Maggio 26th, 2025 Riccardo Fucile
IL BIG BANG IN VATICANO È ESPLOSO IL 22 MAGGIO QUANDO LA DUCETTA HA SBANDIERATO AI QUATTRO VENTI IL CONTENUTO DI UN COLLOQUIO TELEFONICO CON PAPA PREVOST CHE, PRIVO DI UN’AUTORIZZAZIONE DELLA SANTA SEDE, DOVEVA RIMANERE STRETTAMENTE RISERVATO… L’INDIGNAZIONE DELLA CURIA NEL VEDER IL VATICANO TRATTATO DA MELONI MANCO FOSSE UNA PROPAGGINE DEL SUO MINISTERO DEGLI ESTERI, AVREBBE SPINTO PAROLIN A PRENDERE CARTA E PENNA PER UNA NOTA DI PROTESTA ALL’AMBASCIATORE ITALIANO PRESSO LA SANTA SEDE
Questa volta, la Statista della Garbatella l’ha combinata grossa, ma grossa davvero. “E’ un’offesa
enorme al Santo Padre, oltre che un errore diplomatico gravissimo”, è in sintesi il sentimento di fortissima irritazione che trapela dai palazzi apostolici romani.
E aggiungono, indignati: “Non si interloquisce con il Papa per poi sputtanare ai quattro venti il contenuto di un colloquio telefonico che, mancando di un’autorizzazione della Santa Sede, doveva rimanere strettamente riservato”.
Il big bang in Vaticano è esploso il 22 maggio dopo l’incontro a Palazzo Chigi di Meloni con il primo ministro danese, Mette Frederiksen.
Ai taccuini dei cronisti, la Ducetta ha dettato, pimpantissima, quanto segue: “In questi giorni siamo costantemente in contatto con diversi leader a livello europeo e americano. Ho sentito qualche ora fa Trump l’ultima volta, lavoriamo per avviare un nuovo turno di negoziati”.
E ha proseguito: “Siamo al lavoro con molti leader europei e Usa per arrivare prima possibile a negoziati che possano partire dal livello tecnico e poi raggiungere il livello politico”. Per concludere: “Penso sia molto preziosa la disponibilità che il Vaticano e il Pontefice, che ho sentito martedì scorso, hanno dato’’.
I lanci delle agenzie stampa sono stati pure rinforzati da un comunicato del governo, nel quale si legge che la signorina premier con una figlia poco cristianamente fuori dal santo matrimonio, ha trovato “nel Santo Padre la conferma della disponibilità ad ospitare in Vaticano i prossimi colloqui tra le parti“. Il confronto tra i due ha dato seguito, ci fa sapere la premier de’ noantri, alla “richiesta” di Donald Trump di sondare il terreno presso la Santa Sede rispetto ad un potenziale coinvolgimento della diplomazia pontificia nei negoziati in corso (o meglio in stallo) sulla guerra d’Ucraina.
Non solo la Ducetta si è arrogata il diritto di sbandierare ai quattro venti una telefonata privata con Papa Prevost che, del resto, fin dal primo giorno di pontificato ha espresso la disponibilità del Vaticano come cornice per i prossimi negoziati di pace tra Mosca e Kiev.
Ma quando, in preda alla folle ambizione e alla suprema arroganza, la
“Vedova” della special relationship con Trumpin, ha pensato che era giunto il momento di “arruolare” Papa Leone XIV, è arrivata al punto di straparlare di “negoziati che possano partire dal livello tecnico e poi raggiungere il livello politico”; beh, la misura della santa pazienza cristiana era colma.
L’irritazione (eufemismo) in Vaticano, nella pia persona di Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, ha toccato livelli infernali.
Quando mai la Santa Sede svolge un ruolo di mediatore politico? Il Papa americano, intanto, si era limitato ad offrire la semplice ospitalità delle stanze vaticane come ”territorio neutro” ad eventuali incontri negoziali. Secondo: in diplomazia, quella di spiattellare sulla pubblica piazza le connessioni che dovrebbero avvenire nel riserbo delle porte chiuse, è una pratica a dir poco insolita.
