Gennaio 18th, 2010 Riccardo Fucile
UN ENORME SPRECO DI DENARO PUBBLICO: PENITENZIARI COSTRUITI CON TECNICHE DI AVANGUARDIA E ANCHE ARREDATI NON SONO MAI STATI APERTI…. DA GELA A MORCONE, DA BUSACHI A CASTELNUOVO, DA BOVINO A MINERVINO MURGE, DA MONOPOLI A CROPANI, DA VALENTINO A LICATA, DA REVERE A CODIGORO , L’ITINERARIO DELLA VERGOGNA
Nel panorama dell’edilizia penitenziaria italiana non manca nulla: cattedrali nel deserto, carceri nuove e mai ultimate, altre abbandonate e in rovina, sprechi di Stato di cui nessuno risponde mai.
Attualmente in Italia abbiamo 206 tra case di reclusione (38), case circondariali (161), e istituti per le misure di sicurezza (7).
Un dato significativo: l’80% delle galere italiane ha oltre un secolo di vita.
In pratica il nostro sistema carcerario è quello dell’Italia prefascista.
Una prigione su cinque poi risale addirittura a un periodo compreso tra il 1.200 e il 1.500, è detto tutto.
Nei giorni scorsi il ministro Alfano ha annunciato un nuovo piano che dovrebbe portare i posti letto dai 43.000 attuali (dove attualmente sono costretti a vivere 63.000 detenuti) a 80.000: abbiamo già scritto in altro articolo che con lo stanziamento previsto in Finanziaria ( 500.000 euro) al massimo se ne potranno disporre 5.000 nuovi.
Ma Alfano non ha dato spiegazioni sul caso degli istituti di pena nuovi di zecca, vuoti o non finiti, abbandonati e lasciati al degrado
Un quadro di questo scandalo di edilizia carceraria inutilizzata, per cui lo Stato ha speso vagonate di milioni di euro, è stato tracciato recentemente dal portale Gr-Net.it , organo di informazione per il comparto sicurezza e difesa . Sono 40 in tutta Italia i penitenziari pronti, magari anche arredati e dotati di accorgimenti tecnici di avanguardia, ma mai utilizzati e in completo stato di abbandono.
Un vergognoso sperpero di denaro pubblico che in altri Paesi, avrebbe visto in manette una bella fetta della classe dirigente preposta alla materia, ma che in Italia passa quasi come se nulla fosse.
Alcuni istituti di pena non hanno mai aperto, come l’enorme e nuovissimo carcere di Gela o come quello di Morcone (Benevento) che dopo essere stato costruito e abbandonato, è stato di nuovo ristrutturato e arredato, per poi lasciarlo ancora a se stesso. Continua »
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Gennaio 18th, 2010 Riccardo Fucile
IN ITALIA PDL XENOFOBO PER COMPIACERE LA LEGA…DAGLI SCHERMI DI TUNISI INVECE “BISOGNA DONARE AGLI IMMIGRATI LAVORO, CASA E SCUOLA PER I FIGLI”…”APERTURA TOTALE DI CUORE” SOLO QUANDO ASCOLTANO 140 MILIONI DI AFRICANI, RESPINGIMENTI IN MARE QUANDO NON VEDE NESSUNO
Che la politica in Italia non sia la patria della coerenza è cosa risaputa, ma non per questo dovrebbe essere un concetto accettato a priori come valore assoluto.
Vi sono Paesi in cui la “linea politica” di un movimento e di un leader rimane tale anche nel corso del periodo in cui governa: non è quasi mai così in Italia, dove le promesse si dimenticano già la sera stessa della chiusura delle urne. Che tra il dire e il fare ci sia spesso di mezzo il mare (Mediterraneo in questo caso), lo dimostra la posizione del premier Berlusconi che in Italia si avvita sulle posizioni xenofobe della Lega, di cui non può fare a meno per salvarsi dai processi, mentre quando è all’estero si esprime in termini ben diversi.
O per compiacere al pubblico o perchè probabilmente certe cose le pensa, ma in patria non ha le palle per sostenere certe tesi, ricattato com’è.
