BERLUSCONI VERSO LE DIMISSIONI: ULTIMA SPERANZA IL VOTO SEGRETO
LO ANTICIPA GASPARRI: “SI DIMETTERA’ PRIMA DEL VOTO, NON ACCETTERA’ QUESTA PREPOTENZA”
Questa volta non è un’indiscrezione. E non è neanche un invito arrivato da qualche avversario.
Lo dice il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri: “Penso che si dimetterà da senatore prima del voto, non accetterà la prepotenza di questa persecuzione che sta subendo”.
E’ la prima volta che una figura ai vertici del Pdl mette in conto questa ipotesi.
Quello che in qualsiasi Paese dell’occidente sarebbe accaduto probabilmente anni fa potrebbe avvenire prima della metà di ottobre, quando è previsto più o meno il voto finale dell’Aula del Senato sulla decadenza da senatore di Silvio Berlusconi.
Sarebbe una “mossa del cavallo”, quella del passo indietro, con il quale l’ex presidente del Consiglio potrebbe raccogliere più di un punto a favore.
Primo, gli farebbe assumere ancora una volta — paradossalmente — l’immagine del presunto leader “responsabile”, dopo essersi ammantato del ruolo di più convinto sostenitore degli ultimi due governi di grande coalizione e della necessità della cosiddetta “pacificazione”.
Secondo, spunterebbe l’arma del Pd che si sta “riconciliando” con la base grazie alla sua determinazione nel votare la decadenza subito e in ogni caso.
Terzo: in concreto rimescolerebbe di nuovo le carte e probabilmente allungherebbe di nuovo i tempi.
Ci sarebbe infatti da capire se la presentazione di dimissioni da parte del Cavaliere possa essere sufficiente per bloccare l’iter già avviato a Palazzo Madama per “l’espulsione” dell’ex presidente del Consiglio.
Ma anche le dimissioni, così come la decadenza, devono essere ratificate dall’Aula del Senato.
E come in tutti i casi di un voto personale su un parlamentare basta la richiesta di 20 senatori per esprimersi con voto segreto.
Il segreto dell’urna potrebbe essere l’ultima speranza di salvarsi in extremis. A quel punto resterebbe “solo” l’esecuzione della pena e dell’interdizione dai pubblici uffici che sarà rimodulata entro fine anno dalla Corte d’appello e che poi verosimilmente finirà in Cassazione tra inverno e primavera.
Ciononostante resta l’ipotesi di nuove elezioni anticipate a febbraio e il videomessaggio — a prescindere dalle diecimila letture che si possono dare — era innanzitutto un comizio da campagna elettorale, che voleva “rifidelizzare” i già fedeli e stringere le file dell’elettorato che non l’ha mai abbandonato e a maggior ragione dopo la sentenza ritenuta ingiusta.
A proposito di voto segreto: nella conferenza dei capigruppo del Senato il presidente Pietro Grasso avrebbe provato a “sondare” i vertici dei gruppi parlamentari per vedere cosa ne pensassero di una possibile convocazione della Giunta per il Regolamento richiesta dal Movimento 5 Stelle per evitare che sul caso Berlusconi si voti in Aula con il voto segreto.
Il vicecapogruppo del Pdl Giuseppe Esposito avrebbe detto che, forse “per stemperare il clima” nella maggioranza sarebbe stato meglio aspettare un pò prima di prendere una decisione in questo senso. Mentre il capogruppo di Gal Mario Ferrara, secondo quanto raccontano alcuni dei partecipanti, avrebbe lanciato una sorta di provocazione: “Noi potremmo anche essere d’accordo — avrebbe detto il senatore — ma se si dovesse rimettere mano al Regolamento in materia di voto segreto allora vorremmo che fosse voto palese sempre, non solo nel caso in cui ci si pronunci sulla decadenza dal mandato di parlamentare, ma anche quando si tratti di eleggere i presidenti della Repubblica e del Senato”.
“Effetti sul governo? Decideremo domani” dice il vicepresidente del Consiglio Angelino Alfano a Matrix.
Vale a dire oggi, all’indomani del voto serale in giunta al Senato che spiana la via alla decadenza di Berlusconi.
“Berlusconi ha dimostrato senso dello Stato — ha affermato Alfano riferendosi al videomessaggio del leader diffuso ieri – ma questo non significa che non sia aperta la questione sulla compatibilità del nostro rapporto con questi compagni di strada. Questo tema lo affronteremo con il presidente Berlusconi in questi giorni: domani (oggi, ndr) lui sarà a Roma e ci incontrerà e domani decideremo”.
Sulla testa di Enrico Letta, insomma, continua a pendere l’incognita del comportamento del Pdl, anche se sembra essere tramontato l’aut aut che legava la tenuta dell’esecutivo al salvataggio politico del leader condannato in via definitiva per frode fiscale.
Si fa strada l’ipotesi di un lungo logoramento, il trattamento Monti per capirsi, per andare a elezioni anticipate contro un avversario ormai logorato.
Non a caso il videomessaggio di Berlusconi è parso soprattutto un inizio della campagna elettorale della nascitura Forza Italia. Che sarà lui a guidare, anche fuori dal Parlamento.
“Il Pdl resta al governo per non lasciare spazi al partito delle tasse e della spesa pubblica”, afferma al Corriere della Sera Renato Schifani.
E il possibile voto anticipato? “Non è questione di date”, spiega il capogruppo al Senato. “Tutto dipende dalla capacità del governo di dare una svolta alla politica economica, con la manovra di fine anno”.
Nel frattempo Berlusconi”continuerà a fare politica. Sarà lui a valutare il nuovo assetto, come sempre. Poi la struttura sarà delineata di comune intesa, in piena serenità . Non posso non immaginare un ruolo di rilievo per Angelino Alfano. E posso rassicurare i nostri elettori: nessun trauma, la classe dirigente sarà valorizzata in base a storie personali e capacità ”. Sull’ipotesi di un Letta-bis, Schifani afferma di escludere “operazioni di trasformismo da parte di alcun senatore del Pdl”.
Tanto tuonò che non piovve? Non la pensa così Rosy Bindi, già presidente del Pd: “Per quanto mi riguarda, con questo discorso Berlusconi ha staccato la spina al governo Letta”, spiega a Repubblica.
“Troppe volte lo abbiamo sottovalutato, è l’inizio della campagna elettorale”. Quanto ai contenuti della performance berlusconiana, continua Bindi, “sono tutti slogan vecchi che non aiutano il paese e anche lontani dal programma del governo”. Una “denigrazione pura contro la sinistra… Ci leggo una chiara presa di distanza dal percorso delle larghe intese”.
Nel Pd la linea è chiara: se c’è qualcuno che toglie linfa al governo, questo è proprio il Cavaliere.
“Diciamo no — spiega il capogruppo a Montecitorio Roberto Speranza – alle elezioni anticipate perchè bisogna dare delle risposte al Paese. Se Berlusconi stacca la spina commette un atto gravissimo, un errore di cui si assume l’enorme responsabilità ”.
Il governo ora è più debole, ribadisce Nicola Latorre, perchè il video di ieri è un “macigno sulla strada” dell’esecutivo.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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