Febbraio 23rd, 2024 Riccardo Fucile
A BIELLA LA CONSIGLIERA E CANDIDATA SINDACO DEL PD LASCIA QUALCHE MINUTO LA SEDUTA PER ALLATTARE E IL LEGHISTA ACCUSA: “NON PUO’ FARE IL PRIMO CITTADINO SE NON HA TEMPO”
Due giorni fa Marta Bruschi, la candidata sindaco del Pd a Biella,
si è assentata per alcuni minuti dall’aula del consiglio comunale per allattare la sua bambina.
Il gesto però è stato strumentalizzato dal capogruppo della Lega a Palazzo Oropa Alessio Ercoli che in seduta ha dichiarato: «Mi stupisce il fatto che il capogruppo del Pd e candidato sindaco Marta Bruschi alle 21.30 non sia più in aula a discutere le ultime due delibere. Mi chiedo come farà a fare il sindaco».
Una frase che ha scatenato la polemica politica, con il Pd che si è schierato dalla parte della neomamma. «Ecco chi sono – sottolineano i dem alla Camera dei Deputati postando le immagini su Instagram – parlano tanto di famiglia e attaccano violentemente una donna perché si prende cura della propria figlia. E arrivano a dirle che, per questo, “non può fare il sindaco“. Una scena ripugnante. Forza Marta».
(da agenzie)
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Febbraio 23rd, 2024 Riccardo Fucile
E LA MAGGIOR PARTE È STATA “MESSA A TERRA” DAL GOVERNO DRAGHI – EPPURE LA DUCETTA SI VANTA DEI RISULTATI OTTENUTI: “RICORDATE I CATASTROFISTI DELLA SINISTRA? ‘IL GOVERNO MELONI CI FARÀ PERDERE I SOLDI DEL PNRR, SPERIAMO’. È ANDATA DIVERSAMENTE…”
A metà percorso in vista della scadenza del 2026, la spesa rendicontata del Piano nazionale di ripresa e resilienza ha raggiunto quota 46,5 miliardi di euro su 191,49 totali da investire entro i prossimi due anni e mezzo. Di questi, 24,48 miliardi sono stati spesi nel 2021 e 2022, in gran parte dal governo di Mario Draghi.
Nel 2023 invece sono stati spesi 21,17 miliardi di euro. È questa la principale novità contenuta nella Relazione sull’attuazione che il ministro degli Affari europei Raffaele Fitto sta per presentare oggi alla Cabina di Regia prevista a Palazzo Chigi.
Il traino dei ministeri Ambiente e Imprese
Una parte importante della spesa effettuata fino ad ora sembra attribuibile agli incentivi automatici, tramite i crediti d’imposta previsti con il Superbonus 110% (ristrutturazioni immobiliari) e Transizione 5.0 (investimenti delle imprese nell’autoproduzione di energia, in gran parte). Lo si desume dal fatto che i ministeri ai quali fanno capo i due progetti, Ambiente e Imprese, sono fra i più avanti nell’esecuzione delle proprie parti di Pnrr. L’Ambiente ha già speso 14 miliardi sui 34 (il 41% del totale), in gran parte a titolo di crediti d’imposta sul Superbonus. Il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha già speso 13,6 miliardi su 19,6
Gli altri ministeri
Fuori da queste somme (cioè fuori da una gran parte dei quasi 28 miliardi spesi tramite i crediti d’imposta a famiglie e imprese) c’è il resto della spesa del Pnrr realizzata fin qui. In particolare la Relazione oggi in Cabina di Regia indica che nel 2023 il ministero dell’Ambiente ha assorbito 5,2 miliardi di spesa (in gran parte da Superbonus) e il ministero delle Imprese altri 7,2 miliardi (in gran parte da Transizione 5.0).
