Ottobre 11th, 2015 Riccardo Fucile
AVEVA PATTEGGIATO 4 ANNI SENZA FARE UN GIORNO DI CARCERE
Si è intascato, in 10 anni, 8,5 milioni di euro, «prelevandoli» dal bilancio dell’Istituto delle Case popolari di Asti per cui lavorava; ora avrà la pensione di invalidità civile riconosciutagli dall’Asl 1 di Torino per una «grave forma di ansia e depressione».
È la storia paradossale di Piero Santoro, «Pierino» come tutti lo chiamano, 56 anni, sposato con un’ex impiegata delle Poste, due figlie ormai maggiorenni, una vita trascorsa come funzionario e poi dirigente dell’Atc, l’istituto che gestisce circa 2 mila alloggi popolari nell’Astigiano.
Per quei «prelievi» ha patteggiato 4 anni e 2 mesi, senza fare un solo giorno di carcere, con l’accusa di peculato.
MAGO DEI BILANCI
A vederlo così, Pierino, non dava l’impressione del «mago dei bilanci»: piuttosto un «travet» di provincia, che si notava poco, non fosse stata per quella sua passione, sbocciata negli ultimi anni, per le auto di grossa cilindrata (ne cambiava una all’anno) e il Rolex d’oro che ostentava sotto al polsino; non disdegnava anche i vestiti firmati, fatti su misura: ne aveva una stanza piena, ma di solito non li sfoggiava per andare a lavorare.
LA MENTE GENIALE
Eppure dietro a questa maschera sostanzialmente anonima c’era una mente capace di ideare e mettere in pratica con meticolosa metodicità un sistema che gli ha permesso di impossessarsi di circa 800 mila euro all’anno per dieci anni di fila, dal 2004 al 2014.
Senza che nessuno si accorgesse mai di nulla. O, almeno, senza che scattassero denunce prima.
Di quegli 8 milioni, un paio li ha restituiti, altri gli sono stati sequestrati così come la villa a Mongardino sulle colline appena fuori città .
All’appello mancherebbero almeno 3 milioni, probabilmente spesi tra l’acquisto di Suv e un po’ di bella vita.
Sempre intercettato al telefono, aveva confidato ad un’amica di aver buttato in Tanaro «500 mila euro, per farli sparire». Li hanno cercati nel fiume, ma mai trovati.
INVALIDO
Una complessa doppia personalità , e una vicenda che indubbiamente ha pesato sulla personalità dell’ex direttore dimessosi dall’Atc appena scoppiato il caso.
Tanto che a giugno ha presentato all’Asl di Torino (dove attualmente risiede) domanda per la pensione di invalidità : la commissione medica gli ha riconosciuto (ad agosto, tempi brevi ma nella media dell’Asl torinese) una invalidità dell’80% che gli darà diritto a un assegno da 280 euro per 13 mensilità se dimostrerà di avere un reddito inferiore ai 4800 euro annui.
Santoro attualmente risulta disoccupato.
Intercettato durante l’inchiesta, mentre era in una clinica, alla figlia spiegava di stare bene, ma che il ricovero gli serviva per non finire in carcere.
LA PROTESTA
Un caso che ad Asti continua a far discutere. Oggi in piazza Alfieri un improvvisato «Comitato cittadini» invita tutti gli astigiani «depressi perchè senza lavoro» a compilare una domanda per la pensione di invalidità : «Santoro ci ha indicato la strada».
Fulvio Lavina
(da “La Stampa”)
argomento: Giustizia | Commenta »
Ottobre 11th, 2015 Riccardo Fucile
SONDAGGIO IPR: DE MAGISTRIS TIENE, MALE BASSOLINO… MEGLIO LETTIERI DELLA CARFAGNA
Manca ancora molto alle elezioni ma la gara per Palazzo San Giacomo è già iniziata ed è quanto mai incerta.
Gli elementi di riflessione sono molteplici. Uno su tutti riguarda gli schieramenti tradizionali: centrosinistra e centrodestra non monopolizzano più lo scenario, anzi i candidati «liberi» dai partiti appaiono più competitivi: è il caso del grillino Di Maio e di de Magistris ma pure di Gianni Lettieri che ottiene un gradimento maggiore se sondato come indipendente.
