“VOGLIO COSTRUIRE UN TERZO POLO CHE DEVE PRENDERE ALMENO L’8%”: CALENDA SI SENTE GIA’ KINGMAKER DEL PROSSIMO GOVERNO
“NON VOGLIO FARE L’AGO DELLA BILANCIA, CIOÈ DI ANDARE CON CHI OFFRE DI PIÙ, MA COSTRINGERE IL PD, FORZA ITALIA E LA LEGA DI GIORGETTI A CONTINUARE CON L’ESPERIENZA DI GOVERNO DI DRAGHI PERCHÉ ALTRIMENTI IL PAESE TRA INFLAZIONE E PNRR CHE NON SI REALIZZA VA A SBATTERE
Carlo Calenda, il governo è a rischio?
«No, Conte e Salvini fanno molto rumore per nulla».
Quindi che accadrà il 21 giugno?
«Non succederà niente. Faranno una risoluzione che dirà che ci impegniamo ad agire secondo le linee definite con i partner internazionali e la voteranno tutti».
Dunque per lei Conte e Salvini stanno solo facendo campagna elettorale?
«Certo. Conte è la quintessenza del trasformismo, è talmente duttile che non sa più nemmeno lui quale sia la sua forma. Può essere di volta in volta pro Trump, pro Putin e progressista, a seconda di quello che gli conviene. È un uomo che ha uno scarso senso della responsabilità».
E Salvini?
«Finita la sceneggiata vado-non vado a Mosca, credo che tutti abbiano chiaro, compresi gli elettori della Lega e gli altri leghisti più seri, quale sia il suo spessore».
Lei cosa farà alle Politiche? Un raggruppamento di centro?
«La nostra strada è stata tracciata ed è stata votata al congresso. È la costruzione di un terzo polo. Abbiamo iniziato con più Europa, collaboriamo con molte liste civiche e oggi abbiamo duemila amministratori locali. È un polo del pragmatismo e del buongoverno che lavorerà per spezzare il bi-populismo, cioè per evitare che vinca una delle due coalizioni. Sinistra e destra non sono in grado di governare perché non la pensano nello stesso modo neanche sulla politica estera. Perciò bisogna fare in modo di arrivare a un governo di larghe intese tra partiti europeisti e democratici».
Un obiettivo ambizioso.
«Questo polo deve prendere almeno l’8%. Da quella percentuale in su è in grado, non di fare l’ago della bilancia, cioè di andare a destra o a sinistra a seconda di chi offre di più, ma di costringere il Pd, Forza Italia e la Lega di Giorgetti a continuare con l’esperienza di governo di Draghi perché altrimenti il Paese tra inflazione e Pnrr che non si realizza va a sbattere».
Quindi lei non crede che il Pd si sganci dal M5S?
«No. L’ho sperimentato nelle Amministrative: loro dove è possibile preferiscono sempre l’alleanza con il M5S perché hanno una base che è stata convinta che Conte sia un leader progressista, tant’ è che nei sondaggi gli stessi elettori del Pd preferiscono lui a Letta come premier. Questo è il disastro compiuto da Franceschini, Zingaretti e Bettini e che purtroppo Letta si trova ad ereditare».
In questo centro lei vede anche pezzi di Forza Italia?
«Se persone ragionevoli di FI, della Lega e del Pd sono stanche di essere imprigionate con i populisti noi siamo aperti. Però al momento non si muovono né i riformisti del Pd ,né l’ala filoministeriale della Lega e di FI. Si limitano a fare un po’ di fronda. È mancanza di coraggio, però dobbiamo rispettare questa posizione e andare avanti con chi ci sta».
Non ha nominato Italia viva.
«Io penso che Italia viva abbia il nostro posizionamento su molti temi. Sarebbe del tutto logico lavorare con loro tuttavia ci sono due problemi preliminari. Iv per queste Amministrative spesso e volentieri si è alleata con Fratelli d’Italia o con il M5S ed è un atteggiamento per noi è del tutto inaccettabile. Quindi il primo problema è di linea politica: devono decidere. Ma vedo che nell’intervista al Corriere Renzi è ancora estremamente poco chiaro su questo. A mio avviso sta cercando un accordo con il Pd. Se così non è, noi siamo disponibilissimi. Del resto, sono settimane che dico a Renzi “incontriamoci, fammi che capire che vuole fare Iv”, però per il momento non c’è stata alcuna risposta».
Il secondo problema?
«Renzi lo conosce: io non ritengo che si possa fare contemporaneamente politica e business quindi anche su questo deve fare chiarezza. Ma se Renzi vuole fare politica e Iv ha una linea di indipendenza dal Pd, senza puntare a fare l’ago della bilancia, per accordarsi con l’uno o con l’altro a seconda delle probabilità di vincere, noi siamo pronti a sederci e a discutere».
Mastella dice che lei farà la fine dell’asino di Buridano.
«Non mi interessa quello che dice Mastella. Credo che nulla di quello sta facendo sia serio o rilevante per il Paese».
(da il “Corriere della Sera”)
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