Destra di Popolo.net

MORETTI: “L’ITALIA HA FRANTUMATO IL CAMPO DELLA RICERCA, TRA DIECI ANNI SAREMO MORTI”

Ottobre 23rd, 2015 Riccardo Fucile

AL CONVEGNO “DIPLOMACY 2015” IL PRESIDENTE DI FINMECCANICA LANCIA L’ALLARME

“Non possiamo frantumare il tessuto della Ricerca e Sviluppo in Italia in mille rivoli: è una follia. Abbiamo sbrandellato il sistema universitario, non abbiamo più massa critica da nessuna parte e ci confrontiamo con gente che ha massa critica enorme. E noi siamo lì a balbettare”.
E’ l’allarme lanciato da Mauro Moretti, amministratore delegato di Finmeccanica, durante il convegno “Drone e regolamentazione”, in Commissione Difesa al Senato, organizzato da Airpress e Diplomacy 2015 per il VI Festival della Diplomazia, a cui hanno partecipato Pasquale Preziosa, Capo di Stato Maggiore dell’aeronautica militare, e Paolo Messa, editore di Airpress.
“C’è bisogno di ricostruire un network anche di pochi centri in grado di reggere una ricerca vera, non rimaneggiare le fotocopie delle università  americane. Questa è una follia italiana e se non l’affrontiamo saremo devastati”.
L’occasione per discutere dello sviluppo dei droni in campo militare e civile viene colta dall’ad di Finmeccanica per parlare dei ritardi nel settore della ricerca scientifica in Italia.
“I Paesi in via di sviluppo investono una quota di Pil esattamente quadrupla, a volte dieci volte superiore, a quella che noi investiamo in educazione, scienza, ricerca. Tra dieci anni non esistiamo più. L’ultima volta che sono stato a Teheran – racconta ancora Moretti – ho scoperto che l’Iran sforna ogni anno un milione e mezzo di laureati. Il 70% di questi sono in campo scientifico e tecnico. Cercate in Italia chi fa il matematico. Ma la matematica è ciò che serve per l’informatica. Su questi temi non abbiamo una politica”.
In pochi anni, secondo Moretti, il settore andrà  verso un rapido consolidamento e l’Europa, Italia compresa, non può restare ai margini: “Io non so in quanto tempo vi sarà  un nuovo rapido processo di consolidamento del settore” ma, per quell’appuntamento, Finmeccanica vuol essere “pronta”, ha assicurato Moretti.
“In Italia siamo ancora qui a discutere ancora di sperimentazione”, mentre gli altri Paesi si stanno portando avanti.
Ma Finmeccanica, nello sviluppo della tecnologia dei velivoli senza pilota (unmanned), vuole giocare la sua parte: “Finmeccanica è interessata a realizzare una nuova generazione di fighter unmanned e siamo interessati a farlo con chiunque. Dobbiamo puntare al massimo di quello che può essere l’espressione unmanned”.
