza pubblica, volta a conseguire adeguati livelli di avanzo primario, di pari passo con riforme e investimenti per rilanciare la crescita». Nessun ribaltone in campo geopolitico — «anche l’adesione all’Ue e al blocco Atlantico diventano vantaggi competitivi in un quadro internazionale più difficile» — e nessun deficit in Italia: anche perché la crescita del Pil 2024, rivista al ribasso dalla Bce allo 0,8%, «potrebbe risultare ottimistica alla luce delle informazioni recenti».
Due sono direttrici suggerite al governo per «un sentiero di crescita»: uno, «dare certezza agli investitori su una traiettoria discendente del debito pubblico», per produrre «una riduzione dello spread che renda meno arduo il percorso»; due, stimolare gli investimenti in innovazione e produttività. Panetta non è entrato nel merito sui tassi — «ogni congettura sarebbe un esercizio sterile e irrispettoso della collegialità del Consiglio Bce» — ma ha notato che il rischio prospettico è casomai che i prezzi si raffreddino troppo, schiacciando la domanda aggregata.
«L’economia europea non ha finora subito una recessione profonda, ma ristagna da molti trimestri e non emergono segnali di decisa accelerazione. Se la politica monetaria tardasse troppo ad accompagnare la disinflazione in atto potrebbero emergere rischi al ribasso che contrasterebbero con la natura simmetrica dell’obiettivo» di inflazione al 2% della Bce. Un segnale chiaro, che il banchiere ha corredato con tre “condizioni” per tagliare: disinflazione, prezzi in continuo calo e obiettivo del 2% mai in discussione.
Panetta predica rigore anche alle banche: «Seppure i principali indicatori di bilancio offrono un’immagine positiva», non devono deflettere, usando il capitale accumulato anche grazie al balzo dei tassi — il patrimonio è salito al 15,8% medio degli attivi, e nel 2023 il settore farà oltre 20 miliardi di utili netti — per investire in innovazione digitale, e rapporti migliori con i clienti.
(da la Repubblica)

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DALL’UE ARRIVANO SOLO LE BRICIOLE AI PICCOLI COLTIVATORI, TRE QUARTI DEI FONDI ALLE GRANDI AZIENDE: L’83% RICEVE APPENA IL 23% DEI FINANZIAMENTI, NON OLTRE 5 MILA EURO A TESTA

Febbraio 11th, 2024 Riccardo Fucile

IL GROSSO DEI TRE MILIARDI E MEZZO DI EURO DISTRIBUITI NEL 2021 (OLTRE I TRE QUARTI DEI FONDI, IL 77%) E’ ANDATO ALLE AZIENDE MEDIO-GRANDI, CHE RAPPRESENTANO SOLO IL 17% DEL TOTALE… LO 0,03% DELLE AZIENDE HA RICEVUTO IL 14% DEI FINANZIAMENTI: TRA I 250 MILA E I 300 MILA EURO A TESTA

