Ottobre 12th, 2015 Riccardo Fucile
MONTAGNANA RINGRAZIA LA MITICA LAURA PER IL SUO GESTO… “QUI NON SERVIAMO CLIENTI RAZZISTI”
Rifiutano di farsi servire al bar da un ragazzo di colore, la collega del giovane comeriere li invita ad abbandonare il locale.
E la città , per questo gesto, la ringrazia con dei mazzi di fiori.
Per qualche minuto la lancetta dell’integrazione è paurosamente ritornata indietro di mezzo secolo in un locale di Montagnana: a spezzare l’anacronistica e grave situazione ci ha però pensato una ragazza, che senza alcuna esitazione ha dato il benservito a dei clienti razzisti difendendo il proprio collega dalla pelle nera.
Protagonista ed “eroina” dell’episodio è Laura, studentessa universitaria e cameriera di un bar del centro storico di Montagnana.
Qualche tempo fa nel locale si sono presentati alcuni clienti, tra cui due anziani, marito e moglie. A prendere le ordinazioni della coppia ci ha pensato un altro cameriere del locale, un ragazzo di colore che vive in Italia sin dall’infanzia. Un montagnanese doc.
«Non vogliamo essere serviti da un cameriere di colore», avrebbero sgarbatamente affermato i due coniugi, puntando chiaramente il dito contro l’imbarazzato ragazzo
La resistenza dell’anziana coppia, tuttavia, è durata ben poco. A dar man forte e difendere con decisione il collega offeso è arrivata Laura, che dopo aver ripreso i due sgarbati clienti ha chiaramente invitato la coppia ad andarsene: «Potete pure andare via, qui noi non serviamo clienti razzisti».
A moglie e marito, tra un borbottio e un altro, non è rimasto che girate i tacchi e uscire dal locale.
La vicenda, in tutta la sua gravità , è rimbalzata subito sul web, ed in particolare nel gruppo “Montagnana 2.0, parliamone…”, una delle principali piazze virtuali dedicate alla città murata. In un attimo, i commenti di vicinanza al cameriere di colore, le forti condanne ai due clienti e soprattutto i complimenti alla sensibilità dimostrata da Laura hanno riempito la pagina, a tal punto che qualcuno ha proposto di concretizzare solidarietà , ma soprattutto apprezzamento, con un gesto simbolico.
Attraverso il passaparola alcuni utenti della pagina di Facebook, sabato sera, si sono radunati in piazza e si sono presentati davanti al bar dove lavora la giovane cameriera, alla quale hanno consegnato alcuni mazzi di fiori e un cartello di ringraziamenti con scritta la frase «Perchè coraggio ed umanità non debbano mai mancare», assieme al simbolo della pagina montagnanese di Facebook.
Le foto della consegna dei fiori e dei sorrisi di ringraziamento di Laura hanno fatto subito il giro del web
Nonostante la popolarità inaspettata, la giovane donna non vuole pubblicità , nè alla sua persona nè al suo gesto, considerato del tutto normale e naturale.
«Più che di razzismo, qui bisogna parlare di rispetto. Avrei fatto lo stesso se qualche cliente avesse offeso un collega dicendogli “ciccione” o criticandolo per il suo aspetto fisico», spiega la ragazza, la cui identità è stata inevitabilmente svelata dal tam tam mediatico.
Neppure il locale vuole riflettori accesi sull’episodio e, anzi, invita a non pubblicare il nome: «Nel 2015 fatti come questi non dovrebbero destare questo scalpore, anche perchè i clienti erano due anziani che probabilmente avevano ancora idee e pensieri vecchi di qualche decennio: penso che tutti si sarebbero comportati così», aggiungono i titolari del bar.
Nicola Cesaro
(da “Nuova di Venezia e Mestre”)
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Ottobre 12th, 2015 Riccardo Fucile
L’INDAGINE DI MEDIA RESERCH: IL LAVORO DIVENTA “PERCORSO”
Molte nostre certezze sono diventate più fragili in questi periodi di profonde trasformazioni. Il lavoro innanzitutto.
Non è una novità : anche in altri periodi abbiamo vissuto momenti difficili sul mercato del lavoro. Basta andare con la memoria alla disoccupazione giovanile a metà degli Anni 80 per trovare tassi ancora più elevati di quelli attuali.
