Ottobre 9th, 2015 Riccardo Fucile
IN TRINCEA PER LASCIARE CICATRICI SUL PD…SABATO SERA DA FAZIO CON I SUOI DIARI DOVE ANNOTAVA TUTTO
È il momento delle trincee e della guerriglia. Da dove il sindaco dimissionario – per ora a parole – intende colpire Renzi e il Pd.
Obiettivo, lasciare un segno, sfregiare il volto vittorioso di chi lo ha abbandonato.
La prima trincea nella quale Ignazio Marino è pronto a scendere, e dalla quale è pronto a colpire, è la televisione.
Il sindaco non ancora dimissionario ha scelto, per fare il cattivo, un luogo comunicativamente buonista: ‘Che tempo che fa’, la trasmissione condotta da Fabio Fazio e che andrà in onda sabato sera.
“Dopo mesi di attacchi, umiliazioni e accuse infondate, adesso racconterò la mia verità ”, va dicendo Marino nel day after a chi lo incrocia nei corridoi del Palazzo Senatorio.
Il primo cittadino prova a conservare la freddezza del chirurgo e ringrazia tutti i collaboratori dicendo che è stata una “bellissima avventura”, ma prima di dire addio al Campidoglio vuole lasciare un segno. O meglio una cicatrice.
Vuole ferire il Pd e Matteo Renzi, che come minimo giudica “ipocriti” e “traditori”, e vuole rispondere a muso duro al suo partito dopo essere stato scaricato “brutalmente” e per motivi che “esulano dagli interessi dei cittadini”.
Nel giorno successivo al grande trauma – ma “io reggo bene lo stress perchè so che cosa significa operare le persone a cuore aperto” – a Marino sono arrivati messaggi, diretti e indiretti, da parte di alcuni dem che lo hanno invitato ad evitare in questo momento inutili vendette.
Marino ha risposto loro con queste parole: “Io non sono una persona vendicativa, ma soltanto una persona che ama la verità ”.
Parole che lasciano capire che il sindaco, che porta con sè i quaderni colorati su cui in questi ventotto mesi di mandato ha annotato ogni singolo dettaglio, ha deciso di estrarre di volta in volta da quelle pagine qualche pillola che serve secondo lui a raccontare la sua versione dei fatti e secondo i suoi avversari e i suoi ex amici a contenere i veleni del rancore.
Il primo sfregio intanto riguarda il giallo delle dimissioni, in una nera giornata.
Per tutto il pomeriggio la domanda che il Pd è stato costretto a porsi è stata la seguente: “Le ha date o non le ha date? Le ha formalizzate o no?”.
E poi, ecco la risposta che si sono dati a vicenda: “Quest’uomo è capace di tutto”.
E infatti a fine serata si scopre che le dimissioni non sono state ancora formalizzate, nonostante il vicesindaco Marco Causi in mattina avesse parlato di lettera protocollata.
In realtà Marino è ancora ufficialmente sindaco. Qualcuno sintetizza questa mossa parlando di “scaramucce politiche” per far entrare il partito in fibrillazione.
È anche possibile però che ci siano ancora degli atti che il sindaco vuole compiere da primo cittadino in carica. Comunque sia lunedì, stando a quanto è stato annunciato, ma con Marino tutto può succedere, il sindaco formalizzerà le dimissioni e da allora avranno inizio i venti giorni durante i quali potrà ripensarci.
Ma è più probabile che utilizzi questo periodo, che si prospetta lungo, per far tremare il Pd.
Marino, arrivato nella sua stanza intorno alle 10, ha trascorso l’intera giornata a lavoro con i suoi collaboratori.
Ha incontrato il vicesindaco e l’assessore alla Legalità , Alfonso Sabella. Quest’ultimo è l’ex magistrato che non l’ha lasciato nel momento più difficile. Insieme hanno studiato un po’ le carte, tutte le pratiche in sospeso e hanno riflettuto su cosa fare nei prossimi venti giorni.