Come è possibile che un comparto che assorbe circa un terzo del bilancio pluriennale europeo sia arrivato a portare i trattori nelle città? Se lo devono essere chiesto in molti in questi giorni, guardando alla tv le immagini delle proteste, in Italia e all’estero. Ma quella dell’agricoltura “sovvenzionata” è un’immagine che bisogna guardare con molta attenzione, da vicino, cercando di capire dove vanno veramente i fondi, e a chi.
Sicuramente non ai piccoli coltivatori: da uno studio dell’Associazione Rurale Italiana (Ari) sui pagamenti diretti della Politica Agricola Europea agli agricoltori italiani nel 2021 emerge che il 52,85% prende da zero (sì, neanche un euro) a 1250 euro. L’83% riceve appena il 23% dei finanziamenti, non oltre 5 mila euro a testa.
E allora a chi è andato il grosso dei tre miliardi e mezzo di euro distribuiti nel 2021? Alle aziende medio- grandi, che rappresentano solo il 17% del totale, vanno oltre i tre quarti dei fondi (il 77%). Lo 0,03% delle aziende ha ricevuto il 14% dei finanziamenti: tra i 250 mila e i 300 mila euro a testa. Il criterio predominante è la quantità di ettari di terreno posseduto: il 64% degli agricoltori italiani (e le proporzioni nel resto dell’Europa non sono troppo dissimili) ha meno di cinque ettari di terreno, e quindi ottiene pochissimo da Bruxelles.
E non si tratta di anziani che coltivano l’insalata per hobby, ma di persone che lavorano con grande sforzo, tutta la giornata, per un reddito molto basso. Se si contano le aziende che arrivano a 10 ettari si sfiora l’80% degli agricoltori italiani. Si capisce allora perché chi protesta, invadendo le autostrade con i trattori, ce l’ha con le grandi organizzazioni, soprattutto con Coldiretti, la più vicina al governo, in particolare al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida.
L’accusa è di aver favorito criteri di distribuzione che privilegiano i grandi produttori, che adesso incassano anche il ritiro della proposta della Commissione Ue sul taglio dei fitosanitari.
(da la Repubblica)

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LA MARCIA DEI TRATTORI È UN GROSSO GUAIO PER GIORGIA MELONI, LA DUCETTA PENSAVA DI AVERE IL SOSTEGNO DEGLI AGRICOLTORI GRAZIE ALL’ASSE DI FERRO CON LA COLDIRETTI DI PRANDINI. MA L’ASSOCIAZIONE ORMAI FA SOLO POLITICA

Febbraio 11th, 2024 Riccardo Fucile

I PICCOLI CONTADINI SI SENTONO TRADITI … LE PORTE GIREVOLI CON IL MINISTERO DELL’AGRICOLTURA (CHEZ LOLLOBRIGIDA), Il PADRE MINISTRO DC, L’APPOGGIO A RENZI E LA RISSA SFIORATA CON DELLA VEDOVA: RITRATTONE DI ETTORE PRANDINI