Ma la “Cosetta” di Palazzo Chigi, per mostrarsi presente nello scacchiere internazionale e non finire nel secchio dell’irrilevanza politica, si è beccata oggi l’ironia di Marco Travaglio, sul “Fatto quotidiano”: “Faccia da ponte. “Meloni sente il Papa” (Corriere della sera, Repubblica, Giornale, Nazione, 21.5). “Meloni chiama il Papa” (Messaggero, 21.5). “Meloni ottiene il sì del Papa” (Libero, 21.5). Già ponte fra Trump e l’Europa, ora lo è fra il Papa e il Padreterno”.
L’indignazione vaticana, che nelle loro pie parole si traduce in “forte disagio”, nel veder il Santo Padre trattato da Meloni manco fosse una propaggine del suo ministero degli Esteri, avrebbe addirittura spinto Parolin a prendere carta e penna per una nota di protesta all’ambasciatore italiano presso la Santa Sede. Iniziatva che, per ora, a quanto pare, giace sulla scrivania del Pontefice priva del suo assenso.
Quello che è certo che d’ora in poi, al Palazzo Apostolico saranno meno disponibili a ricevere telefonate dalla diabolica “influencer” di Palazzo Chigi.
Oltre tutto, al di là del Tevere, tengono molto alla discrezione e al basso profilo, soprattutto per evitare che le operazioni diplomatiche in corso, come quelle per il rimpatrio dei bambini ucraini e lo scambio dei prigionieri, possano essere sabotate da improvvide dichiarazioni di propaganda politica.
E infatti, il coinvolgimento del Vaticano, evocato dalla premier verticalmente svantaggiata, ha immediatamente indispettito la Russia, che prima con il ministro degli Esteri Lavrov e poi con il patriarca della chiesa ortodossa russa Kirill hanno preso le nette distanze da un’eventuale trattativa di pace sul suolo della Santa Sede.
l patriarca fedelissimo di Putin, e schieratissimo per l’intervento militare (la guerra va combattuta per “Lealtà al piano di Dio”), ha chiuso la porta all’ospitalità del Vaticano precisando che il Trono di Pietro dovrebbe piuttosto impegnarsi a difendere la libertà religiosa degli ortodossi fedeli al Patriarcato moscovita in Ucraina.
E’ la prima ”crisi diplomatica” del novello pontificato di Papa Prevost, il cui percorso sarà nettamente diverso dal pontificato di Bergoglio.
Tanto era mediaticamente esposto e pasticcione Papa Francesco, tanto è discreto e attento alle forme il missionario agostiniano Prevost (che non a caso evita di parlare a braccio e prepara prima i suoi discorsi). Un pontefice che non viene da fuori ma, come ex responsabile del Dicastero dei Vescovi, conosce bene la giungla della Curia romana, quindi, come si dice a Roma, sta in campana: rispetta tutti ma non dà confidenza a nessuno.
Ma non è finita. Lo scivolone egolatrico di Giorgia Meloni ha offeso la struttura diplomatica della Curia romana anche perché è avvenuto in coda all’incontro con la premier di un Paese, la luterana Danimarca, il cui capo religioso è il re, Frederik X, che ha una conoscenza marginale del cattolicesimo.
”L’offesa enorme” della Giorgia dei due mondi (per la cronaca, Colle Oppio e Garbatella) si poteva evitare? Forse un più attento monitoraggio e controllo da parte del Dicastero della comunicazione vaticana avrebbe limitato i danni.
La squadra composta da Paolo Ruffini (Prefetto del Dicastero per la comunicazione) e Andrea Tornielli, (Direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede) è attualmente in prorogatio dopo la morte di Bergoglio (con la formula “Donec aliter provideatur”, “finché non si provveda diversamente”).
Ruffini e Tornielli sono stati i dioscuri dell’era Bergoglio, gestendo con molti inciampi, e tanti svarioni, i 12 anni del suo pontificato, ivi compresa la disastrosa comunicazione nei giorni della scomparsa di Francesco e il conseguente Conclave.
Ora, Leone XIV potrebbe considerare conclusa una precisa fase della comunicazione vaticana, che molto ha risentito del protagonismo movimentista del Pontefice argentino, e procedere, più in là, a un cambio al vertice.
