Ottobre 28th, 2015 Riccardo Fucile
“PERCHE’ DOVREI ANDARMENE? VOGLIO PROPRIO VEDERVI VOTARMI LA SFIDUCIA CON LE DESTRE, COSI’ POI MI RICANDIDO CON UNA LISTA CIVICA”
Alle 20,52 si abbassa la serranda di casa Causi, quasi tutta, zona Piazzale della Radio, fuori dal triangolo del potere del centro. Dentro sono passate tre ore.
Da un lato del tavolo Ignazio Marino, con la fedelissima Cattoi e Tricarico. Dall’altro il presidente del Pd Orfini, Alfano Sabella e Stefano Esposito. È l’incontro. Anzi, l’Incontro per trovare una soluzione del caso Roma. Decisivo, dicono.
Selve di cronisti sotto. Ogni tanto si intravede la sagoma del padrone di casa si affaccia, lì all’ultimo piano, nel poco spazio tra serranda e davanzale.
L’ordine è partito direttamente da Cuba: “Adesso basta — le parole di Renzi — giocare su Roma. Mi era stato garantito che, al ritorno, non avrei più trovato Marino sindaco. Il caso va chiuso”.
Altrimenti, è la seconda parte del ragionamento, “mando a casa tutti”.
Si spiega così il motivo per cui Orfini ha preso l’iniziativa dell’incontro con Marino, dopo giorni in andava ripetendo: “Per me il caso è chiuso, io con quello non ci parlo più”.
Ecco, l’ordine cubano. Poi la convocazione nel condominio, come una lite qualunque, per sbrogliare il pasticcio Capitale.
L’idea del presidente del Pd è di chiudere per cena, consentendo a Renzi di fare una dichiarazione distensiva per il tg delle 20,30: “Ti rendiamo l’onore delle armi, con una dichiarazione di Matteo, ma a questo punto non puoi andare avanti. Ti fai male tu e fai male al Pd. Ti rendi conto che questa storia rischia di farci perdere le amministrative?”.
Nulla da fare, l’incontro va avanti a oltranza. E Renzi dichiara: “Totale sostegno a Orfini”.
Un modo per dire a Marino: vattene. Insomma, tutta l’artiglieria è in campo.
Passano le ore. Scende Causi. Si trova davanti un muro di taccuini, telecamere.
Ti aspetti la dichiarazione di fine incontro: “Abbiate pazienza – dice – sto andando a comprare le sigarette”.
Marino non molla: “Io non me ne vado. Perchè dovrei? Voglio proprio vedere se il Pd vota le mozioni della destra. Le vota? Bene, io a quel punto mi candido alle primarie. Non me lo consentono? Faccio una lista civica”.
Non solo. Ha fatto anche capire che potrebbe prendersi tutto il tempo che gli consentono i regolamenti per arrivare alla discussione delle mozioni di sfiducia il 10 novembre.
Una nuvola di fumo avvolge il destino del Pd.
L’incontro significa che Marino non è stato piegato. E che le parti sono tornate a parlarsi. Nè a Marino basta un riconoscimento formale.
Sul tavolo i fedelissimi del sindaco mettono anche un’ipotesi: arriviamo a febbraio per concordare un’uscite onorevole e così si evita di votare a Roma il prossimo anno. Parecchi consiglieri infatti si sentono come dei tacchini che votano il Natale, per ordine di Renzi, ma senza molta convinzione.
Niente da fare. Renzi la vuole chiudere. I suoi ci vanno giù duri.
Chissà . Il negoziato continua nei prossimi giorni. A cinque minuti della fine del primo tempo, è espulso Chiellini. Juve in dieci. Esposito si affaccia per un’altra sigaretta. Rivolgendosi ai giornalisti, dice: “Posso fumare? Almeno questo…”.
Non è proprio serata. Fine primo tempo. Esce Marino: “Sto riflettendo” dice.
La partita, questa, non è ancora finita.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 28th, 2015 Riccardo Fucile
MARCO DORIA HA LASCIATO IMMACOLATA LA VOCE RIMBORSI… E QUANDO VA A ROMA PER IMPEGNI ISTITUZIONALI TORNA IN SERATA
Quarantaquattro euro di pranzi e cene in un anno.
Il record è di Marco Doria, sindaco di Genova.
Ha speso meno in dodici mesi di quanto abbia addebitato alla Provincia di Firenze Matteo Renzi per una sola bottiglia di vino.