L’ad di Finmeccanica approfitta per parlare delle strategie del futuro dell’azienda: “Proprietà  intellettuale e cybersecurity sono i due elementi da cui dobbiamo ripartire. Saremo qualcosa di nuovo, dalle profonde radici con un grande avvenire”, ha spiegato Moretti, aggiungendo che dal 2016 l’azienda cambierà  nome perdendo il prefisso ‘Fin’, e che “anche la meccanica cambierà  profondamente perchè la lasceremo fare ai nostri sub-fornitori. Dal primo gennaio prossimo diventeremo una holding industriale. Manterremo, comunque, i brand come, ad esempio, Aermacchi e Galileo”.
I tempi sono però abbastanza stretti: Moretti si dice sicuro che “prima del 2030 tutto quello che è con pilota a bordo non ci sarà  più”.
Da questo processo “non possiamo stare fuori e lo dobbiamo fare con una visione”, per poi “traslare” questo sistema sui settori marittimi e terrestri. Moretti ha spiegato come sul tema dell’unmanned sia ormai questione di “pochissimo, credo neanche una decina di anni” e quindi è necessario darsi una mossa: “la Nato è fatta da due pilastri, uno robusto che sono gli Usa e l’altro che non c’è, l’Europa”.
Quanto al capitolo sicurezza, Pasquale Preziosa è intervenuto per assicurare che l’aeronautica militare italiana si sta attrezzando per eventuali droni che potrebbero minacciare la sicurezza del Giubileo straordinario in programma dal prossimo 8 dicembre:
“Ci sono sistemi che catturano un drone che sta volando, a forma di fucile: la canna è sostituita da un’antenna – spiega Preziosa – si punta il drone e lo si accompagna a terra, in modo da salvaguardare la sicurezza, di casa mia, di un vicino di casa”, o anche di una manifestazione pubblica come il Giubileo.
Il capo di Stato maggiore dell’aeronautica ha sottolineato che “è stata prevista questa esigenza per il Giubileo”. A Roma “sono stati ritrovati droni vicino a strutture importanti”, ha aggiunto senza specificare in quali luoghi sono stati ritrovati, per ragioni di sicurezza.
“Siamo impegnati per garantire la massima sicurezza in vista del Giubileo a Roma”, ha quindi ribadito Preziosa. “Tutti sotto la Presidenza di Franco Gabrielli si opera affinchè le condizioni di sicurezza possano essere quelle indicate dall’autorità  politica. Le preparazioni – ha aggiunto il generale – sono in corso già  da tempo”.
“Aspettatevi un’esplosione nell’utilizzo dei droni”, ha quindi detto Preziosa.
Il problema sarà  la regolamentazione, tanto per i commercianti quanto per gli appassionati che li fanno volare per scattare foto spettacolari. “La normativa è tutta da sviluppare, e gli americani, che erano indietro, ora stanno recuperando”, ha spiegato Preziosa, lanciando un appello ai parlamentari: la questione, che ha diversi risvolti tecnici e necessità  di un monitoraggio continuo, va messa in agenda.

