Giugno 24th, 2024 Riccardo Fucile
ANCHE I NAZISTELLI DI AFD STANNO COSTRUENDO UNA FORMAZIONE CHE CHIAMERANNO, CON UNO SFORZO DI FANTASIA, “SOVRANISTI”… MELONI ATTENDE OGGI A ROMA IL “VIKTATOR” UNGHERESE, MA IL SOGNO DI UNIRE LE DESTRE È SFUMATO
La mano di Putin sull’Europa stende la sua ombra sull’organizzazione interna delle
forze politiche presenti nel Parlamento europeo. C’è infatti la concreta possibilità che nascano altri due nuovi gruppi di eurodeputati schierati all’estrema destra e soprattutto totalmente fedeli al Cremlino.
Con uno sguardo allo Zar russo e un altro verso Washington, ossia verso la eventuale vittoria nelle presidenziali del prossimo novembre di Donald Trump. Ma con un effetto plateale: la parcellizzazione della galassia sovranista reazionaria
A organizzare il primo, come al solito, è il premier ungherese Viktor Orbán che sta rispolverando il vecchio progetto dell’alleanza di Visegrad, quel modello che metteva insieme molti dei Paesi dell’Est europeo, con una certa nostalgia dell’“ombrello” russo e con una predilezione per le teorie dell’estrema destra, in particolare sui migranti.
Il leader magiaro punta dunque ad una componente che risponda direttamente a lui. E che poi tratti di volta in volta con l’Ecr di Meloni. Fidesz, il partito di Orbán, alle ultime elezioni europee non ha conseguito un buon risultato, ha ridotto il consenso rispetto alle precedenti politiche ma ha comunque mandato a Strasburgo 11 eurodeputati. Cifra da tenere presente perché per costituire un gruppo sono necessari 23 componenti che rappresentino almeno 7 Stati membri.
Al fianco del leader magiaro si sono già schierati gli sloveni del Partito Democratico (Sds), che a dispetto del nome appartiene al fronte della destra radicale. L’Sds ha ottenuto quattro seggi con il 30% delle preferenze. Nell’orbita “orbaniana” entrerebbero poi gli slovacchi del Partito Smer, quello del primo ministro Fico, con 5 deputati. E quindi i bulgari di Vazrazhdane con 3 seggi. Già così la soglia dei 23 è raggiunta. A questi si aggiunge l’ex premier Ceco Babis. La ricerca poi si indirizza su alcuni singoli nazionalisti. E di fatto anche il quorum dei 7 Paesi è raggiunto.
Ma poi c’è la svolta ancora più destrorsa. Centrata sui neonazisti tedeschi di Afd. Già espulsi perfino da ID (identità e Democrazia), il gruppo di Le Pen e Salvini, per le loro teorie, il secondo partito di Germania ha in mente di formare un nuovo gruppo – sarebbe appunto il quarto dell’ultradestra – e di chiamarlo con un nome in gran voga: “I Sovranisti”.
E contende a Orbán l’adesione di alcuni deputati della destra estrema come i bulgari di Vazrazhdane. Afd conta ben 15 eletti a Strasburgo. Si tratterebbe di arrivare a quota 23. Giovedì è previsto un incontro a Bruxelles per verificare tutte la praticabilità di questa neoformazione.
E nel disegno ci sarebbe i rumeni di Sos con due deputati, gli spagnoli di “Se Acabò la Fiesta” con tre, i greci di Niki (altro partito longa manus di Putin) con due, i polacchi di Confederatia (a destra del Pis) con 6, il parlamentare slovacco di Hnutie Republika e l’ungherese di Mi Hazank Mozgalom. Il circo dell’estrema destra più feroce, nazionalista e razzista.
