Agosto 8th, 2024 Riccardo Fucile
IL DIVARIO TRA SUD E NORD È NETTO: LA RISCOSSIONE IN CALABRIA SI FERMA AL 35%, CONTRO UNA MEDIA NAZIONALE DEL 65% – LA SITUAZIONE, ORA COMPENSATA IN PARTE DAI TRASFERIMENTI STATALI, È DESTINATA A PRECIPITARE CON L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA, QUANDO OGNI ENTE DOVRÀ CONTARE SOLO SULLE PROPRIE RISORSE
Si accerta poco, e si riscuote ancora meno, soprattutto nel Mezzogiorno. I divari tra quello che si potrebbe riscuotere, e quello che poi di fatto i Comuni riescono a incassare tra Imu, Tari e addizionale Irpef, si legge nell’ultima “Relazione finanziaria sugli enti locali” della Corte dei Conti, è di 158 euro per abitante nel 2021 e di 159 nel 2022, una dimensione che supera i 9 miliardi annui. Ma per il Lazio, la Campania, la Calabria e la Sicilia il divario netto è sempre superiore a 200 euro pro capite
Va ancora peggio per il capitolo tariffe, che include l’acqua, per i Comuni con le gestioni “in economia” (concentrate soprattutto nel Mezzogiorno), e poi le rette degli asili nido e delle mense scolastiche, gli affitti degli immobili comunali, i proventi dell’occupazione di suolo pubblico: a fronte di percentuali medie di riscossione che coprono sì e no il 65% dell’accertato, ci sono zone dove non si supera il 35-45%.
In particolare, le quote di riscossione per i Comuni calabresi si attestano, nel biennio 2021/2022, intorno al 31-35%, per quelli campani intorno al 40-47%, per quelli laziali intorno al 50-57%.
Dati che, ricorda la Corte dei Conti, sono coerenti con quelli della Nadef, che stima, per il 2021, il tax gap dell’Imu in un ammontare di circa 5,1 miliardi di euro, il 21,4% del gettito teorico, ma con fortissime differenze che vanno dal 40% della Calabria al 10,9% in Emilia-Romagna.
Una situazione che già adesso non viene compensata se non in parte dai trasferimenti statali, e che è destinata a precipitare con l’autonomia differenziata, quando ogni ente dovrà contare quasi esclusivamente sulle proprie risorse. Anche perché chi riscuote meno è obbligato a “congelare” parte della spesa, in previsione del fatto che non riuscirà a incassarla.
Al momento, spiega Andrea Ferri, responsabile della Finanza locale presso l’Anci, «nel Fondo crediti di dubbia esigibilità ci sono sei miliardi di euro». Una somma che però, nei fatti, non corrisponde in pieno alla mancata riscossione: «Soprattutto nel Mezzogiorno, anche per le difficoltà dovute al personale scarso, gli accertamenti procedono con lentezza, e spesso la riscossione si sposta all’anno successivo».
Ecco perché l’Anci ha chiesto «una riduzione dell’obbligo di accantonamento temporaneo di almeno il 20%, che libererebbe risorse di cui i Comuni potrebbero disporre per migliorare la gestione delle proprie entrate».
Nel Mezzogiorno, dove la base imponibile è minore, e quindi gli introiti da riscuotere sono ancora più bassi, l’Agenzia delle Entrate punta poco sul recupero dell’evasione di piccolo taglio, lamentano i Comuni. Gli ultimi dati mostrano un aumento del 10,6% del recupero dei crediti, con una forte rimonta del Sud, e un picco del 63,2% per la Sicilia.
