“IL PROGRAMMA DEL M5S E’ UN PLAGIO”: 11 DEI 20 CAPITOLI CONTENGONO INTERI PARAGRAFI COPIATI DA ARTICOLI, DOCUMENTI, STUDI E PERSINO DA ESPONENTI DI PARTITI AVVERSARI
UN’ANALISI SVELA CHE TRA LE FONTI NON CITATE VI SONO ANCHE WIKIPEDIA, REPUBBLICA E LEGAMBIENTE
Se a Sanremo la caccia al plagio è ormai divertissement da assuefatti, quanto affermato da Il Post dovrebbe invece, condizionale obbligatorio, scuotere gli italiani e con essi la campagna elettorale che porta al voto del 4 marzo.
Suscitando ben altro dibattito rispetto all’opportunità di tenere in gara al Festival l’accoppiata Fabrizio Moro-Ermal Meta.
Perchè Il Post ha fatto le pulci al programma del Movimento 5 Stelle, la forza politica che della propria diversità nell’onestà ha fatto la bandiera, scoprendo che in realtà si tratta di un puzzle di idee e contributi altrui.
Ovvero, tutto tranne che il frutto di quello sforzo collettivo dal basso che avrebbe portato a un programma elettorale “scritto ed elaborato dagli attivisti tramite la cosiddetta piattaforma Rousseau”, il sito controllato da Davide Casaleggio su cui si svolgono le votazioni interne al partito.
Secondo Il Post, invece, un’attenta analisi di quel programma rivelerebbe che “molte sue parti, in alcuni casi intere pagine, sono state copiate da altri documenti di tutt’altra natura, senza alcuna indicazione della loro provenienza. Tra le fonti ricopiate ci sono studi scientifici, articoli di giornale, pagine di Wikipedia, oltre a numerosi dossier e documenti prodotti dal Parlamento, in alcuni casi scritti da esponenti di partiti avversari del Movimento 5 Stelle”.
Il programma del M5s è composto di 20 punti tematici. Secondo Il Post, ben 11 conterrebbero tracce spurie di ben diversa provenienza rispetto a un sincero brainstorming della base. Il punto sullo “Sviluppo economico” ospiterebbe, ad esempio, una decina di paragrafi “copiati senza che sia specificata la provenienza”. Ci sono stralci “di un’interrogazione parlamentare fatta nel 2012 dal senatore Pd Giorgio Roilo, di uno studio IEFE Bocconi e di un articolo del 2010 scritto dall’economista Jean-Paul Fitoussi, le cui parole sono riprodotte come se fossero idee del M5S. C’è anche un’intera intervista di Carlo Sibilia all’attivista svedese Helena Norberg-Hodge, senza che però i nomi di Sibilia e Norberg-Hodge vengano segnalati da nessuna parte”.
“Il plagio più esteso – segnala ancora Il Post – si trova nel capitolo ‘Ambiente'”: due intere pagine copiate da un dossier di Legambiente e “quasi 300 parole copiate senza citazione da un articolo di Repubblica, eliminando i virgolettati e facendo così apparire le parole degli esperti intervistati dal giornale come idee e proposte del Movimento 5 Stelle”. Ci sarebbero ricopiature provenienti da documenti parlamentari, risoluzioni, dossier e altre relazioni anche nei capitoli “Agricoltura”, “Immigrazione”, “Telecomunicazioni”, “Giustizia”, “Sicurezza”, “Beni culturali”, “Trasporti”, “Turismo”. Mentre “diverse definizioni – rileva ancora Il Post – sono copiate da manuali di diritto o direttamente da Wikipedia”.
Curioso, poi, notare come “quando manca meno di un mese alle elezioni, alcuni capitoli del programma, come quello “Immigrazione” e quello “Giustizia”, sono ancora indicati come “parziali”, anche se ormai votati dagli iscritti, pubblicati online e usati per produrre” il documento in 20 punti “presentato ufficialmente e che Luigi Di Maio descrive da giorni come il programma del partito”.
“Non è facile” ammette Il Post, “risalire a chi abbia commesso i plagi”.
Il deputato pentastellato Manlio Di Stefano ha spiegato al Post “che non c’è un vero e proprio autore per ogni capitolo, ma soltanto dei responsabili che si sono occupati di mettere insieme i testi usciti dalle votazioni sul sistema operativo Rousseau, quelli prodotti da esperti e quelli prodotti dagli stessi parlamentari e dai loro staff”. L’analisi si conclude ricordando come non sia di certo la prima volta: le “Linee Programmatiche” per il Comune di Roma, presentate dalla sindaca Virginia Raggi poche settimane dopo l’elezione, “risultarono in parte sottratte ad altri documenti, tra cui una relazione dei Verdi ( allora alleati del Pd)”.
(da “La Repubblica”)
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