PORTO DI GENOVA … IL PRESIDENTE DEI CAMALLI INDAGATO PER TRUFFA
LA MAXI INCHIESTA SUL PORTO SI CONCLUDE CON NOVE PERSONE INDAGATE, TRA CUI IL CONSOLE DEI PORTUALI PARIDE BATINI… LA CULMV AVREBBE RICEVUTO QUASI 2 MILIONI DI EURO NON DOVUTI DALL’AUTORITA’ PORTUALE.
Genova, tormentata ormai da mesi da scandali e inchieste che salgono ai piani alti della imprenditoria e della politica, si sveglia stamani con una notizia in parte annunciata, ma che fa tremare i poteri forti della città . Dopo Mensopoli e la crisi in Comune, dopo le inchieste su San Martino appena avviate, ora siamo nuovamente allo scandalo relativo alle concessione delle banchine nel porto di Genova. L’inchiesta aveva avuto un avvio tumultuoso con l’arresto del presidente dell’Autorità portuale, Giovanni Novi, tutt’ora indagato con noti imprenditori e legali, accusati di turbativa d’asta, concussione e truffa aggravata. In questo contesto ( la concessione alla Tirrenia di una banchina preferenziale senza neanche aver concorso alla gara e il fatto che la Tirrenia, non avendo mano d’opera propria, avrebbe affidato la gestione del lavoro alla Compagnia Unica di Batini), i magistrati che indagano da mesi, hanno focalizzato la loro attenzione sul presunto rapporto preferenziale che l’ex Presidente della Autority, Giovanni Novi, avrebbe intrattenuto con il Console della Compagnia Unica, Paride Batini, favorendolo in pratica in diverse occasioni.
L’accusa poi mette in evidenza il fatto che Novi avrebbe autorizzato Palazzo San Giorgio a provvedere al pagamento alla Compagnia portuale della somma di 1.728.000 euro per ” i maggiori costi sostenuti” dalla Compagnia nel 2005, periodo di “gestione transitoria” del terminal Multipourpose da parte dell’autorità portuale. Il Pm Cotugno chiese a quel punto il sequestro della prima tranche del pagamento e rilevò che sul conto della Culmv vi erano circa due milioni di euro, ma quando arrivò la Finanza trovò solo 80mila euro. Gli altri spariti …secondo Batini erano serviti a pagare gli stipendi, tesi che non convince la Procura e aleggia il reato di “truffa aggravata ai danni dello Stato” . La Procura ordina così di vedere chiaro nei conti della Compagnia e le verifiche sono ancora in corso.
Non si può non rilevare che l’inchiesta sul porto di Genova, iniziata due anni fa con lo scandalo della occupazione delle aree demaniali abusive, decine di sequestri, carte inesistenti, favoritismi indubbi, una società , la Tirrenia, che entra tra i concessionari del Multipurpose senza nemmeno aver partecipato alla gara (e ripescata in modo incredibile), fronti contrapposti di armatori e imprenditori, giri di quattrini sospetti, chi rinuncia improvvisamente e chi appare all’improvviso, ha fatto emergere un quadro tragico degli interessi consolidati e degli intrallazzi che stanno dietro al “fronte del Porto”. La longa manus di un potere trentennale che vede i poteri forti, collusi con la sinistra, “fare e disfare” ovunque nei vari settori dell’economia cittadina, dal porto all’indotto, dagli appalti agli insediamenti commerciali… forse stavolta qualcuno è rimasto col cerino acceso tra le dita.
Ultimamente le scatole di fiammiferi a Genova stanno giocando brutti scherzi…