(da agenzie)
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Agosto 8th, 2024 Riccardo Fucile
“DUE ORE DI CODA PER IL BUS”… “89 EURO PER UNA CORSA DI TAXI DI 5 MINUTI”… “UN LETTINO COSTA 500 EURO”: SPIEGEL NON CI FA SCONTI
L’Italia è da sempre una meta molto apprezzata dai turisti di tutto il mondo: non manca nulla, dalle spiagge paradisiache circondate da acque cristalline alle città d’arte dove immergersi nella storia e nell’archeologia. Qualcosa, però, nel corso del tempo deve essere andato storto, perché oggi il Belpaese riceve moltissime critiche. La situazione è forse sfuggita di mano: da un lato un turismo aggressivo, dall’altro pochi investimenti per contenere il fenomeno e accogliere i turisti in modo adeguato, offrendo loro un’esperienza positiva. Oggi, chi arriva in Italia d’estate carico di aspettative, spesso se ne va deluso: è la denuncia dello Spiegel, giornale tedesco. Un articolo firmato da Frank Hornig e redatto a Noto, in Sicilia, ha evidenziato le tante carenze del Paese, giudicato sovraffollato e costoso.
Le critiche all’Italia
Versi di poesie, pagine di romanzi, scene indimenticabili di film: l’Italia è sempre stata descritta in modo romantico, come un luogo affascinante, ricco di bellezza, senza eguali nel mondo. È così che la immaginano i turisti che per questo la scelgono per le loro vacanze. Il rischio di delusione, però, è dietro l’angolo. Non è affatto piacevole scontrarsi con la realtà, fatta di tanta disorganizzazione. L’analisi fatta dallo Spiegel non è esaltante, parla di un vero e proprio shock e di un’abissale differenza rispetto alle iconiche vacanze italiane del passato dell’immaginario comune.
Secondo l’editoriale, il turismo in Italia è diventato un lusso per pochi, che mette a udra prova la pazienza e il portafogli. Nell’articolo si legge:
In Costa Smeralda, in Sardegna, le camere d’albergo vengono vendute per diverse migliaia di euro a notte. Un lettino sulle spiagge toscane a volte costa 500 euro o più al giorno.
A supporto delle tesi del giornale ci sono anche i tiktoker, i quali coi loro video in cui espongono le rispettive esperienze negative, confermano la tendenza. Usando su TikTok l’hashtag come “instagram VS realtà” compaiono diversi video in cui i viaggiatori raccontano le loro disastrose situazioni: assenza di aria condizionata, file lunghissime, pochi taxi, spazzatura ovunque. “Devi aspettare il traghetto con più di 30 gradi” è la lamentela della tiktoker Lexi Jordan a proposito del suo viaggio ad Amalfi. Altri si lamentano delle “due ore di coda per un autobus” o degli “80 euro per una corsa in taxi di cinque minuti”.
Il giornalista dello Spiegel cita grandi artisti del passato, che hanno decantato ed elogiato l’Italia per il suo fascino: che ne è stato di quella magia? Le criticità principali vanno dall’aumento incontrollato dei prezzi al sovraffollamento fino alle difficoltà negli spostamenti. È come se il Paese non fosse riuscito a stare al passo coi tempi, a migliorarsi, a soddisfare le esigenze di un turismo moderno, sicuramente diverso da quello di decenni fa. La sfida dei prossimi anni, da vincere necessariamente, è proprio questa.
(da Fanpage)
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Agosto 8th, 2024 Riccardo Fucile
SI TRATTA DEL PRIMO INTERVENTO AL MONDO CON GUIDA ECOCARDIOGRAFICA INTRACARDIACA… LA VALVOLA, POSIZIONATA ATTRAVERSO UNA VENA DELL’INGUINE, HA EVITATO L’APERTURA DEL TORACE ALLA PAZIENTE CHE AVREBBE CORSO TROPPI RISCHI CON UN’OPERAZIONE TRADIZIONALE
Una ‘puntura’ in una gamba del paziente per impiantare una valvola cardiaca. Così un intervento di minimo impatto, senza apertura del torace, effettuato all’Ospedale del Cuore di Fondazione Monasterio, a Massa (Massa Carrara). La valvola è la tricuspide e ha il delicatissimo compito di presiedere al corretto flusso del sangue evitando che torni indietro nel suo percorso.