“Al netto degli errori politici, il più grande è stato fidarmi di chi mi ha tradito, sono orgoglioso delle cose fatte”, ha detto Marino, mentre analizza un altro capitolo, quello che al momento è per lui il più importante.
Chi sarà il commissario che traghetterà il Comune fino alle prossime elezioni e che presenzierà all’apertura della Porta Santa del Giubileo? La speranza nel Palazzo Senatorio è che sia proprio Sabella, il quale non conferma e non smentisce: “Valuterò ogni possibilità ”.
Il sindaco ha cancellato dalla sua agenda tutti gli appuntamenti tranne uno, a cui ha detto di tenere particolarmente. Si tratta del matrimonio di una coppia di amici suoi, Jamie (neanche a dirlo è americana) e Matteo.
Uscendo da Palazzo Senatorio con la fascia tricolore per andare nella sala Rossa, Marino si è limitato a dire “sto molto bene, vado a celebrare l’amore”.
E durante il rito ha letto una poesia di Plabo Neruda. È quella che legge sempre in queste occasioni ma in questo caso ha un sapore diverso, se letta da un uomo rimasto solo. Il titolo è “Se saprai starmi accanto”.
Marino che in pratica accanto a lui non ha più nessuno nel pomeriggio legge la richiesta che arriva da Sel di presentarsi in Aula per una verifica.
La sinistra gli chiede un cambio di rotta e sarebbe disposta a sostenerlo, ma per Marino ormai si tratta solo di una vigliaccata.
(da “Huffingtonpost)
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Ottobre 9th, 2015 Riccardo Fucile
GASSMANN E FIORELLO GLI ESPRIMONO SOLIDARIETA’ E PARTE UNA PETIZIONE SU CHANGE
La politica italiana lo ha scaricato brutalmente, i sindaci delle altre grandi città del mondo no.
All’indomani delle dimissioni forzate, per Ignazio Marino è arrivata la solidarietà di alcuni illustri colleghi.
Prima il sindaco di New York Bill de Blasio che ha ringraziato il primo cittadinio uscente definendolo uno dei leader italiani che lo hanno ispirato, poi quello di Parigi Anne Hidalgo, che su Twitter ha rivolto un messaggio affettuoso nei confronti di Marino. “Un pensiero per Ignazio Marino – ha scritto – resterà per me il sindaco che ha osato affrontare la mafia”.
La petizione su Change.org
Non solo, a Marino è arrivata anche la solidarietà dalle Rete e su Change.org è partita la petizione per chiedere al sindaco uscente di ritirare le dimissioni.
Petizione che dopo neanche 24 ore ha raggiunto circa 13 mila adesione. Con lui si è schierato anche l’ex vicesindaco Marco Causi: “In queste ore legittimamente ci sono i difensori di Marino e i detrattori. Visto le scelte che ho fatto – ha scritto – mi sento di far parte del primo partito perchè se non la pensassi così non sarei venuto qui il 28 luglio, non avrei messo tutto il mio lavoro per sostenere Marino, questa Giunta e l’attività amministrativa in una fase storica così importante”
Solidarietà è arrivata anche da parte del mondo dello spettacolo.
“Saluto Ignazio Marino nel momento in cui non lo saluta nessuno, malgrado tutto”, ha scritto su Twitter Alessandro Gassmann, promotore della campagna Roma sono io, proprio contro la sporcizia della città .
Con ironia, Rosario Fiorello ieri aveva scritto invece: “”Da domani – ironizza Fiorello – tutte le buche di Roma si autotapperanno. Non ci sarà più traffico e sparirà il malaffare!”, puntualizzando poi che che “non è perchè Marino si è dimesso i problemi di Roma sono risolti”
(da “Huffngtonpost”)
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Ottobre 9th, 2015 Riccardo Fucile
LA PAURA DI PARTIRE DA FAVORITI PER IL CAMPIDOGLIO POTREBBE DANNEGGIARE LA SFIDA PER LE ELEZIONI NAZIONALI
Tanto lo hanno invocato che alla fine è successo, ma le facce in molti casi sono più tese che felici.