I resoconti presentati dai collaboratori di Doria al Fatto Quotidiano sembrano confermare la leggendaria parsimonia dei genovesi.
E la carte di credito che altri sindaci usano con una certa facilità ? “Zero euro spesi. È chiusa in cassaforte”, giurano in Comune.
In quasi quattro anni di mandato appena una manciata di viaggi all’estero: Nizza (a duecento chilometri da Genova), Cannes (come sopra), poi Marsiglia, Barcellona. Unico viaggio oltre i mille chilometri quello a Hebron per un convegno. Costo complessivo 1.122,8 euro, anticipati dal sindaco.
Per il resto sono quasi solamente viaggi tra Genova e Roma (con Alitalia o compagnie low cost), per incontri ai ministeri e all’Anci.
Ma anche qui con qualche sorpresa: nel 2012 cinque viaggi, nel 2013 sette. Nel 2014 sedici volte avanti e indietro Genova-Roma.
Il record, si fa per dire, nel 2015: 19 trasferte.
In quattro anni di mandato, il primo cittadino di Genova ha speso 10.469 euro per viaggi a Roma. Un settimo di quanto avrebbe speso Renzi da presidente della Provincia di Firenze soltanto per i viaggi negli Stati Uniti.
Ma sono, appunto, le spese per il vitto che colpiscono di più: in una cinquantina di trasferte per quattro anni di mandato non si superano i 186,85 euro.
Roba da morire di fame.
Possibile? “Ormai in municipio a Genova sono diventati leggendari i crackers di Doria”.
Cioè? “Non mangia altro”.
Gli alberghi per le notti romane? “Zero. Il sindaco ha sempre fatto ritorno in giornata. Ha dormito fuori solo una notte, ma ha pagato lui”.
E, appunto, zero carta di credito. “Niente Visa, siamo genovesi”.
Ferruccio Sansa
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 28th, 2015 Riccardo Fucile
SERVIRANNO A RIDURRE LA PRESSIONE FISCALE: “COME SI PUO’ UTILIZZARE UNA TASSA DI SCOPO CHE NASCE CON FINALITA’ SPECIFICHE PER ALTRI OBIETTIVI?”
Alla Rai hanno pensato subito alle gesta di Ulisse. E con il passare delle ore il cavallo di Messina ha preso le sembianze di quello di Troia.
La legge di stabilità , infatti, “consegnata” dal governo ai senatori di Palazzo Madama sancisce che del gettito recuperato dall’evasione del canone Rai nelle casse di viale Mazzini non entrerà nemmeno un euro.
Neanche un soldo degli oltre 450milioni stimati dal recupero dell’imposta nelle bolletta elettrica.
La manovra finanziaria per il 2016 prevede, infatti, (articolo 10, comma 8 ) che le eventuali maggiori entrate rispetto alle previsioni di bilancio (circa un miliardo 730milioni) andranno in un apposito fondo dello stato per la riduzione della pressione fiscale.
In maniera più semplice l’evasione recuperata non sarà utilizzata per finanziare — come peraltro prevede la tassa di scopo – il servizio televisivo pubblico ma per abbattere la pressione fiscale.
Un modo, fanno notare all’Usigrai, che rischia di «aumentare ancora di più l’impopolarità della tasse più evasa in Europa».
E già , perchè conti alla mano quasi il 30 per cento degli italiani non ha mai pagato il canone televisivo. Sottraendo alla Tv pubblica tra i mille 600 ai mille 170 milioni di euro in cinque anni.
Ora il governo ha lanciato la sfida: pagare meno per pagare tutti. E forte dell’impegno ha ridotto di 13 euro il costo annuo del canone e ha inserito l’imposta nelle bolletta elettrica. Un disegno ambizioso che ha fatto leccare i baffi ai contabili di viale Mazzini: «Se tutti pagano, finalmente la Rai avrà le risorse necessarie per aumentare i contenuti del servizio pubblico e tralasciare il terreno dei programmi commerciali».
Ma la sostanza è tanto diversa quanto impervio sarà l’iter della legge di stabilità , che per ora se non dovesse essere modificata lascia a bocca asciutta il cosiddetto servizio pubblico.