Il resto dei ministeri, quelli che devono presiedere alla realizzazione di bandi, aggiudicazioni, appalti e realizzazioni delle opere, hanno speso in totale altri nove miliardi circa sempre nel 2023. E dovrebbero spendere ben più di altri cento miliardi nei due anni e mezzo che mancano fino alla fine del piano.
I ritardi da colmare
Di certo l’attuazione concreta del Pnrr nei ministeri e nei dipartimenti che non possono affidarsi a incentivi automatici, ma devono far funzionare le amministrazioni sulla realizzazione degli appalti, presenta ancora dei ritardi. In alcuni casi, drammatici.
Il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, a fine 2023, ha appena lo 0,81% di spesa rendicontata sul proprio portafoglio del Recovery da 7,2 miliardi di euro. Anche il dipartimento Affari regionali e Autonomie è appena allo 0,81% sul proprio portafoglio, pur piccolo, da 135 milioni.
Fortissimi ritardi si registrano anche nel ministero del Turismo – in teoria una delle grandi risorse per sostenere la ripresa – con un assorbimento di appena il 2,8% del budget e appena 24 milioni spesi l’anno scorso su progetti totali per 2.400 milioni
Il caso del ministero dei Trasporti
Il ministero dell’Interno è al 23,4% di spesa rendicontata, mentre un discorso a parte merita uno dei fronti più delicati: il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti guidato da Matteo Salvini. Si tratta di un portafoglio di particolare importanza, anche perché include tutte le opere ferroviarie e portuali, con un budget complessivo di 39,7 miliardi di euro. Qui la realizzazione rendicontata appare piuttosto bassa, al 15,3%, ma è possibile che alcune opere di Rete ferroviaria italiana siano già in fase più avanzate ma senza ancora la piena rendicontazione della Ragioneria dello Stato.
In ritardo anche il dipartimento della Trasformazione digitale (situato a Palazzo Chigi) che con 12,8 miliardi sovrintende alla posa della banda larga, alla digitalizzazione delle amministrazioni e all’installazione della capacità di cloud. Qui a fine 2023 la spesa ha raggiunto appena il 9,6% del totale.
Nel complesso dunque la strada per la realizzazione del Pnrr è ancora lunga e il ritmo per percorrerla tutta – al netto dei crediti d’imposta – non è ancora quello giusto
(da La Repubblica)
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Febbraio 23rd, 2024 Riccardo Fucile
LA GENERAZIONE Z, CHE NON USA IL CONTANTE, FA DUE PAGAMENTI SU TRE, ANCHE NEI NEGOZI FISICI, CON IL CELLULARE MENTRE SONO RADDOPPIATI IN UN SOLO ANNO LE TRANSAZIONI FATTE CON DISPOSITIVI INDOSSABILI
In cinque anni i pagamenti digitali in Italia sono quasi
raddoppiati e dietro l’impennata c’è la «generazione cashless», sotto i 25 anni. Nel 2018 i digital payment valevano 244 miliardi, l’anno scorso tra i 424 e i 440 miliardi, stima l’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano che presenterà i dati definitivi 2023 il 13 marzo. L’uso del denaro digitale copre ormai circa il 40% dei consumi contro il 44% dei contanti.
«Ci avviciniamo al pareggio fra digitale e cash, probabilmente entro un paio d’anni — dice Ivano Asaro, direttore dell’Osservatorio —. Tra le componenti che stanno trainando ci sono gli smartphone e i dispositivi indossabili».
Proprio i cellulari sono l’indicatore del momento.
In un anno, tra il primo semestre 2022 e il gennaio-giugno 2023, il transato con i dispositivi indossabili all’interno dei punti vendita è raddoppiato (+97% a 12,2 miliardi, dato Polimi) e all’aprile 2023 i soli smartphone coprivano quasi la metà (il 45,7%) dei pagamenti digitali. Sono usati soprattutto dai giovanissimi. Tra i ragazzi sotto i 25 anni oltre due acquisti su tre (il 66,5%) avvengono con lo smartphone, dice la ricerca Netcomm. È la GenZ che sta trasformando il mercato.