Roma, se Ignazio Marino conferma le dimissioni e se non ci saranno altri colpi di scena, andrà al voto la primavera prossima.
Il Movimento 5 Stelle, forse come mai prima d’ora, parte da favorito, ma non tutti pensano che sia un bene.
Conquistare la capitale a poco più di un anno dalle elezioni nazionali potrebbe essere molto difficile per un Movimento che non si è mai cimentato con la gestione di una grande città .
E il timore, nei corridoi grillini tra Parlamento e Campidoglio, è proprio questo: e se passare nella stanza dei bottoni poco prima della prova generale non rischiasse di far saltare tutto?
In tanti vanno oltre: l’ipotesi che avanzano è che potrebbe fare comodo a molti partiti, Pd in primis, mettere in difficoltà il M5S facendolo vincere a Roma e bruciandolo ancora prima di arrivare alla partita più importante.
Per ora teorie che non vanno oltre i dialoghi davanti a un caffè, ma di fatto sono preoccupazioni che pesano sul tavolo di chi sta elaborando le strategie.
Nel quartier generale si cerca di mantenere la calma e ci si nasconde dietro le procedure di routine.
Il Movimento poche ore dopo le dimissioni di Marino aveva già fatto due riunioni: una tra parlamentari, consiglieri comunali e staff nazionale e l’altra tra gli attivisti locali.
Il primo processo che partirà sarà rigorosamente quello legato all’elaborazione del programma elettorale. Poi si guarderà ai volti: forse si farà come Milano, con una preselezione di persone che devono rispettare i requisiti M5S e che si offrono e poi si chiederà agli attivisti di esprimere la preferenza.
Morale, le facce conosciute per il momento restano in panchina.
Perfino la deputata Roberta Lombardi, che nelle scorse ore aveva osato dire “mi piacerebbe fare il sindaco”, è stata richiamata all’ordine.
Lei, come Alessandro Di Battista, deve prima finire il mandato da parlamentare “perchè alla regole i grillini non derogano mai”.
Il diktat è arrivato dalla Casaleggio associati e non si discute. Anche perchè mettere una faccia conosciuta e apprezzata anche oltre gli elettori M5S vorrebbe dire rischiare di vincere davvero.
Questa è la strategia iniziale, ma tutto potrebbe cambiare in un momento anche a seconda delle mosse degli avversari.
Intanto vanno avanti i consiglieri in Campidoglio: “Il Movimento 5 stelle è pronto con un suo programma e una squadra di governo seria e credibile”, ha dichiarato uno dei volti papabili per correre a sindaco Marcello De Vito, già capogruppo in Comune. “Questi sono stati per noi due anni importanti, di formazione sul campo. Abbiamo approfondito tante questioni e problemi dei cittadini romani che sono quelli che vediamo ogni giorno”.
L’avvocato grillino ha il compito di tranquillizzare gli animi e garantire che il M5S resta quello che è e, insieme agli altri tre colleghi (Daniele Frongia, Virginia Raggi e Enrico Stefano), si prepara alla corsa.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 9th, 2015 Riccardo Fucile
DEL BONO A BOLOGNA, PAROLI A BRESCIA, GAMBINO IN CAMPANIA… DIVERSI PROCESSI SONO FINITI CON ASSOLUZIONI
Ignazio Marino ha dato le dimissioni ma la vicenda che lo ha portato a gettare la spugna non è finita.
Intorno a lui resta l’alone delle spese e degli scontrini sui quali, in ultimo, è caduto. Quella pioggia di ricevute dubbie che la Procura di Roma dovrà esaminare lo espone all’accusa di peculato, un reato punito con la reclusione da quattro a dieci anni, e secondo alcune indiscrezioni anche di falso.
Non è il primo caso di un sindaco che finisce in guai giudiziari per un uso contestato della carta di credito di rappresentanza, anche per importi modesti (non più di 9mila euro su circa 24mila nel caso del sindaco di Roma).
E spesso quei precedenti si sono chiusi in tribunale con un nulla di fatto e chi era scivolato strisciando la carta di credito con disinvoltura, alla fine è caduto in piedi e si è rialzato.
