TRUMP NOMINO’ FLYNN NONOSTANTE FOSSE STATO INFORMATO CHE ERA INDAGATO
18 CONTATTI CON LA RUSSIA IN CAMPAGNA ELETTORALE NEL MIRINO DELL’FBI
L’ex-capo dell’Fbi sotto George W. Bush, Robert Mueller, prenderà in mano l’indagine sul Russiagate.
Con una mossa a sorpresa che ha spiazzato sia il mondo politico che i media, il Dipartimento di Giustizia nomina Mueller nel ruolo di “special counselor”, una sorta di super-procuratore indipendente, per portare avanti l’indagine sulle connessioni tra l’entourage del presidente e il governo di Vladiimir Putin.
Formalmente la nomina dello “special counselor” può essere un passaggio preliminare alla procedura dell’impeachment.
Nel caso della nomina di Mueller non è sotto inchiesta il presidente, almeno per ora. Si tratta invece di dare un marchio di credibilità e di indipendenza alla gestione di un’inchiesta che è stata destabilizzata e politicizzata dalle ultime polemiche.
Trump non sarebbe stato neppure informato di questa nomina; la paternità è del viceministro della Giustizia poichè il ministro Jeff Sessions è sfiorato anche lui dai sospetti sul Russiagate e si è dovuto ricusare da tutta la vicenda.
Dunque in un certo senso è la “tecno-struttura” del Dipartimento di Giustizia a firmare questo atto molto impegnativo, senza che ci siano direttive dalla Casa Bianca.
Il presidente degli Stati Uniti ha fatto comunque buon viso a cattivo gioco, affermando che la nomina di Mueller non potrà che confermare la correttezza dei rapporti avuti con l’entourage di Putin.
Mueller si guadagnò un ampio rispetto bipartisan quando guidava l’Fbi durante l’attacco dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle. Al punto che alla scadenza del suo mandato decennale, Barack Obama fece la mossa inusuale di chiedergli un prolungamento di altri due anni.
Così Mueller, che oggi ha 72 anni, divenne il capo della Cia più longevo dopo il mitico Edgar Hoover.
Su una cosa non ci si deve illudere, però: i tempi di lavoro di uno “special counselor” sono lunghi, questa vicenda si dipanerà per molti mesi, forse potrebbe arrivare fino alle elezioni di mid-term del 2018.
Ma come se non bastasse il Russiagate, per Trump continuano a piovere tegole.
Il New York Times rivela che Michael Flynn aveva avvertito il team dell’allora candidato presidente che era indagato per il suo lavoro di lobbista per la Turchia durante la campagna elettorale.
E lo ha fatto settimane prima dell’insediamento del tycoon alla Casa Bianca. Nonostante questo il presidente lo nominò consigliere per la sicurezza nazionale, dandogli così accesso alle informazioni più segrete degli 007 americani.
Il quotidiano newyorkese spiega che Flynn parlò della sua situazione a un esponente del transition team, Donald McGahn, oggi consulente legale della Casa Bianca.
In ogni caso Flynn e altri consulenti della squadra elettorale di Trump, di contatti con funzionari russi e Cremlino ne avrebbero avuti 18, tra telefonate e mail, e tutti durante gli ultimi mesi della campagna per le presidenziali del 2016.
Secondo quanto riferiscono a Reuters funzionari Usa ben informati.
Sei dei 18 contatti finora non rivelati di cui Reuters ha appreso sono state telefonate fra l’ambasciatore russo negli Usa, Sergei Kislyak, e consulenti di Trump, compreso Flynn.
Le conversazioni tra Flynn e Kislyak si sono intensificate dopo le elezioni presidenziali dell’8 novembre e i due, secondo quattro fonti ufficiali Usa, hanno discusso dell’istituzione di un canale alternativo per la comunicazione fra Trump e Putin, che potesse bypassare la burocrazia della sicurezza nazionale Usa, considerata da entrambi ostile al miglioramento delle relazioni.
Oltre alle sei chiamate che coinvolgono Kislyak, le comunicazioni descritte a Reuters coinvolgevano altre 12 telefonate ed mail, o sms, fra rappresentanti russi o persone considerate vicine a Putin e consulenti della campagna di Trump.
Uno di questi contatti sarebbe partito da Viktor Medvedchuk, oligarca ucraino e politico: secondo le fonti non è chiaro con chi abbia parlato della campagna di Trump, ma avrebbe parlato di temi fra cui la cooperazione Usa-Russia.
Putin è il padrino della figlia di Medvedchuk, il quale ha negato di avere avuto contatti con membri della campagna di Trump.
Oltre a Medvedchuk e Kislyak, le identità degli altri partecipanti ai contatti legati a Putin restano riservate, come pure i nomi dei consulenti di Trump coinvolti a parte Flynn. Le autorità potrebbero richiederne la rivelazione per motivi di intelligence.
A gennaio la Casa Bianca di Trump aveva inizialmente negato ogni contatto con le autorità russe durante la campagna del 2016.
(da “La Repubblica”)
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