Antonio Bassolino non sfonda, anzi alla domanda se si è favorevoli o contrari alla sua candidatura il 70 per cento si dice contrario e di questo 70 per cento il 47 appartiene a elettori del Pd.
Il sondaggio prende in considerazione quattro scenari con cinque nomi e una «ics».
La «ics» riguarda il Movimento Cinque Stelle. Il candidato sondato è Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera e secondo molti osservatori destinato ad assumere la leadership del movimento.
Di Maio è un candidato che piace, che riscuote consensi, ma non è scontato che sarà lui a scendere in campo perchè i Cinque Stelle hanno regole molto precise nella selezione dei candidati e le regole prevedono che chi ha già un incarico non può concorrere a un altro e prevedono anche che la scelta del nome è affidata alla rete. Dunque, ecco la «ics», il candidato anonimo.
Per il centrosinistra e il Pd è stato sondato Bassolino, che non ha mai detto che sarà della partita ma che si muove come chi è pronto a scendere in campo e attende solo il momento giusto, cioè che il partito indichi la data delle primarie.
Altri due nomi sono quelli di Luigi de Magistris e Gianni Lettieri.
Il sindaco è già in campagna elettorale, è già in fase avanzata nella organizzazione delle sue liste. Così può dirsi anche per Lettieri, suo avversario cinque anni fa. L’imprenditore si candida – ci tiene a precisare – alla testa di liste civiche.
Se poi il centrodestra intende sostenerlo, ben venga.
Un’alternativa a Lettieri è Mara Carfagna, sollecitata da Silvio Berlusconi che la ritiene un nome competitivo, una proposta giovane e in grado di interpretare l’ansia di rinnovamento: ma l’ex ministro ha più volte fatto capire di non essere interessata.
Le intenzioni di voto raccolte da Ipr-Marketing dicono che Di Maio è il candidato più forte.
O, meglio, dicono che con Di Maio in campo i grillini vanno sicuramente al ballottaggio come primi (30 per cento).
Il suo avversario sarebbe Lettieri (26). Terzi ex aequo (al 21) Bassolino e de Magistris.
Premesso che alle elezioni mancano ancora otto mesi, va detto che tra i candidati le distanze non sono abissali: pochi punti separano l’uno dall’altro, con l’eccezione del solito Di Maio che in un secondo scenario, quello con la Carfagna al posto di Lettieri, distanzia l’ex ministro del centrodestra di sette punti (31 a 24).
Ma in questo caso de Magistris sarebbe terzo da solo con Bassolino ultimo.
Il terzo e il quarto scenario cambiano il quadro perchè non c’è Luigi Maio ma mister (o miss) «ics».
In entrambi i casi ad andare al ballottaggio, ma da primo, è il candidato del centrodestra, che sia Gianni Lettieri (28 per cento) o Mara Carfagna (26).
Cambia però il competitor: al secondo turno arriverebbe de Magistris che nelle intenzioni di voto stacca Bassolino di un paio di punti.
Solo ultimo sarebbe il candidato (oggi anonimo) del Movimento Cinque Stelle.
È un dato che potrebbe far riflettere i grillini: è possibile che per le comunali a Napoli (e a Roma) si faccia un’eccezione alla regola per mettere in campo il candidato più forte?
Alla domanda prova a rispondere il sondaggio: il 44 per cento del M5S sceglierebbe un nome già conosciuto; il 40 intende seguire la strada maestra delle consultazioni in rete.
Fra l’altro, va sottolineato un altro dato: se valutato come indipendente dai partiti Gianni Lettieri va anche meglio toccando il 35 per cento e addirittura c’è una percentuale (il 20) di elettori che lo vedrebbe bene anche come candidato del centrosinistra.
Non sfugge, infine, un altro elemento: in nessuno dei quattro scenari ipotizzati da Ipr-Marketing Bassolino va al ballottaggio.