In gioco non ci sono solo questioni politiche ma anche economiche. I gruppi ricevono tanti finanziamenti dal Parlamento europeo, diversi milioni per legislatura. E nessuno vuole lasciare le chiavi della cassaforte a Meloni o Le Pen. In questo modo svanisce il sogno di costituire un “supergruppo” di destra cui aspirava anche la premier italiana. E l’inquilina di Palazzo Chigi proverà ancora oggi a evitare la quadrupla spaccatura. Sta facendo buon viso a cattiva sorte cogliendo qualche aspetto positivo. In primo luogo allontanare il sospetto di poter essere associata al “putinismo” di Orbán. Pericolo che comprometterebbe l’unica vera bussola di Fdi in politica estera durante questi due anni, l’atlantismo.
E poi potrebbe marcare l’idea che i Conservatori essere definiti di estrema destra visto che alla loro destra ci sono altri due gruppi. Ma è solo una autoassoluzione. Resta il fatto che i sovranisti stanno perdendo la prova dell’unità e presentandosi così divisi non rappresentano nemmeno potenzialmente una alternativa.
(da La Repubblica)
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Giugno 24th, 2024 Riccardo Fucile
PECCATO CHE LO SCIENZIATO PISANO SIA NATO 70 ANNI DOPO LA SCOPERTA DELL’AMERICA… I TWITTAROLI NON PERDONANO LA GAFFE: “COLOMBO VOLEVA RAGGIUNGERE LE INDIE PER LIBERARE I MARÒ” … QUANDO GENNY DISSE: QUANDO PENSO A LONDRA PENSO A ‘TIMES SQUARE’…”
Per Sangiuliano Cristoforo Colombo oltre ad essere un grande navigatore era anche predittivo, 70 anni prima della nascita di Galileo utilizzava le sue teorie per circumnavigare la terra.
Gli regalerei un bel libro di storia, ma abbiamo un ministro della Cultura che non solo non conosce la storia, ma non legge. Come dimostrato col premio Strega, dove ha votato da giurato dei libri che non ha mai letto.
Ma come puó continuare a fare il ministro della Cultura? Giorgia Meloni non prova vergogna per lui?”. Così in una nota il deputato di Avs Angelo Bonelli.
Il riferimento è a quanto detto stamattina dal Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano durante un’incontro con Paolo Conti a Taobuk a Taormina, dove ha testualmente affermato che ”Colombo voleva raggiungere le Indie circumnavigando la Terra sulla base delle teorie di Galileo Galilei”. Galilei però nacque a Pisa il 15 febbraio 1564 e Colombo iniziò il suo primo viaggio nell’agosto del 1492 e morì nel 1506.
Domanda: quale dote dovrebbe avere un Ministro della Cultura? Dovrebbe avere cultura, vero? Mi sembra il minimo sindacale.
E allora, in virtù di quale legge della fisica, della chimica, della falegnameria, o di quale congiunzione astrale, Gennaro Sangiuliano è il capo di quel Ministero? Cosa ci fa in quel posto?
(da agenzie)
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Giugno 24th, 2024 Riccardo Fucile
IL COLLE SI PRENDE 30 GIORNI PER VAGLIARE LA RIFORMA
Viene definito un provvedimento «complesso» e per questo il Quirinale vuole
fugare, prendendosi «il giusto tempo», qualsiasi dubbio costituzionale, inclusa la copertura di bilancio, del disegno di legge sull’Autonomia differenziata approvato dal Parlamento. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si prenderà quindi, come fa di prassi, tutto il tempo necessario, nel limite dei trenta giorni previsti dalla legge, prima di promulgare la norma controfirmandola.
Il Quirinale nella sua storia ha rimandato al Parlamento solo due leggi per motivi Costituzionali: quella sul fine vita nei giorni del caso di Eluana Englaro, presidente Giorgio Napolitano, e quella sulle mine anti uomo, presidente Mattarella, che depenalizzava diverse condotte per i finanziatori di queste armi illegali.
In altri casi la promulgazione è stata accompagnata da lettere contenenti rilievi come la mancata copertura di bilancio. È a questi precedenti che si rifà chi provi a ipotizzare l’esito dell’esame del Colle. Il ddl sull’Autonomia, ad esempio, non prevede coperture rimandando ad accordi con lo Stato la cessione delle diverse materie alle Regioni: ma alcune di quelle materie, anche di tipo tributario con il trattenimento di risorse e imposte, sono subito trasferibili alle Regioni che ne fanno richiesta.
