BRASILE, ASSALTO AL PARLAMENTO DELLA FOGNA DI BOLSONARO, SI MUOVE LA MAGISTRATURA, RIMOSSI IL GOVERNATORE E IL RESPONSABILE SICUREZZA
CHI HA TOLLERATO L’ASSALTO, CHI L’HA PROTETTO E CHI L’HA FINANZIATO.. IL RUOLO DEI MILITARI
Durante l’attacco alla Corte Suprema che avrebbe causato almeno 46 feriti (di cui 6 gravi), i bolsonaristi hanno rubato una copia della Costituzione del 1988. I video sui social network mostrano il furto. La copia si trovava nell’edificio della sede del Tribunale.
È stata rimossa e portata in Praca dos Tres Poderes. Secondo O Globo, l’edizione originale della Magna Carta, conservata nel museo della Corte Suprema, è invece intatta e non è stata vandalizzata. Il museo si trova nei sotterranei del Tribunale e i manifestanti non ci sono entrati. I video mostrano il momento in cui un sostenitore di Bolsonaro si arrampica sulla scultura “A Justiça”, di Alberto Ceschiatti, e si impossessa del libro.
Intanto su Twitter il governatore di Brasilia Ibaneis Rocha dice che gli arresti hanno superato quota 400. E l’ex presidente Jair Bolsonaro in Florida si dissocia dall’assalto, mentre il neoeletto Luiz Inacio Lula da Silva ha promesso di assicurare alla giustizia i responsabili del peggior attacco alle istituzioni del Paese da quando la democrazia è stata ripristinata, quattro decenni fa.
Un assalto che, secondo il presidente brasiliano, è stato finanziato «da uomini d’affari anche dall’estero».
Per fare luce su quanto accaduto, Lula ha annunciato un intervento di sicurezza federale a Brasilia che durerà fino al 31 gennaio. Intanto l’esercito e la polizia hanno annunciato che a breve inizierà lo sgombero dei bolsonaristi. Che però avrebbero rubato armi da fuoco a Planalto. E il giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes ordina alle piattaforme di social media Facebook, Twitter e TikTok di bloccare la propaganda golpista in Brasile.
La dissociazione di Bolsonaro
«Respingo le accuse, senza prove, attribuitemi dall’attuale capo dell’esecutivo del Brasile», ha scritto Bolsonaro evitando di nominare Lula. Bolsonaro si trova in Florida dal 30 dicembre scorso. Ovvero da poco prima dell’insediamento di Luiz Inàcio Lula da Silva. Bolsonaro ha già visitato la Florida nel 2020. In quell’occasione ha soggiornato nella residenza Mar-a-Lago dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump a Palm Beach. L’eletta democratica Alexandria Ocasio-Cortez ha detto che gli Usa dovrebbero smetterla di lasciare un rifugio a Bolsonaro.
Lula a Brasilia
Lula invece è tornato a Brasilia. Ha visitato i luoghi colpiti dagli attacchi dei bolsonaristi: il Palazzo presidenziale Planalto, la Corte Suprema e il Congresso. Nel tribunale federale il presidente ha incontrato la presidente Rosa Weber e i giudici Dias Toffoli e Luis Roberto Barroso. Lula era ieri ad Araraquara, dove ha parlato alla Nazione condannando gli attacchi e le violenze dei manifestanti. «Non succederà più – aveva detto -. Scopriremo chi ha finanziato tutto questo». Il ministro della Giustizia Flavio Dino ha detto che Bolsonaro è «politicamente responsabile» dell’assalto. Anche Lula ritiene l’ex presidente brasiliano colpevole di aver infiammato i suoi sostenitori.
Le reazioni: da Musk all’Onu
Anche il proprietario di Twitter, Elon Musk, ha commentato il violento attacco degli estremisti agli edifici governativi in Brasile. Ma senza prendere posizione. «Spero – ha scritto – che il popolo in Brasile sia in grado di risolvere le questioni pacificamente». Molti follower gli hanno contestato questa posizione, ricordandogli che la sua frase ricorda il «very fine people» usato da Trump. Musk da tempo sostiene le teorie complottiste sul «voto rubato» alle presidenziali americane. Ha riaperto gli account di suprematisti e insurrezionisti che il 6 gennaio 2021 avevano assaltato i palazzi del Congresso, a Washington. L’Onu ha condannato gli «atti antidemocratici» e ha chiesto alle autorità brasiliane di dare priorità al ripristino dell’ordine e alla difesa della democrazia.