(da “il Mattino”)
argomento: Napoli | Commenta »
Ottobre 11th, 2015 Riccardo Fucile
AL CONFRONTO, MARINO E’ UN DILETTANTE… IL PREMIER SPESE 600.000 EURO IN PRANZI CON RICEVUTE DA 1.885 EURO PER “PRANZI UNICI” A CARICO DELLA PROVINCIA DI FIRENZE
Ahiahiahi, signor Renzi, lei mi cade sulle cene!
L’altro giorno, quando il premier & C. hanno preteso le dimissioni del sindaco Marino per aver mentito su qualche cena da poche centinaia di euro ciascuna, avevamo come il sospetto che la scelta di alzare improvvisamente l’asticella dell’etica pubblica si sarebbe rivelata un boomerang, o almeno un pericoloso precedente per molti.
Infatti. Il nostro Davide Vecchi è andato a controllare quanto spendeva Renzi in cene “di rappresentanza” da presidente della Provincia e poi da sindaco di Firenze.
E ha scoperto che, al confronto, Marino è un dilettante col braccino corto.
Matteo il Magnifico faceva le cose in grande.
Nel quinquennio alla Provincia (2004-2009), spese con la Visa dell’ente pubblico, cioè a carico dei contribuenti, la bellezza di 1 milione di euro, di cui 70 mila in tre anni per trasferte negli Stati Uniti (anche lui) e 600 mila in ristoranti, anche a botte di mille-duemila euro, per pranzi e cene giustificati (si fa per dire) con ricevute molto generiche e anche comiche: la scritta “pasto unico” sotto conti da 1.855, 1.300 e 1.050 euro è roba da Pantagruel.
Comunque la Provincia sborsava senza discutere: il capogabinetto addetto alla firma, Giovanni Palumbo, seguì Renzi al Comune e a Palazzo Chigi: meglio non lasciarlo mai solo.
E il procuratore di Firenze che archiviò varie denunce, dopo che il ministero dell’Economia aveva evidenziato “gravi anomalie” nelle spese della gestione renziana, andò in pensione e fu subito ripescato come consulente del sindaco renziano Nardella.
I dati sulle spese di Renzi sindaco (2009-2013) sono invece un mistero, almeno per i dettagli: la Corte dei conti li sta esaminando da un anno e mezzo.
Ma oggi pubblichiamo un’intervista al proprietario del ristorante fiorentino “Da Lino”, che ricorda le cene e le feste di Renzi con moglie, parenti e amici al seguito, e soprattutto le modalità di pagamento: l’allegra comitiva se ne andava senza passare per la cassa perchè l’ordine era di inviare la fattura al Comune, che poi saldava tutto. Tutta attività “istituzionale”, ci mancherebbe.
Ora, può essere che l’oste ricordi male. Ma lo stesso si può dire degli osti che sbugiardano Marino sulle sue cene, peraltro costate ai contribuenti romani molto meno di quelle di Renzi ai fiorentini.
Che farà il capo del governo? Sarà ingenuo come Marino e indicherà uno per uno i commensali tra ambasciatori, manager, dirigenti di onlus e preti per rivestire di “rappresentanza” le gaie tavolate?
Oppure farà come sempre, cioè non dirà nulla, rimettendosi alle sentenze definitive dei giudici penali e contabili (campa cavallo)?
Se sappiamo che Marino ha mentito, infatti, è perchè ha avuto la malaugurata idea di rispondere, e per iscritto, a chi contestava le sue spese.
Se avesse fatto come Renzi e le altre reincarnazioni del Marchese del Grillo, nessuno gli rinfaccerebbe le bugie. Ma al massimo i silenzi.
Che, nel suo caso di brutto anatroccolo, farebbero comunque notizia.
Le non-risposte di Renzi invece non le ha mai denunciate nessuno, anche perchè avrebbero dovuto farlo gli stessi cortigiani che non gli hanno mai posto una domanda.
In un caso il premier ha risposto: quando Marco Lillo lo interpellò sul trucchetto dell’assunzione nell’azienda paterna per gonfiarsi lo stipendio pubblico e i contributi pensionistici, ai quali poi rinunciò.
Quando invece gli domandammo delle intercettazioni con il generale della Gdf Michele Adinolfi, il Reticente del Consiglio si cucì la bocca.