Il team di Monasterio, in collaborazione con l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana (Aoup), ha impiantato una valvola tricuspide con un intervento che la stessa Fondazione definisce “straordinario”, che si è svolto nell’ambito di uno studio internazionale, e che “ha portato ai massimi livelli la mini invasività”. Il team di Monasterio, guidato da Sergio Berti, direttore di Cardiologia Diagnostica e Interventistica, in collaborazione con i colleghi del dipartimento Emodinamica dell’Aoup diretto da Marco De Carlo, ha eseguito l’impianto, il primo in Toscana da accesso femorale venoso e il primo al mondo con guida ecocardiografica intracardiaca.
La valvola è stata impiantata in una paziente fragile, in cura a Pisa e affetta da grave insufficienza tricuspidale non riparabile con tecniche percutanee e che, per il complessivo quadro clinico, avrebbe corso rischi troppo elevati se sottoposta a intervento chirurgico tradizionale. La paziente, spiega una nota, “è stata quindi proposta a Monasterio per essere sottoposta a questo innovativo intervento, eseguito nell’ambito di uno studio sperimentale che coinvolge Italia, Spagna, Germania e Canada: la valvola cardiaca è stata posizionata, attraverso una vena dell’inguine, evitando così l’apertura del torace”.
La mini invasività “estrema” è stata resa possibile solo grazie all’imaging cardiaco di elevato livello che ha fornito ogni dettaglio anatomico della paziente guidando il medico nell’impianto corretto della valvola. “Le protesi impiantabili attraverso cateteri – spiega De Carlo – rappresentano una nuova opzione terapeutica a basso rischio operatorio. La prima di queste è disponibile per l’uso commerciale da pochi mesi, mentre altri dispositivi sono ancora in fase di studio clinico, tra cui quello impiantato nella nostra paziente a Massa e un altro con l’Aoup come unico centro coinvolto in Toscana”.
Secondo Marco Torre, dg di Monasterio, “anche questa volta la sanità toscana dimostra di saper fare rete”. Silvia Briani, dg dell’Aoup, aggiunge che “un risultato come questo, che ha risonanza mondiale, non sarebbe possibile se non fosse altissimo il livello professionale di coloro che lavorano nei nostri ospedali”.
(da agenzie)
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Agosto 8th, 2024 Riccardo Fucile
“CHE DOVRÀ FARE UN PREFETTO COI GRANCHI BLU? ARRESTARLI TUTTI? ESTRADARLI? NON ERA MEGLIO NOMINARE UN ESPERTO DI FAUNA ITTICA? O FORSE QUESTO GOVERNO A OGNI PROBLEMA SA RISPONDERE SOLO CON L’UOMO D’ORDINE?”
Ora che da un paio d’annetti ci siamo abituati all’invasione dei granchi blu sulle coste del Belpaese, è che per risolvere quella che tutti affermano essere una grave emergenza ambientale e piscatoria, ovvero economica, l’ineffabile ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, il Lollo, in conferenza stampa con il ministro Gilberto Pichetto Fratin dell’Ambiente, ormai una consolidata compagnia di giro, abbia deciso di nominare un “commissario straordinario per l’emergenza granchio blu”.
Scelto nella degnissima persona dell’ex prefetto di Rovigo e poi Ravenna, Enrico Caterino. Ma che dovrà fare un prefetto coi granchi blu? Arrestarli tutti? Estradarli? Se davvero, ed è vero, “il granchio blu ha compromesso alcune attività economiche e rischia di compromettere l’intero ecosistema marino” non era meglio nominare un esperto di fauna ittica? O forse questo governo a ogni problema sa rispondere solo con l’uomo d’ordine?