(da “Huffingtonpost”)

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NASCE LA COSA ROSSA E GUARDA A PRODI: A BOLOGNA IL PRIMO TEST

Ottobre 23rd, 2015 Riccardo Fucile

LA MOSSE DEI FUORIUSCITI PD ALLE AMMINISTRATIVE… SI PUNTA A RECUPERARE CIVATI, POSSIBILE CANDIDATO SINDACO A MILANO

Il punto di riferimento è l’Ulivo, perciò la nuova Cosa non dev’essere troppo “rossa”.
Il testimonial sognato è Romano Prodi ed è per questo che i fuoriusciti del Pd, insieme con Nichi Vendola, stanno puntando soprattutto sulle comunali di Bologna dove si vota la prossima primavera.
Potrebbe essere candidata, in alternativa all’uomo del Pd Virginio Merola, Amelia Frascaroli, vicina all’ex governatore della Puglia ma ancora più vicina al Professore.
Amica personale della moglie Flavia, allieva politica di Romano che per lei nutre una stima profonda, cattolica di sinistra, dossettiana.
Una figura ideale per simboleggiare il corso della scissione democratica, con buone chance di dare fastidio al sindaco uscente e rappresentare un’opzione diversa dal Pd ma non legata all’ala radicale
Di questo discutono i parlamentari dem o ex come Carlo Galli, Monica Gregori, Alfredo D’Attorre, Stefano Fassina, Corradino Mineo nelle riunioni che preparano il grande passo: usare le prossime amministrative per costruire un progetto antirenziano in salsa socialdemocratica.
O meglio, ulivista, il centrosinistra delle origini, in opposizione al presunto Partito della Nazione che starebbe maturando nel laboratorio di Largo del Nazareno
Vendola per il momento non si sbilancia, ma lascia capire che ci sarà  una rottura nel voto delle città .
«Il terreno programmatico è decisivo. Voglio capire che idea di comune hai. Detto questo, Renzi ha ucciso il centrosinistra», spiega nel videoforum di Repubblica.it.
A Bologna, a Roma (con Sel però spaccata in due nella Capitale), a Torino e probabilmente a Milano si consumerà  lo strappo
Se non ci saranno le primarie, in una città  in cui l’uscente Giuliano Pisapia viene dal partito di Vendola, la sinistra cercherà  un nome da contrapporre al possibile candidato Giuseppe Sala. Per recuperare Pippo Civati che procede da solo con il suo movimento Possibile, potrebbe essere proprio il deputato monzese il candidato unico della formazione ulivista.
Roma rappresenta un’altra prova di tenuta del progetto.
Un pezzo di Sinistra e libertà  chiede di continuare l’alleanza col Pd. Il vicepresidente della Regione Lazio Massimiliano Smeriglio invita i compagni a cercare un’intesa «città  per città , in controtendenza rispetto alle dinamiche nazionale».
Cioè, un’intesa con il Pd. E due senatori, in questa fase di caos, sono dati in uscita da Sel proprio per la linea oltranzista di Vendola. Sono Dario Stefà no e Luciano Uras.
Ma Fassina, come Nicola Fratoianni, spingono le candidature indipendenti, autonome, in funzione anti- Renzi e anti-dem. Questa spaccatura pone però un problema grande come Cagliari alla Cosa rossa.
Se il Pd è indigeribile e invotabile, come faranno a chiedere il sostegno per confermare Massimo Zedda a sindaco
Il documento redatto dal professor Carlo Galli, che è stato distribuito tra i dissidenti del Pd ed è arrivato anche a Gianni Cuperlo e Pier Luigi Bersani, prefigura la scissione ma non scioglie tutti i dubbi.
È un testo molto critico con il renzismo, «con il governo del primo ministro nel quale il Parlamento è ridotto all’obbedienza».
La produzione di documenti non si ferma qui. Vendola annuncia per sabato la presentazione della «Carta dei Valori», manifesto del nuovo soggetto politico.
Soggetto che sarà  anticipato già  a novembreda gruppi parlamentari che si chiameranno “Sinistra”, a cui lavora Arturo Scotto.
Dentro confluiranno quelli di Sinistra e libertà , gli scissionisti del Pd, Claudio Fava, il prodiano Franco Monaco.
E al Senato verranno accolti gli ex grillini Francesco Campanella e Fabrizio Bocchino.

Tommaso Ciriaco e Goffredo De Marchis
(da “La Repubblica”)

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GALAN,COSTRETTO A LASCIARE LA VILLA CONFISCATA, SI PORTA VIA TERMOSIFONI E SANITARI

Ottobre 23rd, 2015 Riccardo Fucile

DOPO IL PATTEGGIAMENTO PENA E LA CONFISCA DA 2,6 MILIONI, L’EX GOVERNATORE DEL VENETO HA DOVUTO ABBANDONARE LA DIMORA DEL ‘500 SUI COLLI EUGANEI