Nel mirino potrebbe finire anche Matteo Bruni, direttore della Sala Stampa, che si è fatto notare il giorno della morte di Bergoglio per una figura barbina. Dopo l’annuncio ufficiale dei cardinali Farrell, Parolin e Pena Parra, un giornalista americano. da secchione, gli ha chiesto: “La notizia può essere considerata ufficiale?”. E lui ha risposto: “Adesso mi informo…”
(da Dagoreport)
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Maggio 26th, 2025 Riccardo Fucile
DAL MONDO DELLA LOGISTICA ALLA MILITANZA NEL PD, SENZA MAI FAR PARTE DI UNA CORRENTE
Una figura distante dalle conflitturalità interne al Partito democratico, che si vedono su scala nazionale: «Non è mai stato un uomo di corrente
La città di Ravenna ha incoronato il suo nuovo sindaco
Una vittoria garantita anche dalla larghissima coalizione di centrosinistra che ha alle sue spalle: Barattoni è sostenuto dalle liste di Pd, Avs, M5s, la lista civica Ama Ravenna, Progetto Ravenna, formato da Iv, Azione, +Europa e Socialisti e la lista del Partito Repubblicano.
Chi è Alessandro Barattoni
Politico ma non solo. Barattoni ha 42 anni, è segretario provinciale del Partito democratico, ex consigliere comunale, con un’esperienza maturata nel settore della logistica. Un comparto chiave in una città come Ravenna, profondamente legata al porto e al commercio marittimo. È sposato e padre di un figlio.
La linea politica
Il suo nome è stato il primo a prendere forma quando De Pascale si dimise con anticipo dall’incarico di amministratore della città per andare alla guida della Regione. Fin da subito, è apparso come una scelta ‘comoda’ per il centrosinistra. Non solo per il suo ruolo di segretario provinciale del Pd, ma anche per la sua lunga militanza nel partito, che gli ha permesso di conoscerne profondamente le dinamiche interne.
Altro punto a suo favore, la distanza dalle conflittualità tra dem: difficile definirlo ‘riformista’ o ‘filo-Schlein’, come sottolineano alcuni esponenti del Pd, perché «non è mai stato un uomo di corrente». E considerando le divisioni che attraversano il Pd sul piano nazionale, si tratta di un aspetto tutt’altro che scontato.
Il post di De Pascale
Sabato, alla vigilia della chiamata alle urne, De Pascale ha dedicato un post sui social a Barattoni. «Alessandro è la persona giusta per guidare Ravenna – si legge – Lo è perché ha cuore, testa e radici ben piantate nella nostra comunità. Perché ascolta, studia, decide. È una persona concreta, competente, onesta. Ha visione, ma anche umiltà. Ha coraggio, ma anche
senso della misura. E ha quella cosa che conta più di tutte: l’amore per Ravenna».
(da agenzie)
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Maggio 26th, 2025 Riccardo Fucile
VITTORIA AL PRIMO TURNO A GENOVA E RAVENNA… BALLOTTAGGI IN TESTA A TARANTO E MATERA
«Dopo una bellissima campagna elettorale tra le persone» per le elezioni comunali 2025 «arrivano
due straordinarie vittorie al primo turno a Genova e Ravenna con Silvia Salis e Alessandro Barattoni, a cui va il nostro abbraccio e l’augurio di buon lavoro».
A dirlo è la segretaria del Partito democratico Elly Schlein, dopo i primi risultati del voto di ieri e oggi, domenica 25 e lunedì 26 maggio, e a spoglio ancora in corso. «Il Pd che cresce di 8 punti rispetto alle ultime elezioni ed è primo partito – ha proseguito -. Vinciamo anche ad Assisi
con Valter Stoppini e a Taranto andremo al ballottaggio in netto vantaggio. Ormai è chiaro: il centrodestra esulta per i sondaggi, noi vinciamo le elezioni».
Schlein ha poi sottolineato come il Pd stia confermando la propria crescita, dopo i successi delle regionali dello scorso anno e delle europee. «Essere testardamente unitari, è necessario ripeterlo oggi più che mai, non è una tesi o un dibattito politologico, ma un dato oggettivo: uniti si vince, congratulazioni a tutte le forze che hanno contribuito a queste belle vittorie!», ha concluso.