(da agenzie)
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Agosto 8th, 2024 Riccardo Fucile
DOMANI LO SCIOPERO DEGLI OMBRELLONI: “PER NOI HA FATTO PIÙ DRAGHI DI MELONI”…I TASSISTI SUL PIEDE DI GUERRA: “LA DESTRA HA DIMOSTRATO LA SUA INCAPACITÀ A RISOLVERE I PROBLEMI DEL NOSTRO SETTORE”
Domani in molte spiagge gli ombrelloni saranno chiusi per protesta dei balneari contro il governo, accusato di non aver adottato interventi chiarificatori sulle concessioni demaniali marittime. “Per noi ha fatto più Draghi di Meloni”, si è spinto a dire al Foglio Antonio Capacchione, presidente del sindacato balneari, mettendo di fatto la parola fine alla storia d’amore fra i proprietari degli stabilimenti e il governo Meloni. Quella dei balneari non è l’unica categoria a sentirsi tradita dal governo di centrodestra. Anche i tassisti, ad esempio, sono ancora sul piede di guerra, dopo lo sciopero nazionale tenuto lo scorso 21 maggio a Roma (con annessi scontri con le forze dell’ordine) per protestare contro il rilascio di nuove licenze e l’apertura alle multinazionali.
“Questo governo, come i precedenti, ha dimostrato la sua incapacità a risolvere i problemi del nostro settore”, dice Nicola Di Giacobbe, coordinatore del sindacato Unica Taxi Cgil. “Parliamo di un servizio pubblico a disposizione di un’utenza indifferenziata, dove gli operatori non rispondono né della tariffa né della modalità di esercizio, che sono invece definite dalle amministrazioni comunali. Dal governo siamo ancora in attesa dei decreti attuativi sul settore e in particolare sull’uso della tecnologia. Bisogna creare i presupposti affinché l’intermediazione che viene svolta dalle multinazionali, come Uber, non vada a mettere in crisi il sistema del servizio pubblico”. Di Giacobbe prosegue: “Dal governo, in particolare dai ministri Salvini e Urso, ci aspettiamo delle risposte, che però non arrivano. A settembre avanzeremo di nuovo le nostre richieste con l’indicazione di un fermo nazionale. Salvini e Urso sono come due pifferai magici, ma dopo due anni di governo hanno perso pure il fiato per il piffero”.
Ci sono poi i costruttori edili. “Siamo pronti a tutelare i diritti del Superbonus”, disse Meloni in campagna elettorale. Giunta a Palazzo Chigi, la leader di FdI ha stoppato la cessione del credito. “Il 99 per cento delle forze politiche sono sempre state favorevoli al Superbonus e anche alle proroghe. Poi lungo la via si sono resi conto che la spesa non era sotto controllo, un rischio che noi avevamo denunciato”, dice Federica Brancaccio, presidente di Ance. “Poi c’è stata una chiusura disordinata. Nel corso del tempo sono intervenute innumerevoli modifiche per arginare le spese, che però di fatto hanno colpito anche imprese e famiglie che avevano affrontato in maniera seria questa misura”, denuncia Brancaccio. “Chiusa questa pagina, bisogna aprirne un’altra, su cui da tempo chiediamo un confronto: una riorganizzazione dei bonus edilizi e una politica di ampio respiro e sostenibile per rispondere alla direttiva green. Al momento non vediamo questa disponibilità. Speriamo che ci sia dopo l’estate”.