Il rispetto di tutti i principi costituzionali, inclusa la necessaria copertura finanziaria delle leggi, sarà attentamente valutato dal Quirinale, dove «l’esame è appena cominciato» e sarà certamente accurato: il presidente gli dedicherà «lo stesso scrupolo e la stessa attenzione che ha per ogni provvedimento».
Il ddl Calderoli prevede la possibilità di cedere 23 materie alle Regioni: per quattordici materie però, come Sanità e Scuola, occorre prima fissare i Livelli essenziali delle prestazioni e dare al Mezzogiorno le risorse per arrivare a questi livelli. Nove materie invece sono subito delegabili e alcune Regioni, come Veneto e Lombardia guidate dai governatori leghisti Luca Zaia e Attilio Fontana, sono pronte a chiederle non appena la legge sarà pubblicata in Gazzetta: entro i primi di agosto al massimo se il Capo dello Stato si prende tutti i 30 giorni.
L’opposizione è sulle barricate e c’è chi ha già tirato per la giacca Mattarella: il Movimento 5 stelle nei giorni scorsi, attraverso i capigruppo Francesco Silvestri e Stefano Patuanelli, ha chiesto al presidente di non firmare il provvedimento esercitando la prerogativa costituzionale di «rinvio presidenziale di cui all’articolo 74 della Costituzione».
Il Pd ha già annunciato un ricorso alla Consulta e l’avvio dell’iter per chiedere un referendum costituzionale contro «una riforma che dividerà ulteriormente il Paese, aumentando le distanze tra un Nord sempre più ricco e un Sud sempre più povero». Come conferma il capogruppo del Pd al Senato Francesco Boccia: «Il ddl Calderoli che spacca l’Italia non rispetta molti articoli della Costituzione. E, anziché attuare tutto il Titolo V», frutto della riforma costituzionale varata dal centrosinistra nel 2001, «attua solo il comma 3 dell’articolo 116», che prevede la possibilità con legge ordinaria di attribuire alle Regioni forme di autonomia. «È l’ossessione leghista per il portafoglio. Alla Lega interessavano solo soldi e stendardo». Critiche al ddl arrivano anche dal fondatore di Libera don Luigi Ciotti: «Non si può affrontare lo scandalo delle disuguaglianze e della povertà promuovendo strategie differenziate». E dal procuratore di Napoli Nicola Gratteri: «Abbiamo bisogno di un’Italia unita e più forte. Sarebbe anzi necessario, nazionalizzare la sanità».
Il ddl sta creando tensioni anche all’interno della maggioranza, che l’ha votata compatta ma con diverse assenze. In difficoltà è il segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, alle prese con la rivolta dei suoi al Sud. «C’è un’esigenza di rassicurare — dice Tajani alla Stampa — capisco benissimo le preoccupazioni, ma FI, prima al Senato e poi con gli ordini del giorno approvati alla Camera, è intervenuta per migliorare la legge. Proporrò l’istituzione di un osservatorio delle Regioni sulla riforma».
Il tema dei divari di cittadinanza tra Nord e Sud resta sullo sfondo rispetto a una legge che per molti potrebbe acuire le diseguaglianze e di sicuro non si occupa di ridurle. Su questo aspetto, invece, il capo dello Stato è intervenuto più volte: «L’equilibrio territoriale è un fattore cruciale di equilibrio sociale», ha detto lo scorso 12 giugno, aggiungendo che «questo divario frena lo sviluppo nazionale nel suo insieme»
(da repubblica.it)
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Giugno 24th, 2024 Riccardo Fucile
I DATI DELL’AZIENZA RIVELANO CHE IL TITOLARE AVEVA PURE AVUTO ACCESSO AI FONDI EUROPEI
I magistrati hanno già iniziato a raccogliere i dati relativi all’azienda. Il fatturato della coop, tra il 2022 e il 2023, ha avuto un calo vertiginoso, passando da 1,95 milioni di euro a 1,16. A diminuire sono stati anche i costi per il personale, scesi da 223.000 euro a 150.000. Gli utili sono stati inversamente proporzionali alle presunte spese per i dipendenti: 62.468 euro nel 2023, 111 euro nel 2022.