Conti alla mano, infatti, alla Rai da qui al 2018 andrà circa un miliardo 600milioni di euro (la stessa cifra del 2015), mentre allo stato, circa 450milioni di euro (previsioni) da qui al 2018 che andranno a ridurre altre tasse, tasi, ires…
Un tetto fisso, insomma, non previsto nemmeno dalla legge Gasparri che aveva introdotto la determinazione del canone annuale in base agli investimenti e al tasso d’inflazione.
In questo modo — fa osservare il sindacato Rai — «si chiedono soldi ai cittadini dicendo che sono per la Rai e li si utilizzano per altro.
Nei fatti si smentisce l’obiettivo dichiarato dal governo di aumentare il servizio pubblico».
Va da se che «su questo provvedimento faremo le barricate — afferma Maurizio Gasparri Pdl — Come si può utilizzare una tassa di scopo che nasce con finalità specifiche per altri obiettivi?».
Già , come si può? «Teoricamente non si può…» conclude Gasparri.
Ma i fatti dicono il contrario. Ora la partita si gioca in Senato. E anche il Movimento 5Stelle è pronto alla battaglia.
Non a caso il presidente della Vigilanza Roberto Fico è pronto a ribadire che «se va pagato il canone per la televisione pubblica il canone va alla televisione pubblica».
Come dire: è possibile finanziare con un tassa la riduzione di un’altra tassa?
Paolo Festuccia
(da “La Stampa”)
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Ottobre 28th, 2015 Riccardo Fucile
ALLARME DEL CONSIGLIO DI INDIRIZZO E VIGILANZA: BILANCI SISTEMATICAMENTE IN ROSSO
L’Inps, che ha chiuso il 2014 con un rosso da 12,4 miliardi, se nulla cambia continuerà a realizzare perdite vicine ai 10 miliardi l’anno fino al 2025.
A lanciare l’allarme è stato Pietro Iocca, presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’istituto previdenziale, cioè l’organo che predispone le linee di indirizzo e gli obiettivi dell’Inps e ne approva il bilancio.
“Le proiezioni sui bilanci non sono buone nè rassicuranti. E’ una situazione che va attenzionata e monitorata“, ha avvertito Iocca, sindacalista Cisl che guida il Civ dal 2013, in audizione alla Camera davanti alla commissione Enti gestori.
E, secondo il numero uno del comitato, la situazione finanziaria sta già facendo sentire i suoi effetti sulle prestazioni erogate dall’istituto presieduto da Tito Boeri: “C’è un arretramento nell’erogazione dei servizi da parte dell’Inps che lascia perplessi e indica un campanello d’allarme per ciò che riguarda le funzioni stesse dell’istituto”. Quadro che senza interventi non potrà che peggiorare: “Penso che se si continua in questa maniera l’Inps, nell’arco di una decina di anni, avrà serie difficoltà ad essere efficiente nella misura in cui lo è in questo periodo o, quanto meno, avrà una inadeguata funzionalità “, ha spiegato Iocca.
Previsioni che arrivano proprio mentre il governo, con la legge di Stabilità , rinvia di altri due anni il ritorno alla completa indicizzazione delle pensioni all’inflazione. Mentre, come sottolineato da Boeri, non affronta in modo organico il problema della flessibilità dell’età di uscita dal lavoro limitandosi a “interventi selettivi e parziali, che creano asimmetrie di trattamento”.
Il presidente del Civ ha fatto riferimento alle “somme importanti” trasferite al bilancio dello Stato negli ultimi anni, che incidono sia sulla chiusura delle sedi periferiche sia sul personale, che nel 2014 è diminuito del 3,5% rispetto al 2013 scendendo a 30.837 unità .
In più i dipendenti Inps “hanno una età media superiore a quella di altri enti pubblici, vicina ai 54 anni. Che succederà tra 6-8 anni? È bene che si cominci a vedere questo fenomeno a meno che non si voglia esternalizzare le funzioni. Il Civ, invece, ha proposto documenti che vanno in senso opposto, cioè di reinternalizzare i servizi Inps”.
Sono necessari interventi anche sul patrimonio immobiliare dell’Inps, che non solo non frutta nulla ma addirittura costa circa 250 milioni all’anno perchè gli affitti non coprono le spese di gestione.
“Ha bisogno di una rendicontazione”, cioè “avrebbe bisogno di essere quantificato”, ha spiegato Iocca, soprattutto alla luce dell’unificazione degli enti previdenziali.