Un colpo di testa, ipotizzano gli inquirenti. Quello dell’ex governatore Giancarlo Galan, che ha fatto scardinare di proposito rubinetti, sanitari e termosifoni dalla lussuosa villa di Cinto Euganeo. Uno sfregio prima di abbandonarla.
“Non li uso io e non li userà  più nessuno”, deve aver pensato degli almeno otto bagni che ci sono dentro la sua ormai ex casa.
Costretto a lasciare questa dimora cinquecentesca per trasferirsi in affitto in una casa a Rovolon, sempre sui colli Euganei, Galan ha pensato bene di portarsi via anche alcuni caminetti e termosifoni.
Ora l’ex presidente del Veneto e due volte ministro – accusato di corruzione nell’inchiesta Mose, per cui ha patteggiato una pena di due anni e dieci mesi e una confisca da 2,6 milioni – ha fatto sapere alla procura di Venezia che si è trattato di un malinteso e che è pronto a restituire quanto ha prelevato indebitamente da Villa Rodella.
Galan ha traslocato qualche giorno fa e quando i finanzieri e i funzionari dell’Agenzia del Demanio sono entrati a Villa Rodella, l’hanno trovata spoglia degli arredi, come previsto dalla legge, ma anche di alcuni caloriferi, di quasi tutti i sanitari (di tutti i bagni della casa), delle docce, di tutta la rubinetteria e delle parti esterne di decoro dei caminetti.
Che non avrebbe dovuto toccare.
“Interpretazioni fantasiose – dice l’avvocato di Galan, il famoso penalista veneziano Antonio Franchini -. Forse c’è stato un equivoco sulla definizione di arredi”.
Invece di fantasioso non c’è proprio nulla. È tutto documentato.
“Difficile che un avvocato non sappia quale sia l’arredo – dicono gli inquirenti -. Più probabile che Galan abbia fatto di testa sua, senza avvisarlo, ma ben sapendo cosa stava facendo”.
Anche perchè, come testimoniano le fotografie scattate dai finanzieri, tutti questi oggetti sono stati asportati con una precisa volontà .
Martello, scalpello e, quasi sicuramente, una ditta per il trasporto.
Il Demanio deve valutare la villa: un complesso di diverse unità  immobiliari che, senza sanitari, docce e rubinetti, non è considerata un immobile abitabile, ma al grezzo avanzato.
Ecco che la valutazione non si può fare. Questo è emerso dalle indagini coordinate dal Sostituto Porcuratore di Venezia, Stefano Ancilotto.
Solo malintesi per la difesa, ma non è detto che la vicenda si concluda qui: essendo una villa cinquecentesca, infatti, le Fiamme gialle stanno valutando se per i lavori eseguiti da Galan non fosse necessaria un’autorizzazione da parte della Soprintendenza.
In quel caso partirebbe immediata la denuncia, che potrebbe avere delle ripercussioni sull’udienza in cui l’ex governatore chiederà  l’affidamento in prova ai servizi sociali, il prossimo 4 novembre davanti al Tribunale di Sorveglianza di Padova.
Galan si è detto pronto ad aiutare i migranti per il fine pena della sua condanna che sta scontando ai domiciliari, ma anche questo episodio potrebbe non giocare a suo favore.
Ci potrebbero essere delle ripercussioni: deve restituire e risarcire tutto e non è cosa da farsi in pochi giorni, vista la mole di arredi portati via.

Alessandra Borella
(da “La Repubblica“)

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APPALTI ANAS, L’ARRESTATO COSTANZO CHE DICEVA “LEGALITA’ E’ UN DOVERE MORALE PER OGNI IMPRENDITORE”