Dai fascicoli aziendali depositati presso l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea) dell’azienda individuale e della cooperativa risulta che la prima avrebbe in affitto 2,74 ettari (27.400 metri quadrati, come quattro campi da calcio) di terreni a Latina, mentre la seconda solo 0,4 ettari (4.000 metri quadrati, oltre metà campo da calcio) localizzati a Sabaudia. E proprio per il presunto sfruttamento del lavoro nei campi di Sabaudia tra il novembre del 2019 e il maggio del 2020 è stato iscritto sul registro degli indagati papà Renzo insieme a un socio per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (il reato di caporalato).
Gli indagati avrebbero sottopagato i manovali agricoli e li avrebbero sistemati in strutture fatiscenti in cambio di una pigione di 100 euro al mese. Antonello Lovato ha dichiarato all’Agea che per lavorare i campi dell’azienda personale, coltivati a «seminativi» (per esempio cereali, legumi, patate), non ha nemmeno un dipendente e ha raccontato di avere come mezzi di produzione solo un trattore.
Per quanto riguarda la coop nel fascicolo i campi «manodopera» e «mezzi di produzione» sono vuoti. Nessun cenno al macchinario avvogli plastica a rullo trascinato dal trattore in cui è rimasto incastrato con gambe e braccia il trentunenne indiano. Lovato jr con la ditta individuale, ha persino richiesto rimborsi comunitari. I cosiddetti titoli per i suoi terreni ammontano a circa 700 euro e per questi ha ricevuto tra fine 2023 e il 2024 circa 900 euro di rimborsi in tre tranche (un anticipo e due saldi, l’ultimo il 7 giugno, di pochi euro).
Per le richieste di finanziamenti del 2021 e del 2022 aveva ottenuto altri 2.500 euro. La cooperativa ha presentato due domande di sostegno per sviluppo rurale, che non sono state finanzia- te. Il fascicolo risulta chiuso il 31 dicembre 2023 in quanto «dormiente». Nel 2016 la società agricola Lovato Renzo & Lovato Antonino, nata nel 2005, ha ricevuto 128.000 euro relativi a una richiesta di aiuto del 2008.
(da La Verità)
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Giugno 24th, 2024 Riccardo Fucile
IL SISTEMA GIUDIZIARIO ACCERTA I FATTI MA NESSUNA AUTORITA’ GLI HA IMPEDITO DI CONTINUARE L’ATTIVITA’ ILLECITA
L’indagine che coinvolge l’azienda del padre dell’imprenditore Antonello Lovato
non è ancora approdata in tribunale. Eppure sono trascorsi 5 anni dai primi fatti contestati. Renzo Lovato è indagato infatti per una vicenda di caporalato. L’iter dell’inchiesta è travagliato: due anni di reati accertati, altri due per terminare il lavoro e un decreto di conclusione delle indagini che dallo scorso luglio riposa tra i corridoi del tribunale .
Una cosa è certa: quello che accadeva da quelle parti era noto da tempo. La procura ha accertato reati commessi tra il 2019 e il 2020. Ha scoperto che nella cooperativa Agrilovato i sikh venivano assunti e sfruttati con l’aiuto di un caporale, che venivano violate le norme in materia di sicurezza.
Non esisteva formazione, non c’era vigilanza sanitaria, come previsto invece dalla legge. Per non parlare delle condizioni igieniche. Non c’era neanche un bagno o uno spazio dove i braccianti potessero mangiare in condizioni dignitose. Sottopagati, fatti lavorare ininterrottamente, costretti in «situazioni alloggiative degradanti», in baracche per cui dovevano pagare un affitto di 100-110 euro al mese, e trasportati da un campo all’altro su furgoni che diventavano pericolosi carri bestiame.