I risultati del centrosinistra
Alle elezioni amministrative a Genova ha vinto, al primo turno, l’ampia coalizione di centrosinistra (Pd, M5s, Avs, Azione e Iv) che sosteneva Silvia Salis, che sarà quindi la nuova sindaca del capoluogo ligure. «Dedico la vittoria a mio padre», ha detto la neo prima cittadina dopo l’annuncio della vittoria.
Anche a Ravenna, la roccaforte rossa non ha tradito il Partito democratico. Tutti si aspettavano una larga vittoria al primo turno per il centrosinistra, e così è stato. Alessandro Barattoni, 42 anni, alla guida di una coalizione in versione campo larghissimo, è infatti il nuovo sindaco della città.
(da agenzie)
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Maggio 26th, 2025 Riccardo Fucile
ANCHE I DATI DELL’ULTIMO SONDAGGIO SWG LO CONFERMANO: 49,2% CONTRO 48,1%
È il Pd di Elly Schlein il partito che guadagna più consensi nell’ultima settimana. È quanto emerge dal sondaggio sugli orientamenti di voto di oggi, 26 maggio, realizzato da Swg per il TgLa7.
Il Partito democratico passa dal 22,5% al 22,8%. La distanza che lo separa da Fratelli d’Italia resta però pressoché intatta. Il partito della premier
Giorgia Meloni cresce infatti dal 30,3% al 30,5%. Restano pure invariati i consensi per il Movimento 5 stelle (fermo al 12,4%) e per la Lega (8,4%). Scendono invece Forza Italia (da 8,3% a 8%) e Alleanza Verdi-Sinistra (da 6,7% a 6,5%).
Si muovono poco i partiti più centristi. Azione e Italia Viva perdono lo 0,1%, passando al 3,2% e al 2,6%. Più Europa passa dall’1,6% all’1,7%, mentre Noi Moderati guadagna uno 0,2% e si attesta all’1,2%.
Il centrosinistra modello Genova batterebbe il centrodestra
Nel giorno delle elezioni comunali, dal sondaggio Swg-TgLa7 emerge un altro dato politico rilevante: se il centrosinistra riuscisse a unirsi in un’alleanza ampia, la stessa che le ha permesso in queste ore di vincere a Genova ed eleggere Silvia Salis, batterebbe il centrodestra a livello nazionale. L’insieme di Pd, M5s, Avs, Azione, Italia Viva e +Europa arriva infatti al 49,2% dei consensi. L’asse tra Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega e Noi Moderati si ferma invece al 48,1%.
(da agenzie)
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Maggio 26th, 2025 Riccardo Fucile
ASSOUTENTI: “COSI’ SI LIMITA IL DIRITTO ALLA SALUTE”
Mamma napoletana, 30 anni, disoccupata e sola con un figlio, si vede negare dall’Asl l’esenzione del
ticket sanitario per reddito riservata a chi non ha lavoro. Il motivo? Avrebbe dei debiti vecchissimi di qualche centinaio di euro. A segnalare l’accaduto è Roberto Capasso, di Assoutenti Campania, che denuncia: “Non si comprende perché l’Asl debba farsi carico di recuperare in tal modo i presunti debiti dei contribuenti. Per noi è una limitazione del diritto alla salute. Va garantita subito l’esenzione, mentre l’eventuale recupero va affidato alle società di riscossioni”.
La donna, disperata, si è rivolta all’associazione Assoutenti, chiedendo aiuto. Senza un lavoro e con un figlio da mantenere, infatti, ha bisogno dell’esenzione per le cure mediche sia sue che del bimbo. La sua attuale situazione finanziaria non le consentirebbe di pagare tutto di tasca sua. A ricostruire la storia della mamma single è lo stesso Capasso.
“Negata esenzione a mamma single disoccupata” la denuncia di Assoutent
“Purtroppo – spiega il rappresentante di Assoutenti Campania – questa donna 30enne, di Miano, nella zona nord di Napoli, ha ricevuto il blocco del rinnovo dell’esenzione del ticket sanitario per reddito a causa di debiti vecchissimi. La donna ha 30 anni, non lavora e vive da sola con suo figlio a Napoli”. Dal 2023, infatti, il rinnovo dell’esenzione per fasce di reddito non è più automatico, ma bisogna fare richiesta online con lo SPID o cartacea allo sportello.
