PD, QUANTO CI COSTI. VELENI E QUERELE SUL “DOSSIER RENZIâ€
I CONTI DEL NAZARENO NELLE MANI DEL SINDACO DI FIRENZE
Lo scoop alla fine l’ha fatto Dagospia .
Il “dossier Renzi” sui costi del proprio partito, il Pd, è in rete di mezza mattina, con nomi, cognomi e cifre più o meno sbagliate.
Lavoratori delle segreterie, impiegati arrivati dalla storia interrotta dei Ds e della Margherita, livelli retributivi i più vari.
Una due diligence con tanti “credo” e tanti “forse”, ma che ha la capacità di creare un certo malumore al Nazareno e una prima reazione del tesoriere democratico Antonio Misiani: “Più che un dossier, il documento pubblicato da Dagospia è una patacca che contiene una quantità di informazioni errate e di cifre campate per aria”.
Nessuno in giornata chiarisce ufficialmente quali siano quegli errori, ed anche il dibattito che solleva all’interno dei Democratici sulla opportunità di pubblicare o meno un rendiconto completo (senza nomi) di ruoli e stipendi percepiti dai circa 190 assunti nella articolazione centrale del partito, non sortisce risultati apprezzabili. L’unica notizia resta quindi Misiani che attacca: “La cosa inaccettabile è che questa squallida operazione — la cui strumentalità è evidente — chiama in causa persone che lavorano e che meritano rispetto. Per questo, ho dato mandato ai legali di mettere in atto tutte le azioni necessarie in sede civile e penale contro gli autori di questo squallido dossier”.
Tra i nomi citati nel documento c’è anche quello di Chiara Geloni.
La direttrice di You- Dem, è scritto, riceverebbe 90 mila euro l’anno (non è chiarito se netti o lordi) più altri 20 mila di un’ulteriore consulenza.
Su Twitte r è lei a rintuzzare, perdendo anche l’aplomb, alle richieste di chiarimento che piovono da ogni dove.
“Cosa devo spiegare scusa? che mi pagano per venire in ufficio la mattina e lavorare? pensavi lo facessi gratis?”.
E ancora: “Ma cosa vuoi che facciamo? Lavoriamo. Io faccio il direttore di YouDem , una segretaria fa la segretaria”.
Alla deputata Pina Picierno che scrive “partito come casa di vetro significa anche rendere pubblici compensi di dirigenti e dipendenti.
Così si evitano dossier e notizie false”, si accende: “Perchè non anche la cartella clinica, elenco degli ex fidanzati e la panoramica dentaria? meglio andare sul sicuro”. Da par loro Matteo Orfini e Rosy Bindi annunciano querele.
Orfini, però, scagiona il sindaco “anche perchè come tutti i dirigenti del Pd ha accesso ai documenti del partito quindi non avrebbe mai scritto delle cose così false”.
Matteo Renzi si tiene alla larga dal documento ormai in rete, e continua a dichiarare sul tema dell’abolizione del finanziamento pubblico: “Non so se abolire il finanziamento serva a far pace con Grillo; sicuramente serve a far pace con gli italiani che hanno votato un referendum e che anche alle elezioni ci hanno dato un segnale”. Online, frattanto, i dipendenti del Pd continuano a trovare errori.
Luca Di Bartolomei, del forum Sicurezza, pubblica la propria busta paga (leggermente superiore al dato di 2.000 euro al mese denunciato nel dossier).
Valentino Filippetti scherza: “Il mio stipendio nella notte è cresciuto del 33%…”.
Eduardo Di Blasi
(da “il Fatto Quotidiano“)
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