E quando i 5Stelle presentarono un’interrogazione alla Camera, mandò la solita Boschi a raccontare frottole.
Quattro.
1) “Nelle conversazioni non è neppure citata l’ipotesi di avvicendamento dell’allora premier” Enrico Letta.
Falso: Renzi ventilava con l’amico ufficiale l’ipotesi di “buttare all’aria tutto”, cioè di rovesciare il governo Letta, il che “sarebbe meglio per il Paese perchè lui è proprio incapace”.
2) “Quel che è grave è che intercettazioni prive di rilevanza penale anzichè essere stralciate siano finite a un giornale e siano state pubblicate. Su questo sono in atto delle verifiche per accertare eventuali responsabilità ”.
Falso: le intercettazioni non sono “finite a un giornale”: le hanno depositate i pm agli avvocati dell’inchiesta Cpl Concordia. E, dopo il deposito, hanno perso il carattere di segretezza, dunque il Fatto le ha legittimamente e doverosamente riferite, senza commettere alcunchè di “grave”.
3) “Nulla da riferire ha il governo, perchè non sono coinvolti esponenti del governo”. Falso: dalle intercettazioni emergono le pressioni di Renzi e del sottosegretario Lotti per far promuovere l’amico Adinolfi a comandante generale della Gdf al posto del gen. Capolupo.
4) “Non si fa riferimento mai a possibili sostituzioni o promozioni nella Guardia di Finanza nè tantomeno a possibili ricatti nei confronti dell’allora presidente Napolitano”.
Falso: Adinolfi e Nardella, durante una cena romana, attribuivano la conferma di Capolupo al presunto strapotere del figlio di Napolitano, Giulio, e ai conseguenti pretesi ricatti sul capo dello Stato (“ce l’hanno per le palle Gianni De Gennaro e Letta, pur sapendo qualcosa di Giulio”, diceva Adinolfi).
Ora, per carità , nessuno pretende le dimissioni della Boschi per aver mentito al Parlamento e di Renzi per avere speso molto più di Marino in cene molto poco istituzionali.
In cambio però Renzi e i suoi cari potrebbero smetterla di fingere scandalo per le cene e le bugie di Marino.
Se ne inventino un’altra.
Marco Travaglio
(da “il Fatto Quotidiano“)
argomento: denuncia | Commenta »
Ottobre 11th, 2015 Riccardo Fucile
“IL PAPA NON DOVEVA PERMETTERSI DI ATTACCARLO”
“Se Ignazio Marino ci ripensasse, se facesse delle dimissioni una pallottola di carta e la puntasse contro chi adesso esulta, se queste dimissioni le rifiutasse nel modo che sa, con la bizzarria di cui è capace, mi farebbe felice. Anzi di più: diverrei una sua fan, ballerei il tango per una notte intera. Lo rivoterei alle prossime elezioni. Perchè Marino è quello che è, ma quegli altri sono iene a cui non frega nulla di Roma. Avevano bisogno di una preda, hanno ordito un agguato”.
Sabrina Ferilli, secondo lei Marino chi è? Anzi cos’è?
Un uomo inadeguato, è figlio di questo tempo e partecipe dei successi di questa nuova classe dirigente che fa dell’apparenza la propria cifra, l’essenza dell’esistenza. Il sindaco di Roma c’è stato sempre nelle belle notizie, pronto a mettere il suo sorriso davanti all’aiuoletta pulita, a spumeggiare di felicità nella celebrazione del matrimonio tra gay, ad annunciare ora la pedonalizzazione, ora la moralizzazione, ora la bonifica. Con gli annunci oppure in compagnia delle belle notizie lui è sempre stato presente. Con le brutte, con i Casamonica re di Roma, è andato ai Caraibi.
Fugge dal dolore?