“Si dovrebbe avere un quadro sintetico ma veriterio del patrimonio rappresentato dall’ente unico. Bisognerebbe avere contezza della consistenza anche del patrimonio artistico-culturale dell’ex Inpdap, che conta circa 6mila opere d’arte, alcune di grandissimo valore, che potrebbero essere impiegate in mostre” ricavandone “benefici economici”.
Si tratta “di valorizzare il patrimonio artistico e non di svolgere funzioni commerciali”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 28th, 2015 Riccardo Fucile
MINEO PASSA AL MISTO E LANCIA FRECCIATE ALLA MINORANZA: “LANCIANO IL SASSO, MA POI…”
Il senatore Corradino Mineo lascia il gruppo del Pd e passa automaticamente al gruppo Misto.
“Ieri – racconta – sono stato oggetto di una sorta di processo sommario da parte di Luigi Zanda che ha derubricato questioni meramente politiche a questioni disciplinari. E’ inaccettabile. Sono terrorizzati dalla finanziaria e hanno limitato emendamenti”.
“Perchè lascio il gruppo del Pd? Nel 2013 ho accettato la candidatura come capolista in Sicilia e sono stato eletto in Senato con il Pd, partito che allora parlava di una “Italia Bene Comune”. Non amo i salta fossi e quando il segretario-premier ha modificato geneticamente quel partito, provocando una scissione silenziosa, aprendo a potentati locali e comitati d’affare, e usando la direzione come una sorta di ufficio stampa di Palazzo Chigi, ho continuato a condurre la mia battaglia nel gruppo con il quale ero stato eletto. Però è vero che ho votato troppe volte in dissenso: su scuola, riforma costituzionale, Italicum, jobs act, Rai. Ed è vero che una nutrita minoranza interna, che sembrava condividere alcune delle mie idee, si è ormai ridotta a un gioco solo tattico, lanciando il sasso (ieri sulla legge costituzionale, oggi sulla legge di stabilità ) per poi ritirare la mano”.
“Ieri, poi – spiega ancora Mineo – Luigi Zanda mi ha dedicato (senza avvertire nè me nè altri di quale fosse l’ordine del giorno) un’intera assemblea, cercando di ridurre le mie posizioni politiche a una semplice questione disciplinare, stilando la lista dei dissidenti “buoni”, Amati, Casson e Tocci e del cattivo, Mineo”.
“Il Pd non espelle nessuno ha detto Zanda, ma nelle conclusioni ha parlato di “incompatibilità ” tra me e il lavoro del gruppo. Non espulsione, dunque, ma dimissioni fortemente raccomandate. Come deluderlo? – si chiede Mineo – da oggi lascio il gruppo, auguro buon lavoro ai senatori democratici e continuerò la mia battaglia in Senato, cominciando dalla legge di stabilità che, come dice Bersani, “sta isolando il Pd””.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 28th, 2015 Riccardo Fucile
L’ACCUSA DI CONCUSSIONE DOPO L’ARRESTO IN FLAGRANZA DI REATO DEL COMANDANTE DI REPARTO
Bustarelle imposte agli imprenditori anche dopo lo scandalo e i primi arresti.
Nuova bufera sui vertici della Marina militare alla base navale del Chiapparo di Taranto. Altri due ufficiali sono finiti agli arresti domiciliari (con obbligo del braccialetto elettronico) per concussione: si tratta del capitano di corvetta Alessandro Dore e del capitano di fregata Giovanni Caso, all’epoca dei fatti comandanti del IV Reparto di Maricommi.
Sotto sigIllo beni mobili e immobili del valore di mezzo milione di euro intestati ai dieci indagati coinvolti nell’inchiesta del sostituto procuratore Maurizio Carbone decollata il 13 marzo del 2014 con l’arresto in flagranza di reato del capitano di fregata Roberto La Gioia, 45 anni, comandante del 5° reparto di Maricommi, fermato nel suo ufficio subito dopo aver intascato una tangente di 2mila euro da un imprenditore.
L’imprenditore stesso aveva già denunciato tutto ai carabinieri sostenendo di aver subìto per anni il “sistema del 10 per cento” e versato tangenti per circa 150mila euro per mantenere l’appalto dello smaltimento delle acque di sentina delle navi militari.
Fra casa e ufficio del militare gli investigatori trovarono circa 44mila euro, ma soprattutto alcune pen drive su cui era annotata la contabilità occulta e la lista delle imprese che pagavano tangenti. Nel giro di pochi mesi le indagini dei carabinieri hanno svelato un giro più ampio di tangenti che coinvolgeva anche altri comandanti del reparto e ufficiali.