Esempi? Non ha scontato un solo giorno di carcere l’ex sindaco di Bologna Flavio Delbono, che nel 2010 si dimise perchè indagato di peculato, truffa e abuso d’ufficio. Tra le accuse, l’uso della carta di credito per pagare spese personali e viaggi fatti con l’allora segretaria ed ex fidanzata Cinzia Cracchi, quand’era vicepresidente della Regione Emilia-Romagna.
Per quelle vicende Delbono ha chiuso due patteggiamenti e restituito 46mila euro alla regione Emilia-Romagna a titolo di risarcimento per danno erariale, di immagine oltre interessi.
La vicenda non gli ha impedito di tornare in cattedra alla facoltà di Scienze economiche dell’Alma Mater.
Spesso succede che gli indagati non arrivino neppure a giudizio, pur tra le censure dei magistrati.
Un esempio? E’ stata aperta e subito chiusa l’indagine che quattro anni fa aveva investito il sindaco di Brescia, Adriano Paroli e nove membri della giunta.
Erano tutti accusati di peculato per il presunto utilizzo indebito delle carte di credito. Ma che cosa scriveva il magistrato Silvia Bonardi, depositando la richiesta di archiviazione?
“Indubbiamente, si tratta di condotte che avevano rilevanza sotto il profilo del danno erariale, ma che comunque anche se con motivazioni alquanto sprovvedute per provenire da soggetti che governano una delle città non metropolitane più importanti dell’intero Paese, non sono sussumibili nell’alveo dell’ articolo 314 del Codice penale (il peculato, ndr), in quanto non realizzate al deliberato scopo di appropriarsi delle risorse finanziarie pubbliche”.
Cade in piedi anche Alberico Gambino, politico campano annoverato tra gli “impresentabili” delle ultime elezioni regionali.
Ex sindaco di Pagani (Salerno) e già consigliere regionale, fu arrestato e poi condannato a due anni e 10 mesi per concussione e violenza privata.
Assolto dalle più gravi accuse di collusione con la camorra, è tornato in consiglio regionale quest’anno con oltre 10.500 voti nella lista di Fratelli d’Italia.
Anche da sindaco scese e risalì dalla poltrona in seguito a una vicenda giudiziaria: nel 2010 fu sospeso per effetto di una condanna a un anno e cinque mesi per peculato continuato dovuta all’uso della carta di credito del Comune.
L’accusa era d’aver utilizzato 118 volte la carta senza riuscire a dimostrare le finalità istituzionali di quasi 22mila euro di spese sostenute.
Un anno dopo la Corte di Cassazione ha accolto però il difetto di motivazione sollevato dagli avvocati Michele Tedesco e Franco Coppi (lo stesso del processo Ruby). In particolare sul requisito della “coeva esibizione” dei giustificativi.
Il peculato, ragiona la Suprema Corte facendo proprie le istanze dell’appellante, si consuma al momento del pagamento e non dell’esibizione dei giustificativi che diventano secondari, tanto che “quello che figura come illecito potrebbe essere ascritto a mera dimenticanza o trascuratezza, confondendo di fatto momento consumativo del reato coi comportamenti post-delicutm cioè la tardiva/improbabile/falsa/erronea giustificazione validi per la serie indiziaria e la ricerca della verità ”.
A questo principio potrebbero appellarsi forse anche i legali di Marino, visto che le incongruenze sui rimborsi che gli vengono contestate vengono da più parti derubricate a “leggerezza” (così oggi il magistrato e assessore alla legalità , Alfonso Sabella). L’importante è riuscire a dimostrare che non era finalizzata “al deliberato scopo di appropriarsi delle risorse finanziarie pubbliche”.
Nel caso di Marino, la Procura non potrà che convocare l’ex sindaco per farsi precisare nomi e cognomi di quegli “ospiti” delle cene che nei giustificativi di spesa indicava con diciture generiche: “celebri chirurghi”, “atleti”, “giornalisti” etc.