«Comanda e fai da te e sarai servito come un re». Chissà se l’adagio caro pure ad Alberto Sordi non sia frullato in testa anche a Giorgia Meloni, in questi giorni di trattori.
Che poi chissà quanto gasolio ci sarà voluto per portare un John Deere 7730 fino al Colosseo, un trattorone che costa usato non meno di cinquantamila euro.
Certo un po’ di sorpresa ci sarà stata in quel di Palazzo Chigi. Ma come? Sì al made in Italy, investimenti sulla filiera, un colpo di accetta alla carne coltivata, un patto di ferro con la Coldiretti e con il suo milione e mezzo di iscritti e questo è il risultato?
Gli eredi di Paolo Bonomi, che fondò l’associazione nel 1944, l’avevano pur rassicurata che la protesta avrebbe riguardato altri Paesi, e semmai da noi si sarebbe indirizzata contro Bruxelles. Anche se non è poi tanto facile mettere nell’angolo l’abile Ursula von der Leyen, che si è affrettata a rimettere in un cassetto polveroso la direttiva sulla riduzione dei fitofarmaci. Insomma, come dire, la situazione è complessa.
Il Green deal è difficile da digerire e pure i Verdi non se la sentono di mettere gli agricoltori sul banco degli accusati. E semmai in Italia si paga più che altrove la frammentazione delle imprese, che non si aggregano e non reggono sul mercato. Colpa anche, l’ha sostenuto il Foglio , proprio della Coldiretti, che non spinge all’unificazione perché più teste hai, più voti indirizzi e maggiore potere politico gestisci.
Giorni non facili per il presidente di Coldiretti, a capo dell’associazione dal 2018 e riconfermato, con l’accordo dello storico segretario, Vincenzo Gesmundo, poco prima dell’ultimo Natale. Ettore Prandini, 51 anni, tre figli, una laurea in Giurisprudenza, fisico asciutto, nato a Leno nel bresciano, un’azienda zootecnica importante a Lonato del Garda, lasciatagli dal padre e da lui fatta crescere.
Il padre era Giovanni Prandini, due volte ministro dc, colonna di sostegno del Caf, il patto politico tra Craxi, Andreotti e Forlani, in campo con Cirino Pomicino, Francesco De Lorenzo e Carmelo Conte. Per loro Guido Bodrato, sinistra democristiana, coniò l’espressione «la banda dei quattro». Uomo deciso, Giovanni, e stesso piglio determinato il figlio Ettore.
Proprio a ridosso del voto del Parlamento contro la carne coltivata si imbatte sotto Palazzo Chigi nella protesta dei radicali, che espongono un cartello con su scritto «coltivatori d’ignoranza». «Delinquente! Delinquente!», urla a Benedetto Della Vedova. Gli si scaglia contro e lo spintona, i suoi gridano ai manifestanti: «Buffoni! Buffoni!», e a Della Vedova: «Tanto nun te vota manco tu moje!». Lui, intanto, lo reggono a braccia in tre. Poco dopo parla della vicenda ai microfoni che pare essere a Cambridge, senza fiatone, manco il battito accelerato.
Con Giorgia, che lui la chiama Giorgia, un feeling particolare. Intendiamoci, la vocazione governativa dell’associazione è di lunga data e non vanta eccezioni. Si schierò apertamente anche con Matteo Renzi in occasione del referendum, «vedrai che con noi ce la fai», gli dissero. Ma con la premier c’è un’intesa particolare.
Meloni accorse proprio a un’iniziativa della Coldiretti a Milano, tra parco Sempione e il Castello Sforzesco, subito dopo la vittoria elettorale: «Mai come in questo momento dovremo mettere da parte le nostre simpatie politiche ed essere al fianco del futuro governo», disse Prandini. E nell’ottobre scorso Meloni era al Circo Massimo, ancora da Ettore, ad ascoltarlo seduta in prima fila mentre lui rassicurava: «Si parla di governi tecnici, ma noi vogliamo la stabilità, Giorgia. Saremo al tuo fianco perché questo governo duri cinque anni». Ampi sorrisi, la premier si alza, sale sul palco, lo abbraccia.
Si dice che ci siano un po’ di porte girevoli tra Palazzo Chigi e Palazzo Rospigliosi, sede della Coldiretti. L’ex dirigente dell’area legislativa dell’associazione è il nuovo capo di gabinetto del ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, quello guidato da Francesco Lollobrigida. Si racconta pure, boatos, che Ettore abbia rifiutato di fare il ministro, e sia corteggiato da Fratelli d’Italia per una candidatura alle Europee. Un po’ spiazzato dai trattori, che fanno girare anche fogli prestampati per cancellare l’iscrizione alla Coldiretti. In successione: «Stiamo attenti a quelli che si travestono da comitati spontanei». «Non demonizziamo chi protesta, ma dobbiamo dare risposte». «Non siamo filogovernativi, ma lavoriamo per dare soluzioni alle imprese». Insomma, ci sta, in tempi difficili un po’ ci si barcamena.
(da Corriere della Sera)

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L’UNGHERIA RILASCIA I PEDOFILI MA NON ILARIA SALIS: LA PRESIDENTE UNGHERESE KATALIN NOVAK SI E’ DIMESSA DOPO AVER GRAZIATO UN CONDANNATO PER REATI SESSUALI SU MINORI

Febbraio 11th, 2024 Riccardo Fucile

CONSIDERATA MOLTO ‘VICINA’ AL PRIMO MINISTRO VIKTOR ORBAN, HA DICHIARATO DI AVER COMMESSO “UN ERRORE”