Tuttavia, in precedenza derivavano da crisi connesse a fasi di sviluppo: dopo un momento di assestamento, l’economia riprendeva a crescere come prima e la disoccupazione rientrava nei parametri fisiologici.
Le imprese ricominciavano ad assumere e le persone potevano trovare un posto di lavoro: fisso. E per «fisso», cioè stabile, sicuro, non si pensava solo al pubblico impiego. Un’occupazione in una grande fabbrica, in un’azienda chimica o dell’energia, piuttosto che in una banca si poteva considerare un’assicurazione sulla vita. Una certezza che consentiva di fare progetti relativamente duraturi.
Oggi, l’isola felice del posto fisso si è erosa e vede come abitanti solo i dipendenti pubblici. Per tutto il resto, il lavoro stabile nel tempo è un’isola che non c’è (più).
Le trasformazioni dell’economia hanno reso tutto più flessibile e volatile, spingendo le imprese a rivisitare i loro modelli organizzativi: all’insegna dell’adattabilità e delle nuove tecnologie per aumentare produttività e competitività . E contenendo l’occupazione.
IL PESO SULLE FAMIGLIE
Ma non c’è solo questo. Negli ultimi due decenni si sono realizzati ripetuti interventi nella regolazione di un mercato del lavoro divenuto ingessato, a favore di una sua ineludibile maggiore duttilità .
Per contro, però, l’assenza di una rivisitazione del sistema degli ammortizzatori sociali e degli interventi volti a sostenere l’occupabilità dei lavoratori, scarica su famiglie e individui l’onere di un sostegno, della ricerca del lavoro o la ricollocazione di chi viene espulso.
Il fatto che solo il 4% circa dei collocamenti transiti dagli uffici dei Centri Pubblici per l’Impiego, la dice lunga sul peso che grava sulle famiglie.
L’insieme di questi aspetti rende (anche) il lavoro più incerto e spiega perchè quando si palesi un concorso pubblico, il numero dei partecipanti sia di gran lunga superiore alle disponibilità .
Si potrebbe dire che, nonostante tutti i segnali vadano in senso opposto, la richiesta di un «posto fisso» sia ancora l’aspettativa fondamentale nei confronti del lavoro.
Ma è proprio così? La ricerca sugli orientamenti verso il lavoro (Community Media Research, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, per La Stampa) offre risultati controintuitivi, meno scontati rispetto alle rappresentazioni offerte dai media.
Potendo scegliere, due terzi degli italiani preferirebbero un lavoro che offra possibilità di crescita professionale e di reddito, anche se flessibile (69,8%), mentre il restante terzo (30,2%) pur di avere un posto fisso rinuncerebbe alle possibilità di carriera. CAMBIAMENTO CULTURALE
Dunque, per la maggioranza della popolazione il lavoro è immaginato più come un «percorso», che un «posto».
Si tratta di un cambiamento culturale rilevante rispetto alle epoche precedenti e mette in luce come, a parità di condizioni, la dimensione della gratificazione personale e dell’investimento soggettivo sul lavoro abbiano assunto un ruolo centrale nelle preferenze delle persone.
Non è un caso che un simile orientamento sia sostenuto dalle generazioni più giovani e dagli studenti, dai maschi, chi ha un titolo di studio elevato, da chi vive nel Nord-Est.
Fin qui le aspettative, i desiderata, che indicano una metamorfosi nelle culture del lavoro, di cui spesso non si tiene conto nel discorso pubblico e nelle relazioni sindacali.
Tuttavia, queste propensioni si scontrano con una realtà del mercato del lavoro che, nonostante i primi segnali positivi provenienti dalla riforma del Jobs Act del Governo Renzi, appare ancora problematico.
Nella popolazione prevale ancora un sentimento di preoccupazione e disorientamento.
Se da un lato, si vede nel lavoro in proprio quello che più di altri permette alle persone di valorizzare le proprie capacità (80,9%); dall’altro lato è palpabile la preoccupazione per il futuro: l’84,6% ritiene sia giusto trasferirsi all’estero per fare il lavoro desiderato, il 74,1% prevede che i giovani di oggi occuperanno in futuro una posizione sociale peggiore rispetto a quella dei loro genitori, il 68,5% pensa che i giovani desiderosi di fare carriera abbiano come unica speranza quella di trasferirsi all’estero.