Dalle dichiarazioni dello stesso La Gioia e degli imprenditori vessati venne fuori un giro di pizzo di notevoli dimensioni, chiesto con brutale minaccia: “Come fa la malavita organizzata”, scrisse il gip. Il 13 gennaio scorso fu eseguita una ordinanza di custodia cautelare a carico del capitano di vascello Attilio Vecchi (in servizio al comando logistico di Napoli), del capitano di fregata Riccardo Di Donna (Stato maggiore della Difesa-Roma), del capitano di fregata Marco Boccadamo (Stato Maggiore Difesa-Roma), del capitano di fregata Giovanni Cusmano (Maricentadd Taranto), del capitano di fregata Giuseppe Coroneo (vicedirettore Maricommi Taranto), del luogotenente Antonio Summa (V reparto Maricommi Taranto) e di Leandro De Benedectis (dipendente civile di Maricommi Taranto).
Il 5° reparto di Maricommi si occupa dell’approvvigionamento, stoccaggio e rifornimento di combustibili e lubrificanti delle unità navali della Marina militare.
Dal nuovo filone d’indagine, culminato con l’arresto di Dore e Caso, emerge che il sistema di tangenti a percentuale fissa riguardava anche il quarto reparto della base militare.
Secondo l’accusa, gli ufficiali chiedevano il dieci per cento fisso sull’importo di ogni appalto o fornitura, minacciando di rallentare i pagamenti o interrompere le forniture.
Almeno una decina le aziende costrette a pagare la tangente fissa. I titolari ascoltati dai carabinieri negli ultimi mesi hanno ammesso di essere stati costretti a pagare bustarelle a Caso e Dore anche dopo l’arresto del capitano La Gioia nel 2014.
Secondo gli investigatori il vorticoso giro di tangenti andava avanti da anni e ha causato gravi danni sia alle singole imprese sia all’intera economia locale.
Vittorio Ricapito
(da “La Repubblica”)
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Ottobre 28th, 2015 Riccardo Fucile
NEI PRIMI DIECI MESI A RAFFRONTO I PROFUGHI SONO SCESI DA 153.745 A 139.770: FINE DELLA BALLE LEGHISTE
Se fosse una gara vincerebbe Milano, ultima si piazzerebbe Aosta.
Sono i numeri dell’accoglienza a dirlo: 100.597 i migranti e rifugiati ospitati oggi in Italia.
Record in Lombardia con 13.902 presenze, fanalino di coda la Valle d’Aosta con soli 159 profughi.
Questa è la fotografia al 27 ottobre 2015.
In base agli ultimi dati, il numero dei migranti sbarcati dal 1 gennaio 2015 al 27 ottobre 2015 sono stati 139.770, rispetto ai 153.745 dello stesso periodo dell’anno 2014.
Dunque, nonostante chi parla di invasione per fini elettorali, quest’anno si assiste a un calo di arrivi pari al 9,09%
Ma chi è che sbarca sulle nostre coste?
Stando ai numeri del Viminale, i flussi provengono in maggioranza dall’Eritrea (37.495), seguita da Nigeria (19.205), Somalia (10.722), Sudan (8.653), Siria (7.194), Gambia (6.738), Mali (5.107), Bangladesh (5.038), Senegal (5.018) e Ghana (3.887).
I primi tre porti d’arrivo sono quelli di Lampedusa (19.019 sbarcati), Augusta (19.831) e Reggio Calabria (14.825)
Altro fronte quello dell’accoglienza.
La rete in Italia è gestita dal ministero dell’Interno e si articola in: 14 centri di accoglienza (Cpsa, Cda, Cara), 5 centri di identificazione ed espulsione (Cie), 1.861 strutture temporanee, 430 progetti del Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati (Sprar).
Lo Sprar al 27 ottobre ospita 20.424 rifugiati, gli altri 80mila circa sono distribuiti nelle altre strutture.
Tra le regioni, a fare la parte del padrone è la Lombardia con oltre 13mila presenze, seguono Sicilia (12mila), Lazio (oltre 8mila), Campania e Piemonte.
In fondo alla coda Umbria, Basilicata e Valle d’Aosta.
(da “La Repubblica”)
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Ottobre 28th, 2015 Riccardo Fucile
LA STRATEGIA CHE NON ESISTE
È gente senza vergogna. Per questo si resta senza parole: non c’è confronto possibile con chi mente sapendo di mentire.