“La signora – prosegue Capasso – ha dei debiti che risalgono ad oltre 10 anni fa, per circa 300 euro. Uno con l’Asl 1 del 2012, l’altro con l’Asl 2 del 2016. Se non li salda, non può ricevere l’esenzione. Questo, a nostro giudizio, pregiudica il diritto alla salute. Per questo, chiediamo l’intervento delle istituzioni per risolvere la situazione”.
(da Fanpage)
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Maggio 26th, 2025 Riccardo Fucile
LA CLASSIFICA DEL SOLE24ORE
Quali sono le province dove si vive meglio in Italia? A rispondere alla domanda ci ha provato anche quest’anno la classifica della Qualità della vita nel nostro Paese stilata dal Sole-24 Ore per capire quali sono le “risposte” dei territori alle esigenze dei cittadini, giudicando i servizi a loro rivolti e le loro condizioni di vita e di salute. Tra molte conferme e qualche novità, nelle tre top ten divise per fasce d’età, bambini, giovani e over 65, figurano molte province e città metropolitane del nord est e dell’Emilia-Romagna, diverse del nord ovest, qualcuna del centro e pochissime del sud. Le ultime venti posizioni delle tre graduatorie infatti sono occupate in gran parte da province meridionali (19 su 20 nei bambini, 15 su 20 negli anziani e 10 su 20 nei giovani)
Qualità della vita: per i giovani si vive meglio a Gorizia
Per quanto riguarda i giovani, cioè la fascia di età 18-35 anni, in testa alla classifica delle province dove si vive meglio troviamo Gorizia, che si conferma prima con oltre 666 punti, staccando Bolzano e Cuneo. A chiudere la top five Trieste e Ferrara. La Città universitaria friulana, che quest’anno, insieme alla “gemella” slovena Nova Gorica è anche Capitale europea della cultura transfrontaliera, nelle valutazioni dei 12 indicatori individuati dal quotidiano economico spicca per organizzazione di spettacoli in rapporto ai giovani residenti, per “conquista” di lavori a tempo indeterminato e quarta per età media del primo parto, 31,6 anni.
In fondo alla classifica al contrario troviamo diverse città del centro sud. A chiudere la lista delle peggiori zone dove vivere per i giovani c’è Roma Capitale con 361 punti seguita dalla provincia del Sud Sardegna (364), Taranto (380), la città metropolitana di Napoli e Latina. Male anche le città metropolitana di Milano (101esima) e Torino che è 90esima. A pesare negativamente sulle grandi metropoli soprattutto i canoni d’affitto, proibitivi per i giovani.
In base al punteggio medio conseguito nei 12 indicatori selezionati per i bambini, classifica delle migliori province dove i bambini tra 0 e 14 anni vivono meglio sono nell’ordine Lecco con 586 punti seguita da Siena con 574 punti e Aosta a con 573 punti. A chiudere la tip five Trento e Firenze. Lecco conquista il podio della Qualità della vita dei bambini grazie al primato nell’indice Sport e bambini (con maggior numero di praticanti, scuole e risultati), e ad ottimi risultati sul fronte delle competenze scolastiche, fotografate dai test Invalsi, e su quello della criminalità con una bassa incidenza di delitti a danno dei minori.
Le peggiori province dove vivere per i bambini nella fascia di età 0-14 invece sono tutte al sud e in particolare a farla da padrone purtroppo è la Sicilia. Ultima infatti è Caltanissetta con appena a 267 punti seguita da Trapani (274) e Crotone ( 285). Seguono poi le due città metropolitane di Napoli e Palermo con 286 punti.5
Infine nella classifica delle migliori province per gli anziani over 65 primeggia Bolzano con 648 punti seguita da Treviso con 626 punti e Trento con 593 punti. Nella top five anche le province di Como e Cremona. In particolare la provincia altoatesina si distingue per il benessere degli anziani per l’indicatori di basso consumo di farmaci per malattie croniche, per la più elevata spesa sociale per gli anziani e per l’alta incidenza di biblioteche. Anche qui in fondo alla classifica tutte province del sud. L’ultima è Trapani con 315 punti, seguita da Agrigento con 353 punti e Reggio Calabria 360 punti. Chiudono la top five Vibo Valentia e Messina.