Che le condizioni dei lavoratori erano conosciute lo dice un’inchiesta della Procura di Latina in cui sono indagate 16 persone, tra cui Renzo Lovato, papà di Antonello, e anche un imprenditore in passato protagonista di battaglie sfociate in atti di violenza nel movimento che poi ha dato vita a quello dei Forconi.
La giustizia però non ha accertato in tempo i fatti. E così papà Lovato, indagato per caporalato, si espone scaricando tutto sul bracciante: «Ha commesso una leggerezza costata cara a tutti». Come se la colpa fosse di “Navi”, come gli amici chiamavano la vittima, e non di Lovato Jr, che non ha richiesto l’intervento del 118 ed è indagato per omicidio colposo e omissione di soccorso.
Renzo Lovato è indagato per reati più tenui. E l’indagine è terminata 11 mesi fa. Così i Lovato, nel frattempo, hanno continuato a mandare avanti sia le attività a Sabaudia che quelle a Latina, dove si è ferito mortalmente Satnam e hanno anche ottenuto fondi europei. La burocrazia non impedisce l’accesso agli aiuti da parte dello Stato e dell’Ue a chi è accusato di caporalato. I Lovato dichiarano in pratica di non avere operai alle loro dipendenze, per far ottenere a quelle società oltre 131mila euro di fondi pubblici negli ultimi otto anni. Le indagini dicono altro, ma non arrivano al dunque.
(da la Repubblica)
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Giugno 24th, 2024 Riccardo Fucile
LA SOCIETÀ HA OTTENUTO 131.000 EURO DI FONDI PUBBLICI. E INTANTO I POVERI CRISTI SENZA DIRITTI VENIVANO FATTI LAVORARE A 4 EURO L’ORA SENZA BAGNI E COSTRETTI A VIVERE IN BARACCHE PER CUI DOVEVANO PAGARE
Ti assumo, ti faccio lavorare in condizioni di semi schiavitù per il numero di giorni necessari a farti maturare il sussidio di disoccupazione, poi ti licenzio per finta e ti tengo a lavorare alle stesse condizioni di prima, se non peggiori: in nero, ma con solo metà paga, dato che l’altra parte te la riconosce l’Inps.
Eccolo il «metodo Lovato» come emerge dall’inchiesta che coinvolge Renzo, il padre dell’imprenditore nei cui campi lavorava il 31enne Satnam Singh. Un doppio, triplo sfruttamento dei braccianti sikh: fisico, amministrativo e penale, perché in caso di accertamenti giudiziari, l’accusa di truffa ricadrebbe sui lavoratori, con responsabilità meno gravi per i «padroni».
Un metodo così diffuso e redditizio da emergere sempre identico a se stesso nella quindicina di inchieste condotte dal 2018 al 2023 dalla task force voluta dall’ex procuratore aggiunto della procura di Latina, Carlo Lasperanza, che in ragione di questo modo di agire contesta a Lovato, e agli altri 40 imprenditori, non la truffa ma il più grave caporalato.
Renzo Lovato, indagato da 5 anni, è in attesa dell’udienza per l’eventuale rinvio a giudizio. Gli viene contestata la «reiterata corresponsione» di pagamenti a cottimo, la «reiterata violazione» delle norme sull’orario lavorativo (fino a 48 ore settimanali rispetto al tetto di 39), senza pause, riposi e straordinari, la «violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro», mancando condizioni igieniche minime, gli stessi bagni, rubinetti, luoghi per mangiare, e infine la «sottoposizione dei lavoratori a condizioni lavorative e alloggiative degradanti»: messi nei campi anche sotto la pioggia, stipati in furgoni, alloggiati in baracche a 100 euro d’affitto.
Chi rifiuta queste condizioni, finto licenziamento incluso, non lavora più. Paolo Bortoletto, attivista di un comitato locale, parla di «mafizzazione dei rapporti di lavoro», sulla scia del radicamento camorrista in tutto l’agro pontino (smaltimento illecito di rifiuti e non solo).