C’è una distonia fra la propensione diffusa presso larga parte della popolazione a un lavoro che si snoda lungo un percorso di carriera in grado di realizzare una crescita professionale e rimunerativa, da un lato.
E, dall’altro, un’immagine del Paese che non è ancora in grado di offrire reali opportunità , soprattutto per le giovani generazioni.
Così, si sogna un lavoro professionalmente gratificante, anche se è difficile trovare in questa Italia il lavoro dei propri sogni.
Daniele Marini
(da “La Stampa”)
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Ottobre 12th, 2015 Riccardo Fucile
RENZI VUOLE UNA MINI GIUNTA CON DELEGHE DI SETTORE
Renzi ha detto di voler contare su una squadra di esperti, personalità che possano gestire anche le situazioni più delicate – «periferie, trasporti, sport» in vista della candidatura ad organizzare le Olimpiadi del 2024 – formando una sorta di mini giunta dove ognuno abbia la delega alla gestione di un settore.
«Dare una mano», ha chiesto pubblicamente il premier. Ed ecco perchè il ministro dell’Interno ritiene che la scelta della “guida” debba ricadere su un prefetto di massima professionalità , preferibilmente qualcuno che abbia già avuto un’esperienza analoga.
Le rosa dei nomi sul tavolo del prefetto Franco Gabrielli
La nomina spetta al prefetto di Roma Franco Gabrielli, con lui si confronterà il governo nella convinzione che il lavoro debba essere portato avanti nella massima collaborazione. La “rosa” non è ampia, anche perchè alcuni nomi circolati nei giorni scorsi sono quelli di prefetti che ricoprono incarichi ritenuti “chiave” – come Bruno Frattasi, capo dell’ufficio legislativo del Viminale; Mario Morcone, responsabile del Dipartimento Immigrazione; Luigi Varratta, attuale capo del Dipartimento Personale e Risorse – e non appare facile spostarli.
Nell’elenco del ministro potrebbero entrare Paola Basilone, che guida Torino, molto esperta in questioni amministrative.
Molto quotato anche l’ex prefetto di Bologna, da poco in pensione, Angelo Tranfaglia. In corsa pure Riccardo Carpino, che ha gestito la Provincia di Roma, e Domenico Vulpiani nominato commissario ad Ostia dopo lo scioglimento del Comune deciso dopo la fine dell’inchiesta su “mafia capitale”.
Renzi non esclude l’affidamento dell’incarico a un prefetto, ma su un punto è fermo: Roma deve avere un vero governo.
Non è archiviata l’ipotesi di rinviare il voto al 2017
Personalità di alto profilo che possano traghettare la città verso le elezioni «con un cambio di passo» non escludendo che anche tra loro possa poi essere scelto il candidato sindaco.
Anche perchè non è stata del tutto archiviata l’ipotesi di rinviare il voto alla fine del Giubileo, arrivando alla primavera del 2017.
In questo quadro prende corpo l’idea di nominare otto subcommissari che si occupino di governare la città mantenendo nella squadra i tre assessori nominati per supportare l’attività di Marino, primo fra tutti Alfonso Sabella («buon assessore scelto da Marino, ottimo anche come commissario ma ci sono altri», mette le mani avanti Renzi) e poi Marco Causi e Stefano Esposito.
Renzi vuole nomi di alto profilo e per questo nelle ultime ore è circolata l’ipotesi di coinvolgere l’ex comandante generale dei carabinieri Leonardo Gallitelli, da poco chiamato a guidare la struttura Antidoping.
Ma anche un dirigente del ministero dell’Economia per occuparsi a tempo pieno del Bilancio, della distribuzione delle risorse.
(da “il Corriere della Sera”)
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Ottobre 12th, 2015 Riccardo Fucile
VERIFICA SULLE FATTURE A PALAZZO VECCHIO… ALL’OPPOSIZIONE E’ SEMPRE STATO NEGATO L’ACCESSO ALLE RICEVUTE
La Corte dei Conti ha aperto un fascicolo a seguito delle dichiarazioni del ristoratore fiorentino Lino Amantini che domenica ha raccontato al Fatto Quotidiano che ai tempi di Matteo Renzi sindaco inviava le fatture dei pasti del primo cittadino direttamente a Palazzo Vecchio.