Persino una categoria da sempre ritenuta bacino elettorale di FdI, come quella della polizia penitenziaria, è da mesi in rotta di collisione con l’esecutivo. “Apprezziamo la vicinanza e l’impegno del sottosegretario Delmastro Delle Vedove, ma il recente decreto carceri adottato dal governo è troppo timido. Il governo poteva e doveva fare di più”, afferma Donato Capece, segretario generale del Sappe. “Il problema vero è ridurre il numero spropositato di detenuti. Noi non siamo favorevoli né all’indulto e né all’amnistia, ma bisogna credere nelle misure alternative. Ci sono 23 mila detenuti con una pena residua da scontare al di sotto dei tre anni che potrebbero essere affidati tranquillamente ai lavori sul territorio”. “Come polizia penitenziaria abbiamo cinquemila unità in meno rispetto alla pianta organica”, sottolinea Capece, aggiungendo di aver anche denunciato al ministero della Giustizia la mancanza di dispositivi di protezione individuale: “A volte i detenuti per protesta incendiano i materassi, ma noi non abbiamo neanche le maschere antigas per andare ad aprire immediatamente le celle e salvare la vita ai detenuti. Dobbiamo usare un fazzoletto bagnato sul viso”.
L’ultima categoria a essere rimasta “scottata” dalle mosse del governo è quella degli albergatori. L’ipotesi di un aumento fino a 25 euro della tassa di soggiorno ha generato allarme tra gli operatori del settore. “La nuova tassa sarebbe una mazzata, i turisti fuggiranno in Croazia”, ha detto al Foglio Claudio Scarpa, direttore di Federalberghi Venezia, avvertendo che l’imposta “penalizzerebbe soprattutto le strutture ricettive più fragili”. L’ennesima categoria vicina alla destra che ora si ribella al governo di destra.
(da ilfoglio.it)
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Agosto 8th, 2024 Riccardo Fucile
DOPO LA DELUSIONE NEL MASCHILE, NEL VOLLEY FEMMINILE CI AFFIDIAMO A DUE CAMPIONI CHE HANNO SCELTO DI ESSERE ITALIANI
C’è ancora una chance di sfatare la maledizione olimpica del volley. E la speranza è affidata a due fuoriclasse: Julio Velasco e Paola Egonu. La maledizione dei Giochi è questa: l’Italia domina la scena mondiale, inventa tattiche, esporta tecnici; ma l’oro olimpico nella pallavolo alla fine ci sfugge sempre.
Ieri in semifinale la Francia ci è stata superiore, sospinta da un tifo che non si era sentito neppure a Pechino 2008; e i nostri hanno sbagliato troppo, in battuta e non solo. Ma, in realtà, la pallavolo è una benedizione per noi italiani. E non solo perché le donne qui a Parigi sono in semifinale per la prima volta nella storia.
La pallavolo sembra ormai essere diventata il vero sport nazionale degli italiani; ovviamente non a livello di club ma a livello di nazionale (visto quello che combinano i calciatori azzurri). Quattrocentomila tesserati. Tre italiani obbligatoriamente in campo per ogni squadra in ogni partita. Quattordici nazionali di giovani e giovanissimi, più la squadra paralimpica femminile che si è classificata per il torneo di sitting volley, la pallavolo da seduti. Non soltanto campioni; una scuola, un movimento. Non a caso sono italiani molti ct in servizio all’estero. La Francia che ci ha sconfitti è allenata da un nostro veterano, Andrea Giani (che però non ha cantato la Marsigliese).
La Turchia con cui stasera le azzurre si giocano l’ingresso in finale è guidata da Daniele Santarelli, che da cinque anni è il marito del nostro libero, Monica De Gennaro. La Polonia ha come coach Stefano Lavarini. Le serbe che abbiamo sconfitto 3-0, dopo che loro ci avevano battuto 3-0 sia a Rio sia a Tokyo, sono allenate da un altro tecnico italiano, il modenese Giovanni Guidetti.
Tempo fa, quando guidava la Turchia (ha anche sposato una giocatrice turca), Guidetti dopo aver battuto l’Italia cedette alla tensione agonistica e rivolse allo storico presidente federale, il parmigiano Carlo Magri, un clamoroso gesto dell’ombrello.
Al momento di passare le consegne all’attuale presidente, Giuseppe Manfredi da Alberobello, Magri si fece giurare: «Come ct prendi chi vuoi, chiunque, ma non Guidetti». Per non sbagliare, Manfredi ha preso Velasco. Il più grande tecnico di pallavolo mai esistito.