Come si sa, sono stati proprio alcuni dei “presunti commensali” a smentirle. L’amministrazione capitolina, va detto, non aveva mai contestato alcunchè.
Thomas Mackinson
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 9th, 2015 Riccardo Fucile
NEL 63% FAVOREVOLE VANNO CONSIDERATI GLI ELETTORI DI CENTRODESTRA E CINQUESTELLE, QUINDI MARINO A SINISTRA PARE TUTT’ALTRO CHE ISOLATO… TRA I PARTITI SALE IL PD AL 35,1%, CALANO LA LEGA AL 14% E FDI AL 3,2%
Sulla decisione del sindaco di Roma Ignazio Marino di dimettersi, induce a riflessione il risultato del sondaggio dell’istituto Ixè per Agorà , su Rai3.
Il quesito è stato posto poche ore prima dell’annuncio: il 63% ha risposto che avrebbe dovuto lasciare, contrario il 30% del campione.
Se si considera che l’elettorato di centrodestra e quello Cinquestelle avranno votato per le dimisssioni, quel 30% che sostiene Marino appartiene all’elettorato del Pd e appare in contrasto con la posizione ufficiale del partito.
Tutto stabile lo scenario dei partiti.
Il Pd si attesta al 35,1 (+0,1%), il Movimento Cinque Stelle al 24,9 (-0,2%), la Lega Nord scende al 14% (-0,3%) e Forza Italia sale al 9,7 (+0,1%).
Tra i partiti che riuscirebbero a entrare in Parlamento Sel (4,4%, 0,2), Fratelli d’Italia 3,2% (-0,1) e Area Popolare (3,2%, +0,4).
L’affluenza si attesterebbe al 66,3 per cento.
Cresce di un punto in una settimana la fiducia in Matteo Renzi (32%) e nel governo (29%), secondo Ixè.
Sergio Mattarella ottiene sempre la più alta fiducia tra i politici (63%). In testa, tra le istituzioni, Papa Francesco all’86%.
Da notare che secondo il sondaggio il 64% degli italiani (una settimana fa era il 65%) non vede segni di ripresa, nonostante una serie di indicatori economici positivi.
Il 35%, invece, è più ottimista e pensa che il peggio sia passato.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 9th, 2015 Riccardo Fucile
PIU’ CHE DEI RISTORANTI, A MARINO HANNO FATTO PAGARE IL CONTO DI AVER DISTURBATO LOBBY DI DESTRA E DI SINISTRA
A Roma i marziani durano poco.
Basta rivedere lo “spettacolo” offerto da Roma negli ultimi anni: da una parte i poteri economici e politici (ammesso che una tale distinzione abbia ancora senso), dall’altro un personaggio un po’ narciso, maldestro.
Perchè è indubbio che il sindaco Marino ci abbia messo del suo fin dall’inizio, quando 28 mesi fa osò sfidare l’apparato del Pd romano, quello di mafia capitale.
Perciò dovrebbero vergognarsi un po’ le persone e le forze politiche che mettono Marino nel calderone del più grande scandalo avvenuto a Roma negli ultimi anni.
E dovrebbero riflettere anche tutti quelli che ieri sera festeggiavano l’annuncio delle dimissioni.
Va ricordato che alle primarie vinse contro i candidati ufficiali del partito, Paolo Gentiloni e Davide Sassoli, annunciando il programma («Ora dobbiamo liberare il Campidoglio da una politica oscura»).
Ereditava infatti una città affogata nei debiti e ridotta a succursale di mafie, malaffare, corruzione
E così iniziava la sua battaglia colpendo personaggi e lobby che i suoi predecessori neppure osavano nominare.
Chiude la discarica di Malagrotta mettendo i fari addosso al business dei rifiuti; mette mano allo snodo urbanistico dei Fori Imperiali scontrandosi con la potente lobby dei commercianti; sbaracca il gotha dell’Acea, l’azienda di gestione delle risorse idriche e dell’energia, pestando i piedi a imprenditori e finanzieri; rimette in discussione tutta la gestione dell’Atac.