Ottobre 23rd, 2015 Riccardo Fucile

IL GIOVANE CAPITANO DI VENTURA SICILIANO AVEVA CONQUISTATO POSIZIONI INFLUENTI IN NOME DELLA LOTTA ALLA CORRUZIONE

Una bandiera finita — per il momento — ammainata dato che ci sono anche Costanzo e Lo Giudice tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare per corruzione emessa nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti Anas.
“Una deprimente quotidianità  della corruzione”, l’ha definita il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone.
E adesso a rischio ci sono i cantieri della Tecnis: si va dai 40 milioni per l’interporto di Catania, ai 100 milioni per l’anello ferroviario di Palermo, dallo scalo di Ragusa fino ai 140 milioni dell’ospedale San Marco, nel quartiere etneo di Librino, per citare solo le ultime gare vinte dalla società  siciliana.
“Basta piangersi addosso e proiettare analisi o stime poco attendibili: il Sud ha le potenzialità  di ripartire soprattutto grazie ai giovani, alle loro idee”, pontificava Costanzo dalle pagine del Foglio, che nell’agosto scorso gli dedicava un ritratto candido.
Nato 53 anni fa a Catania, erede di una famiglia di imprenditori attiva da tre generazioni nel settore dell’energia, Costanzo fa parte della generazione dei giovani capitani di ventura siciliani che nell’ultimo decennio ha conquistato pagine di giornali e posizioni influenti annunciando la via della legalità  come risposta a decenni di malaffare economico.
Notato già  nel 1993 dal sindaco etneo Enzo Bianco, che lo nomina assessore, Costanzo aderisce poi alla nidiata d’imprenditori che seguono Ivan Lo Bello e Antonello Montante nella scalata a Confindustria sotto il vessillo dell’antimafia.
Non è un caso infatti che lo stesso Costanzo è sempre stato tra i papabili dirigenti di Confindustria catanese.
E d’altra parte, anche il patron della Tecnis ha nel curriculum serate antimafia in cui ricordava il giornalista Pippo Fava e denunce contro il racket.
Come nel 2013, quando la procura di Reggio Calabria porta a processo cinque affiliati alla ‘ndrangheta, che erano andati a chiedere la “messa a posto” ai cantieri di Costanzo sulla statale 106, quella che collega Reggio con Melito Porto Salvo.
“Denunciare — diceva l’imprenditore — dev’essere la normalità  delle cose: una normalità  che serve a far crescere le nostre stesse aziende secondo quella che è la strada tracciata da Lo Bello e Montante”.
Ma non solo. Al mensile I Love Sicilia Costanzo spiegava anche che “la legalità  per un imprenditore è responsabilità  sociale e dovere morale. Io non sono solo perchè ormai da un decennio gli imprenditore siciliani hanno avviato un processo di rinnovamento che non è più possibile fermare”.
Poi, piano piano, il rinnovamento ha cominciato ad incepparsi da solo, quando i massimi esponenti dell’antimafia imprenditoriale sono finiti a loro volta al centro di inchieste delicatissime.
Il primo è Montante, indagato dalla procura di Caltanissetta per concorso esterno a Cosa nostra.
Poi tocca al presidente della Camera di commercio di Palermo Roberto Helg, altro primattore della rivolta anti racket siciliana, beccato mentre intascava una mazzetta da 100mila euro.
Quindi è il turno di Salvo Ferlito, dimessosi da presidente di Ance Sicilia (l’associazione dei costruttori edili di Confindustria) dopo una condanna a tre anni per truffa.
Oggi tocca a Costanzo allungare la lista degli imprenditori colpiti da accuse gravissime dopo aver fatto della legalità  un sicuro vessillo di successo.
Un contraddizione gigantesca che nell’isola del paradosso è ormai diventata semplicissima cronaca.

Giuseppe Pipitone
(da “il Fatto Quotidiano”)

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INCENTIVI GONFIATI E FALSE ASSUNZIONI; PERQUISITE SEDI INPS A ROMA E IN CAMPANIA