L’identikit Sono giovani che non hanno un conto in banca, rifiutano la carta di credito fisica e non hanno un euro in contanti in tasca. Pagano con le app, usano le neobank come Revolut, Hype e il buy now pay later , il metodo «acquista ora paghi dopo» (a rate).
Convincono i genitori a fare lo stesso, difatti sale l’età media di chi paga online
Non significa che gli acquisti dei ragazzi siano soltanto digitali, al contrario. «Sono tornati ampiamente anche ai negozi fisici e non fanno più differenza tra ambiente fisico e virtuale: semplicemente, pagano con lo smartphone», dice Liscia.
Un effetto a sorpresa è che con i pagamenti digitali i giovani sono diventati la fascia maggiore di lettori forti di libri. […] l’acquisto più frequente con lo smartphone […] è il Food delivery (72,8% degli acquisti online): la pizza a domicilio. I giovani sono alla base dell’impennata anche di un altro fenomeno del momento, il peer-to-peer : lo scambio di denaro tra privati che ha determinato il successo di Satispay.
(da Corriere della Sera)
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Febbraio 23rd, 2024 Riccardo Fucile
LA RICERCA “IPSOS”: GLI INVESTIMENTI NEL SETTORE SONO CONSIDERATI PIÙ IMPORTANTI DEL LAVORO E DELLE BOLLETTE
Rafforzare il sistema salute è per il 69% degli italiani la priorità sulla quale dovrebbe investire il Governo. Più importante anche del lavoro e del contenimento dei costi dell’energia. I pronto soccorso, l’assistenza ospedaliera e la prevenzione le aree su cui intervenire con maggiore urgenza. A poco meno di un anno dalla fine della pandemia è questo uno dei lasciti dell’esperienza del Covid, secondo i dati di una ricerca Ipsos (“Priorità e aspettative degli italiani per un nuovo Ssn”) presentata in occasione della sesta edizione dell'”Inventing for Life Health Summit”, dedicato al tema: “Investing for Life: la Salute conta!”, organizzato da MSD Italia.
“Nelle attese dell’opinione pubblica italiana, salute e sanità restano la prima priorità per il Governo”, ha commentato il presidente Ipsos Nando Pagnoncelli. “Le razionalizzazioni che investono la Sanità pubblica, amplificate dalle notizie di cronaca sulla pressione cui sono sottoposti gli operatori sanitari, rinforzano l’urgenza di azione attesa sui servizi e l’assistenza ospedaliera, soprattutto di primo soccorso”. Secondo l’indagine, l’88% degli italiani ritiene che la sanità pubblica rappresenti una priorità strategica per il Paese e che sia necessario un aumento del suo finanziamento. Alto anche il riconoscimento dello sforzo di Ricerca&Sviluppo messo in campo dalle aziende farmaceutiche.
Quasi 7 italiani su 10 ritengono che il settore farmaceutico possa rappresentare uno stimolo per la ripresa dell’economia italiana e il 73% della popolazione ritiene che lo Stato debba investire di più nell’assistenza farmaceutica pubblica. “Investire nella sanità produce, per definizione, un impatto positivo sulla salute di cittadini e pazienti; ma tante sono le esternalità positive generate, sia in termini di effetti sugli obiettivi dello sviluppo sostenibile che di crescita economica e sociale del Paese”, ha affermato Nicoletta Luppi, presidente e amministratrice delegata di MSD Italia.
“La salute ha bisogno di investimenti e di innovazione; ma l’innovazione ha bisogno di un ecosistema attrattivo. Riconosciamo al nuovo Governo di aver previsto, con l’ultima Legge di Bilancio, un significativo aumento delle risorse destinate alla Sanità pubblica e un ulteriore ribilanciamento dei tetti di spesa farmaceutica pubblica, ma i problemi non sono stati risolti”, ha aggiunto Luppi.
(da agenzie)
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