Solo per ricordare le più importanti questioni, senza citare quelle meno appariscenti come togliere il monopolio alla potente famiglia di Tredicine, monopolisti degli ambulanti in tutto il centro storico, contrastare l’abusivismo commerciale…
Tutto prima che scoppiasse il bubbone di mafia-Capitale, e siccome nessuno è profeta in patria il sindaco ci guadagnò una dura campagna mediatica dei grandi gruppi editoriali della città .
La verità è che Marino era stato dimesso a mezzo stampa già da tempo, molto prima delle vicende degli scontrini (più che spese pazze, spese confuse), usati per fargli pagare il conto non del ristorante ma dei grandi affari in cui ha messo il naso.
Oltretutto l’ex sindaco non solo si è mosso con la delicatezza di un elefante nei palazzi romani, perchè non ha avuto riguardi nemmeno per i sacri portoni vaticani.
Lo avevano appena incoronato che già si pronunciava a favore della fecondazione assistita (eterologa per giunta), che già allestiva cerimonie ufficiali e in pompa magna per le coppie gay, mettendosi in prima fila al gay-Pride.
Un vero marziano nella città Santa.
Non stupisce la vita difficile della sua giunta, rimpastata più volte e sempre sull’orlo di una crisi di governo.
L’anomala avventura portava dentro di sè il virus di una fine prematura.
Adesso la città viene consegnata a prefetti e commissari per la prossima manna del Giubileo. I tecnici prenderanno il governo della capitale, distribuiranno pani e pesci, cercheranno di riavvicinare le due sponde del Tevere per preparare il terreno alle elezioni di primavera.
Magari per il candidato del partito della nazione. Un esito, tuttavia, assai improbabile.
Norma Rangeri
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Ottobre 9th, 2015 Riccardo Fucile
LE DICHIARAZIONI DELL’ESPONENTE PD ORA GLI SI RITORCONO CONTRO: “MA ALLORA E’ IL PD CHE FA IL GIOCO DELLA MAFIA?”
“A Roma la linea dei grillini non cambia: attaccare il Pd e dimettere Ignazio Marino. Segnalo con affetto che è la stessa linea della mafia”.
I tweet, come i diamanti, sono per sempre.
Come quello del 27 marzo scorso, con il quale il presidente del Pd e sponsor fino a ieri di Marino sindaco, Matteo Orfini, accusava il Movimento 5 Stelle di essere sulla “stessa linea della mafia” per la sua richiesta di dimissioni dell’ex sindaco.
Ora che il Partito democratico ha scaricato Ignazio Marino, costringendolo a dimettersi per gli scontrini sospetti delle cene istituzionali, il tweet si ritorce contro: “Mi fanno giustamente notare che fino a quando chiedevamo noi le dimissioni di Marino per @orfini era la linea della mafia. Ora è legalità “, commenta la deputata 5 Stelle Giulia Di Vita.
E il tweet di Orfini circola tantissimo sui social network.
Perchè le pressioni per “accompagnare” il sindaco Marino all’uscita del Campidoglio ci sono state, al netto delle smentite ufficiali dei vari esponenti del partito democratico.
Il paragone M5S-mafia il presidente del Pd lo ripresentò anche in un’intervista a Repubblica del 5 giugno scorso: “Chiedere le dimissioni della giunta Marino è fare il gioco della mafia”. “È la stessa linea della mafia – aggiunse – Chi preme perchè la giunta Marino vada via sono il Movimento 5Stelle, Salvini e la mafia. Vedano loro se si sentono in buona compagnia”.
Gli assessori Pd sono stati i primi a lasciare la barca che stava affondando.
Prima ancora che lo facesse il sindaco.
E ora in tanti si chiedono perchè il sindaco è stato dimissionato, se secondo il suo partito si stava battendo, e con successo, contro la mafia della Capitale.
Così c’è chi fa notare: “Orfini il 27 marzo: attaccare il Pd e dimettere #Marino è la stessa linea della mafia. Ieri il Pd lo fa dimettere”.