(da agenzie)
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Maggio 26th, 2025 Riccardo Fucile
DURANTE LA CERIMONIA, IL CACCIATORPEDINIERE DA 5 MILA TONNELLATE SI È INCLINATO E INCAGLIATO: L’INCIDENTE HA DANNEGGIATO LO SCAFO… KIM JONG-UN NON HA PRESO BENE L’IMPREVISTO, DEFINENDOLO “UN ATTO CRIMINALE CHE HA DANNEGGIATO GRAVEMENTE LA DIGNITÀ E L’ORGOGLIO DEL PAESE”
La Corea del Nord ha arrestato un quarto funzionario in relazione al fallito varo, giovedì scorso, di
una nuova nave da guerra che ha fatto infuriare il leader del Paese, Kim Jong Un. Si tratta di Ri Hyong-son, vicedirettore del Dipartimento per l’industria delle munizioni del Partito dei Lavoratori al governo, ritenuto “in gran parte responsabile del grave incidente”, ha riferito l’agenzia di stampa statale Kcna.
Il cacciatorpediniere da 5.000 tonnellate si è improvvisamente inclinato su un fianco in un cantiere navale e ha danneggiato lo scafo, in quello che Kim ha descritto come un “atto criminale” che “ha danneggiato gravemente la dignità e l’orgoglio del Paese”. La nave è ora in riparazione sotto la guida di un gruppo di esperti, ha aggiunto la Kcna. Ri, membro della Commissione militare centrale del partito, è il funzionario di più alto
livello finora arrestato per l’incidente.
La commissione comanda l’Esercito popolare coreano ed è responsabile dello sviluppo e dell’attuazione delle politiche militari della Corea del Nord. Nel fine settimana, Pyongyang ha anche arrestato tre funzionari nel cantiere navale di Chongjin, dove è stato costruito il cacciatorpediniere.
Non è chiaro a quale punizione potrebbero andare incontro le persone ritenute responsabili, ma è noto che il regime è solito condannare i funzionari colpevoli di illeciti ai lavori forzati e persino alla morte. È raro che la Corea del Nord renda pubblici gli incidenti locali, anche se lo ha fatto qualche volta in passato dopo il fallimento di lanci di satelliti. Alcuni analisti ritengono che la risposta rapida e severa di Kim volesse lanciare un segnale che Pyongyang continuerà a migliorare le sue capacità militari.
(da agenzie)
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Maggio 26th, 2025 Riccardo Fucile
ANCHE HONG KONG STA CERCANDO DI INTERCETTARE GLI ALUNNI IN FUGA: LA PRESTIGIOSA UNIVERSITÀ DI SCIENZA E TECNOLOGIA HA OFFERTO AGLI STUDENTI DI HARVARD POSTI INCONDIZIONATI, PROCEDURE DI AMMISSIONE SEMPLIFICATE E SOSTEGNO ACCADEMICO
L’esodo dalle università americane è già partito, con gli studenti in fuga verso lidi più ospitali a causa degli attacchi di Donald Trump alle istituzioni accademiche made in Usa e più in generale del clima politico pesante Oltreoceano. Trump è arrivato a chiedere a Harvard i nomi degli studenti stranieri e i Paesi di provenienza. Una «schedatura» che segue il bando contro i giovani arrivati dall’estero e che non farà che ingrossare le file di chi ha intenzione di riparare altrove.
La prima destinazione è in Gran Bretagna, per ovvie ragioni culturali a linguistiche. Per il prossimo anno accademico 2025-26, le domande di iscrizione da parte di giovani americani nelle università britanniche sono cresciute del 12% rispetto all’anno precedente, passando da 5.980 a 6.680. Ma molti altri sono intenzionati a seguirne l’esempio: le agenzie specializzate nell’aiutare gli studenti stranieri a entrare negli atenei britannici riferiscono che le domande provenienti dagli Usa sono raddoppiate da gennaio.
Oltre alla fuga da Trump, giocano anche altri fattori, come le rette più basse e un processo di ammissione meno competitivo rispetto agli atenei d’élite american
L’università preferita dagli americani è in ogni caso St Andrews — dove hanno studiato William e Kate — che vede quasi il 20% degli iscritti provenire dagli States. Ma non sono soltanto studenti: l’afflusso di «profughi politici» dall’America di Trump ha visto le richieste di cittadinanza britannica raddoppiate rispetto a tre anni fa.