Ce l’hanno con Rossella Orlandi, la direttrice dell’Agenzia delle Entrate. Ha detto che il governo sta pregiudicando l’accertamento delle imposte e la lotta all’evasione fiscale.
Si riferiva alla diaspora di 750 dirigenti che, declassati a impiegati (con stipendio congruamente ridotto) per via di una sentenza della Corte costituzionale che ha giudicato illegittimi i concorsi interni, hanno cercato posti di lavoro dove la loro professionalità fosse adeguatamente apprezzata.
Manco a dirlo, li hanno trovati: la concorrenza (studi professionali prima di tutto) li ha accolti calorosamente.
Fate qualcosa, ha detto Orlandi.
Si riferiva anche alla soglia di 3.000 euro per i pagamenti in contanti; che, come ognuno — anche i senza vergogna — capisce, legalizza di fatto il “nero”. La stanno coprendo di miserie.
Il sottosegretario all’Economia, Zanetti, che è anche segretario di quel che resta di Scelta Civica, ne chiede le dimissioni e sostiene di parlare a nome del governo.
Il che è probabilmente vero, anche se il ministro dell’Economia Padoan, quello che dovrebbe essere in grado di dire al suo sottosegretario di chiudere il becco, professa la sua immutata stima nei confronti della Orlandi.
Che non si sa quanto durerà ,visto che si tratta dello stesso Padoan che un anno fa spiegava che la limitazione all’uso del contante era strumento indispensabile per la lotta all’evasione e che oggi “rivendica il diritto di cambiare idea”.
Senza vergogna, appunto.
Della legalizzazione di fatto del “nero” ho scritto tanto, prendendomela sempre con il popolo dell’Iva, quello che presenta dichiarazioni false ma che non commette reato, basta che non superino 300.000 euro all’anno di “nero” e dunque 150.000 euro di imposta evasa: i senza vergogna hanno stabilito che questo è il confine oltre il quale l’evasione fiscale diventa reato. Così il popolo dell’Iva può evadere con tranquillità : male che vada, pagheranno quello che avrebbero dovuto pagare se non fossero stati evasori incalliti.
Ma esiste un’altra categoria che si gioverà della possibilità di pagare in contanti fino a 3.000 euro: i proprietari di case.
Da oggi niente più bonifici, bollettini di conto corrente, assegni.
Una questua di porta in porta, a riscuotere i contanti. Qualcuno pensa che saranno puntigliosamente dichiarati? Renzi&C. dicono di pensarlo.
È questa la più clamorosa ed evidente delle menzogne che propalano senza vergogna.
“Il governo ha cambiato alla radice il modo di contrastare l’evasione fiscale. L’Agenzia delle Entrate sta dando attuazione al nuovo modello che incentiva gli adempimenti spontanei”. Somministrazione di estratti di “Spirito Santo”?
Perchè affermare che un popolo di evasori si convertirà agli adempimenti spontanei, per di più in un contesto in cui le sanzioni penali e le probabilità di accertamento sono azzerate, fa ridere anche i tacchini in lutto per l’approssimarsi delle feste natalizie.
Ma ce ne sono altre. Il governo ha detto di aver messo in campo misure efficacissime: “incrocio delle banche dati, dichiarazione dei redditi online precompilata, fatturazione elettronica, accordi bilaterali, accordi multilaterali”.
Aria fritta, meglio: bugie d’annata. Le banche dati esistono da sempre: Pra, catasto, Inps, anagrafe dei conti etc.
Perchè non funzionano?
Solo i senza vergogna possono far finta di non sapere che gli archivi multi relazionali (così si chiamano gli”incroci”) restituiscono quello che c’è nella loro memoria.
Il “nero” non è mai entrato negli archivi bancari; le Ferrari appartengono a società fiduciarie e così ville e castelli; le mega vacanze si pagano, appunto, in contanti.
Per gli stessi motivi, la dichiarazione online pre compilata rende solo più facile la vita agli onesti, che avrebbero comunque dichiarato tutto, e ai disonesti che hanno inguattato il “nero”.
E sempre per gli stessi motivi la fatturazione elettronica si limiterà a registrare quello che il popolo dell’Iva ha deciso di dichiarare.