Fugge dalla vita vera. Fugge esattamente come Matteo Renzi, il capostipite di questa mejo gioventù. Roma bruciava e il premier era con le eccellenze emiliane. Sempre pronto e in prima fila alla partita di tennis, in ultima quando deve avere occhi per gli ultimi. So’ uguali uguali. Ma Marino ha un aut aut che Renzi non può permettersi di vantare: è fuori dalla fanghiglia del potere dei predatori, di coloro che adesso contano le bottiglie di vino, se la moglie ha mangiato bresaola o pasticcio siciliano, e non ricordano chi ha dato le chiavi del Campidoglio a Buzzi, chi ha reso inservibile il 65% degli autobus della Capitale, chi ha concesso — per sette euro e 75 centesimi di affitto al mese — settemila abitazioni di proprietà pubblica.
Chi ha messo in bilancio e speso come assistenza ai nomadi, 270mila euro all’anno per famiglia?
Un magna magna rivoltante, del quale Marino è totalmente estraneo. I suoi errori, che pure sono niente male, sono stati altri: non capire che una città ha bisogno di essere curata ogni giorno, ha bisogno di vedere che fai e non solo annunci. Però, diamine!
Diamine cosa?
Che il Papa si senta in dovere di fare un comunicato per sfancularlo è — posso dirlo? — decisamente inaudito. Tutta la stima e la deferenza, ma Bergoglio non se lo poteva permettere. Eppure, ha visto che silenzio?
C’è il Giubileo della Misericordia, siamo tutti devoti.
Iene, pronti all’agguato. La Panda ‘ndo sta’? La multa, la gita, la cravatta, lo scontrino. E il ristoratore che ricorda esattamente che due anni fa c’era la moglie e anche quante briciole lasciò sulla tovaglia, e la Comunità di Sant’Egidio pronta a segnalare che quella volta no, loro non hanno magnato, ma forse l’altra precedente… E tutti a gridare: scandalo!
Se fai il puro c’è sempre qualcuno più puro di te che poi ti epura.
Purezza? Schifezza direi. Perchè in un mondo di gattopardi, di gente che fa marcire Roma, rende gli abitanti sporchi come chi li guida, si grida allo scandalo per fregnacce e si tace sulle milizie di furbi e ladri che hanno saccheggiato la città . È così grande l’ipocrisia che nemmeno l’Everest.
Marino, non ti dimettere più
Falli schiumare Forrest Gump. Sarà bizzarro e inadeguato, ma non ladro. Non è lui ad aver spalancato le porte alla mafia, non è lui il corrotto. E io non voglio che oramai la censura si attivi solo per le cazzatelle, che la bottiglia di vino da cinquanta euro debba far decidere le dimissioni. Invece mi sembra che stiamo andando proprio verso questo nuovo traguardo dell’immoralità : si bruciano soldi, speranze collettive, si macchia sistematicamente l’onore, e tutto tace. Ma guai a te se hai la cravatta sporca di sugo: le tagliatelle dove le hai mangiate? E quanto hai speso? Cento euro? Vergogna.
Lei è magnificamente sola, in netta minoranza.
Ma essere in minoranza non vuol dire avere torto. Non è un’equazione possibile, mio caro. La maggioranza detterà la linea non l’etica, nè segnerà il confine del giusto dall’ingiusto.
Nè misurerà la distanza dell’apparenza dalla realtà .
Solo l’apparenza conta. Appari come non sei, e la realtà è nascosta, taciuta, vilipesa. Ha visto mai Renzi partecipare a un dolore, partecipe di una disfatta personale o anche collettiva? Mai. Le macerie cadono sempre sulla testa dei più deboli. Lui pulito, ordinato e pettinato trova conforto nel sorriso da categoria enduro. Sta sempre con chi vince: la tennista che si aggiudica il Grande Slam, il regista che vince l’Oscar, l’astronauta che raggiunge le stelle, il ristoratore che fa ballare la samba ai carciofi. Marino in questo è un eccellente socio. Il socio del sorriso. Sorrida di meno e sfanghi di più. Oppure, se capisce che l’hanno accerchiato…
Gli hanno teso un agguato?
E che dubbio c’è? Se capisce che è caduto in un trappolone (e poteva pure stare attento alla carta di credito) fugga via. Parta per i Caraibi, e questa volta se la prenda comoda.