Soltanto Julio poteva gestire un fenomeno come Paola Egonu. Gli altri non riuscivano a scendere dall’altalena su cui ti porta una fuoriclasse che un giorno è euforica, un altro arrabbiata con il mondo. Ora Paola ha trovato stabilità con un fidanzato, Leonardo Puliti, manager della sua società, il Monza; e ha trovato in Velasco la migliore guida tecnica e tattica che potesse sognare. Come vice, Julio ha il suo vecchio schiacciatore, Lorenzo Bernardi, e l’allenatore con più titoli, Massimo Barbolini: come se Ancelotti facesse da vice a Guardiola.
La leggenda della maledizione è nata dalle quattro finali olimpiche perse. A parte il beach-volley a Rio, che fu una bella sorpresa, le altre volte eravamo favoriti: gli Invincibili di Velasco cedettero per una palla ad Atlanta 1996 contro l’Olanda; ad Atene 2004 il sestetto con Giani schiacciatore perse con il Brasile; a Pechino 2008 le ragazze mancarono la finale perché dovettero rinunciare alla loro fuoriclasse Aguero; a Rio 2016 perdemmo con il Brasile che avevamo sconfitto 3-0 nel girone.
Ora ci aggrappiamo a due nuovi compatrioti: Paola Egonu è figlia di un camionista di Lagos e di un’infermiera di Benin City; Julio Velasco fuggì dalla dittatura argentina; entrambi hanno scelto di essere italiani, e oggi sono la nostra pallavolo.
(da Il Corriere della Sera)
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Agosto 8th, 2024 Riccardo Fucile
UN’OPERA AL GIORNO SUI MURI DELLA CAPITALE: UNA CAPRA, DUE ELEFANTI, TRE SCIMMIE. TEMA: IL DESTINO DELLA TERRA
Terza puntata. Se ne attendono altre nei prossimi giorni. Riprendendo lo stile dei suoi interventi «classici» dei primi anni Duemila, Banksy ha utilizzato la tecnica degli stencil monocromi. Dallo scorso 5 agosto, ha iniziato a postare sul suo sito e sul suo profilo Instagram gli esiti in bianco e nero di alcune recenti scorribande londinesi. Dapprima, nell’area di Kew Bridge, è apparso The Goat: sulla sporgenza della parete bianca di un edificio, una capra in equilibrio. Sembra sulla vetta di una montagna: guarda giù, mentre cadono piccoli sassi. Ed ecco, in un’altra strada della capitale inglese, incastonati dentro finestre cieche sulla facciata di un palazzo, due elefanti che si osservano e allungano le proboscidi: per abbracciarsi o forse per combattere. Infine, su un ponte della metropolitana, tre scimmie intente a esibirsi in acrobatiche danze.
E oggi… Siamo dinanzi a un capitolo ulteriore del bestiario composto da Banksy nel corso degli anni: uccelli, colombe, scimmie, topi… Un’opera in progress, che potrebbe essere letta come un omaggio a La fattoria degli animali di George Orwell. Come un polittico urbano scomposto e diffuso, che combina fiction e apocalisse.
Innanzitutto, Banksy ricorre a un artificio già sperimentato nell’ottobre 2013, durante un soggiorno newyorkese. Da una parte, il ribelle di Bristol: il cattivo. Dall’altra parte, i suoi avversari: il NYPD (New York Police Department). Ogni giorno, una nuova puntata. Per eludere il controllo della polizia, Banksy si muoveva come un sovversivo. Lasciava graffiti ovunque, in attesa che venissero fotografati e rilanciati sui social. Senza confessarlo, aveva trasformato la sua residenza newyorkese in un happening rivolto al pubblico del web
Astuto conoscitore delle regole su cui si fondano i media, Banksy ora ha replicato quelle ritualità. Dapprima, il momento performativo: attento a non farsi pedinare e scoprire, l’artista intraprende un’azione clandestina, disseminando le sue scritture corsare nel corpo della metropoli. Come tracce lasciate dietro di sé. O come impronte, che testimoniano un transito appena avvenuto. Per certificare l’autografia delle sue iconografie, le pubblica sul web e sui social: in questo modo le diffonde, le moltiplica e le rimette in circolo, incurante del sistema dell’arte.