Già ieri il premier aveva inviato al nostro giornale alcuni sms negando la ricostruzione del titolare della trattoria da Lino e lo stesso ristoratore, da due giorni assediato da telecamere e cronisti, ha tentato di difendersi negando di “aver detto quello che mi hanno fatto dire”.
Il Fatto conferma quanto fedelmente riportato nell’intervista, un cordiale colloquio avuto sabato alle 12 nella “sala Renzi”, una stanza in cui l’oggi premier era solito farsi riservare perchè più appartata.
I magistrati contabili — che già avevano acquisito parte della documentazione relativa alle spese di rappresentanza e alle assunzioni per chiamata diretta effettuate da Renzi quando era sindaco e già in corso di verifiche — hanno reso noto che acquisiranno ulteriore materiale dall’archivio amministrativo del Comune di Firenze per accertare tutte le spese dell’ex sindaco.
In giornata si è mossa anche l’opposizione di Palazzo Vecchio.
Nel corso dell’odierno consiglio comunale, infatti, il consigliere Tommaso Grassi ha chiesto al sindaco Dario Nardella — presente in aula — di “rendere trasparenti le spese di questa amministrazione e della precedente”.
Ha detto Grassi: “Abbiamo letto tutti stamani sui giornali che dopo le dimissioni del sindaco di Roma Ignazio Marino sono saliti agli onori della cronaca la questione degli scontrini e delle fatture del nostro presidente del Consiglio. Renzi noi lo conosciamo bene, ci ha mostrato già in Provincia ottime performance. Ma stamani ha risposto al Fatto Quotidiano che gli chiedeva di rendere pubblici i suoi scontrini di averli già messi per primo on line. Ebbene noi siamo andati a cercarli ma non ne abbiamo trovato uno, salvo qualche generica indicazione di spesa. Rispetto a quello che è stato fatto dall’ex sindaco Marino che ha indicato scontrini, data e compagnia con la massima trasparenza immaginabile. Io, che già ero consigliere quando Renzi era sindaco, ho già chiesto negli anni per ben quattro volte di avere copia di questa documentazione ma mi è stata sempre negata. Quindi ci uniamo alla richiesta del Fatto e le chiediamo di rendere gli scontrini tutti — sia quelli di Renzi sia i suoi, Nardella — trasparenti nel miglior modo possibile, visto che al momento online di trasparente sulle spese c’è ben poco”.
Davide Vecchi
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 12th, 2015 Riccardo Fucile
MAXI BLITZ, IN MANETTE IL CAPO CLAN E PARENTI DI CASAMONICA… IL PARLAMENTARE PASQUALE MAIETTA INDAGATO PER VIOLENZA PRIVATA
Il deputato di Fratelli d’Italia Pasquale Maietta, presidente del Latina calcio, risulta tra gli indagati nell’operazione “Don’t touch”, che si è conclusa questa mattina con 24 arresti e un sequestro preventivo per 12 milioni di euro.
Maietta è accusato dalla Procura di Latina di violenza privata insieme a Costantino “Cha Cha” Di Silvio, ritenuto ai vertici dell’organizzazione criminale legata ai Casamonica di Roma.
I fatti contestati al deputato di FdI risalgono al novembre 2014.
Lucia Aielli, giudice del Tribunale di Latina era stata da poco minacciata, con l’affissione di un finto manifesto funebre in piena città .
Su Facebook apparve un commento di un ragazzo che attaccava Maietta: “Un politico passeggiava con due noti esponenti della criminalità locale”, mentre l’intera città esprimeva solidarietà al giudice”.
Pasquale Maietta aveva capito subito il riferimento alla sua amicizia con “Cha Cha” — noto per essere uno dei capi ultra del Latina calcio — e chiese, secondo la ricostruzione dei magistrati, a Costantino Di Silvio di intervenire.
I rapporti tra Pasquale Maietta e Costantino Di Silvio — considerato ai vertici del clan Di Silvio-Ciarelli, strettamente imparentato con i Casamonica — sono antichi e mai negati dal parlamentare.
La loro conoscenza sarebbe nata all’interno della squadra di calcio del “Campo Boario”, le cui quote societarie sono state questa mattina sequestrate dagli agenti dello Servizio centrale operativo della Polizia di Stato.