Il “nero”non diventa “bianco”perchè le fatture sono elettroniche invece che cartacee: la sbandierata tecnologia non elimina l’evasione fiscale
Quanto agli accordi internazionali, in gestazione da anni perchè imposti dagli Usa e dall’Ue, sono maturati —per caso —nell’epoca buia di Renzi&C.
Ed è da vedere se e quanto funzioneranno.
Il “nero” probabilmente prenderà domicili diversi, tutto qui.
La verità sta tutta nelle dichiarazioni uscite dalla pancia di Giovanni Monchiero, capogruppo alla Camera di Sc: “Nel fisco non è più tollerabile una confusione totale di ruoli e funzioni tra autonomia tecnica e indirizzo politico”.
Cioè, il tecnico che fa rilevare come l’indirizzo politico del governo favorisce l’evasione fiscale deve andare fuori dalle balle.
Bruno Tinti
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 28th, 2015 Riccardo Fucile
STILE PODEMOS: “DOBBIAMO VINCERE, CERCHIAMO VOTI”
Roma val bene una svolta. Un cambio di pelle e di prospettiva: da Movimento solo per attivisti doc, a un M5s spalancato a donne e uomini di associazioni e movimenti civici.
Da inglobare in lista, come benzina preziosa per prendersi il Campidoglio.
Convinto che quella per Roma sia la partita delle partite, e che “perderla sarebbe imperdonabile”, il co-fondatore dei Cinque Stelle Gianroberto Casaleggio si presenta tra la sorpresa generale alla Camera, con il cappellino d’ordinanza.
E con il Direttorio e le parlamentari romane Roberta Lombardi e Paola Taverna mette nero su bianco la sterzata: nella lista per il Campidoglio si lascerà largo spazio a esponenti di movimenti civici, associazioni ambientaliste,comitati di quartiere.
Gente radicata sul territorio, che sappia parlare anche chi non è già nel mondo a 5 Stelle. Capace di portare in dote voti freschi e puliti.
È questa la terza via di Casaleggio, che da settimane ascolta parlamentari di peso sussurrargli che per le Comunali bisogna aprire alla società civile organizzata, per non soccombere alle coalizioni dei partiti.
E a cui diversi eletti chiedevano di irrobustire il M5s capitolino in vista del voto.
Il guru e Beppe Grillo non hanno mai preso in considerazione l’idea di candidare come sindaco un big (Alessandro Di Battista, Paola Taverna o Roberta Lombardi), stracciando la regola per cui un eletto deve completare il proprio mandato.
“Ma senza un nome forte e correndo da soli rischiamo di perdere il treno della vita”, obiettavano i parlamentari.
E allora, ecco una soluzione mediana: benedetta, raccontano, dal responsabile degli Enti locali Luigi Di Maio.
Si metteranno in lista cittadini reduci da esperienze civiche, a patto che non abbiano militato in altri partiti e che non siano macchiati da condanne penali.
Chissà quali e quanti correranno a gennaio nel voto sul portale di Grillo, dove si sceglierà il candidato sindaco per il Campidoglio.
Ci saranno i quattro consiglieri comunali, con in prima fila Marcello De Vito (già candidato come primo cittadino) e Virginia Raggi. Ma il M5s ospiterà anche tanti esterni.
Alternative da non sottovalutare per la poltrona numero uno. C’è chi sospetta che in lista possano infilarsi intellettuali o artisti di nome.
Dal M5s negano con forza: “Non ricorreremo a quel tipo di figure”. Anche se qualche parlamentare ieri ha notato sul blog di Grillo un video con un intervento dell’archeologo Salvatore Settis.
Ma la chiave rimane quella, i candidati civici.Comunque vada  , torneranno utili in primavera. Certo, le incognite rimangono.
Raccontano che Casaleggio abbia sollecitato un più intenso training per i consiglieri attuali, per preparargli meglio per la tv.
E rimane la consegna di schierare in prima fila nella campagna la triade Di Battista-Taverna-Lombardi.
Logico chiedersi: il modello Roma verrà esportato in altre città ? Probabile.
“In molti Comuni non si riesce a costruire una lista equilibrata, e a Milano lo sanno” ragiona un parlamentare.
Soprattutto, diversi eletti premono perchè il M5S si allei con liste civiche esterne.
Sarebbe un cambiamento epocale, per i 5Stelle che non hanno mai stretto accordi.
Una svolta alla Podemos, che a Madrid vinse con l’esponente di una lista civica.
Luca de Carolis
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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