La presidente ungherese Katalin Novak ha annunciato le proprie dimissioni in seguito allo sdegno suscitato nel paese dalla sua decisione di graziare un condannato per reati sessuali su minori.
“Mi dimetto dal mio incarico”, ha dichiarato in un discorso ufficiale la capo di Stato riconoscendo di aver commesso “un errore”.
Nel marzo 2022 Novak, considerata molto ‘vicina’ al Primo ministro Viktor Orban, era diventata la prima donna a ricoprire questa posizione sostanzialmente cerimoniale.
“Mi scuso con coloro che ho ferito e con tutte le vittime che possono aver sentito che non le ho sostenute”, ha aggiunto la 46enne ex ministro delle Politiche familiari.
A scatenare la polemica è stata la grazia concessa nell’aprile 2023, in occasione della visita di Papa Francesco a Budapest, a un ex vicedirettore di un istituto per minori, condannato nel 2022 a più di tre anni di carcere per aver coperto le azioni del suo superiore.
Dalla rivelazione di questa decisione da parte del sito web investigativo 444, la scorsa settimana, l’opposizione ha chiesto le sue dimissioni e la rabbia è cresciuta nel Paese.
Pochi minuti dopo il discorso di Novak, anche un’altra alleata di Viktor Orban, Judit Varga, ha annunciato il proprio “ritiro dalla vita pubblica” per aver dato la sua approvazione come ministro della Giustizia – incarico che aveva lasciato quest’estate per guidare la campagna elettorale europea. “Rinuncio al mio mandato di deputato e di capo lista al Parlamento europeo”, ha dichiarato su Facebook.
(da agenzie)

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4.000 NEONAZISTI SI SONO RIUNITI NELLA CAPITALE UNGHERESE PER IL “GIORNO DELL’ONORE”, MA SEMBRAVA CARNEVALE TRA MIMETICHE, VECCHIE UNIFORMI ED ELEMETTI

Febbraio 11th, 2024 Riccardo Fucile

E’ LA MANIFESTAZIONE IN CUI, L’ANNO SCORSO, È STATA ARRESTATA ILARIA SALIS , ANCHE QUEST’ANNO CONTROMANIFESTAZIONE DELLA SINISTRA