Antonello Caporale
(da “il Fatto Quotidiano”)
argomento: Roma | Commenta »
Ottobre 11th, 2015 Riccardo Fucile
E NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E’ GIA’ RIVOLTA
Scoppia la prima grana per il governo, alle prese con la messa a punto della legge di Stabilità per il 2016.
Di fronte alle indiscrezioni che danno in arrivo “solo” 300 milioni per il rinnovo del contratto del pubblico impiego insorgono infatti i sindacati, che parlano di cifra “inaccettabile” se confermata percheÌ si tratterebbe di “8-10 euro lordi al mese, meno di una pizza”.
Certo, Cgil e Uil aspettano che i numeri vengano confermati con il varo della manovra, giovediÌ€ prossimo, ma “se le cifre fossero confermate ci sarebbero necessariamente delle iniziative da assumere”, dice Michele Gentile, responsabile settore pubblico della Cgil, ricordando che in 6 anni di blocco i circa 3,2 milioni di dipendenti pubblici hanno perso circa 300 euro a testa al mese.
E di una misura “irrealistica, anche rispetto a quanto stabilito dalla sentenza della Corte costituzionale” parla la Uil, spiegando che “con 300 milioni sarebbe impossibile sottoscrivere un qualsiasi contratto degno di questo nome”, visto che si tratterebbe “di meno di 10 euro lordi al mese per singolo lavoratore. Come a dire: neanche una pizza”, figurarsi “il rilancio del potere d’acquisto, dei consumi e dell’economia”.
(da “il Fatto Quotidiano“)
argomento: denuncia | Commenta »
Ottobre 11th, 2015 Riccardo Fucile
SMENTITE LE PREVISIONI DELLA VIGILIA, VIENNA RESTA UNA CITTA’ CIVILE: SECONDO LE PRIME PROIEZIONI LA SPO AL 39,5%, IL FPOE AL 30,9%… AVANZANO I LIBERALI, CALANO POPOLARI E VERDI
Le prime proiezioni sui risultati delle elezioni comunali a Vienna vedono il Partito socialdemocratico (Spo) in testa con il 39,5% dei voti seguito dai populisti di destra della Fpoe con il 30,9%.
Lo riferiscono tweet dei quotidiani Der Standard e Wiener Zeitung.
Se questi dati saranno confermati dai risultati, i socialdemocratici si confermerà alla guida della capitale austriaca, che governa dal 1919, malgrado l’avanzata della destra xenofoba e anti-europea di Heinz-Christian Strache.
Un’avanzata meno travolgente di quanto auspicato dalla Fpoe e di quanto previsto da alcuni sondaggi che assegnavano un maggior peso agli effetti dell’emergenza profughi.
Da un grafico basato su questa proiezione e diffuso dal canale pubblico Orf, si evince che i socialdemocratici del sindaco del sindaco Michael Haeupl perderebbero il 4,9% rispetto alle precedenti consultazioni, mentre il “Partito della libertà austriaco” (Fpoe) incrementerebbe i consensi di altrettanto (5,1%).
Nuovo terzo partito sarebbero i Verdi (11,6%, in calo di poco più di un punto) che scavalcherebbero il Partito popolare (Ovp, cristiano-conservatore) in calo di 4,5 punti al 9,5%.
Infine il partito liberale Neos, che con il 6,2% supererebbe per la prima volta la soglia di sbarramento del 5% ed entrerebbe nell’assemblea cittadina.
(da agenzie)
argomento: Europa | Commenta »
Ottobre 11th, 2015 Riccardo Fucile
DAVANTI AL CAMPIDOGLIO I SOSTENITORI DEL SINDACO: “RESISTI, I CITTADINI ONESTI SONO CON TE”… LUI ANNUNCIA DI NON VOLER TORNARE INDIETRO
“Marino resisti, i cittadini onesti sono con te”, “Io sto con Ignazio Marino” sono gli slogan che campeggiano sui cartelloni che i supporter del sindaco di Roma sventolano sotto Palazzo Senatorio.
“Ci sono quasi 34 mila persone che hanno firmato per Marino su change.org in soli due giorni. Non ne possiamo più di questo accerchiamento vergognoso”, osserva uno di loro mentre Marino fa il suo ingresso sulla piazza.