Il boom di Agrilovato, sigla che racchiude le ditte della famiglia di origini venete arrivata qui con le bonifiche pontine, si ha una trentina di anni fa. Oggi dichiara 4 soli dipendenti a fronte di oltre 5 ettari di terreno e un fatturato di 1,166 milioni di euro, 62 mila euro di utili e 115 mila di costi per il personale.
«È stata una leggerezza del lavoratore», ha dichiarato Renzo Lovato dopo l’incidente che ha tranciato il braccio di Singh, mostrando così di essere presente anche se il terreno risulta del figlio Antonello, che ha scaricato il 31enne a casa anziché portarlo in ospedale. Lovato è ufficialmente l’unico dipendente della sua ditta
(da Corriere della Sera)
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Giugno 24th, 2024 Riccardo Fucile
I BAGNI CHIMICI USATI DAI MIGRANTI NON SI RIPARANO, COSI’ NON LI POSSONO USARE… POI STANZIA 70.000 EURO PER BLINDARE IL MONUMENTO DIETRO AL QUALE SONO COSTRETTI A FARE I BISOGNI
Non fa una piega: chi ha il cuore di pietra ama più le statue che le persone in carne
ed ossa. Così, a Trieste si è deciso di transennare la statua di Sissi che nel 1997 si pensò bene di rimettere nella piazza prospiciente alla Stazione ferroviaria (si sentiva proprio la mancanza dei graziosi sovrani dell’antico regime…). L’assessore comunale alla pianificazione territoriale (Forza Italia) ha deciso di investire 70.000 euro per difendere il monumento all’austriaca sovrana non dagli irredentisti, ma da poveri migranti che, non avendo altra scelta, potrebbero tornare a fare i loro bisogni alle sue spalle.
Era accaduto in passato, e dopo un confronto con le associazioni che si prendono cura dei migranti, si era deciso di porre in piazza alcuni bagni chimici. Ma oggi, di fronte a ripetuti danneggiamenti, si è deciso di darla vinta ai vandali razzisti, rimuovendoli (i cessi, non i vandali). Così, ecco la geniale soluzione: non altri bagni, altri servizi, altra cura per le persone vive, ma una recinzione a protezione delle morte statue.
È un simbolo potente di questo nostro Paese: che non è buono, come ha detto la vedova di Satnam Singh, bracciante a cui abbiamo prima preso il braccio, poi la vita. “Poveri cristi, seehhh”, aveva sibilato la cristiana Giorgia.
Trieste è il punto di arrivo della rotta balcanica: per i pochi che arrivano, certo. E la piazza della Stazione è il non-luogo in cui fingiamo di non vederli. “Dietro la stazione ferroviaria, nascosti tra le sterpaglie che divorano dei vecchi e stupendi magazzini dai muri in pietra si alzano dei piccoli fuochi, intorno ai quali sono seduti due ragazzi … Sono afgani e sono quelli che ce l’hanno fatta, i salvati. …Non hanno uno zaino, una busta, una valigia: niente. Non parlano una parola di italiano e con l’inglese arrancano; mi guardano, mi fissano sospettosi e spaventati mentre entro nel magazzino abbandonato. Le reti sono state piazzate mesi fa, per impedire ai migranti di venire a nascondersi in questo squallido degrado. Hanno diciotto anni, ne dimostrano quattordici, uno ha appena un po’ di peluria sopra il labbro superiore. Non ci scambiamo che qualche parola mentre loro, una volta che gli giungo vicino, si alzano in piedi, non so se pronti alla fuga o in segno di rispetto verso un maschio bianco ricco, categoria questa che chi ha fatto la rotta ha imparato a temere”. Il racconto di Maurizio Pagliassotti (in La guerra invisibile. Un viaggio sul fronte dell’odio contro i migranti, Einaudi 2023) è capace di misurare la distanza tra noi e questi invisibili, questi poveri Cristi di carne dai quali la Sissi di pietra va difesa con le cancellate. E ora, per ospitare la Settimana Sociale dei Cattolici con papa Francesco e Mattarella, si è sgomberato il Silos, e cioè il luogo in cui, seppur in condizioni drammatiche, i migranti