Il primo a arrivare si chiama Gjula. Ha 54 anni, dice di essere un allenatore. Allenatore di cosa? «Lotta tattica armata». Cosa pensa di Ilaria Salis? «È una terrorista». Non è una terrorista. «Sì, ha scelto di picchiare alle spalle. È giusto che stia in carcere. Questa è la nostra legge. Deve essere condannata qui. Io quando sono stato a Roma non ho mancato di rispetto agli italiani». Quali sono le sue idee politiche?
«Estrema destra, sono un patriota». Cosa significa? «Sono per l’ordine». Cioè? «Voglio che a Budapest arrivino i turisti, non i migranti». E poi, cos’altro vuole? «Voglio una città pulita, dove le mie figlie bionde con gli occhi azzurri possano camminare liberamente». La offende essere definito nazista? «No, non se la parola deriva da nazional socialismo». «Oggi saremo almeno in quattro mila»,
L’appuntamento è in cima alla collina di Buda, davanti al palazzo dell’ex museo di storia militare con questa incisione sulla facciata: «Per la patria fino alla morte». Diventerà la sede del Ministero degli Esteri. Qui si stanno radunando centinaia di estremisti da tutta Europa per il «giorno dell’onore». È quel giorno che ricorda la fine dell’assedio dell’Armata Rossa alla città di Budapest nel 1945.
Arrivano vestiti con le mimetiche, hanno celtiche al bavero, divise da guerra, stemmi della Repubblica di Weimar. Gli elmetti e le bussole.
C’è anche una donna con il vestito da infermiera delle SS. Hanno travestito da gara campestre e rievocazione storica un’adunata di nazisti. «Io vengo dalla Germania, questo è tutto quello che devi sapere», dice con gli occhi che spuntano da un passamontagna nero un uomo di mezza età. Germania, Svizzera, Romania. Alcuni all’Italia: «Dal Veneto».
Tutta la collina di Buda è circondata da poliziotti schierati. Perché giù, da «Via dell’assedio» sta risalendo il corteo di chi non vuole che tutto questo passi sotto silenzio. È metà pomeriggio. Su uno striscione c’è scritto: «Stop nazi glorification». Urlano insieme: «Noi siamo antifascisti!». Il coro è in italiano, ma sono ragazze e ragazzi europei. «Lo facciamo per Ilaria. Per chiedere la sua liberazione». Adesso gridano il suo nome: «Ilaria, Ilaria!». Ilaria Salis aveva preso parte a questa stessa manifestazione nell’edizione del 2023.
È per gli scontri e per i pestaggi che seguirono alla manifestazione dell’anno scorso che Ilaria Salis è stata arrestata. Avrebbe procurato ferite guaribili in otto giorni. Rischia vent’anni di carcere. In tribunale, in catene, si è dichiarata «non colpevole». Un gruppo di amici partiti da Roma, ieri pomeriggio, è passato sotto l’istituto di detenzione di «Gyorskocsi utca» per farla sentire meno sola.
Quando alle cinque di pomeriggio hanno incominciato a scendere dalla collina in parata, in Ungheria si parlava di tutt’altro. Erano appena arrivate le dimissioni della presidente della Repubblica Katalin Novak, per quello che viene definito «lo scandalo pedofilia». Era accusata di aver concesso la grazia al vicedirettore di un orfanotrofio, tal André K., condannato a tre anni per aver coperto le molestie sessuali del suo superiore. È una storia che spiega l’Ungheria. Ilaria Salis che rischia vent’anni di carcere, il vicedirettore graziato. Il murale dell’antifascista italiana che campeggia in città: impiccata.
«Abbiamo chiesto all’ambasciatore di fare delle verifiche su quel disegno», ha detto ieri il ministro degli Esteri Antonio Tajani. «Il governo italiano sostiene e tutela la sicurezza della signora Salis». Ma mentre succedeva tutto questo, i nazisti del 2024 accendevano torce nel bosco intorno a Budapest e illuminavano a giorno il cuore nero d’Europa.
(da la Stampa)

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“I CAMPI DI CONCENTRAMENTO? UNA VOSTRA IDEA”: I NEONAZISTI NEGANO L’OLOCAUSTO ALLA MARCIA PER LE FOIBE

Febbraio 11th, 2024 Riccardo Fucile

A VARESE IL CORTEO DI 150 NEONAZISTI

Erano circa 150 i militanti di estrema destra, neofascisti e neonazisti che hanno sfilato sotto la pioggia a Varese per la giornata in ricordo delle vittime delle Foibe. Un appuntamento ad alta tensione per l’adunata nera che segue il matrimonio nella sede del Comune di Varese dove, tra le stanze di Palazzo Estense, una coppia della comunità di estremisti ha celebrato le nozze davanti a una schiera di braccia tese: veri e propri saluti romani filmati dai cellulari di alcuni passanti, che hanno poi fatto il giro del web.
Tra loro anche il leader del gruppo neonazista Do.Ra, la Comunità dei Dodici Raggi che ha sede nella vicina Azzate. “Io non ho paura di fare il saluto romano. Anche se oggi in corteo non l’abbiamo fatto, noi ci riserviamo il diritto sempre di farlo dove e quando vogliamo”, sono state le parole di Alessandro Limido, capo del movimento, a Fanpage.it. “Del resto non sono uno che si tira indietro. Non ho paura neanche a professare apertamente il mio nazionalsocialismo”.
Una sfilata silenziosa per le strade di Varese. Una massa di bandiere italiane, bomber e giubbotti neri, teste rasate.
“Non ci aggreghiamo a nessuno, neanche alla cosiddetta estrema destra. Siamo contro la destra e la sinistra: siamo nazionalsocialisti, fascisti”. E ancora. “I campi di concentramento? Una vostra idea. Non ne voglio parlare oggi: dico solo che la storia la scrivono i vincitori. E le vittime della storia oggi sono persino denigrate, calpestate”.
Gli fa eco uno dei militanti in cammino. “A noi non interessa la storia condivisa. Non possiamo ricordare le foibe con chi festeggia il 25 aprile e la Liberazione”.
(da Fanpage)