Ottobre 23rd, 2015 Riccardo Fucile

VENIVANO COSTRUITE AZIENDE INESISTENTI PER INCASSARE EROGAZIONI PREVIDENZIALI

False assunzioni e fittizi rapporti di lavoro. Ma anche incentivi gonfiati a dirigenti e funzionari dell’Inps.
C’è questo al centro del nuovo filone investigativo della maxi inchiesta “Mastrolindo“, che ha portato a perquisizioni nella Direzione generale dell’istituto e nelle sedi dei capoluoghi campani.
Finora l’indagine della procura di Nocera Inferiore (Salerno) ha portato all’esecuzione di 44 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di imprenditori e professionisti e al sequestro preventivo di beni per un valore complessivo di oltre 137 milioni di euro, relativamente alla costituzione di diverse aziende inesistenti sparse nell’agro nocerino sarnese e operanti nel settore terziario, come ditte di pulizie, sulle quali insistevano migliaia di falsi rapporti di lavoro per incassare indebite erogazioni previdenziali e assistenziali dall’Inps (indennità  di disoccupazione, maternità  e malattia).
Ma al centro del nuovo filone dell’inchiesta c’è anche l’erogazione di incentivi a dirigenti e funzionari per la produttività  nel biennio 2012-2013.
Nel database dell’Istituto — secondo l’ipotesi investigativa — sarebbero stati inseriti dati falsi, maggiori di quelli reali, relativi alle ispezioni effettuate e ai rapporti di lavori annullati.
Su questi dati falsi sarebbe avvenuta la verifica delle performance: il raggiungimento degli obiettivi prefissati dalla Direzione Generale, alla quale sarebbe poi seguita l’erogazione dei premi di produttività  a dirigenti e funzionari dell’Istituto.
I dati sono ancora parziali ma secondo gli inquirenti solo per gli anni 2012 e 2013 le somme erogate ammontano a oltre 400 milioni di euro.
I carabinieri del reparto territoriale di Nocera Inferiore, coordinati dal sostituto procuratore Roberto Lenza e con la collaborazione di quelli dei reparti territoriali competenti e del Ris di Roma, stanno eseguendo nella capitale e in tutti i capoluoghi di regione, perquisizioni all’interno della Direzione Generale dell’Inps e notificando un ordine di esibizione di documenti presso le direzioni regionali campane.

(da agenzie)

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LA LETTERA DI MANFREDI BORSELLINO : “CARA FIGLIA MIA, TI SPIEGO PERCHE’ LA GIUDICE INSULTA NOI BORSELLINO”

Ottobre 23rd, 2015 Riccardo Fucile

LA RISPOSTA ALLA GIUDICE ANTIMAFIA CHE AVEVA DEFINITO I FIGLI DI PAOLO “UNO SQUILIBRATO E LUCIA CRETINA”

«Papà  al Tg dicono parolacce, parlano di una Signora che ti ha detto parolacce, perchè?». Così mia figlia Merope, 9 anni, ha esclamato ieri appresa la notizia delle offese rivolte alla mia persona e a mia sorella Lucia dalla signora Saguto
Già , perchè?
Non sapevo (e non so) come rispondere a una domanda di mia figlia, come spiegarle perchè un alto magistrato che ha definito Paolo Borsellino «un carissimo amico personale», sostenendo di «aver visto crescere i suoi figli» li insulti etichettandoli «cretini» e «squilibrati».
Non abbiamo voluto commentare quelle parole perchè sono incommentabili, ma la domanda di mia figlia esige forse una risposta.
Perchè una donna che non ha mai frequentato la nostra casa, ha ignorato per anni la nostra stessa esistenza (come noi a dire il vero la sua), il cui nome non abbiamo mai sentito pronunciare ai nostri genitori ha avuto l’impellente necessità , interloquendo al telefono con un’amica, di esprimere giudizi così trancianti e cattivi nei riguardi del sottoscritto e di sua sorella Lucia?
Io, cara Merope, a questa tua legittima domanda ti confesso non sono in grado di rispondere.
Per tuo padre articolare una risposta è impresa ardua, non avendo avuto mai “l’onore” di conoscere direttamente la signora che ha pronunciato quelle offese.
Onore che però hanno avuto tante persone importanti della tua città .
Forse un giorno qualcuna di queste persone qualificate ti spiegherà  ciò che io non sono in grado di spiegarti
Tieni però a mente un verso della Divina Commedia del poeta Dante mentre descrive i vili, cioè “coloro che visser senza ‘nfamia e senza lodo”: “non ragioniam di loro, ma guarda e passa”, ovvero non ti curare di loro ma guarda avanti e non ti vergognare mai di tutte le volte che proverai forti emozioni di piangere o di commuoverti.