Il tema di questa ultima fiction in progress è il tragico destino del nostro pianeta. Analogamente a quel che ha fatto Blu con il murale dipinto a Campobasso nel 2020 — panda titanici pronti a occupare moderne torri di Babele — Banksy sembra annunciare un’apocalisse imminente. Sempre incline a guardare drammatici passaggi dell’attualità politica con ironia e sarcasmo, portato a coniugare sensibilità giornalistica e gusto per lo straniamento fino a lambire i territori dello humour nero, ci consegna ora una favola al contrario. Per farsi profeta di una realtà in cui gli animali assediano un mondo sempre più disumano, anestetizzato, controllato, standardizzato. Risposta all’idolatria della tecnica, capre, elefanti e scimmie incarnano valori alternativi e originari. Ingenuità. Istinto. Vitalità. Irrequietezza. Capacità di ribellarsi, di non sottostare al buon senso. La sfida di Banksy l’anarchico: intonare un canto alla libertà tra le strade di Londra.
(da agenzie)
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Agosto 8th, 2024 Riccardo Fucile
L’AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA HA EROSO IL POTERE D’ACQUISTO DEGLI ITALIANI… I SALARI REALI SONO RIMASTI QUELLI DI 20 ANNI FA
Il divario tra la crescita degli stipendi e l’aumento del costo della vita continua a essere una questione critica per l’Italia. Secondo i dati dell’Ocse, i salari reali nel nostro Paese sono rimasti quasi invariati negli ultimi due decenni, mentre il costo della vita è aumentato, erodendo il potere d’acquisto dei lavoratori italiani. Per Giacomo Calef, country head Italia di NS Partners, questo fenomeno è strettamente collegato alla stagnazione della produttività, una misura chiave dell’efficienza economica.
«Negli ultimi venti anni, l’Italia ha registrato una crescita annuale media della produttività del -0,3%, mentre la media dei Paesi Ocse ha visto un incremento del +0,3%». Il rallentamento della produttività è il risultato di investimenti insufficienti in tecnologia e istruzione e di una scarsa allocazione delle risorse.
Per il 2023, l’Istat riporta che l’Italia ha destinato circa 16 miliardi di euro alla ricerca e sviluppo (R&S), un incremento del 5,2% rispetto all’anno precedente. «Tuttavia, questo investimento equivale solo all’1,5% del Pil, un valore nettamente inferiore rispetto ai principali partner europei: la Germania ha investito il 3,13% del suo Pil in R&S, mentre la Francia ha allocato il 2,35%» mette in evidenza il country head Italia di NS Partners.
Il gap tra l’Italia e le altre economie avanzate è evidenziato dai dati sul Pil reale. Secondo Bloomberg, l’Italia ha visto una crescita del Pil inferiore rispetto alla Germania e alla Francia. In questo contesto, l’inflazione elevata influisce pesantemente: con un’inflazione al 1,3% e un calo dell’industria pari al -5,6% a luglio (rispetto al -3,3% di giugno), il divario tra la crescita degli stipendi e il costo della vita potrebbe amplificarsi ulteriormente.
Inoltre, un report di S&P Global prevede che il 18% delle imprese italiane aumenterà i prezzi di vendita nei prossimi 12 mesi, trasferendo le pressioni inflazionistiche sui consumatori e aggravando ulteriormente il divario tra salari e costo della vita.
(da milanofinanza.it)
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