trovavano rifugio: e lo si è fatto non per dar loro alternative migliori, ma per non far vedere a quei potenti cristianissimi la sofferenza di questi poveri Cristi. E, titola pronto un giornale: “Normalità ripristinata al Silos di Trieste: un immobile con 44 arcate in pietra e 290 metri di lunghezza attende delle complesse pulizie per essere messo sul mercato: le trattative sono avviate e c’è già una disponibilità preliminare”. L’atroce normalità del mercato e della morte. Una piccola parte di Trieste reagisce, da tempo e nel modo più profondo ed umano. L’associazione “Linea d’ombra”, raccolta intorno alle figure straordinarie di Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi, riesce a mostrare ai migranti sopravvissuti alla rotta che anche qua esistono degli umani: che un incontro tra persone è ancora, nonostante tutto, possibile. La politica dei cancelli, quella delle persone: è qua, e non è nei confronti televisivi tra leader, che passa la faglia tra chi vuole il mondo com’è, e chi lo vorrebbe umano.
Di recente, Franchi ha connesso con la sua consueta, pacata, lucidità la violenza inaudita di Gaza e quella contro i migranti: “Noi cerchiamo di rompere l’indifferenza che è nelle società europee, che si rendono complici dei massacri che avvengono ogni giorno: quello che è avvenuto nel Mediterraneo, che sta avvenendo continuamente, le decine e migliaia di morti, sono la stessa cosa che sta avvenendo a Gaza cioè questa violenza senza nome che si chiama civiltà del mercato che si chiama capitalismo, che appare in tutte le manifestazioni, nei femminicidi e nelle morti sul lavoro che in Italia sono altissime: per cui il nostro venire tutti i giorni qui nella piazza ad accogliere i migranti in transito ed aiutarli a manifestare il loro diritto di andare dove vogliono è una piccola parte di questa lotta, di questa lotta contro la violenza che sta impossessandosi del mondo in maniere che ricordano l’ultima guerra, che ricordano il nazismo”. C’è tutta questa enormità in una banale vicenda di provincia di monumenti, cancelli e piscio. C’è tutta la politica che non troviamo altrove. C’è tutto intero il senso della nostra esistenza, a saperlo vedere.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Giugno 24th, 2024 Riccardo Fucile
INCENERITO UN PEZZO DI PINETA: LE AUTORITA’ ELLENICHE HANNO ARRESTATO 13 PERSONE CHE ORA RISCHIANO FINO A 20 ANNI DI CARCERE E MULTE FINO A 200 MILA EURO
Hydra è l’isola-gioiello greca a poca distanza da Atene, amata dai vip e da artisti come Leonard Cohen, dove non ci sono nemmeno le auto a impensierire residenti e visitatori. Ma venerdì il gesto irresponsabile di un gruppo di turisti che hanno visto bene di lanciare fuochi d’artificio dal loro yacht verso la riva, rischiava di innescare un incendio di vaste proporzioni come quelli che negli ultimi anni hanno devastato vaste aree in Grecia, con decine di morti.
Solo nell’ultima settimana c’è stato un morto a causa dei roghi, che spesso hanno origine dolosa. Le autorità elleniche hanno arrestato 13 persone, sospettate del gesto che ha incenerito un’area di quella che viene definita dai vigili del fuoco come “l’unica pineta dell’isola”. Secondo Kathimerini l’imbarcazione, identificata come Persefoni I, aveva quindi lasciato le coste di Hydra, attraccando sabato pomeriggio alla marina di Agios Kosmas ad Atene.
Poco dopo, le 13 persone sono state arrestate. I vigili del fuoco, appreso che l’incendio era stato causato da fuochi d’artificio lanciati da una barca, hanno chiesto alla guardia costiera le coordinate e i dettagli di tutte le imbarcazioni che venerdì notte si trovavano vicino a Hydra, nonché eventuali video. Fondamentale sarebbe stata la testimonianza del capitano di una nave vicina che ha assistito all’incidente.