O chi chiede: “Alla fine della giostra il Pd avrebbe fatto dimettere Marino. Stessa linea della mafia come da lei ipotizzato con il M5S?”.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 9th, 2015 Riccardo Fucile
E MARINO FIRMA UN ASSEGNO DI 20.000 EURO
«Sto bene»: il day-after di Ignazio Marino, cominciato con l’assedio di cronisti e fotografi sotto casa fin dalle prime ore della giornata, a metà mattina si colora con una mossa imprevista.
Il sindaco, dopo essere entrato nel palazzo Senatorio del Campidoglio da un ingresso secondario per eludere giornalisti e tv, scende in piazza fra la folla: «Sto molto bene. Sto andando a celebrare un matrimonio» ha detto, dirigendosi verso la sala Rossa, protetto dalla scorta mai così numerosa come in questi giorni.
La coppia degli sposi, Jamie, attrice americana in abito corto, e Matteo, italiano, ha ascoltato il sindaco leggere una poesia di Neruda prima di potersi scambiare anelli e bacio. «Il momento più bello è stato quando ha recitato la poesia sull’amore e questo è stato commovente», ha raccontato Jamie, emozionata.
Una parentesi serena, quella del matrimonio, in una giornata ancora segnata dalle polemiche per il sindaco, che poco le 14 ha formalizzato le dimissioni annunciate la sera precedente.
L’attacco ai giornali
Marino ancora una volta se l’è presa con i giornali: «Leggo su alcuni quotidiani frasi virgolettate che mi vengono attribuite. Le smentisco categoricamente: si tratta di falsità che non ho mai pronunciato. Vedo che si parla di mie telefonate con Matteo Orfini che non sono mai avvenute, vedo mie frasi su inesistenti mail di Walter Veltroni pubblicate a firma di Giovanna Vitale su La Repubblica, frasi uscite sul Corriere della Sera in cui mi si attribuisce che “ora farò i nomi”. Tutto ciò è falso e sono costretto ancora una volta a procedere con le querele oltre alle richieste di danni in sede civile».
Il giallo delle dimissioni
Nelle prime ore della mattinata si era intanto aperto un giallo sul passo indietro del sindaco. Alle 9 era convocata l’Assemblea capitolina per discutere vari provvedimenti, ma soprattutto c’era attesa per le comunicazioni di Marino a proposito delle dimissioni.
In aula è mancato il numero legale e la seduta è stata subito chiusa. Il Movimento 5 stelle è andato all’attacco: «Il sindaco è ancora sindaco al cento per cento perchè secondo l’articolo 53 del Testo unico per gli enti locali le dimissioni devono essere ratificate dal Consiglio e solo da quel momento partono i venti giorni prima della nomina di un commissario» ha dichiarato Daniele Frongia, capogruppo capitolino dei grillini: «Aspettavamo il sindaco per accogliere le sue dimissioni ma, pur essendo lui giunto in Campidoglio, non è arrivato in aula e i consiglieri di maggioranza non si sono presentati non assicurando il numero legale».
«Una volta protocollate in maniera ufficiale le dimissioni, cosa che avverrà oggi, ci sono 20 giorni di tempo per chiudere i lavori affrontati in questi mesi. Non è necessaria la comunicazione in Aula dell’atto» ha replicato la presidente dell’Assemblea capitolina, Valeria Baglio.
L’assegno da 20 mila euro
Da quanto emerso dal suo staff, giovedì mattina Marino, come promesso, ha firmato e consegnato alla ragioneria del Comune di Roma l’assegno che copre tutte le spese di rappresenta sostenute con la carta di credito comunale dalla sua elezione in poi. L’assegno, ha poi detto Alfonso Sabella, ammonta a 19.704 euro.
L’apertura di Sel
E mentre dal Pd sono arrivati anche venerdì mattina segnali di gelo nei confronti del sindaco, una piccola apertura è giunta da Sel: «Noi vogliamo andare avanti con il programma elettorale: è giusto chiedere al sindaco un cambio di rotta, la verità , il rispetto del mandato. Altrimenti può anche confermare le sue dimissioni» ha scritto su Facebook Gianluca Peciola, capogruppo Sel in Campidoglio.