Andrea Palladino
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 12th, 2015 Riccardo Fucile
RODOTA’. “LINCIAGGIO INACCETTABILE”
Ignazio Marino ha firmato le dimissioni da sindaco all 15.16 di lunedì 12 ottobre.
Ora è ufficiale. Dopo aver tenuto sulle spine da venerdì sera il Pd che temeva ripensamenti e quindi già preparava le contromosse (a cominciare dalla mozione di sfiducia), Marino ha consegnato la lettera a Veleria Baglio, presidente dell’Assemblea capitolina, che ha protocollato l’atto con il numero 20166.
La lettera è firmata con inchiostro verde, utilizzato di solito dal sindaco per i documenti che ritiene importanti. Come ha ricordato la stessa Baglio, saranno effettive fra 20 giorni.
Il presidio dei supporter
Intanto dalla mattina una cinquantina di irriducibili è davanti alla sede del Pd al Nazareno per protestare contro il partito democratico: sui cartelli ribadiscono le richieste già espresse domenica, da «Roma rivuole Marino sindaco» a «Ignazio non mollare».
I manifestanti vogliono essere ricevuti dai vertici dem per contestare le scelte nei confronti del primo cittadino, ma la polizia cerca di allontanarli dal portone di ingresso.
«Ci hanno tolto il nostro voto, il Pd ha mandato via Marino votato da noi cittadini. Lui in due anni e mezzo ha fatto quello che “questi qua” non hanno fatto in 40 anni», protesta una signora. E un altro manifestante le fa eco: «Si è messo contro i poteri forti».
“Uno non votato da nessuno, Renzi, scarica un sindaco eletto dal 64 per cento dei romani, è lui che si dovrebbe dimettere”, afferma una signora.
“Mai più Pd, il partito è cambiato, usa due pesi e due misure, tratta con un plurindagato come Verdini, salva De Luca, Castiglione, Barracciu, i tanti sottosegretari indagati e scarica un sindaco onesto in modo non democratico”, aggiunge un manifestante.
“Marino è un cane sciolto si è messo contro anche il Vaticano, ha toccato i poteri forti, si è inimicato la stampa e questi poteri lo hanno fatto fuori, è una vittima del sistema, ma quali scontrini e tutto da appurare” chiosa un ragazzo
Rodotà : «Inaccettabile il linciaggio”
Il sostegno al primo cittadino prosegue anche online. Dopo la petizione «Ignazio Marino ritiri le sue dimissioni per favore!», che ha raccolto più di 45 mila firme, Change.org lunedì mattina ne ha lanciata un’altra dal titolo: «Renzi, ripensaci e ridacci il nostro sindaco, Ignazio Marino».
E ai personaggi noti già scesi in campo a difendere il primo cittadino si aggiunge il giurista ed ex garante per la privacy Stefano Rodotà : «Legittime le critiche, quali esse possano essere sul sindaco Ignazio Marino, ma i linciaggi sono inaccettabili».
Cattoi: «È sereno»
Il sindaco è «assolutamente sereno per il lavoro fatto» e se qualche rammarico c’è è dovuto all’essersi dedicato più ai conti e alla legalità che ai servizi essenziali.
Lo racconta a LaPresse Alessandra Cattoi, da sempre fedele consigliera di Ignazio Marino: «Dovevamo scegliere se chiuderci in Campidoglio con i tecnici per rimettere a posto i conti e le aziende, fare pulizia e creare protocolli per la legalità oppure stare nei quartieri, in mezzo alla gente. Tutte e due le cose non siamo riusciti a farle», ammette la titolare delle Pari opportunità .
(da “il Corriere della Sera”)
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Ottobre 12th, 2015 Riccardo Fucile
LA SIMULAZIONE SULLA BASE DEGLI ATTUALI CONSIGLI REGIONALI
Un monocolore del Pd. Con una maggioranza solida, autonoma, schiacciante.
Se entrasse in vigore oggi, il nuovo Senato si presenterebbe così.
Con 55 senatori del partito di Renzi, a cui se ne aggiungerebbero altri cinque dei partiti autonomisti (tre del Trentino Alto Adige e due della Valle D’Aosta), già schierati coi dem sul territorio.
E magari pure i cinque nominati dal Presidente della Repubblica: in totale fanno 65 senatori.