Il tuo papa’

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EX PORTAVOCE DI FRATELLI D’ITALIA ARRESTATO PER RAPINA

Ottobre 23rd, 2015 Riccardo Fucile

IL GIORNALISTA ABRUZZESE DANIELE LANETTA AUTORE DI TRE RAPINE A SUPERMERCATI

Daniele Lanetta è un giornalista professionista molto conosciuto in Abruzzo.
Ma da fine settembre non sono i suoi articoli ad avergli dato notorietà  ma le sue rapine al supermercato.
Il metodo è sempre lo stesso: parcheggia la sua Micra decappottabile all’esterno del supermercato, entra a volto scoperto con un taglierino, minaccia il cassiere e si fa consegnare i guadagni della giornata, come racconta Il Centro.
A fine settembre aveva tentato una rapina al supermercato Todis di Sambuceto, in provincia di Chieti, ma era l’orario di chiusura e l’incasso era stato già  portato via.
Gli investigatori hanno scoperto che nella stessa giornata ne avrebbe commesse altre due in due supermercati Eurospin. Poco più di 1000 euro il bottino.
Ad incastrarlo le immagini delle telecamere di sicurezza ma anche le testimonianze dei presenti che l’hanno riconosciuto. Perchè, come scrive Il Fatto Quotidiano:
Daniele Lanetta per otto anni, dal 2003 al 2011, è stato responsabile dell’ufficio stampa del Comune di Lanciano, e alle elezioni regionali del 2014 è stato uno dei candidati di punta di Fratelli d’Italia nella circoscrizione di Chieti, portando a casa quasi duecento voti. Subito dopo è arrivata per lui la nomina a portavoce del partito di Giorgia Meloni a Lanciano, la città  in cui risiede
Il giornalista-rapinatore è figlio di un editore di un emittente locale.
Il suo avvocato, Paolo D’Incecco, ha intenzione di chiedere misure alternativa perchè sostiene che Lanetta è affetto da disturbi dissociativi, avrebbe una doppia personalità .

(da “Huffingtonpost”)

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VERDINI SHOW: AL PRANZO DELLA P3 A SUA INSAPUTA

Ottobre 23rd, 2015 Riccardo Fucile

LA CRICCA A PROCESSO: “DOVEVA VENIRE SOLO DELL’UTRI, POI ARRIVARONO ALTRI OTTO SENZA CHE IO LO SAPESSI”

Un lungo interrogatorio durante il quale il senatore Denis Verdini, ex coordinatore del Pdl, ha respinto le accuse relative al suo presunto coinvolgimento nella cosiddetta P3, associazione segreta che secondo la Procura di Roma avrebbe puntato a influenzare l’attività  di pezzo dello stato.
“Un coacervo di millanterie”, così Verdini ha definito la presunta loggia nel corso del processo che lo vede imputato assieme ad altre persone tra cui l’imprenditore Flavio Carboni e l’ex parlamentare Marcello Dell’Utri.
“Dell’Utri? Era il fondatore di Forza Italia, una icona – ha detto Verdini rispondendo alle domande del pm Mario Palazzi – e punto di riferimento per me, una figura carismatica, provavo per lui amicizia e stima”.
Per quanto riguarda Carboni, il senatore lo ha definito come “un personaggio vulcanico, pieno di fantasia e di voglia di fare, un pò troppo insistente a volte. Con lui avevo il progetto di raccogliere finanziamenti per il Giornale di Toscana, esperienza editoriale da trasferire in Sardegna dopo la nomina di Cappellacci a Governatore”.
In relazione al pranzo svolto nella sua abitazione, il 23 settembre del 2009, durante il quale, secondo l’accusa, si misero a punto gli obiettivi dell’associazione segreta, Verdini lo ha definito “un pranzo da niente, da non ricordare: in cui ciascuno parlava dell’argomento che gli stava a cuore, dai convegni con i magistrati al Lodo Alfano, alla riforma della giustizia”.
E ancora: “quel pranzo era stato organizzato da me perchè Dell’Utri doveva portare il magistrato Arcibaldo Miller al quale avrei chiesto la disponibilità  per le Regionali in Campania. Si presentarono, a mia insaputa, in otto, tra cui Flavio Carboni, Arcangelo Martino, Pasquale Lombardi, Antonio Martone e il sottosegretario Giacomo Caliendo. Quel pranzo, fu un coacervo di millanterie. Lombardi? Quando lui parla non si capisce un tubo, ci vuole un traduttore. Martino? Era una mummia, non solo come espressione ma anche per le parole. Dissi a Dell’Utri, ma chi mi hai portato?”.
Nel corso dell’interrogatorio a Verdini è stato chiesto anche della nomina di Ignazio Farris all’Arpa Sardegna.
“Su quel nome – ha spiegato – c’era già  un accordo tra l’allora governatore Cappellacci e Carboni. Farris avrebbe garantito un continuità  sull’affare dell’eolico, la cui normativa era stata introdotta dalla presidenza Soru. Io non sono mai intervenuto nella nomina di Farris che neppure conoscevo. Dovevo fare i conti con le insistenze di Carboni che teneva alla questione e che aveva problemi di rapporti con Cappellacci. Io non mi sono mai interessato nè avevo interesse nell’affare del fotovoltaico. Cappellacci aveva perplessità  su Farris perchè lo riteneva vicino a Soru. Era una questione politica, e non tecnica”.