“No!“, risponde il sindaco a chi gli domanda se stia pensando di tornare sui propri passi e ritirare le dimissioni“.
Un’apparizione fugace, quella di Marino: giusto il tempo di salutare velocemente i presenti, poi il sindaco rientra nel palazzo capitolino.
“Noi speriamo che Marino si ricandidi senza il Pd“, dicono Isabella Massaccesi e Michele Greco.
“Lo spero anche io, con una lista civica. Non credo voterei una persona alternativa”, aggiunge un altro.
“Dopo questa vicenda non votiamo più — dicono Paola e Marina “in passato elettrici di Sel e Pd” — voteremmo solo lui”.
“Io non vedo alternativa alla sua ricandidatura, non voterei nè un candidato del Pd, nè Sel, nè M5S, tanto meno di destra”, afferma Antonio Giordano.
“Marino ha chiamato la Guardia di Finanza, ha messo tutto in mano alla Procura, ha chiesto pulizia — dice Carlo, uno dei manifestanti — i passi falsi si fanno sempre, però rispetto a quello che ha fatto di buono e ancora potrebbe fare, non sono due scontrini o una multa alla Panda a cambiare la situazione. Io spero che non se ne vada, il potere viene da giù non viene dall’alto, anche se qualche pinocchietto toscano non vuole non ci importa. Ci sono troppi Mattei in giro, bisogna sfoltire…”.
C’è chi è sceso in piazza anche con delle magliette con su impresso il volto del primo cittadino: “Marino ha avuto un trattamento unico. Quest’estate non abbiamo letto dove sono andati tutti gli altri politici, io leggo i giornali e non ho mai visto un accanimento così forte. Ci dev’essere qualcosa sotto…”, afferma Maria Rosaria.
“Io sono irritantissimo con voi giornalisti — sbotta suo marito Stefano -, certi affondano il coltello con uno sberleffo continuo nei confronti del sindaco. È dal primo giorno del suo mandato che dicono che è inadeguato. A chi giova?”.
“Renzi, Renzi, vaff…”, un altro coro.
Una bambina regge insieme a una signora una bandiera con i colori di Roma con sopra la scritta: “Sindaco mio sindaco”.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
argomento: Roma | Commenta »
Ottobre 11th, 2015 Riccardo Fucile
IL TITOLARE AMANTINI: “NON ERA MAI SOLO, PORTAVA LA QUALUNQUE, SA QUANTE TAVOLATE, FESTE E CENE QUI DENTRO?”… DA PRESIDENTE DELLA PROVINCIA SPESE 600.000 EURO DI SOLI PASTI
Ricorda con chi Matteo Renzi venne a pranzo il 5 giugno 2007 quando spese 1.050 euro per un unico pasto?
Scherza?
E invece nell’estate del 2013…
Stop: non mi ricordo nulla, per carità . Ci mancherebbe pure questa: mica schedo i clienti, figurarsi.
Lino Amantini è il titolare del ristorante “Da Lino” il rifugio preferito da Matteo Renzi per pranzi e cene negli anni in cui era presidente della Provincia prima e sindaco di Firenze poi.
Sono molte le ricevute di questa toscanissima trattoria alle spalle di Palazzo Vecchio finite all’attenzione della Corte dei conti tra le spese di rappresentanza dell’attuale premier.
Nei quattro anni alla guida della Provincia, in soli pasti Renzi raggiunse circa 600mila euro, mentre dell’epoca da sindaco ancora il dettaglio non esiste perchè gli scontrini sono al vaglio dei magistrati contabili salvo poche delibere reperibili da Palazzo Vecchio. Lino capisce immediatamente il motivo di queste domande e le anticipa. “Marino vero?”
Marino, sì
Marino deve aver toccato qualche armadio che non doveva aprire perchè non s’è mai visto che un sindaco va a casa per qualche cena, stiamo parlando di 20 mila euro in due anni, giusto? Cioè niente.
Avrebbe mentito su alcuni commensali e il ristoratore, per quanto il sindaco non fosse cliente assiduo, ha una memoria ferrea.
