VITTORIO SGARBI E LA STORIA DEL QUADRO DI MANETTI RUBATO: “C’E’ UNA FOTO CHE LO INCASTRA”
IL FATTO: “UNO SCATTO AD ALTA RISOLUZIONE PREVEREBBE CHE SI TRATTA DELLO STESSO”
Nella storia del quadro di Rutilio Manetti rubato irrompe una foto in HD. Che, secondo il Fatto Quotidiano, inchioderebbe Vittorio Sgarbi. E dimostrerebbe che quella di sua proprietà e chiamata La cattura di San Pietro è proprio la tela rubata nel 2013 dal castello di Buriasco in Piemonte.
Il confronto tra la scansione utilizzata per la riproduzione dell’opera e le foto del restauratore a cui lo stesso Sgarbi affidò il quadro indica «con ragionevole certezza» che si tratta della stessa. Anche se la prova regina rimane il frammento rinvenuto sul luogo del furto che combacia perfettamente con la versione del quadro esposta a Lucca. Domenica sera anche Report tornerà sulla vicenda.
Stalking
Thomas Mackinson, autore dell’articolo, fa anche sapere di aver chiesto conto al sottosegretario alla Cultura del governo Meloni delle somiglianze, ma lui ha risposto che il quadro l’ha venduto e ha chiamato la polizia per accusare i giornalisti di stalking. Samuele e Cristian De Petri sono i titolari di G-Lab e Sgarbi è un loro cliente. Il primo test della collaborazione è stato proprio il quadro di Manetti. «Per noi erano dipinti qualsiasi, solo quando ho visto la foto del dipinto sul vostro giornale ho realizzato di cosa si trattava davvero, e mi sono venuti i brividi: mai avrei immaginato d’avere tenuto per mesi, qui, un quadro che si sospetta rubato», dice De Petri. Che precisa: la candela già c’era. Sgarbi ha pagato 6.100 euro per il lavoro dei due. «Un prezzo di costo, perché una prova doveva essere, non un articolo da esporre o vendere»
La scansione
Sia la copia che l’originale finiscono a Ro Ferrarese, sede della Fondazione Cavallini Sgarbi. Ma in azienda rimane il file della scansione 3D con risoluzione a 1600 Dpi, che pesa 52 gigabyte ed è «l’impronta digitale» dell’opera. L’analisi dello scatto fa emergere la cosiddetta cracchettatura, ovvero la rete di fratture sottili della vernice antica che nessun copista saprebbe riprodurre. Attorno alla candela invece ci sono parti bianche chiare. Che dimostrerebbero che quella pittura è recente. La prova più importante però è il brandello di tela trovato a Buriasco nella cornice del furto. È stato acquisito dal Nucleo Tutela dei Carabinieri di Roma il 20 dicembre scorso. E può collegare la copia al quadro. L’immagine, spiega il quotidiano, si incastra a pennello in un’area in cui c’è un rattoppo. Il vuoto corrisponde perfettamente al frammento.
(da Open)
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