Un gesto che ha provocato l’indignazione dei locali e del sindaco Giorgos Koukoudakis, che ha promesso un’azione legale contro i responsabili, chiedendo pene esemplari. Le fiamme sono state domate sabato pomeriggio. Non sono stati forniti dettagli sui sospettati (secondo indiscrezioni si tratterebbe di cittadini greci), oggi comparsi davanti a un giudice al Pireo per l’incriminazione formale.
La Grecia ha inasprito le pene per gli incendi dolosi, con i responsabili che ora rischiano fino a 20 anni di carcere e multe fino a 200.000 euro. Koukoudakis ha detto all’emittente pubblica Ert che le autorità dovrebbero comunque creare più zone antincendio e strade attraverso le foreste di Hydra. La Grecia conosce da molti anni drammatiche stagioni segnate dagli incendi, aiutati dal vento e dalle temperature altissime. Un altro rogo è scoppiato sabato sull’isola di Andros, hanno riferito i servizi di emergenza: quattro villaggi sono stati evacuati e aerei ed elicotteri hanno contribuito a lottare contro le fiamme.
Dopo l’inverno più caldo di sempre, la settimana scorsa il Paese ha registrato la prima ondata di caldo torrido dell’anno, con temperature che in alcune località hanno superato i 44 gradi. La protezione civile ha invitato alla massima vigilanza perché il rischio di incendi è “molto elevato”, soprattutto nella regione dell’Attica, nella penisola del Peloponneso e nella Grecia centrale.
Solo l’anno scorso, una violenta ondata di caldo durata due settimane è stata seguita da devastanti incendi in cui sono morte 20 persone. Il bilancio più drammatico risale però al 23 luglio 2018 quando un incendio ha travolto il villaggio di Mati, (fa parte del comune di Maratona, a nordest di Atene) e la vicina località di Kokkino Limanaki, uccidendo 102 persone.
(da agenzie)
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Giugno 24th, 2024 Riccardo Fucile
DOPO L’OMICIDIO I DUE SONO ANDATI A FARE IL BAGNO IN MARE
Ci sono già due fermi per l’omicidio del minorenne di 17 anni trovato morto ieri
sera, tra le sterpaglie, all’interno del parchetto Baden Powell, in centro a Pescara. Si tratta di due ragazzi, anche loro minorenni, uno dei due figlio di un comandante dei carabinieri della stazione locale, l’altro figlio di un noto avvocato della città che in queste ore sono interrogati in questura.
Subito dopo i fatti, secondo quanto emerso fino ad ora, sarebbero andati a fare il bagno al mare. Lì, probabilmente, si sarebbero disfatti del coltello utilizzato. Per recuperare l’arma sono in azione i sommozzatori dei vigili del fuoco. Massimo riserbo della Procura sull’accaduto, da cui trapela soltanto che “si tratta di un caso delicatissimo”. La paretela con un comandante dell’Arma appunto.
La ricostruzione
L’accoltellamento sarebbe scaturito da una lite ma ancora non sono chiari i motivi. Pare ci fosse di mezzo un debito di poche centinaia di euro, ma non è ancora chiaro se legati allo spaccio, ovvero all’acquisto ripetuto di droga non pagate.
I fatti sarebbero avvenuti ieri pomeriggio e il corpo è stato rinvenuto in tarda serata. Indaga la polizia. Il caso è seguito dal procuratore capo Giuseppe Bellelli. Il cadavere del ragazzo 17enne, affidato alla nonna e figlio di genitori albanesi che non vivono in Italia, presentava ferite da taglio. Sul posto si erano subito recati Bellelli assieme al sostituto Gennaro Varone e al procuratore minorile David Mancini, oltre al medico legale Christian D’Ovidio che ha eseguito una prima ricognizione della salma.
(da agenzie)
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