Marino io non lo conosco, ma da quel che ho potuto leggere credo che non abbia il 100 per cento delle colpe, anzi. Lì c’è un mondo dietro, un mondo strano dal quale per fortuna io son lontano. Ma mi deve dire quale sindaco non va a cena fuori con le persone? Amici, familiari, politici, imprenditori. È normale, stupisce piuttosto tutto questo clamore per due cene, siamo seri.
Siamo seri. Lei non ricorda i giorni specifici ma si ricorda di Renzi come suo cliente?
Ma scherza? Matteo era sempre qui, mai solo e portava la qualunque. Amici, familiari. Ricordo benissimo che tre giorni prima di avere l’ultimo figlio venne con l’Agnese qui, aveva il pancione. Non toccatemi l’Agnese, eh, che è proprio bravissima, una persona meravigliosa guardi ed è rimasta quella di sempre, non è cambiata d’una virgola, first lady o no.
Leggenda vuole che in questo ristorante ci sia la “saletta Renzi”.
Leggenda un corno, è questa dove siamo seduti ora. Sa quante tavolate, feste, pranzi e cene di lavoro qui dentro? Un’infinità . E poi si mandava la fattura direttamente in Comune. Infatti da quando Matteo è andato a Roma m’è calato parecchio l’incasso. Gliel’ho mandato a dire da Luca che ogni tanto passa ancora: ‘digli che gli fo causa uno di questi giorni’.
Luca immagino sia Luca Lotti, anche lui suo cliente?
Lui e tutti gli altri. Eran bimbetti, li ho visti crescere. La Boschi, la Bonafè, Lotti, Bonifazi. Ancora? La Manzione. Tutti quanti, pensi che Carrai io lo chiamo ‘fratello’. Marco è un bravo ragazzo, ora viene con la moglie, bella coppia, gente proprio perbene. Con la moglie e la famiglia veniva anche Nardella.
Lui è rimasto
Sì, ora è sindaco lui ma non c’è paragone con i tempi di Matteo. Prima qui era sempre pieno e c’era la coda fuori di gente che voleva mangiar qui solo nella speranza di poter parlare due secondi con Matteo. Ora macchè.. Oh per carità : Dario è intelligentissimo, preparato ma Matteo era un’altra storia.
E le fatture le manda ancora direttamente in Comune?
No, no. Ora chi viene paga di tasca sua, poi non lo so se chiedono i rimborsi o come funziona. Certo vengono molto meno, son cambiati i tempi. Nessuna tavolata e zero fatture al Comune. Poi Renzi spesso riusciva a far pagare l’ospite al posto suo, qualcuno da fuori, ma non mi chieda i nomi di politici o altro perchè non me li ricordo: nè che saldassero loro o lui. Comunque sembra passata una vita.
Ora sta a Roma
Io glielo dissi: non andarci a Palazzo Chigi senza prenderti i voti, lì ci devi andare legittimato dal voto popolare e portare i tuoi parlamentari altrimenti poi non sai chi ti ritrovi.
Verdini è mai venuto qui?
Esatto… infatti deve fare alleanze e gli tocca farle con Verdini. Lasciamo perdere, dire che noi romantici di sinistra siamo delusi è dire poco. Ma vabbè, ‘sto Paese va sistemato e se serve pure Verdini, come dice lui, amen. Vede però la stranezza?
Quale?
Per raddrizzare il Paese ci tocca digerire persino Verdini e quindi significa che deve essere di parecchio storto ‘sto Paese, però il sindaco di una città importante e difficile come Roma viene messo in croce per due cene.
Quindi?
Quindi nulla, a me non torna però se serve. E comunque ‘forza Matteo’, sempre. Il ragazzo ci sa fare, vedrà , è in gamba.
Sa dove cena a Roma?
No, ma sicuro s’è sistemato pure lì. Lasciatelo lavorare.
Lei condivide le riforme che sta facendo?
Mi lasci andare via, ora devo mettermi in cucina.
Ultima cosa: nel menu c’è ancora il piatto Renzi?
Certo, l’aveva inventato lui: salmone e melone.
Davide Vecchi
(da “il Fatto Quotidiano”)
argomento: denuncia | Commenta »