L’assalto al Parlamento
La folla è riuscita a irrompere nel Parlamento sfondando i cordoni di sicurezza e devastando gli arredi. I rivoltosi hanno assaltato anche il palazzo presidenziale Planalto e la sede del Tribunale Supremo Federale. Che si trovano a due passi, appunto nella Praca dos Tres Poderes. Numerosi video girati dagli stessi manifestanti, pubblicati sui sociali e ripresi dai media, hanno mostrato persone in un’aula del Senato vandalizzata. All’esterno una marea umana con la maglietta della nazionale di calcio o una bandiera nazionale sulle spalle. Con un raid la polizia ha ripreso, poche ore dopo, il controllo della situazione.
L’esercito ferma la polizia
Intanto l’esercito brasiliano impedisce alla polizia l’ingresso a Brasilia nell’area dove sono accampati molti seguaci dell’ex presidente. Secondo la pagina online del quotidiano Folha de S. Paulo i militari hanno sbarrato la strada agli agenti che volevano entrare nella zona dove sono accampati gli autori dell’attacco con carri armati.
Diversi veicoli della polizia, aggiunge il giornale, erano giunti all’ingresso della zona che si trova davanti al quartier generale dell’esercito, ma sono stati fermati. Le autorità locali hanno organizzato una riunione con responsabili militari, a cui partecipa anche Ricardo Capelli, designato da Lula come responsabile dell’intervento del governo federale nel distretto di Brasilia. Il quartier generale dell’esercito si trova nel Settore militare urbano (Smu), area di responsabilità esclusiva militare.
Lo sgombero
Ma l’esercito e la polizia militare del Distretto federale di Brasilia inizieranno a breve lo sgombero dei manifestanti che sono ancora accampati a Brasilia. I dettagli dell’operazione che dovrebbe svolgersi proprio oggi sono stati discussi nella notte in un incontro con i ministri Jose’ Mucio (Difesa), Flavio Dino (Giustizia) e Rui Costa (Casa civile) con il comandante della Esercito, Julio Cesar Arruda, nel Comando Militare di Planalto.
I bolsonaristi però hanno rubato armi da fuoco conservate nel gabinetto di sicurezza istituzionale, nel palazzo presidenziale di Planalto. Il ministro delle Comunicazioni sociali Paulo Pimenta ha mostrato in un video due casse di armi da fuoco vuote, sopra un divano parzialmente bruciato. Il vice Wadih Damous, che ha accompagnato il ministro nel tour, ha sottolineato che i ladri «avevano informazioni» su quanto custodito in quell’ufficio, dal momento che hanno preso armi, munizioni e documenti.
La destituzione del governatore di Brasilia
Intanto il giudice della Corte Suprema Federale Alexandre de Moraes ha ordinato la rimozione del governatore del Distretto federale di Brasilia Ibaneis Rocha per un periodo di 90 giorni. «La violenta escalation di atti criminali è circostanza che può verificarsi solo con il consenso, e anche l’effettiva partecipazione, dalle autorità competenti per la sicurezza pubblica e l’intelligence», ha affermato Moraes. Almeno tre Stati hanno annunciato l’invio della polizia militare: Bahia, Piauì e Pernambuco.
Meta promette di rimuovere i contenuti che elogiano l’assalto
De Moraes si è inoltre scagliato contro i social, in particolare Facebook, Twitter e TikTok, ordinando di «bloccare la propaganda golpista in Brasile». Una linea presto recepita da Meta, la società madre di Facebook, che ha definito le rivolte un «evento di violazione» e ha promesso di rimuovere i contenuti che «sostengono o elogiano» i manifestanti che hanno preso d’assalto gli edifici governativi. Lo riporta la Cnn.
«Prima delle elezioni, abbiamo designato il Brasile come luogo temporaneo ad alto rischio e abbiamo rimosso i contenuti che invitano le persone a prendere le armi o a invadere con la forza il Congresso, il palazzo presidenziale e altri edifici federali», ha dichiarato il portavoce della società, Andy Stone. Che ha aggiunto: «Stiamo anche designando questo come un evento di violazione, il che significa che rimuoveremo i contenuti che sostengono o elogiano queste azioni. Stiamo monitorando attivamente la situazione e continueremo a rimuovere i contenuti che violano le nostre politiche».
(da Open)
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