E il centrodestra, che oggi guida Liguria, Lombardia e Veneto? Totalmente ininfluente (29 seggi) e dominato dalla Lega (14 senatori).
I Cinque Stelle? Quasi azzerati, con solo sei esponenti in quello che sarà il nuovo assetto di Palazzo Madama.
A meno che i grillini non decidano di scendere a compromessi con gli altri partiti (poi vedremo il perchè).
MINORANZE A SECCO
Sulla base della composizione politica degli attuali consigli regionali, abbiamo provato ad effettuare una simulazione, tenuto conto del numero di senatori che spettano a ciascuna regione: 95 in totale, di cui 74 consiglieri regionali e 21 sindaci, uno per regione (le province autonome di Trento e Bolzano ne hanno uno a testa).
L’articolo 2 del ddl costituzionale dice che «i Consigli regionali e i Consigli delle Province autonome di Trento e di Bolzano eleggono, con metodo proporzionale, i senatori tra i propri componenti e, nella misura di uno per ciascuno, tra i sindaci dei Comuni dei rispettivi territori».
Questo vuol dire che nell’assegnazione dei senatori-consiglieri bisognerà rispettare la proporzionalità tra gli schieramenti in consiglio, mentre il sindaco-senatore «andrà sempre alla maggioranza», conferma il costituzionalista Stefano Ceccanti.
Dunque nelle dieci regioni che eleggeranno due soli senatori, saranno entrambi esponenti della maggioranza. Con tanti saluti alla tutela della minoranze.
Prendiamo la Liguria, per esempio. Le spettano due senatori: quello espressione del consiglio sarà probabilmente il governatore Giovanni Toti, ma chi si aspetta un posto per il primo cittadino del capoluogo Genova resterà deluso.
Marco Doria non andrà in Senato. La legge consente alla maggioranza di sceglierseli entrambi: uno andrà a FI, uno alla Lega.
TRATTATIVE E INCIUCI
Torniamo alla simulazione. Per assegnare i vari consiglieri-senatori abbiamo tenuto conto della composizione degli attuali schieramenti.
Ma molto dipenderà da come si comporteranno le opposizioni, da quali trattative riusciranno a intavolare.
Perchè anche alleanze «contro natura» potrebbero dare i loro frutti.
Facciamo un esempio: al Veneto spettano 7 seggi, un sindaco e 6 consiglieri.
Abbiamo suddiviso l’assemblea veneta in tre schieramenti: maggioranza (Forza Italia e Lega) e tre opposizioni (Pd, Cinque Stelle e centristi-tosiani).
Esattamente come si sono presentati alle elezioni nella scorsa primavera. Con questo assetto (applicando il metodo D’Hondt per l’assegnazione dei seggi), ai sostenitori di Zaia andrebbero 4 senatori (oltre al sindaco) e gli altri due al Pd. Tosiani e grillini a secco.
Se invece le opposizioni facessero cartello e puntassero tutti sulla stessa lista di candidati, riuscirebbero ad eleggerne tre, togliendone uno alla maggioranza.
A chi andrebbe? Dipenderà tutto dalla trattativa e dagli accordi che, inevitabilmente, si incroceranno con quelli in altre regioni.
CITTADINI SENZA VOCE
E dunque, alla fine, non saranno gli elettori a scegliere i senatori, ma sarà tutto un gioco tra i partiti? La risposta è sì, perchè i cittadini avranno probabilmente potere di «influenzare» i consigli sui nomi (il modo lo capiremo solo dopo l’approvazione della legge che ne regolerà il meccanismo), ma la spartizione sarà una conseguenza degli accordi tra i partiti.
Come da sempre accade in politica.
Marco Bresolin
(da “La Stampa”)
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Ottobre 12th, 2015 Riccardo Fucile
LA SERA DEL 12 OTTOBRE AL TEATRO DAL VERME A MILANO…. IL RICAVATO ANDRA’ ALLA FAMIGLIA
Il 29 agosto stava facendo la spesa al supermercato di Castello di Cisterna, in provincia di Napoli, insieme alla più piccola delle tre figlie.