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FESTIVAL, IL VOTO “POPOLARE” DEVE ESSERE SOSTITUITO DA QUELLO RAPPRESENTATIVO PER REGIONE, ETA’, PROFESSIONE E TITOLO DI STUDIO, ALTRIMENTI E’ UNA PATACCA

Febbraio 11th, 2024 Riccardo Fucile

PER FORTUNA IL VOTO DELLA SALA STAMPA E DELLE RADIO HA PREMIATO L’ESIBIZIONE E LA CANTANTE MIGLIORE… L’ONORE E’ ALTRA COSA, IL RISCATTO DI NAPOLI PASSA DA ALTRE COSE

Polemiche anche quest’anno per il verdetto di Sanremo, su cui ha pesato in maniera decisiva il voto della Sala Stampa.
Il risultato finale della classifica Top5, ottenuto con la media dei voti di Sala Stampa, giuria Radio e Televoto, ha incoronato Angelina Mango con il 40,3% di share. Al secondo posto Geolier con il 25,2%, al terzo Annalisa con il 17,1%, al quarto Ghali con il 10,5% e al quinto Irama con il 6,9%.
Ma nei risultati del televoto le cose erano andate molto diversamente: Geolier aveva sbancato con il 60%, Angelina Mango era seconda ma con grandissimo distacco avendo ottenuto il 16,1% dei voti telefonici, terzo era Ghali con l’8,3%, quarta Annalisa con l’8% e Irama quinto con il 7,5%.
Dunque, è risultato chiaro che la Sala Stampa – che era chiamata ad esprimere una sola preferenza nello spareggio finale a 5 – abbia votato in massa per Angelina Mango. E questo non ha mancato di suscitare polemiche sui social, soprattutto tra i fan di Geolier.
Il voto popolare è una patacca
E veniamo al punto: chi ha espresso il voto attraverso i telefonini poteva votare il proprio beniamino fino a 5 volte, il che è già di per sè un assurdo. Non solo: se ti organizzi con 5 schede Sim diverse, usandole a stretto giro, arrivi ad esprimere 25 voti.
Chi dispone di una visibilità ampia sui social, attraverso una fitta rete di fans o organizzazioni di altro tipo, interessate a manipolare il voto, può generare decine di migliaia di voti in pochi minuti (che sia un caso che all’inizio dell’ultima serata del Festival il sistema sia andato temporaneamente in tilt?)
Riteniamo che. oltre quella della sala stampa, la giuria ideale debba essere invece rappresentata da quella che una volta di chiamava “demoscopica” rappresentativa per regione. sesso, età, professione e grado di istruzione che garantirebbe un vero equilibrio di opinioni, salvaguardando il festival da “incursioni” esterne pilotate.
Fa tristezza vedere nei vicoli di Napoli striscioni di fans di Giolier con scritto “Onore a te, comunque vada”.
A parte che ricordano slogan politici destinati ad eroi o vittime, facendo finta che non ci sia una organizzazione dietro a questa “celebrazione”, vorremmo ricordare alla Napoli che amo (e chi ci segue sa quanto abbiamo a cuore il destino del Sud) che il riscatto di Napoli non passa attraverso improbabili eroi, ma attraverso il lavoro, il ripristino della legalità e del merito. la cultura, coniugati alla solidarietà che ai Napoletani non fa certo difetto.

E per essere credibili non basta cantare legittimamente in napoletano, ma saper parlare in corretto italiano.

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