C’è anche chi si sta muovendo attivamente per intercettare gli studenti in fuga dall’America, come la città cinese a statuto speciale: la ministra per l’Educazione di Hong Kong ha chiesto ai propri atenei di facilitare l’arrivo di studenti stranieri colpiti dal bando trumpiano. E così la prestigiosa Università di Scienza e Tecnologia ha offerto agli studenti di Harvard posti incondizionati, procedure di ammissione semplificate e sostegno accademico…
Il presidente Emmanuel Macron è stato pronto a cogliere l’occasione delle politiche di Trump per proporre la Francia e l’Unione europea come un’alternativa attraente, soprattutto per i ricercatori. L’iniziativa «Choose France for Science», lanciata lo scorso 5 maggio a fianco della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, punta ad attirare in Francia — «e in Europa», ha aggiunto Macron tra qualche polemica — scienziati e ricercatori da tutto il mondo.
In realtà per gli studenti extra-europei le cose non sono così facili. Negli ultimi anni si sono moltiplicate le restrizioni per gli studenti francofoni, in arrivo specialmente dall’Africa. […] Nel 2023-2024 circa 430 mila stranieri erano iscritti nell’istruzione superiore francese, un aumento del 4,5% rispetto all’anno precedente, inferiore però a quello registrato da altri Paesi europei. Secondo le cifre di Eurostat, sono 1,66 milioni gli stranieri che studiano nelle università Ue. La Germania è il Paese che ne attira di più, con il 23,3% del totale, la Francia il 16% e i Paesi Bassi il 10%. L’Italia è ferma al 4%.
Anche il Canada sta cercando di differenziarsi dagli Stati Uniti. Ma, come la Francia, deve scontare una politica restrittiva lanciata qualche anno fa. A Vancouver, l’università della British Columbia ha registrato un aumento del 27% delle domande di iscrizione di cittadini americani, ma non è
chiaro quante potranno essere soddisfatte perché dal 2023 il Canada ha ridotto il numero di permessi di studio per gli studenti stranieri. Il governo di Ottawa ne rilascerà solo 437 mila quest’anno, con una riduzione del 10% rispetto al 2024. Gli studenti stranieri sono considerati corresponsabili della crisi degli alloggi.
(da agenzie)
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Maggio 26th, 2025 Riccardo Fucile
LA FIGLIA DEL CUSTODE CHE LOTTA SEMPRE PER VINCERE: DALLO SPORT, ALLA VITA, FINO A REALIZZARE UN SOGNO: SINDACA CARISMATICA DELLA SUA CITTA’, CAPACE DI GALVANIZZARE ANCHE I RASSEGNATI
Chi la descrive fin dal primo giorno come una tosta E determinata aveva ragione. Silvia Salis, ex
olimpionica di lancio del martello ed ex vicepresidente vicaria del Coni, riconsegna Genova al centrosinistra dopo otto anni di amministrazione targata centrodestra.
Sembra un film sulla politica contemporanea, dove l’immagine e lo story-telling contano più dei sondaggi e delle tattiche di partito.
La protagonista è lei: la figlia del custode del campo di atletica, iscritto al PCI, che prima conquista dieci titoli italiani, poi scala i vertici dello sport italiano e infine a 39 anni, dopo essere diventata mamma, cambia vita e si butta in una nuova avventura.
Il regista potrebbe essere suo marito Fausto Brizzi, che il regista lo fa per davvero, anche se in queste settimane si è dedicato soprattutto al volantinaggio e a seguire la moglie per mercati rionali e carruggi.
Salis è riuscita in ciò che fino a pochi mesi fa sembrava difficilissimo: tenere unita una coalizione allargata che da da Avs a Italia Viva e Azione, Pd e Cinque Stelle compresi, e ribaltare a suo vantaggio tutti gli attacchi di queste settimane di campagna elettorale.
“Genova vada oltre De Andre’. mi ispiro a Berlino” ha detto solo pochi giorni, intervistata da La Stampa. La parte più interessante del film, in ogni caso, inizia adesso. Nel centrosinistra qualcuno la vede già come un modello: il modello Genova, il modello Salis. “Con La grinta che ha, può arrivare ovunque”.
(da La Stampa)
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