(da “Huffingonpost”)

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ORELLARA, EX M5S, ENTRA IN MAGGIORANZA

Ottobre 23rd, 2015 Riccardo Fucile

PASSA AL GRUPPO “PER LE AUTONOMIE” CON NAPOLITANO

Da ex candidato presidente del Senato per il Movimento 5 Stelle a nuovo forza nella maggioranza di Matteo Renzi.
Il senatore Luis Alberto Orellana ha annunciato nelle scorse ore il suo ingresso nel gruppo Per le Autonomie-Psi-Maie (lo stesso dove è iscritto l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano), che diventa così al Senato il terzo gruppo di maggioranza.
Il parlamentare lombardo raggiunge così l’ex collega Lorenzo Battista: il suo è il trecentesimo cambio di casacca dall’inizio della legislatura, come segnalato da Openpolis.
L’organismo parlamentare presieduto da Karl Zeller conta così 20 componenti.
Quelli del Pd al Senato sono 113 e quelli di Ncd 35.
I verdinani di Ala che hanno votato in linea con l’esecutivo sul ddl Boschi restano al momento 14.
Orellana era iscritto al gruppo Misto di Palazzo Madama da quando era stata espulso dal Movimento 5 Stelle.
Il 24 febbraio 2014 infatti il senatore, insieme ai colleghi Battista, Bocchino e Campanella, era stato accusato di aver creato una corrente organizzata dentro il M5S e di aver rilasciato dichiarazioni alla stampa sempre in dissenso con il gruppo.
I quattro erano stati espulsi con una votazione tra gli iscritti sul blog di Beppe Grillo. Dopo un primo tentativo di dare vita a una formazione autonoma con gli altri cacciati, Orellana era rimasto nel gruppo Misto.
Il senatore ex grillino ha già  votato in linea con il governo.
A ottobre 2014 è stato il suo voto favorevole alla nota di aggiornamento del Def a salvare la maggioranza a Palazzo madama e per questo aveva ricevuto numerosi attacchi in rete.
Solo dieci giorni fa si è schierato in linea con l’esecutivo sul ddl Boschi per la riforma del Senato.
Quello di Orellana non è il primo caso di passaggio dal Movimento 5 Stelle alla maggioranza.
Al Senato è il caso di Lorenzo Battista (gruppo Per le Autonomie) e Fabiola Anitori (Ncd). Maurizio Romani e Alessandra Bencini hanno invece aderito all’Italia dei Valori e in alcuni casi si sono espressi in linea con l’esecutivo.
Situazione simile a quella di Bartolomeo Pepe (Verdi) e Paola De Pin (Gal).
Alla Camera invece c’è stato addirittura l’ingresso di Tommaso Currò e Alessio Tacconi nel Partito democratico, mentre Ivan Catalano si è iscritto a Scelta civica.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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