Causi: meriti di Marino superano i suoi errori
«Sono assolutamente convinto che i meriti che anche storicamente verranno riconosciuti all’attività del sindaco Marino, sono enormemente superiori agli errori che pure potrebbe aver fatto. Il primo merito è quello di aver risanato il bilancio del Comune di Roma» ha invece detto Marco Causi, deputato del Pd e vicesindaco dimissionario della giunta capitolina.
«Sono convinto che Ignazio Marino potrà affrontare il procedimento relativo alla sua carta di credito e sono convinto che ne uscirà a testa alta e più serenamente senza le responsabilità di sindaco» ha poi aggiunto.
(da “il Corriere della Sera”)
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Ottobre 9th, 2015 Riccardo Fucile
L’OPINIONE PUBBLICA CAMBIA VERSO E SENTE PUZZA DI BRUCIATO E I MEDIA CORRONO AI RIPARI
Povero Crozza, che starà buttando via i pezzi già registrati della telenovela “Marino il Sindaco” per commutare su “Marino 2, la vendetta”.
Mentre i talk già pregustano le carte promesse dal dimissionario, con le liste dei compromettenti e negati favori richiesti al chirurgo in due anni e passa di sindacatura.
E già nei bar, sentito con le nostre orecchie alle sette di questa mattina, si è cambiato il ritornello: da “è colpa di Marino” a “sti figli de na’ mignotta, daje e daje so’ riusciti a farlo fuori”.
E perfino su Francesco, il Papa Perfetto, abbiamo sentito nelle stesse chiacchiere di primissima mattina, allungarsi un’ombra, per avere maramaldeggiato pure lui (e il suo collaboratore, con l’alibi dell’inganno telefonico, un vero scherzo da prete), magari perchè Marino ha spinto sul registro delle Unioni Civili.
Insomma, se qualcuno aveva scambiato la asserita, dilagante impopolarità del “sindaco inadatto al ruolo” per un ritorno di popolarità di quelli impegnati a sbarazzarsene, gli stessi si accorgeranno in un battibaleno che l’opinione pubblica segue percorsi misteriosi e dipende dai mediatori dei media assai meno di quanto questi pensino o sperino.
Così, sediamoci in poltrona e aspettiamo che tutti e sei i talk show di prima serata, col rincalzo di Porta a Porta e l’ulteriore apporto di Sky News, scoprano il contrario di quanto hanno fin qui spiegato e cioè, nell’ordine: che la storia degli scontrini è una vergognosa strumentalizzazione; che i Casamonica sono nemici di Marino e viceversa; che Mafia Capitale era l’alternativa elettorale a Marino; che un sindaco ha diritto ad andarsene in ferie dove vuole, anche in America; e che forse la vera colpa di Marino è di aver cercato di arruffianarsi il Papa che, sentito il crescente puzzo di bruciato, si è tirato fuori dalla mischia con un “quello? Io non l’ho invitato”.
Ci sono tutti gli elementi insomma, dal complotto dei poteri forti fino al destino del Masaniello di turno, per imbastire racconti appassionanti, secondo il format collaudatissimo dell’eroe in disgrazia che cerca di risalire la china del destino.
Con l’aiuto dei conduttori, e il coevo echeggiamento della proiezione di Suburra, tra poco nei cinema.
Ne dovrà fare, dunque, di sforzi il Pd per convincere gli elettori che l’abbattimento di Marino (in parte, certo, l’auto abbattimento di uno che alla fine inciampa nelle proprie scarpe) non significhi il ritorno di “quelli di prima”.
Su questo si giocheranno le elezioni a primavera prossima. E anche molti share nel frattempo
Del resto, perfino a casa nostra stamattina ci ricordavano la battuta di Frank Underwood (House of cards): “Quelli che sono al vertice della catena alimentare non possono avere nessuna pietà . Esiste una regola sola: o cacci oppure vieni cacciato”.
Stefano Balassone
(da “il Fatto Quotidiano”)
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