E allora è opportuno che gli italiani conoscano che cosa ha detto il 23 agosto il nostro premier nel corso della prima intervista rilasciata alla sua nuova Tv Nessma, in occasione della sua inaugurazione.
Parlando in quella occasione a 140 milioni di africani, ha esordito dicendo: “Cosa serve per un tv di successo? Un buon casting femminile, e su questo ho una competenza incredibile”.
Dopo la sua solita battuta iniziale, ecco che Silvio va più a fondo: “E’ necessario incrementare le possibilità per la gente che vuole tentare nuove oppurtunità di vita e di lavoro, occorre aumentare le possibilità di entrare in Italia e in altri Paesi europei. Questo è ciò che voglio sia fatto, non solo in Italia, ma in tutta Europa”.
E ancora: “Bisogna dire che gli italiani sono stati un popolo che ha lasciato l’Italia e che è emigrato in altri Paesi, soprattutto in quelli americani. Questo ci impone il dovere di guardare a quanti vogliono venire in Italia con una apertura totale di cuore e di donare a coloro che vengono nel nostro Paese la possibilità di un lavoro, di una casa, di una scuola per i figli”. Continua »
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Gennaio 18th, 2010 Riccardo Fucile
IN UNA SCUOLA DELLA BRIANZA LEGGONO “IL DIARIO DI ANNA FRANK”: IN UN PASSO LA PROTAGONISTA DESCRIVE IN MODO INGENUO LE PROPRIE PARTI INTIME … IL DEPUTATO DELLA LEGA GRIMOLDI CHIEDE AL MINISTRO GELMINI DI CENSURARE LE PAGINE HARD PERCHE’ “TURBEREBBERO I BAMBINI”…FORSE RESTEREBBERO PIU’ SCONVOLTI ALLA LETTURA DELLE STRONZATE RAZZISTE DELLA LEGA
La selezione della classe dirigente leghista è notoriamente improntata a rigidi criteri culturali e meritocratici, come ricordava qualche sera fa il viceministro Castelli a chi gli chiedeva come si fa a fare carriera nella Lega.
“Si va in una sezione, si prendono manifesti e colla e si va ad attaccarli” è il consiglio di Castelli: una versione in verità un po’ retrò, perchè se oggi vai a fare attacchinaggio abusivo in un comune ad amministrazione leghista ti becchi una bella multa e non ti rimane la colla per piangere.
Forse Castelli ha ricordi un po’ datati, quando Bossi e Maroni militavano nel Movimento studentesco o in Democrazia proletaria e magari qualche manifesto lo avranno pur affisso per sbaglio, prima che uno andasse alla “Voci nuove” di Castrocaro e l’altro si dedicasse a suonare il sax, tra una pratichetta e l’altra di recupero crediti della Avon.
Ovviamente a forza di attaccare manifesti, la nuova classe dirigente leghista resta così “attaccata” alle poltrone di partito che si schiude per molti la porta remunerata di incarichi locali: sindaci, assessori alla cultura, fondazioni bancarie, organismi vari lautamente gettonati in eurini.
Incarichi dove possono dare finalmente sfogo ai loro afflati e interessi culturali, ai loro profondi studi e sofferte ricerche.
I “migliori” in senso togliattiano arrivano persino a varcare i confini della padagna del magna magna e a bussare alle porte di Roma ladrona, rivestendo l’onorevole carica di parlamentare.
La summa teologica delle acque inquinate del Po, la carica che permette loro di viaggiare gratis, di dotarsi di portaborse, di usufruire dei servigi di zelanti segretarie padane, di essere omaggiati da laziali autisti di auto blu.
Ma essendo i parlamentari leghisti “legati” al territorio, anche quando sono a magnare a Trastevere (e non solo lì) sono ovviamente sempre pronti a intervenire sui problemi che gli vengono segnalati dai basisti locali: per quello portano il fazzoletto verde, per farsi i nodi onde ricordare quello che devono fare in difesa della razza padana.
Fulgido esempio di tale prassi è il deputato leghista Paolo Grimoldi, che riteniamo doveroso ricordare con il santino personale accanto in una delle sue più riuscite pose, il quale ha presentato un’interpellanza al ministro dell’Istruzione Gelmini. Continua »
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