Due uomini hanno fatto irruzione nel negozio per rubare l’incasso: a quel punto Anatolij Korol, cittadino ucraino e immigrato regolare in Italia di 38 anni, ha tentato di sventare la rapina, ma è stato ucciso da un colpo di pistola.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nei giorni scorsi ha conferito la Medaglia d’oro al valor civile ai famigliari che ora devono fare fronte, da soli, alle loro esigenze economiche.
Per questo Report, la trasmissione condotta da Milena Gabanelli, ha deciso di mettere all’asta i premi vinti finora e di consegnare il ricavato alla moglie di Korol.
“Abbiamo pensato di aiutarla lunedì sera 12 ottobre alle ore 20 al Teatro Dal Verme a Milano — si legge sul sito della trasmissione — nel corso di una serata organizzata dall’associazione Cultura e solidarietà . Metteremo all’asta tutti i premi che Report ha ricevuto negli ultimi 5 anni, incluso il prestigioso Oscar tv“.
Report ricorda di avere già fatto “un’altra iniziativa del genere qualche anno fa per una scuola media de L’Aquila” e visto che allora “la partecipazione era stata elevatissima” dal programma si augurano “che vada così anche domani sera. Il ricavato — conclude la nota — verrà consegnato immediatamente alla signora Korol, che sarà presente in sala”.
Report riconosce che la consegna dell’onorificenza al Quirinale sia stata un “gesto bellissimo”, ma il problema, continua la nota, è “che poi (la moglie di Korol, Nadia, e le sue bambine) tornano a casa… e la signora può fare i conti solo sul suo reddito, lavoro part-time, pulizie part time. Sappiamo che il direttore del supermarket, il proprietario del supermarket, le ha offerto un lavoro, certo non sarà facile, per sbarcare il lunario, dover andare tutti i giorni proprio nel posto dove ti hanno ucciso il marito, speriamo che in zona qualcun altro le dia una possibilità diversa”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 12th, 2015 Riccardo Fucile
“DATI IN CONTRASTO CON LA CONCLUSIONE CUI ERA ARRIVATA LA PUBBLICA ACCUSA”
Il tribunale del capoluogo ligure non ha archiviato l’inchiesta su Tiziano Renzi, padre del premier Matteo, indagato per la bancarotta della Chil Post, la società di marketing da lui guidata (con sede nella Superba), e ha anzi ordinato nuove indagini.
Il padre del presidente del Consiglio era amministratore unico della Chil Post , che cedette nel 2010 ad Antonello Gabelli e Gian Franco Massone, padre di Mariano, “faccendiere” che con Renzi senior aveva in passato avuto svariati rapporti.
Per Tiziano Renzi, il pm aveva chiesto l’archiviazione, non accolta dal giudice per le indagini preliminari, Roberta Bossi, secondo cui «le risultanze investigative forniscono dati in apparente contrasto con la conclusione cui è pervenuta la pubblica accusa» e per cui «si rende necessario un supplemento di indagine volto a acclarare i rapporti contrattuali intercorsi tra il gruppo Tnt e le società Chil Post Srl e Chil Promozioni Srl».
La Chil post, una società di marketing e promozione con sede a Genova, era stata dichiarata fallita il 7 febbraio 2013, tre anni dopo il passaggio di proprietà dal padre del premier Tiziano Renzi a Antonello Gambelli e Mariano Massone.
Per il pm Marco Airoldi non sarebbe però emerso alcun elemento per far ritenere che Renzi avesse avuto una ‘regia’ anche dopo la cessione, nonostante i dubbi sui suoi datati rapporti d’affari con Massone.
Il padre del premier era stato accusato di una bancarotta fraudolenta per 1,3 milioni di euro a seguito del fallimento della Chil.
Il curatore fallimentare aveva ravvisato alcuni passaggi sospetti nella cessione di rami d’azienda ‘sani’ alla Eventi Sei, società intestata alla moglie di Tiziano Renzi, Laura Bovoli, per poco più di 3000 euro, cifra non ritenuta congrua.
Prima della cessione della società , Matteo Renzi, insieme alle sorelle, ne era stato amministratore e dal 1999 al 2004 era stato anche dipendente della Chil spa.
Quando l’attuale capo del Governo venne eletto presidente della Provincia di Firenze (2004), aveva avuto il ‘distacco’ dall’azienda dopo averne ceduto il 40% delle quote; continuò a percepire i contributi lavorativi per nove anni.
(da “il Secolo XIX”)
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